E' stato senz'altro molto partecipato, nonostante il silenzio in proposito dei media cattolici, il convegno svoltosi a Torino, giovedì 1° dicembre scorso, per la presentazione del nuovo libro scritto dal prof. Roberto de Mattei "Apologia della Tradizione".
Quasi duecento persone sono infatti accorse al Teatro San Giuseppe per ascoltare le profonde considerazioni dell'illustre cattedratico precedute dal vivace intervento introduttivo della scrittrice Cristina Siccardi. Quest'ultima, dal canto suo, ha ricordato il movimento di rinnovamento del clero torinese nel XIX secolo, ma non ha mancato altresì di ricordare, con legittimo disappunto, il recente "caso Gnocchi" nel quale, in aperta disobbedienza al Papa, si è negato al padre del famoso giornalista il diritto al funerale religioso secondo l'antico rito.
L'evento si è posto idealmente come la conclusione del giro di presentazioni del precedente volume "Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta", insignito del premio Acqui Storia 2011, e come inizio del lancio della nuova opera, “Apologia della Tradizione”, che intende approfondire alcune tematiche emerse in quest'anno di accesi dibattiti sul tema.
Nella sua relazione il prof. de Mattei ha esordito rivendicando con fierezza la distinzione fra il ruolo dello storico e quello del teologo nei confronti della ricerca su un avvenimento così rilevante per la storia della Chiesa come il Concilio Vaticano II.
Lo storico infatti ha il compito di studiare i fatti e non di interpretare i documenti. In questo quadro non vi è ragione alcuna per limitare ideologicamente l'opera dello storico che ha come fine soltanto ed esclusivamente il raggiungimento della verità dei fatti.
In tal senso il relatore ha citato anche un importante discorso di Leone XIII pronunciato in occasione dell'apertura al pubblico di alcuni archivi vaticani. Il pontefice, in tale occasione, sostenne "apertis verbis" che l'emergere di eventuali comportamenti negativi attribuibili a uomini di Chiesa non può far altro che dimostrare ancor di più l'assistenza soprannaturale che Dio riserva alla sua sposa mistica.
Fatte queste premesse l'oratore si è addentrato nell'analisi del contenuto del nuovo volume. La Tradizione, egli ha affermato, sta alla base stessa della civiltà umana e dunque della Chiesa. Essa è superiore alla Scrittura perché è la Tradizione che ha dato vita ad essa e non viceversa. E' la Tradizione inoltre che interpreta la Scrittura e anche il Magistero.
A questo punto il prof. de Mattei ha affrontato, senza riserve o reticenze, il problema centrale del rapporto fra Tradizione e Magistero che gli è stato fortemente contestato, in quest'ultimo anno, specialmente da alcuni studiosi di ambiente cattolico "conservatore".
Il maestro di matematica, in altre parole, è autorevole e va seguito, solo se insegna la vera matematica e non a prescindere da essa.
Non sono mancati, in tal senso, esempi emblematici nella storia della Chiesa in cui le autorità, in stragrande maggioranza, si erano allontanate dalla vera dottrina. In tali occasioni, non di rado, sono stati i fedeli, i laici battezzati, ricorrendo al proprio "sensum fidei" a riportare i pastori nell'alveo dell'ortodossia.
Il volume riporta in proposito numerosi casi, a partire da quello, per molti versi drammatico, dell'arianesimo.
Non sono inoltre mancati episodi nei quali documenti, legittimamente approvati da Concili Ecumenici, sono poi stati modificati o addirittura abrogati. Tipico fu l'esempio del Concilio di Costanza (1414 -1418).
Non tutti i Concili Ecumenici poi hanno la medesima autorevolezza magisteriale. Alcuni di essi, come il Concilio Lateranense V (1512 - 1517) possono, ad ogni effetto, essere considerati quasi dei "concili mancati": esso infatti varò una riforma della Chiesa che rimase inattuata e non riuscì a prevenire la catastrofe dello scisma luterano.
Venendo quindi al Vaticano II, il prof. de Mattei ha affermato che, sul piano storico, almeno per taluni importanti aspetti, anch'esso può essere considerato "mancato". In particolare si rivelò un tragico errore l'aver omesso la condanna del comunismo ateo. Proprio l'assise che si proponeva di valutare i "segni dei tempi", si dimenticò completamente del segno più importante e non fu capace di percepirne la crisi ormai imminente.
La conferenza si è conclusa con un riferimento alla cosiddetta "ermeneutica della riforma nella continuità" esposta da Benedetto XVI nel famoso discorso alla Curia Romana del 22 dicembre 2005. Secondo l'autore di "Apologia della Tradizione" tale discorso, al di là delle effettive intenzioni del Pontefice, ha di fatto aperto la strada ad una sana discussione scientifica e teologica sul valore del Concilio Vaticano II e dei suoi documenti. Ciò non significa negare che tale Concilio sia esistito e che faccia parte del Magistero solenne della Chiesa.
Marco BONGI
17 commenti:
"La Tradizione, egli ha affermato, sta alla base stessa della civiltà umana e dunque della Chiesa. Essa è superiore alla Scrittura perché è la Tradizione che ha dato vita ad essa e non viceversa."
Se qualcuno più colto del sottoscritto può cortesemente approfondire questa tematica che, detta così, appare a dir poco deragliante.
In particolare si rivelò un tragico errore l'aver omesso la condanna del comunismo ateo.
Perché, esiste un comunismo non ateo?
Grazie per le eventuali risposte.
Stefano
se il concilio V2° fosse una TORTA.....
......e discutendo (anche con sacerdoti) sugli errori fatali dei pasticcieri, (o della Mamma-pasticciera), e ancora discettando -sine fine- se essi siano oggi rimediabili, per "svelenare" la torta, e renderla commestibile, digeribile, ma anche BUON nutrimento per la fede.....
diceva tempo fa un eccellente blogger (Baronio):
Che la torta sia pessima e che abbia avvelenato, intossicato o anche solo fatto star male un'infinità di clienti, è sotto gli occhi di tutti. Ergo, delle due l'una:
- o la Mamma non è una buona cuoca,
- o quella torta non è opera sua. Tertium non datur.
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e io aggiungo: con buona pace dei difensori a oltranza della sua salvabilità mediante alchemica estrazione e/o vaccinazione (sic) della piccola o gran parte di pasta avvelenata.
a me pare che...
se un grande-ecumenico-innovativo concilio, come ci raccontano oggi, voleva trovare un linguaggio più consono al mondo moderno per portare ad esso il Vangelo, dobbiamo dire alla luce dei FATTI (le famose prassi) che è stato un autogol: come tale, mi pare un evento impostato male fin dall'origine (pretesa dii voler trovare un linguaggio "più adatto" di quello tradizionale).
Dunque obiettivo fallito. Si vede allora che le premesse e le intenzioni erano già fallimentari, come in qualche altro concilio storico dagli esiti negativi (i dotti mi aiutino).
Oppure qualcuno mi dica CHI e perchè lo ha fatto fallire, se le premesse erano buone.
Come è stato ben detto allora sulla "torta mal riuscita", i casi sono due:
- o la cuoca "Mamma" (Chiesa) non è buona
- o la torta non è sua ; cioè è opera non della chiesa Magistra, ma di un anti-magistero, perverso alle origini: e ad esso la Chiesa, se fedele Sposa di Cristo, non doveva dare retta in alcun modo, ma stroncarlo fin dall'inizio, combatterlo, respingerlo, facendo vincere il Magistero retto, tradizionale e inalterabile.
Invece, cara Mic, rispondendo alla tua risposta di ieri , circa i teologi modernisti agguerriti presenti nell'assise, accadde che ad essi fu data mano libera, che prevalessero sui Padri prudenti.
PERCHE' questo ?
ci sarà qualcuno che avrà oggi, dopo quasi 50 anni, il coraggio di rispondere a questa domanda, secondo Verità emergente dalle documentazioni, senza paura della Verità (anche dei fatti disdicevoli che lì dentro accaddero, favoriti dal papa-presidente) ?
- o la torta non è sua ; cioè è opera non della chiesa Magistra, ma di un anti-magistero, perverso alle origini: e ad esso la Chiesa, se fedele Sposa di Cristo, non doveva dare retta in alcun modo, ma stroncarlo fin dall'inizio, combatterlo, respingerlo, facendo vincere il Magistero retto, tradizionale e inalterabile.
La torta non può non essere sua, perché il concilio è stato legittimamente indetto da un legittimo Papa.
Tuttavia in essa sono stati lasciati confluire, attraverso elementi 'frondisti' presenti e molto agguerriti (è un dato storico che de Mattei documenta molto bene e che io ho letto anche in uno scritto di un testimone diretto, Mons. Spadafora).
Si dà il caso che molti applicatori del concilio facevano parte proprio di quella 'fronda' innovatrice, che ha lasciato il segno e lo sta consolidando...
Ora si tratta non di gettare la torta (il concilio è parte della storia della Chiesa e non è ignorabile realisticamente) ma di riconoscerne gli elementi 'spuri' o 'avvelenati', per rimanere nella metafora, e riformularli in maniera corretta... Questo può farlo - e lo farà, ne sono convinta - solo un Sommo Pontefice.
Se qualcuno più colto del sottoscritto può cortesemente approfondire questa tematica che, detta così, appare a dir poco deragliante.
con molta semplicità, deduco che la S. Scrittura, prima di esser fissata in testi tramandati per iscritto, è certamente preceduta da un "tradizione orale". Credo sia questa a cui vien fatto riferimento.
Sappiamo, ad esempio, che gli stessi Vangeli scaturiscono dalla predicazione di Pietro, Paolo, Giovanni e dalla relativa esperienza di fede dei loro discepoli che ce l'hanno tramandata...
Perché, esiste un comunismo non ateo?
l'ateismo è parte integrante del comunismo. Credo che de Mattei abbia usato un aggettivo, non abbia voluto fare distinzioni tra un tipo di comunismo ateo ed un altro...
"con molta semplicità, deduco che la S. Scrittura, prima di esser fissata in testi tramandati per iscritto, è certamente preceduta da un "tradizione orale". Credo sia questa a cui vien fatto riferimento.[...]"
Forse che il prof. De Mattei intendeva dire 'antecedente'? 'Superiore' ha ben altro significato, no? A meno che non si tratti di una vera e propria 'apologia' della tradizione, nel senso meno ponderato del termine (spero sinceramente di no).
l'ateismo è parte integrante del comunismo. Credo che de Mattei abbia usato un aggettivo, non abbia voluto fare distinzioni tra un tipo di comunismo ateo ed un altro...
Meglio così. Sai com'è, mic, la vecchia storia del 'nostro' comunismo diverso da quello sovietico, diverso da quello di Pol Pot, diverso da quello di Castro, Mao, Tito... loro sono cattivi, noi invece no... ecc... ecc... dopodiché si è giunti persino a trovare qualche punto in comune con la religione cattolica, e 'che alla fine sono due 'filosofie' non tanto differenti', bla, bla, bla...
Come si usa dire nel post concilio: è meglio usare poche e chiare parole.
Ci farò un pensierino per Natale, se è come il libro sul Concilio sono soldi spesi più che bene.
La Sacra Tradizione orale senz'altro precede la Sacra Scrittura: Gesù disse ai Suoi Apostoli: "andate ed ammaestrate...". I Vangeli seguiono la predicazione. Ma non è errato neppur definirla (orale e scritta) "superiore" perché essa ingloba la Scrittura, la predica ed interpreta.
La S. Scrittura contiene la Rivelazione: ma il suo contenuto dalla Tradizione è esplicitato e completato (Tradizione-Magistero infallibile)
@Dante Pastorelli
Non ho alcuna preparazione teologica, per cui - probabilmente - i miei dubbi ti sembreranno ingenui, ma non credi che riveli poca cautela da parte del prof. De Mattei il definire 'superiore' la Tradizione alla Scrittura - se non altro per la confusione che può creare - considerato che quest'ultima è per ogni credente Parola di Dio? La spiegazione che ne avete dato è sensata, ma il fatto che la Tradizione 'inglobi' la scrittura non la rende, a mio modo di veder, superiore ad essa. Sai, in fin dei conti, cosa penso? Per quanto un laico sia colto e preparato, è inevitabile che prima o poi scivoli, affrontando problematiche che non gli competono strettamente (intendo dire come 'autorità', mentre la posso ritenere 'competenza', o anche 'dovere', nella veste privata di cattolico), o su cui non ha una preparazione specifica, considerata infine - last but no least - la mancanza del necessario carisma derivato dalla consacrazione, non presente nel suo caso.
Spero di essermi spiegato, purtroppo non ho tempo di rileggere quello che ho scritto.
Il problema, caro Stefano, è intendersi sul significato delle parole.
La Scrittura contiene una parte importantissima della Verità; la Tradizione la contiene tutta e conterrà anche quella che via via sarà enucleata dalla Scrittura infallibilmente dalla Chiesa. In questo senso è "superiore", perché disvela anche quel che nella Scrittura è implicito.
Dunque: da un punto di vista cronologico la Tradizione precede la Scrittura; ne fissa il Canone garantendone la divina ispirazione e l'inerranza; completa, come spegato, la Scrittura, non è una sintesi compiuta delle verità rivelate; interpreta con autorità il senso della Scrittura incapace di spiegarsi da sé.
La Scrittura non può stare senza la Tradizione, la Tradizione contiene la Scrittura.
Traggo queste affermazioni dal Dizionario del Cristianesimo dello Zoffoli, per evitar di usar ancora parole mie, anche se le ho sintetizzate. Del resto anche le precedenti mie tesi nascono dalla lettura di testi di teologia, e non sono frutto della mia mente.
Non c'è bisogno di esser teologi: basta leggere un buon dizionario teologico, ad es. il Piolanti - Parente, Garofalo, ed. Studium.
Così è più chiaro, grazie.
Per ora posso contare solamente su un 'Piccolo Dizionario Biblico' di Obermeyer-Speidel-Vogt-Zieler...
Se riesci a trovarlo prendi il di gran lunga superiore Dizionario Biblico di mons. Francesco Spadafora, sempre della Studium. Su Ebay a volte si trovan libri interessantissimi, ma io non so muovermi in quel mondo e ricorro alle librerie antiquarie.
Forse che il prof. De Mattei intendeva dire 'antecedente'? 'Superiore' ha ben altro significato, no? A meno che non si tratti di una vera e propria 'apologia' della tradizione, nel senso meno ponderato del termine (spero sinceramente di no).
Un caro amico, da anni spera di trovare tempo e modo di mettere per iscritto un breve saggio, in gran parte basato (anzi, in definitiva soltanto rielaborando/ripresentando) le tesi espresse da Mons.Giuseppe Pace Salesiano. Tali tesi dimostrano che la CHIESA è SUPERIORE ALLA BIBBIA. Ora, se sostituiamo alla parola "Chiesa", la parola "Tradizione", non facciamo alcun abuso/errore. In conclusione: La Rivelazione, così come sentenziato a Trento, è composta da una Porrzione scritta, appunto la Sacra Bibbia, e da un'altra porzione, ben più vasta e, almeno all'inizio NON scritta, la Santa Tradizione.
Mi sembra di aver fatto sopra delle osservazioni sull'argomento.
Si possono consultare in merito dei buoni dizionari teologici ed anche la voce Tradizione sull'Enciclopeduia cattolica.
Ora su Disputatiobnes Theologicae c'è un intervento di mons. Gherardini, del quale ricordo il recente muinumentale volume proprio sulla Tradizione vita e giovinezza della Chiesa.
Riassumo dall'E.C.: confrontando la Tradizione con la Bibbia la T. si dice "inesiva" quando la medesima verità è cotenuta da ambedue; "dichiarativa" quando la T. esplicita e meglio illlustra una verità contenuta nella B.; "completiva o costitutiva" quando afferma verità non contenute nella B., ad es. la prassi di battezzare i bambini.
La Tradizione quindi esplicita e completa la Scrittura (si pensi ai dogmi mariani o dell'infallibilità pontificia non espliciti nella S. Scrittura). In questo non solo la T. è antecedente alla S. Scrittura (si pensi ai Vangeli prima predicati e poi scritti) ma ne rivela i tesori nascosti e ad essa collega un magistero infallibile in oggetto secondario (ad es. canonizzazioni, dichiaraziooni dogmatiche, conclusioni teologiche, verità connesse che non si trovano formalmente nella Rivelazione ma vi sono contenute virtualmente). Insomma la T. completa e arricchisce la Scrittura col Magistero infallibile perché esercitato sotto l'ispirazione dello Spirito Santo che. La Chiesa contiene Scrittura e Tradizione viva, quindi è, come dire, "superiore" ad entrambe ed entrambe trasmette.
La Rivelazione, così come sentenziato a Trento, è composta da una Porrzione scritta, appunto la Sacra Bibbia, e da un'altra porzione, ben più vasta e, almeno all'inizio NON scritta, la Santa Tradizione.
E' questa la posizione corretta.
Ricordiamoci le "due fonti" della Rivelazione: Tradizione e Sacra Scrittura. Esse risultano messe in discussione dalla Dei Verbum che ne opera l'unificazione affermando che Scrittura Tradizione e Magistero «coalescunt in unum» (paragrafo 10), in netto contrasto con l'asserto da cui parte (nel proemio) «Seguendo le tracce del Tridentino e del Vaticano I» [Brunero Gheradini, Il discorso mancato, pag.40]. Uno dei tanti elementi di discontinuità da approfondire e su cui si fonda l'attuale atteggiamento teoretico e pratico che ha creato nella Chiesa cattolica uno iato generazionale che rischia di divenire incolmabile.
Forse il prof. de Mattei - per ora faccio un'ipotesi che ritengo attendibile ma mi riprometto di chiarire direttamente con lui -, ha usato il termine "superiore" nel senso apologetico, dal momento che oggi la cosiddetta "nuova evangelizzazione" mette tanta enfasi sulla Scrittura more protestantium.
Non avevo letto il commento di Dante, sul quale convengo in toto.
Anch'io avevo fatto l'osservazione che in ogni caso la Tradizione precede (e segue) sempre la Scrittura...
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