Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 16 aprile 2022

Meditiamo la Passione di Gesù guardando la Sindone

La contemplazione della Passione ci aiuta a capire che la sofferenza umana non può essere compresa se non a partire da quella del Signore, pena il cadere nella disperazione e nel senso nichilistico che non poca parte del pensiero moderno e contemporaneo ha evidenziato. La Sindone presenta agli occhi e al cuore dei fedeli la figura di Cristo sofferente che, contemplato a partire dall’evento della Risurrezione, evidenzia non soltanto la vittoria sulla sofferenza e la morte del Figlio, ma anche sulla sofferenza e la morte delle persone di ogni tempo e di ogni luogo.

 Meditiamo la Passione di Gesù guardando la Sindone
Un telo di lino color avorio, lungo 4 metri e 36 centimetri per 1 metro e dieci, spesso mezzo millimetro. Sul tessuto è impressa l’immagine di un uomo che porta i segni della flagellazione e di una corona di spine, i fori dei chiodi, una profonda ferita al costato, il ginocchio sinistro malridotto da ripetute cadute. Il volto, di indicibile bellezza, è pure segnato da ecchimosi e tumefazioni. La Sindone – ancora oggi al centro di affascinanti e controverse ricerche da parte degli scienziati – certamente è straordinario oggetto di devozione, che rievoca con impressionante precisione le sofferenze patite da Gesù di Nazaret durante la sua passione. Le analogie con la narrazione evangelica sono impressionanti. A cominciare dalla flagellazione, che Ponzio Pilato aveva ordinato forse con la segreta speranza di sottrarre Gesù alla pena capitale.

Le impronte della flagellazione – circa 120 – si notano in tutto il corpo dell’uomo della Sindone, ma soprattutto sulla schiena. La vittima veniva infatti legata a una colonna con il viso rivolto verso di essa. Lo strumento usato dai Romani per questa tortura era il flagello taxillato, costituito da strisce di cuoio appesantite da palline acuminate di piombo, che scarnificavano l’intero corpo al punto che talvolta provocavano la morte della vittima. Il sangue è presente in modo copioso su tutto il corpo sindonico. Il Vangelo racconta che i soldati, dopo aver intrecciato una corona di spine, la misero in capo a Gesù, e lo schernivano percuotendolo sulla testa con una canna. Tutta la superficie del cranio dell’uomo della Sindone è segnata da tracce di sangue, che sono più numerose sulla nuca. Ciò corrisponde a una corona non consistente in un piccolo cerchio di spine, ma a un vero e proprio casco di rovi calcato in testa, che evoca le insegne regali in uso all’epoca in oriente.

Il corpo impresso sul lino presenta due ampie ferite lacero contuse sulle due spalle, provocate dallo sfregamento della trave orizzontale che il condannato alla crocifissione doveva trasportare fino al luogo dell’esecuzione. Infatti, nella crocifissione romana il palo verticale, lo stipite, era già infisso a terra, mentre solo il palo orizzontale – una trave del peso di oltre 50 chili detta patibolo – veniva legato alle braccia distese del condannato, e poi assicurato con una fune alle caviglie, collegando con una corda i diversi condannati.

Dunque, le cadute di Gesù furono provocate anche dagli strattoni dei due ladroni che lo accompagnavano.

La Sindone documenta in modo inequivocabile che l’uomo avvolto in quel lenzuolo è caduto molte volte. Ci sono una serie di traumi cranici, provocati dalla robusta trave del patibolo che ad ogni inciampo schiacciava violentemente il capo del condannato contro le pietre della strada. Gesù, le braccia legate al patibulum, non può ripararsi il volto con le mani e va a cadere rovinosamente faccia a terra. Oltre al volto, anche le ginocchia evidenziano numerose lesioni della stessa natura. I soldati del picchetto che accompagna i tre sul Golgota si accorgono della prostrazione di Gesù, e forse temono che possa morire lungo la strada. Allora, con procedura insolita, costringono un uomo che passa di là, Simone di Cirene, a caricarsi il patibolo sulle spalle.

A questo punto, anche se alleviato del carico, il volto di Gesù è una maschera di sangue. L’uomo della Sindone ne fornisce una “fotografia” impressionante: il setto nasale è rotto; c’è una ecchimosi al centro della fronte, e poi una contusione all’altezza dello zigomo destro che comprime l’occhio.

Giunto al Calvario, Gesù viene spogliato brutalmente del suo mantello dai soldati, che per non tagliarlo lo tirano a sorte. Le ferite, rimaste aderenti alla stoffa, vengono riaperte dal brusco strappo della tunica. La Sindone mostra alcuni rivoli di sangue che sono riconducibili proprio allo strappo di un tessuto incollato alla pelle.

Tutto è pronto per la crocifissione. La Sindone riserva qui le sorprese maggiori: tutti gli artisti medioevali raffigurano il Cristo crocifisso nelle mani, mentre nella Sindone l’uomo avvolto nel lino non ha il palmo delle mani forate dai chiodi, ma sono invece i polsi a presentare il segno caratteristico dei ferri. L’anatomia conferma oggi che questa era l’unica modalità che rendeva staticamente sicura la crocifissione. Nell’uomo della Sindone non compare l’impronta del pollice: è un effetto inevitabile della lesione del nervo mediano, causata dal chiodo, che fa flettere automaticamente il pollice verso il palmo. Lo sfregamento dei fasci nervosi contro i chiodi, sui quali va a pesare tutto il corpo, procura un dolore lancinante.

Nell’uomo della Sindone, i piedi sono fra loro sovrapposti e trafitti da un unico lungo chiodo, che tormenta atrocemente il condannato durante il movimento rotatorio di oscillazione tra la posizione di accasciamento e sollevamento. La Sindone, fedelmente, ne fornisce traccia: la ferita del polso sinistro presenta due rivoli separati, che derivano dalle due posizioni tenute dalla vittima durante l’agonia. Lo stesso Gesù – come ogni condannato al patibolo – per alcuni istanti si accascia gravando sui chiodi delle mani, e poi si risolleva per non soffocare facendo leva sul chiodo che gli trafigge i piedi. È in questa posizione che il Figlio di Dio ha la possibilità di parlare, perdonando i suoi carnefici, dialogando con il ladrone pentito, e rivolgendosi a Maria e all’apostolo Giovanni. Poi, tutto è compiuto e Gesù muore. Viene sepolto in tutta fretta per via del sabato incombente. In questo modo, il suo corpo non viene lavato, cosicché viene affidato al sudario con tutti i segni della cruenta passione. Durante la deposizione e il tragitto verso la tomba, molto sangue misto a siero esce dalla ferita del costato. Il colore più intenso dimostra che si tratta di sangue fuoriuscito dopo la morte della vittima. Ma la Sindone ci parla misteriosamente anche della resurrezione: affinché l’immagine si sia riprodotta è stato necessario che il cadavere sia rimasto nel sudario almeno 24 ore ma non più di qualche giorno, perché altrimenti la putrefazione avrebbe distrutto l’immagine e il lenzuolo stesso. Tempi che corrispondono a quanto avvenne nel sepolcro trovato vuoto dalle donne e dai discepoli, la mattina di quel primo giorno dopo il sabato. 

Scritto da Mario Palmaro

20 commenti:

Anonimo ha detto...

Due delle persone che, ecclesialmente ma non solo, mi sono più care, compiono oggi gli anni, il giorno di Santa Bernadette Soubirous e di San Benoit Joseph Labre.

Un destino, una profonda amicizia, anche intellettuale, le unisce e le lega a quei due Santi: cosa che, in questi anni e, più ancora, in questi giorni appare emergere con sconcertante chiarezza.

Questo 'affacciarsi al secolo' (95 anni) di Joseph Ratzinger di oggi, poi, unisce un ulteriore e suggestivo particolare: il bimbo che nacque a Marktl, in Baviera, nella Schulstrasse, e che fu battezzato e fatto cristiano quello stesso giorno, il nel 1927, venne alla luce ... un Sabato Santo, come oggi.

E' possibile, infine, che Benedetto XVI abbia maturato proprio dieci anni fa, con il suo 85° compleanno, la decisione di lasciare.

Possibile se non addirittura probabile: l'annuncio della rinuncia avvenne non un giorno qualsiasi, ma quell'11 febbraio dell'anno successivo, festività della Madonna di Lourdes, che si lega profondamente alla figura di Bernadette,

Il mondo da allora è vertiginosamente cambiato e con esso, la liquefazione della realtà ha investito la Chiesa stessa.

Dicevo di suor Maria Bernarda Sobirós e di Labre...

Il destino del dolore, dei patimenti fisici anche gravissimi ed irreversibili, hanno toccato in quest'ultimo anno dei due anche per riflesso delle persone a loro più care.

Ma c'è un destino distinto, ma non meno profondo, significativo: l'inabissamento nell'anonimato, nel silenzio, ben al di sotto della coltre della cronaca, del fluire imbizzarrito degli eventi e della loro narrazione.

Come San Benedetto Giuseppe e come Santa Bernadette, gli ultimi anni dei due, sono di congedo -discreto- dal mondo.

Un operare al di fuori della storia che conta per il mondo, dentro una storia che solo altri Occhi possono vedere.

Forse l'unica storia che potrà rimanere in piedi, dopo questa corsa dissennata -ma sempre più fortemente e diffusamente voluta- verso la catastrofe.

Il 'piccolo mondo' che, in fondo, è 'contenuto' dal ritiro, dal dolore, dal silenzio, è l'unica cosa che oggi, è possibile 'trattenere' per noi stessi, affinchè ci sia data una pervenza di 'futuro'.
Cit. Sebastiano Mallia

Sabato Santo giorno del silenzio ha detto...

Il Silenzio è 𝐦𝐢𝐭𝐞𝐳𝐳𝐚:
quando non rispondi alle offese
quando non reclami i tuoi diritti
quando lasci a Dio la difesa del tuo onore

Il Silenzio è 𝐦𝐚𝐠𝐧𝐚𝐧𝐢𝐦𝐢𝐭𝐚̀:
quando non riveli le colpe dei fratelli
quando perdoni senza indagare nel passato
quando invece di condannare intercedi

Il Silenzio è 𝐩𝐚𝐳𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚:
quando soffri senza lamentarti
quando non cerchi consolazioni fuori di Dio
quando non intervieni, ma attendi che il seme germogli

Il Silenzio è 𝐮𝐦𝐢𝐥𝐭𝐚̀:
quando taci per lasciare emergere i fratelli
quando non chiedi plauso e riconoscimenti
quando lasci che il tuo agire possa essere male interpretato
quando dai ad altri il merito e la gloria dell’impresa

Il Silenzio è 𝐟𝐞𝐝𝐞:
quando taci perché è Lui che agisce
quando rinunci alle voci del mondo
per stare alla sua presenza
quando non cerchi comprensione
perché ti basta essere capito e usato da Lui

Il Silenzio è 𝐬𝐚𝐠𝐠𝐞𝐳𝐳𝐚:
quando ricorderai che dovremo rendere conto di ogni parola inutile
quando ricorderai che il diavolo è sempre in attesa di una tua parola imprudente per nuocere e uccidere

Infine il Silenzio è 𝐚𝐝𝐨𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞:
quando abbracci la Croce, senza chiedere il perché nell’intima certezza che questa è l’unica Via giusta.

(San Giovanni della Croce)

Da lo Spigolatore Romano ha detto...

Ripassare non fa mai male. Abbiamo recentemente visto come il rito antico è antichissimo e conserva diversi elementi di tale arcaicità. Oggi ne ricordiamo un altro: il tricereo, che fino alle improvvide riforme novecentesche compariva alla veglia del sabato santo. Esso deriva dritto dritto dalla più remota antichità. Se apriamo infatti il sacramentario gelasiano, la più antica fonte liturgica che conosciamo, risalente al V secolo circa (come testi che contiene) vediamo che il cero pasquale è posto sul suo piedistallo e ivi è acceso dal diacono mercé una candela ascosa dietro l'altare. E nel rito antico, tuttora, dove si asconde la quindicesima candela della saettia? Dietro l'altare! E come viene acceso il cero? Con una delle tre candele dell'arundine (che inizialmente era appunto una sola candela, che raddoppiò col tempo e poi triplicò), ma l'accensione del cero è sempre stata fatta con una candela! I riti pre-55 dunque rimontano ininterrottamente alla più remota antichità. Già che ci siamo ricordiamo pure che le pigne che vengono infisse nel cero non sostituiscono i grani di incenso ma il loro puntale che si conficca nel cero serve proprio a spingere i grani d'incenso dentro il cero.

Anonimo ha detto...

Anche io voglio fare gli auguri di Buon compleanno a Papa Benedetto, cui sono molto legato per svariati motivi, gli auguro soprattutto serenità e forza d'animo.

Anonimo ha detto...

Spigolando.

L'imperatore Tiberio morì il 16 marzo del 37 d.C. nel XXIII anno di regno. Giuseppe Flavio nelle Antichità Giudaiche riporta che il tetrarca Filippo morì nel XX anno di regno di Tiberio, nel 33-34 d.C.
Pertanto il XV di Tiberio (così san Luca per l'anno di avvio dell'attività di Giovanni il Battista, iniziata PRIMA di quella pubblica di Gesù) coincide necessariamente con il 28-29 d.C.
E' impossibile che le "tre pasque" di Gesù descritte nel vangelo di san Giovanni terminino nell'anno 30.
Il 29-30 favorisce l'attività penitenziale di Giovanni, perchè anno sabbatico. Gli fece seguito un anno giubilare (30-31): Gesù lo apre con il discorso di Nazaret (Lc 4). Al termine di questi due anni consecutivi di "sabato", finalmente si può seminare e Gesù può utilizzare la parabola del seminatore per catturare l'attenzione.
Nella velata minaccia del sinedrio a Pilato (se non condanni Gesù non sei amico di Cesare) c'è l'eco della damnatio memoriae di Seiano (ottobre del 31 d.C.), il plenipotenziario di Tiberio al quale Pilato doveva la carriera, finito in disgrazia agli occhi dell'Imperatore.
Il Battista, che aveva criticato la relazione di Antipa con la moglie di Filippo, fu arrestato e messo a morte quando Gesù predicava da tempo. Il tempo dell'esecuzione del Battista è alla fine del 31.
Erode Antipa, parlando di Gesù, menziona il martirio provocato al precursore. La Pasqua della redenzione è pertanto quella del 33 d.C. anno in cui il 14 nisan cade di venerdì (così non fu nei due anni precedenti). Gesù fu rivisto vivo il giorno 16 nisan, il primo giorno dopo il sabato, ancora con il segno dei chiodi dove fu trapassato.
Pietro e Giovanni nel sepolcro videro i teli sindonici avvolti, ma vuoti. Un mistero che poi ci ha consegnato quello dell'immagine sindonica nella sua unicità e irriproducibilità statistica.

Anonimo ha detto...

UNO DEI TESTI PIÙ BELLI CHE HO LETTO NELLA MIA VITA

Da un’antica «Omelia sul Sabato santo» (PG 43, 439. 451.462-463)

La discesa agli inferi del Signore

Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi. ​Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell’ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione. ​Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: «Sia con tutti il mio Signore». E Cristo rispondendo disse ad Adamo: «E con il tuo spirito». E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: «Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà. ​Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell’inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi, mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un’unica e indivisa natura. Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te uomo ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda sulla mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. Guarda sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta. Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all’albero. Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell’inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te. Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio. Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l’eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli».

Anonimo ha detto...

Fidem refundit perditis/ caecosque visu illuminat; / quem non gravi solvit metu / latronis absolutio

Anonimo ha detto...

Molti lo sapranno, ma oggi è bello ricordarlo: la sindone testimonia di un evento tanto improbabile che può essere solo quello. Un uomo ferito da una corona di spine, fori di chiodi mani e piedi, un colpo di lancia al costato, lesioni alle spalle, segni di flagelli, messo in un lenzuolo entro tre ore dalla morte, parzialmente ripulito ma non del tutto, tolto dal contatto con il tessuto in meno di 48 ore.
Il gruppo sanguigno (ignoto fino al termine del 1800) è certo (AB), il più raro, lo stesso di altre reliquie di Cristo. La modalità di formazione dell'immagine è ignota. Conteneva un corpo cosparso di ferite, ma quel corpo ha smesso di essere a contatto senza sfregamento e trascinamento dei liquidi fuoriusciti dalle lesioni. La scienza ha impiegato 19 secoli prima di poterne ricavare le informazioni, anche se l'invidioso ha provato a imbrogliare: con la Verità non funziona.

Anonimo ha detto...

https://www.marcotosatti.com/2022/04/16/lettera-a-rosanna-brichetti-nel-giorno-della-sua-morte/

Lettera a Rosanna Brichetti Messori nel Giorno della sua Morte.
16 Aprile 2022 Pubblicato da Marco Tosatti 1 Commento

Cari amici e nemici di Stilum curiae, il maestro Aurelio Porfiri ci dà notizia del ritorno alla casa del Padre di Rosanna Brichetti, la sposa di Vittorio Messori, a cui va tutto il nostro affettuoso ricordo. Preghiamo per Rosanna, e per Vittorio....

1 commento
PATER LUIS EDUARDO RODRÍGUEZ RODRÍGUEZ
16 Aprile 2022 alle 18:50
Offrirò molti Santi Sacrifici per sua anima. Le volte a casa loro, sempre mi hañno ricevuto con gentilezza infinita.

Oggi inoltre cpmpleanno di BENEDETTO XVI, pure è 81 compleanno di VITTORIO MESSORI.

SANTA BERNARDETTE E SAN BENEDETTO GIUSEPPE LABRÉ.

Anonimo ha detto...

Avvenire, giornale post-cattolico dei vescovi italiani, pubblica un articolo intitolato: "Ma forse Giuda non era un traditore".
Un altro giornale post-cattolico, L'Osservatore Romano, organo della santa Sede, aveva già pubblicato qualcosa di simile.
Bergoglio tiene persino un quadro dietro alla sua scrivania, in cui Cristo abraccia il cadavere di Giuda.

C'è ovviamente della logica in questa follia: se Giuda non era traditore, forse non lo sono nemeno loro, che hanno idolatrato Pachahama, che sono da più di mezzo secolo modernisti, ipocredenti, antropocentrici, relativisti, ecumenisti, sincretisti, e ora, col nuovo corso bergogliano, persino panteisti..
Che hanno persino rispolverato un vecchio idolo massonico (proprio la Pachamama, presente nelle logge napoletane del Settecento di rito "egizio") con la scusa di avvicinarsi alla spiritualità - rovesciata - degli sciamani amazzonici.

E' chiaro che se persino il traditore per eccellenza, Giuda, viene riabilitato, anche loro possono fingere di non avere tradito.
Inoltre, dietro questi insistenti tentativi di riabilitazione del dodicesimo apostolo, potrebbe anche esserci l'influenza del cabbalismo sabbataista e frankista: l'idea che la redenzione avvenga proprio attraverso il peccato, anche quello del tradimento. Anche Sabbatai Zevi, il falso Messia, apostatò la sua fede. La redenzione non sarebbe più dal peccato, ma attraverso il peccato. Un perfetto rovesciamento spirituale, un'inversione a u, che come tutti i rovesciamenti non può nascondere l'odore di zolfo del suo ispiratore.

In ogni caso si tratta di un lento cupio dissolvi del cattolicesimo "ufficiale" e "conciliare" verso l'infero, verso una sorta di cristianesimo capovolto, un misticismo rovesciato, una "controreligione" senz'altro panteista e forse luciferiana. Altro che Fatima!
Se Dio non avrà altri progetti.
Martino Mora

mic ha detto...

Deus, qui hanc sacratíssimam
noctem glória Domínicæ
Resurrectiónis illústras:
consérva in nova famíliæ tuæ
progénie adoptiónis spíritum,
quem dedísti; ut, córpore et
mente renováti, puram tibi exhíbeant
servitútem. Per eúndem
Dóminum nostrum

Sergio ha detto...

https://www.silvanademaricommunity.it/2022/04/17/la-luce-del-re-eterno-ha-vinto-le-tenebre-del-mondo/

Anonimo ha detto...

Cristo è risorto, ha vinto la morte, è davvero così, la nostra fede non si fonda su una storiella qualsiasi ma su un evento che ha cambiato il mondo. È così solo per chi crede? È solo un atto di fede? Così dicono, ma la scienza dimostra che Cristo è risorto davvero. La storia della Sacra Sindone va oltre la fede, anche la scienza dice che è risorto!
Buona Pasqua a tutti!!!
Attilio Negrini

Anonimo ha detto...


...ma Dio aveva altri progetti", che non sono quelli del NWO, del Great Reset, dell' Agenda 2030, di lorsignori, gli illuminati dal Principe delle Tenebre ed i loro sciocchi servitori

Da non perdere. ha detto...

https://www.totalitarismo.blog/il-quarto-calice-un-libro-per-la-pasqua/

Anonimo ha detto...

La Chiesa già nel 1962 tendeva ad avere paura del mondo, e a soddisfarlo nelle sue richieste, quantunque del tutto fuori luogo.
Prova ne è l'eliminazione dell'aggettivo "perfidus" nell'invocazione del Venerdì Santo "Oremus pro perfidis Judaeis", che non significava "Preghiamo per i perfidi ebrei" bensì "Preghiamo per gli ebrei che non hanno la fede".
Da allora ne abbiamo fatto di strada, la Chiesa ormai si è fatta tappetino ai desiderata del mondo, oggi non si può neppure dire "Preghiamo per gli ebrei che non hanno la fede".
Anche perché, tra l'altro, è la Chiesa stessa ad avere perso la fede, meglio per prima cosa pensare a noi stessi che agli altri. Quindi preghiamo: "Oremus pro perfida Ecclesia!"

Una interessante nota di cronaca ha detto...

LA PASSIONE DI CRISTO
“Mel Gibson ha avvertito Jim che il personaggio sarebbe stato molto difficile e che se avesse accettato, avrebbe potuto essere emarginato a Hollywood.
Caviezel chiese un giorno per pensarci e la sua risposta fu:
"Penso che dobbiamo farlo, anche se è difficile, le mie iniziali sono J.C. e ho 33 anni , Non me ne ero reso conto fino ad ora".
Mel ha risposto con un sincero: "Mi stai spaventando".

Durante le riprese, Jim Caviezel (interpretando Gesù ) ha perso 45 chili , è stato colpito da un fulmine, accidentalmente frustato 2 volte, lasciando una cicatrice di 14 pollici, si è lussato la spalla e ha sofferto di polmonite e ipotermia essendo appeso quasi nudo su un attraversare per diverse ore fuori.
"Non voglio che le persone vedano Me, voglio solo che vedano Gesù. Attraverso quelle conversioni accadranno”.
Quasi come una pubblicità, sono successe molte cose strane. Pedro Sarubbi, che interpretava Barabba, sentiva che non era Caviezel a guardarlo, ma Gesù Cristo stesso quando interpretava quella parte... ;
"I suoi occhi non avevano odio o risentimento verso di me, solo misericordia e amore.
" Luca Lionello, l'artista che interpretava Giuda, era un ateo dichiarato prima dell'inizio delle riprese.
Quando finì di girare il film , si convertì, confessò e battezzò i suoi figli.
Anche uno dei dirigenti tecnici, musulmano, si è convertito al cristianesimo...
Alcuni produttori hanno affermato di aver visto alcune persone vestite di bianco dare consigli, che non sono apparse più alla fine delle registrazioni.
La passione di Cristo è il film con il maggior incasso di tutti i tempi negli Stati Uniti, con 370,8 milioni di dollari ...
In tutto il mondo ha incassato 611 milioni di dollari.
Ancora più importante, ha raggiunto molte anime in tutto il mondo.

Jim Caviezel ;
“La Passione di Cristo ha rovinato la mia carriera con questo grande personaggio, nel film La Passione di Cristo ha distrutto la mia carriera di attore, ma non mi pento di averlo interpretato.
Questa è stata un'opportunità unica per rafforzare la mia fede in DIO”

Da lo Spigolatore Romano ha detto...

VENERDÌ SANTO E COMUNIONE
La più antica descrizione della liturgia papale del venerdì santo risale all'VIII secolo. Il papa va scalzo dal patriarchio lateranense fino a Santa Croce in Gerusalemme con un turibolo fumigante in mano cantando il salmo 118. Entrato in chiesa al buio pone la reliquia della croce sull altare, la adora e bacia. Altrettanto fanno i presenti. Poi si leggono le lezioni, si canta il passio e le orazioni ireniche. Infine torna al patriarchio sempre cantando il salmo 118. L ordo romanus XXIII ci informa espressamente che in quel giorno il papa, conforme una vetusta disciplina, non si comunica, e neppure i diaconi. I fedeli, se volevano comunicarsi, potevano invece farlo sotto la sola specie del pane. Invece nei vari titoli (parrocchie) i fedeli potevano comunicarsi pure sotto le due specie. (Cfr. Righetti Storia liturgica II, pag. 227). Dieffe.

Anonimo ha detto...

https://it.aleteia.org/2020/02/28/nuovo-studio-sulla-sacra-sindone-non-e-limmagine-di-un-defunto-ma-di-un-vivo-che-si-alza/2/

Viator ha detto...

LA SINDONE E' AUTENTICA,ANCORA ULTERIORI SCOPERTE SCIENTIFICHE DEL MASSIMO ORGANISMO SCIENTIFICO ITALIANO
.........La Sindone, altrimenti, sarebbe stata «realizzata dal più geniale falsario mai apparso sulla Terra e ancora oggi sconosciuto», il quale avrebbe dovuto conoscere «alcune tecnologie o informazioni prima della loro invenzione e divulgazione […] non poteva essere a conoscenza di scoperte moderne sia perché le tecniche a disposizione a quel tempo non permettevano di eseguire una simile opera dal punto di vista macroscopico e microscopico». Ma chi sostiene questa tesi, assume una posizione irragionevole, in quanto:

1) L’immagine corporea della Sindone è un falso negativo: tecnologia scoperta ed utilizzata nella fotografia solo nel 1850.
2) I chiodi sono infissi nei polsi dell’uomo della Sindone: ma in tutte le rappresentazioni antiche della crocifissione i chiodi sono piantati nelle mani, anche se in questo modo il corpo non poteva rimanere appeso in croce. L’ipotetico falsario medioevale non poteva saperlo o comunque non avrebbe avuto motivi per contraddire le rappresentazioni della tradizione, rischiando così di dare adito a sospetti.
3) L’immagine della gamba sinistra è più corta della destra: una conseguenza del metodo di inchiodatura dei piedi e della rigidità cadaverica repentina, due aspetti sconosciuti nel Medioevo, essendo stati scoperti solo in tempi recenti.
4) Sul lato destro della cassa toracica c’è una grande macchia di sangue e siero: nessun ipotetico falsario medievale poteva sapere che ciò è una conseguenza della morte istantanea per rottura della parete del cuore, una scoperta recente della medicina.
5) Le macchie di sangue sono nette e sotto di esse non c’è immagine corporea: queste caratteristiche sono incompatibili con un’opera artistica.
6) Ci sono numerose macchie di sangue sulla fronte e sulla calotta cranica: la rappresentazione tradizionale di Gesù è sempre stata con una corona di spine mentre le ferite sulla Sindone presuppongono un casco di spine, un fatto sconosciuto fino a tempi recenti. Nessun falsario, ancora una volta,avrebbe avuto motivi per contraddire di punto in bianco la rappresentazione tradizionale.
7) L’immagine corporea è assente in alcuni punti quali la parte destra della faccia e della fronte e altre parti del corpo: solo recentemente se ne è spiegata la ragione che è collegata alle formalità rituali della sepoltura.
8) L’immagine corporea contiene informazioni tridimensionali: i dipinti e le foto sono generalmente piatti e, a parte le difficoltà tecniche di riproduzione, non si spiegano i motivi che possono aver indotto l’ipotetico falsario a creare un simile effetto, inutile e sconosciuto nella storia dell’arte.
9) L’immagine corporea è estremamente superficiale e consiste di fibrille colorate giallo-seppia che risultano ossidate e disidratate: per le tecniche chimiche e fisiche antiche conosciute non sarebbe stato possibile, mentre esiste una tecnica optoelettronica moderna compatibile.

Si deduce, dunque, che «la Sindone non è un falso e tanto meno medievale, ed ha contenuto realmente il corpo morto di un uomo crocifisso in tempi antichi».