Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 17 ottobre 2024

Può esistere la coscienza senza cervello?

Nella nostra traduzione da The Epoch Times. Gli scienziati hanno dedicato innumerevoli sforzi alla ricerca dell’elusivo correlato anatomico della coscienza. Ciononostante, le origini e la collocazione di quest’ultima restano poco chiare. L'articolo illustra le scoperte che consentono ipotesi interessanti; es: "le vibrazioni nelle molecole lipidiche all’interno della guaina mielinica possono creare coppie di fotoni aggrovigliati quantisticamente. Ciò suggerisce che questo aggrovigliamento quantistico potrebbe aiutare a sincronizzare l’attività cerebrale, fornendo intuizioni sulla coscienza."

Può esistere la coscienza senza cervello?
Dr. Yuhong Dong, medico, e Makai Allbert
28 settembre 2024, aggiornato il 5 ottobre 2024

Questa è la prima parte di “Da dove viene la coscienza?”.

Questa serie di articoli analizza le ricerche svolte da rinomati medici per sviscerare questioni profonde sulla coscienza, sull’esistenza e su cosa possa trovarsi al di là di esse.
“Come neurochirurgo, mi è stato insegnato che il cervello crea la coscienza”, ha affermato il Dr. Eben Alexander, che ha scritto in dettaglio sui suoi studi sulla coscienza di persone in coma profondo.

È probabile che a molti dottori e studenti di medicina sia stata insegnata la stessa cosa sulla coscienza. Ma gli scienziati stanno ancora dibattendo se questa teoria sia vera.

Un giorno, un anno, una vita... Dentro il Medioevo e fuori dal tempo

Nella nostra traduzione da Via Mediaevalis continua il nostro excursus sul tempo: precedenti qui - qui - qui - qui. Sembra cogliere nel segno con la distinzione tra il Medioevo senza tempo e il Rinascimento "secolare". Ad esempio: una delle cose più interessanti del canto gregoriano è che non annota il ritmo. La scuola di Notre Dame (intorno al 1200) fu la prima a introdurre la notazione ritmica nella musica occidentale. In altre parole, questi compositori fecero uno sforzo deliberato per quantificare il tempo. Probabilmente non è una coincidenza che quasi subito dopo sia sorto il Rinascimento. In effetti, senza notazione, il ritmo si afferma in modo naturale e in questo caso il canto gregoriano porta meravigliosamente e profondamente fuori dal tempo perché diventa preghiera. E, tornando al fuori del tempo monastico, è evidente che lasciarsi il tempo alle spalle può avere un forte impatto anche sul cuore dell'uomo contemporaneo... A me viene in mente la parabola di Marta e Maria e, per chi è nel 'mondo', il giusto equilibrio tra i due atteggiamenti.

Un giorno, un anno, una vita...
Dentro il Medioevo e fuori dal tempo


Consideriamo la seguente miniatura tratta da un manoscritto italiano del XIV secolo: (immagine a lato)

Le persone raffigurate qui sono i Maccabei, un gruppo di insorti ebrei che ottennero il controllo della Giudea in un periodo in cui era governata da stranieri. Nel Medioevo, i Maccabei erano visti come precursori simbolici dei Crociati, che combatterono anche loro per ottenere il controllo della Giudea, che era diventata un luogo sacro anche per i cristiani. Il problema è che i Maccabei, nonostante fossero guerrieri mediorientali vissuti nel II secolo a.C., assomigliano molto ai cavalieri europei del XIV secolo d.C.

E poi abbiamo questo, dipinto circa cento anni dopo:

L'artista ci mostra Alessandro Magno che combatte contro Dario III. Ciò accadde nel IV secolo a.C. Ancora una volta, la battaglia sembra stranamente medievale.

mercoledì 16 ottobre 2024

Il tempo nella Via Media / Vita medievale: un viaggio attraverso i cicli verso la città celeste

Nella nostra traduzione da Via Mediaevalis l'articolo che segue, dopo la illustrazione della visione del tempo nella via media medievale, accenna all'Umanesimo rinascimentale propedeutico all'illuminismo che rappresenta lo sviluppo tardivo dell'inversione dell'ordine cosmico, per poi tornare alla prospettiva che trascende il tempo del monastero, che approfondirà nell'articolo successivo.

Il tempo nella Via Media
Vita medievale: un viaggio attraverso i cicli verso la città celeste 


Dopo aver esplorato il monastero medievale come luogo in cui il passaggio del tempo era poetico e cosmologico piuttosto che meccanico [qui], abbiamo discusso del tempo storico come fenomeno lineare, "orientato a un obiettivo" nella cultura moderna [qui] e come fenomeno ciclico nella cultura antica [qui]. Ora volgeremo la nostra attenzione a quella via media inesauribilmente stimolante tra Modernità e Antichità, quei dieci secoli che ci appaiono come età di mezzo nella vita dell'uomo occidentale e che chiamiamo Medioevo.

La voce della tradizione: “L’eresia antiliturgica” di Prosper Guéranger

Nella nostra traduzione da Adoremus Richard Kaleb Hammond spiega i dodici criteri che Guéranger identifica come "l'eresia anti-liturgica" e cita a supporto Ratzinger, Alcuin Reid e Kwasniewski. Sebbene Hammond stia attento a accentuare l'interrogativo, ognuno dei criteri di Guéranger si trova manifestamente nel Novus Ordo. Si tratta di un contenuto caustico per quel sito web (o per qualsiasi sito non-trad).
"Lo sviluppo della liturgia può essere misurato secondo la descrizione di Guéranger di questa eresia, come la trovò nella Chiesa antica, nella rivoluzione protestante, e attraverso gli errori dei giansenisti e gallicani del tempo stesso di Guéranger, nonché i vari fili di questa eresia che furono tessuti nel Movimento Liturgico nel XX secolo.
In realtà, l'unico punto con cui potrebbero concordare i cattolici postconciliari è il numero 10 : tutti devono fare ciò che dice il Papa - una proposta che i tradizionali contestano pesantemente. Il tallone d'Achille di Guéranger, dopo tutto, è il suo ultramontanismo, che ha lasciato in eredità a Solesmes e alla spiritualità benedettina francese in generale. Inoltre, nell'articolo ci sono alcune citazioni di parti corrette della Sacrosanctum Concilium; ma ignorandone le 'variazioni' insinuate in punti successivi: i famigerati "ma anche"... Tuttavia gli altri 11 punti sono oro colato. C'è da rimanere stupiti di ciò che scrive Guéranger su questo argomento: sembra abbia sbirciato nel cervello di Bugnini. Precedente qui

La voce della tradizione: “L’eresia antiliturgica” 
di Prosper Guéranger

Dom Prosper Guéranger è stato definito l'“avo” del Movimento Liturgico,1 un impegno durato un secolo all'interno della Chiesa cattolica allo scopo di ispirare una comprensione più profonda e un maggiore apprezzamento per la liturgia del rito romano attraverso la pietà liturgica, che Dom Alcuin Reid definisce come "trarre il proprio nutrimento spirituale dalla contemplazione attiva e consapevole della fede della Chiesa così come è celebrata ed espressa nei riti liturgici e nelle preghiere durante il ciclo annuale delle stagioni e delle feste dell'anno liturgico, distinto dalla pratica di un esercizio devozionale non correlato, ma degno di nota".2 Accanto ai suoi numerosi altri sforzi che contribuirono a questo progetto, Guéranger riassunse gli errori che lui e molti futuri sostenitori del Movimento liturgico cercarono di correggere negli approcci popolari alla liturgia attraverso quella che lui chiamava “eresia antiliturgica”.3

Lo sviluppo della liturgia può essere misurato secondo la descrizione che Guéranger fa di questa eresia, così come la trovò nella Chiesa primitiva, nella Rivoluzione protestante e attraverso gli errori dei giansenisti e dei gallicani del suo tempo, così come i vari fili di questa eresia intrecciati nel Movimento liturgico nel XX secolo. Guéranger divise l'eresia antiliturgica in 12 requisiti distinti: (1) odio per la Tradizione; (2) sostituzione di formule ecclesiastiche per letture esclusivamente tratte dalla Scrittura; (3) fabbricazione di formule innovative; (4) archeologismo; (5) banalizzazione della liturgia; (6) "freddezza farisaica"4 nella preghiera liturgica; (7) rimozione di tutti gli intermediari (devozione mariana, comunione dei santi, ecc.); (8) sostituzione delle lingue sacre con la lingua volgare; (9) semplificazione dei riti e alleggerimento dei doveri religiosi; (10) rifiuto dell'autorità papale; (11) laicizzazione, negazione della natura sacramentale del sacerdozio ministeriale; e (12) confusione dei ruoli dei sacerdoti e dei laici nella riforma liturgica.

martedì 15 ottobre 2024

Diebus Saltem Dominicis – 21a domenica dopo Pentecoste: il risarcimento

Nella nostra traduzione da OnePeterFive la consueta meditazione settimanale di padre John Zuhlsdorf ci consente di approfondire,  durante l'ottava, gli spunti della domenica precedente [qui].

Diebus Saltem Dominicis –
21a domenica dopo Pentecoste: il risarcimento


Questa domenica, la 21a dopo Pentecoste nel calendario romano tradizionale, la Santa Chiesa ci propone la parabola del Signore sul servo malvagio o ingrato, da Matteo 18, 21-35. Cristo usa questa parabola per istruire il Suo futuro vicario, Pietro, e quindi tutti i futuri vicari, sulla necessità di perdonare.

In quanti modi il Signore sottolinea quella parte critica della preghiera che Lui stesso ci ha insegnato, sulla necessità di perdonare per essere perdonati?

La tirannia della pochezza sta distruggendo l'America (e non solo)

La tirannia della pochezza sta distruggendo l'America e non solo, perchè, purtroppo, tutto si riversa sull'Occidente Europeo e dunque anche sull'Italia, dagli orizzonti già depauperati e compromessi dgli esiti ultimi di una drammatica secolarizzazione. Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.
La tirannia della pochezza sta distruggendo l'America (e non solo)

Viviamo in tempi terribili in cui i piccoli orizzonti dominano l'attenzione di molti. Non si pensa più in termini grandi. Le persone non sono motivate da grandi desideri o passioni. Pochi apprezzano lo splendore e la bellezza.

Invece, molti cercano il piccolo stimolo, un’inezia insignificante che serva per superare la giornata. Queste piccole cose non soddisfano, ma ci coinvolgono in una contraddizione di emozioni intense e frustrazioni estenuanti. Quest’ossessione per il minimo necessario è il risultato logico della mediocrità. In effetti, uno spirito così ha dominato a lungo la nostra società che ora è minata di mediocrità.

lunedì 14 ottobre 2024

Alcuni pensieri condivisi da un cattolico convertito dall'anglicanesimo.

Riprendo e traduco da una testimonianza di Peter Kwasniewski. Alcuni precedenti sulla Anglicanorum caetibus e sull'anglicanesimo qui - qui.
Alcuni pensieri condivisi con me 
da un cattolico convertito dall'anglicanesimo.

"La gente potrebbe benissimo chiedersi: "Chi sei tu per criticare la Chiesa Cattolica moderna? Da ex anglicano cattolico da poco più di dieci anni, non dovresti ancora assorbire le basi, piuttosto che preoccuparti della direzione della Chiesa? ”

Beh, la prima risposta è che molte delle questioni affrontate dalla Chiesa Cattolica sono affrontate anche dalla Chiesa Anglicana, e i neo-convertiti potrebbero avere decenni di esperienza in comune intellettualmente con loro.

La seconda risposta è che da ex anglicano mi sento un po' un cattolico addormentatosi nel 1530 e svegliatosi nel 1970, o forse nel 2013. Certo che c'è molto da recuperare. Ma allo stesso tempo, dove, nella Chiesa cattolica, si sono fatte strada idee non cattoliche, il cattolico ancora dormiente potrebbe non notarle perché per tutta la vita gli è stato detto che tutto ciò che la Chiesa cattolica crede e fa è autenticamente cattolico. A qualcuno del 1530, però, che si è appena svegliato e guarda le cose con un occhio nuovo, balzano immediatamente in evidenza gli elementi non cattolici". 

Nessun inizio, nessuna fine Il cerchio del tempo nel mondo pre-medievale

Nella nostra traduzione da Via Mediaevalis, la prosecuzione degli articoli che mostrano la visione, nelle varie epoche, del tempo nelle sue varie dimensioni: abbiamo visto il tempo lineare teleologico dei monasteri nella sua dimensione più pragmatica [qui] e poi nell'oltre della sua dimensione metafisica [qui]. Nell'articolo che segue ne analizziamo il concetto di ciclo infinito di ripetizione e rinnovamento. Gli articoli continueranno e per me sarà una gioia condividerli per chi, sulla stessa lunghezza d'onda, li trovi interessanti.

Nessun inizio, nessuna fine
Il cerchio del tempo nel mondo pre-medievale

Robert Keim, 8 ottobre
Così fluisce e rifluisce la corrente del suo dolore,
E il tempo stanca il tempo con le sue lamentele.
Lei cerca la notte, e poi brama il domani,
E ad entrambi pensa anche troppo a lungo con ciò che le resta.
Il breve tempo sembra lungo nel duro sostegno del dolore;
Sebbene il dolore sia pesante, tuttavia dorme di rado.
E coloro che osservano vedono quanto il tempo è lento a insinuarsi.
—Shakespeare, “Lucrezia
Domenica abbiamo iniziato il nostro viaggio nella temporalità medievale esaminando la concezione lineare e teleologica del tempo che ha accompagnato e influenzato potentemente la cultura post-medievale. Oggi prenderemo in considerazione l'estremità opposta dello spettro teorico: il tempo come un ciclo infinito di ripetizione e rinnovamento. Per quanto estraneo o non scientifico possa sembrare questo modello ciclico del tempo a coloro che sono stati istruiti nell'Occidente moderno, è davvero così che il tempo e la storia umana erano concepiti nelle antiche civiltà dell'India, della Grecia e, forse in misura minore, di Roma.

domenica 13 ottobre 2024

Il 13 ottobre 1917, a Fatima, il miracolo del sole

Precedenti qui . Pio XII e Fatima qui
Il 13 ottobre 1917, a Fatima, accadde un evento straordinario che ha toccato il cuore di milioni di persone: il Miracolo del Sole. Questo evento, vissuto da circa 70.000 persone, non è solo un segno straordinario di Dio, ma anche un richiamo potente alla preghiera e alla conversione. Per me, ricordare questo miracolo è importante perché rappresenta una testimonianza tangibile che Dio ci parla attraverso Maria e ci invita a ritornare a Lui con tutto il cuore.
Il miracolo del sole, che sembrava danzare nel cielo cambiando colori e movimenti, fu un segno della verità delle apparizioni della Madonna ai tre pastorelli di Fatima. Per me, questo miracolo è un promemoria vivo di quanto la preghiera, in particolare il Rosario, sia potente. Ci viene ricordato di non scoraggiarci, di perseverare nella fede, e di affidarci completamente alla volontà di Dio, come la Madonna ci chiede.
In un mondo che spesso dimentica la presenza del divino, Fatima continua a essere un faro di speranza. È una chiamata per tutti noi a vivere con più fiducia e speranza, sapendo che Dio non ci abbandona, specialmente nei momenti di difficoltà. Il miracolo del 13 ottobre è una testimonianza che Dio continua a manifestarsi per risvegliare i nostri cuori.

Oggi, più che mai, è fondamentale ricordare questo miracolo, non solo per il suo straordinario valore storico, ma per rinnovare il nostro impegno di fede e di preghiera, confidando che Maria, Regina del Rosario, è sempre al nostro fianco per intercedere per noi.

Ci interessa una coscienza cristiana?

Il discernimento di una coscienza illuminata dal Vangelo non è roba d’altri tempi. È quello che ci manca oggi. Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.

Ci interessa una coscienza cristiana?

«La vera storia della Chiesa è la storia dei santi e dei martiri» ha detto papa Francesco [ogni tanto una frase giusta gli esce. Peccato che poi confonda l'evangelizzazione con un malinteso senso del proselitismo -ndr], ricordandoci implicitamente che la testimonianza è essenziale per i cristiani: in quanto battezzati, tutti vi siamo tenuti. 

Ricordarlo e capirne il valore non è solo un gesto di pietà: l’esperienza dei confessori della fede e dei testimoni getta una nuova luce sulla nostra vita e sui fatti della storia in cui siamo immersi, offrendoci un orientamento in un periodo che per la sua drammaticità ci vede sempre più sgomenti, quasi incapaci di vedere una via di uscita tra la disperazione che ci annichila e il desiderio di voltare la faccia dall’altra parte, non solo per non vedere, ma anche per dimenticare, o per convincerci che non sia successo nulla.