Una riflessione in un ambito complesso, nel tentativo di capirci di più, col vostro aiuto. Da quel che vedo, la presunta omologazione è solo parziale: basti pensare, ad esempio, all'immigrazionismo e alle ostinate affermazioni del gender e dei diritti lgbt.
Oltre destra e sinistra:
i partiti moderni e l'arte perduta della regalità
Le recenti elezioni regionali in Veneto, Puglia e Campania ripropongono, con evidenza quasi didascalica, una verità che la teoria politica più avvertita conosce da tempo: i partiti “tradizionali” di destra e di sinistra non sono alternative reali di paradigma, ma variazioni interne a un medesimo orizzonte moderno. In Veneto il centrodestra consolida un dominio politico ormai stratificato; in Puglia e Campania il centrosinistra si accredita come polo dell’“alternanza”. E tuttavia, sui dossier realmente decisivi – dalla guerra in Ucraina ai vincoli europei, dalle scelte di bilancio alla struttura complessiva dei rapporti economico-sociali – la convergenza è sostanziale. Cambia il linguaggio, mutano gli accenti, si diversificano le retoriche; ciò che non cambia è il quadro di riferimento, dentro il quale l’elettore è autorizzato a scegliere solo tra opzioni rigidamente precostituite, tutte interne alla medesima architettura politico-giuridica.
Questa omologazione non è un incidente, ma il frutto coerente del pensiero politico moderno. I partiti odierni nascono e si sviluppano all’interno di una costellazione teorica che, dalla dottrina della sovranità assoluta come potere indivisibile e originario (Bodin), passa per la separazione sistematica tra politica ed etica, in cui la “virtù” del governante coincide con l’efficacia e non con la bontà morale, come appare esemplarmente nei capitoli XV–XVIII del Principe dove è lodato chi “sa non essere buono” quando lo richieda la conservazione dello Stato (Machiavelli), assume la paura e la sicurezza quale fondamento del patto che istituisce il Leviatano, riducendo la comunità politica a meccanismo di auto-conservazione (Hobbes), eleva proprietà e interesse individuale a cardini della legittimazione del potere, facendo dello Stato il garante di un ordine giuridico plasmato sui diritti soggettivi proprietari (Locke), fino a dissolvere ogni mediazione sociale nella volontà generale, che è sempre nel giusto in quanto espressione di sé stessa, e trasforma il corpo politico in prodotto di un atto contrattuale fondato sulla volontà (Rousseau).