La crisi epocale che viviamo, delegittimato il Padre, eliminata la complementarietà di maschile e femminile, mostra una evidente svirilizzazione che informa tutti gli ambiti del nostro essere-nel-mondo. Nonostante la presa di coscienza di chi conserva ancora spirito critico e il senso del reale strettamente connesso alla retta fede. Precedenti : Demonizzazione della virilità che mette in pericolo i ragazzi di questa generazione e di quelle che verranno qui - La discontinuità: cioè la devirilizzazione della Liturgia e del sacerdozio nel Novus Ordo Missae qui - "Queering" La Chiesa qui - Cavalieri del Santo Sepolcro, via la spada dal rito d’investitura. Il cardinale: «Discrimina le donne» qui.
La virilità: uno sguardo cattolico su un commento molto opportuno
di John Horvat
Molti uomini vivono la loro vita evitando le responsabilità, il lavoro e gli sforzi. Molti non hanno idea dello scopo della loro vita e di dove vogliono andare. Altri indietreggiano di fronte a una cultura che interpreta come odioso e oppressivo qualsiasi movimento di sviluppo di carattere o di leadership maschile. A tutte queste figure maschili manca un ingrediente vitale: la virilità. Ne hanno urgentemente bisogno.
Finalmente qualcuno parla
La virilità non è solo avere i cromosomi giusti. Il senatore Josh Hawley (Repubblicano-Missouri) ne delinea le caratteristiche nel suo nuovo libro, Manhood: The Masculine Virtues America Needs (Le virtù virili di cui l’America ha bisogno). Leggendo questo libro si tira un sospiro di sollievo perché finalmente qualcuno dice ciò che va detto: la virilità è buona, necessaria e realizzabile.
Il libro del senatore Hawley mescola diversi stili per far capire il suo punto di vista. In parte è un libro di memorie con racconti di come i membri della sua famiglia e i suoi antenati hanno vissuto la loro virilità. In parte è uno studio biblico che intreccia storie, lezioni e passi delle Scritture che indicano lo scopo della virilità dato da Dio. Infine, è un commento sociale sul desiderio della postmodernità di annientare la virilità e su ciò che occorre fare per recuperarla.
Da una prospettiva cattolica, c'è molto da apprezzare nella sua presentazione e anche molto da aggiungere. Un cattolico può concordare sul fatto che gli uomini abbracciano "la vocazione" di essere mariti e padri. L'anziano senatore del Missouri sostiene che ogni uomo deve assumere i doveri che lo rendono allo stesso tempo "guerriero, costruttore, sacerdote e re", accettando "la missione di Adamo" di espandere e proteggere il giardino del Signore. Insiste sul fatto che l'impegno e il coraggio sono punti di partenza non negoziabili.
Un commento non del tutto soddisfacente
Queste osservazioni costituiscono un fondamento della virilità. Tuttavia, l'immensità della crisi odierna della virilità sembra richiedere qualcosa di più. Questo non vuol dire che il libro sia sbagliato, ma solo che è insufficiente.
Scritto da una prospettiva protestante, l'autore si limita a evocare archetipi di forte carattere cristiano e virtù naturali in una cultura cristiana di sostegno, che purtroppo non esiste più per molti giovani uomini.
Presenta eccellenti modelli di virtù ordinarie e oneste in momenti che richiedono un valore straordinario e non comune. Il suo personalissimo appello all'autodisciplina virile è rivolto alle generazioni indebolite da una cultura della gratificazione. La sua proposta non contiene una controcultura organizzata per affrontare una cultura prepotentemente ostile (e organizzata). Pertanto, ci vuole una prospettiva cattolica aggiuntiva per affrontare queste carenze e costruire sulle fondamenta poste del senatore americano.
Una prospettiva cattolica necessaria
Un richiamo alla Chiesa consentirebbe agli uomini di accedere a maggiori risorse spirituali per combattere il nemico e fornirebbe maggiori approfondimenti sul funzionamento dell'anima quando gli uomini si confrontano con un mondo avverso. La natura universale della Chiesa darebbe agli uomini il cameratismo e l'unità necessari per mettere insieme una controrivoluzione.
Può attingere agli archetipi maschili per tempi straordinari, spesso presenti nei santi, nel clero e negli eroi della Chiesa nel corso della storia. La vera virilità cattolica offre "qualcosa di più", il nobile ideale che farà la differenza.
Il ruolo della grazia
Un elemento che cambia le carte in tavola è la nozione cattolica di grazia in questa controrivoluzione. L'attuale crisi della mascolinità non sarà risolta solo dall'autodisciplina, ma anche dalle trasformazioni operate dalla grazia di Dio.
L'autore lo riconoscerebbe. Tuttavia, non esprime la grazia nei termini tradizionali di "partecipazione creata alla vita increata di Dio", che agisce all'interno degli individui e dei popoli. Quando la grazia opera all’interno delle anime illumina l'intelletto, rafforza la volontà e tempera i sensi. La grazia permette agli uomini di fare cose che sono al di là della portata della natura umana e toccano l'eroismo e il sublime.
La comprensione della grazia da parte del senatore Hawley è come la "notte di fuoco" descritta dal filosofo francese e giansenista Blaise Pascal (1623-1662), secondo il quale l'esperienza di Dio avviene attraverso il cuore piuttosto che attraverso la ragione. Tali accadimenti soggettivi sono limitati a intense esperienze personali. Spesso sono di breve durata e non hanno la stabilità o il dinamismo necessari per causare grandi trasformazioni sociali.
Necessità di una grazia sostenuta
Le grandi conversioni nella storia sono sempre state il frutto di una grazia sovrabbondante, poi mantenuta. Ciò presuppone una vita sacramentale in cui l'anima riceve la grazia santificante per rimanere in uno stato abituale di amicizia con Dio. Richiede una vita liturgica in cui gli uomini possano attingere alla forza dell'Eucaristia.
Questo stato di grazia apre un'enorme gamma di possibilità di azione e santificazione che si trovano nelle virtù cardinali e teologali, nei doni dello Spirito Santo e in altri benefici spirituali. Molti di questi concetti sono estranei a chi non fa parte della Chiesa.
Ad esempio, questa mancanza di ricorso alla grazia santificante ha conseguenze pratiche nel confronto con la cultura attuale, che aggredisce costantemente l'uomo cristiano. Ciò è particolarmente evidente quando si tratta di una virtù maschile che il senatore Hawley, purtroppo, non menziona: la purezza. Il mondo ipersessualizzato di oggi sta distruggendo la virilità americana. Senza la grazia costante per combattere gli attacchi dell'impurità, amando e obbedendo al sesto e al nono comandamento di Dio, lo sforzo di ripristinare la virilità è irrimediabilmente condannato.
La virilità e la croce
La grazia richiesta e sostenuta aiuterebbe anche gli uomini americani a comprendere il concetto di Croce. Nostro Signore insegna che ogni cristiano deve portare la croce delle persecuzioni, delle disgrazie e delle sconfitte. Il senatore riconosce il ruolo del sacrificio, dello sforzo e del lavoro nella vita di un cristiano. Tuttavia, questi atti hanno la loro ricompensa, fornendo una vita più prospera e onesta.
La grazia va oltre e aiuta gli uomini a comprendere la sofferenza causata da tragedie, ingiustizie e persecuzioni che non hanno una ricompensa immediata. Comprendendo e amando la Croce, gli uomini imparano a soffrire come Cristo e con Lui. La Chiesa insegna il valore redentivo di queste sofferenze che aiutano a formare il carattere e a plasmare uomini capaci di grande eroismo.
Tutta la società trae beneficio dall'accettazione della sofferenza, che implica la disponibilità a sacrificarsi per gli altri. Quando la Croce segna tutta la società, il profumo sublime dello spirito di abnegazione permea le famiglie, le comunità, l'economia, l'arte e il pensiero, dando così valore, significato e bellezza a tutte le cose umane.
Una cornice individualista
L'elemento finale per ripristinare la virilità è l'unità cattolica. Le soluzioni del senatore Hawley si concentrano sulla necessità imperativa per gli uomini di disciplinare sé stessi e quindi di incidere sulla vita degli altri attraverso il buon esempio. Queste opinioni riflettono una visione teologica basata sulla salvezza e sulla giustificazione individuale. Ognuno lavora al proprio percorso verso Dio, sperando che gli altri ne siano edificati.
Così, le sue designazioni dell'uomo come guerriero, costruttore, sacerdote e re tendono tutte a essere inquadrate in un contesto individuale. Il ruolo dell'uomo come sacerdote è quello di essere una scintilla individuale del divino che illumina le tenebre. L’uomo costruisce in modo da evitare la dipendenza dal governo e raggiungere così la libertà. All’uomo guerriero viene detto di affrontare "i mali della sua vita", soprattutto l'orgoglio. Il ruolo di re dell'uomo è incentrato sul controllo personale delle passioni, una manifestazione di autogoverno.
Fonte: Tfp.org, 17 Luglio 2023. Traduzione a cura di TFP – Italia.
9 commenti:
“A voi non deve importare di veder chiaro in voi stesse. Questo non è necessario; basta che veda chiaramente chi vi dirige ed ha cura delle anime vostre. Voi state a ciò che vi dice e non importa che lo crediate a forza e a punta di spirito. Anche i martiri credevano soffrendo.
Il più bel Credo è quello che si pronunzia nel buio, nel sacrificio ed in uno sforzo di violenza”.
Stamani queste parole tratte, penso, dall’Epistolario di P. Pio da Pietrelcina, mi aprono mente e cuore ad una riflessione.
Ci sono molte cose, specialmente nella Chiesa, che non vanno e ci preoccupano assai (da taluni fatte oggetto di ripetute critiche sui social). Ultimo: quel che nel sinodo si deciderà ad ottobre. Facciamo l’esperienza di una Chiesa allo sbando, come una piccola barca sballottata nella tempesta da vari venti di dottrina (J Ratzinger)
E ci sentiamo soli. Che faremo?
E qui sta la risposta: il più bel Credo lo si pronunzia nel buio e nel sacrificio.
Noi infatti non pretendiamo di avere una visione chiara delle cose presenti e di ciò che Dio sta preparando.
Quando soffriamo gli istanti ci sembrano interminabili, il tempo non sembra passare e spasimiamo perchè vorremmo che Dio mettesse subito a posto ogni cosa: ed invece passano i giorni e le cose sembrano andar peggio. E’ la pazienza di Dio, e la nostra impazienza: piccoli come siamo pretendiamo di trovar noi la soluzione o la vorremmo secondo la nostra mente e nei tempi che a noi piacciono.
Le cose invece stanno in questo modo, e lo meditavo ieri leggendolo: noi non sappiamo cosa Dio sta preparando. Un tempo ci pare lungo, ma non lo è secondo il disegno di Dio. Se infatti – questo leggevo ieri - impieghiamo tre giorni per scrivere una paginetta, questa è una lungaggine, ma se gli stessi tre giorni volessimo impiegarli per costruire una casa, sarebbe pura follia. E qui è la risposta: noi non sappiamo quel che Dio sta preparando, se una paginetta scritta o piuttosto un edificio, ed un grande splendido edificio, tutto nuovo. Ecco perché i tre giorni che ci sembrano lunghi in realtà sono brevi. Gesù stesso lo ha detto: vengo presto! Eppure sono passati più di duemila anni!
Allora non è necessario, anzi presuntuoso, voler vedere chiaro nelle nostre menti; e questo anche sul futuro della Chiesa nella quale viviamo, con tutto ciò che giorno dopo giorno ci reca scandalo. Noi non sappiamo…e dobbiamo accettare di non sapere, ma solo chiedere la forza dello Spirito per essere testimoni. Perché volere indagare i tempi di Dio? Piuttosto riceverete forza dallo Spirito Santo - lo dice il Signore – e mi sarete testimoni fino agli estremi confini della terra.
Anche i martiri credevano soffrendo: e qui sta il martirio: credere contro ogni evidenza, anche quando tutto sembra volgersi al peggio. Non cè solo un martirio di sangue, di quanti vengono uccisi in odio alla fede, ma c’è anche un martirio lungo ed estenuante di pazienza, ed è quello che (almeno per ora) dobbiamo accettare.
30 luglio: SAN LEOPOLDO MANDIC, sacerdote cappuccino, al secolo Bogdan Ivan Mandić.
Alcuni detti e pensieri del Santo:
«Abbiamo in cielo un Cuore di Madre. La Madonna, madre nostra, che ai piedi della Croce soffrì quanto è possibile ad una creatura umana, comprende i nostri dolori e ci consola».
«Fede! abbiate fede!, Dio è medico e medicina».
«Nel buio della vita, la fiaccola della fede e la devozione alla Madonna ci guidano a essere fortissimi nella speranza».
«Io mi meraviglio tutti i momenti come l'uomo possa mettere a repentaglio la salvezza dell'anima sua per motivi assolutamente futili e labili».
– Quando il Padrone Iddio ci tira per la briglia, direttamente o indirettamente, lo fa sempre da Padre, con infinita bontà. Cerchiamo di comprendere questa mano paterna che con infinito amore si degna di prendersi cura di noi.
– Non c’è tradimento che si uguagli al tradimento dell’affetto nel matrimonio.
– L’amore di Gesù, non si stanca di ripetere, è un fuoco che viene alimentato con la legna del sacrificio e l’amore della croce; se non viene nutrito così, si spegne.
– Venne chiesto un giorno a Padre Leopoldo: Padre, come capisce lei le parole del Signore: Che colui che vuol seguirmi, prenda tutti i giorni la sua croce? Dobbiamo per questo fare penitenze straordinarie? – Non è il caso di fare penitenze straordinarie, rispose. Basta che sopportiamo con pazienza le tribolazioni ordinarie della nostra misera vita: le incomprensioni, le ingratitudini, le umiliazioni, le sofferenze occasionate dai cambiamenti di stagione e dell’atmosfera in cui viviamo…
I soldi nella cuccia del cane? Arriva il “mea culpa” di Cirinnà e Montino: “Dovevamo bruciarli”
https://gloria.tv/post/cHpp2G8yfmPj6BRiNn2TgtrMR
Che significato virilità?
La qualità propria dell'uomo forte, sicuro di sé e risoluto, coraggioso, che si manifesta nelle sue azioni: virilita'd'animo; di propositi; di comportamento.
Ho fatto in tempo a conoscere delle donne con tutte queste qualità: mia madre innanzitutto. Oggidì queste qualità sono rarissime e negli uomini e nelle donne.
« Da nulla, quindi, bisogna guardarsi meglio che dal seguire, come fanno le pecore, il gregge che ci cammina davanti, dirigendoci non dove si deve andare, ma dove tutti vanno. E niente ci tira addosso i mali peggiori come l'andar dietro alle chiacchiere della gente, convinti che le cose accettate per generale consenso siano le migliori e che, dal momento che gli esempi che abbiamo sono molti, sia meglio vivere non secondo ragione, ma per imitazione. »
Seneca
https://www.totalitarismo.blog/barbie-involontario-elogio-del-patriarcato/
Dostoevskij sull'Italia
«Per duemila anni l’Italia ha portato in sé un’idea universale capace di riunire il mondo, non una qualunque idea astratta, non la speculazione di una mente di gabinetto, ma un’idea reale, organica, frutto della vita della nazione, frutto della vita del mondo: l’idea dell’unione di tutto il mondo, da principio quella romana antica, poi la papale».
«I popoli cresciuti e scomparsi in questi due millenni e mezzo in Italia comprendevano che erano i portatori di un’idea universale, e quando non lo comprendevano, lo sentivano e lo presentivano».
«La scienza, l’arte, tutto si rivestiva e penetrava di questo significato mondiale. Ammettiamo pure che questa idea mondiale, alla fine, si era logorata, stremata ed esaurita (ma è stato proprio così?) ma che cosa è venuto al suo posto, per che cosa possiamo congratularci con l’Italia, che cosa ha ottenuto di meglio dopo la diplomazia del conte di Cavour? È sorto un piccolo regno dì second’ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valore mondiale, (…) un regno soddisfatto della sua unità, che non significa letteralmente nulla, un’unità meccanica e non spirituale (cioè non l’unita mondiale di una volta) e per di più pieno di debiti non pagati e soprattutto soddisfatto del suo essere un regno di second’ordine. Ecco quel che ne è derivato, ecco la creazione del conte di Cavour!».
Fëdor Michajlovič Dostoevskij
https://www.maurizioblondet.it/la-liberta-sessuale-e-pericolosa-per-le-donne/
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Aleksandr Solzhenitsyn riassunse così il XX secolo: “Gli uomini hanno dimenticato Dio”. Mary Eberstadt giudica il presente allo stesso modo: “Gli uomini sono in guerra con Dio”. E con se stessi. Proiettili e bombe possono distruggere la vita, ma solo l’unione sessuale di un uomo e una donna può crearla. La via per un’esistenza felice e ordinata presuppone l’osservanza delle leggi naturali. Le abbiamo ribaltate; pochissimi compresero ciò che stava accadendo; minimo è il numero di chi ha posto in relazione gli effetti osservati con le cause esaltate. Non sembriamo più felici.
L’immaginaria Peggy Olson della serie televisiva avrebbe oggi oltre ottant’anni. Se potesse tornare indietro, sceglierebbe altri quarant’anni di lavoro presso l’ azienda che le forniva la pillola? Rimpiangerebbe le relazioni sessuali promiscue, in ufficio e altrove, gli aborti, le convivenze seriali e sterili, i divorzi? O avrebbe nostalgia della famiglia che non ha mai avuto? Entrambe le scelte comportano avversità e una buona dose di difficoltà, senza alcuna garanzia di successo alla fine del viaggio. Ma la stabilità familiare tende al rinnovamento della vita e alla speranza ben più di una vita solitaria di sesso sterile.
Un tabù intangibile del tempo è la libera scelta. E se fosse il momento di riconoscere i fallimenti del passato e aiutare la prossima generazione a prendere decisioni diverse per il bene dei posteri ? Impensabile per l’uomo ripiegato nel presente: che cosa hanno fatto per noi i posteri ? chiese Marx. Groucho, l’attore, non Karl, il rivoluzionario.
# Dostojeviski sull'Italia unificata. Che poi qui non c'entra tanto, ma tant'è...
Credo sia la quarta o quinta volta che qualche commentatore, forse sempre lo stesso, ripropone nel suo commento le fesserie di Dostoievski sull'Italia da poco unita.
Gli Staterelli pellagrosi, malarici, disarmati, infestati dai briganti e dal latifondo, terra di pascolo per tutti gli interessi e giochi della grandi Potenze del tempo, di quale idea universale erano portatori? Compreso quello del Papa: la miseria anche morale dello Stato Pontificio si ripercuoteva negativamente sull'idea universale della quale era portatore, quella cattolica (invisa a Dostoievski), simboleggiata da Roma non dall'Italia, dalla Roma sede nei secoli dei Papi. E l'universalità precedente era quella dell'impero romano, non dell'Italia. Che ha prodotto una cultura universale, l'Italia, con le vette dantesche prima e umnanistico-rinscimentali poi.
Dostoievski parlava da suddito dello zar e da slavofilo qual era. Della storia italiana quasi sicuramente nulla sapeva.
La monarchia italiana sabauda costituzionale era detestata dallo zar, ancorato alla monarchia di diritto divino, nemico di ogni possibile costituzionalismo. Infatti, la Russia non riconobbe subito il nuovo Stato italiano. Dostoievski parlava da esponente dell'imperialismo russo qual era.
Qualche decennio dopo questi giudizi di D., la monarchia russa sarebbe crollata per non aver voluto concedere al momento opportuno una costituzione, sia pure di taglio conservatore; per aver voluto restare ciecamente attaccata all'assolutismo.
Tradizionalisti, quando la smetterete di farvi prendere a sberle dagli stranieri, tutti giulivi e contenti?
Un po' di dignità nazionale non guasterebbe, forse...
Z.
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