Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 13 novembre 2025

Don Claude Barthe. Infallibilità e sinodalità

Ringraziamo Res Novae – Perspectives romaines per la segnalazione dell'articolo che segue.
Infallibilità e sinodalità

Nella sua catechesi del 27 settembre, papa Leone XIV ha affermato: «I piccoli intuiscono. Hanno il sensus fidei, che è come un “sesto senso” delle persone semplici per le cose di Dio. Dio è semplice e si rivela ai semplici. Per questo c’è un’infallibilità del Popolo di Dio nel credere, della quale l’infallibilità del Papa è espressione [nostro corsivo] e servizio». Quale portata attribuire a queste parole?

Conviene dare uno sguardo nello specchietto retrovisore teologico a ciò che veniva tradizionalmente insegnato a proposito delle differenti istanze di infallibilità ed anche considerare il contesto attuale della sinodalità.

L’infallibilità della Chiesa docente e della Chiesa discente
I teologi distinguevano tradizionalmente la Chiesa docente (Papa e Vescovi), Ecclesia docens, che beneficia di un’infallibilità attiva, e la Chiesa discente (l’insieme del popolo cristiano), Ecclesia discens, preservata dall’errore da un’infallibilità detta passiva: l’insieme del popolo cristiano aderisce alla dottrina che gli trasmettono i successori degli Apostoli sotto la guida dello stesso Spirito Santo, il quale anima il loro insegnamento. Questa infallibilità è detta in credendo, poiché la Chiesa non può cadere in errore nel credere (1).

Questa infallibilità di ricezione viene spesso esplicitata nel concetto di sensus fidelium, istinto di fede proprio dei fedeli o, qualora si consideri ogni singolo credente, del sensus fidei, istinto o “fiuto” rispetto alla fede proprio di ciascun fedele, che accompagna la virtù della fede. Tutte le virtù, in effetti, procurano all’anima una specie d’istinto connaturale (ad esempio, un istinto di riservatezza e di pudore, che accompagna la castità); quello prodotto dalla fede inclina il credente a compiere degli atti di adesione alla verità rivelata (2).

Si può anche dire che l’uso del sensus fidei dipenda dalla crescita della fede in colui che l’ha ricevuta: conduce il fedele a credere, attraverso lo sviluppo di ciò che gli è stato insegnato, al di là di ciò che è tenuto a credere, ad esempio l’Immacolata Concezione è stata creduta ben prima che il dogma fosse proclamato. Ma giustamente è il dogma a decidere: l’infallibilità del popolo di Dio è soggetta al magistero del Papa e dei Vescovi.

Sensus fidei e sinodalità
Papa Francesco ha fondato la sua dottrina della sinodalità sul sensus fidei, su cui si è diffusa largamente la sua prima enciclica Evangelii Gaudium del 24 novembre 2013 [vedi]. Egli ha sottolineato il fatto che il gregge possieda un «odorato», che aiuta la Chiesa a trovare dei «nuovi cammini». Poi, in un discorso del 17 ottobre 2015, è andato oltre: «Il sensus fidei impedisce una separazione rigida tra l’Ecclesia docens [Chiesa docente] e l’Ecclesia discens [Chiesa discente], poiché il gregge possiede anche un suo proprio “fiuto” per discernere le nuove strade che il Signore apre alla Chiesa» (3).

La separazione classica tra Chiesa docente e Chiesa discente viene così relativizzata a partire dalla vocazione «pastorale» dell’intero popolo di Dio. Di fatto, implicitamente, ciò relativizza la distinzione tra pastori e gregge, essendo l’insieme dei fedeli, pastori compresi, posto sotto il sensus fidelium/fidei. E papa Francesco spiegava, nel suo modo immaginoso, che il Vescovo poteva perfettamente trovarsi davanti al suo gregge oppure in mezzo o persino dietro, seguendolo.

Il documento della Commissione teologica internazionale (CTI) del 2014, «Il sensus fidei nella vita della Chiesa» (4), gli aveva preparato il terreno, citando in particolare i papi Pio IX e Pio XII, i quali dichiaravano che prima di proclamare rispettivamente i dogmi dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione, si erano informati sulla devozione dei fedeli in merito ed avevano concluso che c’era un «notevole accordo tra Vescovi cattolici e fedeli». Da notare che essi parlavano di un accordo tra Vescovi e fedeli. Del resto, la CTI ebbe cura di precisare che la costituzione Pastor Æternus del primo Concilio Vaticano afferma che le definizioni dottrinali ex cathedra del Papa in materia di fede e costumi sono irreformabili «per se stesse e non in virtù del consenso della Chiesa», il che non rende superfluo il consensus Ecclesiæ, ma esclude, secondo la CTI, «la teoria secondo cui una tale definizione richiederebbe questo consenso, antecedente o conseguente, come condizione per avere autorità».

Un contributo di papa Leone?
Possiamo considerare la breve frase di Leone XIV – «l’infallibilità del Papa è espressione e servizio [dell’infallibilità del popolo di Dio]» – come un ulteriore passo avanti? Potrebbe trattarsi solo di un’espressione infelice da imputarsi al redattore della catechesi, ed in ogni caso sarebbe esagerato assimilarla alla proposizione condannata dal decreto del Sant’Uffizio, Lamentabili, del 3 luglio 1907: «Nella definizione delle verità, la Chiesa discente e la Chiesa docente collaborano in tale maniera, che alla Chiesa docente non resta altro che ratificare le concezioni comuni di quella discente» (Dz 3406).

La frase di Leone XIV evoca l’infallibilità del Papa: ma essa non si trova forse oggi in pausa, avendo il «magistero autentico» o «pastorale» non infallibile (Lumen Gentium, n. 25 §1) concretamente sostituito il magistero ordinario ed universale infallibile? Chi può pensare, ad esempio, che il capitolo 8 di Amoris Lætitia, che ripugna al sensus fidei/fidelium, rientri nel magistero infallibile? [vedi] Ed è anche vero che questo sensus spinge, per così dire, il magistero infallibile del Papa ad intervenire.
Don Claude Barthe
_______________________
1. Jean-Marie Hervé. Manuale theologiæ dogmaticæ, Berche, Parigi, 1957, vol. 1, n. 465.
2. San Tommaso, Somma teologica, IIa IIæ, q. 2, a. 3, ad 2.
3. Francesco, Discorso del 17 ottobre 2015 per la Commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, Aula Paolo VI.
4. Sensus fidei nella vita della Chiesa (2014).

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Vorrei fare due domande. Ringrazio fin d' ora chi sarà così gentile da rispondermi.
1)Come mai il Rito Bizantino è rimasto così stabile mentre il Rito Romano ha subito così tante modifiche (1955-1962-1965-1969) che lo hanno così tanto alterato?
2) Come mai il Rito Romano di Pio X che precede le riforme di Bugnini
è oggi adottato solo da irrilevanti
gruppi sedevacantisti e non esiste un movimento impegnato nel ritorno al Missale Romanum non toccato da Bugnini? In altre parole perché utilizzare il Messale del 1962 che è una semplice tappa intermedia verso il Novus Ordo e non si può certo definire Messa di sempre?

Anonimo ha detto...

"Papa Francesco... ha sottolineato il fatto che il gregge possieda un «odorato», che aiuta la Chiesa a trovare dei «nuovi cammini». Poi, in un discorso del 17 ottobre 2015, è andato oltre: «Il sensus fidei impedisce una separazione rigida tra l’Ecclesia docens [Chiesa docente] e l’Ecclesia discens [Chiesa discente], poiché il gregge possiede anche un suo proprio “fiuto” per discernere le nuove strade che il Signore apre alla Chiesa»."

Tipico discorso ipocrita in stile sovietico, si annuncia un principio e a livello pratico si fa il contrario. Della tanto sbandierata sinodalita` (democratizzazione) bergogliona non si è vista l'ombra. Al contrario tale concetto è servito per mascherare a quella parte di fedeli che si può definire "popolo bue" - a cui vanno aggiunti preti, frati e suore beoti - la reale tirannide capricciosa, volubile, vendicativa e distruttiva dell'argentino, senza confronti neanche ai tempi dei Papa Re. E che ha spinto la Chiesa verso l'abisso come mai prima di allora, perché il tutto "è frutto di consultazione sinodale". L'abbraccio mortale con l'eresia però gli sopravvive, perché Leone non sembra avere l'intenzione di cambiare strada, se non per piccolissimi e insignificanti particolari di facciata che anzi aiutano a confondere le acque, rendendolo forse più pericoloso del predecessore.

Anonimo ha detto...

Che direbbe San Gregorio VII? https://www.chiesaromana.info/2025/11/12/anno-domini-1058-lanno-in-cui-santildebrando-salvo-per-sempre-la-chiesa-cattolica/

Anonimo ha detto...

Persecuzione politica? Forse? Se è permesso dirlo.

Anonimo ha detto...

Se si smette di insegnare in
maniera rigorosa, interessante, coinvolgente ogni sensus fidei si corrompe, si consuma infine sparisce sia in chi non insegna più la fede, sia in chi non la riceve più. Viceversa un creduto, sano, vigoroso insegnamento della fede sviluppa, sia in chi insegna sia in chi riceve l'insegnamento, un continuo affinarsi del suo sapere che scopre sempre nuove relazioni tra la fede e la vita del fedele ed anche di chi è lontano dalla fede.Se la chiesa non insegna e non è di esempio diventa impossibile il gemmare di qualsiasi virtù che sono i primi gradini di ogni iniziazione cristiana. Sono ormai 70 anni che la chiesa commenta e scimmiotta l'attualità e non insegna più la Fede Cattolica come Dio comanda. Quindi si è solo sviluppato un sensus bestialitatae.




Anonimo ha detto...

Risposte, ma non esaustive:
1) è diversa la mentalità dei bizantini / ortodossi. Loro venerano la Tradizione. "Le nostre orecchie prudono per tutto ciò che è nuovo", come dice San Paolo. Non sarebbe concepibile da loro cambiare la Divina Liturgia, anche se recentemente il nostro cattivo esempio vaticansecondista può fare scuola presso alcuni, più compromessi con l'ecumenismo. Per esempio, il circolo dell'archimandrita Zenon (cattedrale Feodorovsky di Mosca) è stato contagiato dall'archeologite e, oltre ad una iconografia che si rifà ai primi secoli del cristianesimo, ha ripristinato i paramenti primitivi simil romani (come da noi nel post-concilio), abolito l'iconostasi ecc. Parimenti ci sono spinte ad abbandonare la lingua sacra (slavo ecclesiastico) in favore delle moderne lingue volgari.

2) no, c'è anche qualcuno non sedevacantista che usa la Liturgia pre-1955, ma lo può fare solo senza clamore e tanti proclami, perché tutto quello che è pre-1962 è fuorilegge per la Chiesa Cattolica e dunque rischierebbe quantomeno la sospensione a divinis in questa chiesa sinodalica ultratollerante (verso ogni devianza e eresia). Resta il fatto che il principio liturgico che ciò che la Chiesa ha fatto in passato in materia di Liturgia può essere validamente rifatto al presente (a meno di non pensare che per alcuni secoli la Santa Messa e gli altri sacramenti sono stati celebrati invalidamente). E in aggiunta a ciò, anche le parole di San Pio V sulla leicita' del Rito Tridentino in eterno, come sottolineato anche dal Summorum Pontificum.

Anonimo ha detto...

Parole profetiche di San Padre Pio da Pietrelcina
Particolarmente importanti e profetiche le espressioni di San Pio da Pietrelcina
che, in un pubblico ammonimento ai suoi figli spirituali nel 1963, diceva:

💠T.me/padrepiosanto

🌾«Causa l'ingiustizia dilagante e l'abuso di potere, siamo giunti al compromesso col materialismo ateo, negatore dei diritti di Dio. Questo è il castigo preannunciato a Fatima... Tutti i Sacerdoti che sostengono la possibilità di un dialogo coi negatori di Dio e coi poteri luciferini del mondo, sono ammattiti, hanno perduto la fede, non credono più nel Vangelo! Così facendo tradiscono la Parola di Dio, perché Cristo venne a portare sulla terra perpetua alleanza solamente agli uomini di cuore, ma non si alleò cogli uomini assetati di potere e di dominio sui fratelli... Il gregge è disperso quando i pastori si alleano con i nemici della Verità di Cristo. Tutte le forme di potere fatte sorde al volere dell'autorità del cuore di Dio sono lupi rapaci che rinnovano la Passione di Cristo e fanno versare lacrime alla Madonna...»

🌾“Avvenire”

🌾 19 Agosto 1978

Anonimo ha detto...

La "synodalité", c'est le cache-sexe du démocratisme dans l'église.

Anonimo ha detto...

Leone clone di Francesco? sembra di sì, stando a quanto ci confidò egli stesso, quando disse di aver sentito aleggiare su di sé lo spirito di Francesco. Stando così le cose, preferisco il leone del film "Il mago di Oz", con i suoi compagni di viaggio, l'uomo di paglia e l'uomo di latta, almeno loro avevano la piccola Dorothy ad infonder loro coraggio e speranza. Oggi invece non c'è nemmeno lombra di una piccola, coraggiosa Dorothy.

Anonimo ha detto...

Chiacchiere:
Tema: la casa reale inglese.
Dalle passeggiate romane ho notato un intensificarsi di notizie e notiziuole su ogni parente o affine della ormai conosciutissima famiglia. Perché? Mi chiedo. Perché questi argomenti sono trattati con tanta intensità, quando ognuno di noi , buona Grazia, ha notizie dei suoi consanguinei durante le grandi feste comandate? L'Italietta è forse parte di vecchi desideri Breton mai realizzati? Non so. Intanto si familiarizza e ormai si chiamano con il loro nome inglese di battesimo parenti vicini, lontani ed acquisiti della nota stirpe. Non so ma, non mi suona bene. Abbiamo di nostro tanti nobili con la schiena dritta, famiglie che mai hanno infangato il loro onore, di cui neanche conosciamo il loro cognome!!!