Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 15 marzo 2021

Dante, padre inascoltato

Precedenti: qui - qui - qui - quiqui.
A 700 anni dalla sua morte, vogliono a tutti i costi rendere commestibile l’Alighieri nel nostro tempo, costringerlo all’attualità, renderlo compatibile con il politically correct. Lasciano in secondo piano il visionario divino, il nostalgico della tradizione e del sacro romano impero, e pure il fondatore della lingua e della civiltà italiana [qui]. Per cogliere tutto Dante non basta il pur immenso giacimento della Divina Commedia, bisogna inoltrarsi nella selva preziosa delle sue opere in prosa: dalla Vita Nova dedicata all’Amore al Convivio dedicato alla Sapienza, dal De Vulgari Eloquentia incentrato sulla lingua e la geografia poetica d’Italia al de Monarchia, dedicato alla sovranità e alla visione politica dell’Impero Romano proiettato nell’avvenire. E poi le sue Lettere dall’esilio, come ho ribattezzato nel mio libro su Dante [qui] le sue tredici epistole ritrovate.

Ha prevalso nella vulgata scolastica e giornalistica il tentativo di sottrarre Dante al Medioevo e alla Civiltà cristiana e proiettarlo nel Rinascimento e nella Modernità. Dante come primo dei moderni, precursore dell’Umanesimo e del Rinascimento. Il sostegno più suggestivo e più abusato a questa tesi è nella figura dell’Ulisse dantesco, nel XXVI Canto dell’Inferno, citata a conferma della “modernità” dantesca. A differenza dell’Ulisse omerico, si ripete, l’Ulisse dantesco riparte, ha sete virtuosa di conoscenza e da precursore della modernità sfida l’incognito e varca le Colonne d’Ercole. Eccolo, l’uomo inquieto e nomade, eccolo il moderno, ecco il precursore di Cristoforo Colombo. La Divina Commedia come prologo in cielo della scoperta dell’America, il viaggio della mente in tre cantiche prefigura il viaggio del navigatore in tre caravelle.

In realtà Dante ammira l’amore della conoscenza e l’ardimento di Ulisse ma coglie anche l’hybris, la tracotanza, di chi non ha senso del limite e del confine umano e territoriale, sfida l’incognito e gli dei, e finisce tragicamente per aver osato tanto. E si ritrova all’inferno: la sua nobile impresa di conoscere non lo redime dal suo peccato di consigliere fraudolento che si è servito dell’inganno per sconfiggere i troiani. Dante coglie tutta l’umanità di Ulisse, la sua grandezza e la sua miseria, la sua nobiltà e la sua velleità, il suo rifiuto di vivere come bruti e il suo peccato d’orgoglio. Da qui la condizione umana come condizione tragica, incapace di restare dentro i suoi limiti e incapace pure di varcarli, senza perdersi. “Siate contenti umana gente al quia che se potuto aveste veder tutto mestier non era parturir Maria”… (III canto del Purgatorio).

Il pregiudizio che sottende il tentativo di modernizzare Dante è sottrarlo al Medioevo Oscuro e affidarlo al Rinascimento Luminoso. Una lettura troppo schematica e manichea, che non considera oltre gli abissi anche le altezze del Medioevo, e oltre le luci anche le tante ombre del Rinascimento, cogliendo del primo solo gli aspetti oscuri e del secondo solo l’esplosione dell’arte e la glorificazione dell’uomo. Il Rinascimento è epoca di grandi pittori e di spietati duchi e capitani di ventura, in cui l’uso del pugnale e del veleno era pratica corrente come la gloria del pensiero e dell’arte nelle figure eccelse.

Il passaggio dal divino all’umano, la svolta antropocentrica, ci presenta l’uomo nei suoi egoismi, nei suoi appetiti feroci e nelle sue bassezze e non solo nella espressione del suo genio creativo e della sua mente fertile; la malinconia abita le menti più eccelse del Rinascimento, la precarietà della vita non è più confortata dall’orizzonte ultraterreno, la volontà di potenza ottenebra i cuori più ambiziosi. Dante vive con le contraddizioni e le passioni di un credente l’annuncio dei tempi nuovi, sognando il ritorno al sacro e il rinnovamento della tradizione. Le sue opere in prosa sono state accantonate anche per non imbattersi nelle reali convinzioni dantesche che poco o nulla hanno a che vedere con questo manierismo pseudomoderno.

Vero è che la Firenze del Trecento ha precorso la modernità: aveva ragione Werner Sombart a sottolineare che il capitalismo finanziario nasce nella Firenze delle banche prima che nei paesi protestanti, come invece sosteneva Max Weber nella sua celebre opera sull’etica protestante e lo spirito del capitalismo. Ma Dante si oppone a quel mondo nascente, condanna il dominio delle banche e le speculazioni del capitalismo finanziario; ripudia, come san Tommaso, l’usura che “offende la divina bontade” e relega i mercanti usurai all’inferno, nello stesso girone dei bestemmiatori e degli omosessuali, perché contro natura fanno commercio del tempo, che appartiene a nostro Signore.  E disprezza la “gente nuova e i sùbiti guadagni” che in Firenze “orgoglio e dismisura han generata”. Dante avversa lo spirito nascente della modernità. Pound ricalcherà nel ‘900 la filippica dantesca contro l’usura, il “sangue contro l’oro”...

Dante fu un glorioso sconfitto dal suo tempo e anche dalla storia che ne seguì. Fu ammirato nella sua altezza inarrivabile e mai assunto a modello compiuto, non solo in letteratura, ma anche nella vita religiosa e civile, nella sfera filosofica e in quella politica. Non fece scuola, non ebbe seguaci anche se la solitudine degli ultimi tempi fu alleviata da un cenacolo di giovani, compresi i suoi due figli, Pietro e Jacopo, che restarono intorno a lui.

Dante illuminò i posteri, ma non li indirizzò. Fu molto citato ma poco ascoltato. Fu esiliato nella poesia, incensato nella letteratura, ma fu posto su un piedistallo inaccessibile che lo teneva lontano dal mondo e sterilizzava la sua incidenza effettiva; dimenticato nel suo pensiero e nelle sue aspettative. Ma resta il nostro sole, la nostra luce.
Marcello Veneziani, Il Borghese (febbraio 2021)

35 commenti:

Anonimo ha detto...

Più avanzo negli anni, più la lettura assimilata, fatta propria che, di stagione in stagione, diventa carne, è l'unica rispettosa dell'autore e del lettore. Abbiamo perso tanto tempo in letture inutili, in letture soffocate dalla critica e non conosciamo i nostri classici, Dante Alighieri per primo. Sempre dietro all'ultimo libro uscito senza mai aver messo il naso "...nella selva preziosa delle sue opere in prosa: dalla Vita Nova dedicata all’Amore al Convivio dedicato alla Sapienza, dal De Vulgari Eloquentia incentrato sulla lingua e la geografia poetica d’Italia al de Monarchia, dedicato alla sovranità e alla visione politica dell’Impero Romano proiettato nell’avvenire. E poi le sue Lettere dall’esilio, come ho ribattezzato nel mio libro su Dante [qui] le sue tredici epistole ritrovate." Questo è grande rimpianto ed un triste presagio per i giovani che trascorrono gli anni della formazione vagando nella illusione della formazione quantitativa. Un modo come un altro per lasciarli nell'ignoranza qualitativa e quantitativa ad un tempo.

Dante universale non globalista ha detto...

«Quello del Sommo poeta», scrive Anthony Esolen, «è un pensiero che ha compreso il senso dell’incarnazione divina. Il peccato, la vita sociale, la Vergine: nulla è astratto, tutto si può toccare con mano…».
Dante Alighieri è stato profeta di un’unità che c’era prima dell’Unità d’Italia. Parla Marcello Veneziani: «Non è Machiavelli, non concepisce l’autonomia della politica dalla morale e dalla religione».
Infine, nell’analisi di Marco Di Matteo, vediamo come Dante consideri Tommaso d’Aquino modello di una particolare forma di santità e sapienza: la santità del frate, perseguita secondo l’ideale della spiritualità domenicana, fondata sul primato della Verità, e la sapienza del teologo, che interpreta la sacra pagina utilizzando anche gli strumenti concettuali che la ragione naturale offre…

Anonimo ha detto...

Tenetevi forte perchè questa è tremenda....
"È polemica in Olanda per un programma televisivo per bambini, accusato di essere “pro-pedofilia”, in cui si vedono degli adulti spogliarsi in studio davanti a un pubblico di ragazzini, con questi minori che fanno poi ai primi domande sul corpo umano. Il programma in questione, riporta il Daily Mail, si chiama Simply Naked e la platea di bambini che assiste a tale spogliarello, in base alle anticipazioni del programma, è composta da ragazzi con età dai 10 ai 12 anni e, a detta dei produttori del programma, questo sarebbe diretto a mostrare ai più piccoli com’è fatto un corpo umano."
https://www.ilgiornale.it/news/mondo/adulti-si-spogliano-nudi-davanti-ai-bambini-show-olandese-1929759.html

Anonimo ha detto...

Amici cari, siamo in un manicomio criminale a cielo aperto. Qui è proprio il Demonio che imperversa. Occorrono esorcisti. La preghiera a San Michele dovrebbe diventare la preghiera continua di molti.

Perche' hanno taciuto? Semplice Watson ,questioni di pagnotta (per chi ancora la puo' avere) . In altre parole = Mors tua vita mea .. ha detto...

"quello che è accaduto a Firenze e che i giornalisti locali, pur essendo stati informati, hanno sostanzialmente taciuto "
https://www.marcotosatti.com/2021/03/15/firenze-un-digiuno-al-singolare-presente-contro-il-digiuno-plurale-futuro/

Per dare un segnale forte, ho deciso di compiere un gesto simbolico […] Un gesto con valore propositivo: si può e si deve riaprire con sicurezza. Sì alla salute e sì all’economia, basta con le false contrapposizioni. Il mio appello è rivolto all’amministrazione comunale fiorentina, affinché si faccia ambasciatrice, presso il Governo, dell’esigenza improrogabile di riaprire tutte le attività”.

In altre parole Andrea ha contestato le parole d’ordine del Potere: lockdown a oltranza e Vaccino presentato come Messia. Il consigliere Asciuti ha deciso questa iniziativa senza consultare il suo partito, la Lega, che ufficialmente non ha commentato; e ha deciso che, se le Autorità non cambieranno politica, proseguirà la sua protesta nei prossimi fine settimana.

Sono stati i miei peccati. Gesù mio, perdon, pietà.! ha detto...

P.S. Perche' tutti questi confinamenti/arresti domiciliari?
Semplice Watson : perche' devono arrivare al completo tracollo dell'economia ma , per non farsi accorgere ,adottano la politica dell'elastico altrimenti detta dello yo yo , altrimenti detta del bastone e della carota .

Abito a 200 metri dalla Parrocchia , oggi pomeriggio nella visita pomeridiana al Tabernacolo ho trovato un ciclostilato di questo tenore : dato il lockdown per la recrudescenza covid , e poiche' siamo in zona rossa , per accedere alle messe feriali (2) e festive (3)munirsi dell'autocertificazione . La Via Crucis sara' trasmessa in streaming sul sito della Parrocchia .

Beh , caro Sig.Parroco capisco tutto ma da voi mi aspetterei il dpcm o come altro si chiama "letto/esplicato"da un avvocato capace .

Beh , caro Sig.Parroco se devo seguire la Via Crucis in streaming mi scelgo la Via Crucis di Radio Buon Consiglio , almeno saro' sicura che si commentera'del patire dell'Infinito Amore e della Madre Addolorata .

Anonimo ha detto...

Il padre è sempre più fuori dai giochi.
https://www.silvanademaricommunity.it/2021/03/15/il-cognome-deve-essere-paterno/

Anonimo ha detto...

https://www.lanuovabq.it/it/stop-astrazeneca-e-l8-settembre-del-mito-vaccinista

DUBBI SUL VACCINO
Stop Astrazeneca: è l'8 settembre del mito vaccinista
ATTUALITÀ16-03-2021 Paolo Gulisano
L’impatto della notizia del ritiro di Astrazeneca secondo la miglior tradizione di panico post sconfitta: una sorta di 8 settembre, con conseguente confusione della gente. Le istituzioni ostentano tranquillità, ma nessun vaccino ha tali e tante reazioni avverse. Che cosa sappiamo finora? La decisione del governo tedesco dopo che il Paul-Ehrlich-Institut ha raccomandato la sospensione per un aumento di una forma speciale di trombosi venosa cerebrale in concomitanza delle vaccinazioni. Ostentare una fede granitica non è scientifico....

Anonimo ha detto...

Alcuni anni orsono, ho posto mentalmente al mio angelo custode alcune domande: "Chi fosse stato al mondo l'uomo più forte , più eroico etc." L'angelo custode risponde venendo la notte in sogno . Alcune risposte me le ha date:

-L'uomo più forte? Sansone (vedi l'insegnamento che scaturisce dal tradimento di Dalila: l'astuzia prevale sulla forza fisica...)

Il condottiero più grande al mondo ? Alessandro Magno (perchè ha unito in matrimonio gli uomini di due continenti... )

Il poeta più grande ? Dante Alighieri perchè si è fatto ispirare dal suo angelo custode e a modo suo , poeticamente, ha scritto cose vere riguardo il Paradiso, il Purgatorio e l'Inferno.

n.b. Dante avrebbe potuto spiegare anche a che serve l'inferno per l'eternità ,
ma non era suo compito.
Compito riservato ai poeti di oggi che sanno leggere tra le righe della Sacra Scrittura.

Anonimo ha detto...

Storici, vil razza dannata
Ma è possibile che nessuno storico italiano, nessun cattedratico di Storia moderna e contemporanea abbia il coraggio di dire, con parole chiare e forti, che l’onda lunga di leggi e condanne sugli avvenimenti storici del passato è un’infamia che uccide la verità storica e pure la ricerca? Possibile che nel Paese di grandi storici non si sia levata una voce, non sia sorta un’associazione o un’iniziativa per deprecare l’uso politico e giudiziario della storia, la condanna retroattiva del passato, l’obbligo di rinnegare la memoria storica?
http://www.marcelloveneziani.com/articoli/storici-vil-razza-dannata/

Anonimo ha detto...

Evidentemente tutti hanno studiato e ricercato per il vile danaro. Non è che la corruzione si limita alle spogliarelliste e al drogato della porta accanto.

Anonimo ha detto...

Che il Sommo abbia pietà di queste rime...

La Chiesa piallata ha ridotto la croce al solo patibulum.
Guarda a destra e a sinistra, politicamente orizzontale.
Così mondana da alzarsi e aprire ben dopo il diluculum.
Tanto banale che del peccato non dice quello originale.
Adora e crede poco a Dio, ma si fa una con il saeculum.
Dice di ascoltare la Parola, ma la gran parte la scarta.
Respira solo psiche, ma la confonde per vita spirituale.
Dice e cura solo la carne, servendo un vangelo alla carta.
Disorientata disorienta, dedita alla natura dell’animale.
Maria, tu preghi molto, ma la parte migliore è di Marta!

Anonimo ha detto...

Il problema della “dittatura sanitaria”.

Io ritengo che la migliore sintesi della storia degli ultimi tre secoli, grossomodo dal ‘700 in poi, sia quella fatta da Juan Donoso Cortés (praticamente il De Maistre iberico) nel suo discorso alle Corti spagnole del 4 gennaio 1849:

«La base di tutti i vostri errori, signori dell’opposizione, consiste nell’ignorare quale è la direzione della civiltà e del mondo. Voi credete che la civiltà ed il mondo avanzino, quando invece sia l’una che l’altro retrocedono. Il mondo cammina con passi rapidissimi alla costituzione di un despotismo, il più gigantesco ed assoluto che sia mai esistito a memoria d’uomo.»

Ha detto tutto. Ha ragione.
La marcia verso questo totalitarismo assoluto inaudito (che i cristiani possono identificare con l’avvento dell’Anticristo, i non credenti possono più sobriamente paragonare agli scenari distopici descritti da Zamjatin, Huxley, Orwell, Bradbury…) è un processo geopolitico su scala mondiale, molto vasto e complesso, con tantissime concause interconnesse: strapotere delle oligarchie tecnologiche, passaggio dalla democrazia all’epistocrazia, filosofia dell’idealismo nel senso che la realtà deriva dal pensiero e non viceversa, ideologia lgbt, “cancel culture”, eccetera.

Ora, in mezzo a tali concause si inserisce anche questa pandemia; e sicuramente le persone che operano per realizzare il totalitarismo, essendo molto furbe, sanno benissimo come sfruttarla per favorire la loro agenda (ulteriore strapotere delle oligarchie tecnologiche, ulteriore svuotamento democratico, ulteriore crisi economica di cui regimi stranieri sapranno ben profittare…).
Ma il problema pratico ed urgente che noi adesso dobbiamo affrontare è questo: il totalitarismo NON STA SIMULANDO un’epidemia che non esiste (ovvero “esiste ma è come l’influenza”, “esiste ma non uccide quasi nessuno”, “esiste ma…”); bensì STA SFRUTTANDO un’epidemia che esiste davvero, ed ove non adeguatamente contenuta è davvero capace di produrre un sacco di morti e di malati e di ospedali pieni fino al collasso eccetera, e che li produrrebbe anche se non ci fosse il totalitarismo – essendo la malattia un fenomeno naturale, che opera per meccanismi inintenzionali, come un uragano o un terremoto.

Totalitarismo ed epidemia sono due mali diversi, il primo “umano” (e dico anche demoniaco), il secondo “naturale” (a prescindere dall’ipotetica origine di laboratorio del virus, fosse pure vera, l’artificiale si basa comunque sui meccanismi naturali); sono due cose diverse, non sono la stessa cosa. Se domani per miracolo non ci fosse più il totalitarismo, ci sarebbe ancora la pandemia; e se non ci fosse più la pandemia, ci sarebbe ancora il totalitarismo.

Conseguenza finale. Se tanta gente, in nome del lodevole proposito di combattere il totalitarismo, si comporta sull’assunto che l’epidemia non esiste perché è una bugia del totalitarismo, e dunque “io non indosso le mascherine perché combatto il totalitarismo!”, “io me ne frego delle distanze perché combatto il totalitarismo!”, “io voglio vivere normalmente, senza nessuna prudenza straordinaria, perché combatto il totalitarismo!”, benissimo, qual è il risultato collettivo della somma algebrica di tutte queste imprudenze individuali?

Il risultato è che i contagi aumentano, dunque si prolunga l’epidemia, dunque la massa di tutti quelli che “io combatto il totalitarismo!” fornisce un gradito assist a chi…?
Al totalitarismo.
Come il mitologico marito che si taglia gli attributi per far dispetto alla moglie.
Satana ride e ringrazia.
Claudio Otto Menghini su Fb

Anonimo ha detto...

Li vedi ovunque, a qualunque ora, negli speciali dei tg o nelle arene televisive. Li vedi in prima serata, nei programmi del pomeriggio che prima parlavano di gossip da quattro soldi ed ora hanno trovato uno scopo nobile nel raccontarci l'evento pandemico. Li vedi vicino a uomini e donne dello spettacolo, nei palinsesti domenicali, intervistati dal giornalista "di livello" o dalla conduttrice dei programmi di cucina. Sono loro, i nuovi presenzialisti: i "virologi". Ce ne sono di tutti i tipi: l'intransigente, il moderato,l'ottimista, il catastrofista, il rassicurante, l'allarmista, l'inquisitore. Ognuno con una parte ben precisa, ognuno con un copione da recitare a seconda dell'occasione.
Seneca, nel "De brevitate vitae" disse: " Chi è troppo indaffarato non può svolgere bene nessuna attività e tanto meno alcune, come l'eloquenza e gli studi liberali, perché una mente impegnata in mille cose non può concepire nobili pensieri".
Questi signori, evidentemente dotati di incredibili capacità, riescono a dirigere un reparto in ospedale, essere ospitati in più trasmissioni lo stesso giorno su reti televisive diverse e magari trovano anche il tempo di scrivere un bestseller sul virus. Non c'è che dire, nel tempo dei teatri chiusi, l'unico che continua ad avere il sipario alzato è il teatrino della "scienza"moderna. Ignorarli è un dovere morale per la nostra generazione. Spegnere per sempre il loro memento mori e le loro storielle sui dialetti che contagiano di più o sui contanti veicolo di malattia è essenziale per la nostra salute mentale e per quella dei nostri cari. È un gesto fondamentale per considerarci ancora esseri pensanti,capaci di ragionare.
"Lo ha detto il virologo in TV" deve essere una locuzione estirpata per sempre dal nostro vocabolario.

Anonimo ha detto...


"DAnte profeta di un'unità che c'era prima dell'Unità d'Italia.."

Vero, ma di un'unità in senso spirituale, morale, culturale non politico. O no?
A ben vedere, al tempo di Dante, dal punto di vista politico e quindi anche spiritual-culturale l'Italia era ferocemente divisa tra Guelfi e Ghibellini e lo stesso Dante non fu esistenzialmente vittima di questa divisione, delle guerre civili e tra le due fazioni che scoppiavano di continuo? Ma la divisione politica (l'antitesi che si era creata tra Papato e Impero, le cui conseguenze furono particolarmente negative in Italia) come si concilia con l'unità altrimenti esistente nella "nazione" italiana?
Non si concilia, questo è il punto e la nazione italiana restò in preda alle guerre civili e fra Stati italiani. Unità allora come? Di costume, per via della comune religione, (e proprio con Dante) grazie a una letteratura nazionale, scritta in italiano: creazione di una lingua letteraria che innalzava l'esser-italiano a pensieri elevati, alla riflessione sugli alti valori, superando la dimensione eternamente conflittuale del nostro municipalismo, con la sua ristretta mentalità.
Un'unità quindi imperfetta, perché incapace di tradursi nell'unità politica di una monarchia nazionale, come stavano facendo gli altri popoli europei, che poi ci avrebbero travolto nella prima metà del Cinquecento. INcapace ma anche impossibilitata a causa dell'opposizione della Chiesa, che trasformava la lotta politica (per questioni territoriali) in una questione religiosa, che giustificava la chiamata degli stranieri per difendere la libertà del Papa contro il resto d'Italia.
Quest'unità imperfetta era anche il risultato di una politica che nelle cose si era già resa autonoma dalla morale e dalla religione, seguendo implacabilmente le leggi dei rapporti di forza, dominati dagli interessi e dalle passioni. Machiavelli trasse le conseguenze da questa situazione, con una lucidità spinta fin quasi al cinismo. Del distacco della politica e del costume dell'Italia d'allora dai valori religiosi ed etici, in una famosa pagina, accusò soprattutto la Chiesa del suo tempo, con i cattivi esempi nella condotta e nell'uso del temporale che da troppo tempo stava dando.

“Non morire non significa vivere” ha detto...

Gianfranco Amato
https://www.youtube.com/watch?v=EUtsNQrDWvM&t=172s
La precarietà materiale della società, soprattutto in tempo di COVID, evidenzia la precarietà spirituale dell'umanità.
www.gianfrancoamato.it

Anonimo ha detto...

https://libreriamo.it/lingua-italiana/dante-il-significato-del-verso-amor-ch-a-nullo-amato-amar-perdona/

Patriota ha detto...

Nazione dal 17 marzo 1861, Patria da millenni.
AUGURI ITALIA!!!
Niente e nessuno potrà mai eguagliarti in bellezza, storia, arte e cultura, ingegno e creatività. Nei secoli dei secoli.
Gloria per Te e pena per chi non si rende conto, da italiano, della tua grandezza incommensurabile.

Anonimo ha detto...

O popol mio sanz'amor
de lo ver e del cielo!
Al virologar prono
con del virus il timor,
ma non di Dio, né zelo
di dimandar perdono:
sai solo trastullarti,
adori il vitel d'oro,
alzi preci al vaccin.
Hai oblio del decoro
d'esser culla d'arti:
l'apostasia dal divin.

Anonimo ha detto...

Chieggomi, spesse fiate, s'e' rivocherebbe e ritratterebbe quel che scrisse contra 'l potere temporale dei Papi, in riguardando il misero convenente in che la Chiesa presentemente si truova.

Anonimo ha detto...

Il potere temporale dei papi è stato un argine possente per l' Italia tutta, quando i papi furono Papi, viceversa quando furono papicchi la loro sola presenza fu nefasta per i romani, per gli Italiani, per tutti i Cattolici.

Se si facesse una media veritiera tra effetti positivi e negativi del potere temporale, certamente gli effetti positivi risulterebbero maggiori di quelli negativi, che sono stati i soli ad essere sempre sbandierati al suono delle trombe della propaganda avversa.

Anonimo ha detto...

Che arte videro gli occhi di Dante? Giotto, Cimabue e i mosaici ravennati lo ispirarono per la sua Divina Commedia.

Scopri il virtual tour della mostra "Le Arti al tempo dell’esilio": una raffinata selezione dei più importanti artisti del tempo di Dante con opere d’arte provenienti dai più prestigiosi musei internazionali.
http://www.mar.ra.it/Dante.Gli-occhi-e-la-mente/

Anonimo ha detto...

Piccola provocazione, onde spero d'esser degno di venia: sapevate che, per i veri padri della lingua italiana, ossia per gli umanisti dell'Accademia della Crusca (quella seria del Cinquecento/Seicento, non certo quella di oggi) il sommo poeta era Petrarca e non Dante?

Codici del Purgatorio ha detto...

https://www.cuneodice.it/curiosita/saluzzese/verzuolo-e-dante-nell-archivio-comunale-misteriose-pergamene-del-purgatorio_46423.html

Anonimo ha detto...

Lo studio del nosro sommo poeta sarebbe un ottimo antidoto all'ignoranza spirituale dei tempi moderni.
Egli, uomo della Trascendenza cristiana, rappresenta la perfetta unione tra la Verità e la bellezza.
Se noi prendessimo Dante sul serio, dovremo mettere in discussione gran parte delle menzogne su cui si regge il mondo moderno e postmoderno.
Il grosso problema è che Dante oggi viene studiato non come un maestro di vita e verità, ma come un pezzo di antiquariato. Per questo assistiamo alla completa dissociazione interiore di laicisti, femministe, materialisti, pansessualisti, omosessualisti e genderisti che si infervorano per Dante senza nemmeno essere sfiorati dall'idea che la cattedrale di Trascendenza rappresentata dalla "Commedia" rappresenti la più evidente condanna del loro oscurantismo spirituale.
Essi rapresentano il contrario della sapienza dantesca, ma questa idea non li sfiora nemmeno. Poveretti.
Martino Mora

Anonimo ha detto...

Il Papa: Dante, profeta di speranza e poeta della misericordia

Nella Lettera apostolica “Candor lucis aeternae”, pubblicata oggi, Francesco ricorda il VII centenario della morte di Dante Alighieri, sottolineando l’attualità, la perennità e la profondità di fede della “Divina Commedia”

A 700 anni dalla sua morte, avvenuta nel 1321 a Ravenna, in doloroso esilio dall’amata Firenze, Dante ci parla ancora. Parla a noi, uomini e donne di oggi, e ci chiede di essere non solo letto e studiato, ma anche e soprattutto ascoltato e imitato nel suo cammino verso la felicità, ovvero l’Amore infinito ed eterno di Dio. Così scrive Papa Francesco nella Lettera apostolica “Candor lucis aeternae – Splendore della vita eterna”, pubblicata oggi, 25 marzo, Solennità dell’Annunciazione del Signore. La data non è casuale: il mistero dell’Incarnazione, scaturito dall’”Eccomi” di Maria, è infatti – spiega il Pontefice – “il vero centro ispiratore e il nucleo essenziale” di tutta la “Divina Commedia” che realizza “la divinizzazione” ovvero “il prodigioso scambio” tra Dio che “entra nella nostra storia facendosi carne” e l’umanità che “è assunta in Dio, nel quale trova la felicità vera”.

Il pensiero dei Papi su Dante

Suddivisa in nove paragrafi, la Lettera apostolica si apre con un breve excursus che Francesco fa del pensiero di diversi Pontefici su Dante: nel 1921, Benedetto XV gli dedica l’Enciclica “In praeclara summorum” e rivendica l’appartenenza del poeta fiorentino alla Chiesa,
tanto da definirlo “nostro Dante”, poiché la sua opera trae “poderoso slancio d’ispirazione” dalla fede cristiana. Nel 1965, San Paolo VI scrive la Lettera apostolica “Altissimi cantus” e sottolinea quanto la “Commedia” sia “universale”, perché “abbraccia cielo e terra, eternità e tempo” ed ha un fine “trasformante”, ovvero “in grado di cambiare radicalmente l’uomo e di portarlo dal peccato alla santità”. Papa Montini sottolinea anche “l’ideale della pace” espresso nell’opera dantesca, insieme alla “conquista della libertà” che, affrancando l’uomo dal male, lo conduce
verso Dio. Vent’anni dopo, nel 1985, San Giovanni Paolo II richiama un altro termine-chiave della “Divina Commedia”: il verbo “transumanare” che permette all’uomo e al divino di non annullarsi a vicenda. La prima Enciclica di Benedetto XVI, poi, la “Deus caritas est”, nel 2005, mette in luce l’originalità del poema di Dante, cioè “la novità di un amore che ha spinto Dio ad assumere un volto ed un cuore umano”. Francesco ricorda anche la sua prima Enciclica, “Lumen fidei”, diffusa nel 2013, in cui il Sommo Poeta viene citato per descrivere la luce della fede come “favilla, fiamma e stella in cielo” che scintilla nell’uomo.  

Anonimo ha detto...

...segue/1

“Divina Commedia”, patrimonio di valori sempre attuali

Quindi, il Papa si sofferma sulla vita di Dante, definendola “paradigma della condizione umana” e sottolineando “l’attualità e la perennità” della sua opera che “ha saputo esprimere, con la bellezza della poesia, la profondità del mistero di Dio e dell’amore”. Essa, infatti, è “parte integrante della nostra cultura – scrive Francesco – ci rimanda alle radici cristiane dell’Europa e dell’Occidente, rappresenta il patrimonio di ideali e di valori” proposti anche oggi dalla Chiesa e dalla società civile come “base della convivenza umana” per poterci e doverci “riconoscere tutti fratelli”. Padre della lingua e della letteratura italiana, l’Alighieri vive la sua vita con “la struggente malinconia” di pellegrino ed esule, sempre in cammino, non solo esteriormente perché costretto all’esilio, ma anche interiormente, alla ricerca della meta. Ed è qui che emergono i due assi portanti della “Divina Commedia” – spiega Francesco – ossia il punto di partenza rappresentato dal “desiderio, insito nell’animo umano” e il punto di arrivo, ovvero “la felicità, data dalla visione dell’Amore che è Dio”.

Cantore del desiderio umano di felicità

Dante non si rassegna mai e per questo è “profeta di speranza”: perché con la sua opera spinge l’umanità a liberarsi dalla “selva oscura” del peccato per ritrovare “la diritta via” e raggiungere, così, “la pienezza della vita nella storia” e “la beatitudine eterna in Dio”. La sua è dunque “una missione profetica” che non risparmia denunce e critiche contro quei fedeli e quei Pontefici che corrompono la Chiesa e la trasformano in uno strumento di intesse personale. Ma in quanto “cantore del desiderio umano” di felicità, l’Alighieri sa scorgere “anche nelle figure più abiette ed inquietanti” l’aspirazione di ciascuno a porsi in cammino “finché il cuore non trovi riposo e pace in Dio”.

Poeta della misericordia di Dio

Il cammino indicato da Dante – spiega ancora Papa Francesco – è “realistico e possibile” per tutti, perché “la misericordia di Dio offre sempre la possibilità di cambiare e di convertirsi”. In questo senso, l’Alighieri è “poeta della misericordia di Dio” ed è anche cantore “della libertà umana”, della quale si fa “paladino”, perché essa rappresenta “la condizione fondamentale delle scelte di vita e della stessa fede”. La libertà di chi crede in Dio quale Padre misericordioso, aggiunge, è “il maggior dono” che il Signore fa all’uomo perché “possa raggiungere la meta ultima”.

L’importanza delle donne nella “Commedia”

La Lettera apostolica “Candor lucis aeternae” dà, inoltre, la rilevanza a tre figure femminili tratteggiate nella “Divina Commedia”: Maria, Madre di Dio, emblema della carità; Beatrice, simbolo della speranza, e Santa Lucia, immagine della fede. Queste tre donne, che richiamano le tre virtù teologali, accompagnano Dante in diverse fasi del suo peregrinare, a dimostrazione del fatto che “non ci si salva da soli”, ma che è necessario l’aiuto di chi “può sostenerci e guidarci con saggezza e prudenza”. A muovere Maria, Beatrice e Lucia, infatti, è sempre l’amore divino, “l’unica sorgente che può donarci la salvezza”, “il rinnovamento di vita e la felicità”. Un ulteriore paragrafo, poi, il Pontefice lo dedica a San Francesco, che nell’opera dantesca è raffigurato nella “candida rosa dei beati”. Tra il Poverello di Assisi e il Sommo Poeta, il Papa scorge “una profonda sintonia”: entrambi, infatti, si sono rivolti al popolo, il primo “andando tra la gente”, il secondo scegliendo di usare non il latino, bensì il volgare, “la lingua di tutti”. Entrambi, inoltre, si aprono “alla bellezza e al valore” del Creato, specchio del suo Creatore.

Anonimo ha detto...

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Precursore della cultura multimediale

Artista geniale, il cui umanesimo “è ancora valido ed attuale”, l’Alighieri è anche – afferma Francesco – “un precursore della nostra cultura multimediale”, perché nella sua opera si fondono “parole e immagini, simboli e suoni” che formano “un unico messaggio” che ha quasi il sapore della “provocazione”: egli, infatti, vuole renderci “pienamente consapevoli di ciò che siamo nella tensione interiore e continua verso la felicità” rappresentata dall’Amore infinito ed eterno di Dio. Di qui, l’appello che il Pontefice lancia affinché l’opera dantesca sia fatta conoscere ancor di più e resa “accessibile e attraente” non solo agli studiosi, ma anche a tutti coloro che “vogliono vivere il proprio itinerario di vita e di fede in maniera consapevole”, accogliendo “il dono e l’impegno della libertà”.

Portare Dante a tutti, fuori da scuole e Università

Congratulandosi, in particolare, con gli insegnanti che riescono a “comunicare con passione il messaggio di Dante e il tesoro culturale, religioso e morale” della sua opera, Francesco chiede però che questo “patrimonio” non rimanga rinchiuso nelle aule scolastiche e universitarie, ma venga conosciuto e diffuso grazie all’impegno delle comunità cristiane, delle istituzioni accademiche e delle associazioni culturali. Anche gli artisti sono chiamati in causa: Francesco li incoraggia a “dare forma alla poesia di Dante lungo la via della bellezza”, così da diffondere “messaggi di pace, libertà e fraternità”. Un compito quanto mai rilevante in questo momento storico segnato da ombre, degrado e mancanza di fiducia nel futuro, sottolinea il Papa. Il Sommo Poeta – conclude la Lettera apostolica – può quindi “aiutarci ad avanzare con serenità e coraggio nel pellegrinaggio della vita e della fede, finché il nostro cuore non avrà trovato la vera pace e la vera gioia”, ossia “l’amor che move il sole e l’altre stelle”.

https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2021-03/papa-francesca-dante-profeta-speranza-poeta.html

Anonimo ha detto...

Giorgia Meloni:
Mentre tutta Italia celebra Dante Alighieri, il quotidiano tedesco “Frankfurter Rundschau” attacca duramente la sua figura descrivendola come quella di un “arrivista” e di un “plagiatore”. Parole inaccettabili e senza alcun fondamento. Noi, al contrario, siamo e resteremo sempre orgogliosi del Sommo Poeta che, con i suoi versi, ha plasmato la lingua, la cultura e l’identità del nostro popolo e la cui produzione “Divina” è stata apprezzata dall’umanità tutta.

Anonimo ha detto...

Il Pensiero cattolico:

https://digitaldante.columbia.edu/history/
Nel settimo centenario della morte di Dante e nel giorno dedicato a lui (il cosiddetto "Dantedì"), che anche papa Francesco ha voluto celebrare con la lettera apostolica "Canfora Lucis Aeternae", vogliamo segnalare l'estesa iniziativa online della Columbia University di New York, "Digital Dante", ispirato all'insegnamento di Teodolinda Barolini (Syracuse, 1951-), che consente di esplorare il capolavoro dantesco dai punti di vista testuale (testo e commento) e intertestuale (musica, immagini e altre risorse. In ambito italiano, ricordiamo l' "Illuminated Dante Project" dell'università di Napoli, sul cui sito è possibile visionare le immagini ad alta risoluzione dei manoscritti miniati della Commedia (i codici sono accompagnati da descrizioni codicologiche, paleografiche, iconografiche e storico-artistiche, www.dante.unina.it)

#Dantedì ha detto...

I’ VORREI...

“Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento,
e messi in un vasel ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio,

sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse ’l disio”.
(Dante, da “Le Rime”)

Il sogno, il desiderio, la realtà

Già qui, nel ‘suo primo cominciamento’
Dante descrive un modo dell’essere
come movimento del desiderio.

Così la felicità dello stare insieme non come compimento e sazietà,
ma come incremento del desiderare.

E la realtà come “vestigio” di un bene ultimo che la eccede. E senza il quale nulla avrebbe significato, e il mondo resterebbe una farsa insensata.

Dove raggiungere la “cosa” (o la persona) desiderata, figura e segno,
non soddisfa mai il desiderio iniziale, ma apre una strada sempre nuova,
di desiderio in desiderio,
fino a “l’amor che move il sole e l’altre stelle”.

Ancora nell’armonia di un movimento, non in una stasi di immobilità.

Poi è tornato,
per raccontare quel che non si può.
In una lingua nuova.

(F. N.)

Anonimo ha detto...

"Il politicamente corretto che riscrive Dante è una forma di suicidio culturale". Lo storico Christophe de Voogd: "Vogliono affondare la civiltà occidentale fondata sui lasciti di 'Atene, Roma e Gerusalemme', di cui la Divina Commedia è la massima espressione..."

Anonimo ha detto...

“Di tutti questi giornalisti smielati e attori adulatori del potere che declamano Dante in tv ce ne fosse stato uno che per sbaglio ha condannato la cancellazione di Maometto dall’Inferno decisa dai dhimmi in Belgio” (Giulio Meotti @giuliomeotti – Twitter, 26 marzo 2021).

Anonimo ha detto...

Da uomo del Medioevo Dante non era, né poteva essere, un nazionalista. La sua prima patria era Firenze, il suo modello istituzionale l'Impero. Con un imperatore tedesco (Arrigo/Enrico VII di Lussemburgo). Pur sostenendo l'esistenza di una cultura italiana (che però rientrava nella più grande unità spirituale della Chiristianitas) per il sommo poeta non c'è nessuna identificazione tra il grande spazio culturale italiano e l'unità politica. L'unità politica infatti andava al di là della Penisola, ed era universale come universale è la religio cristiana.
Chiesa, Impero, Comune (con relativo spazio territoriale regionale ) questi i punti di riferimento di Dante, Dante non era nazionalista perchè non era moderno, per sua fortuna. E naturalmente non era nemmeno "europeista" o "mondialista", che sono deformazioni, capovolte e grottesche, dell'autentico universalismo imperiale come di quello petrino.
Martino Mora

Anonimo ha detto...

Dopo il Dante nazionalista, ecco Il Dante liberal-mondialista: "Dante attribuiva diritti fondamentali e inalienabili all'uomo. che hanno il solo limite dei del corrisponente invalicalabile dei diritti di tutti gli altri".
(Enrico MALATO, accademico dei Lincei dell'Università di Napoli, oggi sul "Corriere").
Caro professor MALATO, Lei confonde Dante con John Locke. Dante non ha mai scritto di "diritti". Ma non pago, caro professor MALATO, sempre sul "Corriere", Lei continua imperterrito sui presunti "concetti danteschi":
"Adottati come motti dalla Rivoluzione francese, sono poi entrati nella Dichiarazione delle Nazioni Unite. Questi sono i valori che la "Commedia" trasmette, di grande attualità. L'importante sarà estrarli nel contesto poetico e renderli evidenti".
Pazzesco. Dante liberale, dirittista, rivoluzionario in berretto frigio e infine...precursore dell'Onu!! Un incubo.
Caro professor MALATO, di grande attualità qui c'è sola la sua smaccata, grossolana, grottesca falsificazione ideologica. Che immagino Lei perpetri, ogni giorno, dalla sua cattedra universitaria.
Martino Mora