Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 15 gennaio 2019

Lettera dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò al cardinale Theodore McCarrick

Riprendiamo da Corrispondenza romana.

Pubblichiamo oggi un quarto documento [precedenti qui - quiqui] di S. E. Mons. Carlo Maria Viganò che porta la data di Domenica 13 gennaio, festa del Battesimo del Signore e di sant’Ilario di Poitiers, l’indomito vescovo francese che, insieme a sant’Atanasio, mantenne viva la fede durante l’eresia ariana del IV secolo. Il documento è una lettera aperta al card. McCarrick per esortarlo al pentimento.

Caro Arcivescovo McCarrick,
Come è stato riferito da notizie dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, le accuse contro di lei per crimini contro minori e per abusi contro seminaristi saranno esaminate e giudicate molto presto con procedura amministrativa.
Qualsiasi sia la decisione presa dall’autorità suprema della Chiesa, quello che davvero importa e che ha addolorato quelli che le vogliono bene e pregano per lei, è il fatto che durante questi mesi lei non abbia mai dato alcun segno di pentimento.  Io sono tra quelli che pregano per la sua conversione, perché lei si penta e chieda perdono alle vittime e alla Chiesa.

Il tempo sta per finire, ma lei può ancora confessare e pentirsi dei suoi peccati, crimini e sacrilegi, e farlo pubblicamente, dato che essi sono diventati pubblici. La sua salvezza eterna è a rischio.

Ma qualcos’altro di estrema importanza è anche in gioco. Lei, paradossalmente, ha a sua disposizione un immenso dono di grande speranza da parte del Signore Gesù; si trova in una condizione in cui può fare un gran bene per la Chiesa. Infatti, lei è in una condizione in cui può fare per la Chiesa qualcosa più importante di tutte le buone opere che lei abbia mai fatto durante tutta la sua vita. Un pentimento pubblico da parte sua procurerebbe una misura straordinaria di guarigione ad una Chiesa gravemente ferita e sofferente.  È disposto ad offrire alla Chiesa questo dono? Cristo è morto per tutti noi quando eravamo ancora peccatori (Rom. 5,8).  Lui ci chiede solo di rispondere col pentimento e con fare il bene che ci è dato di fare. Il bene che lei è in grado di fare adesso è di offrire alla Chiesa il suo sincero e pubblico pentimento. Farà questo dono alla Chiesa?

La imploro, si penta pubblicamente dei suoi peccati, così che la Chiesa ne gioisca e lei abbia a presentarsi davanti al tribunale di Nostro Signore purificato dal Suo sangue.  La prego, non renda vano per lei il Suo sacrificio sulla croce. Cristo, il Nostro Signore Buono, continua ad amarla.  Riponga tutta la sua fiducia nel Suo Sacro Cuore. E preghi Maria, come io e molti altri stiamo facendo, chiedendole di intercedere per la salvezza della sua anima.

"Maria Mater Gratiae, Mater Misericordiae, Tu nos ab hoste protege et mortis hora suscipeʺ
Maria Madre della Grazia, Madre di Misericordia, proteggici dal nemico e accoglici nell’ora della morte.

Suo fratello in Cristo,
+ Carlo Maria Viganò
Domenica, 13 Gennaio 2019 Festa del Battesimo del Signore Sant’Ilario di Poitiers

25 commenti:

viandante ha detto...

Queste sono le parole che si vorrebbero sentire dalle labbra di un pastore. Questa é la vera misericordia da offrire a tutti gli uomini, perché tutti peccatori!

Anonimo ha detto...

Domanda :
E' stato ravvisato uno "scandalo" ed esso e' "manifesto"pertanto sembrerebbe congrua la richiesta di pentimento e di perdono pubblica ; pero' , mi chiedo , non dovrebbe essere approvata per "certa" l'accusa dalla autorita' competente e non dovrebbe essere qust'ultima a comminare la pena ? Colgo l'occasione per dire anche che c'e' una corresponsabilita' dei giovani che sono stati oggetto delle attenzioni del Mac i quali potevano esercitare la volonta' di rispondergli "No" !

fabrizio giudici ha detto...

Vero. Curioso che invece, tra gli "esperti" di pastorale, non si sia sentito nessun invito alla conversione del peccatore, se non generiche frase fatte; per il resto, tutto derubricato a problemi amministrativi.

Anonimo ha detto...



Non c'è più alcun invito alla conversione del peccatore perché, dal Concilio in poi,
il clero professa la falsa dottrina della salvezza garantita a tutti, cancellando in
tal modo non solo l'idea stessa del peccato originale ma anche la nozione stessa di
peccato.

irina ha detto...

Un pacato e fermo parlare. Padre, fratello e figlio della Chiesa. Lievito che dà respiro alla materia inerte. Consolazione per gli oppressi e speranza per chi non avrebbe più di che sperare.

fabrizio giudici ha detto...

non dovrebbe essere approvata per "certa" l'accusa dalla autorita' competente e non dovrebbe essere qust'ultima a comminare la pena

Sì, ma siamo su due piani diversi, direi. Se ho rubato e vengo scoperto, certamente spetta all'autorità competente provare le mie colpe in tribunale e comminarmi una pena. Ma, nell'attesa, sarebbe molto meglio se mi pentissi "da me" e mi costituissi. Sul piano pastorale un qualsiasi prete come Dio comanda dovrebbe esortarmi a pentirmi, confessarmi e costituirmi. Per quanto riguarda la penitenza, dove l'atto malvagio è reversibile è abbastanza ovvio che vada riparato (p.es. se uno ha rubato deve restituire il maltolto); se c'è stata un'associazione a delinquere e ci sono altre persone ancora impunite, o addirittura ben "coperte", queste vanno denunciate. Io leggo così l'invito di Viganò a Mc Carrick, ed è indipendente dalle sanzioni che prima o poi gli verranno inflitte dall'autorità competente.

Anonimo ha detto...

Quindi dalla richiesta delle dimissioni papali ci si è ridotti a questo? Viganó come i cardinali dei dubia e la loro correzione fraterna
Teresa

Anonimo ha detto...


Cominciano a susseguirsi le rivelazioni dagli Stati Uniti, confermanti le accuse di mons. Viganò -

Nell'ultimo articolo di Settimo Cielo, Magister conferma che, in base alla documentazione che sta venendo alla luce, risulta confermato quanto molti sapevano: che la diocesi di Pittsburg, governata per tanti anni da Wuerl, "era nota da tempo come una delle più pervase da preti omosessuali, a partire da chi ne fu vescovo tra il 1959 e il 1969, John J. Wright, poi cardinale e prefetto per la congregazione vaticana per il clero, lui stesso con tanti giovani amanti e con suo segretario personale proprio quel Wuerl che gli fu successore"(Magister, art. cit., nella parte che si occupa del dimissionario card. Wuerl).

Ora, il nome di John J. Wright non dirà assolutamente nulla ai più. Ma a chi ha studiato certi fatti fa venire in mente la composizione della Commissione Cardinalizia nominata a voce da Paolo VI, verso la fine del 1974, per indagare informalmente mons. Marcel Lefebvre, nella fase che preparò la successiva soppressione illegale della FSSPX. Infatti, quella Commissione era composta da tre cardinali: Gabriel-Marie Garrone, prefetto della Congreg. per l'Educaz. cattolica; il card. John Wright, Prefetto della Congreg. per il Clero; il card. Arturo Tabera, Prefetto della Congreg. per i Religiosi e gli Istituti secolari.

Questa Commissione convocò mons. Lefebvre a Roma il 13 febbraio 1975, per discutere in generale della Visita Apostolica, e lo sottopose ad una specie di processo nel senso che egli fu per circa 25 minuti riempito di invettive (lo si accusava di essere "un pazzo" che "si metteva a fare l'Atanasio") da parte del card. Garrone e dal card. Tabera, mentre il card. Wright rimaneva in silenzio. Così riferì pubblicamente mons. Lefebvre ai suoi seminaristi. Tanta ira era stata provocata dalla pubblica dichiarazione di mons. Lefebvre del 21 nov. 1974,suscitata dallo sdegno per le scandalose (ereticali) dichiarazioni dei due visitatori apostolici inviati al Seminario di Econe (si sarebbe abolito il celibato ecclesiastico, la Chiesa non era l'unica depositaria della verità, la Resurrezione non è una certezza), nella quale dichiarava la sua fedeltà alla Roma perenne e il suo rifiuto di seguire la Roma "neomodernista e neoprotestante", con le sue novità "distruttrici per la Chiesa". Questa dichiarazione fu il vero motivo della soppressione, illegittima perché effettuata dal vescovo Mamie senza poter dimostrare di aver avuto la prescritta autorizzazione pontificia.

Dunque, sia pure solo ratione officii, una personalità a dir poco discutibile come il suddetto card. John Wright sedeva tra chi si arrogava il diritto di giudicare mons. Lefebvre, anche se bisogna dire che fra i tre "giudici" fu l'unico a non manifestare un atteggiamento ostile.
Il cardinale Wright era vescovo dal 1959, apprendiamo. E come mai Paolo VI lo elevò al cardinalato?
PP


fabrizio giudici ha detto...

Non direi affatto che è una "riduzione", anzi, è proprio l'opposto. E il richiamo alla conversione, pur se indirizzato a Mc Carrick, vale per tutti, Papa incluso. Molto più forte di un invito a considerare le dimissioni.

Anonimo ha detto...

LITANIE PER I SACERDOTI
O Gesù, Sacerdote Santo, per ottenere dal Tuo amorosissimo Cuore santi e dotti sacerdoti :
Signore, per zelare il Tuo onore e la Tua Gloria, dacci sacerdoti santi
Signore, per aumentare la nostra fede, “
Signore, per sostenere la Tua Chiesa, “
Signore, per predicare la Tua dottrina, “
Signore, per difendere la Tua causa, “
Signore, per combattere l’errore, “
Signore, per distruggere le sette, “
Signore, per sostenere la verità, “
Signore, per dirigere le anime nostre “
Signore, per rendere migliori i costumi, “
Signore, per sradicare i vizi, “
Signore, per illuminare il mondo, “
Signore, per far conoscere le ricchezze del Tuo Cuore, “
Signore per farci amare lo Spirito Santo, “
Signore, affinchè tutti Tuoi ministri siano luce del mondo e sale della terra “
PREGHIAMO
O Gesù, Sacerdote Santo, ti domandiamo con tutto l’ardore dell’animo dell’ accrescere di giorno in giorno il numero degli aspiranti al Sacerdozio e di formarli secondo i disegni del Tuo Cuore amatissimo, affinchè lavorino efficacemente a fare del mondo un solo ovile sotto un solo Pastore.
Amen.

Anonimo ha detto...

Certi interventi mi sembrano da ubriachi.
Ma dove sentite certe cose? Io vado regolarmente a Messa e non sento mai le vostre interpretazioni. Mi confesso e nessuno mai mi parla di impunità e di salvezza a prescindere.
Si può sapere dove si propalano certe dicerie?

fabrizio giudici ha detto...

Caro anonimo delle 11:03,

il problema non è che gli altri interventi sono da ubriachi, ma che lei è molto fortunato. Il che, ovviamente, non è un problema e ne siamo tutti felici. Che lei però viva in un'isola felice è provato da molte fonti - basta che si legga periodici come La Nuova Bussola Quotidiana o tutti gli analoghi che si possono trovare in Francia, Germania, UK, USA, e ne troverà conferma.

Detto questo, però, vorrei poi capire se lei è veramente fortunato o un po' distratto. Perché, a dire il vero, anche le chiese che ho sempre frequentato - e recentemente abbandonato - non parlavano di "salvezza per tutti": parebbe dunque che fossi fortunato anch'io. Il problema che non hanno quasi mai (e negli ultimi dieci/quindici anni MAI) parlato di Novissimi, ovvero di Inferno e Paradiso. Non parlarne equivale a parlare di salvezza a prescindere, perché l'Inferno è una cosa così drammatica e irreversibile che un buon prete, se ci crede veramente, non può fare a meno di ammonire i fedeli.

Le chiedo dunque: dove frequenta lei si parla esplicitamente di Inferno e Paradiso? Se sì, beato lei e si tenga stretta la sua parrocchia. Se no, ci rifletta.

Anonimo ha detto...

Ma non si vive per "guadagnarsi" il Paradiso o per scansare l'Inferno in un' ottica di convenienza. Si vive per amare Dio e il prossimo. Sant'Alfonso cantava in napoletano: " Se mi voi manna' a l'inferno io ci vaco ma però, a nu patto solamente, ca' ci vieni Tu cu mme'"
Cioè, mi basta stare con Te
e poi pure all'inferno. Questo è amore non paura.

Anonimo ha detto...


La paura della dannazione eterna fa parte del timor di Dio, cosa lecita ed ammessa.
Naturalmente, il cristianesimo non si riduce a questa paura.
Bisogna anche amare Dio per se stesso e il prossimo per amor di Dio.
Ma cancellare il timor di Dio, e quindi la giusta paura perle sue
sanzioni, non è possibile, ci renderebbe disumani.
Anche grandi santi hanno provato il timor di Dio,
temendo il momento del Giudizio, faccia a faccia con il
Signore, appena morti.
La paura della dannazione non deve impedirci il rimorso
per i nostri peccati, della cui bruttezza dobbiamo diventar
coscienti a prescindere da ogni paura.
M.

fabrizio giudici ha detto...

@anonimo delle 17:07

Questo tormentone che contrappone l'amore alla paura, messo come l'ha messo lei, non è minimamente cattolico. Per tentare di mantenere breve un discorso complesso, non c'è amore per Cristo se non c'è contrizione dei propri peccati: e la contrizione certamente non è basata sulla paura. Ma quello che sto per riportare è dal CCC:

1451 Tra gli atti del penitente, la contrizione occupa il primo posto. Essa è « il dolore dell'animo e la riprovazione del peccato commesso, accompagnati dal proposito di non peccare più in avvenire ».43

1452 Quando proviene dall'amore di Dio amato sopra ogni cosa, la contrizione è detta « perfetta » (contrizione di carità). Tale contrizione rimette le colpe veniali; ottiene anche il perdono dei peccati mortali, qualora comporti la ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale.44

1453 La contrizione detta « imperfetta » (o « attrizione ») è, anch'essa, un dono di Dio, un impulso dello Spirito Santo. Nasce dalla considerazione della bruttura del peccato o dal timore della dannazione eterna e delle altre pene la cui minaccia incombe sul peccatore (contrizione da timore). Quando la coscienza viene così scossa, può aver inizio un'evoluzione interiore che sarà portata a compimento, sotto l'azione della grazia, dall'assoluzione sacramentale. Da sola, tuttavia, la contrizione imperfetta non ottiene il perdono dei peccati gravi, ma dispone a riceverlo nel sacramento della Penitenza.45


Come vede l'attrizione, ovvero "la paura" come la chiama lei, è addirittura un dono dello Spirito Santo. Non è sufficiente a salvarsi (come dice ci vuole l'amore vero e incondizionato), ma è propedeutica all'amore vero e incondizionato. Così come sono propedeutici i ceffoni dati da un padre a un figlio e la minaccia della punizione. Questo ha a che fare con la natura umana, che è caduca e arriva a destinazione zoppicando. Invece da quello che leggo nel suo discorso, pare che secondo lei tutti noi siamo in grado di fare un percorso perfetto e dritto, a botta sicura. Magari per lei è così e me ne rallegro. Ma non è così tutta l'umanità. Un sacco di anime nella storia probabilmente si sono salvate "a pelo", partendo dalla paura di dannarsi.

Capisce bene, dunque, che considerare la "paura" (meglio, per l'appunto, l'attrizione) una cosa negativa è disprezzare un dono dello Spirito Santo. Essa non si contrappone affatto all'amore e alla contrizione perfetta. Ora mi chiedo se i suoi preti, che ritiene così bravi, questi articoli del CCC glieli hanno mai insegnati.

A riprova di tutto ciò, una pletora di santi, a San Paolo fino a Padre Pio, tutti espertissimi dell'Amore di Dio e della necessità di insegnare ai fedeli ad amare Dio, hanno anche paventato, e abbondantemente, l'esistenza dell'Inferno. La Beata Vergine Maria l'ha persino fatto vedere ai tre bambinetti di Fatima, causando loro uno spavento tale che si sono sentiti morire, con la raccomandazione che ce lo venissero a riferire. Secondo lei la Madonna sbaglia? I santi sbagliano? E poi, tutti hanno agito in imitazione di Cristo, che - dovrebbe averlo ben presente - l'inferno lo tira fuori un sacco di volte nella sua predicazione. Le avrete certamente lette le parabole in questione durante la Messa. E come le hanno spiegate i suoi preti? Che Cristo non aveva altro da fare in quel momento, o che ogni Sua parola è stata proferita con un senso ed uno scopo ben preciso?

Anonimo ha detto...

E'san Giovanni, il prediletto di Gesù che contrappone l'amore alla paura. Gli diciamo che non è cattolico?
Non è vero che "il Cristo l'inferno lo tira fuori un sacco di volte nella predicazione". Io ho preso la matita e ho sottolineato quante volte e in quali circostanze. Per esempio, all'epulone ricco ed egoista sì, all'adultera no. A parte il fatto che Lui se lo poteva permettere di misurare le anime mentre noi rischiamo di scaricate le nostre nevrosi e le nostre frustrazioni sugli altri. Il Risorto non ha detto agli apostoli di andare a terrorizzare la gente. E da Pietro non ha preteso la perfezione ma l'amore: "Pietro mi ami tu? E allora "pasci i miei agnelli".
Perciò non è onesto dire che un sacerdote, un parroco. non vale perché non parla tutti i giorni dell'Inferno. Che ne sappiamo se quel poveretto prega e si sacrifica per il suo popolo? Se ama Gesù con tutte le forze che si ritrova?
La salvezza non dipende dai nostri sforzi, come pure lei ha detto, ma è un dono dello Spirito Santo. È il risultato delle preghiere e dei sacrifici nella Comunione dei santi. Siamo tutti un dono: la Croce di Gesù, la croce di mia mamma, la croce nella Comunione dei Santi. Sant'Agostino ce lo insegna.
Ciò detto, concordo sul fatto che la catechesi debba essere veritiera e senza omissioni anche se sminuzzata secondo le circostanze come diceva san Pietro: " latte perché non siete pronti per il cibo solido ",

mic ha detto...

La salvezza non dipende dai nostri sforzi, come pure lei ha detto, ma è un dono dello Spirito Santo. È il risultato delle preghiere e dei sacrifici nella Comunione dei santi. Siamo tutti un dono: la Croce di Gesù, la croce di mia mamma, la croce nella Comunione dei Santi. Sant'Agostino ce lo insegna.
E' vero che la salvezza non dipende SOLO dai nostri sforzi; ma implica una nostra risposta consapevole e responsabile. Il vero amore (carità che è altro dalla solidarietà) si riconosce dalle opere e le opere (quelle della fede e non quelle del senso di dovere, che comunque è un inizio perché esprime una buona volontà) sono quelle di un cuore redento che il Signore trasforma, con la sua grazia, che esige apertura ma anche risposta. La nostra Fede è relazione con Cristo e, in Lui, col Padre nello Spirito Santo. E, poi, certo, c'è la mirabile realtà della Comunione dei Santi...

Anonimo ha detto...

“Non è sufficiente a salvarsi (come dice ci vuole l'amore vero e incondizionato), ma è propedeutica all'amore vero e incondizionato”

È sufficiente, visto che la Confessione è valida anche se vi è solo attrizione.

E anche chi non può confessarsi non è da escludere (anzi) che se prega e chiede a Dio la Grazia del vero pentimento, che va oltre la contrizione, Dio gliela conceda.

Roberto Marchesi

Anonimo ha detto...


La salvezza non dipende dai nostri sforzi?

E dagli sforzi di chi, allora? Bussate e vi sarà aperto, ha detto il Signore. Non esiste una salvezza collettiva, qualsiasi cosa dicano i preti di oggi. Esiste il tesoro soprannaturale delle preghiere dei devoti, conosciuto solo da Dio, e delle intercessioni dei Santi, grazie al quale tante anime godono senza merito loro della grazia divina che li aiuta in modo essenziale per salvarsi. Ma queste anime devono sempre dare un loro contributo personale, Dio non ci salva contro la nostra volontà (S. Agostino).
Il Signore poi ha parlato spesso della dannazione eterna. Certo, non ne parlava continuamente ma quanto bastava. Nessuno dice che i sacerdoti, il Papa ne debbano parlare tutti i giorni. Si vorrebbe solo che ne parlassero nel modo opportuno, che non avessero lasciato cadere questo insegnamento nell'oblio.
Ratzinger, nella Spe Salvi, non dice forse che la parabola del ricco Epulone rappresenta la pena del Purgatorio? Ma non rappresenta l'inferno, invece? Controllare.

Gesù ci instilla il terrore della morte improvvisa, senza esser preparati. Non lo dice a chiare lettere: Estote parati? Siate pronti, non sapete né il giorno né l'ora della vostra morte. Essa verrà come il ladro nella notte...E la sua venuta finale, la Parousia, sarà assolutamente improvvisa, come il fulmine, coglierà tutti come un laccio implacabile. C'è poi quel terribile passo di Luca 13,1-5, sulla necessità della penitenza giornaliera, quando gli riferirono di alcuni Galilei che Pilato aveva fatto uccidere, probabilmente in un tumulto.
"Credete voi che questi Galilei siano stati più peccatori di tutti gli altri Galilei, perché hanno sofferto in quel modo? No, io vi dico, ma se non fate penitenza, voi perirete tutti nello stesso modo. Oppure, di quelle diciotto persone sulle quali cadde la torre di Siloe e le uccise, fossero più colpevoli di tutti gli altri abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non fate penitenza, perirete tutti nello stesso modo".

Perirete tutti allo stesso modo: non sotto una torre o per mano di un Pilato, ovviamente, ma andando alla dannazione eterna perché morti impreparati, senza aver fatto penitenza, senza essersi preparati ogni giorno, cosa che richiede dunque l'esame di coscienza, l'atto di dolore perfetto, la meditazione giornaliera sulla morte e i NOvissimi.
M.

Anonimo ha detto...

@M.

Non so come funzioni il momento della morte, nel senso che legare la salvezza all’essere preparati in un dato momento sembra legarla ad episodi contingenti, del tipo che magari Tizio è stato in Grazia 365 giorni all’anno ma ha avuto la “sfiga” (e Cattolicamente sappiamo che “sfiga” e “fortuna” non esistono) di morire proprio nel giorno in cui non era in Grazia...

Non so, per quanto efficace ad ispirare il santo Timor di Dio, questa idea l’ho sempre trovata problematica. Sinceramente penso che una “soluzione” a questo mistero la si trovi nel diario di Santa Faustina, che cito

“La misericordia di Dio raggiunge molte volte il peccatore nell'ora estrema in un modo singolare e misterioso. Esteriormente si direbbe che ormai tutto sia perduto, ma non è così. L'anima, illuminata dal raggio di una potente ultima grazia, nel momento conclusivo può rivolgersi a Dio con tanta forza d'amore che, in un attimo, riceve da lui il perdono delle colpe e il condono delle pene. Esternamente però, non vediamo nessun segno di pentimento, né di contrizione, perché il morente non reagisce più visibilmente. Quanto la misericordia di Dio è inscrutabile! Ma, orrore! Vi sono ancne delle anime che, volontariamente e coscientemente, respingono perfino l'estrema grazia con disprezzo!
Sia detto, dunque, che anche in piena agonia, la divina misericordia depone nell'intimo dell'anima questo momento di chiarezza, mediante il quale l'anima, se vuole, trova la possibilità di ritornare a lui. Accade tuttavia che vi siano anime di un tale interiore incallimento, da scegliere consapevolmente l'inferno, rendendo vane non solo le preghiere innalzate a Dio per esse, ma vanificando perfino gli sforzi medesimi di Dio”

In pratica all’inferno ci si va per un atto pervicace della propria volontà, non perché Dio ha deciso di far calare il sipario nel momento peggiore. Anche perché altrimenti bisognerebbe chiedersi perché a gente come Rudolf Hoss è dato di vivere abbastanza per pentirsi http://www.lanuovabq.it/it/la-conversione-di-rudolf-hoess-lanimale-di-auschwitz

Secondo me il contenuto delle righe di Santa Faustina che ho citato evita di rendere la salvezza eterna quasi una questione da roulette russa, e ho trovato concetti simili a quelli da lei espressi anche negli scritti di altri Santi, tra cui anche Santa Teresa di Lisieux.

Roberto Marchesi

fabrizio giudici ha detto...

E'san Giovanni, il prediletto di Gesù che contrappone l'amore alla paura. Gli diciamo che non è cattolico?

Io ho citato il Catechismo: lei vuol dire che il CCC non è cattolico? Tiri fuori il passo di San Giovanni che ha in mente: se è quello che penso io, non contraddice affatto quello che ho detto e lei sta facendo un sacco di confusione.

Non è vero che "il Cristo l'inferno lo tira fuori un sacco di volte nella predicazione". Io ho preso la matita e ho sottolineato quante volte e in quali circostanze. Per esempio, all'epulone ricco ed egoista sì, all'adultera no.

Ha preso la matita male, perché ci sono espressioni come "dove è pianto è stridore di denti" (parabola del banchetto di nozze), per non parlare delle citazioni della Geenna... Lei mi conferma che i suoi preti insegnano molto male.

A parte il fatto che Lui se lo poteva permettere di misurare le anime mentre noi rischiamo di scaricate le nostre nevrosi e le nostre frustrazioni sugli altri.

Questo vale per tutte le cose, anche quando ci si occupa "del sociale", o quando si discute su internet, dunque non è un argomento dirimente.

Il Risorto non ha detto agli apostoli di andare a terrorizzare la gente. E da Pietro non ha preteso la perfezione ma l'amore: "Pietro mi ami tu? E allora "pasci i miei agnelli".

Lei continua a non avere argomenti e mi pare le manchi pure la logica di base. Cristo ha nominato l'Inferno più volte, questo non vuol dire che abbia ordinato di terrorizzare la gente. Ha insegnato le cose così come sono, e dunque ci ha detto che c'è l'Inferno. Comunque, la Madonna ha detto a più veggenti di venire a raccontarci che c'è l'Inferno. Glielo ho già fatto presente, perché ignora questo fatto?

Perciò non è onesto dire che un sacerdote, un parroco. non vale perché non parla tutti i giorni dell'Inferno. Che ne sappiamo se quel poveretto prega e si sacrifica per il suo popolo? Se ama Gesù con tutte le forze che si ritrova?

Devo ripeterle che lei non ha alcun senso logico nel portare avanti la discussione. Chi ha mai parlato di foro interno? Comunque, chiunque può pregare e sacrificarsi. Il prete, tra le altre cose, ha il mandato specifico di insegnare e predicare il Vangelo, Novissimi inclusi. Fa parte della Chiesa Docente. Se lei perfeziona la sua "matita", troverà nella Bibbia parole pesantissime per i pastori che non insegnano correttamente ai fedeli.

Ciò detto, concordo sul fatto che la catechesi debba essere veritiera e senza omissioni anche se sminuzzata secondo le circostanze come diceva san Pietro: " latte perché non siete pronti per il cibo solido "

Negli ultimi tempi è accaduto il contrario: troppi preti non ci hanno più dato cibo solido e la gente ha disimparato a masticare.

Anonimo ha detto...


Il timor di Dio e la paura dell'Inferno

Il Signore ci ammonisce ad esser preparati sempre, ogni giorno, nel modo di vivere e mediante le preghiere, tra le quali il Rosario, nel quale si dice 5 volte: "O mio buon Gesù, perdonate le nostre colpe, salvateci dalle fiamme dell'Inferno etc". Nelle preghiere quotidiane, al mattino e alla sera, si dice ad un certo punto nell'Atto di Fede: "...il quale darà a ciascuno secondo i suoi meriti, il premio o la pena eterna..". Ogni giorno, nel recitare le nostre devozioni, ci viene ricordata l'immagine dell'Inferno, almeno 7 volte.
Ma lo Estote Parati è predicato proprio per evitare di legarci al fatto contingente, di far dipendere la nostra salvezza da un fatto contingente. Questa è la regola generale, che contempla quindi a nostra edificazione il timor di Dio e della sua Giustizia attraverso l'immagine della pena eterna. Forse che Cristo e la sua Chiesa ci potevano dare una regola quotidiana diversa?
No, evidentemente. Poiché esiste il Giudizio, la condanna e questa è eterna, non è forse bene che le anime provino il giusto timore per tutto ciò?
C'è poi la divina misericordia che opera non solo nella Grazia di chi osserva i Comandamenti ma anche salvando chi vuole, anche all'ultimo istante della sua vita, come il Buon Ladrone che mosso a pietà da Gesù innocente condannato, si pente; un delinquente, che certo non aveva vissuto in osservanza dei 10 Comandamenti. Sono i misteri della Grazia, possibili a Dio perché solo lui conosce il cuore dell'uomo. L'altro ladrone, però, non si pente, sembra offendere Gesù e quasi sicuramente non si è salvato. "Uno sarà lasciato e uno preso".
Misteri della Predestinazione? Qui entriamo in un campo molto delicato, sul quale sarebbe temerario mettersi a discettare, verità di fede attualmente scientemente dimenticata e sepolta.
Molto bello quello che dice S. Faustina. Un unico punto: a me sembra che quelli che saranno andati all'Inferno, nel gran nunmero dei casi, ci saranno andati perché in realtà all'Inferno non credevano, in un modo o nell'altro, non tanto perché volessero andarci.
M.

irina ha detto...

"... ci saranno andati perché in realtà all'Inferno non credevano, in un modo o nell'altro, non tanto perché volessero andarci."

Mi sembra che la vita dia ad ognuno degli scorci del 'dopo', solo a volerli vedere.
L'Inferno, spesso, cominciamo a crearcelo fin da qui, ritenendoci capaci di volgere a nostro vantaggio anche i nostri errori.

fabrizio giudici ha detto...

https://www.lifesitenews.com/blogs/breaking-pope-francis-knew-about-argentina-bishops-sexual-misconduct-prior

fabrizio giudici ha detto...

Ha assolutamente senso che non sia una questione di "roulette russa". Oltre a quello che disse S. Faustina, teniamo anche presente un altro fattore: che il momento della morte non arriva per caso, anche quello è previsto e permesso dal Padreterno. Può essere che il Padreterno non faccia morire un peccatore nel momento in cui non è in stato di santità se sa che ha ancora la potenzialità di pentirsi; e gli farà avere tutti gli stimoli possibili perché si penta.

Però, a questo punto, S. Alfonso de' Liguori diceva cose un po' diverse, ammonendo a non lasciarsi cogliere di sorpresa. E francamente lo diceva pure Cristo, paragonando il momento della morte a un ladro che arriva all'improvviso.

Dunque, prendo queste considerazioni come una speranza, ma non mi ci baso certo per star tranquillo.

Un unico punto: a me sembra che quelli che saranno andati all'Inferno, nel gran numero dei casi, ci saranno andati perché in realtà all'Inferno non credevano, in un modo o nell'altro, non tanto perché volessero andarci.

Purtroppo c'è anche chi positivamente rifiuta Dio, pur sapendo che esiste. Lucifero era dotato di tutta la sapienza delle creature angeliche: secondo voi è possibile ipotizzare che non seppe prevedere cosa sarebbe successo? E se questo rifiuto è arrivato da una creatura angelica, perché non potrebbe arrivare da un essere umano?