Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 21 marzo 2017

Bergoglio: l'apoteosi del Soggettivismo Emozionalista/3 - don Curzio Nitoglia

Una nostra premessa:
Mantenendo fede a tanti suoi precedenti interventi, don Curzio ci invita alla preghiera, unico rimedio ai mali presenti. Ci invita a continuare a pregare: infatti, chi di noi non prega da anni il Signore perché ci mandi finalmente un Papa come si deve, veramente cattolico? Finora le preghiere non sono comunque servite a niente. Questo pure è un fatto. Anzi, sembra che più si prega, più la situazione peggiora. Allora, pregare non serve a niente? No, evidentemente (Mt 21, 22). Pregare, per noi cattolici, è anche un dovere. Il Signore non ha forse detto: "Pregate, per non cadere in tentazione"? In questo caso, la tentazione sarebbe quella della disperazione, dell'abbandono anche formale della Chiesa e simili atteggiamenti, che metterebbero in pericolo grave la nostra anima.
Ma, se l'unico rimedio alla gravissima crisi attuale è la preghiera, allora tanto vale chiudere questo blog, che costa tante energie alla nostra cara Mic, e che ognuno preghi a casa sua.
Con questo voglio dire che, a mio avviso, il Signore si aspetta da noi, soprattutto da quelli che hanno studiato e sono capaci di esprimersi a certi livelli, oltre alle preghiere anche qualcos'altro, se ho ben inteso il significato della parabola dei talenti (Mt 25, 14 ss.).
Il "qualcos'altro" l'abbiamo visto di recente nei Dubia dei quattro cardinali, oggi probabilmente sottoposti a forti pressioni interne perché non procedano oltre. E non avremmo bisogno di vederlo anche in un appoggio aperto all'azione dei 4 Cardinali da parte di quei chierici che, pur consapevoli e apertamente critici (in generale) della gravità della situazione, guardano a quell'azione con malcelato scetticismo e si limitano ad invitarci a pregare? Se, in passato, nelle epoche di grave crisi nella gerarchia cattolica e nella fede, ci si fosse limitati a pregare, l'eresia e i cattivi costumi avrebbero vinto e la Chiesa cattolica sarebbe scomparsa da secoli. (PP)

Bergoglio: l'apoteosi del Soggettivismo Emozionalista/3
Terza parte
Parte Prima e Seconda qui

Dio non è cattolico

Una delle frasi choc di papa Francesco è “Io credo in Dio. Non in un Dio cattolico, non esiste un Dio cattolico, esiste Dio” (A. M. Valli, 266. Jorge Mario Bergoglio. Franciscus P. P., Macerata, Liberilibri, 2107, p. 13, nota 2)[1].

Ora “cattolico” significa “universale”. La “cattolicità è la terza nota della Chiesa cattolica, come recita il Credo Niceno-Costantinopolitano. Infatti la Chiesa di Cristo (e quindi di Dio, poiché Cristo è il Verbo Incarnato, vero Dio e vero uomo) è l’umanità socialmente e soprannaturalmente organizzata in Cristo, che per natura sua abbraccia tutti gli individui della stirpe umana (se non in atto, almeno in potenza) ed è pertanto universale, ossia cattolica[2]. Se Dio non fosse universale o “cattolico”, la Chiesa da Lui fondata non sarebbe cattolica e il Credo Niceno-Costantinopolitano sarebbe sbagliato, il che è impossibile perché in esso si trova infallibilmente compendiata tutta la fede della Chiesa.

La Rivelazione stessa ci presenta la Chiesa come il regno di Dio su tutta la terra (cfr. le parabole del “regno”[3]) sino alla fine del mondo (Gv., XX, 21; Mt., XXVIII, 18-19) ed è per questo che la Chiesa è detta “cattolica”, ossia universale. La Chiesa è, quindi, la continuazione su questa terra del Verbo Incarnato, è il suo Corpo Mistico (Rom., XII, 4-6; 1 Cor., XII, 12-27; Ef., IV, 4), che attua nell’umanità intera l’opera della Redenzione divina. Ora l’unione dell’umanità redenta (almeno in potenza) in Cristo abbraccia tutti gli uomini ed è universale o “cattolica”.

Inoltre si riconosce la vera Chiesa di Cristo a partire dalle quattro note (tra cui la “cattolicità”)[4] e siccome i fedeli che si appropriano del nome di cristiani sono i Protestanti, gli Scismatici detti “Ortodossi” e i Cattolici, la vera Chiesa di Cristo è quella “cattolica”. Negare che Dio sia “cattolico” porta a negare la terza nota della Chiesa di Cristo come è rivelata nel Vangelo e come è definita dalla Chiesa (Credo Niceno-Costantinopolitano; Concilio Vaticano I, DB, 1794). Infatti il Protestantesimo manca di “cattolicità” o universalità, poiché è diviso in moltissime sette, che non sono presenti in modo veramente cospicuo e simultaneo su tutto l’universo. Lo stesso si può dire delle chiese scismatiche dette “ortodosse”, poiché sono ristrette alle regioni orientali dell’Europa.

Infine quanto alla nozione stessa di Dio, sia conosciuto col lume della sola ragione naturale[5] come Causa prima ed universale di tutto il mondo, sia conosciuto grazie alla Rivelazione soprannaturale[6], sia definito dogmaticamente e infallibilmente dal magistero della Chiesa[7] si può dire che Egli è la Causa prima, trascendente e incausata di tutto l’universo e quindi è universale, infinito, onnipresente e “cattolico”.

Dunque asserire che Dio non è “cattolico”, implicitamente significa negare la Redenzione universale della SS. Trinità tramite il Verbo Incarnato[8].

Valli conclude giustamente: “L’affermazione di Francesco dà un’ulteriore formidabile spallata all’idea che la Chiesa, proprio in quanto cattolica, sia custode della verità e sembra iscriverla al partito del relativismo” (op. cit., p. 172).

L’accoglienza

Giustamente nota Valli che “accoglienza è un termine troppo vago e generico. Che significa accogliere? Chi accogliere? E come? La soluzione è aprire le porte o piuttosto impedire che la gente parta? Continuando ad aprire le porte, non si favorisce forse la fuga? I problemi vanno risolti nei Paesi d’origine dei migranti, lavorando perché le condizioni di vita migliorino nel loro Paese. Lanciare appelli generici rischia di fare più male che bene alla causa dell’accoglienza” (op. cit., p. 92).

Inoltre l’Europa deve difendere legittimamente la sua civiltà. Infatti “come cristiani non possiamo dimenticare che la civiltà europea si è salvata grazie a chi si è arroccato in monasteri e in abbazie fortificate. E se i nostri antenati, in alcuni momenti cruciali [Poitiers, Lepanto, Vienna, ndr] non avessero usato anche la forza, ora non saremmo ciò che siamo. […]. L’Europa a più riprese si è difesa, eroicamente, contro chi tentò di farne terra di conquista religiosa […] più volte ha fatto da barriera all’islam. L’accoglienza indiscriminata di cui parla il Papa non può essere una soluzione […], l’accoglienza non può diventare un assoluto” (op. cit., pp. 92-93).

S. Tommaso d’Aquino nella Somma Teologica (I-II, q. 105, a. 3) spiega che “con gli stranieri ci possono essere due tipi di rapporto: l’uno di pace, l’altro di guerra” (in corpore).

Egli porta l’esempio degli ebrei che nella Vecchia Alleanza avevano tre occasioni per vivere in modo pacifico con gli stranieri: 1°) quando gli stranieri passavano nel loro territorio come viandanti; 2°) quando gli stranieri emigravano nella Terra Santa per abitarvi come forestieri; in questi due casi la Legge giudiziale imponeva precetti di misericordia: “Non affliggere lo straniero”9 e “Non darai molestia allo straniero”10; 3°) quando degli stranieri volevano passare totalmente nella collettività degli ebrei, nel loro rito e nella loro religione. In questo terzo caso si procedeva con ordine. Innanzi tutto non li si accoglieva sùbito come compatrioti e correligionari.

Pure Aristotele insegnava che “si possono considerare come cittadini solo quelli che iniziarono ad essere presenti nella Nazione ospitante a partire dal loro nonno” (Politica, libro III, capitolo 1, lezione 1).

Questo terzo punto è quello che più ci interessa. Infatti accogliendo gli stranieri e non avendo essi ancora un forte amore del bene pubblico della Nazione che li ospita, potrebbero nuocere alla Nazione. Perciò sono considerati come cittadini integrati solo gli stranieri di terza generazione, ossia insediati nella Nazione a partire dal nonno.

Questa è una delle parti ancora attuali della Legge giudiziale, che ci può chiarire le idee sull’accoglienza dei musulmani, i quali sbarcano a frotte in Italia e vi si insediano.
Accogliere milioni di musulmani che non vogliono integrarsi potrebbe nuocere alla Nazione. Il cardinal Biffi nel 1999 disse che se l’Europa non fosse ridiventata cristiana sarebbe stata islamizzata.
In questo caso gli insegnamenti dell’Angelico ci consiglierebbero di non accogliere gli immigrati sùbito come compatrioti e specialmente correligionari, anche perché oggi essi sono molto fermi nell’osservanza della religione islamica e non hanno nessuna voglia di integrarsi (con delle eccezioni che confermano la regola) nella cultura e religione nostra, ma anzi le detestano e vorrebbero distruggerle.

Purtroppo gli uomini di Chiesa pensano e agiscono in maniera diametralmente opposta ai consigli dati da S. Tommaso.
È chiaro che per l’Angelico si può permettere agli stranieri, che sono di passaggio nella Nazione (se sono pacifici e se si integrano nella cultura e nella religione del Paese che li accoglie), di restarvi.

Bergoglio e l’islam

L’islam nega la divinità di Cristo e la Trinità delle Persone nell’unità della sostanza, cioè misconosce i due dogmi principali del Cristianesimo.
Inoltre come nota Valli, citando il famoso islamologo padre Samir Khalil Samir, Maometto ha fatto più di 60 guerre. “Ora se Maometto è il modello eccellente del Corano, non sorprende che certi musulmani usino anche la violenza ad imitazione del fondatore dell’islam. […]. La violenza è nel Corano. Il Papa, nel sostenere che il vero islam e un’adeguata interpretazione del Corano si oppongano ad ogni violenza, purtroppo non descrive una realtà, ma esprime un desiderio” (op. cit., p. 103).

Inoltre quando Francesco paragona l’Isis all’invio degli Apostoli per convertire tutto il mondo da parte di Gesù (op. cit., p. 104, nota n. 78) fa un paragone che non sta in piedi. Valli risponde giustamente: “ogni religione, compresa quella cristiana, può essere usata in modo fanatico e violento. Ma sostenere che il cristianesimo e l’islam, siano, in questo senso, speculari, non è corretto, perché il Nuovo Testamento e il Corano non sono la stessa conquista fisica, il compito di evangelizzazione assegnato da Gesù agli Apostoli snatura completamente il Vangelo” (op. cit., p. 105)

Piacere al mondo

Nel marzo 2016 un sondaggio Gallup condotto in 64 Nazioni sentenzia: “papa Francesco è il leader più popolare al mondo. Cattolici ed ebrei sono i gruppi religiosi con la migliore opinione sul Pontefice. […]. Papa Francesco è un leader che trascende la propria religione” (op. cit., p. 141).

Valli nota che “una grande popolarità può anche spingerti a dire e fare, consapevolmente o meno, ciò che il mondo vuole. […]. Il prezzo è alto soprattutto sul piano dottrinale. E la barca di Pietro, senza un nocchiero dottrinalmente avveduto, rischia di incagliarsi facilmente o, peggio, di finire sugli scogli della modernità. […]. Nel momento in cui un Papa, come nel caso di Francesco, piace tanto a coloro che non hanno mai nascosto la loro lontananza e ostilità dalla Chiesa, non è legittimo interrogarsi su ciò che il successore di Pietro va predicando?” (op. cit., pp. 143-144).

Conclusione

Alla fine del suo libro Aldo Valli fa un sunto circa le cose che lasciano perplessi su Bergoglio in quanto Papa: 1°) il rischio di dar nascita ad uno stile ecclesiale “arbitrario”, che va sostituendo quello della dottrina; 2°) una certa mancanza di competenza dottrinale e teologica o peggio il disinteresse per la dottrina e la teologia a vantaggio della pastorale, dell’esortazione e della prassi; 3°) la tendenza a cedere ai richiami della popolarità e del sentire comune.

Invece la pastorale deve avere come suo principio e fondamento la teologia dogmatica e morale. Gesù è Maestro e poi Pastore e Sacerdote. Infatti prima insegna la verità e il Vangelo, poi indica i Comandamenti da seguire per arrivare in Paradiso ed infine dà agli uomini la grazia santificante, tramite i sacramenti, per percorrere la strada che vi porta.

I fedeli hanno bisogno di una strada sicura, di una dottrina e di una morale certa per percorrere la via ad Patriam. Hanno bisogno di una “roccia” su cui poggiarsi, una roccia che dia loro stabilità, unità, fermezza e fondamento, tolta la quale tutto crolla e sprofonda nell’abisso del nulla. Il card. Sarah ha detto che “l’ingiustizia più grande è dare ai bisognosi soltanto cibo, mentre hanno bisogno di Dio” (op. cit., p. 191, nota n. 153).

Alla fine di quanto riportato nel libro di Aldo Valli si può paragonare il pontificato di Francesco I alla “cultura” pop, che esercita l’intelligenza a vuoto, ossia egli pensa, parla ed agisce senza oggetto e senza scopo. Infatti la cultura pop si contraddistingue come una cultura del fare piuttosto che del sapere, dove per lasciare spazio alla spontaneità si preferisce non sapere, dove la pratica conta più che la teoria. Il pop riesce e sfondare, in Italia come altrove, nonostante la barriera linguistica dell’inglese. Il motivo risiede probabilmente nel fatto che il significato della parola è l’ultima cosa che si coglie. Questa dismissione del significato della parola spiega quel desiderio di identificarsi nella pop star di turno che domina attualmente nel mondo cattolico e che è Jorge Mario Bergoglio. Il collante di questa grande olà è un vago sentimento, molto, troppo, anteriore a fede, dottrina e morale. Eppure la pratica del cattolicesimo ha sempre richiesto l’esercizio dell’intelletto e della volontà.

Tuttavia non perdiamoci di coraggio. Gesù ha promesso solennemente: “Le porte degli inferi non prevarranno” (Mt., XVI, 18) e la Madonna a Fatima ha detto: “Alla fine il mio Cuore immacolato trionferà!”. I Padri hanno parlato delle crisi che la Chiesa avrebbe patito nel corso dei secoli, ma ci hanno rassicurato.

San Beda il venerabile ha scritto: «In questo passo del Vangelo di Marco (VI, 47-56) è scritto giustamente che la Nave (ossia la Chiesa) si trovava nel mezzo del mare, mentre Gesù stava da solo sulla terra ferma: poiché la Chiesa non solo è tormentata ed oppressa da tante persecuzioni da parte del mondo, ma talvolta è anche sporcata e contaminata di modo che, se fosse possibile, il suo Redentore in queste circostanze, sembrerebbe averla abbandonata completamente» (In Marcum, cap. VI, lib. II, cap. XXVIII, tomo 4) e Sant’Ambrogio di Milano: «La Chiesa è simile a una nave che viene continuamente agitata dalle onde e dalle tempeste, ma non potrà mai naufragare perché il suo albero maestro è la Croce di Gesù, il suo timoniere è Dio Padre, il custode della sua prua lo Spirito Santo, i suoi rematori gli Apostoli» (Liber de Salomone, c. 4).

La conclusione, quindi, mi pare ovvia: «il rimedio ad un male così grande come “un Papa scellerato” e alla crisi nella Chiesa in tempi di caos è la preghiera e il ricorso all’onnipotente assistenza divina su Pietro, che Gesù ha promesso solennemente» (Gaetano, Apologia de Comparata Auctoritate Papae et Concilii, Roma, Angelicum ed. Pollet, 1936, p. 112 ss.).

Di fronte a questa apostasia strisciante nell’ambiente ecclesiale son sempre più attuali e veritiere le parole pronunciata circa due secoli or sono da Teodoro Ratisbonne: “Quel che temo, in questi tempi, è più una seduzione che una persecuzione. I nemici della Chiesa, oggi, si credono e si dicono cristiani, ma favoriscono l’eresia e lo scisma. Ciò che li rende molto pericolosi è la generale debolezza della fede presso i cattolici, l’amore sregolato dei piaceri mondani, la licenza immorale generalizzata. La maggior parte dei cristiani è cristiana solo di nome. Gesù non è conosciuto né amato soprannaturalmente. Quindi mi sembra necessario che per guarire una società così gravemente ammalata Dio castigherà duramente, ma assieme misericordiosamente: infatti Dio colpisce soprattutto per guarire”(Le Très Révérend Père Marie-Théodore Ratisbonne. D’après sa correspondance et les documents contemporains, Parigi, Poussielgue, 1903, tomo II, p. 188).
d. Curzio Nitoglia - 10/3/2017
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1 – Il libro (210 pagine, 16 euro) può essere richiesto a Liberilibri, tel. 0732. 23. 19. 89; fax 0732. 23. 17. 50; mail ama@liberilibri.it
2 – Cfr. S. TOMMASO D’AQUINO, In Symbolum Apostolorum expositio, aa. 7-8.
3 – Cfr. Mt., XIII, 24; Mc., IV, 30; Lc., XIII, 18; Lc., XIII, 33, 44-47; Lc., XVIII, 23; Gv., XII, 24.
4 – Concilio Vaticano I, DB, 1794.
5 – Cfr. S. TOMMASO D’AQUINO, S. Th., I, q. 2.
6 – Cfr. Sap., XIII; Rom., I
7 – Cfr. Concilio Vaticano I, sessione III, canone 2.
8 – Cfr. S. TOMMASO D’AQUINO, S. Th., III, q. 8.
9 – Esodo, XXII, 21.
10 – Esodo, XXIII, 9.

22 commenti:

irina ha detto...

Volesse il cielo che Bergoglio fosse tutti i nostri guai, in lui centrati, in lui circoscritti. E' invece lo specchio di una storia bastarda.

Anonimo ha detto...

http://www.marcotosatti.com/2017/03/21/fatima-lapostasia-nella-chiesa-terzo-segreto-un-libro-un-testo-presunto-di-suor-lucia/
È tutto sempre più strano. Nel 41 si conosceva già il nome di un futuro papa? E Roma non è stata distrutta dopo 69 settimane... allora Sr Lucia era una mitomane? Quanto diventa difficile, sempre più difficile conservare la fede!

Anonimo ha detto...


# Don Curzio di invita come sempre alla preghiera, unico rimedio, a suo dire

Mantenendo fede a tanti suoi precedenti interventi, don Curzio ci invita alla preghiera, unico rimedio ai mali presenti. Ci invita a continuare a pregare: infatti, chi di noi non prega da anni il Signore perché ci mandi finalmente un Papa come si deve, veramente cattolico? Finora le preghiere non sono comunque servite a niente. Questo pure è un fatto. Anzi, sembra che più si prega, più la situazione peggiora. Allora, pregare non serve a niente? No, evidentemente (Mt 21, 22). Pregare, per noi cattolici, è anche un dovere. Il Signore non ha forse detto: "Pregate, per non cadere in tentazione"? In questo caso, la tentazione sarebbe quella della disperazione, dell'abbandono anche formale della Chiesa e simili atteggiamenti, che metterebbero in pericolo grave la nostra anima.
Ma, se l'unico rimedio alla gravissima crisi attuale è la preghiera, allora tanto vale chiudere questo blog, che costa tante energie alla nostra cara Mic, e che ognuno preghi a casa sua.
Con questo voglio dire che, a mio avviso, il Signore si aspetta da noi, soprattutto da quelli che hanno studiato e sono capaci di esprimersi a certi livelli, oltre alle preghiere anche qualcos'altro, se ho ben inteso il significato della parabola dei talenti (Mt 25, 14 ss.).
Il "qualcos'altro" l'abbiamo visto di recente nei Dubia dei quattro cardinali, oggi probabilmente sottoposti a forti pressioni interne perché non procedano oltre. E non avremmo bisogno di vederlo anche in un appoggio aperto all'azione dei 4 Cardinali da parte di quei chierici che, pur consapevoli e apertamente critici (in generale) della gravità della situazione, guardano a quell'azione con malcelato scetticismo e si limitano ad invitarci a pregare? Se, in passato, nelle epoche di grave crisi nella gerarchia cattolica e nella fede, ci si fosse limitati a pregare, l'eresia e i cattivi costumi avrebbero vinto e la Chiesa cattolica sarebbe scomparsa da secoli.
PP

Anonimo ha detto...

Per quanto riguarda documenti e rivelazioni dell'ultim'ora... calma e sangue freddo. Se certe cose stanno per accadere, "qualcuno" - non potendo impedirle - ha tutto l'interesse che vengano interpretate in modo distorto. Il miglior modo per distorcere le cose è diffondere voci che mescolano realtà e depistaggi (pensate a molti casi di cronaca italiana, riguardanti attentati e mafia). Quindi: prendere atto di questi pezzi giornalistici, peraltro realizzati da professionisti, ma non trarne conclusioni affrettate...

--
Fabrizio Giudici

tralcio ha detto...

"Maria serbava (metteva insieme) queste cose meditandole nel suo cuore"

L’evangelista San Luca ripete più volte questo atteggiamento silenzioso ed orante attraverso il quale la Madonna contemplava in cuor suo gli accadimenti misteriosi e straordinari in cui si trovò a vivere, cercando di "metterli insieme", trattandosi di cose apparentemente "normali" (certamente storiche e sensibili) eppure protese in un oltre che le supera e ci supera.

Il cuore dell'uomo è quanto basta a contenere il mistero di Dio! Ma per vedere Dio serve purezza e per fare spazio a Dio serve umiltà e per capire ben oltre i mezzi dell'intelligenza, serve la luce della fede.

A questo serve la preghiera: a renderci più puri, a chiedere ciò che non potremmo darci, ad accrescere la fede, a coltivare l'umiltà che è il recipiente della grazia di Dio e in definitiva ad aderire alla Sua Volontà.

Solo così si può mettere insieme un Verbo che si fa carne, l'attesa di trent'anni quasi anonimi, i miracoli, lo scandalo della croce e poi la resurrezione...

Noi siamo gente "di Chiesa", dunque "di Maria", perciò "di preghiera".
Partiamo, convintamente, da qui, senza presumere molto altro.
Il resto verrà, magari in un sogno, come per San Giuseppe.
O riconoscendo l'impensabile nel dogma, l'Immacolata e l'Assunta, come per Maria.
I santi sono dei collaboratori di Dio, sicuramente qualcosa fanno. Ma prima pregano.




mic ha detto...

Nel 41 si conosceva già il nome di un futuro papa? E Roma non è stata distrutta dopo 69 settimane...

A parte il senso simbolico e non letterale di dati come questo, sui quali preferisco sorvolare focalizzando l'attenzione sul cuore del messaggio e cioè sulle esortazioni amorevoli collegate con la profezia, mi pare che le 69 settimane (ammessa la validità di questo documento) dovrebbero decorrere dal momento in cui il messaggio dovesse esser reso noto...

mic ha detto...

I santi sono dei collaboratori di Dio, sicuramente qualcosa fanno. Ma prima pregano.

Sulla necessità comunque della preghiera che ispiri e nello stesso tempo accompagni e fortifichi l'azione (quando e come ad ognuno richiesto a seconda della sua realtà) nessuno di noi ha mai avuto dubbi.
Ciò che sottolinea PP è il continuo richiamo alla "sola preghiera", che sembrerebbe dover riguardare anche chi è chiamato ad agire (oltre che a pregare, sempre)...

Anonimo ha detto...

Dopo Fatima ci sono almeno altri quattro eventi mariani molto interessanti:

Amsterdam, 1945-1959 (chiedendo il quinto dogma mariano: la corredentrice)
Roma (Tre fontane), 1947 (a un luterano...)

Garabandal, 1961-1965 (in pieno Concilio)
Akita, 1973 (una statua di Nostra Signora di Amsterdam e messaggio simile a Fatima)

I nodi stanno venendo al pettine, depistaggi o meno.

Anonimo ha detto...


La supposta versione del III segreto non ancora rivelata, non è attendibile.
La Madonna che fa il nome di un Papa e citazioni bibliche, con i numeri dei versetti:
un modo insolito di parlare, se si confrontano le altre rivelazioni private considerate autentiche. La parte finale con l'annuncio della distruzione di Roma e del trasferimento della pietra d'angolo a Fatima è incomprensibile.
Non c'è alcun cenno al Concilio mentre la frase famosa della parte del testo già conosciuta ( In Portogallo si conserverà il dogma della fede etc) non trova qui un seguito. La "profezia" vuol forse dire in modo simbolico che il dogma e quindi il centro della fede si sarebbe trasferito a Fatima? Il Portogallo attuale non è meno secolarizzato di noi.
Mi ricordo che anni fa fonti musulmane, giocando sul nome Fatima (una delle figlie di Maometto), cercarono di sostenere che il Messaggio di Fatima era una profezia sul trionfo dell'Islam, che prende il sopravvento su Roma, come se fosse stato un messaggio di Fatima, figlia del Profeta.
Il testo, a mio avviso, sembra un tentativo di delegittimare l'autentico messaggio di Fatima.

Anonimo ha detto...

http://www.traditioninaction.org/Questions/B352_Secret.html

È un post del 2010!

Anonimo ha detto...

Però anche come falso è molto strano, perché a quanto pare è stata pwrfetta l'imitazione calligrafica... ma poi cade in cose tanto inverosimili, come il dire il nome preciso di un papa del futuro, citare i versetti biblici, ecc.. che screditano il lavoro... non so proprio che pensare. ...

Anonimo ha detto...

"E non condivido lo scandalo delle citazioni bibliche, certamente inusuali..."

Sia ben chiaro che io non ho, né posso avere opinioni rilevanti, sull'articolo appena pubblicato. Ci ragiono sopra come tutti. Ma, ammesso che ci possa essere qualche dettaglio "stonato", il depistaggio potrebbe essere proprio quel dettaglio aggiunto, con lo scopo di farci storcere il naso e concludere che tutto il documento è farlocco. Quando è iniziata la stagione dei pentiti di mafia, i depistaggi consistevano nell'istruire falsi pentiti a dire cose false, che poi si dimostravano effettivamente false, e ingenerare sfiducia anche nei confronti dei pentiti genuini.

Quello che non mi torna in generale è che queste ventotto righe dovrebbero essere l'interpretazione del Terzo Segreto, ovvero non dovrebbero essere esse stesse da interpretare. Ma la questione del trasferimento a Fatima certo non si può prendere alla lettera, e sarebbe da interpretare. Tuttavia, questi potrebbero essere dettagli da depistaggio, mentre il messaggio centrale è l'apostasia nella Chiesa a partire dai vertici (inutile girare intorno al fatto che il nocciolo di questa spiegazione mette il riflettore su un papa al servizio del nemico).

Dettagli papali a parte, l'apostasia dal vertice della Chiesa non è una novità: non solo è ricorrente in altri messaggi mariani citati più sopra (fatemi personalmente escludere Garabandal, preferisco restare a quelli approvati dalla Chiesa almeno a livello locale, che bastano ed avanzano), ma anche ventilata da GPII e BXVI. Molti commentatori, a partire da Socci, ma non solo, ne hanno parlato più volte.

Ma, soprattutto, ormai la vediamo nei fatti di ogni giorni. Per questo penso che lo sforzo di capire il messaggio abbia avuto senso in passato, in particolare da parte di persone con grandi responsabilità all'interno della Chiesa che avrebbero dovuto vigilare, riflettere, prendere decisioni con più prudenza. Non l'hanno fatto, per lo meno non a sufficienza, e ormai i tempi si sono compiuti. Ricordando la parabola del ricco epulone, non si convincono le masse a convertirsi con messaggi soprannaturali eclatanti: se non bastano "Mosè e i profeti", altre cose non avranno effetto. I segni sono arrivati in abbondanza, sono seguiti i fatti, e se la gente non vede l'apostasia nella subdola confusione pastoral-dottrinale che ormai imperversa, non si convincerà certo per via di un documento su una rivelazione privata. Per questo penso che, ormai, la spiegazione sul senso del Terzo Segreto la vedremo con lo svolgersi dei fatti. Penso (spero) che qualche "soffiata" più dettagliata lo Spirito Santo l'abbia data a persone timorate di Dio che stanno agendo, delle quali non sappiamo, o non sappiamo tutto, o non capiamo tutto quello che fanno.

--
Fabrizio Giudici

mic ha detto...

Non avevo notato il nome del Papa Giovanni Paolo II. In effetti è un elemento controverso. Meno "strane" sono le citazioni bibliche, che non è detto che un messaggio soprannaturale non possa proporre.... Questo testo può non coincidere con il foglio originale che non conosciamo: suor Lucia potrebbe averlo scritto successivamente al 1944 ma riportando la data del precedente, riferendo i suoi pensieri correlati all'esperienza delle visioni e alle successive vicende ecclesiali. E' comunque un garbuglio su cui non vale la pena perder troppo tempo.
Quel che vediamo e sentiamo, paragonato con l'insegnamento costante della Chiesa, è sufficiente di per sé a darci un quadro allarmante della temperie che stiamo vivendo.

Faccio queste osservazioni pur con tutte le remore che ho da sempre nei confronti delle rivelazioni private che non metto mai in primo piano e accolgo cum grano salis.

Anonimo ha detto...

Grazie al cielo, per essere cattolici non è necessario credere ad alcuna apparizione, anche se approvata.

Anonimo ha detto...

La “divagarite” e la medicina per guarirla
di Aldo Maria Valli

Sempre più spesso, ascoltando i discorsi degli uomini di Chiesa o leggendo i loro testi, mi accorgo che non parlano delle cose essenziali relative alla fede e alla salvezza delle anime, ma si occupano d’altro. Lo fanno anche bene, dimostrando una certa preparazione. Ma non parlano, o parlano molto poco, o non in prima istanza, di Dio e della rivelazione divina. Non si occupano di quelli che un tempo si chiamavano i «novissimi» (morte, giudizio, inferno, paradiso), ma preferiscono parlare d’altro, delle cose terrene.

Definirei questo atteggiamento «divagarite». Significa che queste persone divagano. Per esempio fanno sociologia, discettano di temi ecologici, affrontano alcune questioni economiche, scendono in campo sul piano dei diritti umani.

......Butto giù questi appunti dopo essere stato in una chiesa nella quale c’è uno spazio riservato all’adorazione perpetua. Niente discorsi, niente proclami, niente attivismo. Solo il tabernacolo e il Santissimo. Che meraviglia.

Ecco. Praticata regolarmente, da tante persone nascoste, l’adorazione combatte la «divagarite» e molti altri morbi. Ed è significativo che lo faccia attraverso il silenzio.

Anonimo ha detto...

Sul nome di GPII non trovo nulla di strano dato che a Fatima Maria SS disse: verrò a chiedere la conversione della Russia (venne dopo nel 1929) , se non si farà, sotto il regno di Pio XI ci sarà una guerra peggiore ......quando vedrete..."

Anonimo ha detto...


La "divagarite" dura da più di cinquant'anni ormai, è diventata un morbo endemico, come un tempo la malaria e il brigantaggio negli Stati del Papa e dei Borboni

Anonimo ha detto...

sì, concordo che solo Dio basta, e adorare in silenzio Gesù Eucaristico, ma...fino a quando sarà possibile ? ci metteranno tra poco un finto ostensorio per coprire tutti i terribili stravolgimenti che hanno programmato ? e chi avviserà tanti poveri fedeli ingenui circa le falsificazioni in atto ?
ad es. vi comunico qui una mia brutta esperienza del giovedì santo dell'anno scorso nella mia povera città: in una chiesa semibuia (dopo la Missa in Coena Domini) un gruppo di fedeli stava in preghiera e adorazione davanti ad un tabernacolo vuoto e aperto, con la lampada accesa (?), e tutti convinti, ad una mia richiesta di spiegazioni, che fosse una buona novità, sol perchè decisa da "lor signori".

carmine ha detto...

E concordo con te. Il magistero perenne è già molto sufficiente per "aver ragione" e capire chi gli indirizzi attuali portano all'apostasia. Se però la Madre del Cielo, inviata dal Figlio, ha parlato e messo in guardia "imponendosi a tutta la Chiesa" (Giovanni Paolo II su fatima) un motivo c'è ed è grave: la battaglia decisiva del male contro la Chiesa, corrodendola dall'interno con l'infiltrazione dei nemici, prima, con lo snaturamento e la modernizzazione, poi. Tale che nessuno se ne renda conto.
Sul cosiddetto segreto c'è da dire che non è tanto il nome di Giovanni Paolo II a far problema in quanto anche nelle parti rivelate di annunciava la seconda guerra sotto PIO XI...e nel 1917 la Vergine fece questo nome.
Si tratta di un falso (ma a chi e perché, come giustamente afferma Tosatti, sarebbe venuto in mente di farlo???) o di uno dei tanti scritti (in Vaticano ci sono faldoni di scritti e lettere di Lucia, a dire di Paolini) di suor Lucia fatto trapelare già in passato che spinse le autorità, nell'incertezza di distinguere le parole della Vergine dalle considerazioni della monaca, a non pubblicare il testo annesso alla visione resa nota nel 2000.
In effetti in questo testo che ora farà discutere non si commenta chiaramente la visione, ma c'è del vero riguardo l'apostasia e ci potrebbe essere del vero riguardo un "papa apparente" presente o futuro.
Si sarebbe ancora da approfondire ma....ne vale la pena?

Japhet ha detto...

Dat veniam corvis, vexat censura columbas

Anonimo ha detto...

Oggi Tosatti ribadisce le perplessità e così conclude:
...Adoperate tutte le possibili cautele, resta però irrisolto il problema centrale del messaggio di Fatima così come è stato gestito. E cioè che non sono state chiarite incongruenze, contraddizioni e vuoti che fanno ipotizzare, non senza una base logica che non tutto sia stato reso noto. E che forse qualcuno, anche in Vaticano, vorrebbe invece che lo fosse.

Anonimo ha detto...

Socci cita un suo articolo su Libero (che mi sembra non ancora online). Comunque si capisce dal titolo che ritiene il documento non attendibile.

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Fabrizio Giudici