Considerando l’intera vita di Padre Pio da Pietrelcina da un punto di osservazione più elevato, essa è stata un progressivo appressamento, anche fisico, al deserto di pietre del monte Gargano, il suo personale Golgota: il noviziato a Morcone, nel Sannio più interno; ma subito dopo, e per quasi quattro lunghi anni, a Sant’Elia a Pianisi5, dove all’orizzonte già s’avvertiva, proprio dall’ingresso principale della chiesa conventuale, il profilo brullo e solitario della montagna apula. E poi ancora più vicino, a Serracapriola, che già preannunciava il Tavoliere e il Monte s’imponeva allo sguardo con tutto il suo solido fronte; e per finire Foggia,
al centro di quell’ampia pianura, sede per di più della Curia cappuccina di quella «provincia da Cristo riguardata con occhio specialissimo a preferenza di altre»6; eppure anche motivo di sgomento e di amarezza:
«Gesù si lamenta moltissimo per le ingratitudini degli uomini, ma in modo speciale per quelle della nostra
madre provincia. O padre mio, quante offese riceve Gesù dai nostri frati!»7. Certo ci furono lunghi anni di esilio extra-claustrale nella natia Pietrelcina, che indubbiamente furono propedeutici a quest’ascesa mistico-spirituale di inaudito significato: «la mia missione di sacerdote crocifisso è unica al mondo»8.
I cinquant’anni trascorsi dal Padre salendo l’altare delle due chiese intitolate alla Madonna delle Grazie a San Giovanni Rotondo, dove “soffriva” la sua Messa, non sono che la più logica conclusione di un “annuncio” che ricevette nel corso dei suoi anni di formazione spirituale. Anni giovanili che dovettero essere di
spessore oltremodo fuori del comune, se pensiamo che le lettere di quel periodo non furono mai inserite in
alcuna edizione dell’Epistolario, anche se è accertato che quelle epistole esistono davvero9. Lasso di tempo non breve al quale le biografie, segnatamente quelle più recenti, non dedicano che pochissimi cenni, il più delle volte limitati a date e a nomi riportati in relazione a piccoli fatti: dettagli di minimo momento. Quasi tutte dispiegano le loro meticolose ricostruzioni come quei romanzi noir che indugiano più del dovuto sui macabri particolari del delitto, e relegano invece il movente che lo ha innescato in poche appartate pagine.
Nel “caso” Padre Pio, ci sono molti indizi che ci fanno intuire che il “movente” è da ricercare altrove. Del resto, due acuti investigatori del sacro lo avvertirono sin dalle prime battute della loro ultima comune indagine10, convalidate da queste parole messe a verbale dal buon Padre: «la mia missione finirà quando sulla terra non si celebrerà più la Messa»11.
Il cammino di Padre Pio, la sua salita alle più alte cime è stato in fondo un lunghissimo “sacrificio di riparazione” motivato dallo zelo per le anime, possibile unicamente per la totale accettazione dello stato di “vittima”, intensamente vissuto come irradiazione della virtù salvifica di Cristo e della sofferenza del corpo e dell’anima12; vittima che più di tutte ha unito se stessa all’unica Vittima necessaria. Riparazione che è sempre urgente per bilanciare il plus del male che spadroneggia nel mondo: «la Chiesa ha bisogno anch’essa di essere salvata da qualcuno che soffre, da qualcuno che porta dentro di sé la Passione di Cristo»13. Verità che in Padre Pio era gravata di significati ulteriori e ancor più afflittivi: «a farlo agonizzare come il Salvatore nell’Orto degli Ulivi – ebbe a dire il cardinal Lercaro qualche mese dopo la sua morte – era il fatto che egli non tanto per la Chiesa soffriva … quanto il fatto che dalla Chiesa soffriva»14. Un atto di accusa alla gerarchia deviata ancor più sorprendente, se pensiamo che a pronunciarlo fu un prelato riconosciuto come esponente dell’ala “progressista” dell’alto clero.
«Quanta sporcizia c'è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui!» scriveva il futuro Pontefice15. La storia dunque si ripete, o per meglio dire essa continua e si drammatizza, poiché è andata viepiù caricandosi di esecrabili contenuti, ora che le forze oscure che operano per la dissoluzione tendono ad annientare ogni anelito soprannaturale e ad inseguire una illusoria “salute della carne” in questo mondo, e così rifiutando il vero, irrinunciabile traguardo ultramondano. Padre Pio stesso, a chi gli domandava quale sarebbe stato il pericolo concreto negli anni a venire, procurato da chi occultamente operava per demolire le strutture della Chiesa di Cristo, rispose: «Finiranno con l’abolire anche Dio, disgraziati!»16. Di conseguenza, l’erta che è necessario superare per conquistare la cima dove si compie la indispensabile riparazione si fa sempre più difficile; e questa mistica meta non può che essere raggiunta nel dolore e nel sangue dei veri discepoli di Cristo.
Ai tre pastorelli di Fatima la Signora vestita di bianco fece vedere il signum salutis in certo modo rinnegato: come se fosse di sughero con la corteccia. Minimo il peso specifico del sughero rispetto a quello del
massello di legno in cui era sbozzato il patibolo del Signore che s’avviava a completare la sua Via Crucis. E
similmente afflitto di dolore e di pena anche chi, sulle concrete orme spirituali tracciate nel suo difficile
cammino da Padre Pio da Pietrelcina, raggiunge la sommità del monte, e ai piedi di quella croce di cui si
vorrebbe negare il gravame accetta il sacrificio supremo riparando col suo sangue; e dietro di lui e come lui
anche le altre membra del Corpo mistico di Cristo.
«I massimi eventi mariani, nell’ambito dell’attuale secolo, portano il nome di Fatima e di Padre Pio, fenomeni a raggio universale ed ecclesiale. [...] Col suo evento prodigioso (la guarigione di Padre Pio
nell’agosto del 1959, in occasione dell’arrivo della Madonna Pellegrina, NdR), Maria sottolineava proprio a
San Giovanni Rotondo l’attualità massima delle apparizioni di Fatima e lo stretto rapporto che metteva insieme Padre Pio e Fatima nella medesima missione di riparazione. Maria è, quindi, l’unica sorgente che ha
fatto sgorgare Padre Pio e Fatima. Sua è la mano che descrive le meraviglie di Fatima come le meraviglie di
Padre Pio: due momenti di un’unica azione soprannaturale gestita da Maria, che ha il fine di stabilire il trionfo del suo Cuore Immacolato, perché si realizzi il regno di Cristo. È il fine per cui lavorò Padre Pio, gloria
vivente di Maria, in riparazione degli eventi futuri».17
Crux mihi certa salus; Crux est quam semper adoro; Crux Domini mecum; Crux mihi refugium18. Ci rintronano con mille annunci e proclami per indurci a credere che tutto questo non è più vero né necessario. In quest’epoca di anomia nella quale ogni logica e ogni legge vengono travolte, pare davvero che tutti noi che ancora cerchiamo di vivere rettamente la nostra fede cattolica ci ostiniamo a dare credibilità ad un miraggio che il velo del tempo ha fatto inesorabilmente svanire: all’epoca non c’erano microfoni ... e nemmeno videotelefonini per condividere la scena.
Pino Miscione
_________________________Pino Miscione
1. Parole rivolte ai Superiori generali dell’Ordine dei Frati minori cappuccini (20 febbraio 1971).
2. Alessandro da Ripabottoni, Padre Pio da Pietrelcina. Un Cireneo per tutti, Foggia, Centro Culturale Francescano, Convento Immacolata, 1974, p. 612.
3. Non fu così, perché la Postulazione generale dei Cappuccini le preferì il Crocifisso senza croce del cappuccino veneto padre Fernando da Riese Pio X (G. Pagnossin, Il Calvario di Padre Pio, Conselve, Tip. M. Suman, 1978, II, pp. 325-338). La biografia di padremAlessandro venne pubblicata ugualmente dai Cappuccini di Foggia, in due versioni con e senza l’imprimatur del Padre generale. Dell’opera esiste anche una versione molto più breve, con un titolo simile, Il cireneo di tutti, riedita più volte.
4. Alessandro da Ripabottoni, Un cireneo per tutti. Saggio biografico su padre Pio da Pietrelcina, ds., 2 tt. (ff. 1-666; 667-1396), s.l.n.a. [ma Campobasso 1972], in Biblioteca provinciale dei PP Cappuccini “Sacro Cuore”, Campobasso.
5. «È a Sant’Elia a Pianisi che fra Pio predice l’apertura del convento di San Giovanni Rotondo … . Dice inoltre ai confratelli che, di lì a dieci anni, egli sarebbe stato assegnato dai Superiori a quella comunità monastica, cosa che appunto accadde nel settembre del 1916» (F. Chiocci, L. Cirri, Padre Pio. Storia d’una vittima, Roma, I libri del No, 1967, I, p. 47).
6. Lettera di Padre Pio a padre Benedetto da San Marco in Lamis, del 29 aprile 1919, in Epist. I, p. 1139 (4a ed., rist. 2018). Citerò sempre questa edizione.
7. Lettera di Padre Pio a padre Benedetto da San Marco in Lamis, del 15 marzo 1913, in Epist. I, p. 344. Qualche mese prima lo diceva anche a padre Agostino: «Gesù è assai disgustato per l’agire della nostra provincia» (lettera del 29 dicembre 1912, in Epist. I, p. 328). Annoto che all’epoca il Provinciale padre Benedetto preferiva a Foggia la più decentrata San Marco la Catola.
8. Parole di Padre Pio ascoltate dal figlio spirituale signor Bussolini di Bologna, in A. Negrisolo, N. Castello, S.M. Manelli, Padre Pio nella sua interiorità. Figlio di Maria, francescano, stigmatizzato, sacerdote, apostolo, guida spirituale, Cinisello Balsamo, San Paolo, 1997, p. 196.
9. Ciò è certificato, ad esempio, dalla seconda edizione del Diario di padre Agostino da San Marco in Lamis (1975), che in Appendice presenta una significativa serie di 9 lettere indirizzate a Fra Pio, dell’ottobre 1909 (pp. 277-289), mai incluse nell’Epistolario. È altresì acclarato da quel che riporta lo stesso padre Benedetto da San Marco in Lamis: «Fu in questo convento (di San Marco la Catola, tra il 1905 e il 1906, NdR) nove mesi a studiare Filosofia e secondo l’uso di allora dipendeva da me nella Direzione spirituale; e da quel tempo volle che io nelle occasioni di incontro, o per lettera non gli negassi l’accennata Direzione» [lettera al Ministro generale dell’Ordine padre Pacifico Carletti da Seggiano, del 13 settembre 1911, in R. Fabiano, Una biografia di Padre Pio incompiuta e il suo autore, in «Studi su Padre Pio» III (2002) 3, p. 397].
10. «San Giovanni Rotondo … La prima nota sul blocco degli appunti è sconsolata ma precisa: “Non si doveva partire da qui”» (A. Gnocchi, M. Palmaro, L’ultima Messa di Padre Pio, Milano, Piemme, 2010, p. 5; vd. anche pp. 6 e ss.).
11. Parole confidate da Padre Pio a Luigi Peroni, che fu direttore dei suoi Gruppi di Preghiera nonché suo biografo, riportate in ivi, p. 9.
12. Si dilunga su questo aspetto lo stesso padre Alessandro in un paragrafo della sua biografia intitolato significativamente “Verso la cima” (op. cit., pp. 139-144).
13. Paolo VI, Omelia nella chiesa di S. Sabina all’Aventino, Mercoledì delle Ceneri (11 febbraio 1970).
14. Card. G. Lercaro, Commemorazione di padre Pio da Pietrelcina, Bologna, Convento dei Frati minori cappuccini (8 dicembre 1968), in L. Peroni, Padre Pio da Pietrelcina, Roma, Borla, 1991, p. 525.
15. J. Ratzinger, Meditazione per la Nona Stazione della ‘Via Crucis’ del Venerdì Santo (25 marzo 2005).
16. L. Peroni, op. cit., p. 546. La confidenza venne fatta direttamente all’autore.
17. A. Negrisolo, N. Castello, S.M. Manelli , op. cit., pp. 28, 67.
18. Versi del poeta cristiano Venanzio Fortunato, con parole-chiave del culto della Croce lungo il Medioevo, tradizionalmente riferito a San Tommaso d'Aquino.
13 commenti:
Ave Maria
Oggi ha inizio la novena in preparazione alla festa del Volto Santo di nostro Signore Gesù Cristo che si celebra il martedì precedente il Mercoledì delle Ceneri.
Se potete diffondetela, così saremo in tanti ad onorare, a riparare e a prepararci per questa grande festa.
Allego la Novena che potete recitare fino al 15/02/21
“O Gesù, che nella Tua crudele Passione divenisti “l’obbrobrio degli uomini e l’uomo dei dolori”, io venero il Tuo Volto Divino, sul quale splendevano la bellezza e la dolcezza della divinità e che è divenuto per me come il volto di un lebbroso... Ma io riconosco sotto quei tratti sfigurati il Tuo infinito amore, e mi consumo dal desiderio di amarTi e di farTi amare da tutti gli uomini. Le lacrime che sgorgano con tanta abbondanza dagli occhi Tuoi sono come perle preziose che mi è caro raccogliere per riscattare con il loro infinito valore le anime dei poveri peccatori. O Gesù, il tuo Volto adorabile rapisce il mio cuore. Ti supplico di imprimere in me la Tua somiglianza divina e di infiammarmi del Tuo amore affinché possa giungere a contemplare il Tuo Volto glorioso. Nella mia presente necessità accetta l’ardente desiderio del mio cuore accordandomi la grazia che Ti chiedo. Così sia.”
Quali sono i libri migliori per conoscere Padre Pio?
Io ho letto solo quelli di Socci e di Gnocchi Palmaro.
Ringrazio in anticipo chi mi risponderà.
Se riesce a trovarne qualcuno (forse non tutti sono fuori catalogo) Le consiglio i testi (divulgativi, ma precisi e puntuali su tante cose) dell'ottimo cronista Enrico Malatesta, pieni di particolari o inediti poco noti.
L'autore fu redattore cronaca de Il Tempo, collaboratore dell'Espresso e del settimanale televisivo Mixer dove firmò cinque grandi reportages su Padre Pio suprerando ogni volta i 5 milioni di telespettatori.
Qualche suo titolo: Padre Pio: sotto il peso della croce (Deltavideo-Rizzoli 1991), Padre Pio da Pietrelcina (Edison 1992) Padre Pio, la vita e i miracoli (Peruzzo - Grandi Opere 1994), Gli inediti di Padre Pio (Hobby & Work - Grandi Opere 1995), L'ultimo segreto di Padre Pio, la drammatica verità degli ultimi giorni del Santo delle stigmate (Edizioni Carroccio 1993, otto edizioni pubblicate, vincitore del premio Tito Casini 1996 per la Sezione Saggistica Religiosa, poi riedito da Piemme nel 1997)
Padre Pio è esempio dell'uomo del tempo presente e futuro.
Primo perché nacque con una predisposizione alle cose celesti; secondo perché questa predisposizione fu perfezionata attraverso le difficoltà fisiche, morali, spirituali; terzo perché visse in un ambiente non santo come avrebbe dovuto essere; quarto perché di mano in mano che soffriva e pativa e non tradiva NSGC veniva scoprendo in sé dei doni spirituali stupefacenti per numero e qualità.
Questa vita non solo è esemplare per se stessa ma, a mio parere e non solo mio, sarà potrebbe essere esempio di come, nel nostro tempo e nel nostro futuro prossimo, nasceranno e/o sono già nati esseri umani con una chiara predisposizione per le cose celesti che saranno perfezionate da difficoltà di ogni tipo a cominciare dalla quasi completa cecità e sordità del loro ambiente verso l'elemento morale, culturale, spirituale. Se queste anime così predisposte e formate dalle tentazioni, prove, illusioni, non tradiranno NSGC, cioè rimarranno a Lui fedeli costi quel che costi, Lui sempre più le farà Sue e loro sempre più si assimileranno a Lui, ricevendo in dono qualità, potenzialità, sante, divine che consentiranno loro di evangelizzare, in semplicità ed umiltà, senza altro mezzo che la loro santità incipiente e ad un tempo divinamente dilagante, il loro prossimo vicino e remoto.
Lettera dall’Argentina / 1. Verso una Chiesa sotterranea ( 6 febbraio 2021 )
[ Esattamente due anni fa, in un incontro con un gruppo di buoni amici, ci chiedemmo come vediamo il futuro della Chiesa. La mia opinione a quel tempo fu che lo stato di decomposizione della fede, promosso da papa Francesco e assecondato dalla stragrande maggioranza dei vescovi, causerà l’allontanamento di molti sacerdoti dalle loro parrocchie e dal lavoro pastorale; le loro prerogative saranno sospese poiché essi saranno stati riluttanti ad attenersi alla nuova presunta dottrina cattolica. Ciò favorirà la comparsa di “parrocchie” o “comunità” organizzate da laici cattolici attorno a questi sacerdoti fedeli, e distaccate dal vescovo, e saranno quelle che manterranno viva la fede. La Chiesa ufficiale manterrà la proprietaria degli immobili, lo sfarzo e la visibilità, mentre una Chiesa catacombale, semi-nascosta e clandestina, sosterrà la fede degli apostoli (...) ]
Tratto da
https://www.aldomariavalli.it/2021/02/06/lettera-dallargentina-1-verso-una-chiesa-sotterranea/amp/
Per essere uomini di Dio fino a sperimentare e mostrare agli astanti l'evidenza di svariati fenomeni mistici, bisogna lasciarsi immergere totalmente nella presenza del Signore Gesù.
La sensazione che si ha prendendo atto della vita di S. Padre Pio è che tutto era sacro: ogni momento e gesto è e rimanda alla presenza di Dio (tutto tranne il peccato, scacciato).
Per noi, come cristiani chiamati alla santità e affacciati sulla santità di Padre Pio, è utile risentire in ogni Santa Messa, recitando il Gloria che di Cristo diciamo "Tu solo il santo" e cantando il Sanctus -Osanna- che Dio è tre volte santo. La nostra eventuale santità partecipa della vera santità -di Dio- senza aggiungervi nulla, ma appartenendovi.
L'orientamento deciso e sorprendente della vita umana verso queste vette è sostenuto da fiumi di grazia, che possono riversarsi nell'abisso misterioso dell'animo umano, fino a riempirlo se vi è disponibilità a farsene recipiente. Questa disponibilità si chiama umiltà. La scuola e il lavoro di una tale capacità (ovvero il sapere con cui farsi capaci) ha un passaggio decisivo nella preghiera, che manifesta nel modo più più intenso la verità per noi della Presenza di Dio. Una preghiera così tesse l'intera giornata, così che ogni suo momento si rivesta di sacro. E' la giornata di ogni cristiano, non solo del frate.
Il battesimo è immersione nella passione, morte e resurrezione di Cristo, il solo santo, Verbo incarnato, seconda persona della Santissima Trinità, Dio tre volte santo. Se la nostra vita cristiana non tende lì, se Cristo non diventa la nostra vita, non è vero che ci immergiamo; restiamo al massimo affacciati a bordo vasca, o sulla spiaggia, stringendo un drink, sfogliando il giornale e rispondendo agli sms sul telefonino.
La preghiera invece è (dovrebbe essere) l'immersione nella Presenza di Dio, ancor più aiutata e resa tangibile nella casa di Dio, davanti al tabernacolo in cui il Cuore Eucaristico di Gesù ha voluto genialmente rendersi presente punteggiando la geografia e il tempo in cui gli uomini vivono. Essere santi è farsi abitatori di questo mondo, popolandolo di immersioni e di desiderio di essere di casa là dove Dio si fa misteriosamente presente, facendosi umili recipienti della grazia che la Sua Provvidenza riversa copiosamente ogni giorno che ci dà da vivere.
Per questo Gesù ci ha insegnato a pregare: per immergerci. Non solo per guardare il mare, ma per entrare in acqua, tuffandosi, bagnandovisi, mettendo dentro anche la testa.
Pregare non è un informare Dio sulle nostre necessità, come se non le sapesse già meglio di noi. Pregare è dire che il nostro desiderio è Lui e buttarsi dentro. Allora anche le nostre necessità troveranno risposta dentro questo desiderio più grande, che avvolge il resto, così che tutto è sacro e nulla resta estraneo all'azione e alla presenza di Dio. Solo così noi saremo capaci di accogliere e comprendere e far fruttare spiritualmente anche le grazie fisiche e spirituali che ci fa, non sentendocene padroni/artefici esclusivi, facendo un idolo di ciò che soddisfa i nostri sensi o mettendo le creature al posto del Creatore, fino a ritenerci padreterni in grado di salvarsi da soli o di resettare il creato.
https://www.marcotosatti.com/2021/02/07/julio-loredo-dietro-joe-biden-ce-anche-dorothy-day/
La lettura di questo articolo mi scaturisce una compassione infinita . Mi riporta sempre all'inizio ,alla gran parte di grave responsabilita' che ha la donna ,specialmente la madre , che per grazia di Dio e' stata fatta cristiana e che all'imitazione di Maria predilige l'imitazione della ribelle Eva per sentirsi 'realizzata'. Tanto la Prima si abbandona all'umilta', all'ubbidienza ed e' tutta protesa all'attuazione dei piani di Dio su di se' tanto l'altra li contrasta ..ed influisce sull'uomo .
La mia missione finirà quando finirà la messa.La croce di sughero segno di una croce svuotata della sua essenza,di Dio stesso. La Messa è finita? LA CHIESA DI SUGHERO già è sorpassata con i 2 papi ove siam giunti ad una visione pagana come se Dio si potesse non solo svuotare ma pure sostituire con idoli.
Anche i libri di Renzo Allegri sono documentati e scritti bene. Cordiali saluti
Gentile anonimo,
ovviamente bisogna distinguere tra fonti e letteratura. Tra le fonti vanno inclusi i quattro volumi dell'Epistolario, il Diario di padre Agostino da San Marco in Lamis, uno dei due direttori spirituali; per quello che è detto nelle note del mio scritto, che sia un'edizione successiva alla prima del 1971 (esso è stato riedito più volte ed è facilmente reperibile); tra le fonti metterei anche i due testi di Francesco Castelli, , Milano, Ares, 2008; Padre Pio e il Sant'Uffizio (1918-1939). Altro testo, purtroppo oramai introvabile, è quello di padre Gerardo Saldutto, Un tormentato settennio (1918-1925) nella vita di Padre Pio. Un titolo di fonti meno noto, recentemente pubblicato è il Diario di padre Ignazio da Ielsi, edito nel 2013 dalle Ed. Padre Pio da Pietrelcina di San Giovanni Rotondo, che riporta nel dettaglio le vicende del periodo 1922-1925.
Per quanto riguarda la sconfinata letteratura, sono sempre validi gli apporti dei padri Alessandro da Ripabottoni e Gerardo Di Flumeri, che però nelle loro ricostruzioni hanno dovuto sottostare all'obbligo dell'obbedienza, e pertanto il loro approccio è condizionato da questo fattore non secondario. Per me la migliore, più completa biografia, che bilancia in maniera equilibrata le esigenze della cronaca con quelle dello spirito, rimane quella di Luigi Peroni, Padre Pio da Pietrelcina, Roma, Borla,1991 (esiste anche una seconda edizione del 1994).
Un approccio diverso, più teologico-spirituale, è quello di A. Negrisolo-N. Castello-S.M. Manelli, Padre Pio nella sua interiorità, San Paolo 1997.
Per gli anni giovanili di formazione spirituale, i testi sono frammentari (esistono diverse pubblicazioni specifiche dei padri Alessandro da Ripabottoni e Gerardo Di Flumeri), e spesso di difficile reperibilità. Mi permetto anche di segnalare una mia ricostruzione, che è tuttora disponibile online:
https://pinomiscione.jimdo.com/chronica/diocesana/padre-pio-nella-diocesi-di-larino/
Le sconsiglio vivamente di leggere la biografia "ufficiale", edulcorata e manomissoria, del padre Fernando da Riese Pio X, Crocifisso senza croce. Lasci perdere anche le "biografie aggiornate" uscite negli ultimi due o tre anni.
C'è stato un mio errore di digitazione (adoperavo il telefonino):
Tra le fonti,i due titoli di Francesco Castelli sono:
Padre Pio sotto inchiesta. L'autobiografia segreta, Milano, Ares, 2008;
Padre Pio e il Sant'Uffizio (1918-1939), Roma, Studium, 2011.
Metto questi titoli tra le fonti, proprio perché presentano molto materiale inedito.
"La mia missione finirà quando finirà la Messa. La Messa è finita? LA CHIESA DI SUGHERO già è sorpassata con i 2 papi ove siam giunti ad una visione pagana"
La Chiesa di sughero è sorpassata? Forse non ancora, e comunque da quello che leggo nello scritto che stiamo commentando, proprio per questa defaillance è necessaria una riparazione. Cosa sia questa riparazione mi pare sia abbastanza chiaro. La missione unica al mondo di Padre Pio non coincide evidentemente con il suo operato terreno. La sua missione non è conclusa e prosegue dall'altro mondo. Questo almeno ho colto da quel che ho letto.
@ Anonimo 7 febbraio, 13:13
«la mia missione finirà quando sulla terra non si celebrerà più la Messa»; «la mia missione di sacerdote crocifisso è unica al mondo».
In una lettera del novembre 1922 ad una sua figlia spirituale la denomina ”missione grandissima” nota solo a lui e a Dio (Epist. III, p. 1009). Dal suo stringato commento mi pare di capire che lei è caduto in un equivoco: Padre Pio è morto nel 1968 e la Messa non è finita – lei sostiene; diciamo però che almeno da quella data essa è sotto attacco diretto. Negli ultimi anni le cose sono andate peggiorando ad un ritmo parossistico. Lei non avverte questo? La “missione” di Padre Pio evidentemente continua dopo il suo trapasso; abbiamo per l’appunto diverse testimonianze che ci riportano esattamente quello che sto dicendo: «Dopo la mia morte, sarò più vivo di prima, e molto più chiasso farò» (A. Negrisolo-N. Castello-S.M. Manelli, op. cit., p. 10). Badi bene: “sarò più vivo di prima”; le potrà sembrare strano. Un suo figlio spirituale, don Pierino Galeone, ribadisce però proprio questo concetto: «Padre Pio mi rivelò di aver chiesto a Gesù e di aver ottenuto non solo di essere vittima perfetta, ma anche vittima perenne, cioè di continuare a rimanere vittima nei suoi figli, allo scopo di prolungare la sua missione di corredentore con Cristo sino alla fine del mondo. Egli mi ha detto e confermato di aver avuto dal Signore la missione di essere vittima e padre di vittime sino all’ultimo giorno» (P. Galeone, Padre Pio, mio padre, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2005, p. 29).
Il Vescovo afflitto di dolore che sale la montagna e ripara col suo sangue – chiunque egli sia –, per quello che ho esposto in poche parole nel mio scritto, ripercorre una dopo l’altra le orme spirituali di Padre Pio da Pietrelcina. L’Ite Missa est si ascolterà sempre di meno negli anni a venire. Chi offrirà la propria vita e verserà il proprio sangue ai piedi della croce “come di sughero”, proprio in questo modo celebrerà la sua ultima Messa. Anche se la vita terrena di Padre Pio è stata indubbiamente un continuo martirio, si tratta dell’unica sostanziale differenza: «la vittima per dirsi tale bisogna che perda tutto il suo sangue» (Epist. I, p. 315). Differenza non da poco: riparazione radicale, in questo caso.
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