Nella realtà il giudizio è definitivo. Lo si evince dal risultato cui è pervenuta la seconda Commissione presieduta dal cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo emerito dell'Aquila: «Lo status quaestionis intorno alla ricerca storica e all'indagine teologica, considerati nelle loro mutue implicazioni, esclude la possibilità di procedere nella direzione dell'ammissione delle donne al diaconato inteso come grado del sacramento dell'ordine. Alla luce della Sacra Scrittura, della Tradizione e del Magistero ecclesiastico, questa valutazione è forte, sebbene essa non permetta ad oggi di formulare un giudizio definitivo, come nel caso dell'ordinazione sacerdotale». Ma è quel "ad oggi", il 'baco' che inficia i documenti conciliari e post e giustifica i titoli diffusi della chiesa modernista,
Il ruolo della donna nella Chiesa non è nato ieri,
e non è qualcosa da inventare oggi
Quando ho letto la notizia sul diaconato femminile, sono andata a vedere i commenti. Tantissime donne scrivevano di essere profondamente deluse, affermando che Gesù trattava uomini e donne allo stesso modo e che la Chiesa avrebbe dovuto fare lo stesso. Ma la frase che mi ha trafitta più profondamente è stata quella di una donna che ha scritto: “La Chiesa sta difendendo la supremazia maschile. Se continua così, molte di noi se ne andranno.”
Quelle parole non erano solo una critica, ma un dolore.
E allora parlo come donna della Chiesa. Non da osservatrice esterna, ma da figlia che abita questa casa e la ama. Vengo da una cultura dove la donna viene spesso zittita, controllata, considerata meno. E proprio perché conosco da vicino quel tipo di oppressione, posso dire con sincerità che nella Chiesa non l’ho mai incontrata. La Chiesa è stato il primo luogo in cui non mi è mai stato chiesto di essere invisibile.









