Ci rinfranchiamo con i tesori della nostra fede. Dal volume del Liber Sacramentorum del Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster dedicato al ciclo pasquale traiamo dei pensieri su cui meditare in questa settimana in Albis e ottava di Pasqua.
«Surrexit Dominus et apparuit Simoni: ecco il primo simbolo di fede che ripete la Chiesa nella sera stessa del giorno di Pasqua. Anche adesso Pietro solo ha la divina missione di trasmetterci in modo infallibile il deposito delle verità rivelate; e la comunità cattolica, come già gli Apostoli, presta piena adesione alla fede di Pietro».
«Siccome la resurrezione di Gesù Cristo è il dogma centrale della missione Messianica, cosi la divina Sapienza, a precludere ogni via all’incredulità della sinagoga, ha voluto che il miracolo risultasse in una maniera inoppugnabile. Testimoni non sono soltanto poche donne, che in uno stato d’esaltazione dànno un valore oggettivo e reale a un pio sogno derivato dal loro affetto per Gesù, ma oltre cinquecento persone, tra le quali molte, come gli Apostoli, poco disposte a credere. Parlano con Gesù, vedono sulle sue membra le cicatrici dei chiodi, e ancora non si arrendono. Finalmente l’evidenza del fatto s’impone a tutte le loro prevenzioni e riluttanze, ed essi il giorno della Pentecoste si presenteranno al mondo colla missione speciale di rendere testimonianza della resurrezione di Gesù Cristo. Ecco ancora una volta come la sapienza di Dio coordina gli stessi difetti delle creature allo svolgimento dei suoi piani per la salvezza del mondo».
«È questo uno degli aspetti più portentosi della predicazione evangelica. Gli Apostoli non lusingano o adulano il mondo; gli rimproverano anzi i suoi delitti, mostrandogli la necessità di espiare il passato e di mutar vita. Il mondo nel Vangelo non trova nulla che solletichi la sua sensualità, che naturalmente lo alletti ; eppure, nonostante tutta questa irriducibilità dello spirito mondano coi principii del Vangelo, in meno di tre secoli il mondo pagano, volere o no, piegherà il capo sotto le onde salutari del santo Battesimo. Dopo la resurrezione di Gesù, questo è il massimo dei miracoli che suggellano la nostra fede».
«Gesù parlando di noi alla penitente di Magdala, le dice: « Di’ ai miei fratelli: ecco che io me ne vo al Padre mio e al Padre vostro». Come ci risuonano soavi queste parole, e quanto sono ineffabili le intime relazioni che la resurrezione del Redentore é venuta a stringere coll’umanità! Gesù è veramente nostro fratello. Dio è nostro padre. Per la morte di Gesù abbiamo acquistato assai più di quello che avevamo perduto col peccato, ed é in questo senso che il diacono nel Preconio pasquale canta: «o felice colpa, che meritò di avere un tanto Redentore».
«Il Testamento Nuovo è stato suggellato col Sacrificio Pasquale, il quale rinnovato quotidianamente sui nostri altari, dà al contenuto spirituale della Pasqua carattere di perennità. E necessario quindi che le opere si accordino colla fede».
«Gesù appare agli Apostoli alla sera dei giorno di Pasqua, indi si mostra loro dopo otto giorni, e di nuovo augura la pace. Al termine di questa settimana secolare, alla fine cioè dei mondo, Gesù riapparirà anche alla sua Chiesa, e col dono della sua pace la conforterà contro le ultime persecuzioni dell’anticristo».
«La santa gioia cristiana, ecco la caratteristica del Cristianesimo. La gioia che deriva dalle ineffabili ricchezze del contenuto dogmatico e morale evangelico, dai santi Sacramenti, dalla grazia santificante, dall’educazione della madre Chiesa. Quelli che sono fuori della comunione cattolica non possono sperimentare questa fonte d’intima gioia spirituale, la quale inonda le anime a misura che più partecipano dello spirito della Chiesa Cattolica. Più gioia, più gioia, dovrebbe essere la nostra parola d’ordine per istituire una santa crociata contro quel sentimentalismo malinconico, che tenta di penetrare nella pietà dei fedeli. Più gioia, e per goderla bisogna riportare i cristiani alle suo vere fonti, che sono la pietà cattolica». - Fonte
2 commenti:
La cultura
Quando anche i libri non letti o soltanto consultati iniziano a parlarci e a chiamarci, ci accorgiamo improvvisamente di essere in una cultura, oltre ogni civilizzazione. Ci vuole tempo, fatica ed eros. Questo è forse anche il senso degli umanisti del XV secolo che dicevano di preferire la compagnia dei morti. E, in campo politico, della "democrazia dei morti" di cui scrive Chesterton. E più in profondità le "pietre viventi" della Chiesa..
Andrea Sandri
Grazie per questi testi arricchenti
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