Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 13 ottobre 2019

Il sacrificio senza Amore di Dio è solo sofferenza; la sofferenza con l'Amore di Dio diventa Sacrificio"

Chiunque sia privo di Fede vive nel dolore; dove non ci sono corpi sofferenti, ci sono spiriti tormentati, irrequieti, impauriti, ansiosi.
La nostra generazione può ben dirsi la più infelice della storia della cristianità.
La sofferenza è universale; ed il soffrire non è mai lontano dal sacrificio. Il mal di denti di un santo non è diverso da quello di un uomo malvagio: la differenza tra sofferenza e sacrificio è l'amore di Dio.
Il sacrificio senza amore di Dio è solo sofferenza; la sofferenza con l'Amore di Dio diventa Sacrificio.
Può ben darsi che le anime moderne soffrano già abbastanza, forse troppo, ma è tutto dolore sprecato. O non se ne fanno un merito non offrendolo a Dio, oppure se ne lamentano, ribelli e minacciose dicendo: "Perché Dio mi fa questo?". Tra il loro effettivo dolore ed il loro sacrificio potenziale deve venir aperta una breccia per la quale possa penetrare la comprensione di un Amore (Gesù) che soffrì tutto; perché noi non dobbiamo mai poter dire: "Egli non sa che cosa vuol dire soffrire".
La sottomissione di un dolore in sacrificio richiede, anzitutto, la sottomissione a Dio della volontà e dell'intelletto. L'intelletto deve mostrarsi docile alla Verità Divina. La volontà deve considerare tutto ciò che la concerne come proveniente dalle mani di un Padre amorevole che desidera soltanto l'eterna felicità dei Suoi figli. (Beato Fulton J. Sheen, da "La Felicità del Cuore".)

8 commenti:

Servus Mariae ha detto...

"Che cosa dunque è il Peccato? Non altro, che Aversio a Deo, et conversio ad Creaturas. È un volger le spalle a Dio, un allontanarsi da Lui, un non far conto della Sua Legge, un dispregiare i Suoi Comandamenti, un disubbidirlo, ed un convertire il proprio amore verso le cose create, dilettandosi più di esse, ed amandole più di Dio Sommo, ed Infinito Bene"

(tratto da un devozionario a San Michele del XIX secolo)

Anonimo ha detto...

Oggi triplo anniversario:
-della visione di Leone XIII
-del miracolo del sole
-del messaggio di Akita

Fiat Voluntas Tua ! ha detto...

Dalla prima lettura dell Ufficio di oggi (Aggeo 1-2)
Chi di voi è ancora in vita che abbia visto questa casa nel suo primitivo splendore? Ma ora in quali condizioni voi la vedete? In confronto a quella, non è forse ridotta a un nulla ai vostri occhi? Ora, coraggio, Zorobabele - oracolo del Signore - coraggio, Giosuè figlio di Iozedak, sommo sacerdote; coraggio, popolo tutto del paese, dice il Signore, e al lavoro, perché io sono con voi - oracolo del Signore degli eserciti - secondo la parola dell'alleanza che ho stipulato con voi quando siete usciti dall'Egitto; il mio spirito sarà con voi, non temete.
Dice infatti il Signore degli eserciti: Ancora un po' di tempo e io scuoterò il cielo e la terra, il mare e la terraferma. Scuoterò tutte le nazioni e affluiranno le ricchezze di tutte le genti e io riempirò questa casa della mia gloria, dice il Signore degli eserciti. L'argento è mio e mio è l'oro, dice il Signore degli eserciti. La gloria futura di questa casa sarà più grande di quella di una volta, dice il Signore degli eserciti; in questo luogo porrò la pace. Oracolo del Signore degli eserciti.

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Santo giorno del Signore a tutti con questa bella immagine di "operai della Vigna del Signore "
Chiediamo a Dio che ce ne mandi a piene mani di operai secondo il Suo Cuore !
Amen

Anonimo ha detto...

Il pensiero moderno ed ilpensiero postmoderno non hanno saputo dare una risposta alla sofferenza. La sofferenza fisica e psicologica vengono diagnosticate e curate attraverso protocolli. Il medico legge e segue i protocolli. La sofferenza è senza senso alcuno per una consistente percentuale dei nostri contemporanei, ai quali vengono sostituiti organi, fatti rifatti i volti come semplici appendicectomie. La vita eterna, caratterizzata da eterna giovinezza dell'anima e dello spirito sono stati ricercati nella materia, nell'immanenza, e bisogna riconoscere con grandi risultati. Man mano che questa guarigione fisica andava perfezionandosi, la parte trascendente è stata trascurata sempre più proprio dalla chiesa diventata a pieno titolo materialista; oggi nessun o pochissimi consacrati sono in grado di aiutare i sofferenti a leggere e vivere la sofferenza ed il messaggio divino che essa consegna; così l'essere umano esce guarito da ogni malattia, da ogni sofferenza fisica e psichica, sempre più radicato nella materia e nel benestare ma, sempre meno radicato in Dio, Uno e Trino, che nella sofferenza ha cercato di venir accolto e/o riaccolto nel cuore malato sofferente, che tale è rimasto seppur trapiantato.

Da Il Messaggero ha detto...

Il gesuita Martin: «La Chiesa chieda scusa alle persone Lgbt e non dica loro di essere casti»

Città del Vaticano - Le parrocchie si aprano alle persone Lgbt e la Chiesa smetta di raccomandare loro di astenersi dal sesso per intraprendere una vita casta. «Le persone Lgbt sono più della loro vita sessuale». Alla vigilia dell’arrivo di Papa Francesco al meeting delle famiglie in corso Irlanda – la kermesse cattolica internazionale che si tiene ogni tre anni in un paese diverso - un gesuita americano molto vicino a Papa Bergoglio apre il dibattito e punta in alto chiedendo un mea culpa da parte della Chiesa nei confronti delle persone Lgbt, un acronimo che è stato ampiamente sdoganato anche in ambito ecclesiale per indicare gay, lesbiche e transgender. Padre Martin chiede apertamente un maggiore impegno a includerli nella Chiesa e aprire loro le porte come ministranti. “Ministri dell’eucarestia, della musica, lettori» o addirittura farli entrare nello staff parrocchiale. Una posizione che non mancherà di aprire dibattiti e che potrebbe anche essere presa in considerazione dal pontefice nei discorsi che farà in Irlanda. Il suo arrivo è atteso sabato prossimo.

In un mondo «diviso da opposti approcci pastorali ai cattolici Lgbt», osserva il gesuita, «se sei gay, lesbica, bisessuale o transgender e cerchi di dare un senso alla tua relazione con Dio e la chiesa, se vivi in una grande città con pastori aperti, sei fortunato. Se vivi in un posto meno aperto con atteggiamenti omofobi e pastorali, sei sfortunato». Di qui è necessario cambiare passo e proprio per questo padre Martin ha immaginato una serie di novità per avere parrocchie più accoglienti. Tra le indicazioni evidenziate da padre Martin quella di ascoltarli senza giudicare, «Non ridurli alla chiamata alla castità che tutti condividiamo in quanto cristiani. Le persone Lgbt sono più della loro vita sessuale». E ancora: chiedere loro perdono se «sono stati feriti dagli atteggiamenti omofobici della Chiesa»; «Includerli nei ministeri» come «ministri dell’Eucaristia, della musica, lettori; invitarli a fare parte dello staff parrocchiale».

Anonimo ha detto...

Qualche anno fa in confessione (sic) il sacerdote ha detto (a me) che lui non riusciva a giustificare Dio perché permetteva la sofferenza di un bambino. Ed era uno dei migliori sacerdoti della parrocchia. Avevo letto don Guido Bortoluzzi e gli ho risposto che io ormai invece la capivo molto bene ma Dio è innocente. Ci rendiamo conto a che livello siamo a livello di don e seminari?

Anonimo ha detto...

Povera anima di un sacerdote, bisogna pregare per lui. Avere tra le braccia tuo figlio, non sapendo se vivrà o meno e li, in quel momento, puoi solo dire "sia fatta la Tua Volontà". Dio non è da capire ma adorare e amare, poi Egli ci darà la comprensione giusta che non ci insuperbisce, noi siamo suoi riscattati a caro prezzo e quindi doppiamente suoi: creature e figli.
Cmq oggigiorno è sprecare fiato o tempo a digitare... Sia lodato Gesù Cristo

Anonimo ha detto...

"Se ogni mattina noi portassimo le nostre piccole croci alla Santa Messa e le piantassimo a fianco della Grande Croce di Gesù sul Calvario, e al momento della Consacrazione dicessimo con Lui: “Questo è il Mio corpo, questo è il Mio sangue” noi scorderemmo i nostri mali nell’estasi del nostro Amore per Gesù Crocifisso".

Beato Fulton J. Sheen