Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 22 aprile 2022

Si allarga la preoccupazione episcopale per ciò che sta accadendo in Germania

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La “Lettera fraterna aperta” dei vescovi cattolici di tutto il mondo all’episcopato tedesco [qui], una critica pubblica al “cammino sinodale” intrapreso dai vescovi tedeschi, è diventata ancora più internazionale negli ultimi giorni, poiché alla lista hanno aggiunto i loro nomi vescovi di due continenti precedentemente non rappresentati e di cinque nuovi Paesi.

Tra i nuovi firmatari dalla pubblicazione della lettera, infatti, ci sono l’arcivescovo Tomash Peta de Maria Santissima ad Astana (Kazakistan), l’arcivescovo emerito Fernando Guimarães dell’Ordinariato militare del Brasile, il vescovo Adair Guimarães di Formosa (Brasile), il vescovo emerito Jaime Fuentes di Minas (Uruguay), e il Vescovo emerito Alberto Montero di Canelones, Uruguay.

Con l’aggiunta di questi vescovi del Sud America e dell’Asia, la lettera ora include la rappresentanza di tutti i continenti a parte l’Antartide, dove mancano i vescovi. E con l’aggiunta dei vescovi Mark Davies di Shrewsbury (Inghilterra) e Stephen Robson di Dunkeld (Scozia), la lettera include ora le firme di vescovi di 15 paesi del mondo, per un totale di una novantina di vescovi (che rappresentano però solo il 2% circa dei circa 5.600 vescovi cattolici nel mondo). Attualmente, tra i vescovi italiani ha firmato solo il vescovo emerito di Carpi, monsignor Francesco Cavina.

“Sembra di vedere una parte della Chiesa nel nostro continente cadere nello scisma e non credere e insegnare più ciò che la Chiesa universale crede e insegna”, ha detto il vescovo Davies dopo la pubblicazione della lettera. “La mia speranza è che questa lettera e altre iniziative simili dei vescovi contribuiscano all’unità della testimonianza della Chiesa e aiutino a dissipare la confusione tra i fedeli, specialmente tra i giovani”.

Il testo della lettera di correzione fraterna descrive come causa di “possibilità di scisma nella vita della Chiesa” la promozione di idee eterodosse relative alla sessualità umana e all’ordinazione sacerdotale.

L’aggiunta di firme da tutto il mondo è un fattore importante affinché la lettera raggiunga due obiettivi importanti e correlati. Da un lato, deve evitare di essere caratterizzata come uno sforzo “solo americano”, cioè statunitense, data la tendenza prevalente nei media a presentare l’episcopato “conservatore” degli Stati Uniti come fuori contatto con la Chiesa universale, e specialmente con il Santo Padre. Se la rappresentanza dei vescovi internazionali, in relazione ai vescovi statunitensi promotori e primi firmatari, continua a crescere, la lettera sarà sempre più resistente a tali approcci e tanto più attraente per altri potenziali firmatari che preferirebbero non apparire non collegiali con i loro confratelli vescovi di diverse parti del mondo.

Inoltre, l’inclusione di più vescovi da tutto il mondo è importante affinché la lettera possa essere considerata una sorta di manifestazione universale della preoccupazione episcopale per ciò che sta accadendo in Germania, un passo oltre le precedenti lettere emesse dai vescovi della conferenza episcopale di Polonia.

Il testo della lettera, infatti, inizia evidenziando come ciò che accade in Germania potrà avere conseguenze per il resto del mondo, quindi includere le firme di più vescovi da più luoghi, in particolare dal sud del mondo, non farà altro che dare più credibilità a questa preoccupazione.

Il vescovo Thomas Paprocki di Springfield (Illinois), che funge da portavoce dei media per i vescovi che hanno organizzato e promuovono la Lettera, ha affermato che la maggiore rappresentanza geografica della Lettera mostra “che c’è una collegialità tra i vescovi del mondo, che è un’altra espressione di chiesa sinodale. È molto incoraggiante”.

“Ora che la Lettera aperta fraterna è pubblica, sembra che finalmente ne parlino tra di loro i vescovi”, ha detto mons. Paprocki, aggiungendo che qualsiasi vescovo che voglia aggiungersi ai firmatari può inviare un messaggio email all’indirizzo episcopimundi2022@gmail.com.

Alcuni vescovi del nord Europa e il leader dei vescovi cattolici polacchi hanno già espresso pubblicamente le loro preoccupazioni per il Cammino sinodale tedesco, ma i loro nomi ancora non compaiono come firmatari della Lettera internazionale. Mancano anche altri nomi che ci si aspetterebbe di vedere in una lettera del genere, come quelli di alcuni cardinali e di ordinari americani. Certo, potrebbe essere solo questione di tempo. La lettera, del resto, è stata pubblicata durante la Settimana Santa e quindi pochi giorni fa. Fonte

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Sicuramente un'azione positiva e correttrice di errori ormai incistatisi in gran parte della società oltre che nella chiesa, tuttavia siamo solo alla schiuma di un mare in tempesta, in completo sovvertimento. Punta di un iceberg, di cui è impossibile conoscere le reali e profonde dimensioni che affondano nel cuore dei cattolici, del cattolicesimo e della società ormai al 90% scristianizzata. Corruzione sistematica, messa in atto da uomini e donne assetati di potere, di danaro, certi di essere in grado di saper controllare, per loro stessi, la deboscia che seminano e coltivano ovunque ed in ogni modo per corromper e fiaccare persone, popoli e l'umanità intera per poi asservirla a loro stessi come oggetto di trastullo sulla terra da loro interamente controllata quale stanza dei loro superbi giochi crudeli, spericolati, disumani, infernali.

Anonimo ha detto...

La Germania è un paese perso per la cattolicità, da ricordare e stampare il discorso che Benedetto XVI fece a Freiburg durante la sua ultima visita ufficiale da Pontefice in terra natia, lì tutto è spiegato con una chiarezza impressionante, non si volle dare peso al discorso, anzi ci furono critiche feroci, alla partenza quasi tutti i vescovi e card. si rifiutarono di stringergli la mano, la scusa patetica fu che già lo avevano salutato, i soldi, tanti, troppi, che arrivano dall'iniqua tassa sulla religione, non fanno neanche un grammo di fede, Wann das Gelde klingt ( Lutero dixit) vale allora come adesso, che Dio abbia pietà dei tedeschi e di tutti gli europei, anche se non la meritano.

Anonimo ha detto...

Vorrei sperare che la terribile guerra in corso possa avere almeno un effetto positivo: intendo, di far rinsavire il Papa e la gerarchia,almeno in parte. È ora che la Chusa ritrovi un po' di autorevolezza.

Anonimo ha detto...

Il 21 aprile si è concluso l’incontro in Vaticano tra Papa Francesco e il premier ungherese Viktor Orban. “Dio la benedica, benedica la sua famiglia e l’Ungheria”, ha detto il Pontefice al termine del colloquio. Lodando l'aiuto dato ai rifugiati ucraini e gli sforzi per la pace.
Il Papa ha benedetto Orban e l'Ungheria: uno dei pochi paesi che proibisce l'insegnamento Gender nelle scuole.
Peccato per la mancanza di coraggio del Papa, nel non voler affrontare questo tema apertamente.
Questo è uno dei motivi per cui c'è ancora questa guerra : usata come flagello contro l'occidente corrotto...