Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 21 marzo 2017

Erdogan e la profezia di Houellebecq

Non occorre essere profeti per capire come questa brutta storia può andare a finire. È consolante constatare che c'è sempre chi vede la verità e la afferma. Manca però chi ne tragga le conseguenze e agisca responsabilmente.

Quando “Sottomissione” di Michel Houellebecq venne pubblicato in Europa era il gennaio del 2015. La vittoria profetizzata del partito “Fratellanza Musulmana“, nel 2022, in un Francia totalmente arrendevole nei confronti della visione del mondo islamica, sembrava uno scenario plausibile, ma comunque surreale.

Arrivarono poi gli attentati dell’Isis in terra d’oltralpe, Houellebecq divenne un caso, qualcuno invocò il Nobel per la letteratura, altri responsabilizzarono la sua letteratura, quasi ad incolparla per le tragedie avvenute. Scoppiò la bolla mediatica di quello che già era uno degli scrittori francesi più famosi nel mondo, Michel Houellebecq, insomma, si consolidò come romanziere, certo, ma in qualche modo anche come profeta. Le recenti elezioni olandesi rischiano di rafforzare l’ispirazione di quel libro.

Oggi, Erdogan invita i turchi che vivono in Europa a fare 5 figli ciascuno: “Sarà la migliore risposta all’ingiustizia che vi è stata fatta”, ha detto il premier turco. Un’invasione numerica prima ancora che culturale, insomma, mossa da una vendetta radicale verso i presunti torti che i turchi avrebbero subito. Intanto il partito dei turchi residenti in Olanda, “Denk“, ha conquistato la sua prima piccola vittoria, eleggendo nella camera bassa tre deputati.

“Denk” (Pensa) è il primo partito olandese ad essere stato fondato da immigrati di origine turca. Si inserisce in uno schema più grande: quello dei piccoli partiti islamici che stanno cominciando a nascere in tutto l’occidente, non il maggioritario “Fratellanza Musulmana” di Michel Houellebecq, ma un piccolo seme di un potenziale sviluppo teso in quella direzione.

Ad Amsterdam, la capitale dei Paesi Bassi, Denk ha ottenuto un numero di voti (7%) maggiori rispetto il consenso preso da Wilders, arrivato secondo in termini generali. Questo dato, letto così potrebbe destare più di qualche perplessità. Amsterdam, però, è sì la capitale olandese, ma soprattutto il simbolo del multiculturalismo e della multietnicità, esattamente come Londra in Inghilterra, Londra, il cui primo cittadino è musulmano, ma che si è rivelata essere una delle poche zone del Regno Unito convintamente contrarie alla Brexit ed alla conseguente uscita dal mercato unico, una capitale globalizzata contro le periferie abbandonante dalla globalizzazione, quelle periferie che a Wilders in Olanda non sono bastate per vincere le elezioni. Genericamente “Denk” viene definito come un partito anti-razzista, la forza illuminata contro il populismo di Wilders, l’argine al ritorno della xenofobia.

In realtà, molti vedono in “Denk” la mano lunga di Erdogan sulla politica olandese, più precisamente, sembrerebbe che ai due fondatori d’origine turca, prima espulsi dai laburisti, poi fondatori del partito d’ispirazione musulmana, Erdogan non stia antipatico, anzi. Basti pensare che uno dei due parlamentari fondatori, Tunahan Kuzu and Selcuk Ozturk, fuoriusciti dal partito socialista per una profonda difformità di vedute sulle politiche migratorie, Kuzu, l’anno passato era finito sotto la luce dei riflettori per aver rifiutato di stringere la mano al premier israeliano Benjamin Netanyahu mentre visitava l’Olanda, in virtù della solidarietà con la Palestina. Se questo non dovesse destare particolari preoccupazioni, la radice musulmana del partito diviene più evidente quando si viene a conoscenza del fatto che “Denk” abbia tra le sue linee culturali una sorta di mea culpa per il passato coloniale dell’Olanda. Un passato comune a molte nazioni occidentali e condannato più volte e da più parti, poco perdonabile, ma che potrebbe nascondere una critica tout court alla visione del mondo occidentale. Le accuse al nuovo partito formato dagli immigrati turchi di seconda e terza generazione, in fin dei conti, è quello di essere filo Recep Tayyip Erdogan. L’islam, peraltro, sarà ancora per poco la seconda religione con maggiore diffusione al mondo: secondo una ricerca pubblicata dal Pew research center, l’islam è l’unica religione in grado di avere percentuali di crescita superiori all’aumento della popolazione mondiale. Vale a dire che se questo trend dovesse continuare, quella musulmana sarà la religione più praticata nel mondo entro il 2070. Il dato sulla confessione, ovviamente, va letto anche in una futuribile chiave elettorale che questi partiti d’ispirazione islamica potrebbero nel tempo consolidare in Europa. Michel Houellebecq pare proprio averci visto lungo: i partiti islamici occidentali iniziano ad entrare nei parlamenti, il fattore che li separa dalla sfida governativa sembra essere solo il trascorrere del tempo. Erdogan, intanto, promette di far arrivare altri immigrati, quasi a voler dare un’accelerata ad un processo che sembra difficilmente controvertibile. [Fonte]

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Non si sa se temere di più la maomettana politica del ventre di Erdogan o la cittadinanza, lo ius soli, concesso da governanti irresponsabili.

Anonimo ha detto...

Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario (G. Orwell)

Anonimo ha detto...

http://www.corrispondenzaromana.it/notizie-dalla-rete/lolanda-islamizzata-che-nessuno-racconta/

Anonimo ha detto...

http://www.lastampa.it/2017/03/22/esteri/londra-spari-fuori-dal-parlamento-ucciso-un-uomo-con-un-coltello-ybDzUrmatORM57AGbzrEwM/pagina.html

Londra ripiomba nell’incubo attentati. Dodici anni dopo l’attacco dei kamikaze islamici nel metrò della capitale britannica e a un anno esatto dagli attacchi di Bruxelles, poco prima delle 16 ora italiana, un’auto ha travolto la folla sul ponte di Westminster, affollato di turisti, per poi schiantarsi contro il cancello del Parlamento, a pochi passi dal Big Ben. Secondo la ricostruzione della polizia, l’uomo alla guida, descritto dai testimoni di mezza età e dall’aspetto asiatico, vestito di nero, è sceso dal veicolo con un coltello. Ha ferito un agente nel cortile di Westminster, tentando di entrare nel Parlamento, ed è poi stato ucciso dalla polizia. Una donna investita è morta , ma un funzionario di polizia ha detto che il numero delle vittime è destinato a salire, fra loro anche l’agente accoltellato. Almeno dieci i feriti. Scotland Yard ha riferito che tratterà il caso come «attacco terroristico, finché non emergerà altro». Il Consolato italiano, in collaborazione con la Farnesina, sta verificando l’eventuale presenza di cittadini italiani sul posto.
Il sospetto terrorista si chiama Abu Izzadeen (Trevor Brooks). È di Clapton.

Anonimo ha detto...

http://www.inuovivespri.it/2017/03/22/migranti-inchiesta-sulle-ong-troppe-navi-chi-finanzia-molte-sono-tedesche/

Anonimo ha detto...

Capisco che in Francia hanno le elezioni fra poco, ma a tutto c'è un limite, per esempio alla decenza.
In Belgio hanno sventato un attentato: ad Anversa è fallito un attentato con l'ennesima auto lanciata sulla folla, che però in qualche modo sono riusciti a intercettare. Alla guida un francese, di nome Mohamed, che guidava con un passamontagna. Nell'auto hanno trovato fucile, coltelli, un'arma antisommossa, una tanica piena di liquido non ancora identificato. Le autorità francesi, allertate per via della nazionalità dell'arrestato, hanno commentato "Forse era semplicemente un tunisino ubriaco che voleva sfuggire a un controllo stradale".
E poi si stracciano le vesti se la gente vota Le Pen.

Anonimo ha detto...

Minaccia terroristica e ondate migratorie i due fattori chiave per accelerare il cambiamento dell’ordine sociale

http://www.controinformazione.info/minaccia-terroristica-e-ondate-migratorie-i-due-fattori-chiave-per-accelerare-il-cambiamento-dellordine-sociale/

Japhet ha detto...

Ma c'è un problema nel problema. La società che stanno costruendo non è multiculturale. A breve infatti potrebbe essere a maggioranza islamica e gli islamici non sono affatto d'accordo coi dogmi del mondialismo. Che ne sarà del femminismo, dei gay e dei diritti civili nell'eventualità non tanto remota se non ci svegliamo, del'islam al potere in Europa?
Ma soprattutto che ne sarà della nostra fede, identità, cultura. Per lo meno la parte sana forgiata dal cristianesimo?

Anonimo ha detto...

La ricetta di chi non vuole barriere mette a rischio l'Europa
No ai muri. Qualsiasi cosa accada: no ai muri. Una strage? No ai muri. Uno stupro di massa? No ai muri. Un’ondata di rapine? No ai muri. Un’invasione? No ai muri. Ci sono persone che affermano di possedere un rimedio universale e questo rimedio è: No ai muri. Un campione degli antimuri è il vescovo Galantino: no ai muri sempre e comunque. C’era una volta il Decalogo, adesso c’è un solo comandamento: “Non alzerai un muro”. Nella Bibbia il crollo delle mura cittadine è una punizione divina che prelude allo sterminio degli abitanti ma non è un problema, i vescovi della Cei sono post-biblici. Altro campione è Renzo Piano, il Galantino dell’architettura (stessa avversione per il mattone, stesso entusiasmo per brecce e squarci), che con perfetto tempismo ha comunicato la realizzazione a New York di un’università senza muri. Fa niente che a Westminster il bilancio delle vittime sarebbe stato meno pesante se un certo cancello fosse stato ben chiuso. No anche ai cancelli, dice Piano imperterrito. “Paradiso” nell’antico iranico significa “giardino chiuso da muri”: tutti i nemici dei muri siano dunque riconosciuti come agenti dell’inferno.
(Camillo Langone)

Anonimo ha detto...

Magdi Cristiano Allam - Vogliono farci credere che i terroristi islamici sono solo degli psicopatici. Ma è l'islam che li trasforma in robot della morte
(Il Giornale, 26 marzo 2017) - Sembra proprio che la percentuale dei malati mentali tra i musulmani sia in assoluto la più elevata al mondo. È pressoché scontato che ogni qualvolta c'è un attentato terroristico islamico, sia gli imam delle moschee e i musulmani moderati, sia i responsabili della sicurezza occidentali che orientano l'opinione pubblica, focalizzano l'attenzione sul profilo personale dell'attentatore, per approdare alla conclusione che soffriva di disturbi psichici.
E considerando che ormai sono all'ordine del giorno gli attentati terroristi islamici perpetrati, quelli sventati sul nascere, quelli semplicemente pianificati, quelli che gli aspiranti “martiri” islamici hanno manifestato la volontà di compiere così come emerge dalle intercettazioni, dovremmo concludere che tra i musulmani è esplosa un'epidemia di psicosi suicida-omicida.
La prassi consueta e consolidata nelle analisi degli esperti veri o presunti è di evidenziare le cause familiari, sociali ed economiche che attestano lo stato di emarginazione che connotava l'esistenza del terrorista islamico, ponendo l'accento sulla sua persistente frustrazione per le conseguenze delle guerre o delle sanzioni messe in atto dai nuovi “crociati” occidentali ai danni dei musulmani. Si colloca il quadro psico-sociale nel contesto della realtà della criminalità comune, enfatizzando il fatto che il terrorista era fondamentalmente dedito allo spaccio di droga, era lui stesso un drogato, era instabile sul piano relazionale.
Soprattutto si sostiene a viva voce che non frequentava le moschee, che non si comportava così come si converrebbe a un fedele musulmano. Infine si ricorda che è soltanto quando è finito in carcere, dove è stato soggiogato da predicatori estremisti, che il personaggio psicotico è stato plagiato trasformandolo in un robot della morte. Tutto ciò porta alla conclusione che coloro che uccidono urlando “Allah è il più grande” non avrebbero nulla a che fare con l'islam, che addirittura non sarebbero neppure musulmani.
Pur ammettendo che tutto ciò sia vero, è lecito domandarsi perché mai questi soggetti psicotici perpetrano degli efferati crimini esclusivamente nel nome di Allah? Perché non ci sono ebrei o cristiani che sgozzano, decapitano, massacrano e si fanno esplodere nel nome di Dio?
È del tutto evidente che c'è una ferma volontà, sia da parte dei musulmani sia da parte degli occidentali, di assolvere l'islam costi quel che costi, ignorando deliberatamente la legittimazione dell'odio, della violenza e della morte contenuta in ciò che Allah prescrive nel Corano e in ciò che ha detto e ha fatto Maometto. Si perviene alla conclusione che il terrorismo islamico sarebbe comunque di natura reattiva, non aggressiva, che significa che se loro uccidono la colpa è nostra. Così come si mira a farci credere che gli attentati terroristi islamici sarebbero dei fatti isolati, che sarebbe una forzatura ideologica inquadrarli nel contesto di una strategia di guerra scatenata da chi usa anche il terrorismo per sottomettere l'umanità intera all'islam.

Anonimo ha detto...

http://www.imolaoggi.it/2017/03/24/dalle-rivoluzioni-arabe-al-jihad-mondiale/