Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 30 dicembre 2011

Brunero Gherardini, “ANGLICANORUM CŒTIBUS”: Conversione o Trasloco? Osservazioni postume.

Ricevo con gratitudine da parte di Mons. Gherardini e pubblico con grande interesse il seguente documento, inserendo, dal sito InternEtica, una serie di link utili ad una più proficua consultazione.

Con un po’ di ritardo, consigliato dall’opportunità di non dar corpo alle prime impressioni, decido di metter a fuoco alcune zone d’ombra, e relativi problemi, della Costituzione Apostolica “Anglicanorum cœtibus”.(1)

Oggi le zone d’ombra si sono sfumate, ma i problemi son rimasti: segno che non si trattava soltanto di prime impressioni. La conversione al cattolicesimo, quando di vera conversione si tratta, non lascia indifferenti i buoni cattolici, nei quali infonde una comprensibile gioia e dal cuore dei quali sprigiona la più viva gratitudine a Dio e sensi di fraterna accoglienza ai convertiti. Purtroppo, nella Costituzione in oggetto e nel caso che intende risolvere e regolamentare, gli elementi dottrinali e pratici della conversione son quasi del tutto assenti.

Com’è ormai risaputo, la Costituzione tutela e disciplina il passaggio – la cui notizia scosse alcuni anni or sono l’opinione pubblica ed i mezzi della comunicazione sociale, ma alla quale oggi più nessuno sembra interessato – d’intere comunità dall’anglicanesimo al cattolicesimo. Tale passaggio ha le sue premesse, anche se non esclusivamente, nell’aperta ribellione d’oltre 200 vescovi della comunione anglicana, i quali disertarono la “Conferenza di Lambeth” riunitasi a Canterbury dal 16 luglio al 3 agosto 2006, a motivo dell’avvenuta ordinazione d’un vescovo dichiaratamente gay (Gene Robinson) e della predisposizione di riti speciali per la benedizione di coppie omosessuali. A Lambeth il vuoto dei “ribelli” non poteva certamente esser colmato dalla presenza di ben tre cardinali cattolici (W. Kasper, I. Dias e Murphy O’Connor), i quali avevan semplicemente e cortesemente risposto ad un invito ufficiale. E’ tuttavia probabile che la loro presenza abbia in qualche misura concorso a creare l’atmosfera d’un incontro in famiglia, con soddisfazione d’alcuni e disappunto d’altri. Certo è che l’assenza dei “ribelli” e le stesse discussioni di quei giorni misero in risalto una situazione di gravissima crisi all’interno della comunione anglicana, già scossa sia dal sacerdozio femminile e da un suo possibile accesso all’episcopato, sia dall’urto tra anglicani tradizionalisti e liberali. Non fa, perciò, meraviglia che non pochi anglicani abbian allora considerato il passaggio alla Chiesa di Roma come la soluzione migliore.

I ripetuti incontri dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, con il Santo Padre son certamente rapportabili alla crisi predetta, alle nuove difficoltà di dialogo e alla crescente domanda d’ingresso nella Chiesa cattolica. Nell’incontro del 23 novembre 2006, una “Dichiarazione comune” sottolineò, fra l’altro, “l’emergere di fattori ecclesiologici ed etici, che rendono più difficile ed arduo il cammino” comune. L’allusione alla crisi anglicana ed alle difficoltà pressoché insormontabili che alcune decisioni anglicane avevan creato all’interlocutore cattolico è evidente. Due anni dopo, sia pur non ricorrendo ad una nuova “Dichiarazione comune”, i cattolici da una parte e non pochi anglicani dall’altra vennero ancora scossi da un avvenimento inaudito: l’approvazione da parte del Sinodo Anglicano Inglese, in data 7 luglio 2008, di possibili candidature femminili all’episcopato. La reazione anglicana si concretò nell’aperta decisione di oltre 1300 pastori di passar al cattolicesimo; quella cattolica fu espressa dal Santo Padre, il 12 luglio 2008, in termini di prudenza e di rispetto, con l’auspicio che s’evitassero nuove scissioni e s’escogitasse una soluzione, attenta alle esigenze emergenti e fedele all’Evangelo.

Queste, in estrema sintesi, le premesse da tener presenti per leggere capir e valutare la Costituzione Apostolica “Anglicanorum cœtibus”.

Non tutte le sue affermazioni posson esser, qui, prese in esame: una breve nota, qual è quella che sto scrivendo, non è un’analisi critica. Ma anche questa breve nota intende esprimere valutazioni che discendono necessariamente da un’analisi pensata, se pur non ancora redatta. La Costituzione s’apre con affermazioni relative alla Chiesa, al suo mistero e alla sua struttura. Affermazioni sintetiche ma valide e quindi lodevoli. Non manca, peraltro, qualche motivo di perplessità, p. es. il non specificato concetto di “comunione visibile e piena”; l’unità allargata, introdotta dal discusso “subsistit in” di LG 8; l’allusione assolutamente acritica alla tradizione anglicana, ch’è quella d’una chiesa eterodossa e scismatica, la quale non può affatto “incorporarsi”, in quanto tale, nella Chiesa cattolica e magari con l’intento d’arricchirla.

 Assenza di senso critico è anche nelle parole relative alla questione di fondo. Si parla, infatti, della “petizione ripetuta ed insistente” di non pochi anglicani “ d’esser ricevuti (to be received) nella piena comunione cattolica individualmente ed in gruppo (corporately)”; poco dopo s’accenna sia al loro “desiderio d’entrare (to enter)” nella detta comunione, sia a coloro che vi “entrano (entering)”. In casi del genere c’è una parola sola da usare ed alla quale riferirsi: conversione. Non “si entra” né “si è ricevuti” se non sulla base d’un radicale cambiamento di rotta (metànoia), testimoniato da una pubblica abiura degli errori fin a quel momento condivisi con eretici e scismatici(2), o contenuto almeno implicitamente nell’atteggiamento del soggetto qualora, per gravi ed impellenti motivi, cioè in condizioni d’estrema necessità, si trovi impedito di star alla prassi di norma. Solo sulla base della metànoia, cioè del “peccatore convertito, si farà” un’immensa “festa (gioia) in cielo” (Lc 15,7) e ci sarà per lui l’abbraccio del padre commosso, la veste più bella, l’anello al dito, i sandali ai piedi ed il tripudio dell’intera famiglia (cf Lc 15,22-24). La Costituzione, però, non solo è reticente, come ho sopra osservato, sulla conversione, ma consente agli anglicani “ricevuti” dalla Chiesa cattolica il mantenimento della loro tradizione (“…the liturgical books proper to the Anglican tradition…so as to maintain the liturgical, spiritual and pastoral traditions of the Anglican Communion”), come se si trattasse di puri e semplici ospiti in casa cattolica e non di convertiti.

Perché non si parli di conversione non è un mistero: l’ecumenismo non lo permette affatto. Da quando O. Cullmann, in perfetta sintonia con il Movimento Mondiale delle Chiese, sentenziò che l’ecumenismo non esige da nessuno il proprio “sacrificium fidei”, ognuno dovrà restare quello che è – cattolico, luterano, calvinista, anglicano e via di questo passo – pur facendo ecumenismo. L’eventuale conversione al cattolicesimo sconfesserebbe infatti la “ratio Ecclesiae” delle varie denominazioni cristiane acattoliche. Il card. Kasper n’era tanto convinto che, fin dall’inizio delle trattative, promise agli anglicani ogni possibile aiuto cattolico, purché essi non abbandonassero la loro religione.

Qualche tempo dopo(3), il medesimo porporato ricordò che mai aveva esortato qualcuno a convertirsi e che, essendo l’entrata d’un gruppo d’anglicani nella Chiesa cattolica una loro libera decisione, la cosa né dipendeva da lui, né poteva da lui o da altri esser impedita. Perché il mantenimento della “tradizione anglicana” non sembri una promessa di marinaio o una frase di circostanza, generica, priva riferimenti oggettivi, la Costituzione s’affretta a segnalar in concreto gli strumenti che dovranno salvaguardarla.

Il primo e di gran lunga il più importante è l’istituzione d’ “Ordinariati Personali(4)  per gli Anglicani che entreranno nella piena comunione con la Chiesa cattolica”; “ipso iure” vien assicurata a tali Ordinariati, da considerare giuridicamente come vere diocesi, la personalità pubblica e giuridica. Ad essi è demandata la facoltà di:
  • seguire, volendo, la propria liturgia; 
  • aprire propri seminari e stabilirne i programmi; mantenere nello stato matrimoniale preti e vescovi ammogliati; 
  • chieder al Papa, dopo un attento esame dei singoli casi, l’ammissione al presbiterato di candidati uxorati; 
  • erigere parrocchie personali d’accordo con la Santa Sede ed il vescovo del luogo; 
  • accoglier Istituti di vita consacrata di provenienza anglicana, o istituirne di nuovi; 
  • nominar un Consiglio direttivo d’almeno sei membri, con funzioni paragonabili a quelle dei consigli presbiterali cattolici; 
  • presentar al Papa una terna di candidati, scelti dal detto Consiglio direttivo, per la nomina d’un Ordinario. 
Non ci vuol una grand’intelligenza per capire l’enorme confusione che verrà inevitabilmente determinata da tali facoltà, il cui compito sembra quello di legittimar un assurdo cattolicesimo anglicano o un non meno assurdo anglicanesimo cattolico: assurdo, perché la presenza e la salvaguardia della tradizione anglicana in casa cattolica, lungi da giustificazioni canoniche e teologiche, è il trionfo della logica (?) ecumenica e l’affossamento non solo della vera ininterrotta Tradizione cattolica, ma anche della retta ragione: le realtà contraddittorie né convivono né s’amalgamano, si rifiutan a vicenda. Si pensi allo scandalo che provocherà tra i fedeli cattolici la “relaxatio” del celibato ecclesiastico. Ma anche al possibile insorgere d’una loro diretta domanda di “relaxatio” per impedir il ricorso a “due pesi e due misure” . E ciò, senza contare le divergenze sul piano dottrinale. E’ vero che oggi non c’è più un anglicano pronto a sottoscrivere le invettive antiromane d’un Blakeney o d’un Palmer ; anche sotto questi ponti dell’acqua n’è passata parecchia. Eppure è tuttora abissale la divergenza fra la comunione anglicana e quella cattolica:
  • sul Primato di Pietro e dei suoi successori; 
  • sull’infallibilità del Romano Pontefice; 
  • sulle indulgenze; 
  • su alcuni aspetti della mariologia e su alcuni privilegi della Vergine Santa. 
A quanto sopra occorre aggiungere “la ri-definizione dell’ufficio sacerdotale” in base al quale “il prete anglicano è un presbitero, ma non un prete sacrificante... La Chiesa anglicana, dal 1550, non intese più ordinare dei preti in senso romano e ciò dovrebb’esser candidamente ammesso da tutti”. Ma c’è di più: gli attuali sviluppi sembran riproporre quella Via media nella quale il grande Newman vedeva l’Anglicanesimo come qualche cosa a metà strada tra il cattolicesimo e la riforma luterana, una strada però da percorrere interamente per tornar in seno alla vera Chiesa, sostenendo contro il protestantesimo l’irrinunciabilità alla Tradizione e contro Roma la necessità di rinunciare a tutte le innovazioni e corruzioni medievali. Nessun dubbio sulla sincerità della proposta relativa alla Via media, nonché a quella riguardante la Branch Theory come passaggi obbligati per il ritorno degli anglicani a Roma, rimanendo nel pieno possesso delle loro peculiarità anglicane. Un bel sogno, ben presto cancellato da Leone XIII con la Bolla “Apostolicæ curæ et caritatis”, del 13 sett. 1896. Oggi quel sogno, almeno in alcuni dei suoi contenuti, ricompare nei rapporti tra anglicani e cattolici. È lecito chiedersi se, sul piano sostanziale, sia cambiato qualcosa e che cosa dal 1896 ad oggi.

A breve distanza dalla beatificazione d’un grande convertito dall’anglicanesimo, l’appena citato John Henry Newman, riproduco alcuni brani d’una sua pagina sferzante quanto illuminante: “(La Chiesa anglicana) è un aspetto dello Stato, una forma del governo civile. Non è responsabile di nulla… La ragione per la quale non ha una sua identità…è la stessa per la quale la presente legislatura e le corti non discendono dalle precedenti... Il suo Prayer Book è un atto del parlamento di due secoli or sono, le sue cattedrali ed i suoi capitoli son semplici rimasugli di cattolicesimo... La stessa esistenza della Chiesa nazionale è un atto del Parlamento. Se lo Stato l’appoggia, resisterà all’eresia; ma non se lo Stato l’abbandona... Come la Nazione può cambiar la sua politica, così potrà cambiare la sua posizione religiosa; quelle medesime cause che introdussero il Bill della Riforma (1832), o la libertà del commercio, potranno interferire anche sull’ortodossia e la dottrina”. È la fotografia d’una Chiesa antitetica a quella cattolica. Guardando la fotografia nel suo insieme e nei suoi particolari, nasce la domanda: E’ possibile, e se possibile è anche giusto decretare la convivenza della comunione anglicana con quella cattolica?
B. Gherardini
NOTE
1) 4 nov. 2009 – http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/apost_constitutions/documents/hf_ben-xvi_apc_20091104_anglicanorum-coetibus_it.html
2) Cf VERMEERSCH A. “Periodica de re morali et canonica” 1929, 143.
3) “L’Osservatore Romano” 15 nov. 2009, p. 1.
4) Si tratta d’una figura giuridica non espressamente prevista dal CJC (a meno che non sia equiparata a quanto dispongono i can. 132/3 e 134/1 e 42), d’istituzione papale, e costituzionalmente vicina alla “Prelatura personale” come quella dell’Opus Dei, nonché ai vicariati o ordinariati castrensi.
 5) Qualcuno s’è affrettato a dire che non si tratta d’alcuna “relaxatio” e che “la Costituzione non altera il celibato nella Chiesa latina” (ZENIT 13/11/2009); certamente, la “relaxatio” non è voluta dalla Costituzione, ma questa non potrà in alcun modo impedire il confronto e lo sconcerto dei “due pesi e due misure”
6) BLAKENEY R.P., Manual of the Romish (?) Controversy; being a complete refutation of the Creed of Pope Pius IX, Londra 1901 e Popery in its social aspect; being a complete exposure of the immorality and intollerance of Romanism, Londra 1902.
7) PALMER J.R., Truth or Error, Londra 1907.
8) HARRISON D.E W., The Book of Common Prayer with the additions and deviations proposed in 1928, Londra 1946, p.123.
_____________________
Vedi anche:
[Istituito il primo Ordinariato cattolico]
[Aggiornamenti di fine luglio 2010]
[Rientrano gli Anglicani del Canada]
[Rientrano gli Anglicani della Forward in Faith Australia]
[Dichiarazione congiunta degli Arcivescovi di Westminster e di Canterbury]
[Risposta del Primate della TAC (Traditional Anglican Communion)]
[Costituzione Apostolica Anglicanorum Coetibus]
[Dichiarazione comune 2006]

30 commenti:

Anonimo ha detto...

Questa è la Chiesa dell'et-et:
la Chiesa che a partire dal CV2 continua ostinatamente a deviare dalla Via maestra.

repetita ha detto...

le realtà contraddittorie né convivono né s’amalgamano, si rifiutan a vicenda.

APPUNTO.
Questo principio però è valido nelle realtà normali, non in quella anomala in crescita inarrestabile che è ormai la Chiesa-calderone, dove "tutto fa brodo" e dove contano i numeri e non più la vera Fede, o la santità dei maestri e pastori, guide ed esempi per le pecore, nè la retta Dottrina, che sia insegnata con chiarezza e completezza, nè la Santa Liturgia che sia celebrata con sacro timore e devozione, senza commistioni più o meno profane ed eretiche.
Ma se ormai siamo trascinati tutti avanti, in attuazione del gran concilio onni-conciliante, nella Chiesa dell'et-et, dove convivono "pacificamente" ortodossia ed eresia, Verità e menzogne, diavolo e acqua santa, senza che nessuno voglia risanare ALCUNA contraddizione, nè chiarire ALCUNA delle ambiguità conciliari che hanno permesso tutto questo relativismo e indifferentismo ecumenista, chi ormai si potrà ancora scandalizzare che il principio di non contraddizione non è più rispettato da nessuno ?
Concilium docet, ora e sempre, con tutta la sua AMBIVALENZA eretta a sistema, applicato in tutte le svariate "accoglienze", regime incontrastato delle finte-diplomatiche verità, pluraliste e lassiste, impero del relativismo che sottopone la Fede cattolica ad una lenta agonia....
Il concilio continua a dettare la sua legge di totale apertura: vietato vietare, avanti...qui c'è posto per tutti, non ci sono più porte, tutto l'edificio è spalancato, fino ad abbracciare tutto il pianeta, comprendente miliardi di cristiani potenziali e inconsapevoli di esserlo (=anonimi)....avanti tutta, come concilio volle, verso una chiesa mondial-fraterna senza più delimitazioni di sorta tra i DIVERSI modi di credere e dirsi "cattolici", finchè di questa parola si sarà perso del tutto l'originario significato !
(cerchiamo solo ciò che ci unisce....: la chimerica unità irenista, causa prima della gran confusione....)
(avanti, avanti ancora: finchè Dio permetterà che si prolunghi l'eclissi del Faro di Verità eterna da Lui stesso istituito).

don Camillo ha detto...

Che papocchio questo pessimo trasloco.... Ma io non mi scandalizzo più di tanto, noi c'abbiamo i neocatecumenali perfettamente con il patentino e presto con il bollino liturgico, assolutamente Acattolici... Quindi....!

Vabbè presto editerò ciò che la Chiesa Cattolica diceva nel 1953 circa la questione Ecumenica.... Molto interessante....

DANTE PASTORELLI ha detto...

L'argomento l'ha trattato più volte in modo assai diffuso sul mio bollettino Una Voce Dicentes il giovane amico Guido Ferro Canale.
Io ho aggiunto soltanto qualche noticina. Ad es., e questo emerge in tutta la sua importanza nell'articolo di don Brunero, quel che di positivo ancora conserva l'anglicanesimo non è altro che l'eredità della Chiesa Cattolica.
Quanto alla conversione non si chiede agli ebrei come ben sappiamo: e come chiedere un simile atto, abiura compresa, a dei cristiani separati ed eretici se coloro che non riconoscono Cristo non hanno bisogno della conversione per salvarsi?
La mia preoccupazione, più volte manifestata per iscritto è che, tra prelature personali, ordinariati ecc., si vada verso una federazione di chiese, con conseguente parcellizzazione della Chiesa.
In ogni caso speriamo che davvero gli anglicani si convertano intimamente e tornino ad esser cattolici senza riserve. Ed è da augurarsi che i loro libri liturgici siano seriamente valutati onde cassar ogni traccia d'eresia, foss'anche una sola ombra. E con la speranza che l'eresia ove non c'è non venga iniettata dai liturgisti e teologi di Curia.

Anonimo ha detto...

Ed è da augurarsi che i loro libri liturgici siano seriamente valutati onde cassar ogni traccia d'eresia, foss'anche una sola ombra. E con la speranza che l'eresia ove non c'è non venga iniettata dai liturgisti e teologi di Curia.

Infatti. Io sono convinta che paradossalmente, proprio per quello che hanno conservato di cattolico, sono più cattolici loro di molti post-conciliari accaniti. C'è piuttosto il rischio che, col rientro, si guastino anche loro.

E il problema è che, in questa temperie, in cui nella Chiesa c'è posto anche per le eresie, e purtroppo persino per un rito sincretistico, il giusto auspicio di Dante sia difficilmente realizzabile.

Marco Marchesini ha detto...

Sapevo che agli anglicani convertiti al cattolicesimo era stato imposto di acettare tutto il Catechismo della Chiesa Cattolica. Ora e' proprio in questo testo autorevole che viene riportata la retta dottrina cattolica sui punti indicati da mons. Gherardini. Di conseguenza la loro liturgia deve essere purgata da tutti gli errori.

Accettare nella Chiesa Cattolica "convertiti", che non credono anche ad un solo dogma di Fede, e' del tutto errato e foriero di confusione e indifferentismo.

DANTE PASTORELLI ha detto...

Caro Marco,
ti ritrovo qui, dopo tanto tempo, con molto piacere.
Il Catechismo non è certo privo di ambiguità e nuove posizioni dottrinali o almeno teologiche che recepisce dal Vaticano II.
Non si sa più cosa pensare. Temo l'annacquamento del buon vino.

don Camillo ha detto...

Da Enciclopedia di Apologetica 1953, voce: Ecumenismo. Anche se in nuce così sfogliando in questa Enciclopedia ci sono i prodromi di quel che saranno le peggior storture post conciliari, vi riporto questo paragrafo alquanto importante per un approfondimento personale.
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Vero e falso ecumenismo.
Abbiamo cercato di mostrare chiaramente l'aspetto propriamente cattolico di questi atteggiamenti ed è facile ammettere che la differenza tra questi e quelli dei non cattolici talvolta è sottile [nel paragrafo precedente viene descritto quell'atteggiamento ecumenistainterreligioso che ora prevale nella Chiesa Cattolica che prima del Concilio veniva attibuito ai NON Cattolici]. Il nostro lavoratore che sia privo di discernimento e di prudenza potrà cadere in ciò che potrei chiamare «insidie ecumeniche»: dimenticare praticamente, se non teoricamente l'unicità della Chiesa per cominciare ad ammettere in essa degli scismi; distinguere con gli ecumenisti i dogmi essenziali e non essenziali a quest’unità, e porre praticamente sullo stesso piano i diversi «rami» della Chiesa.
Proprio queste insidie volle mettere in evidenza l'Enciclica Mortalium animos del gennaio 1928 e insegnare ai cattolici, e quindi ai non cattolici, le vere condizioni dell' unità cristiana; inoltre essa interdiceva ai primi ogni partecipazione al Movimento ecumenico.
Tuttavia è molto chiaro che per un lavoratore cattolico unionista, che lavori per il «rimembramento» cattolico, non è inevitabile cadere nelle insidie ecumeniche. Cosi le autorità ecclesiastiche non mancano di riconoscere e di incoraggiare il lavoro ecumenico fatto come si deve. Per ricordare un esempio preso dalla vita del Padre Portal, il Cardinal Rampolla, in una lettera che gl'indirizzò nel 1894, augurava che tra cattolici e anglicani si intraprendesse uno «amichevole scambio d'idee», frase che conteneva in germe le celebri Conversazioni di Malines organizzate per suggerimento del Padre Portal dal Cardinal Mercier e che si possono dire il simbolo dell'ecumenismo cattolico. Più vicino a noi, il Papa Pio XI, che venne chiamato il Papa «dell'unione delle Chiese» quanti incoraggiamenti non ha dato, specialmente al principio del suo pontificato, alle iniziative cattoliche di «rimembramento»!
Sopra abbiamo fatto notare un certo cambiamento dottrinale nel Movimento ecumenico, e questo probabilmente permise un corrispondente cambiamento nell’atteggiamento dell' autorità ecclesiastica verso di esso. Alla conferenza Faith and Order tenuta a Losanna nel 1927, non aveva potuto prendervi parte nessun cattolico; invece alla conferenza d'Edimburgo dello stesso Movimento nel 1937 quattro «osservatori» ricevettero il permesso d'assistervi. Infine nel 1940, la delegazione apostolica in Gran Bretagna, alla questione posta dal dott. William Temple, allora arcivescovo di Canterbury e presidente del Consiglio ecumenico delle Chiese, sulla possibilità della collaborazione cattolica al suo lavoro, rispondeva che i contatti privati tra quest'ultimo e teologi cattolici sarebbero stati permessi.
C. LIALINE pp. 701 e ss.

Marco Marchesini ha detto...

Ciao Dante,
una caro saluto anche a te.
E' vero che il Catechismo presenta delle ambiguita' in molti passi, tutttavia sui punti indicati da mons. Gherardini e' molto chiaro.

Una domanda per don Camillo. Il testo dell'Enciclopedia di Apologetica 1953 e' disponibile on-line, oppure ha scritto lei i passi citati?

Anonimo ha detto...

Non so, questa volta, dove l'eminente Mons. Gherardini voglia andare a parare questa volta: la Anglicanorum Coetibus non stabilisce una convivenza di alcun genere tra la Chiesa cattolica e la "Comunione Anglicana", questa è l'oggetto di relazioni ecumeniche a parte.

La Anglicanorum Coetibus si applica a cattolici provenienti dall'anglicanesimo, e non ad anglicani che rimangono tali:
infatti l'A.C. già richiede al punto I§5 di riconoscersi nel Catechismo della Chiesa Cattolica e questo necessita di per sè un atto di conversione personale e collettivo molto preciso.

Alla fine della sua introduzione si riferisce alle Note Complementari, le quali all'articolo 5§1 precisano che i novelli fedeli devono aver compiuto esplicitamente la loro Professione di Fede (cattolica, ovviamente) e debbono farsi ribattezzare e riconfermare restando salvo il can. 845.

L'Ordinariato e i suoi membri sono sottomessi al diritto canonico della Chiesa cattolica restando salvi i punti specifici della A.C. e soggetti alla Congregazione per la Dottrina della Fede.

DANTE PASTORELLI ha detto...

Mi sembra che don Brunero abbia indicato chiaramente i motivi di confusione che sono in agguato.
Non c'è fine oscuro - dove voglia andare a parare - nell'analisi del mio antico Maestro, ma indicazione dei problemi in prospettiva che la fretta comporta sempre. Anche nel concilio l'euforia ebbe la meglio, i problemi si son manifestati in tutta la loro crudezza dopo, nonostante gli avvertimenti dei più oculati Padri.

Anonimo ha detto...

Motivi di confusione in agguato ne abbiamo da venti secoli e i più pericolosi non sono i novelli convertiti che, appunto, si convertiscono con atto volontario e riflettuto, ma con quelli che si credono cattolici senza neanche conoscere bene la dottrina della Chiesa.

don Camillo ha detto...

Sig. Marco, l'enciclopedia l'ho scansionata in pdf con riconoscimento ocr! se mi invia [o per chi volesse] una email invio per posta elettronica. E' un file MOLTO grande:665 Mb, pertanto è necessario un collegamento internet adeguato, con un programma di lettura capace di leggere pdf di grandi dimensioni.

rev.doncamillo@hotmail.com

Anonimo ha detto...

Due foto che dimostrano il "miscuglio". Sono della prima messa celebrata da un anglicano rientrato nel cattolicesimo:

foto 1

foto 2

Osservazioni: gli arredi e la disposizione del presbiterio sembrano più cattolici di quelli delle nostre Chiese.
La celebrazione è versus populum

Anonimo ha detto...

Alcune domande:
- i libri liturgici di questi anglicani-cattolici rimarranno esattamente gli stessi? Oppure (come io penso) saranno necessari degli adattamenti? Esempio:

1) la preghiera eucaristica degli anglicani contiene la menzione del Papa?
2) gli Anglicani credono alla "presenza Relale" nelle'Eucaristia?

Anglicanorum confusio ha detto...

Piuttosto perché hanno il diritto di mantenere la liturgia anglicana, che non ha niente a che vendere con liturgie, come quelle orientali, spesso apostoliche e comunque nate in contesto cattolico?
Invece la liturgia anglicana è nata dichiaratamente in opposizione a quella cattolica mentre in Inghilterra e in Irlanda molti credenti sono stati perseguitati e martirizzati per mantenere la vera Messa.
E, poi, perché un ordinariato? Non potevano diventare cattolici normali? Quindi cosa vuol dire "ordinariato"? Eventualmente non possono frequentare una parrocchia qualunque? Perchè i preti che vengano dall'anglicanesimo non possono essere soggetti ai vescovi locali?

Eruanten ha detto...

"E’ possibile, e se possibile è anche giusto decretare la convivenza della comunione anglicana con quella cattolica?"

No. Un conto sono i diversi carismi, un conto le diverse fedi. Se la questione anglicana è così come descritta dal maestro mons. Gherardini c'è da mettersi le mani nei capelli.

Eruanten ha detto...

"Eppure è tuttora abissale la divergenza fra la comunione anglicana e quella cattolica:

(...)
su alcuni aspetti della mariologia e su alcuni privilegi della Vergine Santa."


« Chi non ha Maria per madre, non ha Cristo per fratello »
(San Massimiliano Kolbe)

Pregando Maria Santissima che vegli su tutti noi e su questo bellissimo blog vi auguro "bon dì e bon anno" (come disse la Vergine apparendo nel marzo di 500 anni fa in un paesino del Veneto. L'anno nuovo iniziava il 1 marzo nella Serenissima). Tanti auguri a tutti!
Matteo

don Camillo ha detto...

È insopportabile pensare che attraverso questo "trasloco" si e veicolato indirettamente ma ufficialmente un clero ANTITRIDENTINO (perché i protestanti così come gli Eterodossi Orientali tali sono) "latino" e per giunta uxorato. Lo so che molti conservatori appena vedo o pianete o talari non capisco più nulla e accettano tutto, ma il cattolicesimo è ALTRA cosa. Se un domani i diaconi uxorati VaticanoSecondisti DOC saranno ordinati presbiteri così come molti Episcopati già chiedono da anni, si dovrà ringraziare il Papa tedesco che in nome dell'Ecumenismo ha distrutto l'ultimo "muro" che i massoni già da inizio secolo desideravano abbattere: il celibato ecclesiastico.

Buon Anno

Luciana Cuppo ha detto...

Buon Anno a Lei e a tutti, don Camillo, e grazie per aver detto ancora una volta le cose come stanno. Quanto alla domanda indiretta dell'Anonimo del 31 dicembre ore 12:36 ("Non so, questa volta, dove l'eminente Mons. Gherardini voglia andare a parare questa volta"), la risposta - oltre ai motivi di confusione gia' rilevati da Dante Pastorelli - e' che il problema non sono certo l'esplicita professione di Fede, la ribattezzazione, la riconfermazione, la sottomissione al diritto canonico. Il problema e' che questi elementi sussistono con altri proprii dell'anglicanesimo ed estranei alla Tradizione cattolica, ragionatamente elencati da Mons. Gherardini ed opportunamente esplicitati da don Camillo.
Certo, l'adesione al cattolicesimo necessiterebbe un atto di conversione; ma bisogna usare il condizionale, perche' di fatto si continua ad accettare elementi che cattolici non sono. Insomma: niente da eccepire sull'adesione alla Chiesa cattolica, ma molti dubbi sul fatto che essa coesiste con elementi incompatibili con la Tradizione della Chiesa. Il che sarebbe come dire, un papocchio; speriamo che Mons. Gherardini trovi presto il tempo di redigere l'analisi da Lui gia' pensata, per l'istruzione dell'Anonimo e di tutti noi.

Anonimo ha detto...

Grazie di cuore a don Camillo e a Luciana Cuppo.
Mai come oggi, immersi in un mare di menzogne, con cui vogliono "riplasmare" la nostra Fede in senso massonico-indifferentista abbiamo bisogno , come diceva G. Biffi, (in "Pecore e pastori") dell'"impietosa luce della Verità", cioè l'essenziale misericordia di insegnare agli ignoranti, contro ogni inutile illusione: dobbiamo guardare in faccia la realtà, per sapere come non sbandare dalla Strada Maestra, magari resistendo alle fortissime correnti contrarie o multidirezionali, e mantenere lo sguardo lucido in mezzo a questo tremendo smog relativista che ci asfissia l'anima e l'intelletto, allettandoci con mille menzogne travestite come "nuove -o rinnovate- verità".
Ester

Anonimo ha detto...

in nome dell'Ecumenismo ha distrutto l'ultimo "muro" che i massoni già da inizio secolo desideravano abbattere: il celibato ecclesiastico.

Del resto sono molti i vescovi che fanno dichiarazioni, anche pubbliche, in questo senso e che nessuno riprende; sembrerebbe una deriva inesorabile...

E, sia riguardo al celibato ecclesiastico, che alle ordinazioni femminili, non c'è nessuno che ne dia con chiarezza le ragioni 'metafisiche'...

Del resto il "sacrificio" è proprio dell'uomo, nel senso del 'genere' maschile. Ma, una volta abolito il Sacrificio Santificatore sostituito con la Santa Cena, le conseguenze sono quasi scontate.

don Camillo ha detto...

...le conseguenze sono quasi scontate...
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Sì, è lo scandalo del 1900, il modificare (il tradire dire) la Santa Chiesa Cattolica attraverso "piccoli" ma significativi passi.

Pio XII ha violato la "Parola di Dio" con una ritraduzione latina, ha tenuto conto delle conseguenze? Ha promulgato ad experimentum una "NUOVA" Settimana Santa, violando, per la prima volta nella storia della Chiesa Cattolica una Liturgia DIVINO-APOSTOLICA ricca di millenni... ha pensato cosa sarebbe successo dopo? Speriamo per la sua anima di no, tuttavia le conseguenze di questi gesti NON neutri, li vediamo oggi spietatamente davanti agli occhi...

Per venire poi alla questione Anglicana: questa azione è il TRIONFO della "continuità nella rottura". Il Book of Common Prayer [perchè non mi risulta che abbiano ripreso il Venerabile Rito di Sarum prima della Riforma], è il trionfo dell'anti cattolicità dell'antiRomanità, è una dichiarazione di guerra contro la Tradizione contro il Concilio di Trento e ora, questo Libro è diventato "cattolico" perchè c'è un timbro di Roma? e perchè questi semplici uomini che hanno fatto finta per secoli di fare una finta messa [perchè tale è], ora vanno bene perchè sono mascherati con pizzi e merletti e pianete, e adesso per questo sono premiati con una Ordinazione valida? una semplice esclamazione sintetizza tutta questa triste vicenda: ABOMINIO!

DANTE PASTORELLI ha detto...

Don Brunero, se l'ha accennato, è chiaro che scriverà sull'argomento più diffusamente. Forse nella sua rivista Divintas.
Quanto alla Fede degli Anglicani, se accettano tutti i dogmi della Chiesa, non possono non accettar anche la presenza reale. Ricordiamoci che la confessione anglicana è, come dire, trina ma non una. La Chiesa Alta è a noi più vicina di quanto non lo siano certi movimenti cattolici e una gran porzione della gerarchia.
Credo d'averlo scritto un'altra volta: un mio carissimo amico anglicano della Chiess Alta, che ormai non frequenta più, viene alla nostra S. Messa. Lui si sente cattolico, il suo messale è il nostro, ma non si converte ufficialmente perché ha paura che un Papa domani possa impedire la celebrazione del rito suo e nostro. Dovrei, dice, tornare all'anglicanesimo?
La sfiducia negli uomini di Chiesa porta a queste conseguenze paradossali.
A Natale, la notte, ha suonato l'organo settecentesco nel nostro bell'Oratorio.

DANTE PASTORELLI ha detto...

Ecco la prima perla: un "vescovo" episcopaliano, non più vescovo, è stato ordinato sacerdote cattolico ed è stato nominato dal Papa a capo dell'ordinariato per gli USA. Sposato e tre figli.
Ma dove, come e cosa ha studiato per diventar in così breve tempo sacerdote cattolico?

DANTE PASTORELLI ha detto...

Accolto nella Chiesa (2007) è diventato prete in due anni. Speriamo che l'abbian formato decentemente.

don Camillo ha detto...

Sono 20 anni che grazie al Card. Ratzinger in Inghilterra ci sono preti anglicani (non tradizionalisti) con moglie e figli passati e Ordinati sacerdoti cattolici nelle diocesi del Regno Unito. Emorragia incominciata con l'ordinazione delle pastoresse anglicane.

bernardino ha detto...

Mi ripeto spesso, quanti cattolici hanno capito la grande confusione creata dal concilio superdogmatico Vaticano II? Fino al 1960, la Chiesa Cattolica Apostolica era una grande entita' e predicava una Dottrina prodotta dal Concilio Vaticano I ed era la dottrina bimillenaria che continuava a ripetere che la Chiuesa e' guidata dal Papa come successore di Pietro, mandato dato direttamente da Gesu. Poi la Chiesa (il VaticanoII, si inventato la collegialita') e' diventata come una Babele, dove ognuno non capisce piu' cio' che dice l'altro anche perche' tutti comandano o governano a loro modo la propria chiesa e nessuno o quasi obbedisce pi' a Pietro. Quindi Pietro da solo puo' fare ben poco perche' la Chiesa continua a deviare dalla via del Maestro. Nella Chiesa sono confluiti tutti gli errori e gli abusi e questo la sta portando verso il baratro che vuole satana. Dobbiamo e gli uomini che contano nella chiesa devono capire, che la Chiesa di Cristo e' nata per la conversione delle anime a Gesu' e per la Salvezza, e non per fare quella grande chiesa mondializzata che raggruppa tutte le confessioni senza essere guidate dal Vangelo e tutte le false religioni che portano nell'abisso. Ricordiamoci sempre che Dio ha creato l'inferno ed il paradiso, il male ed il bene, ma l'uomo si dimentica spesso, e la Chiesa dovrebbe ricordarlo, MA QUALE CHIESA? se mettiamo insieme tutti. E' vero che siamo tutti figli di Dio e deve esserci amore e aiuto fra tutti gli uomini, ma Gesu' si e' fatto mettere in croce, ha dato la Sua vita per la salvezza di ognuno purche' stia dentro la Sua sola Chiesa che e' la sola salvifica. non crediamo alle barzellette che esistano altre chiese salvifiche. Dunque non crediate alle favole che di tutti quei predicatori falsi e facciamo pulizia dentro la nostra Chiesa, ce n'e' molto bisogno. SATANA E' SEMPRE IN AGGUATO!.

Giampaolo su MiL ha detto...

L’esimio teologo parte da una costatazione di fatto non obiettabile: il desiderio di conversione da parte degli Anglicani nasce dall’insofferenza nei riguardi della propria confessione, più che da una “pastorale” o da un apostolato serrati predicati dalla Chiesa Cattolica. Se non si parte da qui, non si capiscono le ragioni delle perplessità pertinentemente sollevate da Mons. Brunero.

Con queste premesse è più che naturale non solo valutare, ma accertarsi che le conversioni siano reali, e non formali; e quest’operazione non è un cavillar sul foro interno altrui, quanto aver cura della salvezza delle anime di cui si diviene responsabili.

Il continuo glissar sul tema della conversione, edulcorato nel nuovo lemma della “piena comunione” di conio conciliare è il puntum dolens. Anch’io condivido l’auspicio (come si potrebbe non condividerlo) che questi siano timori eccessivi, ma sarebbe da irresponsabili non farsene carico. L’ottimismo cattolico è nella Provvidenza, ma non esime nessuno, anzi lo richiede, dall’impegnarsi nell’analizzare e valutare che una conversione sia reale e completa, non graduale e diluita, o peggio ancora diretta altrove.

È chiaro che finché si persiste nell’utilizzo di un linguaggio ambiguo, come quello del substitit in, in cui le differenze sono sfumate, il concetto stesso di conversione risulta difficile, ma questo è appunto quanto bisogna combattere, non ciò che occorre celebrare.

È stato acutamente notato come con l’AC si possa “traslocare” in seno all’Una Sancta Cattolica et Apostolica senza muoversi d’un passo. Se questo sicuramente costituisce un vantaggio in prospettiva umana, temo però che sia un impaccio per la conversione qua talis, che implica sempre una certa misura di distacco dal proprio passato, senza contar poi che il fatto di farsi catholici (universali) sfuma tutte le altre appartenenze, quelle nazionali in primis (anche quella dei sudditi di sua maestà la regina). [Non c'è più giudeo né greco… Gal. 28]. Senza nulla togliere all’orgoglio di essere british, occorre capire che c’è molto più di cui gloriarsi nell’essere di Cristo, una cum Catholica Ecclesia, che nel cantare God save the Queen guardando commossi l’Union Jack garrire sull’impero.

Concludendo, le perplessità sono legittime e fondate, l’auspicio è che tutto vada bene e le conversioni siano reali, ma proprio per realizzare questo son più necessari i rilievi critici, che aiutino a vedere i rischi, che non le ovazioni a-critiche alla “tutto va ben Madama la Marchesa”. Si chiama prudenza la virtù che invita a quest’ordine di precauzioni, non è pessimismo o profezia di sventura.

Cordialmente

don Camillo ha detto...

L’esimio teologo parte da una costatazione di fatto non obiettabile: il desiderio di conversione da parte degli Anglicani nasce dall’insofferenza nei riguardi della propria confessione, più che da una “pastorale” o da un apostolato serrati predicati dalla Chiesa Cattolica. Se non si parte da qui, non si capiscono le ragioni delle perplessità pertinentemente sollevate da Mons. Brunero.
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Sì, esatto più che una conversione è una reazione all'ubriacatura anglicana che sta toccando il suo culmine.

Mi rendo conto che aderire a Roma-Cattolica per un anglicano è un evento non da poco, mi rendo conto che parte della loro visione liturgica è sana rispetto allo sfascio conciliare tuttavia, il loro ingresso tout court, senza cioè abbandonare le incrostazioni protestanti, apporta in una Chiesa già confusa di suo, altra inevitabile confusione.

Infatti al loro culto, fatto da uomini contro il Culto Tramandato da Dio, NON ci rinunciano, così come al matrimonio dei preti.

Infatti i punti critici sono il loro CULTO espresso nel Book of Common Prayer, redatto contro la RomaCattolica da un Vescovo traditore spergiuro infame e traditore, scismatico ed eretico: Thomas Cranmer che loro venerano come Santo e Martire, (e ora anche noi???). Già entrato nel "tesoretto" liturgico "cattolico" (grazie sempre a B16 da cardinale) sotto l'augusto pontificato di GP2 il magnifico.

Ovviamente pieno di ambiguità volute e architettate [e forse eresie] contro RomaCattolica molto british.

2. La possibilità del sacerdozio uxorato latino, che va contro la Tradizione bimillenaria della Chiesa Latina, anche se B16, più di una volta rilega questa consuetudine SOLO ad una mera norma giuridica.

Le conclusioni già le ho scritte altrove, per chi volesse consiglio di ascoltare questa conferenza di Elisabetta Sala, tramite Radio Maria e Angela Pellicciari (che spero il Signore illumini e converta) su
Enrico VIII: http://www.radiomaria.it/archivio_audio/repository/Trasmissioni_online/420100518110002.MP3

ed Elisabetta I: http://www.radiomaria.it/archivio_audio/repository/Trasmissioni_online/320101019110002.MP3

Così per capire, per non dimenticare i nostri martiri Cattolici, squartati (perchè tale era la sorte per i cattolici sotto Elisabetta I l'Anglicana) dagli eredi di coloro che oggi entrano trionfalmente senza pentirsi o convertirsi in una Chiesa che ha perso il suo Orgoglio e soprattutto la sua Identità.