L'Osservatore Romano di oggi pubblica un bellissimo articolo di Inos Biffi, del quale ho riportato il titolo, sulle Urgenze da non sottovalutare per essere cristiani oggi. Esso esprime insegnamenti che sono carne e sangue della nostra Fede viva e che vanno sempre riproposti e meditati per non perderne la Verità e la Vita di cui sono pregni. Ed è per questo che desidero condividerli con voi e, soprattutto, fare da ripetitore in positivo. Involontariamente esso diventa oggetto di un piccolo mistero, perché -com'è correttezza- volevo fornirvi il link dell'originale. Ebbene, io l'ho preso qui, mentre sulla pagina on line di oggi non lo trovo e, purtroppo, non vien fuori neppure con le parole chiave giuste dal motore di ricerca neanche nei giorni precedenti (a meno che non appaia poi sul numero di domani). Comunque eccolo. Pregherei chi disponesse della copia cartacea di darmene cortese riscontro.
Attenti al rischio del concordismo
Nel clima di confronto di dialogo da parte dei cristiani -- e particolarmente dei cattolici -- con le altre religioni, appare necessario e urgente richiamare e rienunciare con chiarezza i contenuti propri del Credo. Non è, infatti, da trascurare il rischio di un concordismo, che smussa e attenua quanto è specifico della fede della Chiesa. In tal caso l'identità cattolica si annebbierebbe e si priverebbe della sua rigorosa e lucida coscienza e del suo vigore, con la conseguenza di trovarsi facilmente disponibile ed esposta all'assorbimento e all'appropriazione da parte di una professione religiosa più forte, più consapevole e più attiva.
Nel clima di confronto di dialogo da parte dei cristiani -- e particolarmente dei cattolici -- con le altre religioni, appare necessario e urgente richiamare e rienunciare con chiarezza i contenuti propri del Credo. Non è, infatti, da trascurare il rischio di un concordismo, che smussa e attenua quanto è specifico della fede della Chiesa. In tal caso l'identità cattolica si annebbierebbe e si priverebbe della sua rigorosa e lucida coscienza e del suo vigore, con la conseguenza di trovarsi facilmente disponibile ed esposta all'assorbimento e all'appropriazione da parte di una professione religiosa più forte, più consapevole e più attiva.
Il richiamo e la rienunciazione dovrebbero partire dal dogma cristiano originario, ossia dalla Santissima Trinità. Il monoteismo cristiano è preciso ed è proclamato quando, recitando il Simbolo, affermiamo: «Credo in un solo Dio, Padre onnipotente (...) e in Gesù Cristo suo unico Figlio, (...) Dio vero da Dio vero (...) e nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita e procede dal Padre e dal Figlio». L'unico Dio -- unus Deus (Efesini, 4, 6) -- è il Dio che da sempre è Padre, Figlio e Spirito Santo, e quindi che non è mai esistito in una unità solitaria.
Il «Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe», del quale è proclamata in Israele l'assoluta unicità (Deuteronomio, 6, 4), contro ogni forma di politeismo e di idolatria, e al quale si riferisce Gesù Cristo (Matteo, 22, 32), è il Dio trinitario del Credo cristiano, il «Padre del Signore nostro Gesù Cristo» (Efesini, 1, 3). Un unico Dio diverso semplicemente non esiste e non è mai esistito. Il Dio che ha creato il cielo e la terra, che ha chiamato Abramo e ha guidato l'esodo; il Dio del tempo del deserto, quindi adorato nel tempio di Gerusalemme, era il Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.
Certo, l'«unico Dio» non era conosciuto «in tre Persone divine», prima che ce lo manifestasse «il Figlio unigenito, che è Dio, ed è nel seno del Padre» (Giovanni, 1, 18) e quindi dall'eternità lo vede e lo contempla. Ma Gesù non ha “creato” la Trinità, l'ha rivelata. Ed è la rivelazione neotestamentaria più sorprendente, più meravigliosa e più beatificante. E non è affatto vero che sia la più ardua e “complicata”. A meno di risolvere intellettualisticamente il mistero trinitario e di intenderlo come un'insolubile e astratta questione numerica, invece di avvertire tutta l'esuberante vita che lega intimamente le tre Persone e di considerare la loro presenza e la loro opera nella storia della salvezza specialmente in quella dell'uomo, nel quale, una volta giustificato, la Santa Trinità inabita.
«Nel Figlio a noi si svela l'immagine del Padre, nello Spirito risplende il sigillo del Figlio; chi dalla santa Trinità è segnato già vive in terra una vita di cielo» (Liturgia ambrosiana).
Conosciamo l'augurio di Paolo, che forse lo attinge da una formula liturgica: «La grazia del Signore Gesù Cristo», «l'amore di Dio» e «la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi» (2 Corinzi, 13, 13). Il segno, quindi, che radicalmente identifica il cristiano non è un generico monoteismo, ma il monoteismo che riconosce l'unico Dio in tre Persone.
Ora, se c'è un tempo in cui importa ridirlo è il nostro; del resto in coerenza e fedeltà con la Parola di Gesù, Figlio di Dio, tutta volta ad annunziare il Padre e lo Spirito mandato da lui e dallo stesso Figlio. La predicazione cristiana deve tornare abitualmente e sapientemente sul tema della Trinità, poiché essa è l'origine e la sostanza di tutto il Vangelo, e anche il fedele più semplice, la vetula -- la «vecchietta», come dice san Tommaso -- illuminata proprio dallo Spirito Santo, è pronta a riceverne e a gustarne l'annunzio più di quanto si pensi.
Un secondo contenuto della fede cristiana che l'attuale situazione cristiana richiede di riaffermare con forza riguarda Gesù Cristo, Figlio di Dio, da sempre unica fonte di grazia, così che nessun uomo mai fu giustificato se non per mezzo di lui. Tommaso d'Aquino definisce Gesù: «La causa della salvezza di tutti» (Summa Theologiae, III, 70, 2, 4m).
L'insidia ariana non è stata vinta una volta per tutte. Che Gesù di Nazaret sia «Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero» è, senza dubbio, una verità talmente sorprendente ed emozionante, che in certa misura non meravigliano offuscamenti o perplessità; d'altra parte, se c'è un dato che risalta e si impone con inequivocabile evidenza nel Nuovo Testamento è proprio la natura divina di Gesù. Ritengo che oggi quell'insidia rischi d'insinuarsi in certe cristologie cosiddette “dal basso”, che sembrano però dimenticare che Gesù non è l'uomo fatto Dio, ma il Verbo che «era Dio», che «si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Giovanni, 1, 1. 14). E sempre in riferimento a Gesù Cristo: parrebbe plausibile, per affermare che la salvezza è possibile agli uomini di tutti i tempi, annetterla anche ad altre, per quanto profonde, esperienze religiose.
In realtà, il dogma cristiano, che è urgente riaffermare, non ammette eccezioni. Vale perfettamente quanto ancora scrive Tommaso d'Aquino: «Una sola è la causa della salvezza dell'uomo, il sangue di Cristo» (Summa Theologiae, III, 60, 3, ob. 2).
Anzi, ancora più perentorie e autorevoli sono le parole dell'apostolo Pietro, secondo il quale in assoluto l'unico Salvatore è Gesù Cristo il Nazareno, messo in croce e risorto: «In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che siamo salvati» (Atti, 4, 12). Nessuna porzione di tempo o frammento di spazio furono o saranno mai sottratti alla presenza e all'azione salvifica di Colui che è «l'Alfa e l'Omèga, il Primo e l'Ultimo, il Principio e la Fine» (Apocalisse, 22, 13); di Colui «che è, che era e che viene, l'Onnipotente» (Apocalisse, 1, 8).
Ed è come dire che nel mondo non è mai stata assente la grazia del Crocifisso glorioso, il quale, apparso in una data della storia, non mancò mai di far sentire il suo influsso fin dall'inizio di tutte le cose, create «per mezzo di lui», «in lui» e «in vista di lui» (cfr. Colossesi, 1, 16). Nella santità di tutti i giusti, che soltanto Dio conosce, brilla il riflesso della santità di Gesù Cristo.
Un terzo insegnamento dev'essere chiaramente ripreso e concerne i sacramenti, per sottolinearne il carattere “misterico”. Essi non trovano la loro origine e neppure la loro convenienza in motivazioni umane o storiche; non si comprendono a partire dal bisogno religioso dell'uomo, dalla sua necessità di espressioni simboliche e rituali. Per quanto queste siano innegabili, la radice dei sacramenti è, in ogni caso, un'altra: è l'istituzione personale di Gesù Cristo, che li pone con una decisione propria ed esclusiva, assegnando a essi come contenuto la sua grazia, o, meglio, la sua reale e attuale presenza, fonte della grazia, a cominciare dall'Eucaristia, che rappresenta il vertice più inatteso e più originale dell'iniziativa sacramentale del Signore.
Possiamo, allora, anche affermare che il terzo contenuto della fede, che è urgente ribadire, attiene all'Eucaristia: l'ortodossia eucaristica è il criterio e il collaudo di tutta l'ortodossia cattolica. In una confessione cristiana, dove la dottrina sul sacramento del Corpo e del Sangue del Signore sia alterata, fatalmente e logicamente appaiono incrinati e compromessi i dogmi fondamentali dello stesso Credo, tra i quali il dogma riguardante la Chiesa, di cui l'Eucaristia occupa il cuore. E, infatti, una quarta verità di fede che domanda d'essere oggetto di rinnovato e sicuro insegnamento è relativa proprio alla Chiesa.
Felicemente l'ecumenismo è diventato nel mondo cristiano un diffuso argomento di ricerca e di confronto teologico e un impegno concreto di reciproca conoscenza, contro inaccettabili pregiudizi e diffidenze reciproche. Ma proprio in un simile contesto, contro il pericolo di una specie di concordismo ecclesiologico, diviene quanto mai necessario riproporre un'immagine di Chiesa compiutamente conforme alla fede, e perciò ribadire anzitutto che essa fa parte con Cristo dell'eterno disegno di Dio; che non risulta dall'attività dell'uomo, ma è opera dello Spirito Santo, che la vivifica e la ispira; che è il Corpo di Cristo e quindi la sua Sposa a lui indissolubilmente congiunta.
E, ancora, che la Chiesa di Cristo è «santa» e santificante, anche se ancora i suoi membri terreni sono segnati dal peccato; che è «cattolica e apostolica». E che, pur avverandosi concretamente nella molteplicità delle Chiese particolari, essa è rigorosamente «una» e si identifica esattamente con la Chiesa governata dal collegio episcopale in comunione col successore di Pietro, il vescovo di Roma, riconosciuto nel suo primato di supremo pastore.
Solo sulla ripresa forte di questi dogmi della fede si può fondare e prevedere la possibilità di “essere cristiani oggi”. Qualsiasi principio-guida che ne prescinda, per quanto retoricamente sonoro, sarebbe teologicamente vano.
____________________________(©L'Osservatore Romano 15 gennaio 2012)
13 commenti:
L'articolo si puo` trovare per lo meno nel pdf dell'OR
http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/012q01.pdf
Mons. Biffi mi sembra ottimo: ci sono speranze che diventi cardinale?
Mic
Ma questo concordismo, è una realtà nella espressione "Il Dio di Gesù Cristo", che appare nei documenti della Curia Romana:
Se l’Eucaristia è il dono dell’incontro sacramentale tra l’uomo e il Dio di Gesù Cristo che rende “liberi davvero” (Gv 8, 36), allora tale evento possiede per sua natura una fondamentale dimensione antropologica.XI ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI 2-23 ottobre 2005
Come può l'Eucarestia essere l'incontro tra l'uomo e il Dio di Gesù Cristo? È stato il Padre o il Figlio fatto carne? Come può "tale evento possiede per sua natura una fondamentale dimensione antropologica" ?
Benedetto XVI quando era cardinale, nel 1978 ha scritto un libro con lo stesso titolo "Il Dio di Gesù Cristo". Il libro è pubblicato ancora oggi, e ha ricevuto una critica del Don Luigi Villa nella rivista "Chiesa Viva". La descrizione del libro appare in modo un tanto strano, nello sito della editrice queriana:
"In queste riflessioni sul Dio uno e trino e sull’incarnazione di Dio in Cristo, l’Autore intende stabilire in concreto una saldatura fra teologia e predicazione, fra teologia e pietà, che altrimenti corrono il rischio di divaricare e di affermarsi come entità indipendenti e senza nessi.
In pagine facili, ma ricche di dottrina e di esperienza, sono presentate le verità essenziali della fede cristiana su Dio, Cristo e Spirito santo". http://www.queriniana.it/libro/il-dio-di-gesu-cristo/1190
Molto strano: incarnazione di Dio in Cristo? Anche nella Spes Salvi, appare la espressione"Il Dio di Gesù Cristo", vedi:
"Qui, dopo « padroni » così terribili di cui fino a quel momento era stata proprietà, Bakhita venne a conoscere un « padrone » totalmente diverso – nel dialetto veneziano, che ora aveva imparato, chiamava « paron » il Dio vivente, il Dio di Gesù Cristo". Spes Salvi - Benedetto XVI - http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_20071130_spe-salvi_it.html
"L'8 dicembre 1896, a Verona, pronunciò i voti nella Congregazione delle suore Canossiane e da allora – accanto ai suoi lavori nella sagrestia e nella portineria del chiostro – cercò in vari viaggi in Italia soprattutto di sollecitare alla missione: la liberazione che aveva ricevuto mediante l'incontro con il Dio di Gesù Cristo, sentiva di doverla estendere, doveva essere donata anche ad altri, al maggior numero possibile di persone. La speranza, che era nata per lei e l'aveva « redenta », non poteva tenerla per sé; questa speranza doveva raggiungere molti, raggiungere tutti". Spes Salvi - Benedetto XVI - http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_20071130_spe-salvi_it.html
In un'altra omelia del Papa:
"Troviamo qui il senso del terzo elemento costitutivo del Corpus Domini: inginocchiarsi in adorazione di fronte al Signore. Adorare il Dio di Gesù Cristo, fattosi pane spezzato per amore, è il rimedio più valido e radicale contro le idolatrie di ieri e di oggi. Inginocchiarsi davanti all’Eucaristia è professione di libertà: chi si inchina a Gesù non può e non deve prostrarsi davanti a nessun potere terreno, per quanto forte". OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI - SANTA MESSA E PROCESSIONE EUCARISTICA
ALLA BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE NELLA SOLENNITÀ DEL SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO
Adorare il Dio di Gesú cristo, fattosi pane? Il Padre se ha fatto carne?
Mons. Gherardini ha anche scritto un articolo intitolato "Il Dio di Gesù Cristo" (http://disputationes-theologicae.blogspot.com/2010/01/mons-gherardini-stronca-la-cristologia.html), criticando un libro con lo stesso titolo, che è stato scritto da mons. Bruno Forte (Anche Kasper ha scritto un libro con questo titolo).Ora, come potrebbe essere Dio se Gesù ha un Dio? Utilizzando questa espressione, il massimo che si può trarre è che Gesù è un uomo che divenne Dio. Questo è assurdo...
Ad esser generosi si potrebbe interpretare così: "il Dio di Gesù Cristo è il Dio che Gesù ci rivela: non il Dio come altri L'ha presentato, ma il Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo che Gesù ci ha fatto conoscere".
Adorare il Dio di Gesù Cristo, fattosi pane spezzato per amore, è il rimedio più valido e radicale contro le idolatrie di ieri e di oggi
Caro Gederson,
io questa espressione l'ho sempre interpretata nel senso che anche Dante adombra: cioè Dio, nella persona del Verbo, che si è fatto carne e rivelato in Gesù, il Cristo, nostro Signore.
Il fatto di dire in una frase si è fatto pane non è riduttivo, perché presuppone tutta la Rivelazione. Prima di farsi pane, il Signore si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo: perché il "Pane disceso dal cielo" non è altro che il suo Corpo glorioso" datore di Vita eterna.
Comunque grazie per i riferimenti. Penso che sarebbe opportuno verificare se quei testi sono in qualche modo 'monchi' e quindi suscettibili di oscurare la Verità, oppure si tratta di brani estrapolati.
... e grazie anche per il testo di Mons. Gherardini, che vado a salvarmi :)
Dante,
In questo caso, non se può essere generosi. Questo spiega Mons. Gherardini all'inizio del tuo articolo:
"Quanto sto per scrivere è ben lungi, nell'intenzione e di fatto, da ciò che comunemente è detto processo alle intenzioni. Per principio mi sforzo sempre di considerarle tutte - le intenzioni - pure e sante..." Il Dio di Gesù Cristo - Mons. Gherardini - http://disputationes-theologicae.blogspot.com/2010/01/mons-gherardini-stronca-la-cristologia.html
Anche:
"Una tale premessa era necessaria per capir il giudizio, certamente ed irriducibilmente negativo, che sto per pronunciare..." http://disputationes-theologicae.blogspot.com/2010/01/mons-gherardini-stronca-la-cristologia.html
Se Gesù ha un Dio, come Egli, può essere Dio?
Se ce un Dio, Lui è solo un uomo. Percchè un Dio non può avere altro Dio, a meno che torniamo al paganesimo, come si se legge nell'articolo rivista Chiesa Viva.
Un Saluto Dal Brasile
Conosco il testo dell'amico mons. Gherardini, e comprendo le sue critiche osservazioni.
La mia interpretazione (ho detto "ad esser generosi" per dire ch'è un'interpretazione "forzata") è un tentativo di far rientrar nell'ortodossia una formula che non mi piace proprio per le ragioni gherardiniane. M le intenzioni di chi l'ha formulata
non le conosco.
Mic, il problema è che lui sostiene di essere stato il Dio di Gesù che se fa pane (Anche in portoghese è scritto la stessa cosa.), se è il Dio di Gesù Cristo che se fa pane, non è Gesù Cristo. Ciò esclude la rivelazione, perché il Dio di Gesù Cristo e Gesù Cristo, dal buon senso, non può essere la stessa persona. Tale punto di vista sembra pervadere l'idea che in Gesù ci sono due persone, una umana e una divina. E 'molto strano.
E 'stato un piacere inviare il testo di Mons. Gherardini :)
Un Saluto Dal Brasile
Dante,
Ho capito il tuo post, nel senso di buon cristiano, tenendo presente l'insegnamento di S. Ignazio di Loyola negli Esercizi Spirituali (Ogni buon cristiano deve essere più pronto a salvare la proposizione del prossimo che a condannarla (n° 22)). Il problema è che questo caso è un'eccezione alla regola e se ci fosse la critica di Chiesa Viva e mons. Gherardini, sarei stato in dubbio rispetto a expressão.É tutti molto sottile ...
se è il Dio di Gesù Cristo che se fa pane, non è Gesù Cristo.
è molto sottile il discorso Gederson, ma, ripeto, io non ho mai preso alla lettera la frase "Dio di Gesù Cristo", che presa alla lettera ne fa due persone distinte ed escluderebbe la divinità di Gesù. L'ho sempre interpretata come Dio rivelato da Gesù e in lui incarnato. E tuttavia, conoscendo il Vangelo non ci sono dubbi: Gesù presenta se stesso come "Pane disceso dal cielo" (ho presente Giovanni)
Però comprendo bene, ora, che la mia interpretazione deriva dalla mia pre-comprensione cattolica, mentre il linguaggio è quanto meno ambiguo...
Grazie infinite per questa nuova luce sulla Verità e per il testo, prezioso e limpido, come sempre, di Mons. Gherardini.
Quanto al testo di Biffi, credo che non presti il fianco a dubbi di sorta perché dice espressamente:
Ritengo che oggi quell'insidia rischi d'insinuarsi in certe cristologie cosiddette “dal basso”, che sembrano però dimenticare che Gesù non è l'uomo fatto Dio, ma il Verbo che «era Dio», che «si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Giovanni, 1, 1. 14).
L'articolo si puo` trovare per lo meno nel pdf dell'OR
Grazie per l'informazione. Direi che è relegato in un canto, o mi sbaglio?
GEDERSON,
Il linguaggio dei modernisti, infatti, è molto sottile: dicono e non dicono, si esprimono in modo volutamente ambiguo così che si possa dare ai loro scritti differenti interpretazioni.
Ho capito il tuo post, quello che loro dicono, é molto sottile, per questo dopo il Concilio ce tanta confusione nella Chiesa.
É stato un piacere invitare il testo di Mons. Gherardini. Per quanto riguarda la mia partecipazione, mi scusa qualcosa.
Un Saluto dal Brasile
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