Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 26 gennaio 2018

Mons. Athanasius Schneider sulla crisi della Chiesa. 'Missione profetica' di Marcel Lefebvre

Nella nostra traduzione.dal National Catholic Register [qui] una recente intervista a Mons. Athanasius Schneider, del corrispondente da Roma, Edward Pentin, nella quale vengono toccati i temi più salienti dell'attuale situazione ecclesiale, compresa la questione della FSSPX.

Il vescovo ausiliario di Astana in Kazakhstan, Athanasius Schneider, sta assumendo un ruolo di primo piano nell'affermare l'insegnamento morale della Chiesa di fronte alle varie interpretazioni del capitolo 8° di Amoris Laetitia, documento di sintesi di Papa Francesco sul Sinodo sulla famiglia, che alcuni sostengono stia minando la fede e la morale.

Il 31 dicembre, lui e altri due vescovi kazaki hanno reso pubblica una "Professione di fede sulle verità immutabili in ordine al matrimonio sacramentale" [qui] affermando che alcune interpretazioni del citato capitolo da parte dei vescovi - riguardanti, in particolare, l'ammissione alla Santa Comunione dei divorziati risposati che non vivono in continenza - causano "dilagante confusione", favoriscono la diffusione della "piaga del divorzio" e introducono una disciplina "aliena" rispetto a tutta la Tradizione della fede cattolica e apostolica.

I vescovi, ai quali se ne sono aggiunti altri cinque, hanno riaffermato l'indissolubilità del matrimonio e hanno sostenuto che alcune interpretazioni del Capitolo 8° equivalgono a "una specie di introduzione del divorzio nella vita della Chiesa".

Il vescovo Schneider, cresciuto sotto il comunismo sovietico che perseguitava la Chiesa, ha sviluppato una profonda devozione all'Eucaristia ed è diventato famoso per il suo fervore nel difendere le verità di fede di fronte al crescente relativismo morale.

Nato nel Kirghizistan sovietico nel 1961 da genitori di etnia tedesca, ha scoperto la vocazione al sacerdozio all'età di 12 anni e fatto la sua professione nell'ordine religioso dei Canonici regolari della Santa Croce di Coimbra all'età di 20 anni. Ordinato nel 1990 in Brasile, ha conseguito un dottorato in patristica ed è stato inviato in Kazakistan per aiutare la creazione di un seminario. Nel 2006 Benedetto XVI lo ha nominato vescovo ausiliare dell'Arcidiocesi kazaka di Karaganda; nel 2011 è stato nominato vescovo ausiliare di Astana.

In questa esclusiva intervista al Register dell'11 gennaio via e-mail, il vescovo Schneider approfondisce la sua devozione a Gesù nell'Eucaristia, spiega perché si oppone fermamente alla Comunione nella mano e affronta la crisi odierna nella Chiesa, che vede principalmente come una "negazione pratica del mondo soprannaturale" provocata dal porre l'uomo piuttosto che Dio al centro della vita della Chiesa e della liturgia.

* * *

Eccellenza, ha scritto molto sull'Eucaristia, in particolare il suo libro Dominus Est. Perché lo ha scritto?

Ho scritto quel libro a causa del triste fenomeno della prassi della cosiddetta "Comunione sulla mano", una prassi che dimostra in modo evidente e innegabile una banalizzazione della Santissima Eucaristia - una banalizzazione che rasenta la profanazione ed è posta sotto gli occhi di tutti nella stragrande maggioranza delle chiese cattoliche di tutto il mondo, con l'eccezione di poche regioni e diocesi. È provato che tale prassi non è mai esistita nella Chiesa cattolica, e non ha nulla a che fare con una prassi analoga nei primi secoli. Bisogna smascherare questo mito e questa falsificazione. Questa prassi moderna, infatti, con i suoi atti concreti fu inventata nelle comunità calviniste e non esisteva nemmeno nella tradizione luterana.

In secondo luogo il mio libro si basa su due esperienze indimenticabili nella mia vita: quando nel 1973 la mia famiglia lasciò l'Unione Sovietica - vivevamo in Estonia - il nostro parroco, don Janis Pavlovskis, dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini, un confessore che ha sofferto nei gulag staliniani, ci ha detto: "Quando andrete in Germania, non entrate nelle chiese in cui viene data la Santa Comunione sulla mano". I miei genitori e noi quattro bambini (eravamo adolescenti) ci siamo guardati l'un l'altro e siamo rimasti profondamente scossi, e i miei genitori spontaneamente hanno detto: "Che cosa orribile!" Nessuno di noi poteva immaginare che il Signore eucaristico, il Santo dei Santi, potesse essere trattato in modo così banale, e abbiamo promesso al nostro confessore, un santo sacerdote, che non saremmo mai entrati in tali chiese. Al nostro arrivo ​​in Germania i miei genitori hanno cercato di evitare Le Chiese in cui si dava la Santa Comunione sulle mani.

Tuttavia, nella nostra città in Germania e nei suoi dintorni, la Santa Comunione era ovunque data in mano. Un giorno, quando tornammo a casa dopo una messa domenicale, mia madre si rivolse a noi e disse con le lacrime agli occhi: "Oh, figli miei, non riesco a capire come le persone possano trattare Nostro Signore in un modo così orribile!" Dall'età di 12 anni, ho portato nella mia anima questo dolore, e non ho potuto capire come le persone possano trattare Nostro Signore in modo così negligente. L'ammonimento di un prete martire, che mi ha dato la mia prima comunione, le lacrime di mia madre e la mia stessa esperienza, mi hanno spinto a scrivere questo libro per alzare la voce a difesa del Signore eucaristico, che diviene ai nostri giorni il più povero, il più fragile e il più indifeso dell'ostia consacrata.

Quanto ha influito sulla sua fede vivere sotto il comunismo?

La fede cattolica può essere trasmessa solo in famiglia, dai genitori e dai nonni. Essi ci hanno instillato fin da bambini la fede cristallina, concreta bella e cattolica di ogni tempo, che essi stessi hanno ricevuto dai loro genitori e nonni. In un mondo ostile, che perseguitava la fede cristiana e la denigrava pubblicamente, le case di una famiglia cattolica erano una sorta di catacomba con una fede vivente. È stata un'esperienza indimenticabile per me: le preghiere familiari quotidiane, le preghiere domenicali in assenza di un prete - tutto è stato fatto nel nascondimento.

Siamo vissuti diversi anni senza avere la possibilità della Santa Messa e della confessione, perché i sacerdoti erano imprigionati o esiliati. Tuttavia desideravamo ogni giorno la santa comunione e spesso facevamo atti di contrizione. Sentivamo come il Signore ci visitava con le sue grazie anche in assenza di un prete. Poi, quando inaspettatamente arrivò un prete ci confessò e celebrò la santa Messa segretamente, fu una vera festa, che ci diede molta forza e gioia. Quando ero già prete e studiavo a Roma negli anni '90, un giorno mia madre mi chiamò dalla Germania, e con un dolore sincero disse piangendo: "Sono stanca di assistere a messe irriverenti e banali. Preferisco tornare alla Chiesa clandestina nel tempo comunista, quando abbiamo avuto messe riverenti e santi sacerdoti ".

In generale, quali sono le maggiori preoccupazioni della Chiesa oggi, specialmente in Occidente? Alcuni cattolici mettono in discussione il Concilio Vaticano II o, piuttosto, la sua interpretazione. È questa una causa della crisi, secondo lei?

La mia più grande preoccupazione per la Chiesa oggi è il fatto che su larga scala c'è un processo - già iniziato con il Concilio Vaticano II - di una "conformazione al mondo", contro il quale gli apostoli e i Padri della Chiesa hanno già avvertito : "Non conformatevi a questo mondo" (Romani 12: 2). C'è, dal Concilio Vaticano II, una tendenza chiaramente sviluppatasi di piacere al mondo. Quando i chierici iniziano a compiacere il mondo, corrono il rischio di diventare quei falsi profeti di cui parla l'Apostolo Giovanni: "Sono del mondo; perciò insegnano cose del mondo e il mondo li ascolta". (1 Giovanni, 4-5). Il desiderio di parlare come piace al mondo, o di parlare per conquistare la simpatia del mondo, o di non essere emarginati o perseguitati dal mondo, si rivela davvero come un complesso di inferiorità.

Il più grande pericolo spirituale della Chiesa oggi si manifesta nell'antropocentrismo, e l'antropocentrismo è il passo decisivo verso l'idolatria. L'antropocentrismo nella vita della Chiesa si manifesta soprattutto, e in modo molto patente, nella liturgia rinnovata dopo il Concilio (anche se la forma della liturgia riformata differisce dalle stesse intenzioni dei Padri conciliari e non è conforme al testo della stessa Sacrosanctum Concilium). Lo spirito del mondo e l'antropocentrismo manifestano il naturalismo. È quasi sempre una negazione teorica e sempre pratica del soprannaturale. L'indebolimento o la negazione pratica del mondo soprannaturale, il mondo della fede e della grazia divina, crea necessariamente il primato dell'attivismo fabbricato dall'uomo, l'eresia dell'attivismo, una specie di neo-pelagianesimo e dottrine inventate dall'uomo, e questo è gnosticismo. La vita della Chiesa oggi è profondamente ferita dal naturalismo, cioè dal neo-pelagianesimo e dal neo-gnosticismo.

Come vorrebbe veder riformata la Chiesa in termini generali? 

Il rimedio è rompere con il complesso di inferiorità verso il mondo, per mettere Cristo al centro di ogni dettaglio nella liturgia della Messa, per annunciare Cristo veramente incarnato, Cristo crocifisso, Cristo che vive e regna nella sua Maestà Divina nascosta nell'Eucaristia, Cristo Re di ogni uomo e dell'intera società umana. Il clero, e in particolare i vescovi e i sacerdoti, devono riprendere il metodo degli apostoli: il primato della preghiera (e la preghiera per eccellenza è la liturgia della Santa Messa) e il ministero della Parola, cioè la proclamazione senza paura dell'unicità di Cristo come unico Salvatore dell'umanità, memori delle parole degli apostoli: "Noi, tuttavia, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della Parola" (Atti 6: 4). 

Sulla Professione riguardante il matrimonio sacramentale, perché l'ha firmata? È intesa come una sorta di correzione di Papa Francesco, e cosa dice a chi pensa che un simile atto sia divisivo?  

La diffusione delle norme pastorali, che prevedono che in singoli casi si possa ricevere la Santa Comunione pur continuando a vivere abitualmente e intenzionalmente more uxorio mantenendo relazioni sessuali con una persona che non è il legittimo consorte, ha causato una considerevole e crescente confusione tra i fedeli e il clero. È una confusione che tocca le manifestazioni centrali della vita della Chiesa, come il matrimonio sacramentale e la Santissima Eucaristia. Poiché tali norme sono state approvate anche da Papa Francesco, eravamo consapevoli della nostra grave responsabilità e del nostro dovere dinanzi ai fedeli, che attendono da noi una professione pubblica e inequivocabile della verità e della disciplina immutabile della Chiesa riguardo all'indissolubilità del matrimonio.

Quando c'è un pericolo spirituale comune nella vita della Chiesa, i vescovi hanno il dovere di alzare la voce; altrimenti, sarebbero colpevoli di connivenza con l'errore. L'ufficio del Papa non è quello di un dittatore, verso il quale nessuno osa esprimere, privatamente o pubblicamente, una preoccupazione ben fondata. I vescovi sono fratelli e colleghi del Papa. Cristo ha ammonito soprattutto Pietro, suo vicario in terra, di evitare un comportamento nei confronti degli altri fratelli nel ministero apostolico simile a quello dei potenti di questo mondo: "I capi delle nazioni voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi "(Matteo 20, 26-26). Il nostro atto pubblico di "professione della verità" è pensato per essere un vero aiuto per il Papa, così che lui lui e la Chiesa intera, con tutti i vescovi ed i fedeli possano ancora riflettere seriamente sul pericolo delle menzionate norme pastorali che innegabilmente indeboliscono la testimonianza senza compromessi della Chiesa sull'indissolubilità di matrimonio e possano anche riflettere sul dovere della Chiesa di evitare la minima ombra di dubbio sulla possibilità di favorire praticamente il propagarsi della "piaga di divorzio."

Siamo sinceramente convinti che la storia ci darà ragione e che il Papa stesso ci sarà riconoscente quando apparirà davanti al giudizio di Cristo. Coloro che nella Chiesa promuovono una pratica sacramentale che alla fine approva - anche indirettamente e in singoli casi - il divorzio creano divisioni e si separano dalla parola di Cristo e dalla prassi bimillenaria della Chiesa. La Chiesa, per 2000 anni, ha sempre e ovunque impedito alle persone, in modo inequivocabile, di ricevere la Santa Comunione se vivono more uxorio con chi non è il loro legittimo consorte e che, allo stesso tempo, formalizzano pubblicamente tale unione non matrimoniale senza alcuna intenzione di astenersi dai rapporti sessuali. Questa prassi universale della Chiesa deve essere considerata come irreformabile perché tocca un punto essenziale dei sacramenti.

Quali sono le sue opinioni sulla Fraternità San Pio X? Ѐ in armonia con la loro posizione?
(pubblicato a parte sul blog di E. Pentin [qui])

Papa Benedetto XVI e Papa Francesco in varie occasioni hanno parlato con comprensione verso la FSSPX. In particolare, ai suoi tempi, come cardinale di Buenos Aires, papa Francesco ha aiutato la Fraternità in alcune questioni amministrative. Una volta Papa Benedetto XVI, dell'arcivescovo Marcel Lefebvre, ha detto: "Era un grande vescovo della Chiesa cattolica". Papa Francesco considera la FSSPX cattolica, lo ha espresso pubblicamente diverse volte. Pertanto, egli cerca una soluzione pastorale, e ha fatto le generose disposizioni pastorali di concedere ai sacerdoti della FSSPX la facoltà ordinaria di ascoltare le confessioni e la facoltà soggetta a condizione di celebrare canonicamente i matrimoni. Più cresce la confusione dottrinale, morale e liturgica nella vita della Chiesa,  più uno capirà la missione profetica dell'Arcivescovo Marcel Lefebvre in uno straordinario tempo oscuro di una crisi generalizzata della Chiesa.

Forse un giorno la Storia applicherà a lui le seguenti parole di sant'Agostino: "Spesso anche la divina provvidenza permette che persino gli uomini buoni siano cacciati dalla congregazione di Cristo da turbolente sedizioni degli uomini carnali. Quando, per amore della pace della Chiesa, sopportano pazientemente insulti o ferite, e non intentano alcuna novità sulla via dell'eresia o dello scisma, essi insegnano agli uomini come Dio deve essere servito con una vera disposizione e con grande e sincera carità. La loro intenzione è tornare quando il tumulto si sia placato. Ma se ciò non è permesso perché la tempesta continua o perché una più violenta può essere suscitata dal loro ritorno, si attengono fermamente al loro scopo di guardare al bene anche dei responsabili dei tumulti e delle agitazioni che li hanno cacciati. Non formano separate conventicole proprie, ma difendono fino alla morte e con la loro testimonianza promuovono la fede che sanno predicata nella Chiesa cattolica. De vera religione 6, 11).

45 commenti:

Alex da Roma ha detto...

Io sono certo che Mons. Lefebvre ha sofferto un vero e proprio martirio, a causa della Fede, e che un giorno sarà dichiarato Santo anche dalla Chiesa. Mons Lefebvre pregate ed intercedete per noi.

Stupendo questo passo del De Vera Religione:
Forse un giorno la Storia applicherà a lui le seguenti parole di sant'Agostino: "Spesso anche la divina provvidenza permette che persino gli uomini buoni siano cacciati dalla congregazione di Cristo da turbolente sedizioni degli uomini carnali. Quando, per amore della pace della Chiesa, sopportano pazientemente insulti o ferite, e non intentano alcuna novità sulla via dell'eresia o dello scisma, essi insegnano agli uomini come Dio deve essere servito con una vera disposizione e con grande e sincera carità. La loro intenzione è tornare quando il tumulto si sia placato. Ma se ciò non è permesso perché la tempesta continua o perché una più violenta può essere suscitata dal loro ritorno, si attengono fermamente al loro scopo di guardare al bene anche dei responsabili dei tumulti e delle agitazioni che li hanno cacciati. Non formano separate conventicole proprie, ma difendono fino alla morte e con la loro testimonianza promuovono la fede che sanno predicata nella Chiesa cattolica. De vera religione 6, 11).

Anonimo ha detto...

OT
http://www.aldomariavalli.it/2018/01/25/se-le-bacchettate-contro-francesco-arrivano-dai-cattolici-progressisti/

Maurizio ha detto...

OT
http://www.corriere.it/cronache/18_gennaio_25/non-abbandonarci-tentazione-traduzione-padre-nostro-chiese-italiane-cambia-fine-anno-213b20fc-020e-11e8-9de1-3d98e5673b79.shtml

Felice ha detto...

Io credo che nei prossimi cinquant'anni (e probabilmente anche meno) o sarà canonizzato Lefebvre o sarà canonizzato Lutero.

Anonimo ha detto...

Pare che Mons Lefebvre abbia fatto un miracolo in una donna cinese.

Anonimo ha detto...

Il senso del testo di S. Agostino, a me pare di capire, non è che questi “buoni” separati, se la tempesta continua, pongono fine alla separazione e rientrano in “piena comunione” con i responsabili della tempesta, ma, al contrario, che essi restano separati proprio per difendere la fede dalla tempesta che continua. Essi aiutano i responsabili dei tumulti e delle agitazioni che li hanno cacciati, non rientrando in “piena comunione” con essi (ciò non è loro possibile per il perdurare della tempesta o per il timore che, con il loro ritorno, ne sorga una più furiosa), ma difendendo fino alla morte e mediante la loro aperta testimonianza la fede.
Resistono apertamente (“in faccia”) a coloro che ne hanno provocato l’allontanamento, continuando da lontano (come i cattolici ai tempi di S. Atanasio, che non frequentavano le Chiese) a professare apertamente la fede, senza operare nel segreto (“conventicola: adunanza segreta di poche persone, solitamente per fini disonesti) e per la necessità di conservare integra la fede, cioè per fare il bene della Chiesa, compresi i responsabili della tempesta
Infatti il testo conclude così: “Il Padre, che vede nel segreto, nel segreto li premia 13…Così la divina Provvidenza si serve di ogni genere di uomini e di esempi per guarire le anime e formare spiritualmente il popolo.”

“Ogni genere di uomini”, ossia anche di uomini che possono apparire ed essere ritenuti dai responsabili dei tumulti “scismatici” o “canonicamente irregolari”, “disubbidienti”.
“Il Padre, che vede nel segreto” sa che essi sono costretti a disubbidire, a restare separati, per difendere la fede e sa che difendendo la fede essi operano il bene anche di chi li ha cacciati. Perché il loro bene è fondato sulla fede.

Questi “buoni”, allontanati per la integrità della loro fede e che non possono tornare finchè la tempesta infuria, sono diversi dagli scismatici. Come precisa S. A. poco sopra, questi ultimi “avrebbero potuto restare, come paglie, nell'aia del Signore fino al momento del vaglio finale, se non avessero ceduto, per eccessiva leggerezza, al vento della superbia e non si fossero, di propria iniziativa, separati..”.
E conclude: “Di conseguenza, la vera religione non va cercata ..né nella feccia degli eretici né nella fiacchezza degli scismatici … ma solo tra quelli che si chiamano cristiani cattolici, o ortodossi, ossia che ne custodiscono l'integrità e seguono la retta via”.

Qui il brano per esteso ed una traduzione che rende più chiaro il senso:
https://www.augustinus.it/italiano/vera_religione/index2.htm:
“È loro intenzione infatti ritornare, una volta cessata la tempesta; oppure - se ciò non è loro concesso sia per il perdurare della tempesta sia per il timore che, con il loro ritorno, ne sorga una simile o più furiosa - non abbandonano la volontà di aiutare coloro che, con i loro fermenti e disordini, ne provocarono l'allontanamento, difendendo fino alla morte, senza ricorrere a segrete conventicole e mediante la loro testimonianza, quella fede che sanno proclamata dalla Chiesa cattolica.

Anna

Anonimo ha detto...

“Papa Francesco sta letteralmente adulterando il cattolicesimo, stravolgendo e falsificando la dottrina; tacendo una parte della verità, per indurci a credere qualcosa che non è esatto, che non è veritiero, sta agendo in maniera intellettualmente disonesta. Ci sta ingannando, ci vuole strumentalizzare: vuole portarci a credere una cosa diversa dal vero.
Ecco perché la frase di papa Francesco, Dio non è cattolico, è assurda: ma certo che Dio è cattolico, invece (come osservava il filosofo Jean Guitton: Mi dispiace per gli altri, ma Dio è cattolico. Il cattolico crede questo, oppure non è cattolico). Dalle sue omelie di Santa Marta e dalle sue udienze generali, appare chiaramente la selezione intenzionale e del tutto arbitraria, del tutto illecita, del tutto fuorviante e tendenziosa, che egli fa della Sacra Scrittura.
Ci limitiamo ad evidenziare il punto-chiave: la radicale "revisione" della teologia dei Novissimi, cioè delle verità ultime del cristianesimo: morte, giudizio, inferno e paradiso. Nell'udienza generale dell'11 ottobre 2017, in Piazza san Pietro, il papa ha detto che non bisogna temere il giudizio finale, perché, parole testuali, “ al termine della nostra storia c'è Gesù misericordioso, per cui tutto verrà salvato. Tutto” (con la parola “tutto” ripetuta due volte ed evidenziata in grassetto nel testo scritto, distribuito ai giornalisti).
Il 23 agosto, sempre in una udienza generale, aveva descritto l'Aldilà come “una immensa tenda, dove Dio accoglierà tutti gli uomini per abitare definitivamente con loro”. Tutti gli uomini? E l'inferno, e il paradiso? Non ci sarà alcuna differenza fra il destino dei malvagi e quello dei buoni? Se il papa la pensa così, allora aveva ragione Eugenio Scalfari nel riferire che, dai colloqui avuti con lui, aveva tratto la conclusione che, per Bergoglio, inferno e paradiso non esistono, tanto meno il purgatorio, perché sono solo miti. Ma il papa si è guardato bene dal citare le parole di Gesù nella loro interezza (Ap. 21, 8): “Ma per i vili e gl'increduli, gli abietti e gli omicidi, gl'immorali, i fattucchieri, gli omicidi e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. È questa la seconda morte. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti “ (Matteo, 22, 13-14). Pochi gli eletti: chiaro, no?
Gesù descrive il Giudizio come un vero giudizio, e l'inferno e il Paradiso, la beatitudine e la dannazione eterna, come delle verità reali, concrete, e non come dei simboli. La dannazione, in particolare, è il destino che attende i malvagi, e quindi non è vero che tutti gli uomini saranno accolti da Dio sotto la sua "tenda" per abitare in eterno con Lui. Come mai tutto il clero, i cardinali, i vescovi, i sacerdoti, e anche i fedeli laici, hanno lasciato correre, mentre Bergoglio diceva quelle cose? Ce n’è abbastanza o no, per trarre la conclusione che il vangelo di papa Francesco non è il Vangelo di Gesù Cristo ?
Dio è buono; dunque, l’inferno non esiste: è una invenzione dei preti: quelli brutti e cattivi, di prima del Concilio; non quelli buoni e bravi, di dopo il Concilio; non quelli di strada, che amano i poveri e i peccatori “in quanto peccatori”, quelli che non sono “rigidi”, ma sempre e solo misericordiosi.
Bergoglio prende quel che gli serve, “lascia” quel che non gli va bene. E fa dire al suo fedelissimo, padre Sosa, che il diavolo non esiste: logico. Se non c’è l’inferno, che ci sta a fare il diavolo? Ma allora da dove viene il male? Mistero. Forse, a ben guardare, non c’è neppure il male. Logico anche questo, in fondo: visto che papa Francesco non parla mai del peccato, né della necessità del pentimento…

Anonimo ha detto...

Nel frattempo il card. Eijk si aggiunge a coloro che chiedono al Papa di pubblicare un documento chiarificatrice su AL:

https://onepeterfive.com/cardinal-eijk-asks-pope-clarify-questions-remarried-divorcees/

Ottima notizia; mi sfugge perché questi prelati si muovano ognuno per conto suo (ora abbiamo: i due cardinali dei dubia, i sei vescovi del documento kazako, e il card. Eijk).

Anonimo ha detto...

Schneider, un grande vescovo!

marius ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
marius ha detto...

Veramente molto azzeccato il brano di S.Agostino che mons. Schneider sceglie per descrivere la Fraternità S.PioX. Ad ogni frase, tra parentesi inserisco un mio commento per esplicitarne l’adeguatezza storica passata e la validità nel presente.

Spesso anche la Divina Provvidenza permette che persino gli uomini buoni siano cacciati dalla congregazione di Cristo da turbolente sedizioni degli uomini carnali
(come è notoriamente appunto successo alla FSSPX).

Quando, per amore della pace della Chiesa, sopportano pazientemente insulti o ferite, e non intentano alcuna novità sulla via dell'eresia o dello scisma, essi insegnano agli uomini come Dio deve essere servito con una vera disposizione e con grande e sincera carità
(proprio come ha sempre fedelmente fatto la FSSPX).

La loro intenzione è tornare quando il tumulto si sia placato
(Proprio così: “la loro intenzione”! Ma quando? a tumulto placato. Cosa è un tumulto? È una rivolta, nel nostro caso è la rivolta modernista introdotta dal CVII, che oggidì più che placarsi infuria sempre più).

Ma se ciò non è permesso perché la tempesta continua o perché una più violenta può essere suscitata dal loro ritorno
(infatti il loro ritorno al presente farebbe andare su tutte le furie i modernisti che già li vedono come fumo negli occhi),

si attengono fermamente al loro scopo di guardare al bene anche dei responsabili dei tumulti e delle agitazioni che li hanno cacciati
(cioè al bene di tutta la Chiesa, e per la conversione e il reditus alla Tradizione Cattolica dei rivoluzionari, perché, se quelli che vogliono intraprendere la scalata si accompagnano con chi tira verso il precipizio, v’è solo il pericolo di cadere tutti quanti nel baratro).

Non formano separate conventicole proprie, ma difendono fino alla morte e con la loro testimonianza promuovono la fede che sanno predicata nella Chiesa cattolica
(infatti è quello che la FSSPX ha sempre fatto fin dall'inizio: non ha fondato una nuova chiesa ma si è sempre attenuta ai principi “extra Ecclesia nulla salus” e “ubi Petrus, ibi Ecclesia”).

2 Corinzi 6:14-18
14 Non lasciatevi legare al giogo estraneo degli infedeli. Quale rapporto infatti ci può essere tra la giustizia e l'iniquità, o quale unione tra la luce e le tenebre?15 Quale intesa tra Cristo e Beliar, o quale collaborazione tra un fedele e un infedele? 16 Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto:

Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò
e sarò il loro Dio,
ed essi saranno il mio popolo.
17 Perciò uscite di mezzo a loro
e riparatevi, dice il Signore,
non toccate nulla d'impuro.
E io vi accoglierò,
18 e sarò per voi come un padre,
e voi mi sarete come figli e figlie,
dice il Signore onnipotente.

Sacerdos quidam ha detto...

La soluzione della crisi nella Chiesa coinciderà per forza di cose con la riabilitazione pubblica di Mons. Marcel Lefebvre e con la conseguente condanna delle 'novità' conciliari, da lui denunciate con coraggio.
I neomodernisti avevano capito benissimo la cosa fin da principio, e per questo motivo provvidero subito ad erigere un 'cordone sanitario' attorno a quel grande Vescovo e alla Fraternità da lui fondata, temendo che clero e fedeli potessero entrare in contatto con loro ed accorgersi di quanto stava accadendo.
Questo pluridecennale inganno sta finendo. Siamo ancora agli inizi, comunque Deo gratias!

NB: Sempre a proposito di 'cordone sanitario': Pentin è stato costretto a pubblicare il brano dell'intervista riguardante Mons. Lefebvre sul suo blog personale, ovviamente perché sul National Catholic Register glie l'hanno censurato...

Anonimo ha detto...

# “Ma se ciò non è permesso perché la tempesta continua o perché una più violenta può essere suscitata dal loro ritorno (infatti il loro ritorno al presente farebbe andare su tutte le furie i modernisti che già li vedono come fumo negli occhi),”

Marius: poco importa se il loro ritorno farebbe infuriare i modernisti (io penso che, almeno quelli più furbi, non aspettano altro che questo: accoglierli a braccia aperte per stritolarli come i FI, o fagocitarli assorbendoli lentamente, come vari “fuoriusciti accolti” , per cui sarebbero ben contenti del rientro).

C’è una “o” tra le due possibilità prospettate (“perché la tempesta continua o perché una più violenta può essere suscitata dal loro ritorno”). E questo presente non è una bonaccia che potrebbe essere sconquassata da una nuova tempesta ancora più grande per il loro rientro. E’ una tempesta in corso. Anzi, tempesta era ai tempi di mons. L. , che pure si fece scomunicare e resistette agli abboccamenti della “piena comunione” nella “tradizione vivente”. Ora è un tornado.


Anna

Anonimo ha detto...

Optime

marius ha detto...

@ Anna
C’è una “o” tra le due possibilità prospettate (“perché la tempesta continua o perché una più violenta può essere suscitata dal loro ritorno”)

Sono d'accordo, Anna: la parte di frase “perché la tempesta continua" è assimilabile a "La loro intenzione è tornare quando il tumulto si sia placato", per la quale appunto osservavo "che oggidì più che placarsi infuria sempre più".

poco importa se il loro ritorno farebbe infuriare i modernisti (almeno quelli più furbi)
Anna, io mi stavo attenendo al brano di S.Agostino che appunto parla di questa possibilità dicendo: "o perché una più violenta può essere suscitata dal loro ritorno".
Bergoglio è certamente furbo e quindi non faccio fatica a capire che abbraccerebbe volentieri e stritolerebbe la potenziale vittima, ma alla stragrande maggioranza dei modernisti ti assicuro che verrebbe il voltastomaco soltanto all'idea di accogliere i tanto deprecati lefebvriani. Guarda p.es. cosa fece l'ex-prefetto della CDF appena prima di essere dimissionato: mise l'impedimento (dottrinale) all'accogliente apertura pragmatica "misericordiosa" e ben programmata di Bergoglio.

Anonimo ha detto...

“Guarda p.es. cosa fece l'ex-prefetto della CDF appena prima di essere dimissionato: mise l'impedimento (dottrinale) all'accogliente apertura pragmatica "misericordiosa" e ben programmata di Bergoglio”.

Marius: guarda che i furbi più furbi non si buttano così in avanti. Fanno la parte del mediano.

L'impedimento (dottrinale) all'accogliente apertura pragmatica "misericordiosa” ? E se fosse stato, andiamo terra terra e guardiamo il contesto della FSSPX, fortemente accordista nei vertici ma fortemente antiaccordista per il resto, un commodus discessus, che i tempi non erano ancora pronti per un rientro in massa ? Una dignitosa via di fuga in attesa di tempi migliori ?

Ci sarà il capitolo generale tra poco. E c’è un gran lavorio.

Anna

P.S.

A proposito di tempesta, mi viene in mente il titolo del video su mons. L: “Un vescovo nella tempesta”

Anonimo ha detto...

Mons. S. dice: “Papa Benedetto XVI e Papa Francesco in varie occasioni hanno parlato con comprensione verso la FSSPX….come cardinale di Buenos Aires, papa Francesco ha aiutato la Fraternità in alcune questioni amministrative. Una volta Papa Benedetto XVI, dell'arcivescovo Marcel Lefebvre, ha detto: "Era un grande vescovo della Chiesa cattolica". Papa Francesco considera la FSSPX cattolica…. cerca una soluzione pastorale, e ha fatto .. generose disposizioni pastorali”:

Qual è il messaggio ? Che oggi, e da tempo, ci sarebbe una tranquilla bonaccia ? Che sarebbe tempo di rientrare ????
Ma davvero crede in quello che verrebbe da credere leggendo queste parole ????

Anna

Aloisius ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Aloisius ha detto...

Nessuno ha però apprezzato il fatto che mons. Schneider ha condannato espressamente il c.d. "spirito del Concilio" e le deturpazioni liturgiche del nuovo rito, confermato dalla stima di mons. Lefebvre.
Non mi sembra cosa da poco, ne' così frequente.
Vescovi, cardinali e sacerdoti, pur pensandolo, non osano dirlo pubblicamente.
E non ha "cerchiobottato"

marius ha detto...

Marius: guarda che i furbi più furbi non si buttano così in avanti. Fanno la parte del mediano.

Cara Anna, ho i minuti contati e non posso dilungarmi come vorrei.
Capisco bene le tue acute osservazioni sulle diverse modalità della battaglia, ma penso che converrai con me che ciò non corrisponde a quanto affermava S.Agostino nel bel passaggio citato da mons. Schneider.
Al di là delle strategie di battaglia che possono essere più oppure meno violente (scontro diretto) o più o meno suadenti (agguato camuffato), quindi più o meno furbe, ciò che conta è che è determinante (anche per noi) è il dato di fatto che il tumulto non è affatto rientrato, anzi la rivoluzione avanza più che mai. Mi pare che sia questo aspetto che S.Agostino metta in risalto nel suo scritto.

Adesso ti saluto, perché ho davanti a me una giornata intera di corso di canto gregoriano...

marius ha detto...

@ Anna

ancora una cosa veloce.
In effetti ricordo che in tempo fa mons. Schneider invitava la SPX ad un rientro veloce...
Ora invece cita questo brano di S.Agostino.
Certo che queste due cose non si accordano per niente.
Delle due una:
o mons. Schneider ha cambiato idea
o mons. Schneider "interpreta" (ahinoi) il pezzo di S.Agostino in un altro modo

mic ha detto...

Marius e Anna,
Io ho l'impressione che mons. Schneider parta da una premessa basata su un dato (disponibilità dei papi) per poi concludere von la citazione di Sant'Agostino.

mic ha detto...

....alla quale non vedo altre interpretazioni che quella ovvia e letterale.

Anonimo ha detto...

Mic: esattamente questo è il punto cruciale: la “disponibilità” dei papi. Ieri sera avevo scritto (ma si è perso):

“Mons. S. dice: “Papa Benedetto XVI e Papa Francesco in varie occasioni hanno parlato con comprensione verso la FSSPX….come cardinale di Buenos Aires, papa Francesco ha aiutato la Fraternità in alcune questioni amministrative. Una volta Papa Benedetto XVI, dell'arcivescovo Marcel Lefebvre, ha detto: "Era un grande vescovo della Chiesa cattolica". Papa Francesco considera la FSSPX cattolica…. cerca una soluzione pastorale, e ha fatto .. generose disposizioni pastorali”:

Qual è il messaggio ? Che oggi, e da tempo, ci sarebbe una tranquilla bonaccia ? Che sarebbe tempo di rientrare ????”

La disponibilità dei papi va vista in senso sostanziale, non formale: abbiamo forse visto una lotta di questi papi contro il modernismo e a difesa della Tradizione ? No. Abbiamo visto il tentativo di assorbire la Tradizione tra le varie “sensibilità” della Chiesa, di farne un correttore di eccessi liturgici, uno degli elementi antitetici produttivi di una nuova sintesi nella continua evoluzione della “tradizione vivente”.

Non c’è nessuna disponibilità verso la Tradizione, quale unico volto della fede cattolica. La verità non può essere accompagnata ed accomunata all’errore. Così la Tradizione non può convivere col modernismo. Questa disponibilità da parte di papi che hanno promosso e portato avanti la rivoluzione, gradatamente e velatamente o rapidamente e con violenza è una falsa disponibilità. Non bonaccia ma tornado.

Anna

mic ha detto...

Aloisius,
Il tuo commento equilibrato e le mie affermazioni chiare non bastano a scalfire le corazze, difficili da deporre anche se in certe circostanze sono indispensabili...
Credo che mons. Schneider per quello che è dice e fa meriti maggior credito.

Sacerdos quidam ha detto...

"...La loro intenzione è tornare quando il tumulto si sia placato. Ma se ciò non è permesso perché la tempesta continua o perché una più violenta può essere suscitata dal loro ritorno, si attengono fermamente al loro scopo di guardare al bene anche dei responsabili dei tumulti e delle agitazioni che li hanno cacciati. Non formano separate conventicole proprie, ma difendono fino alla morte e con la loro testimonianza promuovono la fede che sanno predicata nella Chiesa cattolica."

Così si chiude la citazione di S.Agostino riportata da Mons. Schneider in riferimento alla situazione attuale della Fraternità San Pio X, con un: "ma se ciò [il ritorno] non è permesso...".

Non comprendo dunque le più o meno velate accuse rivolte a Mons. Schneider di voler 'adescare' la FSSPX, del tutto infondate. Monsignore con queste parole sta elogiando la FSSPX proprio per la sua prudenza nell'accettare accordi, oltre che per la sua cattolicità che resta perfettamente intatta anche se per il momento non è possibile un 'ritorno' a livello canonico.

Mi sembra inoltre che Mons. Schneider ci sia andato giù piuttosto pesante, con riferimenti critici, seppur generali, al Concilio vero e proprio e non solo al suo 'spirito' e neppure al postconcilio, quando ha affermato con chiarezza:
"su larga scala c'è un processo - già iniziato con il Concilio Vaticano II - di una conformazione al mondo", "c'è, dal Concilio Vaticano II, una tendenza chiaramente sviluppatasi di piacere al mondo".
Va bene la prudenza, vista la situazione, ma riconosciamo il bene dove c'è.
Personalmente, rinnovo a Mons. Schneider tutta la mia gratitudine per ciò che ha detto in quest'intervista.

marius ha detto...

Il tuo commento equilibrato e le mie affermazioni chiare non bastano a scalfire le corazze, difficili da deporre anche se in certe circostanze sono indispensabili...
Credo che mons. Schneider per quello che è dice e fa meriti maggior credito.


Cara Mic,
visto che in questo post i commentatori non sono numerosissimi andando per esclusione devo desumere che l'accenno alle corazze sia da indirizzare a me per il fatto che non avrei valorizzato mons. Schneider segnatamente sull'argomento sostenuto da Aloisius?


viandante ha detto...

Credo anch'io che in queste circostanze sia importante valorizzare quanto Mons. Schneider e altri vanno dicendo.
Anche perché questo loro lavoro di avvicinamento va incoraggiato e lodato. Penso sia stato anche il cammino di molti di noi.
Data poi la responsabilità che alcuni di questi prelati ricoprono non è sempre facile per noi sapere quanto, di ciò che dicono o più ancora di ciò che non dicono, sia dovuto a prudenza.
Anche i confronti con altre personalità del presente o del passato non sono sempre proponibili.
Come dicevo l'altro giorno, un esercito è composto da diversi gruppi (corpi) ognuno con proprie specialità e funzioni. Questo vale anche per la Chiesa militante: ognuno di noi è incorporato e dotato di speciali talenti che magari altri non hanno e allo stesso modo gli altri hanno prerogative che noi non conosciamo. L'importante è che ognuno risponda presente al momento giusto e laddove si trova a operare.
Mons. Schneider non é Lefebvre, non è Atanasio, ma credo che con altri stia lentamente portando avanti il suo compito. Auguriamoci di saper fare altrettanto nel nostro piccolo.
E chiediamo aiuto per loro, perché a volte comunque, anche i soldati notano gli errori dei loro comandanti... E se va male ai comandanti, spesso non va meglio ai soldati.
Altrimenti detto, un sacerdote (figuriamoci un vescovo o un cardinale) non va mai da solo nè in Paradiso né all'Inferno.

mic ha detto...

Caro Marius,
Effettivamente, in base alla mia sensibilità, avrei evitato di cercare il pelo nell'uovo. Con questo non intendo dire che mons. Schneider debba essere immune da critiche in assoluto. Ma nel contesto citato da te e Anna ho detto come la vedevo. E mi sembra la conclusione più ovvia che dovrebbe escludere altre inutili diatribe.
In ogni caso, alla fine, per la Fraternità sarà quello che Dio vorrà. Io ho rinunciato da un pezzo sia all'accordismo che al suo contrario. E non solo perché sono stanca di discutere ma soprattutto perché sono convinta che è qualcosa di più grande di me.

mic ha detto...

Ancora per Marius, sul "segnatamente sull'argomento sostenuto da Aloisius".
Aloisius ha fatto un'osservazione che condivido. Ma non significa che fosse necessario fare dei peana. Più che altro mi riferivo alle vostre osservazioni reiterate anche dopo il mio chiarimento su ciò che a me pareva lapalissiano. Ma penso non valga la pena discuterne oltre.

marius ha detto...

Cara Mic,
il mio primo intervento è stato questo: 26 gennaio 2018 21:28 :
ti sembra che io non abbia valorizzato mons. Schneider? (e lo chiedo anche a tutti coloro che sostengono che primariamente andava valorizzato mons. Schneider)
In questo mio primo intervento hai forse trovato l'ombra di una critica?
Non credo proprio, perché io per primo ho curato molto consapevolmente ad evitarne qualsivoglia, ben sapendo che ultimamente si bada di più a vedere se si parla pro o contro ad una persona piuttosto che chinarsi sull'argomento di riflessione proposto dal commentatore di turno.
Io mi sono soltanto espresso su un passaggio che mi ha colpito e che riguarda un tema che mi sta a cuore. E ciò mi sembra più che legittimo, non credi?
Quel che è seguìto non è stato altro che un mio interloquire a tono nella discussione che si stava sviluppando dicendo semplicemente la mia.

Ma se così non va bene, bisognerebbe chiarire in anticipo se nei commenti di un dato post ci si aspetta che unicamente si valorizzi il personaggio proposto all'attenzione di quel dato post. Cito qualche esempio che mi viene in mente in ordine sparso vagamente cronologico partendo da lontano: don Elia, Mons. Negri, il cardinale Müller, don Minutella, il cardinale Sarah, il prete pedofilo, tutti casi in cui ricordo che chi scriveva "fuori dal coro" veniva più o meno "bacchettato" solo per il fatto di non essere unanime. Scusa la franchezza, ma davvero talvolta non mi è più tanto chiaro quali siano le “regole di comportamento” adeguate per partecipare a questa agorà. Lo dico con tutto il rispetto e l’affetto per te che tu ben conosci.

Anonimo ha detto...

@ Sacerdos quidam: “Non comprendo dunque le più o meno velate accuse rivolte a Mons. Schneider di voler 'adescare' la FSSPX, del tutto infondate. Monsignore con queste parole sta elogiando la FSSPX proprio per la sua prudenza nell'accettare accordi, oltre che per la sua cattolicità che resta perfettamente intatta anche se per il momento non è possibile un 'ritorno' a livello canonico.”

In un’intervista concessa al sito spagnolo ADELANTE LA FE un anno fa mons. S ha rilasciato queste dichiarazioni:

“Sono convinto che nelle attuali circostanze, Mons. Lefebvre avrebbe accettato la proposta canonica di una prelatura personale senza esitazione ”

“Le ordinazioni episcopali sono stati fatti nel 1988 perché in buona coscienza pensava che doveva farlo, come un atto estremo, e, allo stesso tempo, ha detto che questa situazione non dovrebbe durare a lungo”

“Se rimanete canonicamente autonomi per troppo tempo, si corre il rischio di perdere una caratteristica della Chiesa cattolica”

“Ho chiesto a Mons. Fellay non ritardare la sua accettazione più a lungo, e ho fiducia nella Provvidenza, anche se non posso averne la certezza al 100% ”

“E’ mio grande desiderio che la Fraternità San Pio X possa essere riconosciuta e stabilita all’interno della struttura regolare della Chiesa nel più breve tempo possibile, e questo sarà per il bene di tutti, per loro e per noi. In realtà sarà una nuova forza in questa grande battaglia per la purezza della fede.”

“Ho detto a Mons. Fellay: “Monsignore, abbiamo bisogno della vostra presenza [con Roma] per unirci con tutte le forze buone della Chiesa.”

Sui “Dubia a queste esternazioni di mons. Schneider sulla Fraternità San Pio X – di Cesare Baronio” v. qui:
https://www.riscossacristiana.it/la-fraternita-s-pio-x-e-laccordo-con-roma-unintervista-di-mons-schneider-e-il-commento-di-cesare-baronio/

Mons. S., con le dichiarazioni che stiamo commentando, sta reiterando queste sue opinioni oppure sta esprimendo un cambiamento di rotta (delle due l’una) ?

Siccome non manifestava alcun ripensamento, io ho inteso le sue parole alla luce delle opinioni che ha sempre espresso chiaramente (non è un’accusa attribuirgli ciò che ha dichiarato espressamente), considerati anche la premessa sulla disponibilità degli ultimi due papi e il riferimento alle conventicole segrete.

Anna

P.S. Voglio precisare che apprezzo molto questo vescovo (come apprezzo molto i suoi interventi, anche se non concordo in tutto) e ne ammiro il coraggio. Le critiche non sono attacchi. Forse sono stata brusca e sbrigativa, per cui poteva apparire che attribuissi a lui il ruolo di “mediano” dalle manovre fraudolente. Non lo penso. Penso che sia animato da un profondo amore per la Chiesa e la sua Tradizione.

mic ha detto...

ti sembra che io non abbia valorizzato mons. Schneider? (e lo chiedo anche a tutti coloro che sostengono che primariamente andava valorizzato mons. Schneider)

ma il punto non è valorizzare Schneider (è stata una semplice osservazione di Aloisius e io ti ho detto che non richiedeva di mettersi a fare dei peana) non era necessario che lo si valorizzasse da parte tua o di altri.
Invece in soldoni si tratta di dire che una volta tanto che c'è un pastore che riconosce cose che altri non hanno riconosciuto e parla con parresìa, e nella temperie in cui siamo, andrebbe piuttosto sostenuto e incoraggiato anziché star lì a trovare il pelo nell'uovo su una questione sulla quale secondo me non c'erano dubbi.

Francamente trovo queste puntualizzazioni più estenuanti che utili...

Anonimo ha detto...

Fuori d’argomento.

La lettura di quest’articolo, già citato, d’Aldo Maria Valli: http://www.aldomariavalli.it/2018/01/25/se-le-bacchettate-contro-francesco-arrivano-dai-cattolici-progressisti/ è estremamente interessante.

Sembra che le dichiarazioni del papa in Cile abbian suscitato molto di più d’un semplice malumore, indignazione vera e propria, se non ira, tra i cattolici progressisti, sia in Europa sia in America.

Il “National catholic reporter” (americano) accusa il papa d’aver “ingiustamente calunniato” i contestatori del vescovo Barros; le sue parole sono state “perlomeno vergognose”; abbiamo assistito a una “sceneggiatura familiare”, intesa in sostanza a coprire un colpevole (d’omissione) gettando il discredito su chi l’accusa; le affermazioni del Santo Padre sono “mistificanti”; quel che ha detto equivale a un pugno nella pancia alle vittime; alla fermezza dichiarata da papa Bergoglio in questa tragica vicenda non han corrisposto comportamenti conseguenti; eccetera. “Quando si tratta di far fronte al clericalismo che è a fondamento dello scandalo pedofilia, il volto impietrito del papa fa parte del problema”: son sempre parole del “National catholic reporter”! Commento del Valli: “Qualcosa si è forse incrinato? Si stanno aprendo crepe all’interno di un certo tipo di narrazione? Si sta forse sostenendo che quel ‘volto impietrito’ corrisponde, più di altri, al vero volto del papa?”

Parole durissime anche quelle degli aderenti al movimento internazionale “Siamo Chiesa” e alla “Rete europea ‘Chiesa in movimento’”, che fanno la storia della nomina, voluta da Francesco I nonostante fosse stato avvertito, del Barros a vescovo d’Osorno. Conclusione del documento: “Papa Francesco, parlando con un giornalista prima di lasciare il Cile, ha detto che non c’erano prove nei confronti di Barros ed ha accusato di calunnia le vittime degli abusi, ma senza alcun dubbio le vittime di Karadima – che il papa ha rifiutato di incontrare – sono risultate del tutto credibili”. Il Valli: “Occorre notare che il documento di ‘Noi siamo Chiesa’ ha per titolo ‘La credibilità di papa Francesco sulla pedofilia del clero è stata compromessa durante il viaggio in Cile’. Non si parla semplicemente di un passo falso, ma di credibilità compromessa”.

Io non so se queste critiche colgan nel segno (ho l’impressione di sì, almeno in gran parte; quel ch’è certo è, come minimo, che il papa parla spesso e volentieri senza riflettere). Ma noto a ogni modo che importanti e influenti circoli progressisti usan parole di fuoco, che sembrano anche andar oltre la già gravissima questione della pedofilia e implicare un giudizio complessivamente negativo sull’intero pontificato.

Maso

marius ha detto...

ma il punto non è valorizzare Schneider (…) andrebbe piuttosto sostenuto e incoraggiato anziché star lì a trovare il pelo nell'uovo su una questione sulla quale secondo me non c'erano dubbi.

“andrebbe sostenuto e incoraggiato”, cioè col sinonimo che ho usato io andrebbe appunto “valorizzato".
E chi lo vieta? Io non di certo.
E Anna, l’unica che ha parlato del medesimo argomento, neppure.
Un modo positivo e non polemico a priori di porsi è quello di dire semplicemente il proprio pensiero anziché recriminare agli altri di non aver detto.
La metà titolo del post parla della missione profetica di Marcel Lefebvre. Altri a loro buon diritto sono intervenuti sulla prima metà, io sono intervenuto su quello.
E l’argomento scottante riguardo alla “creatura” di mons. Lefebvre è appunto la questione del cosiddetto “rientro” su cui mons. Schneider si era già espresso nel passato recente.

Qui invece Schneider fa una cronistoria nella quale narra dei fatti realmente accaduti o presenti, cioè una certa loro documentata disponibilità nei confronti della FSSPX. Su questo non ci piove.
Ritengo che Mons. Schneider abbia tratteggiato con fedeltà e rigore l'istoriato recente del rapporto tra i Papi e la Fraternità.

Quindi da questa parte storica di per sé non emerge niente di ché sul suo pensiero riguardo al cosiddetto "rientro" (giurisdizionale) della Fraternità.
La citazione di S.Agostino viene semplicemente giustapposta a mo' di finale senza che venga da lui indicato esplicitamente alcun nesso.

Come è vero dunque che basandosi esclusivamente su questo testo non emerge alcuna contraddizione nella discorso di mons. Schneider, non posso comunque non riandare con la memoria ad alcuni suoi interventi su cui si discusse anche su questo blog (scusate se ora non sono in grado di ripescarli, ma vedo che Anna, documentatissima ne ha fatto un ottimo florilegio) in cui egli auspicava un pronto "rientro" della Fraternità, con le motivazioni che secondo lui bisogna unire le forze buone, che mons. Lefebvre al giorno d'oggi (secondo lui) l'avrebbe realizzato, che è ormai ora di non più insistere sul CVII perché esso è soltanto pastorale e quant’altro.

(continua)

marius ha detto...

(continuazione)
Sta di fatto che quando si sente parlare mons. Schneider vien da sé di considerare queste sue idee a suo tempo espresse. Nel nostro caso particolare di questa sua ultima intervista mi sono incuriosito per vedere se per caso le ripeteva ancora.
Come detto sopra, un accenno esplicito non appare.
Implicitamente invece, dalla giustapposizione del suo excursus storico accanto alla citazione di S.Agostino (i messaggi possono passare anche attraverso la giustapposizione non commentata di concetti, non necessariamente da una loro verbalizzazione), come ha osservato Anna, si potrebbe arguire, anche ben conoscendo la mens già espressa in precedenza, che egli voglia indicare la necessità di un'accettazione della disponibilità e della cortesia dei Papi, in particolare di Francesco I, identificando la disponibilità cortese dei papi con il termine della bufera, anche perché storicamente si sa che PVI e GPII non furono affatto né cortesi né disponibili.

Quindi anch'io come te, Mic, non vedo altre interpretazioni che quella ovvia e letterale.
Ma il fatto che ci sia la disponibilità dei papi non indica affatto che il tumulto (conciliare) sia terminato e che la Chiesa abbia finalmente ritrovato la sua Tradizione. La disponibilità dei papi è un dato di cortesia e di benevolenza, mentre il ritorno alla Tradizione è un dato completamente diverso, eminentemente dottrinale. Quale dei due è quello importante e determinante per noi?

Mi viene in mente la questione luterana che, secondo Bergoglio, deve essere superata come una "diversità riconciliata": quando sentiamo simili argomentazioni papali ci vengono giustamente i capelli ritti a raggiera: anche qui il sentimento, il volersi bene, il valorizzare quanto c'è di buono, guardare a quel che ci unisce dovrebbe avere il sopravvento sui contenuti irrinunciabili della nostra Fede.
Se non la vediamo affatto così riguardo al problema del luteranesimo in rapporto alla Chiesa non vedo perché dovremmo cambiare concezione al mutare del campo d'azione, che in questo caso coinvolge il rapporto tra la Chiesa e la FSSPX. Il principio è sempre lo stesso anche se la dinamica è opposta in quanto le posizioni sul campo dell'eresia e dell'ortodossia qui sono speculari rispetto al caso del Luteranesimo. È come se vi fosse stato un cambio campo nella “partita”, allora tra luterani nel campo di sinistra e Chiesa nel campo di destra, ora tra Chiesa nel campo di sinistra e lefebvriani nel campo di destra, ma il gioco è sempre il medesimo.

Per questo motivo questo argomento del cosiddetto “rientro” non è certo un andare a cercare il pelo nell’uovo.
E il fatto che mons. Schneider sembri propendere per una soluzione non dottrinale, malgrado abbia espresso con parresia delle ottime critiche al CVII, lascia supporre che non ne tragga ancora le debite conseguenze pratiche.
Preghiamo per lui.

viandante ha detto...

Il limite di certe discussioni su tematiche molto attuali e in divenire è quello di non considerare l'importanza e la necessità del fattore tempo.
Ben fanno coloro che accennano a eventuali contraddizioni nelle opinioni di uno o più interlocutori, ma almeno altrettanto bene fanno coloro che evidenziano i progressi e le aperture degli stessi.
Per questo motivo a volte credo sia più utile guardare alla sincerità e coerenza della ricerca della verità (nel limite del possibile) piuttosto che accentuare le differenze tra il prima e il dopo delle opinioni di una persona. Poi alla fine a noi ciò che interessa è il risultato prima ancora che l'opinione personale di qualcuno. A noi interessa che l'altro possa raggiungere la verità (magari aiutando anche noi a focalizzarla meglio), piuttosto che cercare tutti i punti in cui si sta contraddicendo.
Io dico, ma se sta cambiando rotta, ovvio che si notino cose in contrasto con quelle di prima!
Quindi il farle notare, potrebbe essere un modo per meglio considerare il coraggio, l'umiltà e la sincerità della persona.
La pazienza è un nostro grande alleato, è il saper attendere attivamente che il Signore diriga i nostri cuori nel tempo che Lui ha a noi assegnato guardando sempre verso la meta.

irina ha detto...

Alcune linee generali(a mio parere): è ottimo che nell'insieme ci siano posizioni diverse, chi si rallegra per i passi avanti e chi si duole per i passi ancora da compiere, non ancora compiuti.Questo finchè siamo sul piano della conversazione quotidiana.
Quando però si scende o si dovesse scendere nel fare, ritengo che, oggi e dico specialmente oggi con il caos eretto a sistema, la linea da seguire è la seconda, quella che guarda alle pulci. Perchè siamo stremati, fiaccati da tanti ostacoli, pieni noi stessi di pulci, che non possiamo permetterci di far sconti a nessuno, neanche ad altre pulci.
Non siamo noi, nè lo è la chiesa oggi, forti e gagliarde comunità di recupero, con solida Fede, certa Dottrina, specchiata Morale tanto da poter dire a chi passa passa, prego entri. No, non possiamo permettercelo, nè possiamo permettere a chi si è mantenuto lindo e pulito, altrove, di entrare al fine di spulciare tutti, noi, la chiesa e le periferie.

viandante ha detto...

Oggi la linea da seguire è la seconda: dolersi per i passi ancora da compiere

Mi scusi Irina ma una posizione così categorica proprio non la condivido. Capisco l'importanza dello stimolo, della correzione e magari anche della "punizione", ma ritenere questa la sola strategia utile oggigiorno, no.
Se non sappiamo usare con gli altri un po' di quella misericordia che il Signore usa con noi, non stiamo percorrendo la strada che il Vangelo ci indica.
Che poi sia una cosa positiva il sapere che abbiamo ancora molta strada da fare è altrettanto vero, ma siamo uomini. Viviamo nel tempo concessoci per cercare di convertire al massimo la nostra vita verso Gesù. E spesso inciampiamo. Ma ci fortifica il sapere che sempre il Signore ci attende e che la sua Chiesa sempre ci procura i sacramenti necessari alla nostra santificazione. Una chiesa comunque fatta di uomini come noi, umanamente con dei limiti e delle incongruenze. Non possiamo e non è nostro compito separare il bene dal male. Valutare i limiti di ognuno è fin troppo umano, più importante è valorizzare i progressi sulla strada della santificazione che ognuno compie.

E questo vale soprattutto nei confronti dei sacerdoti.
Le faccio l'esempio di un giovane sacerdote che per imparare l'inglese chiese di poter essere assegnato ad una parrocchia, dove si prestava cure d'anime a una comunità anglofona. Ebbene gli si disse che però per antica consuetudine, una volta alla settimana lì si celebra anche il rito tridentino che andava quindi imparato. Cercò di impararlo senza perdere troppo tempo, per poter poi imparare anche l'inglese. Ma quella Messa adagio adagio lo coinvolse e lo portò a maturare un suo importante ritorno alla Tradizione. Ora celebra la Messa di sempre con convinzione anche se la cosa non gli è facile e non sempre possibile. Tra l'altro insegna dogmatica nel locale seminario e viene strettamente controllato.
Un simile sacerdote va incoraggiato, va aiutato in vari modi. Non è stupido e sa che ci sono ancora molte cose che deve studiare, capire e mettere in pratica. E noi dovremmo "boicottarlo" perché non celebra ancora con quella naturalezza e con quel rigore di altri sacerdoti?
E poi ci lamentiamo che non ci sono preti a celebrare le Messe tridentine? Cerchiamo di essere più aperti nei confronti di coloro che dimostrano interesse, apertura per la Tradizione, anche se ancora un poco esitanti.

irina ha detto...

Caro Viandante,
ho tracciato delle linee generali che riguardano le pulci, lei mi porta un esempio virtuoso, lindo e pinto. Non sono stata chiara. Quando dico che non dobbiamo caricarci le spalle, perchè siamo fiaccati da mille pesi, intendo di non sopravvalutare le nostre forze, es: bussa un ateo, tossicodipendente, di quelli che devono essere seguiti a vista, giorno e notte, da maschi nerboruti, bisogna dire di no, per lui e per noi, indirizzarlo altrove, comunque capire che il peso è troppo per noi che a stento riusciamo a tenerci diritti mentre infuria la tempesta. Oppure bussa una pubblica peccatrice , mentre tiriamo su tante giovani timorate di Dio, bisogna dire di no. Come lei sa chi va con lo zoppo impara a zoppicare. Che infondo è lo stesso discorso quando si riempie una classe con casi difficili più numerosi di quelli facili, dopo poco sono tutti diventati casi difficili.Il medico pietoso fece la piaga verminosa, tanto per intenderci. Equilibrio. Equilibrio. Il bravo sacerdote che studia l'inglese, studia il latino per celebrare il rito tridentino lo si lascerà studiare in pace, rispettando i suoi tempi di apprendimento. Se nella parrocchia ho una ventina di giovani coppie affannate, in crisi di crescita familiare, non farò entrare qualche maliarda in cerca di compagnia. Mi sono spiegata? Possiamo solo affrontare l'ordinaria amministrazione non la straordinaria. Il Monachesimo com'è nato? E' nato proprio perchè nelle città, nei grandi borghi non era possibile dedicarsi a Dio, allora ci si è appartati, in una radura, in cima a un monte si è costruito un muro, un portone con chiavistello e ci si è chiusi dentro.
La preghiera di quei monaci, il loro lavoro fisico ed intellettuale ha salvato una civiltà e convertito i barbari, per vie che solo Dio conosce. Credo che noi siamo un po' a questo punto, caro viandante, non siamo in convento, ognuno di noi è nella sua stanza e questo battere sulla tastiera è parte del nostro Opus Dei, che solo Dio distribuirà poi dove e come sarà necessario.

viandante ha detto...

Certo, nei casi da lei citati concordo anch'io che non dobbiamo sopravvalutare le nostre forze. Sono d'accordo.
Qui si parlava però di fare le pulci a persone che tossicodipendenti non sono, ma che stanno lentamente, magari anche a fatica, riscoprendo la strada maestra.
Poi é evidente che ognuno ha la sua responsabilità e capacità. Neanche io se non ho le capacità non mi devo mettere a seguire un tossicodipendente, un ateo radicale e fortemente anticlericale, o anche semplicemente una donna di troppo facili costumi.
Ma su questo mi pare che siamo d'accordo.

Anonimo ha detto...

@maso

Sto seguendo con attenzione anch'io questi attacchi dell'ala progressista. Se si fossero limitati a quelli del card. O'Malley, non avrei avuto retropensieri: il cardinale semplicemente conosce bene il problema e ha criticato alcune sparate davvero eccessive (indipendentemente dalla colpevolezza o no dell'imputato). Ma le dichiarazioni di altri gruppi che parlano di "credibilità minata" evidentemente vanno oltre. Mi chiedo se, semplicemente, non siamo nella tipica situazione in cui il "rivoluzionario" viene rivoluzionato da chi è più rivoluzionario di lui. Questo potrebbe essere molto interessante.

@viandante Io dico, ma se sta cambiando rotta, ovvio che si notino cose in contrasto con quelle di prima!
Esatto. Non è un bene questa evoluzione del pensiero? Io non la noto solo in mons. Schneider, ma anche in molti altri, anche relativamente o piuttosto lontani dalla sensibilità "tradizionale". Non faccio nomi perché sennò la discussione degenera. Se si leggono le loro dichiarazioni degli ultimi due/tre anni si nota un trend evidente (io lo chiamo "alzare il tiro"). Segno che la realtà "corrode" le opinioni di queste persone, e siccome diventa sempre più "corrosiva", questi non rimangono arroccati. Bene, perché se si pensa di arrivare, prima o poi, ad una revisione critica degli ultimi decenni, questa evoluzione è necessaria.

viandante ha detto...

@Fabrizio Giudici
Certo che è buona cosa. Per questo io invitavo a non essere troppo fiscali, ma a considerarli con una certa indulgenza.
Concordo appieno con quanto dice.

irina ha detto...

@viandante
riguardo ai ritorni sulla strada maestra, posso testimoniare, il percorso è lungo, non facile; difficile trovare la persona o le persone che possano comprendere il tuo percorso nella sua unicità. A parole si trova pure ma, prima o poi ti accorgi che l'altro fino in fondo non sa e non può capire. L'unico è il Signore, ad ogni svolta comprendi sempre meglio che l'Unico è proprio e solo Lui. Direi che il ritorno sulla strada maestra è un approfondimento della Fede di cui ti rendi conto di aver capito ben poco anche se sono dieci, venti, trenta anni che ogni volta ti sei sentito certo di essere quasi arrivato. La strada del ritorno non è facile, esauriti i primi entusiasmi ci sono soste e riprese, un disincanto ma anche una semplificazione salutare, uno svanire di tante illusioni ed un trovarsi poi più veri, più autentici, dolore e gioia intrecciati.Questo e tanto ancora, occorre spazio,occorre tempo e quando richiesto schiettezza nelle risposte, precise, semplici, oneste, fraterne, lievi.

marius ha detto...

La questione è molto semplice:
occorre stare ben attenti a non confondere
-il piano (inter)personale dei rapporti umani della vita quotidiana (dove va applicata in primis la prudenza e la misericordia)
-dal piano delle idee espresse pubblicamente (dove va applicata in primis la chiarezza di giudizio e la parresia).

Mons. Schneider è un personaggio pubblico che si esprime pubblicamente e che viene ascoltato e seguito da decine di migliaia di persone in un sol colpo. La nostra acutezza di giudizio espressa pure pubblicamente con rispetto può essere d'aiuto a qualche manciata di quelle migliaia nell'indirizzarsi in modo più preciso verso una posizione più autenticamente cattolica. E non è escluso che anche mons. Schneider stesso possa usufruirne direttamente.