Il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace per il 2013, presentato nei giorni scorsi, ha avuto vasta eco in tutto il mondo, con una differenza: mentre i media internazionali hanno sottolineato l’appello di Benedetto XVI a cambiare modello economico, in ragione delle conseguenze di quello attuale sui diritti sociali e la persona, in Italia, invece, è stato letto un altro Messaggio. Padre Federico Lombardi è stato dunque costretto alla seguente precisazione:
© Copyright Radio VaticanaAnche questa volta è successo che un documento importante e molto ricco sia stato presentato da molte voci e testate italiane in modo del tutto parziale e travisato. È successo perché in un breve passaggio ritorna sulla visione del matrimonio fra un uomo e una donna, come profondamente diverso da forme radicalmente diverse di unione e afferma che ciò è riconoscibile dalla ragione umana e, insieme agli altri principi essenziali di una corretta visione della persona e della società, anzitutto la tutela della vita, va difeso se si vuol costruire la pace su solide basi e cercare con lungimiranza il bene della società umana. Com’è noto, è la visione che la Chiesa non si stanca di ribadire in un tempo in cui questo punto appare continuamente sotto attacco in molti Paesi. Non c’è da stupirsene. La reazione appare quindi scomposta e sproporzionata, fatta di grida più che di ragionamenti, quasi intesa a intimidire chi vuole sostenere liberamente tale visione nella pubblica arena.Non solo, ma la reazione viene ad oscurare molti aspetti dello stesso Messaggio del Papa di straordinaria attualità e forza, che andrebbero invece meditati con grande attenzione e su cui è giusto richiamare l’attenzione. In tempi di dilagante disoccupazione, l’affermazione netta da parte del Papa del diritto al lavoro come essenziale per la dignità della persona umana suona come un grido di allarme, che chiede una riflessione molto più profonda e decisa sulla trasformazione dei “modelli di sviluppo” che ci hanno portato al punto in cui siamo e in cui sono assenti quei principi di fraternità, solidarietà, gratuità che devono garantire la dimensione veramente umana dell’ordine economico, sociale, politico. E il Papa ricorda anche con forza che il problema della crisi alimentare è assai più grave di quello della crisi finanziaria: la fame continua a imperversare nel mondo e ce ne dimentichiamo troppo facilmente. Troppa gente muore di fame. L’Enciclica “Caritas in veritate” di Papa Benedetto, e la famosa “Pacem in terris” di Giovanni XXIII, di cui fra poco ricorre il cinquantesimo anniversario, già ci guidavano a impegnarci in queste direzioni.In sostanza, il Messaggio dice cose urgenti e fondamentali per l’umanità di oggi, che non vanno dimenticate per il solo fatto che chiede di opporsi a una “equivalenza giuridica” fra il matrimonio fra un uomo e una donna e “forme radicalmente diverse di unione”. Invitiamo tutti a una lettura completa e obiettiva del documento.
2 commenti:
...trasformazione dei “modelli di sviluppo” che ci hanno portato al punto in cui siamo e in cui sono assenti quei principi di fraternità, solidarietà, gratuità che devono garantire la dimensione veramente umana dell’ordine economico, sociale, politico.
La fraternità, la solidarietà, la gratuità sono gusci vuoti senza il Signore... e in altri punti il Papa lo dice.
Senza un patrimonio di valori oggettivi trasmissibile di generazione in generazione orientare la propria esistenza si rivela impossibile, impensabile poter dare un significato a istinti ed emozioni che di per sé sono alogici.
Saranno altri a farlo per noi, secondo i dettami di una illimitata libertà mascherata da pseudo-scienza.
Questo è il sogno del Matrix progressista e di tutti gli ideologi d’ogni tempo («grandi pianificatori e condizionatori», così li chiama C.S. Lewis, Riflessioni cristiane, tr. it., Gribaudi, Milano 1997).
Alcuni, più ingenui, potranno chiedersi perché mai sia necessario supporre che costoro siano malvagi. A questa obiezione si può rispondere come fa Lewis: la vera tragedia non sta nella malvagità degli ideologi e del loro desiderio di plasmarci a misura della propria ideologia. Sta nel fatto che si tratta di «uomini che hanno sacrificato la loro parte di umanità tradizionale per dedicarsi al compito di decidere quale senso attribuire per il futuro alla parola «Umanità». «Buono» e «cattivo», applicato ad essi, sono parole senza contenuto: perché è da loro che dovrà trarsi d’ora in poi il senso di queste parole» (Ibid., p. 66).
Qualora avesse successo la costruzione di un uomo artificiale assemblato secondo un disegno ideologico, allora questi uomini privi di umanità avranno abolito l’uomo.
Non è detto, osserva di nuovo Lewis, che gli uomini “prodotti” a tavolino dagli ideologi siano uomini infelici, tutt’altro. Il guaio è che «non sono affatto uomini, ma semplici artefatti. La conquista finale dell’Uomo si è rivelata l’abolizione dell’Uomo» (Ibid., p. 67).
Così, voler conquistare l’ultimo segreto dell’uomo conduce ad abolirlo, ridurlo a semplice artefatto porta al disastro antropologico.
Per poter offrire all’uomo la salvezza soprannaturale occorre almeno che vi sia una natura umana da salvare, occorre dunque battersi, come Benedetto XVI, vero operatore di pace, contro l’abolizione dell’uomo.
Semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore, nostro amato Papa, in questa battaglia non ti mancherà il nostro sostegno.
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