Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 30 maggio 2016

«La fine del vecchio, l’inizio del nuovo»

Le riflessioni che seguono in parte sono già state espresse [qui]. Esse riguardano le dichiarazioni dell'Arcivescovo Georg Gänswein nel suo intervento in qualità di relatore per la presentazione del volume “Oltre la crisi della Chiesa. Il pontificato di Benedetto XVI” (Lindau 2016, pp. 512) di Roberto Regoli, direttore del Dipartimento di storia della Chiesa nella Pontificia università Gregoriana.
Dalla lettura del testo integrale della relazione di mons. Georg [qui], sono emersi altri elementi, da spigolare, che aggiungo alla fine nella “Riflessione ulteriore”, unificando il tutto.

Un passo ben ponderato

Cito dall'intervento di mons. Gänswein:
“... Quello scandalo [Vatileaks] era troppo piccolo per una cosa del genere e tanto più grande è stato il ben ponderato passo di millenaria portata storica che Benedetto XVI ha compiuto”. “Dall’elezione del suo successore, Papa Francesco - il 13 marzo 2016 - non ci sono dunque due Papi, ma di fatto un ministero allargato con un membro attivo e uno contemplativo. Per questo, Benedetto non ha rinunciato né al suo nome né alla talare bianca. Per questo, l’appellativo corretto con il quale bisogna rivolgersi a lui è ancora 'Santità'. Inoltre, egli non si è ritirato in un monastero isolato, ma all’interno del Vaticano, come se avesse fatto solo un passo di lato per fare spazio al suo Successore e a una nuova tappa della storia del Papato che egli, con quel passo, ha arricchito con la centralità della preghiera e della compassione posta nei Giardini vaticani”.
Detta in questi termini, viene meno l'ambiguità che ci consentiva ancora di avere dei dubbi. L'abdicazione di Benedetto XVI con la contestuale istituzione della figura, inedita e non codificata, del papa emerito - peraltro senz'alcuna motivazione teologica o canonica, ma semplicemente agita e rappresentata secondo una prassi che oltrepassa ogni regola -, non è altro che l'ennesima inedita anomala innovazione. Emergerebbe infatti la premeditazione consapevole della svolta incongrua impressa al papato e la variazione che essa comporta. Ne avremo la prova, se i papi continueranno a dimettersi, come lo stesso Bergoglio ha annunciato [qui], «Sessanta o settant’anni fa, il vescovo emerito non esisteva. Venne dopo il Concilio. Oggi è un’istituzione. La stessa cosa deve accadere per il Papa emerito. Benedetto è il primo e forse ce ne saranno altri...».

Poiché nella Chiesa non possono esserci due papi (e nemmeno un “collegio” papale) perché non si tratterebbe di una semplice “anomalia”[1] ma di un'aberrazione metafisica in rapporto al primato petrino ad personam sancito da Gesù, l'atto di Benedetto XVI sembra rientrare nel quadro di quella insana umanizzazione del Papato, che vorrebbe considerare il Pontefice Romano alla stregua di un dirigente d'azienda o di un docente d'ateneo, che può presentare le proprie dimissioni ed esser nominato emerito o di un vescovo qualsiasi, che è posto in pensione ingravescente aetate. L’eventualità peggiore è che questa eccezionale frattura nell’ufficio personale del papa possa divenire prassi “a tempo” per il futuro, sotto un criterio estrinseco come l’efficienza o simili.

Le ragioni profonde che si oppongono alla “renuntiatio” in questi termini convergono nella salvaguardia dell’ufficio dalle conseguenze di un atto che scompone il mirabile equilibrio, anzi l’unità di ordine sacro e di giurisdizione universale nella persona del papa. Da ciò l’allarme di chiunque voglia riflettere e non solo ricamare sentimenti o mascherare problemi.

Sostanzialmente, in nome della fatidica 'pastorale' conciliare - prassi ateoretica senza spiegazioni o con spiegazioni sommarie sganciate dalla tradizione perenne - de facto se non de iure si incide nella sostanza e si dà concretezza ai cambiamenti che vengono non più sanciti ma operati e rappresentati e addirittura ormai recepiti dall'opinione comune.  E lo si fa in nome della nuova 'tradizione vivente' storicista portata avanti dal nuovo-soggetto Chiesa che ha preso il posto dell'oggetto-Rivelazione. E nessuno può dir nulla, perché contrapporre parole ai fatti non serve a niente, mancando alle parole la materia prima del contendere: cioè la esplicitazione teorica del nuovo corso di volta in volta instaurato. E neppure ce la si può cavare dicendo, insieme al card. Burke, che non è Magistero quanto non coincide con l'insegnamento costante della Chiesa ma è riconoscibile come pensiero personale del Papa. Perché contribuisce all'ulteriore deformazione della dottrina anche attraverso l'enfasi mediatica, nonostante sia Magistero liquido, mentre l'insegnamento costante resta confinato in una pastorale tradizionale sempre più marginalizzata quando non avversata.

Il comportamento, sempre più pragmatico e rivoluzionario di Bergoglio, sta completando l'opera, iniziata da Paolo VI e traghettata con una spinta finale da Benedetto XVI [vedi qui : Che n'è del primato di Pietro?]. E l'Autorità, oggi, viene esercitata dispoticamente nel silenziare, oltre che nel disprezzare, ogni ragionevole voce contraria di dissenso che cerchi di ricondurre la Chiesa nell'alveo della sua Via Maestra, della quale si stanno perdendo le tracce. E si continua a dialogare con l'errore, mentre la verità è oscurata e deformata. E, per contro, come si potrà più dialogare con una Tradizione che è stata svuotata del suo contenuto, rovesciando il significato dei termini concettuali che la identificano?

Una riflessione ulteriore

L'intervento di mons. Gänswein: «la fine del vecchio, l’inizio del nuovo», sostanzialmente lascia trasparire, fin dall'elezione di Benedetto XVI, il suo papato a termine mentre, insieme alle trame oggi non più occulte, sembra mostrare come poco probabile che lui non conoscesse chi era il suo rivale di allora e odierno successore. Cito dalla relazione:
... nel conclave dell’aprile del 2005, dal quale Joseph Ratzinger, dopo una delle elezioni più brevi della storia della Chiesa, uscì eletto dopo solo quattro scrutini a seguito di una drammatica lotta tra il cosiddetto “Partito del sale della terra” (“Salt of Earth Party”) intorno ai cardinali López Trujíllo, Ruini, Herranz, Rouco Varela o Medina e il cosiddetto “Gruppo di San Gallo” [qui - qui] intorno ai cardinali Danneels, Martini, Silvestrini o Murphy-O’Connor [qui]; gruppo che, di recente, lo stesso cardinal Danneels di Bruxelles in modo divertito ha definito come “una specie di mafia-club”. L’elezione era certamente l’esito anche di uno scontro, la cui chiave quasi aveva fornito lo stesso Ratzinger da cardinale decano, nella storica omelia del 18 aprile 2005 in San Pietro; e precisamente lì dove a “una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie” aveva contrapposto un’altra misura: “il Figlio di Dio e vero uomo” come “la misura del vero umanesimo”. Questa parte dell’intelligente analisi di Regoli oggi si legge quasi come un giallo mozzafiato di non troppo tempo fa; mentre invece la “dittatura del relativismo” da tempo si esprime in modo travolgente attraverso i molti canali dei nuovi mezzi di comunicazione che, nel 2005, a stento si potevano immaginare.
Di fatto l'elezione è un evento puntuale che, una volta accettata ed esercitato il ministero, non può più essere respinta. La rinuncia riguarda l'investitura, l'ufficio, che essa conferisce (Can. 332 - §2. Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio...). L'ufficio è il munus, l'investitura. L'esercizio della quale è il Ministerium. Dunque Benedetto XVI avrebbe rinunciato al Ministero - e neppure per intero - e non al Munus. La domanda in buona sostanza è questa: come si può aver rinunciato e nello stesso tempo conservare metà della giurisdizione: quella spirituale? Mons. Georg ne parla nei seguenti termini:
Le dimissioni epocali del Papa teologo hanno rappresentato un passo in avanti essenzialmente per il fatto che l’undici febbraio 2013, parlando in latino di fronte ai cardinali sorpresi, egli introdusse nella Chiesa cattolica la nuova istituzione del “Papa emerito”, dichiarando che le sue forze non erano più sufficienti “per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”. La parola chiave di quella Dichiarazione è munus petrinum, tradotto – come accade il più delle volte – con “ministero petrino”. E tuttavia, munus, in latino, ha una molteplicità di significati: può voler dire servizio, compito, guida o dono, persino prodigio. Prima e dopo le sue dimissioni Benedetto ha inteso e intende il suo compito come partecipazione a un tale “ministero petrino”. Egli ha lasciato il Soglio pontificio e tuttavia, con il passo dell’11 febbraio 2013, non ha affatto abbandonato questo ministero. Egli ha invece integrato l’ufficio personale con una dimensione collegiale e sinodale, quasi un ministero in comune, come se con questo volesse ribadire ancora una volta l’invito contenuto in quel motto che l’allora Joseph Ratzinger si diede quale arcivescovo di Monaco e Frisinga e che poi ha naturalmente mantenuto quale vescovo di Roma: “cooperatores veritatis”....
Dall’elezione del suo successore Francesco il 13 marzo 2013 non vi sono dunque due papi, ma de facto un ministero allargato – con un membro attivo e un membro contemplativo. Per questo Benedetto XVI non ha rinunciato né al suo nome, né alla talare bianca. Per questo l’appellativo corretto con il quale rivolgerglisi ancora oggi è “Santità”; e per questo, inoltre, egli non si è ritirato in un monastero isolato, ma all’interno del Vaticano – come se avesse fatto solo un passo di lato per fare spazio al suo successore e a una nuova tappa nella storia del papato che egli, con quel passo, ha arricchito con la “centrale” della sua preghiera e della sua compassione posta nei Giardini vaticani.” [...] Ma nella storia della Chiesa resterà che nell’anno 2013 il celebre Teologo sul Soglio di Pietro è diventato il primo “Papa emeritus” della storia. Da allora il suo ruolo – mi permetto ripeterlo ancora una volta – è del tutto diverso da quello, ad esempio, del santo papa Celestino V, che dopo le sue dimissioni nel 1294 avrebbe voluto ritornare eremita... Un passo come quello compiuto da Benedetto XVI fino ad oggi non c’era appunto mai stato. Per questo non è sorprendente che da taluni sia stato percepito come rivoluzionario, o al contrario come assolutamente conforme al Vangelo; mentre altri ancora vedono in questo modo il papato secolarizzato come mai prima, e con ciò più collegiale e funzionale o anche semplicemente più umano e meno sacrale. E altri ancora sono dell’opinione che Benedetto XVI, con questo passo, abbia quasi – parlando in termini teologici e storico-critici – demitizzato il papato.
Le perplessità aumentano se ci si pone la domanda conseguente: un papa ha facoltà
  1. di accettare il “papato a termine” (per di più nel ministerium dimidiato) e,
  2. di trasformare il papato, ad personam per costituzione divina, in papato bicipite, collegiale, scindendo il ministerium attivo da quello contemplativo?
    L'innovazione consiste anche
  3. nell'affermare che il “potere giurisdizionale” - o addirittura parte di esso - possa esistere separato dalla investitura divina su cui è fondata quella ricevuta dal voto dei cardinali elettori dopo l'accettazione e la indicazione del nome.
Gli interrogativi sussistono non solo in ordine alla possibilità che un Papa abbia la facoltà di trasformare il papato - ad personam per costituzione divina - in papato bicipite, collegiale, ma anche sulla validità dell'elezione in caso di accettazione con la riserva morale del papato a termine, unita alla attendibile consapevolezza delle ripercussioni sull'elezione successiva. Seppure intuitivamente è una questione che riguarda il foro interno, difficile da provare in assenza di altri indizi, non per questo quanto accaduto è meno anomalo.

Non è comunque pensabile che il nuovo codice, nel sancire la collegialità introdotta dalla Lumen Gentium (n.22), abbia potuto prevedere scappatoie sottili di conio modernista demitizzanti il papato, tipo il "pensionamento" simil-vescovile o il "pontificato allargato" con sospetto di collegialità adombrato dall'autore del libro e confermato da Gänswein.
In ogni caso l'esercizio collegiale implica il rapporto del papa con i vescovi[2] non quello tra papa in carica e papa dimissionario come un funzionario qualunque. Se l'investitura divina conta ancora qualcosa.

Le risposte a queste domande richiedono competenze specifiche che non mi appartengono. Tuttavia, poiché è impensabile che le dichiarazioni di Gänswein siano state rese all'insaputa di Joseph Ratzinger[3] - il che conferisce ad esse maggiore credibilità - le implicazioni sono talmente gravide di conseguenze che non possono essere lasciate cadere nel nulla da chi di dovere, se ancora si può sperare di chiamare in causa chi ha responsabilità ecclesiali ad alti livelli.
(Maria Guarini)
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1. L'anomalia non è nelle dimissioni di Benedetto XVI, previste dal diritto canonico anche se non avvenute nelle circostanze eccezionali consegnateci dalla storia in precedenza. L'anomalia non sta neppure nell'elezione del nuovo papa, regolarmente avvenuta attraverso la scelta dei cardinali e perfezionata dall'accettazione della sua funzione, anche se egli ne ha inopinatamente rifiutato i simboli mentre ne sta svuotando la pregnanza in riferimento all'insegnamento costante della Chiesa. L'anomalia sta nella contestuale presenza di un papa secondo il suo dire "per sempre" ma in "servizio contemplativo" a fianco del papa "in servizio attivo". Due aspetti e dimensioni che possono anzi devono esser compresenti nella stessa persona, trattandosi di un'investitura divina e non di una funzione amministrativa qualunque. Con l'ulteriore variazione che l'esercizio del ministero contemplativo avviene nel 'recinto di Pietro', che così non è tanto un 'luogo' geografico quanto teologico, dal quale Benedetto XVI continua ad esercitare il Ministero spirituale, mentre ha deposto la potestà di governo universale. Anche questo è un dato non sufficientemente affrontato e chiarito da nessuno ed anche su questo ci eravamo posti domande tuttora senza risposta.
2. Lumen Gentium, Nota praevia: «... Infatti il collegio necessariamente e sempre si intende con il suo capo, "il quale nel collegio conserva integro l'ufficio di vicario di Cristo e pastore della Chiesa universale"... la distinzione non è tra il romano Pontefice e i vescovi presi insieme, ma tra il romano Pontefice separatamente e il romano Pontefice insieme con i vescovi». Sorvolando sull'ambiguità del duplice soggetto adeguato, necessario e permanente del supremo potere di magistero e giurisdizione nella Chiesa universale, nonostante la Nota praevia.
3. Notoriamente non privo di tendenze all'innovazione teologica mirante a conciliare in modo del tutto singolare, o quanto meno ardito, tradizione e modernità.

108 commenti:

Luisa ha detto...

Riporto qui la riflessione di colui che si firma su Rorate Coeli "padre PIO PACE" , Rorate Coeli sottolinea che è un chierico non solo saggio ma influente, reagisce all`Amoris Laetitia e alle ultime esternazioni di Gänswein:


"Pio Pace on latest Roman Comments on the Bizarre Dual Papacy"

http://rorate-caeli.blogspot.com/2016/05/exclusive-op-ed-pio-pace-on-latest.html

Tradotto in francese da Béatrice:

http://benoit-et-moi.fr/2016/actualite/une-papaute-elargie.html

Stefano78 ha detto...

Chiedo scusa. Ma allora le parole del segretario sono da prendere in considerazione, anche per l'approfondimento del significato del cosiddetto "papa emerito"? Si o no?

Se lo sono, bisogna considerare la totalità di questo intervento( che a tratti, sembra essere un assurdo logico- metafisico )? O soltanto brani selezionati, che sembrano definire la linea maestra di molti (ovvero: atto finale modernista per la cancellazione del Papato)?

Stefano78 ha detto...

Io avrei sottolineato anche altre frasi del Monsignore, di una gravità allucinante e assolutamente CHIARE sulla nullità di una rinuncia che non rinuncia. Come anche avrei inserito un brano, tra quelli citati, che non vedo. Quello in cui Benedetto XVI è identificato come novello Gregorio VII. Tra i Papi con cui è paragonato, infatti, non è citato (a ben vedere Celestino V), ma Gregorio VII. Possibile ?

irina ha detto...

Il papato allargato come la famiglia allargata,l'europa allargata...vorrei conoscere di persona le menti di tutti questi allargamenti. L'ozio è il padre dei vizi, nati debosciati, cresciuti debosciati e tutti zitti. Ha ragione bobo è arrivato il momento della battuta in vernacolo.

Stefano78 ha detto...

Dalle parole del segretario:

“Le dimissioni epocali del Papa teologo hanno rappresentato un passo in avanti essenzialmente per il fatto che l’undici febbraio 2013, parlando in latino di fronte ai cardinali sorpresi, egli introdusse nella Chiesa cattolica la nuova istituzione del “Papa emerito”, dichiarando che le sue forze non erano più sufficienti “per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”. La parola chiave di quella Dichiarazione è munus petrinum, tradotto – come accade il più delle volte – con “ministero petrino”.

Il monsignore, qui, da delle informazioni di una gravità inaudita, che non capisco davvero come possano essere IGNORATE. Fermi restando tutti i legittimi significati che si possono dare. Compresi quelli che assegna questo Blog al gesto (ovvero: unicamente il completamento della distruzione del Papato. Cosa che sicuramente non può essere negata, come risultato finale. Ma che a mio avviso è ottenuta NON A CAUSA DELLA RINUNCIA DI RATZINGER, ma che a essa ha fatto arrivare, colpendo lui per colpire il papato).
Monsignore dice che Bendetto XVI ha istituito il suo nuovo "status" di Papa "contemplativo" DIRETTAMENTE NELLA SUA DECLARATIO. Io non ho fatto altro che dirlo, da quando ha "rinunciato", che egli nella sua Declaratio NON RINUNCIA AL PAPATO, ma ad una sua parte. Mi viene detto che "non ci sento", che non è così, che la Rinuncia è chiara. Monsignore dice, secondo me in modo corretto, che Ratzinger dice DIRETTAMENTE NELLA SUA DECLARATIO, che sta rinunciando a una parte. Non al Papato. E NESSUNO LO EVIDENZIA? Evidenziamo solo le parti che confermano la lettura bergogliana del "papato a tempo"? Che pure sono innegabili, si intende.

E tuttavia, munus, in latino, ha una molteplicità di significati: può voler dire servizio, compito, guida o dono, persino prodigio. Prima e dopo le sue dimissioni Benedetto ha inteso e intende il suo compito come partecipazione a un tale “ministero petrino”. Egli ha lasciato il Soglio pontificio e tuttavia, con il passo dell’11 febbraio 2013, non ha affatto abbandonato questo ministero.

Ecco la parte a cui si riferisce monsignore: "...declaro me ministerio Episcopi Romae...mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commisso renuntiare". Ratzinger usa il termine "ministero". Il "ministero" può essere anche un compito assegnato "al momento". Un qualcosa di transitorio. Ratzinger ha spiegato al segretario cosa abbia dichiarato nel testo della sua rinuncia. Egli lo riporta, ma inserisce il fatto nella "visione modernista di papato collegiale", cara a Bergoglio (questa interpretazione l'ha data lui). Egli, infatti, è segretario di ENTRAMBI.

Stefano78 ha detto...

Ora la parte non citata, che però a me ha colpito:

Ma è già il momento per fare un bilancio del pontificato di Benedetto XVI? In generale, nella storia della Chiesa, solo ex post i papi possono essere giudicati e inquadrati correttamente. E a riprova di questo, Regoli stesso menziona il caso di Gregorio VII, il grande papa riformatore del Medioevo, che alla fine della sua vita morì in esilio a Salerno – da fallito, a giudizio di tanti suoi contemporanei. E tuttavia, proprio Gregorio VII fu colui che, in mezzo alle controversie del suo tempo, plasmò in modo decisivo il volto della Chiesa per le generazioni che seguirono. Tanto più audace, perciò, sembra oggi essere il professor Regoli nel tentare di tracciare già un bilancio del pontificato di Benedetto XVI ancora vivente.

Gänswein riferisce il paragone fatto da Regoli, tra Benedetto XVI e Gregorio VII. E specifica che Gregorio VII è morto in esilio (!!!!!!!!!!!!!). Ora: che bisogno c'era di fare questo paragone. E' totalmente assurdo pensare che sia solo per dire che di Benedetto si fanno valutazioni storiche mentre è ancora in vita!!!! L'introduzione della figura di Gregorio VII, della sua morte in esilio, e del suo bagaglio magisteriale che "plasmò il suo tempo", nonostante la sua prigionia, NON C'ENTRA UN TUBO con la storia del "fare un bilancio del pontificato, con Ratzinger ancora in vita"!!! Questa apparente incongruenza, mi ha fatto molto pensare, ed è di per sè clamorosa. Ma chi l'ha sottolineata?

In sostanza, in questo intervento di Gänswein, si legge un interpretazione duale e contrapposta. E la si legge, perchè è un intervento "eco" di due: Ratzinger e Bergoglio.

Ciò che però risulta grave, è la riconferma che il Papa "emerito" ha rinunciato AD UNA SOLA PARTE DI PAPATO, e per di più a quella non fondamentale. I Papi, per esser tali, non devono essere "in forze" e nemmeno devono riuscire a "governare" direttamente. Se sono malati, impediti, o altro, ci sono i loro facenti funzioni.
La rinuncia che "rinuncia" a un pezzo di Papato, non è una rinuncia. Tanto difficile?

Stefano78 ha detto...

Riguardo la convocazione del Conclave e la sede vacante.

Semplicemente, non ha senso. Si da la convocazione del conclave per la rinuncia ad una parte del Papato? Semplicemente: NO! Non ha nessun senso. E' come se il Papa un giorno dicesse: mi sento male, non voglio più occuparmi del governo diretto della Chiesa, ma voglio occuparmi di Pregare, soffrire, e dare il mio esempio magisteriale dato finora (lo dice Gänswein). Si chiami il conclave e si dichiari la sede vacante!!!!!

Poi, ora uso un po' la fantasia... Gregorio VII è stato cacciato dall'antipapa Clemente. Vogliamo fare un parallelo?

irina ha detto...

Un pensiero avevo fatto su questa scissione: cosa accade quando in una persona l'anima si separa dal corpo? La persona muore. L'anima sparisce per gli atei, per noi va in cielo; il corpo rimane sulla terra corrompendosi, CORROMPENDOSI, le forze alle quali è abbandonato sono forze di decomposizione; l'anima può anche stare un po' in giardino a guardare come se la cava il corpo ma, il corpo se la cava di male in peggio, il mondo lo consuma; ora poichè i corpisenzanima non si consumano più tanto velocemente causa, così pare, i conservanti fusi nel cibo che mangiamo, per sveltire il processo di consumazione, liberamente sia mai, si decide che il corposenzanima detto cadavere, venga bruciato.Quindi il corpo, col quale abbiamo vissuto tante belle avventure, senza anima muore. Così in questa scissione vediamo che il corpo va corrompendosi sempre più e sempre più velocemente. E l'anima è impotente, una volta uscita dal suo involucro, non può più rianimare nessuno, neanche se riamane vicina vicina al corpo per molto tempo. Forse può fare il fantasma, non so.

Felice ha detto...

Dalle parole di mons. Gänswein se ne deduce che la rinuncia di Benedetto non è valida. Sappiamo (l'abbiamo letto tante volte) che per essere valida la rinuncia al Pontificato deve essere libera e debitamente manifestata. Sin qui il diritto. Ma vi è qualcosa che è ancora più fondamentale della libertà e della pubblicità della rinuncia: il fatto che una rinuncia ci sia, che il Papa abbia voluto rinunciare al Papato. Gli istituti di diritto divino (e il Papato è uno di questi) non possono essere modificati, nella loro consistenza, dagli uomini. Come non posso sposarmi escludendo la fedeltà, o l'inidissolubilità, o l'apertura alla vita (il matrimonio sarebbe nullo, non esisterebbe), come non posso confessare solo una parte dei peccati che ho commesso, non pentendomi di un peccato di cui non ho alcuna intenzione di fare a meno (l'eventuale confessione sarebbe irrimediabilmente nulla), così non si può rinunciare solo a un "pezzo" di Papato. Una rinuncia fatta in questi termini non è valida, non dal punto di vista giuridico, ma ontologico. Una persona può non accettare l'elezione a Papa, può rinunciare all'ufficio di Papa dopo averlo accettato, può svolgere il suo ministero di Papa in modo pessimo, sacrilego anche, questo lo può fare, è nelle sue possibilità, ma non può modificare il Papato. Benedetto non può pensare di rendere il Papato, che Cristo ha affidato a UNA persona e la Chiesa, per duemila anni, ha sempre affidato ad un unico soggetto, un organo collegiale, o quantomeno non unipersonale. Non è nelle sue possibilità. Se Gänswein, come è verosimile, ha parlato dopo essersi confrontato, in questi anni, con Benedetto XVI, e quindi esprime un pensiero che non è solo suo ma è anche quello di Benedetto XVI, la conclusione è una sola: la rinuncia di Benedetto è nulla, l'elezione di Bergoglio è nulla, e quindi abbiamo un Papa, Benedetto XVI, e Giorgio Mario Bergoglio è solo un vescovo vestito di bianco.

Anonimo ha detto...

Avete letto il commento di "padre Pio Pace"?

Anonimo ha detto...

Ma questo mons. Ganswein, non è quello di cui qualche anno fa era apparso il primo piano sulla copertina di "Vanity fair" con l'affermazione: "essere bello non è peccato"? Vale proprio la pena perdersi dietro questa serie interminabile di cavolate, che sprofonchiano di ministeti allargati e così via? Forse l'errore nostro è continuare a credere che sotto un berretto vescovile debba esserci necessariamente un cervello pensante...
Lucis

Anonimo ha detto...

Giochi troppo complicati per me... e non credo che in generale siamo in grado di capirli. C'è qualcosa che si muove, certo, questo è evidente, ma come evolverà... non vedo spiegazioni convincenti in tutto quello che è stato scritto in questi giorni.

Piuttosto, molto interessante questo, non tanto per i contenuti, ma per chi li scrive:

http://www.aldomariavalli.it/2016/05/29/lettera-agli-amici/

Direi che - proprio tenendo in considerazione chi lo scrive - è dirompente.

--
Fabrizio Giudici

Silvano M. ha detto...

Cioè da come ho capito di due papi ne viene fuori uno? : ciù is mei de uan?

mic ha detto...

Lucis 20:15
Non cerchiamo di cavarcela banalizzando.

tralcio ha detto...

Benedetto XVI, antipatico al mondo, descritto secondo il luogo comune come "rigido", "freddo" e "difficile", è stato avversato anche da certe aree tradizionaliste, che non gli hanno mai perdonato un passato da modernista, pur intelligente e accorto. Tuttavia maggiormente è stato avversato dai picciotti di San Gallo, intolleranti verso il latino, i dogmi e l'amore per la verità.

Proprio muovendo da questa predilezione, ritengo impossibile che Benedetto XVI abbia mai mentito su un segno epocale come Fatima e tanto meno su se stesso, quando ha deciso le proprie "timisioni" dal "papato attivo" e ora che Mons. Gaenswein ne spiega, con interessante tempismo, le caratteristiche.

Provocato dal bell'articolo della Dr.ssa Guarini, che pone l'enfasi soprattutto sul tema dell'innovazione e sul "bene" (o meno) che potrebbe derivarne alla Chiesa, cerco di collegare le due facce della medaglia della non menzogna su Fatima e sul papato di questi tempi "strani".

Infatti oltre all'ipotesi della presunzione di chi potrebbe sentirsi in diritto di "innovare" una realtà soprannaturale come è la Santa Madre Chiesa, Sposa di Cristo, va anche considerata l'umiltà di chi serve la Rivelazione, non solo in qualità di "leader" di un partito, o come esponente di punta di una corrente teologica, ma soprattutto da mistico.

Nel 2010 (nel corso dell'anno sacerdotale che vide misteriosamente "scomparire" il Santo Curato d'Ars come modello e patrono dei sacerdoti) Benedetto XVI disse che si illuderebbe chi pensasse conclusa la missione profetica di Fatima. Infatti emergeva chiaramente che i problemi della Chiesa sono soprattutto al suo interno. E non c'è, evidentemente, solo la pedofilia a fare sporcizia, dato che si parlava di "lupi"... che in effetti non hanno lesinato di rovesciargli contro persecuzione, irriverenza e disobbedienza.

Benedetto XVI ha sempre pazientemente e cioiosamente la vorato alla vigna, zappando quanto basta per scavare la terra sotto i piedi delle pretese ragioni dei suoi nemici più o meno occulti. Potremmo lodarne l'intelligenza sopra la media o l'umiltà con cui ha metabolizzato sgarbi e insulti, ma ritengo più importante sottolineare la fede e la preghiera con cui si è lasciato guidare da Dio, nelle scelte, fino a cambiare lui, da quello che era a quello che è...

Così si è "dimesso", ma restando papa. Restando cioè pietra, malgrado i costruttori l'abbiano scartata, scegliendone un'altra e un architetto più adatto per farne l'edificio visibile al mondo.

...

tralcio ha detto...

...

Ma torniamo a Fatima: si sa che Suor Lucia scrisse (all'inizio del 1944) in forma epistolare le circa 25 righe che descrivono la terza parte del segreto, su un solo foglio, con "virgolettati" attribuiti alla Beata Vergine. Questo scritto arrivò in Vaticano nel 1957, nelle mani del papa. Allora il papa era anche a capo della Congregazione per la Dottrina della fede. Il messaggio non doveva essere letto prima del 1960. Quando Pio XII morì, la busta restò nell'alloggio papale. La aprì Giovanni XXIII, che la ritenne "indatta" ai propri slanci.
Ma nel 1957 negli archivi della Dottrina per la Congregazione della fede pervenne un altro scritto, di 4 pagine e 62 righe, senza virgolettati: è il testo reso pubblico nel giugno del 2000. E' vero (non si è mentito dicendolo) che è stato pubblicato "per intero". Ma non è l'unico. L'allora Card. Ratzinger precisò che l'interpretazione della visione allora data non costituiva "dogma".

Si può ipotizzare che solo diventando papa, nel 2005, Benedetto potè leggere l'altro documento, dal 1957 nell'appartamento papale. Infatti Giovanni Paolo II lo lesse prima dell'attentato del 1981: quello che gli fu consegnato solo nel luglio 1981 era l'altro, quello presso la DCF, mentre il papa polacco già il 7/6/1981, appena ripresosi, provvide a consacrare il mondo al Cuore Immacolato di Maria. Prima di leggere l'altro testo sapeva già "abbastanza" di Fatima.

Ora il testo "breve" (25 righe) è quello con i "virgolettati" di Maria, là dove c'è il famoso "etc" che non si è mai voluto rivelare. Di quel "etc" nel testo reso pubblico nel 2000 non c'è traccia. Ma quando Benedetto XVI parla nel 2010 la traccia è evidente... In 10 anni sono successe tante cose, e fare il papa gli deve aver riservato "sorprese", senza escludere comunicazioni speciali dal Cielo.

Allora la "mossa", per la Chiesa davvero strana (per dirla con la Beata Caterina Emmerick) del 2013, non è solo un'innovazione assai discutibile agli occhi del diritto canonico e dell'opportunità materiale, ma può essere anche un segno che viene da tanta preghiera, cioè dal Cielo. Benedetto XVI, comunque ancora papa, ha consegnato se stesso alla volontà dei picciotti di San Gallo. E ai picciotti di San Gallo il Cielo ha consegnato l'edificio secolare della Chiesa, il munus "attivo", solidal-filantropico-politico-socio-psicologico... Chiaro che spiritualmente e misticamente il munus è l'altro e, secondo le parole di Nostro Signore Gesù Cristo, anche se l'apparenza potrebbe ingannare su di essa "le porte degli inferi non prevarranno"...
Il tempo ci dirà la Verità tutta intera.

Anonimo ha detto...

Mic, non si banalizza, ma questo mr. Vanity fair, parla a nome di chi? Non sono usciti documenti ufficiali che dichiarino una mutazione del papato. Vi è sì un misterioso comportamento di Ratzinger nella sua rinuncia, ma l'interpretazione di Ganswein è la cosa più assurda e bizzarra che abbia mai ascoltato.
Lucis

Anonimo ha detto...

Altra strada percorribile: ti obblighiamo a lasciare o scoppia il finimondo (riveliamo il terzo segreto di Fatima) e quanti ancora crederanno alla Santità della Chiesa oltre a credere ancora al Papa e ai Papi precedenti che hanno tenuto nascosto parte del segreto perché rivela il marcio nella Chiesa? Su ispirazione Divina, accetta l'obbligo (in cuor suo sa che il danno sarebbe enormemente maggiore se il segreto venisse rivelato ora, in piena crisi pedofilia e Ior) ma ottiene di rimanere a Roma e di ritirarsi in preghiera, basta non intervenga più pubblicamente. Non hanno però previsto che nonostante la rinuncia fatta come previsto, circolano ormai troppi dubbi sulla validità del suo gesto, fatto in piena libertà e allora ecco ribaltato il significato del suo gesto come una novità, una nuova apertura di questo pontificato (per questa nuova chiesa tutto può essere girato e rigirato come vogliono, tanto i vertici sono per lo più già conquistati e il papa emerito è prigioniero).

Andrea Carradori ha detto...

Sono d'accordo sull'analisi cheil Tralcio ha fatto sul Pontificato di Benedetto XVI " avversato anche da certe aree tradizionaliste, che non gli hanno mai perdonato un passato da modernista, pur intelligente e accorto".
Mi perdoni dunque il Tralcio se scrivo che la conclusione di quel Pontificato è stata stata operata nel segno del più spietato modernismo e razionalismo.
Quotidianamente ci affidiamo a Dio con le parole dei salmi poichè Egli " sostiene quelli che vacillano e rialza chiunque è caduto e non apprezza l'agile corsa dell'uomo".
I razionalisti confidano invece solo nell'uomo.
Chiedo perdono per questa riflessione ad alta voce, difatti "il tempo ci dirà la Verità tutta intera."
Concordo anche sull'analisi della questione Fatima : hanno ragione quando ripetono che TUTTO il "segreto" è stato pubblicato anche se ho qualche dubbio se davvero" si può ipotizzare che solo diventando papa, nel 2005, Benedetto potè leggere l'altro documento" poichè il lungo testo, tutt'ora sconosciuto" forse era stato "depositato" in una specie di "buco nero" di un archivio dove sarebbe stato impossibile, umanamente, recuperarlo...
Comunque mi compiaccio anche per questa ammirevole analisi.

Rr ha detto...

Ho letto il testo di Rorate coeli (in originale, non tradotto- alcuni errori apparentemente tipografici fanno intuire che a sua volta è una traduzione dall'italiano o cmq è scritto non da un madrelingua inglese) e sec. me l'ultima frase è da interpretare cosi: Pio XII è l'ultimo Papa il cui insegnamento sia sicuramente vero e legittimo, nel senso che si rifà completamente al Magistero precedente senza se e senza ma. Si si, no no. Magistero dottrinale, morale, canonico.
Da GXXIII in poi tutto ha cominciato ad essere fluido, indistinto, confuso, quasi eretico, comunque difficilmente categorizzabile come sicuramente vero e legittimo. Fino a culminare con i due Papi e con le uscite di Bergoglio.

Anonimo ha detto...


@ Stefano 78 - ridateci Voltaire

Cos'e' che non ha senso? Stare a spaccare il capello in quattro per una questione cosi' chiara: un Papa che dice di rinunciare liberamente al ministero di Vescovo di Roma, Successore di S. Pietro, lasciando la sede vacante in modo che si possa procedere al Conclave per nominare il suo successore, costui e' un Papa che si e' validamente dimesso dalla carica, a meno che non si dimostri che la sua rinuncia e' stata coatta, in senso fisico e/o morale, come prescritto dal diritto.
La filologia immaginaria proposta da mons. Gaenswein per introdorre la nozione spuria e mai sentita prima di "papato allargato" (attivo + contemplativo sdoppiato, e duabus duo) e' anch'essa senza senso.
Ormai lo stato di confusione mentale prevalente nella Gerarchia cattolica ha raggiunto livelli allarmanti. Ridateci l'empio Voltaire, che fustighi con le sue satire feroci questi ecclesiastici come meritano! Parvus

murmex ha detto...

Ma insomma , se come ampiamente dimostrato , Ratzinger è stato ed è rimasto modernista (non conta se moderato , accorto , intelligente coltissimo ,amante delle belle forme ecc ecc ...basta uno iota per essere , inficiato in toto )perchè continuiamo a stupirci ? Egli è stato non altro che una tappa , più felpata , nella dissoluzionedella S Chiesa .Può esserci maggiore o minore cosapevolezza , buona o mala fede , non spetta a noi decidere , ma oggettivamente è così :Egli intendeva abdicare , lo ha fatto , ha aperto la strada a una ulteriore devastazione . La sua abdicazione è nulla ?Posto che sia così , cosa cambia ? Gli atti da lui compiuti (istituzione surretizia del papato emerito , o addirittura papato collegiale , non sono di portata minore rispetto a quelli di Bergoglio . Non parliamo per favore di misticismo :esiste il falso misticismo , in grado anche , si è visto storicamente , di operare prodigi (non miiracoli ) , pericoloso e smascherato da veri Santisulla base di semplici , piccole dissonanze dottrinali .Tutto ciò che è contorto , ambiguo , contradditorio , ma soprattutto confliggente anche in minima parte con la retta dottrina , non può venire da Dio ,. Che Egli abbia misericordia di loro (gli ultimi Papi , se tali sono , e includo anche colui che tante speranze aveva suscitato in tutti noi )) e di noi , ci illumini e ci converta , perchè le tenebre si infittiscono

Luisa ha detto...

Ero stupita dal silenzio con cui i soliti noti della stampa di regime hanno accolto il discorso di Gänswein, a modo suo il turiferario massimo, senza riferirsi direttamente a Gänswein, parla delle dimissioni di un papa:

http://www.lastampa.it/2016/05/30/vaticaninsider/ita/vaticano/se-francesco-smentisce-di-voler-rinunciare-al-pontificato-LSV1aysvfkm1z4Q84s2N7J/pagina.html

Luisa ha detto...

E qui ancora una volta Bergoglio martella la sua avversione per le norme che "ingabbiano lo Spirito Santo" (!) , per i teologi, per i dottori della legge che "fanno un sistema giuridico chiuso"..."che sempre vanno sulla via della casistica e non permettono la libertà dello Spirito", ecc ecc ecc.

Con la domamnda finale, apro le virgolette:
" Io sono aperto a quello o sono timoroso e preferisco chiudermi nella gabbia della legge?"

http://www.lastampa.it/2016/05/30/vaticaninsider/ita/vaticano/francesco-se-la-chiesa-ingabbia-nella-legge-produce-schiavi-70Ovii6q5oickjajvajwGM/pagina.html

Pulex ha detto...

C'e un canonista, don Stefano Violi, crede di avere spiegato questa strana rinuncia parziale (un articolo assai lungo):

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350913

Scrive, che Benedetto "dichiara di rinunciare al ministerium. Non al papato, secondo il dettato della norma di Bonifacio VIII; non al munus secondo il dettato del can. 332 § 2, ma al ministerium, o, come specificherà nella sua ultima udienza, all’«esercizio attivo del ministero»"

E i conclude: "L’11 febbraio del 2013, in piena sintonia con la tradizione della Chiesa, Benedetto XVI dichiarava la sua rinuncia al ministero petrino. Rispetto al dettato del canone però dichiarava di rinunciare non già all’ufficio ma alla sua amministrazione. La rinuncia limitata all’esercizio attivo del munus costituisce la novità assoluta della rinuncia di Benedetto XVI. A fondamento giuridico della sua scelta non c’è allora il can. 233 § 2 che disciplina una fattispecie differente di rinuncia rispetto a quella pronunciata da Benedetto XVI. Il fondamento teologico giuridico è la plenitudo potestatis sancita dal can. 331. Proprio nel fascio delle potestà inerenti l’ufficio è compresa anche la potestà privativa ovvero la facoltà libera e insindacabile di rinunciare a tutte le potestà stesse senza rinunciare al munus."

Pero, il dott. Violi non spiega che allora e Francesco (con "tutte le potestà", ma senza munus). Un coadiutore? D'altra parte il nostro canonista sembra non analizzare questa frase nella Declaratio "la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice." Che pensa?

una sola fede ha detto...

Approvo ogni parola del lucido razionale commento di "murmex" delle 23.09.
D'altra parte sono diversi anni oramai che la penso (e lo scrivo, quando posso) in quel modo e più vado avanti informandomi e osservando, più le mie convinzioni in tal senso si rafforzano; e ringrazio il buon Dio di avermi aperto gli occhi su questa situazione. E di essermi fatto trovare docile affinché mi si aprissero sempre di più.

Anonimo ha detto...

"se come ampiamente dimostrato , Ratzinger è stato ed è rimasto modernista "

Ognuno ha diritto alla sua opinione, non a violentare logica e italiano abusando il termine "dimostrare", per di più rafforzato.

Quanto a Francesco, che si è sentito in dovere di smentire sue dimissioni, questo mi rafforza l'idea che Ganswein abbia lanciato un messaggio in codice.

--
Fabrizio Giudici

irina ha detto...

Avendo cercato di leggere tutto anche diversi articoli tra quelli suggeriti,messa da parte l'ironia, il sarcasmo, seriamente,rivolgendomi a nome di tutti a tutti i consacrati dal minimo al massimo,chiunque sa di aver forzato la mano di Dio, per debolezza,per spirito di gruppo,per superbia rinunci a piani,a filosofie,a tecniche esotiche, alla costruzione di una chiesa rinnovata che nessuno ha richiesto , meno che meno Nostro Signore Gesù Cristo. Rinunciate per amore di Dio,Uno e Trino.

mic ha detto...

Fabrizio Giudici,
Non può attribuire violenza alla logica e all'italiano senza a sua volta "dimostrarlo", mentre qualifica come opinioni le dimostrazioni che invece sono state fatte da molti studiosi, non liquidabili con simile pressappochismo.

Rr ha detto...

Luisa,
sono sempre più convinta che abbia qualche serio problema psichico se vede una Chiesa che forse neanche in piena Controriforma e Santa Inquisizione è stata cosi come lui la descrive.
Se lui ha problemi ad accettare il suo "io" a quasi 80 anni, o a mandar giù le mancanze, colpevolezze e peccati suoi, dei suoi familiari ed amici più stretti, di quelli insomma a cui vuole bene, non faccia "transfer" di tutto questo sulla Chiesa. Se lui, o altri, non è riuscito ad essere all'altezza di chissà quale ideale messosi in testa da ragazzo, non cerchi di scaricare il suo fallimento sulla Chiesa, le sue istituzioni e soprattutto i suoi Sacramenti, dogmi e leggi.
Non se ne può veramente più.

Dimissioni: magari, ma non lo "dimissioneranno" che a missione compiuta, almeno altri 6 -12 mesi. E di sicuro non vivente ancora BXVI.
Ecco perché meglio non parlare, se non obliquamente, delle dichiarazioni di Gaenswein. Meglio non accendere riflettori. Mafie, logge e lobby amano agire al buio.

Anonimo ha detto...

“La domanda in buona sostanza è questa: come si può aver rinunciato e nello stesso tempo conservare metà della giurisdizione: quella spirituale?”

La risposta è semplice: non si può.

Mi sembra che le parole di Benedetto voglian dire e dicano ch’egli aveva coscienza di restare, e accettava di restare, e voleva restare “nel recinto di San Pietro”: cioè indissolubilmente legato, per vocazione divina e dunque sul piano ontologico profondo, al servizio della Chiesa e più specificamente della sede di Pietro, in un modo particolarissimo, unico; e, non potendo purtroppo, per il declinare delle forze fisiche, far altro, sceglieva per sé un servizio meramente spirituale e contemplativo.

In lingua povera, Benedetto è vicino al papa, è al servizio del papa, è un collaboratore silenzioso e orante del papa.

Ma, ovviamente, non è più il papa (purtroppo!): perché con ogni evidenza ha rinunziato. Né è un papa dimidiato, per la semplice ragione che un mezzo papa non può esistere.

Non mi pare proprio che Benedetto abbia mai parlato di “giurisdizione”; né ha mai detto nulla che possa far anche lontanamente sospettare ch’egli si ritenga ancóra investito della “suprema, plena, immediata et universalis ordinaria potestas” ch’è propria del papa (cfr. il cànone 331), o del carisma dell’infallibilità, ecc. E, tutto questo, uno o lo possiede tutto (se è il papa) o non lo possiede per nulla (se non è il papa): non si può possedere a metà, o in parte.

Benedetto, e monsignor Gänswein, parlano invece di “ministero”. C’è ora, dice il Gänswein, “un ministero allargato con un membro attivo e uno contemplativo”: parole certo che fan pensare, che inquietano. Ma che certamente né il papa emerito né il suo segretario intendono, o possono intendere, in un senso veramente forte (metafisicamente, teologicamente, giuridicamente): come se ci fossero ora due papi, o due mezzi papi!

C’è un papa solo, e c’è un suo collaboratore il cui rapporto con lui, ci fa intendere lo stesso Benedetto (dopo aver riflettuto su sé stesso e sulla sua vocazione), non è come quello, per esempio, d’un cardinale: è, per volontà del Signore, più forte e radicale.

Benedetto si considera forse sì, in qualche modo, “papa in aeternum”, ma non nello stesso senso in cui a un prete spretato si dice “Tu es sacerdos in aeternum”: l’inamissibilità del sacerdozio si spiega coll’inamissibilità del carattere sacerdotale (come un sigillo nella cera, ci hanno spiegato al catechismo); mentre il papato, non essendo un sacramento, si perde colla rinunzia, con tutte le sue prerogative, i carismi, ecc.; e il papa abdicatario si può dir forse che séguiti a esser papa, ma solo in un senso metaforico, iperbolico, fortemente analogico: perché (secondo Benedetto) conserva una vocazione divina al servizio della sede di Pietro, in un modo particolarissimo, che lo pone in una relazione appunto specialissima col suo successore.

Ma la giurisdizione non c’entra.

Con questo, non voglio punto negare che le parole del Gänswein contengano delle ambiguità e dei pericoli, che richiedono la nostra vigilanza e il nostro approfondimento.

Maso

Anonimo ha detto...

Per Stefano 1978:

Anche per me il riferimento a san Gregorio VII è impressionante.

Ma mi sembra, sulla base delle parole stesse del Gänswein, che voglia dire che, come per papa Ildebrando, così per il nostro Benedetto il giudizio del mondo, fondato solo in apparenza, è quello d’un fallimento su tutta la linea (“Dilexi justitiam”, con quel che segue); ma, com’ha fatto con quello, così anche per questo la storia s’incaricherà di far giustizia, ribaltando il giudizio affrettato e superficiale di chi ragiona colla mentalità del mondo.

E son convinto che il Gänswein abbia ragione.

Altro però non vedrei, in questo paragone.

Maso

Luisa ha detto...


"se come ampiamente dimostrato , Ratzinger è stato ed è rimasto modernista"

Condivido la reazione di Fabrizio Giudici, e devo dire che non capisco questa querelle a mio avviso sterile, nel senso che non produce nulla di costruttivo o positivo o utile per aiutarci a vivere e attraversare questo momento cupo, ancor più che mi sembra di intravedere in molti che, senza nessuna sfumatura, bollano Benedetto XVI al ferro rosso del modernismo un sapore di sedevacantismo che mi è particolarmente indigesto.

Capisco l`analisi, la ricerca, lo studio, posso condividerne elementi di riflessione e di approfondimento, ma se o quando sono fatti a partire e attraverso il filtro dei propri pregiudizi, se si cerca quel che si vuol trovare, se si mette i paraocchi su quel che non si vuol vedere perchè verrebbe a indebolire o inficiare la propria tesi, non ritengo quei contributi utili, sono chiusi ermeticamente, sicuri di aver ragione nelle loro sentenze-condanne senza appello.

Ê mia opinione, anche se la teologia e il diritto canonico, non sono i miei terreni di competenza, che Benedetto XVI sfugge ad ogni tentatico di classificazione, che il suo spirito libero da ogni appartenenza, se non al Signore, non può essere rinchiuso dietro le sbarre rigide del pensiero, delle ideologie, delle tesi altrui.

Detto questo, e mi ripeto, per me
la rinuncia di Benedetto XVI è valida e credo ai motivi che ha invocato senza andare a cercare complotti o ricatti,
l`elezione di Bergoglio è valida,
ammetto che Benedetto con la sua decisione ha aperto una porta che avrebbe dovuto, sempre a mio avviso, restare chiusa e che ci ha "tuffati" in una situazione anomala con la presenza nel recinto di Pietro di "due papi", anche se solo uno è il successore di Pietro e di Benedetto XVI.

Non ignoro l`impatto del discorso di Gänswein perchè è più che probabile che lo abbia fatto leggere a Benedetto XVI, Benedetto ha dato il suo placet o ha lasciato libero il suo segretario di esprimere liberamente il frutto delle sue cogitazioni post rinuncia e di assumerne la responsabilità?
Siccome Gänswien resta zitto malgrado le numerose razioni c`è da pensare in effetti che il suo possa essere stato un messaggio in codice, come scrive Giudici.

Ma intanto sono ben altri i problemi concreti che potrebbero togliermi il sonno, è quel che Jorge Bergoglio sta concretizzando grazie al potere che è tutto nelle sue mani.

Anonimo ha detto...

Chi parla è monsignor Georg Gänswein, l’uomo al servizio di due Papi, l’uomo ponte. Credo che vada adeguatamente considerato. Mi sembra estremamente improbabile che i due punti che congiunge quotidianamente e intimamente (o quanto meno non superficialmente), i due punti che hanno, come ripetutamente da loro affermato perfetta identità di vedute, non siano stati al corrente e non abbiano approvato, le esternazioni in commento.
Mi pare estremamente improbabile soprattutto che queste esternazioni siano farina del sacco dell’esternante e non invece della mente sottile di cui parla, quella che ha compiuto il gesto “coraggioso” che ha rivoluzionato la Chiesa, colpendone il vertice, spaccando letteralmente la pietra su cui è fondata. Del resto Ratzinger aveva già un unno prima delle dimissioni teorizzato l’obbligo del papa anziano o malato di dimettersi, come un burocrate. Del resto è stato il primo papa a sostituire nello stemma la tiara con la mitra.

da http://www.miopapa.it/georg-ganswein-il-braccio-destro-di-due-papi/
"Così don Giorgio descrive il suo lavoro: «Il Prefetto della Casa Pontificia è responsabile, insieme con i suoi collaboratori, di tutte le udienze pubbliche del Papa, in primo luogo di quella generale del mercoledì mattina in piazza San Pietro. Si occupa anche delle udienze pontificie ai Capi di Stato e di governo, ai cardinali, ai capi dicastero, ai vescovi; come pure delle visite delle Conferenze episcopali e degli esponenti della vita politica e culturale».
Organizza le udienze di Papa Francesco
«Il nostro ufficio» continua don Giorgio «organizza e coordina queste attività in stretta collaborazione con papa Francesco e con alcuni organismi della Curia romana, principalmente la Segreteria di Stato. Compete inoltre alla Prefettura occuparsi delle visite del Santo Padre nella sua diocesi, cioè a Roma, e dei suoi viaggi in Italia. A questo si aggiunge la responsabilità su importanti edifici del Vaticano a cominciare dal Palazzo Apostolico dove si tengono le udienze private del Papa. Non dimentichiamo che in Vaticano c’è una grande ricchezza artistica e culturale che bisogna tutelare e conservare». Fin qui l’attività che svolge prevalentemente al mattino. Alle 13.30 poi don Gänswein fa ritorno al monastero Mater Ecclesiae, che si trova in una zona molto tranquilla dei Giardini Vaticani, con un meraviglioso panorama sulla Basilica di San Pietro e sulla capitale. Lo attendono Benedetto XVI e le quattro «Memores Domini», le laiche consacrate di Comunione e Liberazione che assistono il Pontefice emerito: “Pranziamo tutti insieme, Papa Benedetto, io e le Memores».Poi la tradizionale passeggiata con Ratzinger «dietro la casa, subito dopo pranzo, seguita da un’altra, verso le quattro, per dire insieme il rosario». Nel pomeriggio aiuta il Papa emerito a sbrigare la corrispondenza e a organizzare le visite che riceve. A molti, che chiedono ancora udienza a Ratzinger, è costretto a dire di no. Per il resto assiste Benedetto XVI nella sua attività di lettura e di studio. Se gli si domanda come si sente in questo inedito ruolo risponde con sincerità: «Dicono che ho due signori. In un certo senso questo è vero, e aggiungo che è anche possibile vivere con due signori. Il mio servizio lo svolgo in piena armonia con i due Papi, cercando di fungere da ponte fra i due Pontefici. Finora funziona molto bene e spero che anche i due Papi siano contenti».
….quando Joseph Ratzinger ha deciso di presentare le sue dimissioni, l’11 febbraio 2013, don Gänswein ha confessato di avere pianto: «Non scorderò mai quando ho spento le luci dell’appartamento pontificio con le lacrime agli occhi». Per mesi, sotto segreto pontificio, ha saputo della volontà di Benedetto XVI di rinunciare al soglio pontificio, senza riuscire a dissuaderlo: «Quando il Papa mi confidò la sua intenzione istintivamente gli risposi che non era possibile, che non poteva farlo. Non mi fu facile al principio accettare questa decisione. Ora invece si può comprendere molto meglio il significato e la portata di un gesto tanto coraggioso».


Anna

lapsus? ha detto...

già un *unno* prima.
Quell'unno, sta per *anno*. Però è un lapsus significativo. Forse l'Angelo Custode dell'autrice, le ha preso la mano per comunicarci sofferenza e vigilanza. I Novatores sono da temersi quanto gli uomini di Attila.

Luisa ha detto...

Dunque e riassumendo, forse, come lo pretendono certi cardinali di curia è una donna ad aver scritto il discorso di Gänsewein, forse non lo ha scritto lui, non può averlo scritto lui = è frutto della mente di Benedetto XVI, forse lo ha scritto lui ma lo ha mostrato a Benedetto XVI, ma no, non basta, forse lo ha fatto leggere anche a Bergoglio, siamo nella fanta-religione, ipotesi, supposizioni, che riducono il canonista Georg Gänswein ad un fantoccio, incapace di avere idee proprie, solo il porta parola di un accordo-unione fra i due papi per far passare la tesi contenuta in quel discorso.
Fantareligione.
Non è invece da scartare l`ipotesi (che per me è una certezza) che dopo averlo pensato, meditato e scritto Gänswein abbia mostrato il suo discorso a Benedetto XVI, al "professor Ratzinger", non sappiamo se lo ha approvato o se, pur non condividendolo in toto, come di consueto egli abbia lasciato al suo segretario, come lo faceva con i suoi allievi e collaboratori, la libertà di esprimere la sua opinione e tesi.

mic ha detto...

Luisa,
Sono tante le cose (soprattutto le dinamiche sotterranee) che non conosciamo. Però cerchiamo di applicare la ragione a ciò che è o diventa noto. Non senza metterci il cuore che, fondato nella Verità, non dimentica Benedetto e le diverse luci; ma non può ignorare le ombre e le ambiguità.

Stefano78 ha detto...

Concordo con Felice e Pulex.

@Maso.

Sì, è chiaro che all'apparenza il riferimento a Gregorio VII è fatto per il presunto suo fallimento. O meglio, dal discorso pronunciato, l'attenzione la vuole far andare lì. Ma il paragone (è questo ciò che mi colpisce) è fuori luogo. Aver sintetizzato il calvario di Papa Gregorio, per poi dire che "...l'apparente fallimento invece non lo era", e averlo inserito nelle valutazioni IN VITA di un Pontefice che ha rinunciato a "una parte", è un non-senso logico. Diciamo che è anomalo che uno, che vuole focalizzare un fatto marginale, estenda il discorso su molti fatti che lo rendono per lo meno dubbio...

@Parvus

Buttarla sulla squalificazione delle persone, e dire che l'analisi sull'atto inedito e incredibile di Ratzinger sia voler spaccare il capello in quattro o non voler capire ciò che sarebbe chiaro, si commenta da sè..
Intanto l'analisi del canonista, anche lui ovviamente del numero dei "deficienti" (in senso letterale), non l'avevo letta e ringrazio Pulex

Stefano78 ha detto...

@Luisa

Forse non risulta chiaro che, nella situazione in cui siamo, NESSUNA IPOTESI SENSATA E' DA SCARTARE

irina ha detto...

Forse nel rileggere l'intervento di monsignor Gaenswein è bene prestare attenzione al dolore inaspettato e imprevedibile, al quale sono stati sottoposti tutti loro, che è stato da Gaenswein ripetuto sicuramente due volte se non tre.

Luisa ha detto...

Ebbene caro Stefano, personalmente, è senza dubbio un mio limite e nel contempo scelta, piuttosto che trivellarmi il cervello e la coscienza con delle ipotesi inverificabili, e pur essendo consapevole che la situazione attuale non ci è caduta dal cielo così come per "miracolo" ma è il frutto di lavorii occulti, pazienti e tenaci, preferisco concentrarmi e seguire quel che sta succedendo qui e ora nell`oggi della Chiesa.
O mi ritiro totalmente e tolgo gli occhi da quel che succede a Roma e nella Chiesa, o continuo ad osservare quel che sta succedendo, è qui e oggi che Bergoglio e compagnia cantante sta facendo "fruttificare" decenni di lavori più o meno sotterraneo, è qui e oggi che un documento papale stravolge in modo subdolo la Dottrina della Chiesa, è qui e oggi che l`Amoris laetitia - furbizia sta dispiegando i suoi effetti, è qui e oggi che un papa che non ama chiamarsi tale usa di tutto il potere che l`essere papa gli conferisce per concretizzare la rivoluzione che lui e i suoi cortigiani hanno con enfasi annunciato.
Un papa, due papi, nessun papa, querelles e dispute che lasciano il tempo che trovano e intanto, qui e oggi, il rullo compressore, l`armata che sembra invincibile, avanza senza trovare ostacoli e opposizioni degne di questo nome.

mic ha detto...

Non pubblico interventi svianti che, tirando in ballo elementi 'spuri', spostano l'attenzione su questi attenuando la oggettiva gravità di quelli che ci si impongono con tutta la loro evidenza.

Anonimo ha detto...

"Non può attribuire violenza alla logica e all'italiano senza a sua volta "dimostrarlo", mentre qualifica come opinioni le dimostrazioni che invece sono state fatte da molti studiosi, non liquidabili con simile pressappochismo."

"Molti" studiosi, non "tutti". Il che vuol dire che certi "dimostrano" una conclusione ed altri ne "dimostrano" un'altra. Se non vogliamo arrenderci alla rottamazione del principio di non contraddizione e alla confusione semantica che fa Francesco, questo per me vuol dire che non c'è nessuna dimostrazione, la quale implica una sostanziale unanimità di consenso.

Se non si fa attenzione, nella foga di combattere il caos da un lato si cade nel caos dall'altro lato.

Non farebbe male anche un po di umiltà: qui non mi pare ci siano teologi o canonisti, ma semplici fedeli. Per trovare errori gravi negli atti di governo e nei documenti del Papa non c'è bisogno di un teologo o di un canonista, basta il sensum fidei e una coscienza rettamente formata, e quindi non trovo problemi a contestarli, se si fa nel modo corretto. Ma pretendere di capire nel dettaglio, di "dimostrare", tutto quello che è successo negli ultimi cinquant'anni, da quali papi erano buoni e quali cattivi fino alla complicata situazione dei "due papi", che nessun canonista è stato in grado di spiegare sufficientemente sinora, mi pare un atteggiamento poco umile. Discuterne è corretto, io stesso sono curioso, ho anch'io opinioni alte o basse degli ultimi pontefici, ma pretendere di avere la risposta definitiva, "dimostrata", è eccessivo. A titolo di esempio, ricordo che quando ci fu lo scisma d'Occidente (situazione ben diversa, ma da un certo punto di vista più chiara, perché c'era un papa legittimo e un antipapa) ci furono grandi santi che presero le parti dell'uno o dell'altro, in contrapposizione tra loro. In altre parole, quello che è divenuto chiaro ai posteri non lo era, "in tempo reale", ai contemporanei, neppure a quelli ispirati grandemente dallo Spirito Santo. Allora, non pretendere di essere superiori a quei santi ci farà bene.

Come dice Luisa, oltretutto, non è che noi, arrivati ad una soluzione, possiamo poi fare qualcosa. Quello che dobbiamo far noi è non farci ingannare né in campo dottrinale, né pastorale, e cercare di fare il possibile perché altri non vengano ingannati. Le questioni di legittimità delle dimissioni, dell'elezione, e tutto il resto sono competenza dei cardinali & co.

--
Fabrizio Giudici

Stefano78 ha detto...

@Luisa

Un papa, due papi, nessun papa, querelles e dispute che lasciano il tempo che trovano e intanto, qui e oggi, il rullo compressore, l`armata che sembra invincibile, avanza senza trovare ostacoli e opposizioni degne di questo nome.

Sì, lo capisco.
In teoria nessuno di noi avrebbe l'onere o il dovere di interessarsi a queste cose. Chi non lo fa, o non lo vuole fare, anche per preservare la propria anima, non fa un soldo di danno.
Ma è pur vero che tutti dovremmo capire che la situazione attuale è incredibile, assurda. Dunque, non sconvolgersi per ciò che altri scelgono. Comprenderlo, addirittura. E forse averne anche compassione. Poichè è una delle manifestazioni della ricerca di Stabilità nella Verità che si possono verificare.
Anche perchè questo secolo è quello dell'impegno dei fedeli Laici. Non nel senso conciliare, ovviamente. Si vede come i pastori siano a terra...

Anonimo ha detto...

Però una cosa mi ha molto colpito, da insignificante osservatore, circa gli eventi successivi alla rinuncia di BXVI: che sempre Bergoglio abbia "precettato" Ratzinger quando eseguiva atti che erano esclusivamente pertinenti al "munus" papale, come il concistoro per i nuovi cardinali.

Stefano78 ha detto...

@Parvus ... e simili

Venendo ora alla formula utilizzata per esprimere la rinuncia, due sono i dati che emergono dalla declaratio: in primo luogo il mancato richiamo al can. 332 § 2; in secondo luogo la scelta di un lessico differrente tanto dalla norma Quoniam alicui di Bonifacio VIII che parla di rinuncia al papato (renuntiare papatui), quanto dal dettato codiciale che disciplina invece la renuntiatio muneri. La declaratio infatti afferma la renuntiatio ministerio. La novità della formula di Benedetto XVI può essere colta in tutta la sua portata ricostruendo le articolazioni argomentative del testo.

Che dire? Lo sto dicendo da 3 anni... Ovviamente sono "deficiente".

Stefano78 ha detto...

Citazione da : http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350913

Stefano78 ha detto...

...L'analisi canonica, però, come giustamente dice Pulex, si ferma a definire la non canonicità della "rinuncia". Ma non va oltre. Se la rinuncia non è canonica, se la rinuncia non è al Papato, come sembra chiaro dalla disamina, come può definirsi tale, e come si può definire l'apertura del conclave?
Tra l'altro il canonista evidenzia che Benedetto XVI vuole l'elezione per un VESCOVO diocesano (come si è definito Bergoglio da sempre). Ma è mai possibile?

Anonimo ha detto...

Questa fonte non è di natura profetica ma parrebbe essere un’indiscrezione uscita dal Vaticano stesso.
In un articolo su Papalepapale, l’autore scrive che un contatto interno al vaticano avverte:

«Per informazioni molto attendibili posso dirti qualche cosa che ti prego di non diffondere (…) questo pontificato non durerà più di un anno. Non lo ammazzeranno, tranquillo… Francesco finirà destituito attraverso una destituzione mascherata da rinuncia. Proprio così: un anno e ci ritroveremo con due pontefici cosiddetti “emeriti” (…)».

Al direttore del blog vengono poi fornite ulteriori spiegazioni che lui non diffonde, ma prosegue con altre informazioni:

«Il buon Messori pare a volte giocare all’informato, ma di fatto non lo è … Mi spiego: ricordi quando scrisse che Benedetto XVI avrebbe potuto ritirarsi in un monastero in Baviera o in altre parti d’Europa? Antonio… Antonio… oggi più che mai Benedetto XVI non può mettere piede fuori dal Vaticano. Non può … se a bordo di un’auto si avvicinasse coi suoi accompagnatori a una delle tre porte di uscita del Vaticano, la gendarmeria non lo lascerebbe uscire fuori. Così è, credimi: così è (…)».

Questo coincide con alcune fonti profetiche secondo le quali quella di Ratzinger sarebbe una prigionia, piuttosto che una libera scelta.
Ad ogni modo per la prima volta nella storia, due Pontefici vivono contemporaneamente: una coabitazione che non si era mai registrata nella Città Leonina.
Al direttore del sito vengono dati altri dettagli e spiegazioni che a noi non è dato di sapere, ma altre informazioni vengono fornite:

«La quaestio canonica non è affatto risolta, per nulla! Si è solo scelto di non trattarla. Peraltro, l’atto di rinuncia non è chiaro e soprattutto non ricorrono i requisiti richiesti. E il Romano Pontefice, sebbene autorità suprema, non può inventare requisiti che non esistono o non spiegare con chiarezza estrema il suo gesto, perché l’ufficio non gli appartiene e non può creare figure nuove atte a contraddire la tradizione e soprattutto a condizionare i suoi successori».
«Dietro l’atto di rinuncia di Benedetto XVI si va delineando sempre più del torbido: alla rinuncia è stato costretto da lotte interne all’ultimo sangue e da alcune agguerrite fazioni disposte a sputtanare la Chiesa nel peggiore dei modi, come abbiamo avuto saggio nell’ultimo anno del suo pontificato».

irina ha detto...

Mic, hai fatto bene. Non trovo più l'omelia pronunciata per l'occasione. Buon lavoro.
Maria Santissima ci protegga.

mic ha detto...

Fabrizio Giudici 10:37
noto la tendenza a filippiche che servono solo a deviare dal tema e a innescare sterili polemiche. È evidente che io ho semplicemente e rapidamente commentato un battuta tranchant.
Circa la mia posizione ho dichiarato esplicitamente che come fedele non indifferente ho posto delle domande, che ritengo ineludibili, la cui risposta spetta e chi di dovere, se ancora si può sperare di chiamare in causa chi ha responsabilità ecclesiali ad alti livelli.
E chiudiamola qui.

mic ha detto...

Stefano,
quanto anche da te evidenziato sull'onda del tuo sentire fortemente connotato dall'attaccamento a Papa Benedetto, non fa altro che dimostrare tutta l'ambiguità oltre che la complessità della situazione, che presenta diverse interpretazioni possibili come tutto ciò che è ambiguo (Amerio direbbe: anfibologico= che si presta a doppia interpretazione o circiterista= che dice e non dice...).
Questo è il problema dal quale non si riesce ad uscire, a partire dalla mutazione di linguaggio e relativa "variazione" semantica introdotta dal concilio V2 (nefasto quanto l'omonima arma letale del secolo scorso).

mic ha detto...

Per Irina
Mic, hai fatto bene. Non trovo più l'omelia pronunciata per l'occasione. Buon lavoro.
Maria Santissima ci protegga.


A quale omelia ti riferisci?

Stefano78 ha detto...

A me, concludendo, sembra molto chiaro che la "rinuncia" di Ratziger si configura, come da analisi del Canonista, come una rinuncia ad un "servizio" ad una "operazione" insita nell'ufficio Papale. Non al Papato. Per supplire a questa "rinuncia", si chiama un "facente funzioni". Condivido anche chi ha fatto notare che per l'uso della formale Potestà Papale, come al concistoro, è stato chiamato Ratzinger. Gli atti del Vescovo di Roma Bergoglio, sono finora tutti non Magisteriali. Gli stessi Motu Proprio, sono atti giuridici. Le encicliche, le esortazioni apostoliche. NON CONTENGONO MAGISTERO. Diciamo che, se proprio vogliamo essere precisi, gli atti di magistero rettamente definito, dal Concilio in poi, si contano. Ma certo, quelli dall'elezione del Vescovo di Roma in poi, non esistono

Stefano78 ha detto...

@Mic

sull'onda del tuo sentire fortemente connotato dall'attaccamento a Papa Benedetto

Erri di molto. E' connotato fortemente sul mio attaccamento al PAPATO. Sul mio attaccamento alla Chiesa Cattolica. Sul mio attaccamento alla evidenza dell'attacco alla Chiesa. L'ho detto e lo ripeto. Possono essere papi buoni o meno. Ma il problema è che lo siano.
E poi: si deve anche comprendere la situazione. Non si può solo dire: è colpa del concilio. Sì, è colpa del concilio, ma anche di altri e di altre situazioni. Si incolpa il concilio, assolvendo tutto il resto. Tutti colpevoli, nessun colpevole.

Anonimo ha detto...

"Dietro l’atto di rinuncia di Benedetto XVI si va delineando sempre più del torbido: alla rinuncia è stato costretto da lotte interne all’ultimo sangue e da alcune agguerrite fazioni disposte a sputtanare la Chiesa nel peggiore dei modi, come abbiamo avuto saggio nell’ultimo anno del suo pontificato».

Se così fosse la rinuncia sarebbe del tutto invalida e il papa, l'unico papa sarebbe ancora benedetto. L'ipotesi di Socci..
Costretto ( non con la pistola alla nuca ovviamente)a "farsi da parte" da un qualche ricatto , Benedetto ribadisce ora per bocca di Mons. George che non si è "fatto da parte" del tutto ma solo "di lato". come dire : guardate che non mi avete fatto fuori del tutto.
Io sono convinto che questo messaggio di Mons. George fosse rivolto in termini criptici a chi di dovere: "Cari miei , guardate che Benedetto c'è ancora, deve essere chiamato "santità", non è morto. Non avete ancora avuto via libera per fare tutto quello che vi pare e dare il colpo finale alla dottrina cattolica. Finchè campo io sto qui , "di lato", col vestito bianco , col "munus" solo contemplante, ma pur sempre qui STO. Ricordatevene."

Sbaglierò ma una sottile ironia mi sembra essere nelle parole" non si è fatto da parte ma solo di lato "per "lasciare spazio" ad un altro papa.
Bisogna anche considerare la psicologia dell'individuo e il suo grado di finezza mentale: ricordate le parole di Ratzinger sul fatto che si vestiva di bianco da "papa" perchè non aveva trovato altri vestiti disponibili?
Finezza, ironia, rivolti non a noi fedeli, ovviamente, ma a chi di dovere.
ai picciotti di san Gallo...

Discepolo

PER QUANTO ANCORA??? ha detto...

Ma quando finirà questa tiritera stucchevole sull'abbandono di Ratzinger??...possibile che siano consentiti messaggi in serie a certuni su questa faccenda senza mai poter dire basta?...e la moderazione e il filtro non vale per tutti??...non se ne può più veramente scusate

irina ha detto...

mic, 11:39

L'omelia in suffragio di Manuela Camagni(una delle memores della Famiglia Pontificia) del 2/12/10 che si trova sul sito della Santa Sede. Avevo sbagliato anno, per questo non la trovavo.

mic ha detto...

la moderazione e il filtro non vale per tutti??

i collaboratori di vecchia data non 'passano' dalla moderazione... e non sempre riescono a 'moderarsi' ;)
Se non chiudo i commenti è sempre nella speranza che ne arrivino di interessanti.

mic ha detto...

Si incolpa il concilio, assolvendo tutto il resto. Tutti colpevoli, nessun colpevole.

Non mi pare esatto. Visto che il blog è stracolmo della denuncia di situazioni e di connesse responsabilità e responsabili... La mia affermazione riguardava il linguaggio e il concilio come inizio del 'cambiamento' anche di paradigmi, ma ciò non esclude, e non ha escluso, di entrare di ulteriori specifici dettagli.

Non so se il "messaggio" di Ratzinger possa corrispondere alla ipotesi di Discepolo 12:00.
Anche qui, potrebbe darsi, ma non abbiamo certezze... Da qualunque parte la giri è comunque una situazione che più anomala non si potrebbe.

gianlub ha detto...

mic, l'ambiguità di Stefano78? ma se stà portando dati oggettivi, come fà a parlare di ambiguità e soggettivismo? E' veramente stucchevole.

mic ha detto...

gianlub, facciamo a non capirci? Avrei dovuto censurare anche questo. Ma così a campione può servire a dar conto della confusione ulteriore creata dai fraintendimenti.
E' ovvio che l'ambiguità non è di Stefano, ma della situazione e dei suoi protagonisti...

tralcio ha detto...

Certo che a metterle tutte in fila...

A gennaio 2013 Mons. Bettazzi concede un'intervista nella quale discetta con levità delle possibili dimissioni del papa.

Nel 2015 emerge che Padre Silvano Fausti (morto nel giugno 2015) raccontò di un incontro tra Carlo Maria Martini e Benedetto XVI, a Milano per l'incontro mondiale delle famiglie, in cui il vescovo emerito della diocesi ambrosiana avrebbe detto -più o meno- al papa: "Non sei riuscito a riformare la curia, dimettiti".

In pratica il "pedaggio" da pagare al partito di San Gallo, che nel 2005 aveva accettato di ripiegare dal proprio candidato sia per la malattia di Martini, sia per la "fuga" di Bergoglio.

Da notare che la confidenza di Padre Fausti fa andare ben oltre l'ipotesi di uno scontro tra nemici: proprio Martini infatti avrebbe spostato i "suoi consensi" su Ratzinger per evitare i "giochi sporchi" che puntavano a eliminare tutti e due ed eleggere "uno di Curia, molto strisciante, che non ci è riuscito".

Molto strisciante... Come non pensare al serpente antico o al dragone?

"Se non ci riesci nemmeno tu, te ne vai"... Evidentemente dentro la Curia ci dev'essere qualcosa di "grosso" e "ingombrante". Per otto anni ha logorato Benedetto XVI. Alla fine, mentre il fulmine si abbatteva sul Cupolone, si è arrivati anche alle dimissioni...

Probabilmente non come le avrebbe volute "il potere strisciante". Infatti in questi giorni, tramite Mons. Gaenswein, Benedetto XVI ribadisce di non aver rinunciato al papato, del quale mantiene le insegne e il titolo. Francesco per parte sua si è sempre detto Vescovo di Roma. I concistori hanno visto presente Francesco. La Lumen Fidei è a "quattro mani". Le successive esortazioni apostoliche di Francesco esprimono una vaghezza che ha portato eminenti cardinali a definirlo magistero interpretabile, mentre -sotterranee finchè si vuole- si moltiplicano le voci che rilevano contraddizioni e persino qualcosa di più dell'ombra di eresia.

Il partito di San Gallo ha "vinto" o sta affondando? E se pure questo partito perde, chi sta cercando di vincere, posto che Benedetto XVI è papa, ma è "imprigionato"? Cioè libero di fare quello che ha fatto, evidentemente ritenendolo meglio di ben maggiori lacerazioni, eppure sempre in presenza degli stessi "striscianti" di prima?

C'è della sporcizia sotto il tappeto rosso... Fare pulizia pare impossibile.
Agli uomini, ma non a Dio!

Per cui insisto con la rilettura di Fatima.
A prescindere da meriti o demeriti di Benedetto XVI nella gestione dei foglietti manoscritti da Suor Lucia a sua disposizione e a prescindere dai meriti/demeriti di Benedetto XVI nello scegliere di rimanere papa dimezzato invece di denunciare nomi e cognomi, c'è un dato di fatto: la Chiesa non è una realtà solo umana.

Il Card. Biffi diceva che lo Sposo è geloso.
Va bene infangare la sposa, ma a tutto c'è un limite.
Infatti nella seconda parte del segreto di Fatima, rivelata, si parla di un inferno purtroppo popolato. Anche l'uso della misericordina evidentemente ha i suoi limiti...
In ginocchio è meglio adorare il Santissimo Sacramento.
Per la teologia è meglio non dire cavolate e basta.

Anonimo ha detto...

Azzolina quanto scrivete......d'accordissimo con Tralcio, sempre esaustivo, RR, sempre puntuale e concisa, vero il tipo PP scrive in inglese peggio dello spiffy Mundabor che ora si dichiara felice dei politici USA e sputa sull'ex paese d'origine, homplimenti, veniamo al quibus, mons.G. parla del vago e già ampiamente noto, ma in mezzo ci sono messaggi criptici per adepti, chi vuole può capire,senza decodificatori sofisticati, il signor Ratzinger, come tanti sedevacanzieri lo chiamano in altri posti, è di fatto prigioniero, non può oltrepassare porta S.Anna, le guardie svizzere non lo consentono, nei giardini vaticani è sotto la giurisdizione della gendarmeria pontificia con 2 guardie fisse 24h al dì che non fanno entrare nessuno, se non in possesso di permessi emessi dal Vaticano in quanto Stato, anche posta, pacchi e messaggi vengono controllati prima della consegna, tolgo il cioioso delle timissioni e finché avrò un solo neurone funzionante in autonomia d'ossigeno, non crederò mai alla libertà (coattata) dell'atto in-valido, forse Tralcio ha centrato il punto, ha zappato, zappato, in silenzio, senza darlo a vedere, staremo a vedere quanto siano profonde le buche e chi ci cadrà per primo.In sintonia col ns. dottore di fiducia sullo status mentis del soggetto in questione, per il resto stiamo a guardare e preghiamo per lui (i.e.Benedetto), per noi, e che Dio ce la mandi buona.Anonymous.

Stefano78 ha detto...

@Mic

i collaboratori di vecchia data non 'passano' dalla moderazione... e non sempre riescono a 'moderarsi' ;)

a) Non ambisco ad essere "collaboratore". Posso rinunciarvi. Non mi offendo. Puoi eliminarmi fin da ora

b) Non mi pare di non essere "moderato". Gli articoli che (a mio avviso giustamente. Sono dichiarazioni pubbliche e gravi) vertono sulla assurda rinuncia di Ratzinger non li ho pubblicati io ma tu. Io mi limito a commentare, tra l'altro in modo pertinente e in base all'oggettività della pubblicazione, secondo il mio sentire. Questo è ovvio. Non commento come un megafono, e non credo che interessi a questo blog la "megafonia".

c) Ripeto: se si vuole pubblicare (e commentare) articoli in base ad una linea, assolutamente legittima per carità, lo si faccia. Si facciano passare solo i commenti relativi alla linea predisposta. Però non si dica che si "discute". Non si dica che si analizza. Si dica la Verità, ovvero che si DETTA. Il che, ripeto, è legittimo. E' legittimo che i "padroni di casa" dettino una linea, e che vogliano anche che si rispetti. Così il blog, però, diventa "Foglio informativo" della Linea editoriale. Non è più blog. Il che è possibile. Non mi scandalizza affatto. Ma, allora, LO SI DICA E LO SI FACCIA. Così risparmio anche il tempo di scrivere, pensando di poter generare circoli virtuosi di analisi, e pensando di dare e ricevere contributi.

d) il Blog è stracolmo di tantissimo materiale prezioso. Ma è INNEGABILE, che tenda ad una linea. Il che, lo ripeto, è legittimo. Posso dissentire sul metodo (come in passato feci notare più volte, prendendomi i miei bravi insulti). A mio avviso, si deve rispondere a quale obiettivo si vuole contribuire a raggiungere. E soprattutto se la Verità, la Realtà, le sfaccettature dell'una e dell'altra, debbano e possano essere analizzate per quello che sono. Evidenziandone contraddizioni e criticità. Infatti, per quanto mi riguarda io condivido la "macro-ragione" del disastro attuale. Risiede innegabilmente e nello spirito e in alcune "lettere" del Concilio Vaticano II. Anche questo concilio è un unicum (pastorale...???). Siamo andati peggiorando, di "unicum in unicum". Ma, oggi, la questione non è solo di tipo dottrinale, è anche, forse soprattutto, di "Fede". Nel senso della permanenza delle basi stesse della fede. Non si tratta di "mutare" solo la Chiesa, ma di distruggerla colpendo le Istituzioni di origine divina.

Dunque, l'analisi e l' "avvedutezza" di chi può, credo debba necessariamente guardare tutto. Non escludere nulla di sensato.
E con questo CHIUDO. Non tornerò più sull'argomento, nemmeno se e quando verrà sollevato.

Stefano78 ha detto...

Così i lettori infastiditi saranno contenti

Anonimo ha detto...

Comunque amici miei dopo tre anni di dichiarazioni e presenze pubbliche importanti piu che amichevoli nei confronti di Bergoglio e altre interviste con plausi e condivisioni e attestati vari di sostegno e amicizia verso di lui (oltre a tutto cio che di modernista aveva già mostrato di saper e voler fare sia prima che durante il suo pontificato), veramente questa storiella del Ratzinger emerito papa prigioniero davvero non si regge più, abbiate pazienza... E poi perché in queste lunghissime disamine voler sistematicamente prescindere da quel che Ratzinger ha SEMPRE detto e ribadito riguardo sia le motivazioni del suo gesto che della PIENA LIBERTÀ con cui ha preso tale decisione? boh..

Il fatto poi che appaia impossibile ad alcuni particolarmente affezionati a lui che egli se ne sia andato non costretto da nessuno e per QUELLE ragioni da lui addotte, non dovrebbe a mio avviso costituire motivo valido per darle per scontato come non verosimili.

Anonimo ha detto...

E l'anello piscatorio di Benedetto XVI solo sfregiato, ma non distrutto, altro importante messaggio?
La “rivoluzione” di papa Francesco: non ha quasi mai indossato il tradizionale “anello piscatorio” dorato, ma quasi sempre il suo vecchio anello episcopale d’argento. L'anello del pescatore garantiva la “firma” sui documenti papali. Pur essendo sempre diverso, poiché ne viene forgiato appositamente uno nuovo per ogni pontefice (di cui viene inciso il nome), l’immagine rappresentata è sempre quella di Pietro. In uso fin dal primo millennio, in passato era utilizzato come sigillo per indicare la validità e la conformità al volere papale dei documenti su cui veniva apposto. Alla morte del pontefice, perciò, veniva distrutto per evitare la creazione di documenti falsi. Quando un Papa muore, infatti, il cardinale Camerlengo sfila dal suo dito l’anello piscatorio e lo spezza, alla presenza dei rappresentanti del Collegio dei Cardinali. Da quel momento, inizia ufficialmente la sede vacante. Francesco ne ha scelto uno d’argento. Quello di Benedetto XVI, invece, è stato annullato (il termine tecnico è “biffato”) con una rigatura poiché, pur essendo Papa emerito, non può più indossarlo. E papa Francesco? Ne ha scelto uno d’argento dorato (e non d’oro, come da tradizione). E stavolta l’anello non raffigura Pietro intento a pescare ma Pietro con le chiavi del Regno e non è stato forgiato appositamente perché Francesco ha scelto di utilizzarne uno già esistente.

Luisa ha detto...

Caro Stefano io non sono affatto infastidita, da quando ti incrocio qui ( e altrove...), conosco e riconosco la tua passione che è quella della tua fede, del tuo bisogno di verità, di capire, di contribuire alla e dare elementi per la riflessione, posso non sempre condividere il fondo, e lo dico, io come altri perchè non puoi dire, scusami, che mic non lascia libero, e tanto, spazio all`espressione delle diverse opinioni, anche a costo dell`impegno che immagino gravoso della moderazione, del resto sopra non ha forse detto, rispondendo a gianlub, che " è ovvio che l'ambiguità non è di Stefano, ma della situazione e dei suoi protagonisti..."?
La situazione è così caotica, anomala, talvolta surrealista tanto quel che vediamo leggiamo e ascoltiamo non ha più nessuna forma e sostanza cattoliche, così profonda e sensata è l`inquietudine, che non sempre è facile controllare pensieri, sentimenti e la loro espressione, ma il fondo che ci unisce è ben più forte di tutte le dissensioni che possono qua e là sorgere, come in questo spazio così prezioso e al quale mancherebbe il tuo contributo così personale e sincero.

Marco P. ha detto...

mic, scrivi che:
"L'intervento di mons. Gänswein: «la fine del vecchio, l’inizio del nuovo», sostanzialmente lascia trasparire, fin dall'elezione di Benedetto XVI, il suo papato a termine..." .

Questo trasparire sembra confermato da passaggi nell'intervento integrale di M. Gaenswein, tipo:
"Poteva farlo [dimettersi/rinunciare], perché già da tempo aveva riflettuto a fondo, dal punto di vista teologico, sulla possibilità di papi emeriti per il futuro."
Sarebbe da inquadrare quel "già da tempo", individuando il "tempo"
Forse che sia questo : "il cardinale Ratzinger aveva riflettuto pubblicamente [sulla possibilità di dimettersi/ritirarsi] già il 10 agosto 1978 a Monaco di Baviera in un’omelia in occasione della morte di Paolo VI"
e quindi sembra fosse una riflessione in maturando da lustri e vieppiù formatasi e rafforzatasi in Ratzinger.
Quindi presente anche nel 2005 prima del conclave ?


Interessante leggere tra le righe, due esempi che mi sono saltati agli occhi:

primo:
"il ministero papale non è più quello di prima. È e rimane il fondamento della Chiesa cattolica; e tuttavia è un fondamento che Benedetto XVI ha
profondamente e durevolmente trasformato nel suo pontificato d’eccezione..."
notare: DUREVOLMENTE
Questa trasformazione durevole tocca l'essenza del papato o solo gli accidenti ?
E può l'ente papato modificare sé stesso essendo ente in atto ? (ciò che diviene, lo diviene dall'ente in potenza, l'ente in atto è già tale)
E la trasformazione è durevole fino a quando ? e prima di questa ce ne sono state altre, nella storia ?

Secondo
"pullulare di leggende con ulteriori supposizioni che nulla o quasi hanno a che vedere con la realtà"
notare: QUASI

mic ha detto...

OK. Marco P.
Mi compiaccio di non aver chiuso i commenti :)

bn ha detto...

1- sottoscrivo a due mani i post di Stefano78, dalla logica ferrea, e fitti di argomenti inoppugnabili;
2- mi associo anche al commento di murmex (analogo a quello di alcuni giorni orsono)

3- per completare la visione della aggrovigliata e disastrosa situazione della suprema potestas papale demolita prima gradualmente e ora con soluzione finale, (colpo di grazia dato proprio con l'abdicazione di MEZZA potestas di BXVI),
propongo a tutti, per approfondirne le vere cause STORICHE risalenti a oltre 50 anni, il monumentale commento di Baronio scritto in quel giorno fatidico, -28 febbraio 2013- quando egli indicò l'avvento ormai inevitabile di un "papato COLLEGIALE":

La presenza di due Papi è un hapax di chiara matrice conciliare, basato sulla sostituzione della responsabilità personale del munus petrino nel solo Pontefice con la responsabilità assembleare del cosiddetto collegio episcopale.

Nella Chiesa Cattolica, il Papa è unico e solo detentore per diritto divino della suprema potestà, che esercita avvalendosi dei Dicasteri della Curia Romana. E i Vescovi sono, sub Petro, sovrani di diritto divino nella propria Diocesi.

Nella vulgata conciliare, il detentore della suprema potestà è il Papa assieme al Collegio episcopale, con una chiara valenza democratizzante; il Papa finisce per essere semplicemente il portavoce delle deliberazioni assembleari dei Vescovi. Gli stessi Vescovi, nella propria Diocesi, vedono sminuito drasticamente il proprio potere dalle Conferenze Episcopali, che legiferano anche contro la stessa volontà del Papa.

Va da sé che, in questa nuova visione della Chiesa, il Primato - non risiedendo più nella sola persona del Pontefice Romano - può ed anzi deve essere esercitato da un organo collegiale, quale potrebbe essere in futuro il Sacro Collegio, oppure una forma inizialmente diarchica (un Papa regnante ed uno emerito, ad esempio) e poi oligarchica (più Papi con specifiche mansioni: uno che si occupa della Pastorale, uno delle Canonizzazioni, uno dei Viaggi Apostolici, uno dell'amministrazione ecc.).

Si comprende che, nella sostanza, l'intenzione è quella di rimuovere la figura del Pontefice depotenziandola, visto che di fatto si affiderebbero ai Papi le mansioni dei Prefetti di Dicastero.

>> Laddove questa sciagurata eventualità dovesse realizzarsi, non vi è dubbio che si verrebbe a creare una controchiesa che nulla ha a che vedere con la Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana, e che questo sinedrio infeudato in Roma non avrebbe titolo per dirsi la prosecutore della divina missione affidata da Cristo alla Sua Chiesa.
http://opportuneimportune.blogspot.it/2013/02/verso-il-papato-collegiale.html

dunque il fenomeno ben descritto e definito da mons. Ganswein non è altro che il frutto maturo della COLLEGIALITA' voluta dal concilio V2: (ora disastro finale che distrugge il primato di Pietro)
inoltre giova leggere il precedente post affine di Baronio : "Biceps potestas", dell'ottobre 2010.

Anonimo ha detto...

Ci compiacciamo tutti come no... Però mentre noi stiamo qua ad avvoltolarci su squisite discettazioni filosofeggianti o sofismi vari, ooppure a cercar di far quadrare cerchi a secondo dei gusti e attaccamenti umani vari, la figura del papato se ne è andata ormai tre anni fa. E di certo il protagonista di tale sciaguratissima scelta non si è fatto né si sta facendo tutti i problemi da rompicapo che si stanno facendo alcuni qua dentro. Ha voluto smettere e ha smesso. Ma siccome evidentemente ancora non gli sembrava sufficiente come atto di rottura dottrinale, vi ha aggiunto sopra pure l'incredibile istituzione del papà emerito. E adesso dobbiamo tenerci quest'altro bel fardello che ci è stato confezionato da parte dell'ennesimo papa esponente della neo-chiesa modernista. Tutto qua.

Marco P. ha detto...

quindi in extremis... :)
riesco ad essere sul blog non con la frequenza che vorrei.

Comunque al di là di tutto, sursum corda, e restiamo lieti nel Signore, che ha già vinto, e noi con Lui se gli restiamo fedeli.

Anonimo ha detto...


@ Papa Francesco non ha mai impartito un "magistero"?

Considerare non magisteriale un documento ufficiale del Papa come una Esortazione Apostolica nella quale da' le direttive per applicare una nuova pastorale al matrimonio e comunque ad una serie di situazioni di tipo "matrimoniale" concernenti l'etica cristiana (e quindi la Rivelazione) non sembra, a ben vedere, possibile.
Queta e' la tesi del Cardinale Burke. Al fine di depotenziare un documento che indubbiamente contiene errori nella fede se non addirittura eresie? Depotenziarlo senza entrare nel merito del documento stesso, per ovvi motivi? Forse il cardinale Burke voleva dire che il documento non deve esser inteso come dogma di fede e quindi deve esser applicato sopra tutto secondo la dottrina tradizionale della Chiesa. In questo modo si potrebbe evitare di seguire il documento nelle sue storture.
Tuttavia non sembra possibile considerarlo "non magisteriale". Il tono informale ed insolito dello scritto di Bergoglio non deve trarre in inganno. Se non e' atto di magistero una Esortazione Apostolica rivolta a tutta la Cattolicita', che contiene il pensiero e la volonta' del Papa in relazione ad istituti cristiani fondamentali e alla morale cristiana, allora che cosa dobbiamo intendere con "atto magisteriale"? E' atto di magistero, inquinato da una cattiva dottrina. Bisogna chiedere al Papa di chiarire nel merito, come ha fatto mons. Schneider, enucleando a questo punto i punti controversi, chiedendogli di cambiarli.
O di ritirare l'Esortazione. Parvus

tralcio ha detto...

Certo che a metterle tutte in fila...

A mio avviso gli argomenti di Stefano78 non mancano di logica...
Non è solo affetto per Benedetto XVI.

Anonimo ha detto...

Nell'intervista all'autore del libro non emergono i punti evidenziati da Ganswein

http://it.aleteia.org/2016/05/23/papa-benedetto-xvi-libro-intervista-roberto-regoli-lindau/

mic ha detto...

Sono andata a leggere. Qualcosa c'è:

Sarà questo il gesto con cui passerà alla storia il mite professore di teologia?

Regoli: Questo gesto ci fa capire innanzi tutto una caratteristica del personaggio: la sua incredibile libertà interiore. Libertà dall’ambiente circostante e libertà dalle convenzioni della storia. Ma non c’è solo questo naturalmente: nella sua rinuncia lui crea una novità. Ratzinger porta in seno alla Chiesa una innovazione rinunciando a quello che lui stesso definisce il “ministero petrino attivo”, una evoluzione che poteva venire solo dopo il Concilio Vaticano II, dopo la profonda riflessione sull’origine del potere nella Chiesa e nello specifico intorno al cosiddetto “munus petrino” (che si può rendere in italiano con servizio o ufficio petrino). Il punto riguarda l’origine della potestà primaziale del papa, se cioè dipende dalla consacrazione episcopale o dall’accettazione dell’elezione. Per i teologi che si sono espressi sul tema, essa proviene dalla consacrazione e dunque è per sempre Ratzinger tra i canonisti e i teologi, ha scelto – per così dire – il punto di vista dei secondi. Per questo continua a considerarsi “Papa” e a farsi chiamare con il nome scelto dopo l’elezione, introducendo la figura del Papa Emerito nella Chiesa. Per i successori, la rinuncia diventa un precedente che aiuterà a prendere l’eventuale decisione con maggiore serenità. Francesco ha infatti ribadito che questo istituto ora è ricchezza della Chiesa.

C’è chi legge nelle “dimissioni” di Benedetto XVI un “j’accuse” contro una Curia percepita come infastidita dai cambiamenti e dai tentativi di portare ordine, come a dire “Ora la responsabilità ricade su chi ha tramato”. E’ una lettura verosimile?

Regoli: No, va al di là di Vatileaks che è stata una piccola cosa. Monsignor Gänswein nella presentazione che abbiamo fatto in Gregoriana recentemente, diceva – giustamente! – che “un gesto così grande, non può avere una causa così piccola”. E’ una motivazione teologica, più grande delle beghe di cortile. Sempre nella storia della Curia ci sono stati scontri e differenze di opinioni. Nulla di nuovo per uno storico...

irina ha detto...

Se la potestà primaziale del papa dipende dalla consacrazione episcopale, perchè Bergoglio no?

Catholicus ha detto...

mic ha detto...
OK. Marco P.
Mi compiaccio di non aver chiuso i commenti :)

Io non mi compiaccio affatto della sua intolleranza, cara dottoressa Guarini, ma così va il mondo, con gli oscurantisti e gli insofferenti. Ma almeno ho il piacere di dire a lei, solo a lei, visto che non lascia leggere a nessuno ciò che non le rimane personalmente gradito, che non condivido più la mia battaglia per la restaurazione della Chiesa Cattolica con lei ed i suoi collaboratori censori. Qui le nostre strade si dividono, ognun per sé e dio per tutti. Auguri e..pace e bene.

Anonimo ha detto...

La "linea editoriale" di mic su cui si basa l'accettare o il rifiutare i post è che BXVI ha delle "colpe" e tutto ciò che mette in evidenza queste "colpe" è ben accetto.
Questo è un modo di ragionare ed analizzare i fatti completamente fuorviante oltrechè errato per il semplice motivo che mic e quanti con lei non hanno ancora capito (o fanno finta di non capire) che BXVI è un martire, è una vittima e con lui la Chiesa di Cristo da parte di forze sataniche che stanno conducendo il loro ultimo sforzo apocalittico per la distruzione della Chiesa Cattolica e tra i cui esponenti di queste forze vi è appunto Bergoglio: ecco per loro spiegato il fatto che BXVI non si sia dimesso da Pontefice è assurdo in quanto se ammettessero questo dovrebbero negare che Bergoglio sia Pontefice, cosa per loro altrettanto assurda. Continueranno a fare discorsi interminabili sulle prossime uscite eretiche di Bergoglio, ma saranno discorsi dottrinali ipocriti ed inconcludenti perchè non andranno mai alla causa di questa ereticità bergogliana: cioè l'essere Bergoglio l'avversario di Cristo e della Sua Chiesa.

Anonimo ha detto...

La potestà primaziale del Pontefice NON DIPENDE ASSOLUTAMENTE dalla consacrazione episcopale perchè la potestà di giurisdizione del Pontefice deriva direttamente da Dio, mentre con la Consacrazione episcopale si riceve direttamente da Dio solo il potere d'ordine ma non quello di giurisdizione. Ecco perchè BXVI ha potuto rinunciare al munus episcopale restando Pontefice.

mic ha detto...

Quello che l'ultimo anonimo e tanti come lui non hanno ancora capito è che a me non interessa un acca trovare le colpe né a Ratzinger né a chicchessia, ma ragiono su ciò che incontro.
Se non me la sento di affermare che Bergoglio non è papa perché nessun elettore ha impugnato il conclave nato da un'abdicazione che nessuno ha prove per dichiarare non libera e che semmai presenta indizi di inquietanti 'variazioni' nel papato, non vedo perché dovrei prendere per oro colato le affermazioni apodittiche di chi lo nega.
Chi mi apostrofa in questi termini, se non intende sforzarsi a ragionare sulle questioni poste anziché sputare sentenze in atteggiamento inquisitorio, perché continua a scrivere e non cambia canale?

Anonimo ha detto...

Ma come non ci sono prove di aver costretto alle dimissioni BXVI? ma stà scherzando? cosa pensa che sia la "mafia di San Gallo"? un ente benefico o cos'altro? ma lei cosa si aspetta, che con il clima dittatoriale che vige oggi in Vaticano vi sia qualche elettore che impugna il conclave? se aspetta questo vuol dire che vive fuori da questa drammatica ed abominevole realtà e non si rende conto di cosa stà succedendo.

Anonimo ha detto...

Socci aveva anticipato,con largo anticipo, le dimissioni di Benedetto XVI, beccandosi per questo molte critiche.
Questo significa che sono state abbondantemente meditate.

mic ha detto...

Aggiungo che non ce la possiamo cavare con i proclami che tirano in ballo le forze sataniche che in ogni caso sono all'opera sempre e comunque anche in chi disprezza chi non la pensa come lui. Dobbiamo sforzarci di smascherarne gli inganni trovando le ragioni ed esprimendole per il bene di tutti. Ed è esattamente quello che cerchiamo di fare ogni giorno.

irina ha detto...

Pace!
Evitiamo i tranelli di chi se la spassa a dividerci.
E' inconfutabile che il momento è caotico. All'origine del caos sono cause remote e cause recenti, ci sono santi e infami. Quello che noi non sappiamo, nessuno lo sa, qual'è la percentuale di infamità che sta in tizio o in caio, nè conosciamo le intenzioni ultime di ognuno, nè se alcuni fanno un doppio, triplo o quadrupolo gioco in contemporanea. Pensando a me, spesso mi paragono ad una mosca cieca che cerca la via e sbatte di qua e di là. Trovo pace nella preghiera soltanto. Spesso sono tentata di non mandare più commenti che non servono a nessuno e neanche a me che di tempo ne impiego qui e potrei impiegarlo in modo migliore. Sabato ho accompagnato mio nipote a lezione di musica. Lasciatolo stavo andando in una certa chiesa per raccogliermi un poco.Sulla strada c'era un gazebo ed ho leggermente rallentato per individuare bene il simbolo. Solo rallentato e proseguito. Mi sento chiamare ed il signore del gazebo era davanti a me. Abbiamo cominciato a parlare, piano piano il signore ascoltava sempre più attentamente, anzi mi incoraggiava. Le tematiche erano le nostre, quelle di tutti i giorni qui.Alla fine mi ha chiesto se volevo lasciare il mio numero di telefono, ho declinato l'invito e augurato a lui buon lavoro. Per dire che questo esercizio quasi quotidiano i suoi frutti li porta e ascoltare gente qualunque come la sottoscritta è uno sportellino che in modi insospettati può aprirsi negli altri e si spera il tempo poi spalancherà in ognuno dei nostri interlocutori.

Anonimo ha detto...

Beh certo io mi aspetterei che se qualcuno ha elementi che sono incontrovertibilmente probanti impugni il conclave, senza timore di climi dittatoriali checchesia. E questo qualcuno deve essere un cardinale.
Diversamente si può congetturare all'infinito, però argomentando e non tacciando di sofisticheria, di viver sulle nuvole, etc chi semplicemente porta tesi contrarie alla propria idea eretta a veritá.

Il fatto che il papato emerito potesse essere giá presente nella mente di Ratzinger al momento del conclave 2005 non inquieta nessuno?
Tra l'altro se ne parlava giá (di dimissioni causa ingravescente etá) all'approssimarsi degli 80annn di Montini (1977), questi poi non percorse la strada che peraltro sveva comunque preparato con la istituzione dell'episcopato emerito e con il divirto del conclave agli over 80 ed uscì un articolo sul OR in merito.
Quindi questo vulnus era in fermentazione da tempo.

Marco P

Anonimo ha detto...

non andranno mai alla causa di questa ereticità bergogliana

la causa é il modernismo di cui é intriso nella sua complessiva ambiguità di linguaggio e di impostazione maanchista e nelle sue brecce più esplicite il nuovo unico dogma della neochiesa: il CVII al quale tutti i papi neoconciliari hanno fatto riferimento "fondativo" del loro pontificato, ognuno con la propria peculiarità: chi con i copricapi da sombrero e piume da pellerossa o stregone, baci al corano e scuse a tutti perché la Chiesa prima era davvero Chiesa, con tutte le conseguenze fastidiose per il mondo e le altre religioni , chi con le scarpe rosse e ricchi paramenti, tanto graditi a quei rompiscatole dei tradizionalisti, proposte di rientro dei "non pienamente in comunione" (????) condizionate al bavaglio sul CVII, "concessione" della messa di sempre, così poco blindata da rimanere quasi del tutto inattuata, e la geniale trovata del sofismo della ermeneutica della riforma nella continuità dell’unico soggetto chiesa (cioè quello che il papa dice oggi è opposto quello che diceva il papa ieri, ma è sempre il papa che parla, la tradizione vivente, quindi c’è continuità e non rottura col passato), sempre con le scuse perché la Chiesa prima era Chiesa e quindi fastidiosa e non sufficientemente umanista ed illuminista, faceva proselitismo mandando i suoi missionari fondamentalisti e non capiva quel santo di Lutero, chi con il naso da pagliaccio, finta umiltà ,piglio dittatoriale e palese e spietata persecuzione degli ultimi rimasti cattolici, chi con gesti teatrali, chi con sottili disquisizioni teologiche dove quello che tradisce la dottrina è sempre un “in un certo qual modo” messo lì quasi per caso, chi ripentendo ossessivamente gli stessi slogan fino alla nausea o all’ipnosi (dipende dalla capacità critica di difesa).

continua

Anna

Anonimo ha detto...

continua

L’ho sempre detto: il fare di Bergoglio così rapidamente e violentemente demolitorio di quel che resta della Chiesa è meno pericoloso del modo di fare più ambiguo e graduale dei predecessori. E’ come il fuoco improvvisamente violento sotto la pentola dove le rane si stavano addormentando in un sonno mortale a fuoco molto modesto, quasi inavvertito.

Prova ne sono le continue arrampicate incredibili sugli specchi per fare di colui che ha inferto la più grande picconata al papato, cioè alla Chiesa, e che ha blindato dogmaticamente il CVIII, proteggendolo da ogni critica, con il sofisma di cui sopra, un mistico martire prigioniero, in balie di forze oscure che lo manovrano come una marionetta, facendogli dire e fare tutto quello che vogliono , senza mai chiedersi se tutto quello che dice e fa ora sia per caso coerente con tuto quello che sempre detto e fatto il mistico martire prigioniero e sensa mai cercare una risposta a quel continuo alternarsi di luci e ombre (pentimento e conversione ? chi si pente e cambia vita o dottrina lo urla ai quattro venti per tentare di diminuire i danni della propagazione dei propri errori. Schizofrenia ? Disattenzione ? Ignoranza ? Tattica ? ecc… )
Se uno non la cerca, la verità, non la trova. Come gli ebrei rifiutarono la Verità, perché non era come se l’aspettavano, non era come loro desideravano. Per questo Gesù rimase muto. Se anche avesse fatto esplodere il cielo, loro non lo avrebbero accettato.
Più volte ho cercato di entrare ne merito della questione, ma ho sempre avuto in risposta il silenzio. O la blindatura del papa talmente geniale e libero che sfugge ad ogni classificazione e comprensione di noi umani ecc Né io né gli altri critici del mistico martire prigioniero abbiamo ragione diversa dalla ricerca della verità, delle nostre critiche, interrogativi, e letture del pontificato in questione (dell’uomo se ne occupa solo Dio). Non posso che desiderare ardentemente che ci sia un papa mistico martire prigioniero le cui preghiere salgano a Dio come un grido di dolore della Chies a…. Nessun cattolico può mai desiderare una realtà così devastante, una così grande desolazione come quella che a noi critici del pontificato di Benedetto XVI e dell’istituzione del papato bicefalo come dice mic ci sembra di avere davanti purtroppo sempre più chiaramente.

Perdonate il tono aspro. E l'amore per la Chiesa e per la Verità che non smetto mai di cercare.

Anna

Valentina ha detto...

Più passa il tempo, e più si vedono i frutti dell'albero. Far finta di nulla, o arrivare fino ad un punto, e non andare oltre come richiederebbe la logica per umane paure, comprensibilissime, ma che andrebbero esplicitate (paura che obblighino legalmente a chiudere il blog, paura di querele, paura di perdere amicizie "importanti", paura di dispiacere amici cari ecclesiastici) non serve a nulla. Nel senso che alla fine si sarà travolti lo stesso.
Bergoglio continuerà a fare ciò che la sua mente malata gli suggerisce, finché non oltrepasserà un punto che al momento i suoi danti causa non vogliono oltrepassare.Per ora. A quel punto, ingravescente aetate, sarà dimissionato.
I cardinali e vescovi lo hanno capito, e aspettano. Perché rischiare punizioni, sanzioni, cacciate, quando a breve Bergoglio sarà abdicato? Meglio star tranqulli e fiutare il vento per capire chi sarà il prossimo Capo. È tipico dei grandi apparati urocratici, come nella vecchia URSS ( leggete un po' di letteratura in merito). E delle amministrazioni delle grandi aziende.
E ora per la stragrande maggioranza degli ecclesiastici di carriera la Chiesa e' appunto una grande azienda o un grqnde apparato burocratico che garantisce un buon lavoro ed una vita abbastanza tranquilla (ricordate Don Abbondio ?).
Ed oggi come oggi, visto quel che succede nel mondo, meglio starci dentro che fuori.

BXVI era scomodo per molti per quel suo parlare schietto, per andare al fondo dei problemi, per come aveva gestito da Papa la faccenda dei preti pedofili, per come stava cercando di gestire la finanza vaticana, ma soprattutto per come metteva tutti loro, oltr che noi fedeli, di fronte alla Parola di Gesù. Uno come Bergoglio, cosi....terra terra per usare un eufemismo, va benissimo.
Ecco perché hanno inghiottito tutta l assurdità dell' abdicazione senza batter ciglio, ed il conclave, e tutto quel che è venuto poi.
Meglio non pensare troppo, fa male al cervello. Ci sono altri che pensano per noi, lasciamo fare a loro.
Perché debbo essere io pretino, io vescovino, io cardinalino (ci sono cardinali di serie A, di serie B, C e forse pure D) per dichiarare che il conclave è nullo, che Bergoglio non eè pontefice e l'unico vero Papa legittimo è l' emerito? Tanto a breve lui tornerà alla "Casa del Padre" e l'altro verosimilmente a Baires. Basta aspettare uno-due anni, e tutto tornerà come prima. Ed io ndro in psnione, io saro vewcov emeirto, io cardinale emerito...senza scandali, senza clamori...
E poi quanti "viri probati" ci sono ormai nella gerarchia ?

Rr ha detto...

Ha fatto un passo di lati.

Quando l'ho letto, ho pensato a certe mosse, di lato appunto, del gioco degli scacchi, che spesso disorientano l'avversario. Il cavallo si muove sempre di lato, ed eè ovviamente un pezzo offensivo pregiato.
Qualcuno sa se Bendetto giochi a scacchi ?.

mic ha detto...

Più passa il tempo, e più si vedono i frutti dell'albero. Far finta di nulla, o arrivare fino ad un punto, e non andare oltre come richiederebbe la logica per umane paure, comprensibilissime, ma che andrebbero esplicitate (paura che obblighino legalmente a chiudere il blog, paura di querele, paura di perdere amicizie "importanti", paura di dispiacere amici cari ecclesiastici) non serve a nulla. Nel senso che alla fine si sarà travolti lo stesso.

Valentina, proprio una che insieme a Rosa e con lo stesso stile appioppa i commenti più pepati regolarmente pubblicati mi fa questo discorso ingeneroso?
Ma cosa va dicendo? Se io avessi le paure che dice avrei chiuso da un pezzo. E chi me lo farebbe fare oltretutto a prendere bordate anche dal fuoco amico oltre che da ogni tipo di commentatori accesi o da provocatori di professione, mentre sembra di parlare al vento, se non fosse per i riscontri che arrivano più numerosi via mail che sul blog, ma più ancora perché proprio non riesco a tacere di fronte al tradimento della Verità?
Se ho qualche amicizia importante non è certo per sacrificare ad essa la mia dignità e l'amore per la verità. Tanto meno se è nel campo ecclesiastico. Se sono ben convinta di quel che penso, lo esprimo apertamente anche a loro, come mi è capitato di fare più di una volta e de visu.
Quanto alle querele la sfiderei a non temere quelle che incombono, avuto riguardo ai soggetti e, querele o non querele, non è comunque nel mio stile un linguaggio offensivo o provocatorio o troppo aggressivamente apostrofante.
E, poi, nei miei scritti mi pare di parlare chiaro ed esplicito, che più chiaro non si potrebbe senza bisogno di assumere toni arroganti o posizioni estremiste e non per paura ma perché non ci sono arrivata e non credo sia obbligatorio.

Alla fine tirare in ballo "la mente malata" del protagonista di queste diatribe non serve a nulla se non a prestare il fianco - ed è il "mio" e non il suo fianco che viene esposto - agli strali del potere dominante che non aspetta altro che qualche scivolone per delegittimarci. Ne vale la pena?

irina ha detto...

Per tornare a noi quello che è certo sono le dimissioni di BXVI, poi sono venuti alla luce tre partiti entro i conclavi; per eleggere J.R i due partiti "nemici" si sono alleati per sbarrare la strada al terzo curiale, suppongo. Ci saranno state delle trattative, degli impegni, delle minacce di tipo mafioso, ti votiamo ma tu devi fare così e così? Non si sa. Si sa che Bergoglio se ne andò, offeso perchè era il candidato dei mafiosi di San Gallo e questi l'avevano depennato. Intanto BXVI inizia, teme, conosce i suoi lupi e si raccomanda al mondo di pregare perchè non fugga davanti ad essi.Delle nomine che fa ne azzecca pochissime, sembrano tutti picciotti o facenti funzioni,scoppiano scandali ad orologeria, come nello Stato Italiano e noi non ci facciamo molto caso, gli altri sì però.Scrive e trova sollievo, c'è sempre nei suoi scritti qualche frasetta che fa pensare ai più che non abbia completamente superato il primo amore modernista. Questo fatto non si capisce se sia una sua propria forma mentis o un modo di rassicurare i mafiosi che anche lui era ed è mafioso.Decide di dimettersi, alcuni dicono che questa idea risalga al 1978.Una sua idea fissa? La battuta di un giorno di bassa pressione? Non si sa. Intanto Martini gli dice che deve dimettersi perchè non ha riformato la Curia. No problem. Presenta le dimissioni ai cardinali di Curia che rimangono spettatori muti. Tutto organizzato.Altro conclave,altro papa, i due partiti nemici e il partito di curia si azzuffano ed esce Bergoglio, gran festa in piazza San Pietro, il buonasera lascia basita la piazza, che prontamente supera il trauma e inizia un'altra storia.
Difficile. Della riforma della Curia, come fa notare don Pio Pace, non si cura affatto, entrano tutti gli amici e gli amici degli amici. Un papa informale fino al punto che ci si comincia ad interrogare sulle dimissioni del papa precedente che presto si scopre anche attuale e sul papa attuale che si chiama Vescovo si Roma. Viene allestita una grande pentola con tanti problemi solitamente biennali o anche triennali, famiglia di tolleranza e immigrazione di sostituzione, via i centri avanti le periferie e giù a lavar piedi a chi capita capita. Si resta sbalorditi. I laici molti dei quali, bisogna dire farisei ed ipocriti e duri e chiusi, si fanno domande tra loro, si interrogano. Altri laici,aperti, morbidi, accoglienti e feriti,no. Tacciono. Inneggiano e leggono il magazine "Il mio Papa". Le domande però crescono, è un vociare mondiale che nessuno ascolta e tutti ignorano. I due Papi però sono d'accordo, si vogliono bene e si invitano reciprocamente. Alle domande nessuno ha dato risposta, sono state ignorate quasi da tutti; quando il segretario dei due papi un giorno, incidentalmente, parla di papato allargato. Tutti con tanto d'occhi e d'orecchi, ma essendo una cosa avanti con i tempi si fa intendere che poi tutti capiranno. Molti si tranquillizzano, molti si preoccupano e si disperano fondamentalmente per un solo motivo:temono di essere presi per i fondelli mentre contestualmente si chiede loro di non fare tante storie che l'evoluzione questo è. Molti altri vedono la mano diabolica sul tavolo della storia e cercano di farsi un'idea di chi sta dalla parte di chi, ed è tutto un lavorio di ipotesi e spesso bisticciano e fanno notte fonda per discutere e capire.

Anonimo ha detto...


@ Origine della potesta' primazionale del Papa: dall'accettazione solamente.

L'origine e' testimoniata come si sa nel cap. 21 o finale del Vangelo di Giovanni. Ci sono le tre famose domande di NS risorto a S. Pietro: "Simone di Giovanni, mi ami tu?". Ed egli rispose: "Si', o Signore, tu lo sai che io ti amo". E Gesu' disse a lui: "Sii pastore delle mie pecore" etc. (Gv 21 , 15ss). Anzi la prima domanda era: "Simone di Giovanni, mi ami tu piu' di questi?" cioe' piu' degli altri apostoli che erano presenti. Non lo chiama col soprannome di "Cefa" (Pietra) ma solennemente con il suo nome di battesimo: Simone di Giovanni.
Nel linguaggio dell'AT, ci spiegano i dotti, l'immagine del "pastore" era usata per indicare il reggitore, il governante, il capo di tutto il popolo insomma. Con le sue risposte Pietro dimostra di accettare il primato di onore e di giurisdizione che il Risorto in quel momento gli conferisce. E non e' forse vero che sempre, nella storia della Chiesa, il supremo potere di giurisidizione del Romano Pontefice lo si e' fatto scaturire dal momento della sua accettazione dell'elezione al sacro soglio? Cosa c'entra la consacrazione a vescovo? Pietro era forse gia' vescovo o e' stato consacrato vescovo da qualcuno (dagli altri Apostoli presenti) dopo aver accettato di "pascere le pecore" del Signore? E' vero o no che in passato, poteva esser nominato Papa anche chi non era vescovo e costui veniva consacrato vescovo in un secondo tempo, ma gia' dall'accettazione cominciava ad esercitare la sua suprema potestas, dato che essa era di per se' "vere episcopalis" su tutta la Chiesa?
E' il CIC del 1983 che ha intorbidato le acque mescolando consacrazione episcopale e accettazione, in applicazione della collegialita' fasulla insufflata nell'art. 22 della Lumen Gentium, la costituzione sulla Chiesa, art. che si sforza di introdurre una nozione in qualche modo collegiale del Primato, contraria a tutta la tradizione della Chiesa. Siamo sempre alle prese con i guasti del Concilio.
Nel nuovo CIC manca un canone chiaro e netto come il c. 219 del CIC del 1917, che recita: "Il Romano Pontefice, legittimamente eletto, non appena accettata l'elezione, ottiene per diritto divino la piena e suprema potesta' di giurisdizione [su tutta la Chiesa]". Esattamente come la ottenne il Beato Pietro, primo Papa. Nel nuovo CIC l'inciso "per diritto divino" non c'e'. Gia'. E perche' l'hanno tolto? Un motivo ci sara' pure stato.
Ma quali sarebbero i teologi che sostengono l'origine della summa potestas dalla consacrazione episcopale del neoeletto? Parvus

http://www.scholasoccurrentes.org/ ha detto...

Scholas è un’Organizzazione Internazionale di Diritto Pontificio approvata e creata da Papa Francesco nella Città del Vaticano il 13 agosto 2013.
Associa la tecnologia con l’arte e lo sport per promuovere l’integrazione sociale e la cultura dell’incontro per la pace. È presente in 190 paesi attraverso la sua rete che comprende più di 430.000 scuole e reti educative in 5 continenti.

http://www.riscossacristiana.it/un-istruttivo-tour-sul-sito-delle-scholas-occurrentes-di-paolo-deotto/

Luisa ha detto...

"Più volte ho cercato di entrare ne merito della questione, ma ho sempre avuto in risposta il silenzio. O la blindatura del papa talmente geniale e libero che sfugge ad ogni classificazione e comprensione di noi umani ecc Né io né gli altri critici del mistico martire prigioniero abbiamo ragione diversa dalla ricerca della verità, delle nostre critiche, interrogativi, e letture del pontificato in questione (dell’uomo se ne occupa solo Dio). "


Beh già Anna si pone nei ranghi dei "noi critici di Benedetto XVI" e già questo dà la cornice e la coerenza del quadro che disegna, di risposte mi sembra che Anna ne abbia avute, non è perchè non vanno nel senso della sua verità che sono blindature o arrampicature sugli specchi, non è perchè non prendono lo stesso cammino e non arrivano alla stessa conclusione che non sono il frutto della ricerca della verità.




Luisa ha detto...

"Vi ringrazio tutti per la collaborazione, il lavoro e la pazienza. Pensiamo a tutti i ragazzi del mondo, con le loro diverse culture, lingue, razze e religioni.

E ci rivolgiamo a Dio con il testo di benedizione più antico, che è valido e usato dalle tre religione monoteiste: Il Signore vi benedica e vi protegga; faccia splendere il suo volto su di voi e vi mostri la sua grazia; vi riveli il suo volto e vi conceda la pace. Amen."


Così si è conluso il discorso di Bergoglio ai partecipanti del congresso mondiale della fondazione pontificia SCHOLAS OCCURRENTES.

Beh all`Inizio del suo pontificato Bergoglio non ha benedetto i giornalisti presenti nell`aula Paolo VI perchè non tutti erano cattolici, il buongiorno e buonasera ha sostituito il Laudetur Jesus Christus e ai partecipanti di quel congresso ha fatto una benedizione multi religiosa!
Che dire? Firmato Bergoglio.
Del resto Scholas Occurrentes è "una iniziativa educativa sviluppatasi a Buenos Aires, promossa dall'allora cardinale Bergoglio", tutto coerente dunque, diventa di diritto pontificio nello scorso agosto, ma pontificio non vuol più dire necessariamente cattolico.

Anonimo ha detto...

Il Signore vi benedica e vi protegga; faccia splendere il suo volto su di voi e vi mostri la sua grazia; vi riveli il suo volto e vi conceda la pace. Amen.
Testo che risale ad Abramo, ma che è universalmente conosciuto come "Benedizione di San Francesco". Non dimentichiamo che San Francesco era un laico. Solo in punto di morte accettò di farsi ordinare diacono. Il francescanesimo è nato come ordine laicale. I primi preti che ha avuto, erano persone (come Sant'Antonio) che erano già preti, per conto loro, prima di entrarvi. Infatti, tale benedizione,è proprio concepita per essere recitata anche da laici, anzi, essenzialmente da loro. Se la leggete attentamente, potete notare che ha uno stile, "augurale". E' un augurio che si formula. Una speranza. Se volete è una preghiera. Nulla in comune con le benedizioni sacerdotali.

Luisa ha detto...

"Nulla in comune con le benedizioni sacerdotali."

Ma quando si è in presenza del Papa non si può sperare, non è logico e normale, ricevere una benedizione pontificia?

Anonimo ha detto...

Cos'e' un kinderheim ? Il paese dei balocchi ? Tutti insieme appassionatamente a trattare di arte e di giochi ? Senza religioni ?

Il sogno di Lennon che si realizza :
And no religion too
Imagine all the people
Living life in peace…

E' interessato l'ONU ? Allora si commenta da se' .
Incredibile , 400.000 scuole in tre anni ! Queste sono intuizioni planetarie .

Lontani da Braz.. ha detto...

Piuttosto che progressisti ... evangelici !
http://www.iltimone.org/34750,News.html

Anonimo ha detto...

icevere una benedizione pontificia?
Cui sono annesse tante indulgenze.

mic ha detto...

Delle scholas Occurrentes, decisamente mondialiste, avevamo parlato già noi qui:

Trascrivo l'incipit
Letto su Radio Vaticana 27 agosto 2014 [qui]. Titolo: Impronte nella cultura.
Nella versione italiana non l'ho trovato. Impronte orwelliane, direi: affastellamento di simboli (povera Croce!) = linguaggio sovvertitore. "Coexist", davvero?? E la parola PAZ buttata lì... Ricordiamo Colui che ci ha detto «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi»...

http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2014/09/siamo-su-radio-vaticana-voce-della.html

Anonimo ha detto...

Gates ha donato un tot a 'ste scuole, altri Fratelli pure, Ratzinger non gioca a scacchi, ma Gaenswein sì.......per intenditori fini.

Claudio ha detto...

Sono un lettore del blog,intervengo molto raramente. Sarei particolarmente dispiaciuto di non poter più leggere i commenti di Stefano78 che ritengo tra i più interessanti e forse i migliori in assoluto.

Alfonso ha detto...

Un ribadito grazie a mic per la sua opera. Mi sono quasi esaurito a leggerli tutti i commenti, a cercare di capirci qualcosa e soprattutto per avere alla fine un giudizio conclusivo. Non essendo in grado di entrare nel merito della questione, cari amici, mi permetto di scrivere questa storiella. Al capezzale di un illustre malato grave si ritrovano a consulto un bel numero di celebri medici. Avendo tutti prontamente concordato sulla diagnosi, dovendo suggerire la terapia, ognuno ne proponeva una diversa dall'altra, motivandola con ragionamenti che ovviamente prendevano in considerazione le cause della malattia, lo specifico caso clinico e in definitiva tutto quanto l'arte medica metteva a disposizione di così preparati e scrupolosi esperti. Inizialmente pacata e rispettosa, la discussione si accese progressivamente, dal momento che ognuno di loro era certo dei suoi giudizi e di conseguenza non accettava un parere diverso su quale fosse in quel caso e in quel momento l'agire migliore per la salute del paziente. Non riuscendo a formulare una prescrizione condivisa, oramai tutti presi dalla polemica sempre più livorosa, uno di loro, constatando che il malato nel frattempo peggiorava, propose di interpellare al più presto il migliore in assoluto degli specialisti, che occasionalmente si trovava in città, affidando a lui in qualità di super partes la decisione su quale fosse la più efficace terapia fra quelle che essi proponevano. Così fecero. Ma lo specialista, informato del caso, dichiarò che tutto quanto i colleghi avevano già proposto non era pertinente e a sua volta propose un'altra diversa terapia, provocando in tal modo una nuova e più acre discussione, perchè ognuno non riusciva a dare torto a se stesso e quindi a riconsiderare il suo ragionare alla luce dei pareri degli altri medici. Intanto, il paziente spirò. Decisero dunque di fare un riscontro diagnostico e sorprendentemente dovettero constatare che anche la diagnosi che tutti avevano condivisa era sbagliata e pertanto tutte le loro proposte terapeutiche sarebbero state errate! Quale morale trarre? Ne propongo una, in considerazione di quanto ho letto nei numerosissimi commenti: mai dare niente per scontato nel giudicare una persona o una situazione. Offrire a tutti il beneficio del dubbio, rispettando tutti i giudizi, ma sempre se si ritiene in tutta coscienza che essi "non congruunt vestra nobiscum" di ambrogiana memoria.

irina ha detto...

Ipotesi, scrittura in codice=lettura parziale o totale ribaltata,es:quello che è scritto sì, deve essere letto no.(???)