Davanti al consiglio supremo «Sangha» dei monaci buddisti, Bergoglio ha dichiarato: «Le tradizioni spirituali indicano che esiste una via per la guarigione. Non solo in Myanmar, ma in tutto il mondo le persone cercano la comune testimonianza da parte dei leader religiosi. Dobbiamo parlare con una sola voce per pace, rispetto della dignità umana e giustizia per ogni uomo e donna».
La pace che possono predicare le tradizioni spirituali, non è la pace che dà Cristo. La comune testimonianza dei leader religiosi per quanto riguarda i credenti in Cristo è simile ad una riunione al circolo del bridge. Dignità umana e giustizia per ogni uomo e donna sono parole al vento se non viene predicata la conversione e la salvezza delle anime.
Come innumerevoli volte durante il suo pontificato – clamoroso fu il discorso del 25 settembre 2015 davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, quando disse, tra l’altro: «Sappiamo che nessuna religione è immune da forme di inganno individuale o estremismo ideologico» – Bergoglio mette sullo stesso piano tutte le religioni e viene ignorata la «pietra» sulla quale si fondano la religione e la fede cattolica, di cui il papa è il primo difensore e custode. La religione cattolica non è un’ideologia ed è impossibile che si trasformi in un’ideologia, perché è l’incontro dell’uomo con una Persona-Dogma. Per questa ragione, è l’unica religione che salva. Perché la santificazione è una grazia di Dio, alla quale l’uomo può collaborare mediante la sua fedeltà. La Persona-Dogma è il Figlio di Dio. Dal Vangelo non risulta che il Figlio di Dio si sia fatto mettere in Croce per invitare gli uomini ad occuparsi dei cambiamenti climatici o della pace o del commercio delle armi. Anche se il mondo fosse pacificato o fossero debellate le armi o non vi fossero più poveri o tutti lavorassero o se la strategia di Obama fosse riuscita a diminuire le immissioni nell’atmosfera di anidride carbonica o se tutti fossero accolti - peraltro, come vorrebbe Bergoglio, senza alcun problema di sicurezza e non evocando mai lo strepitoso business mondiale della tratta di carne umana - il peccato nel mondo ci sarebbe sempre. Non vi sarebbe vera pace, quella che Gesù promette ai suoi amici nell’ultima cena: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace» (Gv 14,27). È la Sua pace quella di cui parla Gesù. Una pace che il mondo non può dare: «Non come la dà il mondo, io la dò a voi». È una pace che trascende quella del mondo, che è una falsa pace, apparente, illusoria, che convive con l’ingiustizia. Quella di Gesù è una pace che guarda al Cielo, al Mistero, a Dio. Non alle miserie e alle lusinghe della terra. Non è la pace della «felicità» - del «diritto alla felicità» - di cui parla la Costituzione di origine massonica americana. È dialogo con Dio. È riconciliazione con Dio, dalla quale discende quella tra gli uomini. Insieme all’amore, alla gioia, alla pazienza, alla benevolenza, alla bontà, alla fedeltà, alla mitezza, al dominio di sé, la pace di cui parla Gesù è uno dei frutti dello Spirito Santo (Gal 5, 22-23).
È «serenità della mente, tranquillità dell’anima, semplicità di cuore, vincolo d’amore, unione di carità; non può entrare in possesso dell’eredità di Dio chi non adempie il suo testamento di pace, né può vivere unito a Cristo chi se ne sta lontano dal cristianesimo» (De verb. Domini serm.). Di «questa pace» deve parlare il Papa, non di quella che interessa al mondo. Se il Papa parlasse e operasse per «questa pace», si renderebbe conto di quanto sia effimera quella pace «mondana» per quella sostiene di dover lavorare: «In questa prospettiva di dialogo, vorrei riconoscere gli sforzi fatti nei mesi recenti per cercare di superare le storiche differenze legate a dolorosi episodi del passato. È mio dovere costruire ponti e aiutare ogni uomo e donna, in ogni possibile modo, a fare lo stesso. Quando nazioni che erano state in disaccordo riprendono la via del dialogo - un dialogo che potrebbe essere stato interrotto per le ragioni più valide - nuove opportunità si aprono per tutti. Questo ha richiesto, e richiede, coraggio e audacia, che non vuol dire irresponsabilità. Un buon leader politico è uno che, tenendo presenti gli interessi di tutti, coglie il momento con spirito di apertura e senso pratico. Un buon leader politico opta sempre per "iniziare processi più che possedere spazi" (Esort. ap. Evangelii gaudium, 222-223)».
È «serenità della mente, tranquillità dell’anima, semplicità di cuore, vincolo d’amore, unione di carità; non può entrare in possesso dell’eredità di Dio chi non adempie il suo testamento di pace, né può vivere unito a Cristo chi se ne sta lontano dal cristianesimo» (De verb. Domini serm.). Di «questa pace» deve parlare il Papa, non di quella che interessa al mondo. Se il Papa parlasse e operasse per «questa pace», si renderebbe conto di quanto sia effimera quella pace «mondana» per quella sostiene di dover lavorare: «In questa prospettiva di dialogo, vorrei riconoscere gli sforzi fatti nei mesi recenti per cercare di superare le storiche differenze legate a dolorosi episodi del passato. È mio dovere costruire ponti e aiutare ogni uomo e donna, in ogni possibile modo, a fare lo stesso. Quando nazioni che erano state in disaccordo riprendono la via del dialogo - un dialogo che potrebbe essere stato interrotto per le ragioni più valide - nuove opportunità si aprono per tutti. Questo ha richiesto, e richiede, coraggio e audacia, che non vuol dire irresponsabilità. Un buon leader politico è uno che, tenendo presenti gli interessi di tutti, coglie il momento con spirito di apertura e senso pratico. Un buon leader politico opta sempre per "iniziare processi più che possedere spazi" (Esort. ap. Evangelii gaudium, 222-223)».
Gli «spazi» di cui si deve occupare il Papa sono quelli di Dio nell’anima dell’uomo. Non sono quelli che egli descrive: «I nostri sforzi devono puntare a restaurare la pace, rimediare agli errori, mantenere gli impegni, e così promuovere il benessere degli individui e dei popoli. Dobbiamo andare avanti insieme, come uno solo, in uno spirito rinnovato di fraternità e di solidarietà, collaborando generosamente per il bene comune».
Il «benessere degli individui e dei popoli», così come lo «spirito di fraternità e di solidarietà», possono interessare i Gran Maestri delle logge massoniche, non colui che ha il compito sulla terra - per mandato divino - di salvare gli uomini dal peccato. Non siamo tutti eguali. Nel mondo, ci sono coloro che credono nel peccato originale, nel Figlio di Dio che con la Sua morte e resurrezione ha offerto all’uomo che si converte la salvezza e gli altri. Coloro che non credono non si salvano. Vivranno pure la felicità terrena, ma non parteciperanno a quella eterna. Non saranno giudicati con i canoni del mondo, ma con quelli di Dio. A questo proposito, il Papa afferma: «Ma c'è un'altra tentazione da cui dobbiamo guardarci: il semplicistico riduzionismo che vede solo bene o male, o, se preferite, giusti e peccatori. Il mondo contemporaneo, con le sue ferite aperte che toccano tanti dei nostri fratelli e sorelle, richiede che affrontiamo ogni forma di polarizzazione che potrebbe dividerlo tra questi due campi».
Il bene e il male, che su questa terra esistono, sono stabiliti dai Dieci Comandamenti e da quello che ha insegnato Gesù a compimento delle norme dell’Antico Testamento. Queste sono le sole leggi che valgono per gli uomini che vogliono salvare la loro anima. La suddivisione tra giusti e peccatori, la farà Nostro Signore, separando il «frumento» dalla «gramigna» e non è cosa che spetta agli uomini, ai quali però spetta riconoscere - e ricevere l’aiuto per riconoscere - il bene e il male. Le «ferite aperte» del mondo contemporaneo, solo se vissute in Gesù, sono strumento di salvezza. Altrimenti diventano motivo di disperazione e quindi di perdizione. Quelle ferite sono la «feritoia» dalla quale Dio entra in noi e ci fa Suoi figli donandoci il Suo unico Figlio. I cristiani, come dice San Paolo, sono stati pagati a caro prezzo, con il Sacrificio della Croce e con la Morte di Nostro Signore. Tutti gli altri - Musulmani, Ebrei, Buddisti e quanti appartengono ad altre religioni o pseudo-religioni diverse da quella cattolica – devono convertirsi per salvare la loro anima. L’opera di conversione dovrebbe essere la prima opera del Vicario di Cristo – in base all’insegnamento di Nostro Signore: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. 19 Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, 20 insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt, 28, 18-20) - il quale invece afferma "le parole del Buddha offrono a ciascuno di noi una guida: 'Sconfiggi la rabbia con la non-rabbia, sconfiggi il malvagio con la bontà, sconfiggi l'avaro con la generosità, sconfiggi il menzognero con la verità" ed aggiunge che "Sentimenti simili esprime la preghiera attribuita a San Francesco d'Assisi: 'Signore, fammi strumento della tua pace. Dov'è odio che io porti l'amore, dov'è offesa che io porti il perdono, dove ci sono le tenebre che io porti la luce, dov'è tristezza che io porti la gioia". Solo accostare Buddha a San Francesco d’Assisi è un fatto gravissimo, perché costituisce una menzogna. Nel pensiero di Buddha e nella pratica buddista non si può ravvisare alcun legame con il Cristianesimo e con i Santi.
Sul Monte Carmelo, Il profeta Elia rivolse al popolo israelita questa domanda: «Fino a quando zoppicherete con i due piedi? Se il Signore è Dio, seguitelo! Se invece lo è Baal, seguite lui!» (Re, 18,20). Vediamo come prosegue la storia.
Il popolo non rispose nulla ad Elia, che aggiunse: «Sono rimasto solo, come profeta del Signore, mentre i profeti di Baal sono quattrocentocinquanta. Dateci due giovenchi; essi se ne scelgano uno, lo squartino e lo pongano sulla legna senza appiccarvi il fuoco. Io preparerò l'altro giovenco e lo porrò sulla legna senza appiccarvi il fuoco. Voi invocherete il nome del vostro dio e io invocherò quello del Signore. La divinità che risponderà concedendo il fuoco è Dio!». Tutto il popolo rispose: «La proposta è buona!». Elia disse ai profeti di Baal: «Sceglietevi il giovenco e cominciate voi perché siete più numerosi. Invocate il nome del vostro Dio, ma senza appiccare il fuoco». Quelli presero il giovenco, lo prepararono e invocarono il nome di Baal dal mattino fino a mezzogiorno, gridando: «Baal, rispondici!». Ma non si sentiva un alito, né una risposta. Quelli continuavano a saltare intorno all'altare che avevano eretto. Essendo già mezzogiorno, Elia cominciò a beffarsi di loro dicendo: «Gridate con voce più alta, perché egli è un dio! Forse è soprappensiero oppure indaffarato o in viaggio; caso mai fosse addormentato, si sveglierà». Gridarono a voce più forte e si fecero incisioni, secondo il loro costume, con spade e lance, fino a bagnarsi tutti di sangue. Passato il mezzogiorno, quelli ancora agivano da invasati ed era venuto il momento in cui si sogliono offrire i sacrifici, ma non si sentiva alcuna voce né una risposta né un segno di attenzione. Elia disse a tutto il popolo: «Avvicinatevi!». Tutti si avvicinarono. Si sistemò di nuovo l'altare del Signore che era stato demolito. Elia prese dodici pietre, secondo il numero delle tribù dei discendenti di Giacobbe, al quale il Signore aveva detto: «Israele sarà il tuo nome». Con le pietre eresse un altare al Signore; scavò intorno un canaletto, capace di contenere due misure di seme. Dispose la legna, squartò il giovenco e lo pose sulla legna. Quindi disse: «Riempite quattro brocche d'acqua e versatele sull'olocausto e sulla legna!». Ed essi lo fecero. Egli disse: «Fatelo di nuovo!». Ed essi ripeterono il gesto. Disse ancora: «Per la terza volta!». Lo fecero per la terza volta. L'acqua scorreva intorno all'altare; anche il canaletto si riempì d'acqua. Al momento dell'offerta si avvicinò il profeta Elia e disse: «Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, oggi si sappia che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servo e che ho fatto tutte queste cose per tuo comando. Rispondimi, Signore, rispondimi e questo popolo sappia che tu sei il Signore Dio e che converti il loro cuore!». Cadde il fuoco del Signore e consumò l'olocausto, la legna, le pietre e la cenere, prosciugando l'acqua del canaletto. A tal vista, tutti si prostrarono a terra ed esclamarono: «Il Signore è Dio! Il Signore è Dio!». Elia disse loro: «Afferrate i profeti di Baal; non ne scappi uno!». Li afferrarono. Elia li fece scendere nel torrente Kison, ove li scannò. Elia disse ad Acab: «Su, mangia e bevi, perché sento un rumore di pioggia torrenziale». Acab andò a mangiare e a bere. Elia si recò alla cima del Carmelo; gettatosi a terra, pose la faccia tra le proprie ginocchia. Quindi disse al suo ragazzo: «Vieni qui, guarda verso il mare». Quegli andò, guardò e disse. «Non c'è nulla!». Elia disse: «Tornaci ancora per sette volte». La settima volta riferì: «Ecco, una nuvoletta, come una mano d'uomo, sale dal mare». Elia gli disse: «Và a dire ad Acab: Attacca i cavalli al carro e scendi perché non ti sorprenda la pioggia!». Subito il cielo si oscurò per le nubi e per il vento; la pioggia cadde a dirotto. Acab montò sul carro e se ne andò a Izrèel. La mano del Signore fu sopra Elia che, cintosi i fianchi, corse davanti ad Acab finché giunse a Izrèel.
La storia che racconta il Libro dei Re è molto chiara. Allora, si pone prepotente e non eludibile una domanda: Perché Bergoglio e la Nuova Chiesa vogliono continuare a zoppicare? A chi credono a Dio o a Baal?
daniloquinto.tumblr.com
7 commenti:
"...Perché Bergoglio e la Nuova Chiesa vogliono continuare a zoppicare? A chi credono a Dio o a Baal?"
Credono allo spirito del loro tempo, spirito che fu sintetizzato in parole dal modernismo. Eretico, così definito santamente da Pio X. Che nacque contadino,come ricordò Gilbert Keith Chesterton in “The peasant who became a Pope”( Riscossa Cristiana).Il contadino è colui che, conosce tutti i tempi e conoscendoli, sa scegliere, per quella semente, quel terreno con quella esposizione, sa quando prepararlo, quando seminare, quando mettere al riparo i germogli e tanto ancora;il contadino conosce tutti i tempi ed è all'erta per intervenire e far crescere e non morire il germoglio. Non è forse un caso che con la sostituzione del contadino con la macchina e/o con la rivoluzione il buon seme ed il buon senso siano scomparsi dal tesoro del Cristianesimo e dell'umanità. Credendo a tutti gli spiriti(del tempo, di gruppo, di contraddizione...) li si confonde e genericamente li si chiama, ereticando, Spirito Santo. Forse si può azzardare e dire che, a forza di aspettare l'età dello Spirito Santo, si è andati dietro allo spirito del tempo ed a tutti gli altri suoi spiriti-fratelli e fratellastri. E così ora nudi, siamo di nuovo in balia di quei freddi venti dell'Ottocento e del Novecento, non più tenuti riparati, il contadino ed i suoi fratelli sono morti o tenuti prigionieri oltre i ponti di ghiaccio.
Quando le ragioni di Dio, che si comprendono attraverso le profonde radici dell'ascetica cristiana, sono perse e la pietà si è trasformata in formalismo, non resta che affidarsi alla logica della mondana (o massonica?).
Se l'Ordine gesuitico ha "costituzionalmente" la missione di realizzare ciò che è "una necessità dell'anima umana: il conseguimento della felicità per se stessi e per i propri simili" e se per tale realizzazione edonistica, fin dall'inizio della loro storia, i gesuiti, "con la massima indifferenza e tranquillità di spirito, usano la dottrina del 'Figliuol dell'uomo' come paravento per coprire interessi e manovre di carattere politico ed economico", tutte finalizzate ad imporre il loro "dominio" sulla terra, cosa mai ci dovremmo aspettare dal suo sublimato plurisecolare, il quale, in misura massima, ne manifesta le caratteristiche più "deteriori e tiranniche". Perchè ci dovremmo stupire se per tali meriti è assurto a "imperator" indiscusso della cupola plutocratica mondialista, diventata onnipotente dal momento in cui si sono affratellati i gesuiti, i massoni, i comunisti e le loro sbiadite fotocopie, i cattocomunisti? Cosa ci sarebbe di nuovo in una affermazione del genere: «I nostri sforzi devono puntare a restaurare la pace, rimediare agli errori, mantenere gli impegni, e così promuovere il benessere degli individui e dei popoli. Dobbiamo andare avanti insieme, come uno solo, in uno spirito rinnovato di fraternità e di solidarietà, collaborando generosamente per il bene comune». E' evidente che la pace da restaurare è quella del Nuovo Ordine Mondiale, il rimedio agli errori del passato è l'affratellamento solidale gesuitico-massonico-cattocomunista, il mantenere gli impegni è il giuramento solenne a non tradire, il benessere degli individui e dei popoli, il bene comune, niente altro sarebbe che il suddetto "conseguimento della felicità per se stessi e per i propri simili"! Tutto torna chiaramente, nihil novum sub sole!
https://gloria.tv/video/8u2AMCcG196Z3gSow26t4po64
I gesuiti vanno sciolti. Come in passato sono stati aboliti i templari ed altri ordini così speriamo che un prossimo papa cattolico sciolga definitivamente e per sempre i gesuiti. I maggiori capi europei e mondiali oggi sono esponenti del gesuitismo o hanno studiato dai gesuiti. È mai possibile questo. Se la pianta si valuta dai frutti è presto detto che la pianta vada eliminata. Se la pianta si valuta dai teologi eretici espressi negli ultimi 70 anni, la pianta va tagliata. Se lo stesso gpii ebbe a dire ai gesuiti stessi una volta,che sono sapeva cosa fare con i gesuiti e che questo ordine gli arrecava molta sofferenza...venne censurato su osservatore romano....
Perché non riconosco nella Chiesa uscita dal Concilio Vaticano II
la vera Chiesa Cattolica, l’unica Chiesa di Cristo :
La Chiesa uscita dal Concilio vaticano II, e poi evolutasi in 50 anni di postconcilio, ha voltato le spalle a Cristo, suo fondatore, per mettersi al servizio esclusivo dell’uomo, dei suoi capricci, delle sue voglie, giustificando ogni sua pretesa (convivenze prematrimoniali, comunione ai divorziati risposati, giustificazione del unioni civili, anche di persone omosessuali).
Ecco di seguito alcune tematiche sulle quali la neochiesa vaticansecondista si discosta in modo inconciliabile dalla Chiesa Cattolica preconciliare, dal magistero dei suoi papi, dei suoi santi, dei suoi martiri, oltre che dalla Tradizione, secondo pilastro sul quale essa si regge (oltre la Sacra Scrittura) :
- l’ascolto dei bisogni, la cura delle ferite negli ospedali da campo al posto del proselitismo (parola diffamatoria usata per spacciare come coercizione la conquista di anime a Cristo);
- il dialogo al posto dell’evangelizzazione, l’ecumenismo al posto dell’Extra Ecclesiae Nulla Salus;
- l’accompagnamento delle fragilità al posto dell’ammonimento (ai peccatori impenitenti) e dell’invito al pentimento, al ravvedimento operoso ed al cambiamento di vita;
- gli errori al posto dei peccati;
- l’immanente (ambientalismo, ecologismo, animalismo) al posto del trascendente;
- l’antropocentrismo al posto del teocentrismo;
- il culto dell’uomo al posto del culto di Dio;
- il crelgyman anziché la talare;
- la tavola protestante al posto dell’altare;
- la Santa Messa ridotta ad una semplice cena, o memoriale (celebrata dall’assemblea assieme a colui che la presiede, il prete), anziché rinnovamento incruento del Sacrificio della Croce, celebrato dall’Alter Christus, il sacerdote;
- le lingue vokgari nazionali anziché il latino, bimillenaria lingua liturgica della Chiesa Cattolica (riforma liturgica di Montini-Bugnini + sei pastori protestanti).
La Chiesa uscita dal “Concilio” (il Vaticano II, poiché i precedenti non contano più niente ormai) si ispira a Unitatis Reintegratio, Nostra Aetate, Dgnitatis Humanae, al “subsistit in” di Lumen Gentium 8/b (con conseguente scomparsa di eretici e scismatici), documenti, tutti, frutto del pensiero dei teologi della cd “nouvelle thèologie” (Congar, Chenu, Danielou, ecc.), smentiti e puniti dai papi preconciliari e riammessi da Roncalli, che li invitò al Concilio per tracciare le lineee della neochiesa vaticansecondista, la Chiesa che chiama “fratelli maggiori” quelli che fino ad allora erano considerati “perfidi ebrei” (cioè bisognosi di conversione), affermando che l’Antica Alleanza non sarebbe stata sostituita dalla Nuova Alleanza, per cui gli ebrei possono salvarsi anche senza riconoscere in Cristo l’unico Salvatore del mondo.
Alcuni temi scomparsi dalla predicazione, dalle omelie, dalla pastorale: Unità e Trinità di Dio, Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo (i due misteri fondamentali del Cristianesimo), morte, giudizio, inferno e paradiso (i c.d. “Novissimi”), peccato e grazia, salvezza dell’anima, vita eterna ed eterna dannazione.
Queste le ragioni per le quali non riconosco la Santa Madre Chiesa, Una, Cattolica e Apostolica, nella neochiesa gnostica e massonica (oltre che protestante, comunista, ecumenista suicida, immanentista, antropocentrica, relativista e sincretista) uscita dal Concilio Vaticano II.
...segue ./.
... seguito e fine : Ritengo quindi che tutto questo sia sufficiente per capire come quella che ci troviamo di fronte oggi, la Chiesa di Montini, Wojtyla, Ratzinger, ed ora la Chiesa di Bergoglio, non sia più la Chiesa di Cristo, ma ne sia una contraffazione, una manipolazione, una falsificazione. Ma se il clero non segue più il Cristo, chi segue allora? chi sta veramente servendo? dove ci stanno conducendo, a nostra insaputa? Bisogna porsele queste domande e, dopo aver trovato la risposta, agire di conseguenza, ricordandoci l’esortazione di San Francesco di Sales “I nemici di Dio e della Chiesa vanno screditati il più possibile … è carità gridare al lupo quando si nasconde tra le pecore, non importa dove” (da “Filotea – Introduzione ala via devota”).
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