Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 8 marzo 2016

Imparare il silenzio fecondo e carico dell’incontro con l‘unica Parola

Oggi, 8 marzo, condividiamo questo scritto di Costanza Miriano.

La Vergine del silenzio
Una sera sono partita da Roma con l’ultimo volo, e sono arrivata in albergo a Milano a notte fonda. Poche ore di sonno, e poi, ancora di notte, mi sono rimessa in viaggio verso il Lago d’Orta. Lungo l’autostrada immersa nel buio l’attesa della luce (e del calore: erano meno sette gradi!), cresceva. Dovevo fare delle riprese del Monastero delle Benedettine sull’Isola San Giulio, il Mater Ecclesiae, un luogo che da tempo sognavo di vedere, e sognavo il sole sorgere sul lago, illuminare le vetrate, circondare di riflessi le mura circondate da acque scure. Per raccontare il volto femminile della misericordia, come mi aveva chiesto il mio direttore, non c’era niente di meglio che scrutare il volto di una super donna, madre Anna Maria Canopi, la badessa del monastero. Per raccontare il bisogno che la nostra civiltà immersa nel buio ha della luce della fede non c’era niente di meglio che tornare in un luogo custodito dalle figlie di San Benedetto, cioè di colui che Dio scelse quando una civiltà stava finendo, per difenderne e conservarne e trasmetterne il meglio con la preghiera e il lavoro.

Quel viaggio di qualche settimana fa mi torna in mente oggi, mentre cerco qualcosa da dire sulla festa della donna. Le donne più belle che ho incontrato ultimamente le ho viste lì. Credo che una donna sia bella quando le sue contraddizioni sono ricomposte, riportate a unità, e la monaca è proprio questo: una donna unitaria. Una donna che non si fa trascinare dal desiderio di piacere, dall’ansia di essere dappertutto, dal bisogno di essere la prima della classe (anche quando la classe ha una sola allieva, noi comunque abbiamo l’ansia da prestazione). Una donna le cui azioni sono tutte ricondotte all’unità da un cuore immerso nella preghiera, e che di questa preghiera trabocca.

La monache sono donne così profondamente realizzate, e così specialmente belle, e così potenti! Non esiste niente di più potente al mondo di una donna che prega, perché unisce al potere della preghiera, il potere di commuovere il cuore di Dio, la forza di un cuore che chiede, e ci sono certi cuori di madre (tutte le donne sono madri, ha detto Madre Canopi) a cui davvero nessuno, neppure Dio lo vuole, può resistere, come alle nozze di Cana.

La prima cosa che ho visto in portineria è stata l’icona della Madonna del silenzio: ne avevo un santino un po’ stropicciato regalato da amiche perugine, e desideravo tanto averne altri, con la preghiera di Fra Emiliano Antenucci. E così ho scoperto che quell’icona che guardavo tutti i giorni è legata alle Benedettine dell’Isola di San Giulio: sono state loro a scriverla su richiesta di Fra Emiliano, partendo da un’immagine di un affresco (la storia è raccontata in La Vergine del Silenzio). L’originale sta in vaticano, nel palazzo apostolico, ma una meravigliosa copia (di quelle da due soldi, per me preziosissima) adesso sta in camera mia.

Maria ha la mano destra alle labbra: “si manifesta così – scrivono le monache – che lo stupore per il mistero dell’incarnazione deve diventare un atteggiamento permanente del cuore, ascolto ininterrotto del Verbo che incessantemente risuona nell’intimo, silente canto di lode che prorompe da tutte le fibre dell’essere”. Sarà difficile crederlo, soprattutto per chi mi conosce meglio, ma l’augurio che mi faccio per questa festa della donna è di imparare il silenzio, un silenzio fecondo e carico dell’incontro con l‘unica Parola che vale davvero la pena di dire, di ascoltare. A volte il silenzio, e l’osservazione e la custodia nel cuore di quello che ci ferisce, che ci fa fatica accettare, è l’unica via di uscita. Nell’icona il nastro che orla il mantello di Maria è in oro bianco, e sembra una strada. Noi sappiamo quale, anzi Chi è la Via, ma abbiamo bisogno di vigilare per non perderci, e Maria, scrivono le monache, si fa compagna in questo cammino. Il nastro nell’icona sale. Scende, a un certo punto scompare poi ricompare: “questo significa che la strada buona non è tutta lineare, agevole, scontata; perciò serve fidarsi”. Bisogna salire e quindi meglio non sprecare il fiato a parlare, come si fa in montagna. Ma il silenzio non è solo un mezzo ascetico. Quando nel punto più alto del braccio destro il nastro si interrompe, quando la strada sembra bloccata, chiusa, persa… Quando sembra sia arrivata la morte di tutto quello che in questa vita ci faceva gioire, allora serve fare un salto di livello. Maria porta la mano alla bocca e sembra dire:
“Poni un sigillo alle tue labbra, custodisci la Parola nelle profondità del cuore, lasciati sorprendere dallo Spirito. E quando non vedi più come proseguire nel cammino, quando ogni opportunità pare perduta, quando le fatiche affrontate sembrano essere state vane, taci. Lasciati portare oltre dal silenzio, lasciati sollevare dall’amore, senza opporre resistenza, senza frapporre il tumulto dei tuoi pensieri. Allora ritroverai la Via da seguire e, seguendola, intravvederai il mio volto, irradierai la pace”.
Auguro alle mie amiche, e prima di tutto a me stessa, di imparare a somigliare un po’ alle donne meravigliose che nel segreto dei monasteri di tutto il mondo lo mandano avanti misteriosamente, continuando a chiedere la grazia per noi. Auguro a quelle donne meravigliose di essere sempre consapevoli del regalo che ci fanno per il loro solo esserci. Anche noi che siamo nel mondo, nei nostri monasteri interiori, spesso collegati fra di loro via telefono o social o anche molto molto più in alto, con il cloud cosmico della comunione dei santi, custodiamo nel silenzio e nelle nostre preghiere – valgono anche quelle distratte, spezzettate, al semaforo o dal dentista – le vite di coloro che ci sono affidati, i nostri mariti, i figli, i genitori, le amiche e gli amici, anche noi nel nostro piccolo custodiamo dolori e chiediamo grazie, e ricominciamo ogni giorno a dire sì alla vita.

11 commenti:

mic ha detto...

Lettera di Madre Canopi su un increscioso fatto di cronaca, che ha riguardato le claustrali di Napoli:

«La visita del Papa a Napoli è avvenuta in un clima di cordiale ed entusiastica accoglienza, come c’era da aspettarsi da quella vivace popolazione. Che anche le monache clarisse cappuccine e le altre claustrali della diocesi siano uscite dalla loro clausura per stringersi attorno al Santo Padre, non è motivo di stupore e tanto meno di scandalo. Nella loro semplicità si sono forse lasciate trasportare dal loro entusiasmo nel manifestare la loro gioia, ma non hanno certamente voluto fare protagonismo».
«Tuttavia, le considerazioni fatte al riguardo dall’attrice e scrittrice Luciana Littizzetto nella trasmissione «Che tempo che fa», pur essendo un po’ indelicate, potevano essere accettate più dignitosamente in silenzio, evitando ogni ombra di polemica e autodifesa, soprattutto non con un mezzo di comunicazione della tecnologia più avanzata, che ha vasta e immediata diffusione».

«Al di là dell’episodio di Napoli, non è forse superfluo affermare che per necessità di lavoro, è talvolta inevitabile usare tali mezzi – in particolare e-mail per comunicazioni rapide, spedizione di articoli, programmi per l’amministrazione ecc. –, ma altrettanto necessario è usarli con la massima sobrietà e proprio solo là dove sia indispensabile, perché, in verità, poco si addicono a una vita claustrale contrassegnata da povertà, umiltà e silenzio, nascosta agli occhi del mondo, non per ignorarlo, ma per tenerlo, nella preghiera, sotto lo sguardo di Dio. Il rischio di mondanizzazione è reale: anche senza accorgersene, si può essere trascinati lontano, molto lontano… Tutto quello che è in più dell’indispensabile è superfluo e – dicono saggiamente i maestri dello spirito – non edifica, anzi potrebbe danneggiare».
«Può accadere – ad esempio alla mia comunità – di non avere e non voler avere un sito Internet, eppure di trovarsi messe in Internet da altri… È proprio difficile oggi sfuggire alla pubblicità!».
«Gli odierni mezzi di comunicazione sono certamente efficaci, ma, per noi claustrali, più sicuro e senza equivoci è il silenzio orante, che non è isolamento egoistico, bensì comunione profonda, in cui tutte le diversità possono armonizzarsi nella benevolenza verso tutti gli uomini e dare così frutti di quella vera pace tanto desiderata e mai pienamente raggiunta».

mic ha detto...

Corde tacito mens bene conscia conservat patientiam...

mic ha detto...

Da: Pensieri di Anna Maria Canopi "Il silenzio del monaco"

<< Sileat a facie Domini omnis terra >> (Ab 2, 20)

Deve tacere tutto il mondo
che è in noi:
mondo di confusione, di vanità,
di ansietà, di miseria.
Portiamo questo nostro mondo
al cospetto di Dio,
e mettiamolo in silenzio,
perché giunga all’adorazione.

Marco P. ha detto...

"Tutte le donne sono madri, ha detto Madre Canopi", probabilmente non ha letto questo:

http://www.radiospada.org/2016/03/la-maternita-rinnegata-dal-parrucchiere/

Queste non sono né madri né donne: sono figlie del vuoto, quello che hanno nel cuore e quello che hanno nella testa.

Anonimo ha detto...


L'8 marzo e' una festa femminista, la cui data prende spunto da un fatto di cronaca che non sembra sia mai avvenuto. E' una festa ridicola e falsa, come la maggior parte delle feste laiche (della mamma, del papa', della donna etc.). Peggio, in quanto femminista e' neopagana, lesbica, abortista e quant'altro. Va abolita, come il 25 aprile, festa dell'odio di parte, del massacro dei vinti, della menzogna che vuole trasformare le sconfitte in vittorie. Le due feste condividono il concetto bastardo di "liberazione", quando invece celebrano entrambe l'impressionante schiavitu' cui ci riduce il culto della Menzogna, oggi imperante. politico

Anacleto ha detto...

Interessante che la sacra immagine sia un'icona ortodossa.
San Benedetto era ortodosso, come la Chiesa dell'Antica Roma per tutto il primo millennio.

RR ha detto...

Anacleto,
certo che S.Benedetto era ortodosso, così come lo sono tutti gli appartenenti alla Santa Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana.
Gli altri sono i "pseudo-ortodossi", detti anche "greco-scismatici".
Non da me, ma da papi santi (S.Pio X, cfr il suo catechismo).
E l'icona non è "ortodossa", al massimo paleo-cristiana.

RR

Anonimo ha detto...


@ Anacleto, "l'ortodosso" o filo tale che sparge il suo veleno contro la Chiesa cattolica

La "Chiesa dell'Antica Roma" e'stata sempre "ortodossa", cioe' fedele al Dogma e alla vera Tradizione, sino al Vaticano Ii escluso, ossia per duemila anni. Nel Vaticano II sono penetrati alcuni degli errori professati dai Greci scismatici, impropriamente chiamati "ortodossi" per mera consuetudine, a cominciare dall'errore di applicare alla Chiesa cattolica una divisione in Chiesa del Padre, del Figlio, dello Spirito, che viene dal gioachimismo, a sua volta influenzato dall'errato modo degli "ortodossi" di intendere la Terza Persona della S.ma Trinita'. Esiste la "Chiesa cattolica, apostolica, romana", l'unica vera Chiesa di Cristo, e' sbagliato chiamarla "Chiesa dell'Antica Roma". Di Roma ce n'e' una sola, prima pagana e poi cristiana, sede del Papato (e in via subordinata capitale dello Stato Italiano). E' sbagliato perche' l'appellativo di "Nuova Roma" a Costantinopoli (tuttora mantenuto) e' un appellativo autoimposto, autocelebrativo, che non ha nessuna portata ne' storica ne' ecumenica, qualsiasi titolo vogliano darsi i Patriarchi di Costantinopoli. La "Nuova Roma", una volta caduta nell'eresia e nella scisma, grazie a Fozio e Michele Cerulario, e' solo una caricatura della vera Roma, si intende in senso religioso, la Roma del Vicario di Cristo. A. R.

Anonimo ha detto...

GIOVEDI' 31 MARZO 2016
ore 18.00
A BRESCIA
presso la Chiesa di San Gottardo in Via San Gottardo 19
SANTA MESSA nella forma straordinaria del rito romano
celebrante MONS. NICOLA BUX

Unum

Anonimo ha detto...

"Cari fratelli e sorelle, vi esorto a trovare in questo tempo di Quaresima prolungati momenti di silenzio, possibilmente di ritiro, per rivedere la propria vita alla luce del disegno d'amore del Padre celeste. Lasciatevi guidare in questo più intenso ascolto di Dio dalla Vergine Maria, maestra e modello di preghiera. Lei, anche nel buio fitto della passione di Cristo, non perse ma custodì nel suo animo la luce del Figlio divino. Per questo la invochiamo Madre della fiducia e della speranza!"
(Papa Benedetto XVI - Angelus 8 marzo 2009)

"Ascolta si fa sera" ha detto...

http://www.hrampokrov.ru/virtour/vtupper201501/