Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 27 dicembre 2012

Un rilievo importante sulla Messa di Natale del Santo Padre: il GRADUALE al posto del Salmo responsoriale

Dal blog americano di p. John Zuhlsdorf :

« Durante la prima Messa di Natale celebrata dal Santo Padre la notte del 24 dicembre, alle 22, è accaduto qualcosa che tutto il mondo dovrebbe conoscere. Invece del “salmo responsoriale” [che nella forma ordinaria si inserisce tra la prima e la seconda lettura], la schola e i cantori hanno intonato il Graduale. L’assemblea non l'ha cantato. Le persone hanno avuto occasione di partecipare ascoltando. Che benedetto sollievo. Il Santo Padre predica con l'esempio, evidentemente. Possa essere così infranta la ferrea presa del canto esclusivamente assembleare ! »

Cliccare per ingrandire

19 commenti:

Anonimo ha detto...

Tutte le messe secondo il rito riformato da Paolo VI prevedono che nella forma cantata il salmo responsoriale sia sostituito dal graduale. Altrimenti perché secondo voi esisterebbe un libro liturgico, chiamato Graduale Romanum, pubblicato nel 1972 col decreto "Ordo cantus Missæ" a firma Tabera-Bugnini? Vi invito a leggere il n. 5 dei prænotanda al graduale romano, che dice esattamente che nelle messe cantate, si usa il "responsorium graduale". Quindi il rilievo importante che fa sembrare che Ratzinger sia un gran tradizionalista e che questo sia l'ennesimo passo dell'instaurazione della riforma della riforma (che secondo quanto promise Ratzinger stesso, abrogherà definitivamente il rito tridentino, per fare sussistere una unica forma mischiata) è nientemeno che la pacata esecuzione di quanto stabilito da Bugnini, promulgato da Paolo VI. Un altro punto a favore della sublime conoscenza liturgica dei tradizionalisti cattolici.

Anonimo ha detto...

E allora? Non capisco l'importanza della cosa!

Anonimo ha detto...

Mi scusi "sublime conoscitore" della liturgia cattolica, ma dove ha letto tutto ciò?
Io vedo solo un rilievo che mette in luce la opportuna scelta di una possibilità alla quale mi pare raramente si ricorre...
M

Kyrieeleison ha detto...

Anonimo sul Graduale del 72 ha ragione... Però per guardare il bicchiere mezzo pieno possiamo almeno notare il fatto che si sia infranto il tabù del canto assembleare a tutti i costi... Però questi passi sono veramente irrisori davanti al fatto che l'esempio vaticano non affascina e non convince più nessuno, o quasi!

don Camillo ha detto...

Con o senza Graduale, la Sistina é inascoltabile!

Anonimo ha detto...

E allora? Non capisco l'importanza della cosa!

Lo dice il testo:
Possa essere così infranta la ferrea presa del canto esclusivamente assembleare !

don gianluigi ha detto...

Caro Anonimo, non è affatto vero che le rubriche prevedano che nelle Messe cantate il salmo responsoriale sia sostituito dal graduale. Anzi la mens del n. 36 dell'Institutio Generalis Missali Romani propende per la partecipazione del ritornello da parte dell'assemblea sia nella forma recitata (Attamen, ut populus responsum psalmodicum facilius proferre valeat...), sia in quella cantata (tota congregatione sedente et auscultante, immo de more per responsum partecipante...).
Tuttavia come in ogni parte del rito bugniniano, anche qui c'è la formale conservazione della tradizione che, però, nella pratica è stata ben presto abbandonata (Si canitur, præter psalmum in Lectionario assignatum, sumi potest vel graduale e Graduali Romano, vel psalmus responsorius aut alleluiaticus e Graduali simplici, sicut in his libris describuntur). Come può notare, Anonimo, non è una prescrizione assoluta, ma un opzione (si può prendere). E come si vede le opzioni sono talmente varie che tutto è possibile.

Anonimo ha detto...

Altra sciocchezza. Sempre il solito n.5 dei praenotanda del graduale romanum, dice che può essere eseguito da un cantore, o da un coro. Nulla impedisce (tranne l'ignoranza musicale), di fare del canto del graduale un canto assembleare, dato che esso è in forma di responsorio, come si può notare anche dalla figura. Semmai, il vero problema musicale della liturgia rinnovata, è che non si sono istituite delle scuole diocesane, parrocchiali per la formazione di cantori e non si è puntato a rendere il cantore un ministero laicale. Sarebbe stato il giusto modo di ricercare la partecipazione attiva. Si è puntato sullo spontaneismo e sulle melodiette, per il semplice motivo che si fa prima e sono più facili da imparare. Questo fa capire un'altra cosa. Lo studio della liturgia, della musica, la partecipazione attiva, richiedono impegno, costanza, fatica, sacrificio. Quindi partecipare alla liturgia non può essere un atto di spontanea indifferenza, come andare al cinema. Richiede come tutte le cose, sacrificio. La cosa paradossale, è che la pratica della religione che ha il sacrificio come elemento essenziale e punto di riferimento esistenziale, rifugge dal sacrificio come dalla peste bubbonica. Mi pare un problema di disposizione interiore, non liturgico. Il rito di PaoloVI, come qualsiasi rito, richiede impegno e competenza per farlo. Se lo si fa da buzzurri, viene una schifezza. Ma non è che se un buzzurro fa il rito tridentino, ha un risultato migliore: i paramenti e la fissità delle rubriche magari camuffano un po' la schifezza, ma si possono fare delle eccellenti ciofeche anche lì. Il pontificale improvvisato da Pozzo l'8 dicembre a Roma ne è un esempio.

Renzo T. ha detto...

Dice Anonimo:
"Altrimenti perché secondo voi esisterebbe un libro liturgico, chiamato Graduale Romanum, pubblicato nel 1972 col decreto "Ordo cantus Missæ" a firma Tabera-Bugnini?"

Per il semplice fatto che sono solo icone messe lì perché non si poteva fare altrimenti. Quanti sacerdoti fanno riferimento al Graduale Romanum del 1972 o al Triplex del 1979, oppure al Graduale Simplex "In usum minorum ecclesiarum" voluto espressamente dal Concilio per le parrocchie che non hanno una schola gregoriana in grado di affrontare il Graduale Maggiore?
Provi Anonimo a proporre ad un parroco qualsiasi di sostituire il Salmo responsoriale con il Graduale e vedrà cosa si sentirà rispondere.

Anonimo ha detto...

non si è puntato a rendere il cantore un ministero laicale. Sarebbe stato il giusto modo di ricercare la partecipazione attiva.

Un altro "ministero laicale", al posto degli ordini minori? E, poi, il trito e ritrito concetto della "partecipazione attiva" ridotta a un 'fare'...

Ma non è che se un buzzurro fa il rito tridentino, ha un risultato migliore: i paramenti e la fissità delle rubriche magari camuffano un po' la schifezza, ma si possono fare delle eccellenti ciofeche anche lì.

I paramenti e la fissità delle rubriche sono solo un dato esteriore, anche qui; ma di sicuro non consentono abusi e conferiscono in ogni caso dignità a ciò che si compie nonché rispetto per una 'forma' che veicola una 'sostanza' mirabile.
E il 'valore' del rito non deriva dal fatto se il sacerdote è un buzurro o meno, anche se la 'santità' del sacerdote non può non coinvolgere maggiormente e portare più in alto l'assemblea...

Anonimo ha detto...

Lo studio della liturgia, della musica, la partecipazione attiva, richiedono impegno, costanza, fatica, sacrificio. Quindi partecipare alla liturgia non può essere un atto di spontanea indifferenza, come andare al cinema.

Non si era partiti proprio con l'obiettivo di rendere tutto più "comprensibile" e quindi agevole al popolo?

Il risultato è stato quello di banalizzare e trascurare il Mistero, la Soprannaturalità...

Andrea Carradori ha detto...

Sono d'accordo con quanto Renzo T. in modo assai realistico ha scritto : " Provi Anonimo a proporre ad un parroco qualsiasi di sostituire il Salmo responsoriale con il Graduale e vedrà cosa si sentirà rispondere".
Una volta siamo stati quasi cacciati da Un Arcivescovo da una celebrazione proprio per questo motivo ... la Madre Badessa, che aveva chiesto, a norma del Missale del Paolo VI, l'esecuzione del Graduale al posto del Salmo Responsoriale dovette scrivere una lettera di scuse... ( tanto fu accusata egualmente di essere "lefebvriana"...) Da quel che mi ricordo la pubblicazione del Graduale Simplex era stata veramente desiderata dai Padri Conciliari per far avvicinare le piccole Schoale al Canto Gregoriano nella liturgia, che era quella di sempre ... Anomimo ( il primo commento ) aveva scritto : " ... che secondo quanto promise Ratzinger stesso, abrogherà definitivamente il rito tridentino, per fare sussistere una unica forma mischiata ". Io non ho mai saputo che l'allora Card. Ratzinger aveva mai parlato di abrogazione del venerabile rito tridentino .. tant'è che con il MP Summorum Pontificum ha messo a riparo per sempre il Seme della messa apostolica-romana !

don gianluigi ha detto...

Sempre un Anonimo (non so se il primo o un altro) definisce sciocchezza non so quale affermazione di altri, ma in realtà di sciocchezze né accumula anch'egli. Non so se viva su questa terra o sulla luna. Come può un prete formato dopo la riforma bugniniana conservare un vero spirito liturgico, essendo continuamente esposto ad un rito che non ha nessuno spirito proprio, poiché è suscettibile di infinite interpretazione. Si può interpretare la liturgia come una catechesi, dove il celebrante non celebra, ma continuamente commenta e ciò è previsto dalle rubriche che dicono: "con queste parole o con altre simili", si può interpretare come un momento di amicizia e di gioia e allora ecco la messa neocatecumenale e altre simili.
Non c'è altra strada che celebrare il nuovo rito con la mens antica, per salvare il salvabile. Altrimenti gli Aninimi continueranno a vivevere nella stratosfera

Andrea Carradori ha detto...

Sempre sul Graduale simplex. P.Ernetti, storia del canto gregoriano, pag. 350 e segg. Il GS è stato espressamente voluto dal Concilio, SC art.117 . E' stato pubblicato il 3 settembre 1967 ( era ancora in vigore il rito tridentino sia pur con il messale del 1965 ). " Non si è pensato di ridurre le melodie del GR : sarebbe stato un obbrobrio musicale; non si sono create nuove melodie in stile gregoriano : sarebbe stato un anacronismo musicale; invece si sono cercate le melodie autentiche dal tesoro del canto gregoriano, sia nelle edizioni tipiche già esistenti, sia dalle fonti manoscritte del rito romano o di altri riti latini. Op.cit. 351

Anonimo ha detto...

una lode e grazie di cuore a don Gianluigi che dice:

"non è una prescrizione assoluta, ma un opzione (si può prendere). E come si vede le opzioni sono talmente varie che tutto è possibile."
e poi:
"Si può interpretare la liturgia come una catechesi, dove il celebrante non celebra, ma continuamente commenta e ciò è previsto dalle rubriche che dicono: "con queste parole o con altre simili", si può interpretare come un momento di amicizia e di gioia e allora ecco la messa neocatecumenale e altre simili."

TUTTO E' sempre possibile, dopo la riforma di Paolo VI: questa è a triste realtà, il relativismo continuerà a regnare.
Ci vuole ben altro per "rovesciare" quel certo potere dal trono su cui regna stabilmente da oltre 40 anni.
Sarebbe sciocco coltivare illusioni.

Questo si chiama REALISMO, mentre ormai si spera solo nel Signore, che ci metta la Sua mano...
Ma poi, per salvare il salvabile....:

cercare di "celebrare con la mens antica", chi ne sarà capace, don Gianluigi, visto che quella mens si va perdendo di giorno in giorno, nei seminari conciliarizzati ?

rd

hpoirot ha detto...

parafrasando il Carradori:

" Provi chiunquez a proporre ad un sacerdote qualsiasi dalla SPX di sostituire il Graduale con il Salmo responsoriale e vedrà cosa si sentirà rispondere"

don gianluigi ha detto...

@ rd
È vero è un'impresa ardua, ma non impossibile. Soprattutto nei giovani c'è una maggiore sensibilità a percepire i fondamentali della liturgia (adorazione, silenzio, contemplazione, senso del sacrificio), forse perché ormai liberi dall'ideologia del "nuovo a tutti i costi". Tuttavia bisogna stare attenti all'ideologia opposta del "vecchio è sempre meglio" che alcuni giovani propugnano senza alcun rispetto verso il popolo di Dio già abbastanza disorientato. Penso che la rinascita della fede si affermerà, quando il popolo ritornerà all'autentico culto di Dio. La riforma di Bugnini non è stata popolare, ma, come tutte le rivoluzioni, è partita dagli intellettuali, e come tutte le rivoluzioni ha portato solo danni.

Renzo T. ha detto...

Sicuramente per mio difetto di comprensione, ma non riesco a capire l'affermazione di "hpoirot". Mi sembra chiaro che, non solo nessun sacerdote della SPX, ma nessun altro prete, sia degli Istituti Ecclesia Dei sia del clero diocesano che celebrano vetus ordo secondo il Motu Proprio, possa permettersi di commettere un tale abuso. Lo dice chiaro anche il Motu proprio stesso che, quando si celebra vetus ordo, non ci può essere alcuna commistione tra i due riti. Mentre nel novus ordo, eseguire il graduale in luogo del salmo responsoriale,rientra nelle possibilità prevista dalle normative vigenti.
Che poi (quasi)nessun prete voglia aderire a questa possibilità offerta dal novus ordo, è un altro discorso e fa parte dell'ideologia miope e della scarsa conoscenza normativa che i suddetti hanno delle determinazioni conciliari. Personalmente potrei portare decine e decine di esempi di cosa mi hanno risposto molti celebranti alla proposta di sostituire il salmo responsoriale con il graduale, ma...transeat.

Andrea Carradori ha detto...

@ Poirot Per la verità la battuta non era del Carradori ma di Renzo T. Onore a chi l'ha scritta per primo !