Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 1 dicembre 2025

Il mistero non si abbassa per noi: ci invita a salire. E Maria Corredentrice, Mediatrice, Ausiliatrice continua a indicare la strada.

Quel che si diffonde nella massa a causa di una Chiesa non più Mater et Magistra e quanto, ciò nonostante, l'autentico 'sensus fidei fidelium' custodisce e diffonde a chi ha orecchi per intendere.

Il mistero non si abbassa per noi: ci invita a salire. E Maria
Corredentrice, Mediatrice, Ausiliatrice continua a indicare la strada

Ieri, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, ho vissuto un momento che mi ha ferita più di quanto avrei immaginato. Una persona ha chiesto alla commessa se esistesse qualcosa sul titolo di Maria “Corredentrice”. La risposta è stata fredda, quasi difensiva: «No, la Chiesa non riconosce quel titolo». Non era tanto il contenuto a colpire, ma la leggerezza con cui un mistero custodito per secoli veniva liquidato in pochi secondi. In quel momento ho capito che il problema non è il titolo: è il cuore che non vede più.

Siamo arrivati a un punto in cui tutto ciò che non è immediato, semplice, già impacchettato, viene considerato superfluo o addirittura problematico. Se un titolo richiede fede, profondità, formazione o contemplazione, lo scartiamo. Non perché sia sbagliato, ma perché noi non siamo più pronti a portarne il peso. E questo accade paradossalmente dentro una Basilica che proclama Maria come Ausiliatrice, un titolo che da solo mostra la potenza della sua intercessione. Accettiamo questo titolo senza difficoltà, ma quando si parla di “Mediatrice” o “Corredentrice”, improvvisamente si accende la paura.

Deposti i segni, che n'è della 'potestas' che rappresentano 'coram populo' e 'coram mundo'?

Deposti i segni, che n'è della potestas
che rappresentano coram populo e coram mundo?


Colpisce vedere un patriarca ortodosso indossare un mitra in stile diadema papale, quando i Papi di Roma hanno rinunciato da tempo a questo simbolo di autorità. Idem per i paramenti adeguati alla carica e alla circostanza, a fronte della sguarnita semplicità di Leone XIV. 
Storia e ironia si combinano per inviare un messaggio potente al Sommo Pontefice e alla Chiesa postconciliare. Che danno immenso ha fatto Paolo VI con l'eliminazione della Tiara Pontificia [vedi Che n'è del Primato di Pietro? qui - qui], e col Nuovo Rito della Messa modernista e filoprotestante!

Stralcio di seguito alcuni dati significativi dall'articolo di cui al primo link:
La Tiara o Triregno, indossata dai Papi al momento dell'incoronazione fin quando non fu deposta da Paolo VI, reca tre corone a significare le tre potestà: coelestium, terrestrium, et infernorum. Veniva imposta dal proto-diacono, proferendo a voce alta e vibrata le famose parole: Accipe Tiaram tribus coronis ornatam, et scias Te esse Patrem Principum et Regum, Rectorem Orbis, in terra Vicarium Salvatoris N. J. C. cui est honor et gloria in saecula saeculorum (Ricevi la Tiara ornata di tre corone, e sappi che Tu sei Padre dei Principi e dei Re, Reggitore del mondo, Vicario in terra del Salvator Nostro Gesù Cristo, cui è onore e gloria nei secoli dei secoli). Detta alle origini semplicemente Regno, risulta consegnata da Costantino a Papa Silvestro, a significare la signoria della Chiesa alla fine delle persecuzioni cui erano stati fino allora sottoposti i cristiani. La seconda corona fu aggiunta da Bonifacio VIII e la terza da Benedetto XII.

La deposizione della Tiara da parte di Paolo VI, fu attuata solo nella prassi e mai codificata se non con un cambiamento, sempre di prassi, sancito da Giovanni Paolo II. Ma sappiamo come la prassi divenga ormai legge non più codificata.
Sono a conoscenza di un dato storico proveniente da una testimonianza dell'allora protodiacono, card. Di Jorio. Quando Paolo VI manifestò l'intenzione di deporre la Tiara, non gli fu possibile farlo con una cerimonia come avrebbe voluto perché i cardinali-diaconi gli dissero: « Noi gliel'abbiamo imposta, noi non gliela leveremo ». E dunque egli entrò in Basilica portandola in mano e andò a deporla sotto l'Altare della Confessione... Ma oggi, di fatto la Tiara non c'è più, se non nei simboli custoditi dalle pietre e dalle vestigia storiche che ci tramandano il respiro di una fede millenaria.

Giovanni Paolo II trasforma la collegialità in legge, inserendola nel nuovo Codice di Diritto Canonico (Costituzione Apostolica Sacrae disciplinae leges, 25 gennaio 1983)

Benedetto XVI attua la collegialità in maniera soft, ma efficace, con una certa desistenza dal governo a favore di una maggiore responsabilizzazione dei vescovi. Come atto conclusivo, 'depone' la giurisdizione. [vedi qui] - [e qui] Che senso può avere che non abbia voluto modificare lo stemma?

13 marzo 2013: Francesco depone tutti i simboli; 13 aprile 2013: "Consiglio della corona"[qui]: 29 giugno 2013: rende operante la collegialità e apre indiscriminatamente ad eretici e scismatici

Leone XIV sembra confermare [qui] l'andazzo sulla sinodalità aggiungendo altre due commissioni sinodali alle 10 già create da Papa Francesco, tra cui una per la Liturgia.

Se il terzo esito sopra indicato – di cui abbiamo già alcuni prodromi inquietanti – si realizzerà appieno, la situazione umanamente sarà drammatica e quanto mai destabilizzante, per chi ha occhi per vedere e anche per chi non li ha, perché sarà trascinato in una corrente deviata e sviante, nel totale oblio, a quanto sembra, del fatto che il governo "petrino" esercitato dal Sommo Pontefice dispone per sua natura agendo contemporaneamente sia sull'asse geografico che su quello cronico, con validità universale su tutta la terra - Urbi et Orbi - ma anche su tutti i tempi.

Il dramma (non so definirlo diversamente) che viviamo è che la plenitudo potestatis data dal mandato divino mi sembra contraria agli spogliamenti indicati, che – dico meramente come ipotesi – mi pare possano essere validi solo agendo a titolo personale visto che muovono dai cosiddetti "segni dei tempi" e non secondo l'investitura ricevuta dal Signore che ha un'orizzonte di perennità. Sono questioni più grandi di noi, che possiamo solo sfiorare con la nostra ragione e il nostro 'sensus fidei', ma che riguardano altre sedi e altre competenze. Il fatto di coglierne l'esistenza e la portata sviante impone di non tacere. Le soluzioni, tuttavia, appartengono ad altre responsabilità.

L'unico vantaggio di aver occhi per vedere, se vedo giusto, è la consapevolezza di doversi aggrappare al Signore, che illuminerà la strada a partire dall'adesione del cuore, nella certezza che la Sua Chiesa, l'Una Santa da Lui costantemente salvata e vivificata, è quella da cui attingiamo... Ma è dura sia da pensare che da dire e da vivere, in attesa di un Papa che ripareggerà la verità. A scanso di qualunque equivoco, questo discorso non è assolutamente sedevacantista perché ognuno dei Papi coinvolti è stato legittimamente eletto pronunciando il suo "Accipio - Accetto". (Maria Guarini)

Imparare il latino liturgico, lezione 20

Nella nostra traduzione da Via Mediaevalis, approfittiamo del lavoro di uno dei tanti appassionati studiosi d'oltreoceano Per chi è completamente digiuno di latino e ha interesse a colmare questa lacuna, così diffusa nelle ultime generazioni — e purtroppo anche tra i sacerdoti —, può trovare i rudimenti indispensabili per comprendere il latino ecclesiastico e porre le basi di un maggiore approfondimento in genere favorito dalla frequentazione delle liturgia dei secoli. Un piccolo inconveniente è dato dalla taratura per lettori anglofoni; ma penso agevolmente colmabile dall'efficacia del metodo. Qui l'indice degli articoli dedicati alla Latina Lingua, per le lezioni precedenti.

Imparare il latino liturgico, lezione 20
Rorate caeli...

Clicca qui per un elenco di tutte le lezioni precedenti.

La lezione di questa settimana sarà breve; immagino che molti lettori saranno impegnati a festeggiare il Ringraziamento negli Stati Uniti e potrebbero non avere il tempo o la voglia di dedicarsi a una buona dose di latino.

Tutto ciò che voglio fare oggi è dedicare un po' di tempo all'inno d'Avvento Rorate Caeli. Questo canto è uno dei più poetici e toccanti dell'intero anno liturgico, e ascoltarlo o cantarlo comprendendone le parole è così piacevole e stimolante che, di per sé, fornisce una motivazione piuttosto forte per studiare il latino liturgico. In questa lezione analizzeremo attentamente la prima strofa e vi fornirò anche un documento PDF che include una traduzione letterale riga per riga, parallela al testo latino, dell'intero inno.

domenica 30 novembre 2025

Mons. Viganò QUI LEGIT INTELLIGAT /Omelia nella Prima Domenica di Avvento

Qui l'indice degli interventi precedenti e correlati.
Mons. Carlo Maria Viganò
Qui legit intelligat
Omelia nella Prima Domenica di Avvento

Terra vestra deserta; civitates vestræ succensæ igni:
regionem vestram coram vobis alieni devorant,
et desolabitur sicut in vastitate hostili.

Il vostro paese è desolato, le vostre città consumate dal fuoco,
i vostri campi li divorano gli stranieri, sotto i vostri occhi;
tutto è devastato, come per un sovvertimento di barbari.
Is 1, 7 
Intervenendo all’Assemblea Generale della CEI ad Assisi [1], il card. Matteo Zuppi ha detto che “la Cristianità è finita”, e che questo fatto dev’essere considerato positivamente, come un’occasione, un καιρός. Non vi sfuggirà l’uso del lessico globalista, secondo il quale ogni crisi indotta dal Sistema è anche un’opportunità: la cosiddetta pandemia Covid, la guerra in Ucraina, la transizione ecologica, l’islamizzazione delle nazioni occidentali. Zuppi – uno dei principali esponenti della chiesa sinodale – si guarda bene però dal riconoscere che la distruzione dell’edificio cattolico e la cancellazione della presenza cattolica nella società siano l’effetto logico e necessario dell’azione eversiva del Concilio Vaticano II e dei suoi sviluppi remoti e recenti, ostinatamente imposta dalla Gerarchia stessa. D’altra parte, nel momento in cui viene spodestato Cristo Re e Pontefice sostituendolo con la volontà della base – prima la collegialità, oggi la sinodalità – non poteva che accadere nella Chiesa Cattolica ciò che duecento anni prima era accaduto nella cosa pubblica.

La dichiarazione di Leone XIV e Bartolomeo: la fede di Nicea

Ho appena finito di leggere la Dichiarazione congiunta [ qui] firmata ad Istanbul tra Leone XIV e il Patriarca Bartolomeo, tra il successore di Pietro e il successore di Andrea, quel fratello che condusse Pietro al Signore.
La prima sorpresa – e sconcerto, direi – mi viene dallo scoprire che la "lingua originale" è l'inglese. 
Che fine ha fatto il latino? Ecco il temuto senso del primo paragrafo dell'Art.50 della recente riforma della Curia (che notavo qui). 
E, poi, l'inesorabile riferimento al dialogo e al cercare insieme l'unità con richiamo alla Nostra Aetate [vedi]: il reditus è semplicemente conciliaristicamente scomparso; il che significherebbe che la Catholica non è più la custode della verità. L'enfasi è sull'unità di Nicea, come se nulla fosse poi accaduto e definito a Calcedonia e Costantinopoli... Vi pare strano vederci una sorta di wokismo, di cancellazione della storia (ma soprattutto della Tradizione perenne) per piegare la realtà alla visuale del momento?
Lo dimostrano gli obiettivi prefissati.

Dominica prima Adventus

Ripercorriamo, come ogni Domenica, l'anno Liturgico per trarne, dalla ripetizione i tesori di grazia sempre nuovi. Qui trovate l'Ordinario delle Messe tradizionali e qui il proprio della Santa Messa di oggi. 
Richiamo alcuni precedenti: Tempore Adventus [qui]; L'Avvento è tempo di silenzio... Il Cielo presente sulla terra [qui]; Nell’Avvento viviamo l’innocenza e l’eterna infanzia di Dio [qui]; È di nuovo Avvento [qui].

Dominica prima Adventus
Intróitus
Ps. 24, 1-3 - Ad te levávi ánimam meam: Deus meus, in te confído, non erubéscam: neque irrídeant me inimíci mei: étenim univérsi, qui te exspéctant, non confundéntur. Ps. 24, 4 - Vias tuas, Dómine, demónstra mihi: et sémitas tuas édoce me. Glória Patri… Ps. 24, 1-3 - Ad te levávi ánimam meam:
Introito
Sal. 24, 1-3 - A Te ho innalzato l’ànima mia: Dio mio, in Te confido, che io non abbia ad arrossire, né abbiano a deridermi i miei nemici: poiché quelli che confidano in Te non saranno confusi. Sal. 24, 4 - Mostrami le tue vie, o Signore, e insegnami i tuoi sentieri. Gloria al Padre… Sal. 24, 1-3 - A Te ho innalzato l’ànima mia:…

Questa Domenica, la prima dell’Anno Ecclesiastico, è chiamata, nelle cronache e negli scritti del medioevo, la Domenica Ad te levavi, dalle prime parole dell’Introito, oppure anche la Domenica Aspiciens a longe, dalle prime parole d’uno dei Responsori del Mattutino.

EPISTOLA (Rm 13,11-14). – Fratelli, riflettiamo che è già l’ora di svegliarsi dal sonno; perché la nostra salvezza è più vicina ora di quanto credemmo. La notte è inoltrata e il giorno si avvicina: gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Viviamo onestamente, come di giorno; non nelle crapule e nelle ubriachezze; non nelle mollezze e nell’impudicizia; non nella discordia e nella gelosia; ma rivestiti del Signore Gesù Cristo.

Il Salvatore che aspettiamo è dunque la veste che coprirà la nostra nudità. Ammiriamo in questo la bontà del nostro Dio il quale, ricordandosi che l’uomo si era nascosto dopo il peccato, perché si sentiva nudo, vuole egli stesso servirgli di velo, e coprire tanta miseria con il manto della sua divinità. Siamo dunque preparati al giorno e all’ora in cui egli verrà, e guardiamoci dal lasciarci cogliere dal sonno dell’abitudine e della mollezza. La luce risplenderà presto; facciamo sì che i suoi primi raggi rischiarino la nostra giustizia, o almeno il nostro pentimento. Se il Salvatore viene a coprire i nostri peccati affinché non appaiano più, noi almeno distruggiamo nei nostri cuori ogni affetto a quegli stessi peccati; e non sia mai detto che abbiamo rifiutato la salvezza. Le ultime parole di quest’Epistola caddero sotto gli occhi di sant’Agostino quando egli, spinto da lungo tempo dalla grazia divina a consacrarsi a Dio, volle obbedire alla voce che gli diceva: Tolle, lege; prendi e leggi. Esse decisero la sua conversione; egli risolse d’un tratto di romperla con la vita dei sensi e di rivestirsi di Gesù Cristo. Imitiamo il suo esempio in questo giorno: sospiriamo ardentemente la cara e gloriosa divisa che presto sarà messa sulle nostre spalle dalla misericordia del nostro Padre celeste, e ripetiamo con la Chiesa le commoventi suppliche con le quali non dobbiamo temere di affaticare l’orecchio del nostro Dio.

sabato 29 novembre 2025

Il 29 novembre 1905 nasceva in Francia Monsignor Marcel Lefebvre

Lo ricordiamo con le sue sapienti parole.
Il 29 novembre 1905 nasceva in Francia Monsignor Marcel Lefebvre

"Certo la questione della liturgia e dei sacramenti è molto importante, ma non è la più importante. La più importante è la questione della fede. Per noi è risolta. Noi abbiamo la fede di sempre, quella del Concilio di Trento, del catechismo di San Pio X, di tutti i Concilii e di tutti i Papi di prima del Vaticano II.
Per anni, a Roma, si sono sforzati di dimostrare che tutto quello che c’era nel Concilio era perfettamente conforme alla Tradizione. Oggi si rivelano. Il cardinale Ratzinger non s’era mai espresso con tanta chiarezza. Non c’è Tradizione. Non c’è più deposito da trasmettere. La Tradizione nella Chiesa è ciò che dice oggi il Papa. Dovete sottomettervi a ciò che il Papa e i vescovi dicono oggi. Ecco cos’è per loro la Tradizione, la famosa tradizione vivente, solo motivo della nostra condanna.

Il papa, in visita alla moschea di Istanbul, non prega

Leone XIV non ha pregato nella moschea

Ogni tanto un apostrofo rosa tra rigurgiti conciliari.
Papa Leone XIV oggi ha visitato la Moschea Blu a Istanbul. L'imam lo ha invitato a pregare lì, come previsto: ma Leone ha gentilmente rifiutato, rispondendo semplicemente "Va bene così". La stampa dice: "ha optato per un approccio di osservazione e rispetto"
E con ciò ha interrotto una tradizione ultradecennale dei suoi predecessori, che ogni volta ci aveva scandalizzati perché non è vero che "preghiamo lo stesso dio dei musulmani"! [vedi qui - qui -qui]
Possiamo pensare a qualche altra traccia di restauro (non solo di facciata o di parole alate smentite da espressioni diverse) o resterà un hapax?
Molti si chiedono il significato della mancata inclusione, nel programma dello storico viaggio, di una visita ufficiale ad Hagia Sophia.

“In unitate fidei”, ovvero l’unità al prezzo della verità

Riprendiamo da Duc in altum. Chiara limpida e ineludibile critica al documento [qui], In unitate fidei — emanato da Leone XIV alla vigilia del viaggio in Turchia — ed ai comportamenti conseguenti. Non dimentichiamo che il Credo di Nicea dice il vero; ma è parziale (e infatti c'è da aggiungere Costantinopoli). Tuttavia Leone fa lo gnorri perpetuando il falso ecumenismo [vedi].

“In unitate fidei”, ovvero l’unità al prezzo della verità
Chris Jackson


Millesettecento anni dopo che il Concilio di Nicea adottò la linea dura (anatemi ed esilio) contro l’eresia, Leone XIV ha deciso di celebrare l’anniversario con una lettera apostolica, “In unitate fidei”. La data è voluta: 23 novembre, Cristo Re. Alla vigilia di un trionfale pellegrinaggio ecumenico che porterà il papa in Turchia, nel luogo in cui i 318 Padri si incontrarono sotto Costantino e adottarono il termine homoousios (ὁμοούσιος), “della stessa sostanza”, concetto chiave nella teologia cristiana per descrivere la relazione tra Dio Padre e Figlio, in contrasto con l’eresia ariana, secondo cui il Figlio è di una sostanza inferiore e solo simile al Padre.

In apparenza, la lettera sembra il genere di documento che un cattolico tradizionale potrebbe applaudire. Leone elogia il Credo, ne cita le frasi, rievoca la crisi ariana e riabilita il termine “consustanziale” invece di nascondersi dietro una cristologia vaga e modernista. Leone inoltre cita Atanasio, parla di divinizzazione, ci ricorda che solo un Cristo veramente divino può sconfiggere la morte e salvarci.

Se leggessimo solo i paragrafi dal due all’otto, potremmo quasi dimenticare in quale secolo ci troviamo. Ma non siamo nel 325, e Leone non è Atanasio. Se nella prima metà ha un tono cattolico, nella seconda la lettera si esprime come la Commissione teologica internazionale: Nicea come fondamento di un nuovo processo ecumenico aperto, in cui “ciò che ci unisce è più grande di ciò che ci divide” e in cui le vecchie lotte dottrinali perdono silenziosamente la loro “ragione d’essere”.

Novena all'Immacolata Concezione. Dal 29 novembre al 7 dicembre

Approfitto per ricordarvi le preghiere del mattino di ogni giorno qui.
NOVENA ALL’IMMACOLATA CONCEZIONE

Eterno Divin Padre, io ti adoro profondamente e con tutto il mio cuore ti ringrazio per quella somma potenza con cui hai preservato Maria Vergine, tua dilettissima figlia, dal peccato originale
1 Pater e 4 Ave intercalate da: 
Sia Benedetta la Santa e Immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria Madre di Dio
Oppure:
O Maria concepita senza peccato prega per noi che a te ricorriamo (e per quanti a te non ricorrono, specialmente per i poveri peccatori)
3 Gloria 

Eterno Divin Figlio, io ti adoro profondamente e con tutto il mio cuore ti ringrazio per quell’infinita Sapienza con cui hai preservato Maria Vergine, tua e nostra vera e dolcissima Madre, dalla colpa originale
1 Pater e 4 Ave intercalate da:
Sia Benedetta la Santa e Immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria Madre di Dio
Oppure:
O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a te...
3 Gloria

Eterno Divino Spirito, io ti adoro profondamente, e con tutto il mio cuore ti ringrazio per quell'immenso amore, con cui hai preservato Maria Vergine, tua purissima sposa, dalla colpa originale.
Santissima Trinità, io ti adoro profondamente, e con tutto il mio cuore ti ringrazio per quel singolarissimo privilegio concesso alla benedetta e gloriosa madre di Maria Vergine, sant'Anna, l'unica fra tutte le madri, umanamente feconda, che abbia concepita e data alla luce una prole del tutto esente dalla colpa d'origine.
solo 3 Gloria 

PREGHIERA COMPOSTA DA SAN PIO X
Vergine santissima che piaceste al Signore e diveniste sua Madre, immacolata nel corpo e nello spirito, nella fede e nell'amore, concepita senza peccato, guardate benigna ai miseri che implorano il vostro potente patrocinio!
Il maligno serpente contro cui fu scagliata la prima maledizione continua, purtroppo, a combattere e ad insidiare i miseri figli di Eva. Voi, o benedetta Madre nostra, nostra Regina e Avvocata, che fin dal primo istante del vostro concepimento schiacciaste il capo del nemico, accogliete le preghiere -- che uniti con Voi in un cuor solo -- Vi scongiuriamo di presentare al trono di Dio, perché non cediamo giammai alle insidie che ci vengono tese, così che tutti arriviamo al porto della salute, e fra tanti pericoli, la Chiesa e la società cristiana cantino ancora una volta l'inno della liberazione, della vittoria e della pace. Così sia
"O Maria, concepita senza peccato pregate per noi che ricorriamo a Voi" ( per tre volte)

Durante la Novena si consiglia di:
1) Pregare ogni giorno una decina del Rosario, o meglio una parte intera,  
2) Fare dei canti in onore della B.V. Maria, 
3) Fare dei fioretti per la gloria di Maria 
4) Vivere la Novena come momento di conversione personale o di gruppo, 
5) Curare il silenzio per la riflessione personale.