Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 29 dicembre 2018

Nel Messaggio Urbi et Orbi 2018 l'ultima picconata del Grande Riformatore

Bergoglio, il giorno di Natale, nel Messaggio prima della benedizione Urbi et Orbi : “E che cosa ci dice quel Bambino, nato per noi dalla Vergine Maria? Qual è il messaggio universale del Natale? Ci dice che Dio è Padre buono e noi siamo tutti fratelli...”, esortando a riscoprire i legami che uniscono nazioni e religioni.
Ora uno si domanda: "ma non ci è stato insegnato - e così è - che figli di Dio non si nasce ma si diventa? Cioè che lo si diventa con il sacramento del Battesimo? Tutti siamo creature ma non figli di Dio, perché figli di Dio si diventa con il Battesimo. Se qualcuno - e ahimè persino il papa - dice che invece siamo tutti figli di Dio, qual è la funzione, la ragion d'essere della Chiesa? Per quale ragione Cristo si è incarnato, è morto sulla Croce, è risorto, è asceso al cielo, ha inviato il Suo Spirito e ha fondato e costituito la Chiesa col compito di insegnare, guidare e santificare i Suoi  attraverso atti di potenza dall’alto (i Sacramenti), che accompagnano il cristiano per tutta la vita perché in lui si produca quell’effetto che nessun’altra azione esteriore potrebbe produrre?
La vera fratellanza è solo in Cristo; ora invece non è più conseguenza della risposta al Signore e cementata dalla fedeltà. Quella di Bergoglio non è altro che la nuova teologia della “Fratellanza Universale” della nuova religione sincretista del mondialismo. Mentre, quanto ai monoteismi, è erronea l'affermazione che preghiamo lo stesso Dio [qui - qui - qui]
Bergoglio non è nuovo ad affermazioni simili. Già anni fa, sulla fratellanza universale, abbiamo pubblicato l'articolo [qui], che riporto di seguito, che non ha perso di attualità; mentre sul sincretismo mondialista rimando ai seguenti articoli: L'ultima picconata del Grande Riformatore [qui] e Cambiamenti da non subire. Lo snaturamento dell'Apostolato della preghiera [qui]

SVNT NOMINA RERVM. Verità salvifiche, "quelle e non altre"
nelle parole che ci accompagnano da millenni


Richiamo l'attenzione su due affermazioni di papa Bergoglio che riguardano il cuore della nostra Fede: Incarnazione e Redenzione. Parto dalla prima, nella nota intervista a Scalfari, per poi proseguire con l'esame di altri peculiari aspetti dell'Incarnazione contenuti in reiterate catechesi e discorsi.
«... Il Figlio di Dio si è incarnato per infondere nell’anima degli uomini il sentimento della fratellanza. Tutti fratelli e tutti figli di Dio. Abba, come lui chiamava il Padre. Io vi traccio la via, diceva. Seguite me e troverete il Padre e sarete tutti suoi figli e lui si compiacerà in voi. L’agape, l’amore di ciascuno di noi verso tutti gli altri, dai più vicini fino ai più lontani, è appunto il solo modo che Gesù ci ha indicato per trovare la via della salvezza e delle Beatitudini »
Cristo non «si è incarnato per infondere nell’anima degli uomini il sentimento della fratellanza», ma per redimerli, da una Croce, dalla schiavitù del peccato originale, ri-generandoli nella Risurrezione, unica ragione che rende possibile ogni autentica fratellanza, che non è quella di conio umanitaristico e globalista che emerge da questi discorsi! E non può essere «l'amore di ciascuno di noi verso tutti gli altri» la via della salvezza, anche se viene chiamato agape indicataci da Gesù perché, se prima non ci radichiamo in Lui e non veniamo da Lui liberati, guariti e trasformati, non possiamo essere capaci di quell'agape che ci rende fratelli in Cristo. L'amore di ciascuno di noi verso tutti gli altri non è il punto di partenza, è il punto di approdo, in Cristo e l'autentico cammino in Lui e con Lui nella Sua Chiesa.

Inoltre, non siamo tutti figli di Dio: siamo tutti creature. Il Figlio è Uno solo e non è stato creato ma generato prima di tutti i secoli e si è fatto uomo, nel seno della Vergine Maria, come Gesù di Nazareth e non in tutta l'umanità, anche se ha assunto la natura umana per redimerci, il che rende possibile la fratellanza (e molto altro), ma non per «darci un sentimento di fratellanza»... Cristo Signore non ci dà un sentimento, cambia la nostra natura, la trasforma con la sua grazia che riceviamo nei sacramenti; il che ci rende capaci di provare quel sentimento e comportarci di conseguenza.
Infatti Cristo è il Verbo, la Seconda Persona della SS. Trinità, generato non creato, della stessa sostanza (consustanziale) del Padre, che si è fatto uomo in Gesù, non in tutti gli uomini.

Dunque noi siamo figli solo nel Figlio e solo se accogliamo Lui. Quindi gli uomini, creature pur sempre a immagine e somiglianza di Dio, diventano figli - e ricevono la figliolanza divina per adozione cioè vedono incorporata e trasformata ma non sostituita la loro natura umana -, solo se accolgono Cristo Signore. Ce lo insegna il Prologo di Giovanni 12-13: «A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati». Dunque non creati, ma inseriti nella generazione eterna del Figlio, il diletto, colui nel quale il Padre si compiace perché vi riconosce la sua Vera immagine perché a Lui 'configurati'.

I «Suoi», cioè noi cristiani diventiamo figli per adozione - e non per natura - e riceviamo il dono di diventare sempre più a Lui configurati (la nostra natura è trasformata ma non sostituita), nel senso paolino (2 Cor 3,18). È ciò che i Padri chiamano Theosis, per effetto della grazia che la vita di fede e dunque la fedeltà ci dona attraverso la preghiera e il munus sanctificandi della Chiesa. È proprio questa distinzione tra adozione-partecipazione in Cristo e natura che fa la differenza. E mi pare che si crei confusione tra naturale e Soprannaturale non considerandola.
Tutti gli uomini condividono la creaturalità e l'immagine del Creatore, ma la connaturalità, che è  configurazione al Figlio Unigenito Gesù Cristo la si riceve nella e dalla Chiesa.
Il che non significa dire che Cristo non si incarnato per tutti e non ha salvato TUTTI; ma che la salvezza non è un fatto automatico: va accolta. Ed è la funzione della Chiesa affidatale dal Suo Signore quella di annunciarla e dispensarla, altrimenti che senso avrebbe la Chiesa?

E ad Assisi, nel discorso ai bambini disabili. Struggente, umano e coinvolgente quanto si vuole, ma facciamo attenzione:
«...Il mio fratello Domenico mi diceva che qui si fa l’Adorazione. Anche quel pane ha bisogno di essere ascoltato, perché Gesù è presente e nascosto dietro la semplicità e la mitezza di un pane. E qui è Gesù nascosto in questi ragazzi, in questi bambini, in queste persone. Sull’altare adoriamo la Carne di Gesù; in loro troviamo le piaghe di Gesù. Gesù nascosto nell’Eucaristia e Gesù nascosto in queste piaghe. Hanno bisogno di essere ascoltate! Forse non tanto sui giornali, come notizie; quello è un ascolto che dura uno, due, tre giorni, poi viene un altro, un altro… Devono essere ascoltate da quelli che si dicono cristiani. Il cristiano adora Gesù, il cristiano cerca Gesù, il cristiano sa riconoscere le piaghe di Gesù. E oggi, tutti noi, qui, abbiamo la necessità di dire: “Queste piaghe devono essere ascoltate!”. Ma c’è un’altra cosa che ci dà speranza. Gesù è presente nell’Eucaristia, qui è la Carne di Gesù; Gesù è presente fra voi, è la Carne di Gesù: sono le piaghe di Gesù in queste persone ».
Sul tema ricorrente e martellante dei «poveri» possiamo pensare che è sacrosanto condannare una fede disincarnata (San Giacomo), ma non possiamo ignorare il senso della «povertà evangelica» che è quello dei «poveri in spirito», che sono coloro che riconoscono di aver bisogno di aiuto e lo chiedono (a Dio). Inoltre l'espressione:  «I poveri sono il Vangelo» o «Gesù è presente nell’Eucaristia, qui è la Carne di Gesù; Gesù è presente fra voi, è la Carne di Gesù», mette sullo stesso piano la Presenza del Signore in Corpo Sangue Anima e Divinità nelle sacre specie con quella in questo caso dei disabili. Ciò ottiene l'effetto di sacralizzare in modo improprio la «carne» degli uomini sofferenti. Può andar bene come slogan (o neppure come tale), ma dalle parole del Papa ci si attende una valenza teologica, chiara ed inequivoca.
La «carne dei poveri» è quella di Cristo per «analogia», mentre nell'Eucaristia abbiamo il Signore Vivo e Vero...

È vero che Gesù ha detto «quel che fate ad uno di questi miei fratelli piccoli lo avete fatto a me»...(Mt 25,40). Gesù dice che quando diamo da mangiare agli affamati, vestito gli ignudi, visitato i carcerati, lo facciamo a Lui. Questo è ciò che muove e sperimenta chi opera nella carità perché vive la fede nella sua sempre ulteriore maturità e pienezza. E se questo è ciò che urge nel cuore e nella coscienza del papa sia come uomo che come pastore supremo, è ciò che la Chiesa ha sempre insegnato e praticato, ma non in esclusivo riferimento alla povertà materiale. Il pericolo da evitare è l'antropocentrismo e il rischio di una idolatria pauperista. Il fatto che quello che facciamo al povero lo facciamo a Cristo non significa che il povero sia Cristo e il fatto che il Vangelo ci insegna la povertà e ad amare i poveri non significa che la buona novella sia il povero o la povertà. Soprattutto l'amore e la cura che si deve al povero e che di fatto nel povero si dà a Cristo stesso, non può essere confuso o equiparato all'adorazione di Cristo e di Cristo Eucaristia. Altrimenti dimentichiamo, e non lo attingiamo da Cristo, che la cura dei «poveri» di ogni genere nasce solo dalla fede viva generata e nutrita dalla partecipazione al Santo Sacrificio, dalla vita Sacramentale, dall'adorazione e da ciò che il Signore vi opera. Ed è dono di sé, come ha fatto Cristo, non un generico umanitarismo.

Riprendiamo di nuovo il tema dell'Incarnazione. Non possiamo accettare l'affermazione che «queste persone e le loro piaghe sono la Carne di Gesù». L'Incarnazione è in un solo uomo che è anche Dio, cioè nell'individuo Gesù. 

Non corriamo il rischio di pensare che Cristo si è incarnato nell'umanità: il documento conciliare (Gaudium et Spes, 22) dichiara che Gesù con l'incarnazione si è «in qualche modo» unito a tutti gli uomini. Ma non lasciamoci trarre in inganno perché, se è vero che il Verbo ha assunto la natura dell'uomo Gesù, che è comune alla natura umana, essa non è quella di tutti gli uomini, ma quella dell'uomo Gesù di Nazareth. Ed è nella sua Persona divina e aderendo ad Essa che noi riceviamo la salvezza e l'adozione a figli. Infatti l'Incarnazione riguarda l'Uomo-Gesù e coinvolge gli uomini a condizione che essi Lo accolgano e credano nel suo Nome perché sono «coloro che lo accolgono e credono nel suo Nome [che] diventano figli di Dio", come ricordato sopra (Prologo di Giovanni, 12-13).

Altrimenti che senso ha la Chiesa, il suo essere corpo mistico di Cristo, oltre che Popolo di Dio in cammino, e sua portatrice fino alla fine dei tempi? E che fine fanno 2000 anni di Magistero, ma soprattutto ciò che dice il Vangelo?

Possiamo forse escludere quanto hanno stabilito i Concili di Efeso e Calcedonia? Cioè l'assunzione della sostanza umana individua e perfetta di Gesù di Nazareth da parte del Verbo, oltre all'unione e la distinzione delle due nature. Per questo non possiamo far derivare da quell' «in qualche modo» questa conclusione: « non tutti chiamati ad essere presenti nel Verbo incarnato come la nostra Fede ci ha sempre proposto, ma il Verbo presente in tutti, essendosi egli in tutti incarnato, sia pur in un modo indefinibile ». Un vero e proprio ribaltamento.

Con l'affermazione di GS 22 avallata da queste recenti esternazioni si dovrebbe dedurre che il Verbo, consustanziale al Padre secondo la divinità, si sarebbe unito alla natura peccaminosa di ogni uomo!  E che fine fa il dogma dell’Immacolata Concezione?  E quello del peccato originale?
Questa affermazione porta infatti a dedurre che la “incarnazione in ogni uomo” ha significato ontologico, costituendo una vera e propria impronta divina perenne nella natura di ogni uomo. Non lo dice esplicitamente, ma è a questo che porta, con un’ambiguità - o, meglio, vera e propria variazione - che getta nella confusione la dottrina ortodossa dell’Incarnazione, rendendola incerta e divinizzando l’uomo.

Del resto anche il CCC, 467:
«... Un solo e medesimo Cristo, Signore, Figlio unigenito, che noi dobbiamo riconoscere in due nature, senza confusione, senza mutamento, senza divisione, senza separazione. La differenza delle nature non è affatto negata dalla loro unione, ma piuttosto le proprietà di ciascuna sono salvaguardate e riunite in una sola persona e una sola ipostasi».
Vogliamo sentirci dire, per interiorizzare e di conseguenza vivere, quel che la Chiesa ha sempre insegnato! (Maria Guarini)

13 commenti:

Anonimo ha detto...


La rettorica stordente di Bergoglio sui "poveri": come rispondere? E gli evangelici "poveri di spirito" che fine hanno fatto? E'da decenni che la Gerarchia non li nomina.

Che ridere, dice la parte beffarda di me, questi "poveri" usati come specchietto per le allodole per distruggere la vera religione. Ma Gesù i venditori ambulanti e non che trafficavano in tutti i modi nei cortili esterni del Tempio, non li ha forse presi a scudisciate, rovesciandone per di più i banchetti? Quest'episodio evangelico non viene mai ricordato forse perché Gesù nella circostanza punì l'avidità dei poveri, invece che dei ricchi.

Ipocriti, abbiate il coraggio di esporre tutta la verità contenuta nei Vangeli!
Ma non bisogna farsi beffe dei poveri, dei mendicanti, degli accattoni. Bisogna prenderli sul serio e menarli, come fece (letterariamente) il sulfureo Baudelaire in uno dei suoi Poemetti in prosa, unico modo di render loro la dignità (Assommons les pauvres! - provocazione contro Proudhon e la retorica ugualitaria socialista).
Di fronte ad un mendicante che gli chiede l'elemosina, il poeta sente una voce interiore che gli dice: "E'uguale agli altri solo chi dimostra di esserlo ed è degno della libertà solo chi sa conquistarsela". Detto e fatto: invece di fargli l'elemosina, il Poeta si gettò sul vecchietto e lo riempì di botte, tanto si trovavano in una banlieue deserta, fino a sbattergli la testa contro il muro e a batterlo con un ramo che si trovava nei paraggi.
"All'improvviso, miracolo! o gioia di un filosofo che verifica l'eccellenza della sua teoria! Vidi questa vecchia carcassa rigirarsi, raddrizzarsi con un'energia che non avrei mai immaginato in una macchina così scassata e, dopo avermi lanciato uno sguardo d'odio che mi sembrò bene augurante, lanciarsi, questo malandrino decrepito, contro di me: mi ammaccò gli occhi, mi ruppe quattro denti, mi battè con lo stesso ramo d'albero. Con la mia energica cura, gli avevo reso l'onore e la vita."
Finito lo scontro, il Poeta: "Monsieur, vous êtes mon égal! veuillez me faire l'honneur de partager avec moi ma bourse..."
O.

tralcio ha detto...

La seconda lettura della Santa Messa odierna rimanda in modo molto chiaro e semplice al "grande amore (che) ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!"

Tuttavia questa realtà consiste di un'esplicita diversità:

"la ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è".

Questa condizione di diversità si realizza e sta solo dentro alcuni paletti:

1) detestare e fuggire il peccato.

Infatti:
"chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro. Chiunque commette il peccato, commette anche violazione della legge, perché il peccato è violazione della legge. Voi sapete che egli è apparso per togliere i peccati e che in lui non v'è peccato. Chiunque rimane in lui non pecca; chiunque pecca non lo ha visto né l'ha conosciuto. Figlioli, nessuno v'inganni. Chi pratica la giustizia è giusto com'egli è giusto. Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin dal principio. Ora il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo... Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello".

segue...

tralcio ha detto...

...

2) osservare i comandamenti (i dieci dati a Mosè e il compendio della carità, anche verso chi ci odia a causa della nostra alterità rispetto alla prassi e al fare "comune"):
Infatti:
"poiché questo è il messaggio che avete udito fin da principio: che ci amiamo gli uni gli altri. Non come Caino, che era dal maligno e uccise il suo fratello. E per qual motivo l'uccise? Perché le opere sue erano malvagie, mentre quelle di suo fratello erano giuste. Non vi meravigliate, fratelli, se il mondo vi odia... Da questo abbiamo conosciuto l'amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli... Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio; e qualunque cosa chiediamo la riceviamo da lui perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quel che è gradito a lui.

3) mettere Dio al centro e Gesù, Verbo incarnato, nostro salvatore, luce di questa fede:
Infatti:
"questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio ed egli in lui. E da questo conosciamo che dimora in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

4) tenersi alla larga dal mondo e temere l'azione dell'anticristo che falsifica la Verità:
Infatti:
"carissimi, non prestate fede a ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono comparsi nel mondo. Da questo potete riconoscere lo spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell'anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo. Voi siete da Dio, figlioli, e avete vinto questi falsi profeti, perché colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo. Costoro sono del mondo, perciò insegnano cose del mondo e il mondo li ascolta... Da ciò noi distinguiamo lo spirito della verità e lo spirito dell'errore.

Che grande grazia, chiamiamola pure fortuna, essere cristiani!

Per il Padre rivelatoci da Gesù noi siamo tutti la centesima pecora, quella per la quale il buon pastore lascia tutte le altre per salvarla. Sia chiaro che non siamo lupi, né porci, né serpi. Possiamo essere la centesima pecora o una delle altre novantanove. Ma il gregge è gregge. E il pastore un (buonissimo) pastore.

Il vangelo non nega la realtà. La dice. Ed essere figli di Dio è un'adozione in Cristo, a patto che questa adozione configuri, anche per chi fu lupo, maiale o serpe, il farsi pecora in cuore. In quel cuore il Signore legge con grande chiarezza. Inutile imbrogliare, anche se il mondo è molto propenso a farlo, istigato da chi lo signoreggia. E c'è chi lo serve.

Anonimo ha detto...

Anche le parole del Prefazione II del Natale (NOM) non sono meno problematiche: ..
Nel mistero adorabile del Natale,
egli, Verbo invisibile,
apparve visibilmente nella nostra carne,
per assumere in sé tutto il creato
e sollevarlo dalla sua caduta...
Preghiera più theilardiana che altro! Massimo

mic ha detto...

Caro Massimo,
la risposta alla tua giusta osservazione è nell'errore presente in Gaudium et Spes, 22.

Non corriamo il rischio di pensare che Cristo si è incarnato nell'umanità (o abbia assunto in sé tutto il creato per sollevarlo dalla sua caduta): il documento conciliare Gaudium et Spes, 22 dichiara che Gesù con l'incarnazione si è «in qualche modo» unito a tutti gli uomini. Ma non lasciamoci trarre in inganno perché, se è vero che il Verbo ha assunto la natura dell'uomo Gesù, che è comune alla natura umana, essa non è quella di tutti gli uomini, ma quella dell'uomo Gesù di Nazareth. Ed è nella sua Persona divina e aderendo ad Essa che noi riceviamo la salvezza e l'adozione a figli. Infatti l'Incarnazione riguarda l'Uomo-Gesù e coinvolge gli uomini (e il creato di conseguenza) a condizione che essi Lo accolgano e credano nel suo Nome perché sono «coloro che lo accolgono e credono nel suo Nome [che] diventano figli di Dio" (Prologo di Giovanni, 12-13).
Altrimenti che senso ha la Chiesa, il suo essere corpo mistico di Cristo, oltre che Popolo di Dio in cammino, e sua portatrice fino alla fine dei tempi? E che fine fanno 2000 anni di Magistero, ma soprattutto ciò che dice il Vangelo?

Possiamo forse escludere quanto hanno stabilito i Concili di Efeso e Calcedonia? Cioè l'assunzione della sostanza umana individua e perfetta di Gesù di Nazareth da parte del Verbo, oltre all'unione e la distinzione delle due nature. Per questo non possiamo far derivare da quell' «in qualche modo» questa conclusione: « non tutti chiamati ad essere presenti nel Verbo incarnato come la nostra Fede ci ha sempre proposto, ma il Verbo presente in tutti, essendosi egli in tutti incarnato, sia pur in un modo indefinibile ». Un vero e proprio ribaltamento.

Con l'affermazione di GS 22 si dovrebbe dedurre che il Verbo, consustanziale al Padre secondo la divinità, si sarebbe unito alla natura peccaminosa di ogni uomo! E che fine fa il dogma dell’Immacolata Concezione? E quello del peccato originale?
Questa affermazione porta infatti a dedurre che la “incarnazione in ogni uomo” ha significato ontologico, costituendo una vera e propria impronta divina perenne nella natura di ogni uomo. Non lo dice esplicitamente, ma è a questo che porta, con un’ambiguità - o, meglio, vera e propria variazione - che getta nella confusione la dottrina ortodossa dell’Incarnazione, rendendola incerta e divinizzando l’uomo.

Del resto anche il CCC, 467:
«... Un solo e medesimo Cristo, Signore, Figlio unigenito, che noi dobbiamo riconoscere in due nature, senza confusione, senza mutamento, senza divisione, senza separazione. La differenza delle nature non è affatto negata dalla loro unione, ma piuttosto le proprietà di ciascuna sono salvaguardate e riunite in una sola persona e una sola ipostasi».

Vogliamo sentirci dire, ma soprattutto interiorizzare e di conseguenza vivere, quel che la Chiesa ha sempre insegnato!

Fuori tema e con gratitudine . ha detto...

L'intervista integrale a Nicola Gratteri
La7 Attualità - durata 17:13
Pubblicato il 9 dic 2018
https://www.youtube.com/watch?v=vRNkJyLOI6I
Gent.ma Signora , a Lei che e' così in gamba e piena di spirito di iniziativa segnalo questa recente intervista al Procuratore in oggetto , nostro vanto . A conclusione della stessa il Procuratore Gratteri sottolinea l' importanza della famiglia .
Mi piacerebbe che fosse ascoltata sia da chi si occupa attualmente della politica per la famiglia sia da chi si occupa della sicurezza sul territorio nazionale .

E per un quadro piu' completo :

Nicola Gratteri: “l’ombra pesante della ‘ndrangheta in Italia
Tv2000it - Pubblicato il 11 mag 2017
https://www.youtube.com/watch?v=k1lY40GPA5o

Anonimo ha detto...

Grazie mic! Aggiungo un piccolo spunto di riflessione proveniente dalla scuola domenicana sull'impossibilita' dell'assunzione del creato da parte del Verbo. "Vedete, l’Incarnazione mette in risalto la gratuità completa, la libertà dalla parte di Dio.
Quindi, da parte della natura, c'è solo una specie di congruenza, di convenienza se volete, a titolo di
potenza obbedienziale, ad essere assunta all'unione della persona divina. Ebbene questa congruenza o
potenza obbedienziale nella natura umana è duplice, soprattutto secondo la dignità. E’ una cosa molto
importante questa. Solo la natura umana, essendo appunto intellettuale o razionale, è suscettibile di
essere assunta dal Verbo alla dignità della Persona divina. Perché questo? Perchè abbiamo definito la
persona - insieme col famoso filosofo romano cristiano Boezio, - come qualche cosa di sussistente
nella natura razionale, cioè una individua sostanza di natura razionale. Quindi vedete che la natura
razionale è il presupposto per costituire la persona. In altre parole: se per assurdo Dio avesse, - non è
possibile questo, - se per assurdo Dio avesse assunto, per dire, la natura di un minerale, non sarebbe
una vera e propria Incarnazione, perché non costituirebbe una persona del minerale. Mentre la natura
umana di Cristo diventa persona non perchè abbia persona propria, questa non c'è naturalmente, ma
perché sussiste nella Persona divina. Quindi, vedete, solo una natura razionale può sussistere a modo
personale nella Persona divina. Perciò è assolutamente escluso che Dio s'incarni in una cosa
infraumana, cioè vale a dire, irrazionale,ossia animale, pianta, minerale e via dicendo. . P Thomas Thin. Massimo

Anonimo ha detto...

Una Chiesa che rinuncia all’insegnamento e che tutto accoglie indiscriminatamente inquina la sua dottrina. Come mai nella Chiesa del V secolo d.C. sant’Agostino enumerava ben 87 errori e li combatteva uno ad uno, mentre la Chiesa d’oggi pare il ritratto della perfetta armonia (“La Bella Addormentata” di un indimenticabile libro di Palmaro e Gnocchi) ma cade in mostruosità come quella di considerare la SS. Trinità alla stregua di Allah paragonando quel che è la Verità a una fantasia (vd.. es. Bergoglio il 4.6.2016)?
L’eliminazione, il taglio netto e quindi la mancata condanna degli errori dal suo orizzonte è una delle cause principali dei mali della Chiesa postconciliare, il cui fine non dichiarato è il dissolvimento della Tradizione, nientedimeno che una delle due Fonti della Rivelazione accanto (e non al di sotto) alla Sacra Scrittura.
All’opposto, il limpido pensiero di san Tommaso d’Aquino non ha mai lasciato dubbi. Di fronte all’errore, la misericordia si deve esercitare sulla persona dell’errante e non sulla materia dell’errore, la quale va invece condannata ed estirpata: condannando l’errore, si corregge l’errante e si preserva il prossimo.
La misericordia è una virtù morale che ha per oggetto il prossimo e non si può esercitare sull’errore in sé e per sé che invece è un atto (vizio) logico: costituirebbe un “falso giudizio”, una violazione del principio di non-contraddizione, un sofisma insomma, coprire con la misericordia un atto in sé e per sé logicamente erroneo (Summa th. II-II, q. 30, a.1).
Sembra che la Chiesa e i suoi vertici di oggi non ci si raccapezzino più, buona o mala fede? eppure queste sono verità elementari.
Che per l’anno a venire e per sempre il Signore che adoriamo nel Credo sia prodigo di grazia e consolazioni per il suo “piccolo resto”.
Giovanni Tortelli

Anonimo ha detto...

ringrazio Maria Guarini per queste considerazioni precise coraggiose e molto importanti
OS

mic ha detto...

Ringrazio tutti voi che con la vostra assiduità siete di sprone, d'incoraggiamento, di sostegno e rappresentate il valore aggiunto del blog, alimentando anche l'insegnamento reciproco... E, se concludiamo quest'anno ringraziando, prepariamoci al nuovo anno alimentando la speranza e la fiducia nel Signore, con la perseveranza nella preghiera e nella resistenza, per un futuro secondo la Sua volontà. La Chiesa (e la Storia) è Sua e noi siamo e Suoi. Che ci conceda la grazia di 'rimanere' nel Suo amore.
Buon 2019 in Corde Matris a tutti!

Anonimo ha detto...

Anche i protestanti evangelici non sono nostri fratelli essi rinnegano il sacramento della comunione e quello della confessione

Domenico Pennino ha detto...

Seguendo, quindi, i santi Padri, all'unanimità noi insegniamo a confessare un solo e medesimo Figlio: il signore nostro Gesù Cristo, perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità, vero Dio e vero uomo, [composto] di anima razionale e del corpo, consostanziale al Padre per la divinità, e consostanziale a noi per l'umanità, simile in tutto a noi, fuorché nel peccato (45), generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità, e in questi ultimi tempi per noi e per la nostra salvezza da Maria vergine e madre di Dio, secondo l'umanità, uno e medesimo Cristo signore unigenito; da riconoscersi in due nature, senza confusione, immutabili, indivise, inseparabili, non essendo venuta meno la differenza delle nature a causa della loro unione, ma essendo stata, anzi, salvaguardata la proprietà di ciascuna natura, e concorrendo a formare una sola persona e ipostasi; Egli non è diviso o separato in due persone, ma è un unico e medesimo Figlio, Unigenito, Dio, Verbo e Signore Gesù Cristo, come prima i profeti e poi lo stesso Gesù Cristo ci hanno insegnato di lui, e come ci ha trasmesso il simbolo dei padri.

La quadratura del cerchio ha detto...

https://www.aldomariavalli.it/2019/01/09/grazie-francesco-da-todos-los-masones-del-mundo/