Nella nostra traduzione da New Liturgical Movement una appassionata analisi sulla intraducibilità delle parole latine del Canone romano. Qui l'indice sulle mirabili formule del latino liturgico.
Una recensione del Canone Romano
e delle Parole del Messale
Il vecchio detto italiano "Chi traduce mente [tradisce -ndT]" potrebbe essere un'esagerazione, ma come tutte le esagerazioni, contiene un fondo di verità. Ogni lingua, a ben vedere, ha il suo ecosistema distintivo, ovvero il suo modo dinamico di interagire internamente. Come spiega la pluripremiata traduttrice Edith Grossman:
Dietro ad ogni lingua esistono immense storie individuali e non esistono due lingue, con tutti i loro accrescimenti di tradizione e cultura, che si incastrino perfettamente... Le parole o la sintassi... sono peculiari di lingue specifiche e non sono trasferibili.
Dovremmo essere grati, quindi, per qualsiasi cosa faccia luce sull'ecosistema del latino liturgico, poiché tale ecosistema è parte del tesoro del Rito Romano tradizionale. Se, ad esempio, il Messale Romano del 1962 fosse tradotto, in modo accurato ed eloquente, in inglese, e se poi venisse celebrato esclusivamente nella traduzione, qualcosa andrebbe comunque perso.
Due libri, uno recente e uno meno recente, ci aiutano a comprendere la potenziale perdita. "The Roman Canon: An Interlinear Translation" è stato scritto da Craig Toth e curato dal fondatore della Romanitas Press, Louis Tofari. Toth ha coltivato per tutta la vita un interesse specialistico per l'ebraico, il greco del Nuovo Testamento e il latino ecclesiastico, e ha tradotto gli scritti latini di San Lorenzo da Brindisi e Cornelio à Lapide.
Come suggerisce il sottotitolo, il cuore del libro è una traduzione interlineare del Canone Romano, in cui la traduzione inglese appare direttamente sotto la parola latina che traduce. Questa disposizione è particolarmente utile per chi non parla latino, consentendo di seguire il flusso dell'originale. E una volta acquisita familiarità con questo flusso, le persone sono maggiormente in grado di seguire il Canone durante la Messa, indipendentemente dal fatto che portino con sé o meno la loro copia [nel Messale -ndT] del Canone Romano. Toth fornisce anche traduzioni interlineari di tutte le Prefazioni e Sequenze del Messale tradizionale, nonché un'analisi della Colletta. Numerose note a piè di pagina accompagnano queste sezioni per ulteriore chiarimento.
Tuttavia, è stata l'altra parte del libro a interessarmi di più: saggi sulla storia, lo stile e il carattere del latino cristiano, nonché saggi sul Canone Romano, come una "Nota sull'oralità dietro il Canone" e "L'influenza dell'acustica architettonica e la composizione della liturgia eucaristica".
Il Canone Romano contiene anche un utile glossario di termini e due interessanti appendici. La prima, "Toto orbe terrarum : orbe si riferisce effettivamente a una sfera?", fornisce ampie prove del fatto che la Chiesa medievale credesse nella sfericità della Terra. Vorrei solo che Toth avesse spiegato perché questa precisazione sia importante, ovvero perché confuta la propaganda anticattolica americana del diciannovesimo secolo secondo cui tutti credevano in una Terra piatta, finché Cristoforo Colombo, scientificamente progressista, non dimostrò che si sbagliavano. In secondo luogo, "Il significato lessicale di Amen" esplora le sfumature dell'originale ebraico e perché i Padri della Chiesa ritennero saggio lasciare non tradotti alcuni prestiti linguistici come questo. Sarebbe interessante conoscere l'opinione di Toth sull'eccezione francese a questa regola, l'unica lingua che conosco che usa una versione tradotta ( Ainsi-soit-il / Così sia) di "Amen".
Quasi un secolo prima del Canone Romano, Cyril Charlie Martindale, SJ pubblicò The Words of the Missal, nuovamente disponibile grazie a un'eccellente ristampa del 2023 di Os Justi Press. Padre Martindale fu tra i cattolici più famosi in Inghilterra nella prima metà del XX secolo, e la sua lista di amici rappresenta un elenco di altri famosi cattolici inglesi, nomi come Padre Martin D'Arcy, Mons. Ronald Know, Graham Greene ed Evelyn Waugh. Waugh studiava a Oxford quando incontrò per la prima volta Martindale, che insegnava lì. "Affascinò e stimolò gli studenti universitari più diversi con il suo zelo instancabile, la sua dizione incisiva e la sua modernità", scrisse Waugh. "Era carico di distinzioni accademiche, ma si teneva lontano dai luoghi di prestigio". La rivista America ha descritto Martindale come un progressista liturgico, ma Waugh non è d'accordo: egli fu particolarmente dispiaciuto quando Martindale morì nel 1963, perché, tra le altre cose, ciò significò che non era rimasto nessun importante sacerdote inglese in grado di confutare le sconsiderate riforme della liturgia che (a suo parere) si stavano verificando in quel periodo.
Martindale, definito "il Fulton J. Sheen britannico", scrisse su una varietà di argomenti (spiritualità, vite dei santi, l'Apocalisse e racconti), ma era particolarmente dotato per la lingua. Nello stesso anno (1904), vinse il Premio Gaisford per aver tradotto una parte delle Georgiche di Virgilio dal latino al greco e il Premio del Cancelliere per aver tradotto dall'inglese al latino il poema "Sertorio" di Lionel Pigot Johnson del 1889. "The Mind of the Missal" di Martindale del 1929 è una raffinata introduzione alla Messa e all'anno liturgico, mentre "The Words of the Missal" del 1932 esplora la teologia del Rito Romano individuando alcuni termini importanti nella liturgia, soprattutto nei Propri. Come spiega Martindale:
Il metodo di questo libro... è semplicemente quello di prendere alcune delle parole che ricorrono spesso nel Messale, che in un certo senso le rendono parole "preferite" nella Liturgia, o altrimenti, altre parole che potremmo non notare; raccogliere diversi esempi del loro uso (perché gli esempi isolati dimostrano poco; molti esercitano un effetto cumulativo); e poi, per così dire, sviscerarli in una misura che può persino apparire esagerata – ma può servire a quello scopo intermedio menzionato sopra, e spremere da loro una sorta di succo di significato che dovrebbe essere prezioso. Certamente nessun lettore si aspetterebbe di prestare attenzione a tali dettagli durante la Messa stessa; ma, avendolo fatto al di fuori della Messa, scoprirà che la Messa diventa piena di ulteriore godimento (11).
Martindale, nello scrivere il libro aveva in mente due speranze: in primo luogo, che alcuni lettori "potessero identificarsi più pienamente con la Liturgia e, attraverso la Liturgia, con la Messa" (192). In secondo luogo, per aiutare le persone a essere "liete e grate che la Messa venga celebrata in latino, e non in volgare" (192-93). Speculando nel 1932, Martindale immagina che "la parte 'istruttiva' della Messa" potrebbe "un giorno essere tollerata in volgare", ma è fiducioso che "la parte sacrificale non lo sarà mai" a causa delle qualità distintive del latino: è "una lingua molto più sonora e magnifica dell'inglese", non può diventare antiquata come il vecchio Book of Common Prayer o la King James Version, è meravigliosamente dignitosa e piena di buon senso, e le sue parole sono ora impermeabili a un cambiamento di significato (194).
E, potremmo aggiungere, che le parole in latino hanno un valore insostituibile. In un libro precedente, Le parole creative di Cristo, Martindale si concentra su cinque cose che Gesù Cristo riferisce a se stesso (la Luce, la Via, il Pastore, il Pane e la Vita), concentrandosi sulle cose in sé e non tanto sulle parole che le significano. In Parole del Messale, tuttavia – e per usare la sua metafora del succo spremuto – Martindale è attento al dolce significato nascosto dei termini latini, pressoché impossibile da tradurre.
L'esempio che Martindale fornisce nella sua introduzione è il verbo succurrere, che viene tradotto come "aiutare" o, in modo un po' più pretenzioso, come "soccorrere". Non c'è nulla di inesatto in queste traduzioni, ma trascurano l'etimologia della parola, che letteralmente significa "correre sotto", "rende chiara la visione di una persona nell'atto stesso di cadere e di chi corresse a braccia aperte per afferrarla e sorreggerla". Martindale continua:
Di certo non è semplicemente fantasioso avere “nel profondo della propria mente” il pieno significato più profondo di quella parola comune, ed essere piuttosto emozionati dal pensiero di Dio – a cui chiediamo di “soccorrerci” – così pieno di infinito amore, infinita tenerezza, illimitato desiderio di salvezza che Egli corre positivamente in nostro soccorso, con le braccia aperte, sostenendo con forza la nostra anima già vacillante! (13)
Le parole del Messale sono ricche di spunti di questo tipo e sono organizzate approssimativamente secondo diversi temi: gioia e letizia, tristezza e consolazione, appagamento e soddisfazione, novità e salute, ecc. C'è anche un capitolo sul misticismo del Messale e sulla differenza tra mistero, sacramento e simbolismo, un capitolo sulle luci e le ombre del significato e un capitolo sulle delizie del significato. Qual è, vi prego, la differenza tra le luci e le ombre del significato e le delizie del significato? Acquistate il libro e scopritelo: vale la pena avere una gemma così illuminante sul vostro scaffale.
Questa recensione è stata originariamente pubblicata sulla rivista The Latin Mass n. 34:1 (primavera 2025), pp. 76-77. Un sentito ringraziamento ai redattori per averne consentito la pubblicazione.
Michael P. Foley[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
3 commenti:
La diversità delle lingue indica la diversa sfumatura della percezione che il popolo xy ha avuto dell'oggetto, del fatto, del sentimento in questione e diverso è l'uso delle consonananti e delle vocali, nelle quali noi Italiani abbondiamo, per esempio. Nei fatti tradurre è impossibile perché impossibile è entrare nell'anima, nello spirito, nella cultura, nella storia di un altro popolo, traducendo facciamo il meglio che possiamo. Ancora più difficile, fino all'impossibile, tradurre la Messa. Per questo è giusto darsi il tempo necessario per imparare come bambini dalla ripetizione degli adulti. In tal modo, senza sapere, si entra in contemporanea anche nello spirito della Messa. È giusto quindi portare anche i bambini piccolissimi alla Messa in latino affinché entrino piano piano nello spirito di quanto sta accadendo eppoi piano piano incominceranno a ripetere una parola e comprendere il significato nel tempo dalla ripetizione degli adulti, anch'essa sempre più consapevole quanto più l'adulto entra nel mistero.
E chissà quanto si discosta la liturgia latina da quella in aramaico o armeno.
Cosa c'entra col canone romano? La Chiesa ha scelto il latino.
Posta un commento