Digiuno, astinenza, silenzio, libertà:
i Carmelitani, un ordine medievale
Con una poesia per lo Spirito Santo di San Giovanni della Croce
Nel silenzio e nella speranza sarà la tua forza.
—Regola Carmelitana, capitolo 16
La vita carmelitana è regolata dalla Regola di Sant'Alberto, scritta all'inizio del XIII secolo. La sua forma è quella di una lettera aulica, il suo linguaggio conciso e incisivo, il suo contenuto attinge alle fonti profonde e affidabili della tradizione. C'è qualcosa di quasi inquietante nell'austera definitività della sua conclusione:
Vi abbiamo scritto brevemente queste cose, stabilendo così una formula per il vostro stile di vita, secondo la quale dovrete vivere. (1)
Può essere davvero così semplice? Eccoci qui, a lottare per destreggiarci tra le infinite complessità, le crisi successive e le spietate innovazioni della postmodernità, e Sant'Alberto osa scrivere una lettera, di poche pagine, che funge da "formula ... secondo la quale dovrete vivere"? Tante vite del XXI secolo sono come alberi talmente cresciuti che portano pochi frutti e gemono nella loro oscurità interiore: pensate a quanti rami si potrebbero potare, e il raccolto non farebbe che aumentare! Ma con una Regola come quella di Sant'Alberto, crescita e potatura sono mantenute in continuo equilibrio, e man mano che l'albero diventa più magro e rado, il frutto è abbondante e si avvicina alla perfezione. Ne dubitiamo, forse; ci diciamo che l'uomo non può essere veramente felice senza tutte queste cose qui, e tutta quell'ambizione mondana là, e i piaceri carnali sparsi ovunque nel mezzo. E poi visitiamo un convento carmelitano e vediamo una giovane donna coperta dalla testa ai piedi da un tessuto tinto dei colori della terra fertile, che è “imprigionata” dietro una grata di ferro, non conosce uomo, non dice nulla, mangia poco e ha sul viso un sorriso che sembra un ricordo radioso del Paradiso di Milton: