Il 24 maggio scorso, nell’Aula del Sinodo in Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato i partecipanti alla 64ma Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) in corso dal 21 al 25 maggio sul tema: Gli adulti nella comunità: maturi nella fede e testimoni di umanità. Dal Discorso rivolto all'Assemblea ricaviamo le coordinate della ennesima riproposizione del Concilio come faro e bussola e unico leit-motiv per l'autocoscienza ecclesiale e per la nuova evangelizzazione.
Mi permetto esprimere le osservazioni che mi sono venute spontanee perché restano tuttora aperte questioni sostanziali, anche se è innegabile il tentativo di Benedetto XVI di pilotare una interpretazione corretta del dettato conciliare.
Mi permetto esprimere le osservazioni che mi sono venute spontanee perché restano tuttora aperte questioni sostanziali, anche se è innegabile il tentativo di Benedetto XVI di pilotare una interpretazione corretta del dettato conciliare.
In sostanza viene ribadita un’ermeneutica della continuità e della riforma; il che già costituisce una prima contraddizione in termini e pone non pochi interrogativi a chi con fatica, impegno, sensus ecclesiae ed anche con consapevolezza, cerca di espungere dagli osannati testi conciliari gli elementi di ambiguità e anche quelli di riforma appunto -- che non è sana evoluzione nella fedeltà -- i quali costituiscono una vera e propria rottura con la tradizione costante della Chiesa cattolica. Si riscontra ancora una volta, nelle citazioni (esclusivamente discorsi e documenti dei predecessori) l'autoreferenzialità della visione conciliare e dei Papi che l'hanno voluta e promossa (Giovanni XXIII), conclusa (Paolo VI) e realizzata (Giovanni Paolo II, Benedetto XVI).
[...] L’interrogativo prevalente e a cui l’Assise conciliare intendeva dare risposta era: «Chiesa, che dici di te stessa?». La risposta dei Padri conciliari fu che si trattava di ripartire da Dio, celebrato, professato e testimoniato (qualcosa di nuovo rispetto a quella che nei millenni è stata la funzione prioritaria della Chiesa?).
Quella risposta riguarda l'agire e non l'identità. E dunque siamo ancora qui a chiedercelo? Ma non ce lo ha già detto nostro Signore? Non è forse la Chiesa il suo Corpo Mistico, e i fedeli i tralci della Vite, portatori della sua Presenza, ininterrotta da quella prima e incessante Pentecoste, e quindi unico 'luogo' di Salvezza?
Il discorso cade quindi sulla Liturgia e il Papa dice, sì, che il culto divino orienta l’uomo verso la Città futura e restituisce a Dio il suo primato, plasma la Chiesa, incessantemente convocata dalla Parola; ma a questo punto un invito ad una vigile eliminazione degli ormai insopportabili abusi liturgici che inaridiscono e profanano ciò che di più sacro il Signore ha consegnato alla Sua Chiesa, e che proprio la riforma ha reso possibili, forse sarebbe stato non solo appropriato ma anche ineludibile, se è vero che lex orandi lex credendi. E purtroppo ciò riguarda l'Italia, così come tutti gli altri paesi dell'Orbe cattolico. Sugli abusi si tace, come si tace sugli errori: si tollerano e anzi vengono additate ad esempio entità ecclesiali che ogni giorno calpestano la Tradizione e con essa la Chiesa viva non vivente non in senso storicistico.
Alla fine, dopo un'analisi sapiente e profonda, che potrete leggere nel testo integrale di cui al link sopra, dopo aver richiamato anche l'indizione dell'Anno della Fede, il Papa conclude:
[...] L’interrogativo prevalente e a cui l’Assise conciliare intendeva dare risposta era: «Chiesa, che dici di te stessa?». La risposta dei Padri conciliari fu che si trattava di ripartire da Dio, celebrato, professato e testimoniato (qualcosa di nuovo rispetto a quella che nei millenni è stata la funzione prioritaria della Chiesa?).
Quella risposta riguarda l'agire e non l'identità. E dunque siamo ancora qui a chiedercelo? Ma non ce lo ha già detto nostro Signore? Non è forse la Chiesa il suo Corpo Mistico, e i fedeli i tralci della Vite, portatori della sua Presenza, ininterrotta da quella prima e incessante Pentecoste, e quindi unico 'luogo' di Salvezza?
Il discorso cade quindi sulla Liturgia e il Papa dice, sì, che il culto divino orienta l’uomo verso la Città futura e restituisce a Dio il suo primato, plasma la Chiesa, incessantemente convocata dalla Parola; ma a questo punto un invito ad una vigile eliminazione degli ormai insopportabili abusi liturgici che inaridiscono e profanano ciò che di più sacro il Signore ha consegnato alla Sua Chiesa, e che proprio la riforma ha reso possibili, forse sarebbe stato non solo appropriato ma anche ineludibile, se è vero che lex orandi lex credendi. E purtroppo ciò riguarda l'Italia, così come tutti gli altri paesi dell'Orbe cattolico. Sugli abusi si tace, come si tace sugli errori: si tollerano e anzi vengono additate ad esempio entità ecclesiali che ogni giorno calpestano la Tradizione e con essa la Chiesa viva non vivente non in senso storicistico.
Alla fine, dopo un'analisi sapiente e profonda, che potrete leggere nel testo integrale di cui al link sopra, dopo aver richiamato anche l'indizione dell'Anno della Fede, il Papa conclude:
« ...Vegliate e operate perché la comunità cristiana sappia formare persone adulte nella fede perché hanno incontrato Gesù Cristo, che è diventato il riferimento fondamentale della loro vita; persone che lo conoscono perché lo amano e lo amano perché l’hanno conosciuto; persone capaci di offrire ragioni solide e credibili di vita. In questo cammino formativo è particolarmente importante – a vent’anni dalla sua pubblicazione – il Catechismo della Chiesa Cattolica, sussidio prezioso per una conoscenza organica e completa dei contenuti della fede e per guidare all’incontro con Cristo. Anche grazie a questo strumento possa l’assenso di fede diventare criterio di intelligenza e di azione che coinvolge tutta l’esistenza... »Ne dobbiamo dedurre che la Chiesa Strumento e Sacramento di Salvezza, più che della Santa e Divina Liturgia della Sacramentalità della predicazione dell'adorazione e della preghiera, ha bisogno di un Catechismo che sarà la Summa tratta dal Concilio; ma non è la Summa dell'intera Tradizione. Un po' disperante e deludente, come conclusione, direi...
53 commenti:
« Chiesa, che dici di te stessa? »
Incredibile! pur di instaurare un DIALOGO, sono riusciti a far dialogare la Chiesa anche con se stessa...
direi che é ora di trasformare la
"lex orandi lex credendi"
in
"lex orandi lex Pascendi"
Si da' il caso che gli schemi conciliari preparati sotto Giovanni XXIII sono stati fatti saltare e sostituiti con tutte le innovazioni prese dalla nouvelle theologie...
Si è partiti in un modo e si è raggiunto un traguardo forse inaspettato, o forse, chissà, voluto da chi?
Deludente, molto, troppo, disperante no. La Verità prima o poi si farà strada nella sua integrità. Nonostante Benedetto XVI.
Siamo alle solite la colpa di tutto è sempre il Vaticano II.
Egli (Giovanni XXIII) impegnava i Padri ad approfondire e a presentare tale perenne dottrina in continuità con la tradizione millenaria della Chiesa, «trasmettere pura ed integra la dottrina, senza attenuazioni o travisamenti», ma in modo nuovo, «secondo quanto è richiesto dai nostri tempi». (Discorso di solenne apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, 11 ottobre 1962).
Poi è andata a finire che "un nuovo modo" è diventato:
- una liturgia totalmente nuova senza precedenti nella storia liturgica cattolica e, sostanzialmente, il tentativo di abrogare il Rito latino;
- collegialità nella gerarchia: "dando forma di collegio" non c'è nel vangelo, ma è una invenzione di Lumen Gentium che, al n.19 dichiara: « Il Signore Gesù, dopo aver pregato il Padre, chiamò a sé quelli che egli volle, e ne costituì dodici perché stessero con lui e per mandarli a predicare il regno di Dio (cfr. Mc 3,13-19; Mt 10,1-42); ne fece i suoi apostoli (cfr. Lc 6,13) dando loro la forma di collegio...»;
- Chiesa "dialogante" al posto della Chiesa-discente
- liberismo modernista sostituito alla tradizione cattolica romana
- ...
- ...
Deludente, molto, troppo, disperante no
In effetti quel disperante è da prendere come specchio della stato d'animo del momento, superato - per Fede - dalla certezza che, come tu dici, prima o poi la Verità si farà strada nella sua integrità.
C'è qualcuno che definisce il V2 come una serie di interventi chirurgici non necessari, in luogo dell'uso delle medicine appropriate e già note...
Siamo alle solite la colpa di tutto è sempre il Vaticano II.
Si dà il caso che il Vaticano II abbia introdotto cambiamenti non solo formali, ma sostanziali.
Ed è con questi che ci stiamo misurando!
Condivido le esternazioni di Dante e di hpoirot.
Con tutto il bisogno che ci sarebbe di pregare, di portare il lieto annunzio ai pagani del nostro tempo, di meditare per convertire sempre più anche noi stessi, siamo ridotti a sentire la Chiesa che parla di se stessa.
La Chiesa c'é e l'ha istituita Nostro Signore con dei compiti precisi: i ministri preposti facciano il loro dovere e la finiscano di parlarsi addosso.
Tutto quello nella chiesa amiamo sa sempre è stato distrutto, ridicolizzato, rimosso e sostituito con il minimo comun denominatore.
Tutto quello nella chiesa amiamo da sempre è stato distrutto, ridicolizzato, rimosso e sostituito con il minimo comun denominatore.
Il Papa può solo invitare ad una vigile eliminazione degli abusi? Un invito si può declinare. Il Papa deve imporre e procedere severamente contro i ribelli. Con la liturgia, con la S. Messa che è il culto pubblico della Chiesa, non si scherza: ne va della Fede.
Il Papa ben conosce gli abusi. Finora quali provvedimenti ha preso? Ha scritto la Redemptionis Sacramentum a suo tempo, molto bene, e poi? Tutto come prima.
Ed anche se le colpe, come dice l'Anonimo, non son tutte del Vaticano II, ma di chi lo ha traviato, su chi ricade la massima responsabilità?
Basta con la favoletta del Papa ignaro e prigioniero. Il Papa non agisce come dovrebbe, come richiesto dalla crisi nella Chiesa.. L'ho più volte detto: avrà i suoi motivi. Ma quali? A noi sfuggono.
Qui ci vorrebbe Andreotti.
"Riforma" è cosa buona e giusta se abbiamo una vera comprensione di cosa significhi questa parola e se le sue applicazioni vi corrispondono.
Dal Vaticano II non ci è venuta una riforma, ma una rivoluzione.
Non è nemmeno immaginabile che un Papa critichi un Concilio, con Benedetto XVI è arrivata la nozione dell`ermeneutica della continuità e... della riforma, contrapposta a quella della discontinuità che è poi quella che ha dominato nei decenni che hanno seguito il CVII e portato la Chiesa là dove si trova oggi.
Ci viene detto che, a parte qualche formulazione infelice, tutto è ok nei documenti conciliari e che in ogni caso devono essere letti in continuità con la Tradizione, possono essere discusse le formulazioni ma non i documenti che non possono aver errato.
Siamo ancora in attesa che il Successore di Pietro ci dia il contenuto di quell`ermeneutica, che indichi in modo inequivocabile gli ERRORI di interpretazione e applicazione, e che ci venga mostrata la continuità con la Tradizione.
Sapendo che i primi ad aver commesso quelli che oggi ci viene detto essere errori di interpretazione e applicazione sono gli stessi Padri conciliari che avevano studiato quei documenti e che dunque li conoscevano, non è assurdo concluderne che certi documenti sono stati redatti in modo di permettere quelle libere interpretazioni.
Allora non basta parlare di continuità, si tratta di dimostrarla.
Dire ancora che parlare di "continuità e riforma" è di per sè, a mio avviso,introdurre un elemento instabile, riformare nella continuità, dare una nuova forma, può condurre a cambiare la sostanza, a tradire la sostanza.
È vero anche che vedere citati solo gli ultimi Pontefici e i documenti postconciliari, può sorprendere.
Sembra che Benedetto XVI voglia ridare al Vaticano II le sue lettere di nobiltà, assolverlo da ogni colpa, restituirgli il suo vero contenuto e messaggio.
Aspetto il suo Magistero durante l`Anno della Fede e se possibile anche ATTI CONCRETI nei confronti dei vari erranti che anora oggi sono approvati e lodati.
Certo, poi ci sono parole come quelle che seguono. Come non lasciarsene toccare? Le propongo a edificazione di tutti quelli che non hanno letto il testo integrale del discorso.
E, tuttavia, come dice Luisa, vedremo gli sviluppi di importanti eventi tuttora in sospeso...
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"... Il nostro primo, vero e unico compito rimane quello di impegnare la vita per ciò che vale e permane, per ciò che è realmente affidabile, necessario e ultimo. Gli uomini vivono di Dio, di Colui che spesso inconsapevolmente o solo a tentoni ricercano per dare pieno significato all'esistenza: noi abbiamo il compito di annunciarlo, di mostrarlo, di guidare all'incontro con Lui. Ma è sempre importante ricordarci che la prima condizione per parlare di Dio è parlare con Dio, diventare sempre più uomini di Dio, nutriti da un'intensa vita di preghiera e plasmati dalla sua Grazia". "Lasciamoci trovare e afferrare da Dio, per aiutare ogni persona che incontriamo ad essere raggiunta dalla Verità. E' dalla relazione con Lui che nasce la nostra comunione e viene generata la comunità ecclesiale, che abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi per costituire l'unico Popolo di Dio".
Sarò incorreggibile ... e comunque a me piace tanto quando al posto di Dio viene messo il nome di Cristo Signore, perché in Lui è presente tutta la SS. Trinità.
E, al posto del vetero-testamentario 'popolo di Dio' mi piace e mi dice molto di più, il 'Corpo Mistico di Cristo', meno conciliare... ma non è tanto per questo, quanto perché è meno generico e più identitario.
Un colpo alla botte ed uno al cerchio. Un esempio: "per aiutare ogni persona che incontriamo ad essere raggiunta dalla Verità".
Però se leggiamo i documenti conciliari e il magistero degli ultimi papa (che sarebbero da sottoscrivere anche dalla FSSPX) dobbiamo inserire un'eccezione: gli ebrei hanno già la loro promessa, non hanno bisogno di Gesù Cristo!
Non capisco proprio a quale gioco si stia giocando.
Il concilio, come pure il Magistero degli ultimi Papi, dovrebbe essere sottoscritto "con riserva", nel senso di espungere tutto ciò che si discosta dalla Tradizione costante della Chiesa.
Il problema è che de voce non si vorrà mai riconoscere che ci sono 'distorsioni', mentre de facto le si lascia dispiegare tutta la loro efficacia.
Per me è un meccanismo perverso e anche un atteggiamento schizofrenico.
E vorrei tanto sbagliarmi.
é vero che padre Nikolaus Pfluger (assistente di mons.Fellay ) nella conferenza a Hattersheim ha posto la questione del dilemma:
O Ratzinger o Sede vacante ?
La questione del rischio di derive sedevacantiste la pone già Fellay nella sua lettera ai Vescovi e sia Padre Pfluger che Padre Simoulin sono esattamente sulle sue posizioni.
Se con le parole chiave digiti la ricerca sul blog trovi sia i discorsi di Simoulin che notizie su quello di Pfluger
Non capisco proprio a quale gioco si stia giocando.
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A briscola, con in mano solo i due.
In una pagina c'è la verità, giri pagina e trovi l'errore.
Aspetto il suo Magistero durante l`Anno della Fede e se possibile anche ATTI CONCRETI nei confronti dei vari erranti che anora oggi sono approvati e lodati.
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Ti auguro, Luisa, di vivere almeno altri cent'anni.
Se il Papa vuole l'accettazione del Concilio è bene mettere in evidenza che non tutte le espressioni del Concilio hanno la stessa nota teologica.
Gli insegnamenti più controversi al massimo portano la nota teologica della "dottrina probabile" e come tale sono proposte ai fedeli dallo stesso Magistero. Una "dottrina probabile" non è né infallibile, né vincolante ovviamente.
Lo si capisce dalla forma, dal tenore dei documenti e anche dalla nota finale di mons. Mons. Pericle Felici che i testi del Concilio contengono una miriade di affermazioni ognuna con la sua nota teologica, da quella più stringente a quella meno stringente.
Per cui non c'è nessun peccato nel rifiutare insegnamenti controversi senza mettersi in rotta di collisione con quanto affermato dal Papa.
Poi il Papa dovrebbe rispondere a tutti gli appelli che gli sono stati fatti dimostrando il suo pensiero che qui propone: ovvero che il vero senso di tutte le espressioni dei testi del Concilio non è sostanzialmente in contraddizione con quanto insegnato prima dallo stesso Magistero.
A quanto sappia solo l'Ott pone la dottrina della collegialità come "dottrina certa", però forse lui ha un concetto di collegialità in linea con la dottrina tradizionale.
Le altre novità non sono mai state proposte da nessun teologo con una nota più forte di "dottrina probabile".
Marco Marchesini
Ha ragione il VIANDANTE: la Chiesa è ripiegata su se stessa. Non sarebbe un male se ciò comportasse la riflessione sulla sua essenza, la sua dottrina vera, la sua missione. E invece i nostri pastori si crogiolano in tanti vaniloqui, conferenze episcopali comprese.
Caro Marco, ma quando un Papa prima dice che il concilio non è un superdogma e poi ti restringe Rivelazione, Tradizione e Magistero nello stesso concilio, imponendolo come l'unico perno intorno a cui deve ruotare la Chiesa del futuro, chi giela spiega la dottrina probabile, quella certa ecc.? Sa già tutto e tutto è nel Vaticano II: smentirlo sarebbe smentire se stesso anche come perito, quello che saltava dalla gioia perché finalmente la Chiesa aveva il controsillabo.
Inutile aspettarsi altro, se non l'oscillar stando ritto su di una gamba sola. Prendiamo quel che di buono può fare e scartiamo quello che niente ha in comune con la vera dottrina.
questo é il Dante che mi piace...
comunque sono in partenza per il pellegrinaggio SPX Chartes-Orleans quindi blackout blog di 3 gg, sperando che non caschi il mondo nel frattempo e io me lo perda online...
Caro Dante, in tal caso il Papa deve risolvere le contraddizioni nel suo pensiero, perché non può dire che il Concilio non è un superdogma e poi trattarlo come tale.
I due appelli meritano una risposta chiara. L'insegnante deve rispondere ai chiarimenti dello studente.
http://www.sanpiox.it/public/index.php?option=com_content&view=article&id=644:supplica-di-intellettuali-polacchi-al-sommo-pontefice-benedetto-xvi-per-chiedere-uno-studio-approfondito-del-concilio-vaticano-ii&catid=53:attualita&Itemid=50
http://www.riscossacristiana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1098:supplica-al-santo-padre-benedetto-xvi-sommo-pontefice-felicemente-regnante-affinche-voglia-promuovere-un-approfondito-esame-del-pastorale-concilio-ecumenico-vaticano-ii&catid=61:vita-della-chiesa&Itemid=123
Marco Marchesini
"C'è qualcuno che definisce il V2 come una serie di interventi chirurgici non necessari, in luogo dell'uso delle medicine appropriate e già note..."
Caro Enrico,
Che io lo so, lo stesso Giovanni XXIII, ha parlato della mancanza di necessità, si veda distaccato:
"5. Per intavolare soltanto simili discussioni non era necessario indire un Concilio Ecumenico. Al presente bisogna invece che in questi nostri tempi l’intero insegnamento cristiano sia sottoposto da tutti a nuovo esame, con animo sereno e pacato, senza nulla togliervi, in quella maniera accurata di pensare e di formulare le parole che risalta soprattutto negli atti dei Concili di Trento e Vaticano I; occorre che la stessa dottrina sia esaminata più largamente e più a fondo e gli animi ne siano più pienamente imbevuti e informati, come auspicano ardentemente tutti i sinceri fautori della verità cristiana, cattolica, apostolica; occorre che questa dottrina certa ed immutabile, alla quale si deve prestare un assenso fedele, sia approfondita ed esposta secondo quanto è richiesto dai nostri tempi. Altro è infatti il deposito della Fede, cioè le verità che sono contenute nella nostra veneranda dottrina, altro è il modo con il quale esse sono annunziate, sempre però nello stesso senso e nella stessa accezione. Va data grande importanza a questo metodo e, se è necessario, applicato con pazienza; si dovrà cioè adottare quella forma di esposizione che più corrisponda al magistero, la cui indole è prevalentemente pastorale. Discorso di apertura del Concilio Vaticano II
Uno dei motivi che mi hanno portato ad abbandonare le questioni che riguardano il Concilio, é proprio quello che ho osservato in questa brano del testo. La traduzione in portoghese è un'interpretazione del discorso di Giovanni XIII, non veramente una traduzione. Vedere la mia traduzione in lingua italiana:
"5. Per questo, non c'era bisogno di un consiglio. Ma la rinnovata, serena e tranquilla adesione a tutto l'insegnamento della Chiesa nella sua completezza e precisione, come brilla ancora nel verbale conciliari da Trento al Vaticano I, lo spirito cristiano, cattolica e apostolica in tutto il mondo si attende progressi nella penetrazione dottrinale e la formazione delle coscienze, è necessario che questa dottrina certa ed immutabile, che deve essere fedelmente rispettata, sia approfondita ed esposta per rispondere alle esigenze del nostro tempo. Una cosa è la sostanza del "depositum fidei", cioè le verità contenute nella nostra dottrina, e l'altra è la formulazione che sono elencati, mantenendo, tuttavia, lo stesso significato e la stessa gamma. È necessario attribuire grande importanza a questa forma e, se necessario, sollecitare la pazienza nella sua preparazione, e dovrebbe essere usando il modo di presentare le cose che più corrisponde al Magistero, il cui carattere è prevalentemente pastorale". Discorso de apertura del concilio, nella sua traduzione interpretata per il portoghese
Questo è totalmente disonesto. La distinzione tra la formula e la sostanza, è notoriamente modernista. Non credo che questo è ciò che il Papa voleva dire. Ma un traduttore arriva e mette in bocca del Papa, le parole che lui non ha detto e non voleva dire.
Si noti, tuttavia, che non c'era la necessità di uno Concilio per fare quello che ha fatto il V2: una re-interpretazione globale del cristianesimo, come ha detto il cardinale Siri:
"L'odierna teologia storicista così propone: la teologia autentica deve assimilare la concezione profana che l'uomo possiede di se stesso e «lasciarsi fecondare» da questa concezione profana, per quanto riguarda il linguaggio; anzi, la teologia per essere genuina deve lasciarsi fecondare da questa concezione profana che ha l'uomo in una determinata epoca - non soltanto per quanto riguarda il suo linguaggio - ma ancor più per quanto riguarda il suo contenuto.
Il risultato, però, di questa fecondazione, ossia quel che ne emergerebbe come dottrina e teologia, dovrebbe di nuovo assimilare la concezione profana che l'uomo avrebbe di se stesso nella nuova epoca; cioè assimilare il mondo. E dopo che la teologia abbia assimilato la concezione profana che l'uomo avrebbe di se stesso a quella nuova epoca, dovrebbe di nuovo lasciarsi fecondare dalla concezione profana assimilata; cioè la teologia dovrebbe di nuovo lasciarsi fecondare dal mondo. Ci sarebbe, così, una continua assimilazione da parte della teologia dell'opinione profana dell'uomo e una continua fecondazione della teologia da parte dell'opinione profana assimilata.
Tale è la generica visione alla quale conduce la mistificazione storicista. Il Cristo è venuto per salvare il mondo, per fecondare il mondo, con il messaggio e la speranza della vita eterna. Non è venuto per essere fecondato dal mondo". Cardinale Siri, Getsemani
Non può risolverle, Marco, queste contraddizioni, perché tali non le considera, tali non le vede, o ha paura di vederle. Non so.
Egli pensa che basti dire: ermeneutica della continuità; insomma un apritisesamo teologico.
Com'ho detto, io niente mi aspetto
di rilevante. Anche l'eventuale riconciliazione con la Fraternità rientra nelle sue oscillazioni. Speriamo che avvenga, naturalmente, e che i semi buoni l'abbian vinta sull'erbacce.
Tu forse potrai veder questa soluzione, io no.
Cardinal Siri parla ancora l'errmeneutica:
"Nei secoli che recano l'impronta dello sviluppo della mentalità storicista, ha preso forma e si è sviluppata una lettura sempre più nuova dei testi dell'Antico e del Nuovo Testamento. E in tal modo sono nate e si sono sviluppate tutte le peculiari forme della nuova critica della Sacra Scrittura.
Questa nuova e sempre più nuova lettura, questa critica è emersa e si è sviluppata su un duplice criterio storicista: da un lato, ricontrollare tutti i fatti e tutte le testimonianze riportate da questa stessa Sacra Scrittura, attraverso criteri e fonti d'informazione della storia generale; dall'altro, recepire il messaggio della Scrittura, come un messaggio di escatologia intra-storica.
Contemporaneamente, questo medesimo controllo e questa medesima analisi dei testi della Sacra Scrittura sono stati effettuati su basi letterarie, filologiche, archeologiche, etnologiche, ed anche secondo i dati sempre nuovi delle scienze sperimentali, come la fisica e l'astronomia.
Come tutte le cose su questa terra, in parallelo a questa critica storica, che ha evoluto nel senso della mentalità storicista, uno studio critico, un approfondimento della Sacra Scrittura, ha continuato a trasmettere fino ai nostri giorni, in modo più o meno imperfetto, ma sempre fedele alla Verità rivelata, il senso reale del più profondo mistero dell'Antico e del Nuovo Testamento e dei fatti della Storia Sacra, dell'Incarnazione del Verbo di Dio e della Resurrezione di Gesù Cristo.
Questo progredire in parallelo raramente si compie nella vita del mondo come il prolungamento di due rotaie di una strada ferrata. C'è un'interpenetrazione nella quale domina l'una o l'altra tendenza, talora nella medesima persona o in una medesima epoca.
La critica storica, letteraria e filologica non si è limitata soltanto ai quadri della Sacra Scrittura; si è estesa a tutti i testi apostolici, patristici, agli Atti dei Concili e di tutto il Magistero della Chiesa.
E in tal modo ha preso forma una tendenza a reinterpretare i testi scritturali, i testi teologici dei Padri, i testi dogmatici della Chiesa; tendenza che ha finito col «reinterpretare» ogni scritto, ogni fatto e insegnamento giunto fino a noi tramite la Tradizione; «reinterpretare» interamente l'avvento e il messaggio di Cristo. Cardinale Siri - A proposito dell'ermeneutica - Getsemani - http://pascendidominicigregis.blogspot.com.br/2012/04/proposito-dellermeneutica.html
L'ermeneutica della continuità o di rottura, è un'illusione, come ho detto, ammettere che il problema del Concilio sia solo ermeneutico,è uguale a dire che 2500 i Vescovi sono andati al Vaticano solo per firmare i testi conciliari (senza leggere e comprendere i testi). E l'assurdo che, per analogia, risale al protestantesimo, che crede che Cristo e gli apostoli ci sono riuniti solo per dare a noi la Bibbia.
lettera di Mons. Lefebvre a Giovanni Paolo II, vigilia di Natale 1978
http://www.laportelatine.org/vatican/sanctions_indults_discussions/premieres_discussions_jeanPaulII/24_12_1978_lefebvre_jeanpaul2.php
sembra scritta per oggi...
hpoirot ha detto...
questo é il Dante che mi piace
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semper idem
lo spirito cristiano, cattolico e apostolico in tutto il mondo si attende progressi nella penetrazione dottrinale e la formazione delle coscienze, è necessario che questa dottrina certa ed immutabile, che deve essere fedelmente rispettata, sia approfondita ed esposta per rispondere alle esigenze del nostro tempo.
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grazie Gederso, di questa rievocazione.
...e io mi chiedo: dove sono questi famosi progressi nella formazione delle coscienze ?
e poi: le esigenze religiose (trascendenti) del nostro tempo sono forse diverse da quelle degli uomini di 2000 o 1000 anni fa ? e chi ci dà la presunzione di credere questo ?
non sono forse gli uomini sempre uguali nelle loro tendenze morali, nella lotta interiore tra bene e male, in cui sempre e solo la Grazia Santificante rendeva i Santi vittoriosi sull'ego e sulla carne, cioè sull'inclinazione al peccato ?
ah, certo, l'uomo moderno è molto acculturato, e anche molto viziato....e soprattutto non vuol sentire parlare nè di sofferenza, nè di conversione, nè di Croce salvifica: rifiuta la "mortificazione della carne", il perdono dei peccati: non vuole crocifiggere l'uomo vecchio, Adamo (che peccati ho fatto ? che bisogno ho di confessarmi? è un'intorpidimento della coscienza ravvisabile in molti, che vanno a far la comunione con disinvoltura, senza chiedersi più se sono in Grazia di Dio, lo si dà per scontato, visto che il senso del peccato è quasi tramontato.
E vuole un nuovo cristianesimo, che si adegui ai suoi sogni e bisogni, alla sua avidità di soddisfazioni carnali, al suo BENESSERE psico-fisico: non ritiene di dover acquisire meriti per la vita eterna, il Signore ha già fatto tutto, ha salvato tutti !
Pare che all'improvviso quei papi, teologi e Padri conciliari abbiano (non tutti, certo) iniziato a mitizzare l'uomo, ritenendolo BUONO per natura (come Rousseau) capace di migliorarsi da solo, come se non avesse più bisogno di un Salvatore, come se potesse diventar santo per virtù propria, naturale....
La parola peccato e il suo concetto cominciava a decadere: bisognava aggiornare il Vangelo all'uomo moderno che non sopporta di sentirsi ammonire circa il peccato e la conversione.
(ora capisco perchè in certi blog "cattolici" non fanno altro che ripetere: "devi dare delle ragioni valide per essere cristiani, lo devi presentare come conveniente...concorrenziale con altre proposte, altrimenti non converti nessuno":
il criterio dell'utile ? anzichè ricambiare l'amore di Nostro Signore, che ha dato la sua Vita per salvarci dall'inferno, con il nostro sacrificio quotidiano unito al Suo....)
Ora Gesù Cristo non è più visto come "segno di contraddizione" quale Egli veramente è sempre di fronte al mondo, soggiacente a satana. Il Vangelo deve lasciarsi illuminare dal mondo, adeguarsi ai suoi linguaggi, anzichè portare la Luce salvifica di Cristo al mondo, la sua Croce di Resurrezione.
Infatti vediamo da decenni le lucerne, piccole e grandi, che si spengono ad una ad una, e il sale che diventa scipito, adatto solo ad essere gettato e calpestato, sotto i piedi profani del mondo, che tutto ormai ha da insegnare alla Chiesa, posta in ginocchio davanti alle ideologie e scienze umane (v. Confessione che cede il passo al colloquio psicologico), decisa ad abbracciare, da quel 1962, lo spirito del mondo, anzichè lo Spirito di Cristo.
L’interrogativo prevalente e a cui l’Assise conciliare intendeva dare risposta era: «Chiesa, che dici di te stessa?»
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Enrico Maria Radaelli dice che la Chiesa post-conciliare è diventata narcisista.
Enrico ha detto...
C'è qualcuno che definisce il V2 come una serie di interventi chirurgici non necessari, in luogo dell'uso delle medicine appropriate e già note...
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incredibile la sigla V/2 rimanda ad altra situazione... ma pur sempre esplosiva ^__^
Dante Pastorelli ha detto...
Non può risolverle, Marco, queste contraddizioni, perché tali non le considera, tali non le vede, o ha paura di vederle. Non so.
Egli pensa che basti dire: ermeneutica della continuità; insomma un apritisesamo teologico.
Com'ho detto, io niente mi aspetto
di rilevante. Anche l'eventuale riconciliazione con la Fraternità rientra nelle sue oscillazioni. Speriamo che avvenga, naturalmente, e che i semi buoni l'abbian vinta sull'erbacce.
Tu forse potrai veder questa soluzione, io no.
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in parte concordo.... in parte caro Dante, perchè purtroppo è proprio questo il grande paradosso benedettiano: la contraddizione... e la confusione... quindi ci sarà sempre questa situazione "concordo, però...."
Il Papa stesso concorda con la tenuta ferrea di mons. Lefebvre, ma...
c'è sempre un "ma" che nel contesto della CONCILIAZIONE non lascia più spazio a quel "il vostro parlare sia si, si-no, no..."
Ed è certo che non so come potrà mai risolversi questa situazione, solo Dio lo sa ;-)
certo è che il lavoro di Benedetto XVI, pur migliore del precedente Pontificato, ancora non è sufficiente a smaltire la sbornia passata, sappiamo bene infatti che un ex alcolizzato manterrà per sempre i TRAUMI E GLI EFFETTI del veleno che ha ingerito per anni.... e sarà sempre preda delle ricadute, preda degli sconforti, preda delle tentazioni...
Non so a cosa stia "giocando" Nostro Signore, ma è ovvio che deve risolvere LUI stesso questa situazione, forse la strada scelta da Benedetto XVI è la migliore al momento... forse necessaria per ricondurre gli sbronzati dal festino conciliare sulla strada giusta..., diversamente non comprenderei il "silenzio" del Capo ^__^
è necessaria una potente disintossicazione, ma non arriva...
Caterì, non capisco dove sia il tuo dissenso "in parte", perché le spari più grosse di me.
E' ovvio che il mio dire che non m'aspetto niente di rilevante si riferisce a questo Papa, non a Nostro Signore. Basta legger quello che ho scritto prima.
Quello che per me è difficile da comprendere è il motivo per cui grandi personalità come il Card. Siri abbiano potuto firmare tutti i documenti del Concilio se questo contiene espressioni in sé stesse eretiche, errate o anche blasfeme, come ha segnalato mons. Gherardini nel suo "discorso mancato". Questo davvero non me lo spiego.
Nessuno di loro era obbligato a firmare.
Il Card. Siri ha scritto due libri bellissimi di apologetica. Perché ha firmato quei testi?
Forse questi Padri consideravano i testi solo ambigui, ambivalenti, passabili di interpretazione in accordo con la Tradizione, magari non li consideravano davvero sostanzialmente, chiaramente, evidentemente errati, eretici o blasfemi.
Marco Marchesini
Quello che per me è difficile da comprendere è il motivo per cui grandi personalità come il Card. Siri abbiano potuto firmare tutti i documenti del Concilio se questo contiene espressioni in sé stesse eretiche, errate o anche blasfeme, come ha segnalato mons. Gherardini nel suo "discorso mancato". Questo davvero non me lo spiego.
Caro Marco,
quando si è di fronte ad ambiguità, ciò che esse nascondono può non essere immediatamente percepito.
Sono pochi coloro - vedi Romano Amerio - che hanno avuto da subito la percezione chiara dell'accaduto.
Oggi, lo studio approfondito dei documenti e purtroppo anche le drammatiche verifiche sul campo degli esiti delle innovazioni, ci stanno facendo aprire gli occhi.
L'importante è che non si venga silenziati. E intanto è provvidenziale che ci sia questa frontiera di libertà, per difendere e diffondere la nostra Fede, che ci aiuta anche a confrontarci e ad elaborare il nostro pensiero ma ci responsabilizza anche molto sulle posizioni che prendiamo... e comunque non basta.
Sarà inoltre molto significativa la decisione del Papa sulla FFSPX.
Cara mic,
di fronte ad un'ambiguità è verissimo quello che dici. Una frase ambigua può essere interpretata in senso ortodosso, magari i Padri speravano che potesse essere quella l'interpretazione finale. I fatti sono andati in direzione diversa, come sappiano.
Di fronte ad una frase in sé stessa errata e blasfema, qualunque sia l'interpretazione, come quella di GS "l'uomo è l'unica creatura che Dio ha voluto per se stessa", non è comprensibile la firma. Basta solo quella frase per rendere il documento inaccettabile, ne basta una.
Oppure la frase non è in se stessa errata, ma al limite solo ambigua, passabile di interpretazione ortodossa. Mons. Gherardini però ha dimostrato il contrario.
Marco Marchesini
Caro Marco, bisogna anche inquadrar le votazioni nel clima sovreccitato dei lavori conciliari in certi momenti, col Papa che non se ne stava inerte e addirittura riprendeva grandi difensori della Fede come Larraona. Quando c'erano discussioni che mettevano in luce contrasti assai vivaci la palude dei padri veniva rassicurata con la formula: votate, tanto son documenti èpasgtorali. Alcuni grandi cardinali e vescovi alla fine firmaron tutto perchè pensavano che le modifiche da loro chieste rendevano i documenti accettabili. E invece le giustapposizioni resero un cattico servizio e i documenti restarono equivoci al massimo.
E purtroppo anche errati in alcuni punti.
E' leggendo i libri di mons. Gherardini che si arriva a questa conclusione.
Comunque la speranza è che un giorno la crisi si risolverà. D'altronde anche dal punto di vista apologetico mai la dottrina del Papa e dei Vescovi si è mai contraddetta quando è sono state rispettate le note condizioni dell'infallibilità. La Chiesa è Una, anche perché è uno l'insegnamento: quello della Rivelazione Divina.
Marco Marchesini
Cara Ester,
E 'un piacere di servire a voi :)
Un saluto dal Brasile
Dante Pastorelli ha detto...
Caterì, non capisco dove sia il tuo dissenso "in parte", perché le spari più grosse di me.
E' ovvio che il mio dire che non m'aspetto niente di rilevante si riferisce a questo Papa, non a Nostro Signore. Basta legger quello che ho scritto prima.
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il mio dire "in parte" era ironico Dante ^__^ non un ardire contro il tuo intervento... ma perchè così si agisce nella Chiesa gerarchica... esempio: tutti i prelati stanno con il Papa, ma devo ancora vedere prelati che mettono in pratica ciò che il Papa davvero chiede ;-)
assistiamo datempo a questo balletto del gambero, un passo avanti ed uno indietro: si toglie la scomunica, poi mi vien da ridere se non raggiungeranno l'accordo, saranno di nuovo scomunicati?
il Concilio va bene, ma fu malamente interpretato... avviamo l'ermeneutica della continuità... e che vor dì? l'80% dei cattolici non lo sa... il 70% del clero celebra la Messa "come la celebrava la buon'anima del pontefice appena beatificato..." come?, con il pam, pam zum, pam, pam, zum.... ecc.... gli esempi sono tanti... ^__^
Mi facevo forza in alcuni tuoi commenti che appunto condivido, facendo leva su queste contraddizioni.... e ben sperare che ancora oggi, nonostante tutto, si riesce ad essere d'accordo sull'essenziale...
^__^
Il triste destino di questo papa progressista è quello di essere creduto un conservatore ed è per questo che i tradizionalisti tanto si ambasciano per le sue piroette. Ma come fa uno dei "costruttori" del Vaticano II a rinnegare la sua creatura. Ingenuo è chi crede che qualche critica sugli abusi liturgioci o sui preti pedofili ne faccia un conservatore,
"Trasmettere pura ed integra la dottrina, senza attenuazioni o travisamenti" dice il Papa.
Ma come la mettiamo, se nei seminari si insegna la neo-religione postconciliare più protestante e gnostica che cattolica?
"l'uomo è l'unica creatura che Dio ha voluto per se stessa"
Marco ha portato questo come esempio di un asserto "errato" di GS, argomentando che Gherardini lo avrebbe dimostrato.
Con rispetto, Gherardini lo ha ipotizzato, non dimostrato. E l'ipotesi non è fondata.
Senza essere teologo (come non lo sono), trovo quell'insegnamento di una verità e di una ortodossia profondissime.
Caro Marco, tu hai figli? Io lo capisco quando li amo. Ti amo perché ci sei, perché sei tu, non perché sei buono o cattivo, perché mi fai contento o mi fai soffrire, perché sei un genio o un ebete. No, no: per te stesso.
Capisco che è solo una tenue analogia (possiamo applicarla a tutte le persone che amiamo davvero e... "quante" dovrebbero essere se fossimo fedeli alla nostra vocazione cristiana?).
In Dio c'é infinitamente di più. Ha "voluto" l'uomo, lo ha creato a sua immagine, a sua somiglianza: libero, realmente, e perciò capace di amarLo. Ma non basta, ha voluto umiliarsi, ha versato il Suo Sangue, per me, per te, per ciascuno, e così - esattamente così - ha voluto sempre "correre il rischio" della nostra libertà donata. Quale valore portiamo ai Suoi occhi per avere "meritato" tutto questo? E' un mistero grandissimo. Questa cosa non ti muove? Forse è davvero l'unica cosa che può realmente muoverci, e inverare la nostra libertà, se ci trova disponibili ad accoglierla.
Questo vuol dire "l'uomo è l'unica creatura che Dio ha voluto per se stessa". E questo vuol dire anche quell'altra espressione, che ogni tanto Vi inquieta, del Concilio Vat. II e del beato GPII, per la quale:
« Cristo [...], proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione ».
E ancora:
È in Cristo, « immagine del Dio invisibile » (Col 1,15),23 che l'uomo è stato creato ad « immagine e somiglianza » del Creatore. È in Cristo, Redentore e Salvatore, che l'immagine divina, deformata nell'uomo dal primo peccato, è stata restaurata nella sua bellezza originale e nobilitata dalla grazia di Dio.
Si può continuare, se leggi i punti da 1701 a 1709 del Catechismo. Fino a questa frase, nella quale c'é il cuore, l'essenza e il destino della "dignità dell'uomo":
"Nell'unione con il suo Salvatore, il discepolo raggiunge la perfezione della carità, cioè la santità. La vita morale, maturata nella grazia, sboccia in vita eterna, nella gloria del cielo."
Anonimo,
consideri attentamente questa riflessione:
Romano Amerio osserva che la concezione propria della filosofia immanentista e soggettivista della modernità, la quale nasce con Cartesio ed arriva sino ad Hegel, trova corrispondenza in Gaudium et spes n. 12 che recita: « Omnia quae in terra sunt ad hominem tamquam ad centrum suum et culmen ordinanda sunt [tutte le cose di questo mondo devono essere ordinate all’uomo come al loro centro e vertice] ». Inoltre sempre Gaudium et spes al n. 24 precisa che l’uomo « in terris sola creatura est quam Deus ‘propter seipsam’ voluerit [l’uomo su questa terra è la sola creatura che Dio ha voluto per se stessa] ». Così il testo conciliare, e non lo “spirito del Concilio o post-Concilio”, fa dell’ uomo il fine della terra, voluto da Dio come fine di essa e non per cogliere il Fine ultimo, che è solo Dio infinito e onnipotente. Il richiamo scritturistico è Proverbi 16,4: «Universa propter ‘semetipsum’ operatus est Dominus »: Il Signore ha fatto tutte le cose ‘per sé stesso’.
C'è da osservare, secondo la notazione di Amerio, che la versione italiana dal latino annullerebbe la variazione della dottrina perché il per se ipsam è stata volta in per se stesso. Tuttavia abbiamo la citazione del testo latino – che resta comunque il testo originale – in un discorso sull'amore coniugale di Giovanni Paolo II (Osservatore Romano 17 gennaio 1980).
La citazione di GS riferisce al complemento oggetto ciò che nelle Scritture appartiene al soggetto rovesciandone il senso: il senso della Scrittura viene piegato nel dire che il Signore ha fatto tutte le cose e l’uomo stesso per il loro valore intrinseco, per la loro interna dignità. La dignità e il valore della creazione si fondano così sulle cose create e non sul loro Creatore, sul pensiero che le ha pensate, sulla volontà che le ha volute.
Notare che il Testo biblico dice «propter semetipsum»: per sé stesso, e questo valore causale è incontrovertibilmente riferito, nel singolare maschile, al Dio fattore delle cose e non alle cose fatte – femminile plurale.
L’uomo non è un fine in sé, ma un fine secondario e ad aliud, che sottostà alla signoria di Dio, fine universale della creazione.
L’accostamento dei due testi non è arbitrario: Proverbi 16,4 si riferisce ad universa propter ‘semetipsum’ operatus est Dominus cioè “tutte le cose Dio ha creato per se stesso”, Gaudium et Spes si riferisce all'uomo come sola creatura quam Deus voluerit ‘per se ipsam’.
L'uomo, in quanto creatura e appartenente ad universa quae operatus est Dominus non può uscir fuori da quel propter semetipsum. Se l'uomo è inserito, come è inserito, nell'ordine della Creazione, un'affermazione come quella della Gaudium et spes, n.24 non vede l'uomo ordinato Dio, ma a se stesso, con la conseguenza che la sua dignità e il suo valore si fondano su se stesso e non in quanto egli è ordinato alla gloria di Dio, come la Creazione intera (Universa) alla quale appartiene, fino a prova contraria. Ed ecco la radice dell'antropocentrismo postconciliare e di tutte le sue applicazioni, compresa la Liturgia, che è culmine e fonte della nostra Fede e ci ha trasformati da Adoratori in protagonisti.
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