Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 13 gennaio 2018

Se si tocca la Humanae vitae crolla la Dottrina sociale della Chiesa

Giustamente Stefano Fontana osserva: «Si sente dire che la Humanae vitae deve essere letta alla luce di Amoris Laetitia. Ma la verità è piuttosto il contrario, è Amoris Laetitia che deve essere letta alla luce di Humanae vitae». Come meravigliarsene, tuttavia, se Bergoglio ha potuto affermare: «Il Vaticano II è stato una rilettura del Vangelo alla luce della cultura contemporanea» senza che nessuno reagisse, tranne noi qui. Il problema è il nuovo concetto di Tradizione: la 'tradizione vivente' storicista, che cambia secondo le mode del tempo ed è centrata sul soggetto-chiesa anziché sull'oggetto-rivelazione, a differenza della tradizione perenne. Purtroppo è il cambio di paradigma introdotto dal concilio; ma non se ne può discutere. Il nuovo dogmatismo conciliarista sembra aver scardinato i dogmi. Fino a quando?

Se si tocca la Humanae vitae di Paolo VI crolla l’intero impianto della Dottrina sociale della Chiesa: è questo il messaggio contenuto nell’ultimo numero del “Bollettino di Dottrina sociale della Chiesa” dell’Osservatorio cardinale Van Thuân in distribuzione in  questi giorni e dedicato al 50mo anniversario dell’enciclica paolina sull’amore coniugale con un interessante sottotitolo: “il significato pubblico della sessualità umana”. Come dire che, una volta rivista la lezione della Humanae vitae, non cade solo la morale coniugale, né la sola morale in generale, ma anche il senso ultimo dell’impegno per la costruzione della società. A dirlo sono i cinque saggi del fascicolo e, in particolare, l’Editoriale dell’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi: «Una messa in questione o una liquidazione dell’enciclica con la scusa di un suo “aggiornamento” avrebbe conseguenze negative per tutto l’ambito della Dottrina sociale della Chiesa».

Troppo azzardata questa tesi? Eccessiva la segnalazione di pericolo? Il fine unitivo e quello procreativo della sessualità umana non sono due fini distinti: non ci può essere il primo senza il secondo. I coniugi non possono esercitare una sessualità veramente unitiva che non sia aperta alla procreazione. La causa finale è la procreazione, la causa formale è l’unità. La contraccezione introduce un elemento di violenza reciproca – anche se consenziente – che impedisce la vera unità coniugale. Si introduce un elemento di strumentalizzazione, di non accoglienza, di non solidarietà. Dalla procreazione nasce la società, dall’unione tra i coniugi nasce la socialità: la contraccezione separa società e socialità, costruisce una società senza socialità, senza accoglienza unitiva, una socialità giustapposta e strumentale. E’ questo il significato profondamente pubblico dell’enciclica Humanae vitae, che il “Bollettino” dell’Osservatorio Van Thuân annovera tra le encicliche “sociali” a pieno diritto”.

Alla base della società e della socialità stanno l’uomo e la donna uniti in matrimonio aperto alla vita. La loro relazione è fortemente personale, ma non privata: ha una grandissima valenza pubblica nel significato autentico e non contraffatto della parola. Oggi purtroppo la sessualità è molto pubblicizzata e proprio per questo è anche molto privatizzata. Niente di tutto ciò nel vero amore umano e cristiano. La contraccezione privatizza il significato di un atto denso di conseguenze per l’intera comunità.

Tali conseguenze sono, come si diceva, la perpetuazione della società nel tempo mediante la procreazione e la prima forma di accoglienza reciproca che si conosca, quella dell’unione tra i coniugi. La Humanae vitae afferma che se questi due elementi non rimangono connessi in questo momento primordiale della vita sociale, si separeranno poi in tutti gli altri e non si potrà pretendere alcuna costruzione della società in modo socievole nel lavoro, nell’economia, nella politica e in ogni altro settore della vita comunitaria.

Moglie e marito si accolgono non come individui, ma come coppia e secondo un ordine che non hanno deciso loro e che proprio per questo è una vocazione. L’uso della contraccezione, invece, fa sì che essi si trattino come individui isolati, giustapposti o addirittura contrapposti tra loro, e secondo un disegno frutto dei loro desideri privati. Ci sarà l’incontro ma non l’unione, l’accostamento ma non l’accoglienza nella fusione delle persone. Se all’inizio della vita sociale poniamo questo tipo di relazione, anche tutta la vita sociale sarà poi costituita da individui isolati che si incontrano senza unirsi mai e non secondo un ordine da essi accolto come vocazione ma secondo i loro privati desideri. La società sarà una massa, un mucchio, una successione di elementi che si possono contare o pesare, una giustapposizione, una sovrapposizione, una contrapposizione, ma non una comunità. Se per prima la famiglia fondata sul matrimonio non conosce la comunione, come si può pretendere che la conosca l’anonima e dispersa società più vasta?

Il numero del “Bollettino” e le parole dell’Arcivescovo Crepaldi esaminano il problema in profondità e da un punto di vista nuovo. Pochi pensano che nella Humanae vitae sia contenuto il segreto non solo del bene coniugale e familiare ma anche del bene sociale e politico. E forse anche le proposte di revisione non ne tengono granché conto, mentre è bene essere consapevoli di cosa si perde, cambiando.

Si sente dire che la Humanae vitae deve essere letta alla luce di Amoris Laetitia. Ma la verità è piuttosto il contrario, è Amoris Laetitia che deve essere letta alla luce di Humanae vitae. Potrebbe essere il contrario nell’ottica della “svolta antropologica” di Karl Rahner che però per fortuna non è dottrina della Chiesa. Per fortuna della morale coniugale ed anche della Dottrina sociale della Chiesa
Stefano Fontana - [Fonte]

17 commenti:

Anonimo ha detto...

http://www.lanuovabq.it/it/rahner-la-chiave-per-scardinare-duemila-anni-di-fede

Stefano Fontana sempre chirurgico... Un benefattore per ogni cuore in affanno.
Non è un tanto al chilo, da ospedale da campo e soprattutto non è malasanità.

irina ha detto...

@ Anonimo 09:08

Non capisco cosa intende. Può spiegare, grazie.

Anonimo ha detto...

http://www.lepantoinstitute.org/pope-francis/pope-francis-awards-architect-safe-abortion-fund-pontifical-honor/
Croce al merito per il disboscamento del pianeta .
Esattamente come Eva .

Da Fb ha detto...

Biblioteca Casalecchio di Reno, spazio bimbi: libri su padri single, su madri separate e "papà bis" moolto meglio del papà, del bambino con due case ovviamente bellissime ed è felicissimo, naturalmente libretti gender...che tristezza

Anonimo ha detto...

"La “svolta antropologica” di Karl Rahner, come ho cercato di mostrare in un mio recente libretto, non consiste genericamente in uno sguardo rivolto all’uomo, una specie di nuovo umanesimo o di nuovo personalismo cristiano. Esso consiste nella radicale accettazione della completa storicità dell’uomo. Svolta antropologica vuol dire che Dio si incontra nell’uomo e nel suo mondo storico. L’uomo è sempre “dentro” la storia, è strutturalmente “situato”, ha sempre alle spalle qualcosa che lo condiziona, un orizzonte che viene prima della sua esperienza storica e che la rende possibile".

Stefano Fontana

irina ha detto...

A proposito di Rahner e dei teologi in ginocchio:

Rahner, mito del cattoprogressimo e… amante appassionato
30 MARZO 2013

https://cooperatores-veritatis.org/2013/03/30/rahner-mito-del-cattoprogressimo-e-amante-appassionato/

Quando l’eretico è erotico…

Karl Rahner, il teologo tedesco membro della Compagnia di Gesù, è stato definito “il maestro delle eresie moderne”, eppure è un mito per moltissimi vescovi, sacerdoti e teologi.

Nel seminario arcivescovile della mia città, per esempio, le sue opere hanno praticamente preso il posto della Summa Teologica di San Tommaso d’Aquino.

Il suo mito, disgraziatamente, non è crollato neppure dopo la pubblicazione, in Germania, qualche anno fa, del libro Camminare sul filo del rasoio: lettere d’amicizia a Karl Rahner. L’autrice del libro è la scrittrice Luise Rinser, arci-nemica della Chiesa cattolica, già moglie del musicista Karl Orff.

Il libro è una raccolta dell’enorme corrispondenza epistolare, sono circa 1.800 lettere, fra il gesuita e la scrittrice. I due si conobbero nel febbraio del 1962, quando lui era docente all’università di Innsbruck. Da allora cominciarono a scriversi ogni giorno, anche cinque volte al giorno, lettere roventi e appassionate.

Quelle lettere palesano un’amicizia spinta fino all’erotismo.

La Rinser si rivolve a Rahner chiamandolo “pesciolino mio”, “mio caro pesce”. Gli raccomanda di “non mangiare troppo, altrimenti ingrassi e poi non mi piaci più!”. Termina una lettera affermando che “mi spaventa che tu mi ami con questa passione”. Pazzesco. Rahner, infatti, ricambiava la Rinser chiamandola “coccolina” e “ricciolina”. Che cosa indegna e vergognosa per un sacerdote.

Per la cronaca, Rahner era un accanito contestatore del celibato sacerdotale. Sosteneva anche che la Chiesa dovesse rivedere la propria morale sessuale, in quanto di impronta sessuofobica. La castità del cuore e del corpo, per Rahner, erano un optional.

irina ha detto...

Una cernita veloce e incompleta:

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/07/29/le-lettere-vietate-del-gesuita-innamorato.html

https://www.riscossacristiana.it/karl-rahner-di-p-giovanni-cavalcoli-op-recensione-di-giovanni-zenone-4/

http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&task=view&id=318879&Itemid=100021

https://www.ilfoglio.it/articoli/2009/06/16/news/karl-rahner-maestro-del-concilio-di-martini-e-della-coscienza-relativa-70376/

http://www.lanuovabq.it/it/i-semi-di-rahner-che-hanno-influenzato-il-sinodo

Anonimo ha detto...

“Il problema è il nuovo concetto di Tradizione”

Concordo. La tradizione vivente è praticamente l’inversione diabolica della Tradizione. La tradizione, con la t minuscola, lo dice la parola, da tradere, trasmettere, é la trasmissione nel tempo di memorie, notizie, testimonianze, di un patrimonio culturale, da una generazione all’altra. La Tradizione cattolica, fonte della Rivelazione, è la fedele trasmissione orale delle verità rivelate, il depositum fidei, dalla Chiesa, che è custode della sua integrità. Le verità, in quanto tali, non possono quindi mutare, né nella loro lettera, né nel loro significato, ma possono solo essere specificate, chiarite, dal magistero della Chiesa, sempre nello stesso senso.
La “tradizione vivente” è invece l’insieme delle verità percepite, intese, dalla Chiesa al momento attuale, cioè dal papa regnante, verità che maturerebbero , si svilupperebbero nella storia, per cui muterebbero col tempo. Alla luce di questa comprensione “matura” del momento attuale, alla luce delle “migliori” conoscenze del presente, alla luce del “mondo” e dei suoi bisogni, andrebbero riletti tutti i “passaggi” della trasmissione del passato (tutti gli atti del magistero ecclesiastico), inevitabilmente più imperfetta di quella attuale. Una verità che si esprime in un continuo divenire, che si evolve. Ciò che era vero ieri, che andava bene ieri in relazione al grado meno evoluto della civiltà, non è più vero oggi perché i tempi e i bisogni umani sono cambiati.
La continuità dunque non sarebbe data dall’oggetto della trasmissione (depositum fidei), trasmesso fedelmente, integro, e dunque sempre uguale a se stesso, ma dal “soggetto Chiesa”, dalla continuità della successione apostolica, soggetto Chiesa che, pur rimanendo lo stesso, crescerebbe col tempo, maturerebbe e quindi coglierebbe ed insegnerebbe nuove e più “evolute” verità.

Ieri avevo scritto un commento al post su Brandmuller (nella parte in cui invita a rimanere fedeli al Catechismo della Chiesa Cattolica) incentrato proprio sulla “tradizione vivente” che non ho inviato per non turbare chi pone tutte le sue speranze nei c.d. “pastori di riferimento” e rischia la disperazione quando si fa notare non sono tutto oro e che poggiano la loro resistenza su un fondamento fracco. Oggi le tue considerazioni, mic., mi sollecitano ad inviarlo. Lo trascrivo qui:

“I conservatori del CVII non potranno mai uscire dal circolo vizioso in cui sono immersi. Vogliono curare il malato col veleno che lo ha avvelenato. Il nuovo catechismo è espressione piena del CVII e contraddice in vari punti il vecchio catechismo, come il CVII contraddice la Tradizione. Dov’è la verità cattolica ? La verità cattolica è mutevole ?

Cos’è la Tradizione ? E’ quella “vivente” che coincide con le verità mutevoli che il papa “vivente” propone da credere, prescindendo da quelle proposte da credere nel passato e che gli sono state trasmesse ? O è la Tradizione viva, che coincide con le verità trasmesse intatte dagli apostoli in poi e che è viva, perché le verità trasmesse, sempre uguali a se stesse, sono sempre credute, nello stesso senso, dagli apostoli in poi, senza soluzioni di continuità ?

Per capire se c’è continuità con la Tradizione bisogna guardare il suo oggetto (se le verità proposte a credere sono le stesse, salvo una maggiore specificazione dell’una rispetto all’altra, c’é continuità e le verità sono cattoliche, altrimenti c’è rottura ed eresia) oppure il soggetto che le propone (le verità sono diverse, mutano coi tempi ma la continuità è data dal soggetto-Chiesa che le propone, il quale “cresce” col tempo, nella storia, e riesce sempre meglio a cogliere le verità, correggendo il tiro (le verità non sarebbero rivelate una volte per tutte, e trasmesse, ma sarebbero “rivelate” via via dalla e nella storia e non sarebbero conoscibili che per graduale approssimazione) ?

Ciò che la Chiesa ieri proponeva come vero, è ancora vero ? Ed è vero insieme al suo contrario, che viene proposto oggi come vero ?”

Anna

Anonimo ha detto...

C'è più di una notizia al giorno, su questi temi come su altri, ma noi non ci abituiamo. E non ci abitueremo mai!

Anonimo ha detto...

dETTO PIù Volte:
L'H.V. è discutibile PER I MOTIVI OPPOSTI!
Non per ciò che vieta, ma per ciò che comunemente si crede che consenta.

irina ha detto...

Sul condizionamento storico dell'uomo, riflessioni personali:
1)l'essere umano pur condividendo con il resto della natura molti elementi, non si esaurisce in essi.
2)l'essere umano è composto di corpo, anima e spirito, cioè non è semplicemente legato al mondo della necessità fisica.
3) due elementi in particolare lo affrancano dall'elemento naturale:la libertà e la Grazia.
4) la libertà è un'arma a doppio taglio: può dirigersi, sempre più, verso Dio, Uno e Trino, che gli andrà incontro con la Grazia porgendogli la mano; può dirigersi, sempre più, verso il mondo, che percepisce con i suoi cinque sensi, perdendo la percezione della Grazia, che pur sempre gli va incontro ma, che lui finisce per non percepire e non riconoscere più. Quindi con la libertà o tagliamo il rapporto con la grossolanità del mondo, o tagliamo quello con Dio.
5) dirigendoci verso Dio, noi stessi mutiamo, diventiamo più fini, più spirituali, percepiamo, per Grazia, situazioni e cose spirituali che altrimenti non siamo in grado nè di percepire, nè di distinguere.
6) dirigendoci verso il mondo, noi stessi mutiamo, diventiamo più grossolani, più materiali, finiamo col non percepire più situazioni e cose spirituali, nè tanto meno distinguere, da che poi?
7) il Signore ci guarda? Sì, guarda, il Suo Angelo è accanto a noi, in ogni istante della nostra vita. Le nostre capacità intellettuali, sono nulle se la nostra spiritualità non è al passo con il gradino spirituale al quale pretendiamo di arrivare. La Grazia è fuori dalla nostra portata, possiamo solo accoglierla e/o impetrarla.
7a) Non è dunque ininfluente il tipo di vita che conduciamo, possiamo diventare più o meno intelligenti, in particolare per i fatti spirituali, secondo lo stile di vita che conduciamo.
Tutto questo per sottolineare che per il 'teologo' la santità non è un optional, questo a tutti i livelli, di cui la singola caduta carnale, non è certo il più grave ma, l'abitudine sì, questo vale per tutti i vizi. Non solo ne risente la sua spiritualità ma, la sua stessa intelligenza del mondo e la sua Fede cambiano.
Questo non è per fare i bacchettoni, non vado a sentire un concerto di un pianista se so che son dieci anni che non si esercita.
O siamo certi che l'uomo è stato creato 'capace di Dio', oppure no; se non lo crediamo entrano in gioco, come determinanti, tutti i limiti storici e simili di cui sopra.

Anonimo ha detto...


"Il nuovo dogmatismo conciliarista sembra aver scardinato i dogmi. Fino a quando?"

Fino a quando ? Jusqu'au jour où on décide de jeter ce concile à la corbeille (pour parler élégamment) ou de s'en tamponner (pour parler plus populairement). C'est une décision que chacun doit prendre pour soi-même. Je l'ai fait il y a bien des années et je m'en porte beaucoup mieux, croyez-moi.

Anonimo ha detto...


La transformation de la Compagnie de Jésus en cheval de Troie, dans l'Église, de toutes les aberrations de la pensée dite "moderne" (de Teilhard de Chardin à Bergoglio en passant par Rahner, Martini, le franc-maçon Riquet et tutti quanti) est vraiment le coup de maître de Satan. Ce n'est pas le gentil moustachu qui la dirige aujourd'hui qui nous convaincra du contraire.

mic ha detto...

Fino a quando ? Jusqu'au jour où on décide de jeter ce concile à la corbeille... Je l'ai fait il y a bien des années et je m'en porte beaucoup mieux

Caro amico francofono,
una decisione del genere la puoi prendere a livello individuale quando non hai responsabilità, mentre resto del mondo che va in un'altra direzione. Ma chi deve gestire una parrocchia, o viverci con delle responsabilità, può solo rifiutare lo 'spirito del concilio' che per grazia ha imparato a riconoscere e cercare di mettere in campo, con prudente audacia (sembra un ossimoro ma la linguistica non esaurisce la realtà) elementi di 'pastorale' sana e non in rottura con la tradizione perenne. Nella mia parrocchia, ad opera di sacerdoti secondo il cuore del Signore, succede..-.

Anonimo ha detto...


Chère Mic, dans l'impossibilité d'une révision qui n'arrivera jamais, ne pas en parler, ne jamais en parler, faire un silence total sur lui (comme on a fait pour le concile/synode de Pistoia, au 18e siècle), exalter, au contraire, tant qu'on peut, à temps et à contre-temps, les conciles de Vatican I et de Trente, serait déjà une bonne chose, une très bonne chose.
Ces conciles-là sont, eux, clairement et franchement dogmatiques, sans hypocrisies ni subterfuges. C'est sur ces conciles, qui ont répondu, de façon décisive, à toutes les questions du monde moderne à la dérive, que le vrai catholicisme doit reposer. Il n'y a pas d'autres bases sur lesquelles asseoir la vraie foi.

Silente ha detto...

Cara Mic
ti sottopongo un argomento che merita la tua e nostra attenzione. Se scorriamo con attenzione l'elenco dei firmatari della Correctio filialis de haeresibus propagatis da te meritoriamente riportato, assieme al testo, qui sulla destra, troviamo tre collaboratori, sia pure con diverse posizioni contrattuali, dell'Università Cattolica. Il blog di Marco Tosatti (www.marcotosatti.com) Stilum Curiae ci informa (la notizia a me era già nota) che l'Università fondata da Padre Gemelli ha, silenziosamente, provveduto a colpire questi reprobi che hanno osato rivolgersi, con estremo rispetto, al Santo Padre per chiedere conto di dichiarazioni eretiche o semi-eretiche contenute nella Amoris Letitiae. In particolare: due "ricercatori esterni", ben noti nel mondo accademico per le loro rispettive competenze e collaboratori di lunga data della Cattolica, sono stati imputati dall'ufficio legale (quale ipocrisia) dell'ateneo di un "uso improprio di titoli" per aver firmato la Correctio utilizzando il nome dell'università, quando la stessa università, nel suo sito, li riporta come collaboratori. Le collaborazioni non saranno rinnovate e gli indirizzi email cancellati. Leggetevi, sul sito di Tosatti, il racconto di una delle vittime di questa censura. Ecco il titolo nel blog: EPURAZIONI DISCRETE ALLA CATTOLICA. SEMPRE IN NOME DI AMORIS LAETITIA, CON TANTISSIMA MISERICORDIA….
Ma c'è una terza vittima, il terzo firmatario, direttore di un importante dipartimento dell'Università (se i dipartimenti sono gli eredi delle facoltà, costui siede sulla cattedra di Miglio e di Ornaghi), che certamente, cara Mic, tu conosci bene dato il suo impegno nel mondo dell'intellettualità tradizionalista. A questo nostro amico l'università ha inviato una severa lettera di reprimenda per la sua firma.
A quanto mi risulta, anche sulla base di miei contatti con due di essi, nessuno di loro desidera per ora, anche per motivi legali, pubblicità per quanto accaduto e per l'attacco di cui sono stati vittime da parte dell'università presunta cattolica. Li capisco: rischiano ulteriori sanzioni, in un contesto generale in cui la libertà di parola e d'espressione (e non solo su questi argomenti) è sempre più conculcata e minacciata.
Però è bene che, almeno nelle sue linee generali, quanto accaduto sia portato a conoscenza del nostro mondo. Che si sappia a quali livelli d'abiezione è giunta l'università fondata da Padre Gemelli, una volta bastione di ortodossia e di sana dottrina.
Silente

marius ha detto...

quoto Anna al 1000 per 1000