Una meditazione di John Mac Ghlionn sulla morte di un bambino battezzato, celebrata secondo il rito romano (e sì, intendo proprio "celebrata", per ragioni che diventeranno chiare). Quante ricchezze abbiamo perso e dobbiamo cercare di riconquistarle!
Un bambino che canta con gli angeli:
il funerale non funebre
Peter Kwasniewski 31 ottobre
Oggi, il mio amico e collaboratore Kennedy Hall, con la sua famiglia, dà l'ultimo saluto al corpo di suo figlio Gabriel, nato il 24 ottobre e vissuto solo due ore. Durante quel breve periodo, è stato battezzato, cresimato e accolto dai suoi sei fratelli e dai nonni. Kennedy ha scritto su Substack : "Ora è un santo in Paradiso. Dolce Gabriel, ti prego di intercedere per noi affinché possiamo riunirci tutti in un luogo dove non ci siano più lacrime e dove possiamo lodare Dio per tutta l'eternità".
Kennedy e famiglia, vi promettiamo le nostre preghiere e le nostre condoglianze. Anche sapere che Gabriel è in cielo non rende la morte di un figlio più facile per un mortale, soprattutto per i genitori. Possa la Madonna, che ha saputo cosa significasse perdere un figlio, ottenervi la più profonda consolazione e un rinnovato spirito di speranza nel Signore che non delude mai.
Questa morte e la reazione della famiglia Hall hanno riportato alla mente una delle più belle usanze del tradizionale rito romano, un'usanza di cui gli stessi Hall trarranno vantaggio oggi.
Nel mio vecchio St. Andrew's Daily Missal, o meglio, nella mia ristampa dell'edizione del 1945, che adoro sia per i suoi commenti superbi, sia perché il suo calendario e la Settimana Santa corrispondono alle usanze di un numero sempre maggiore di parrocchie tradizionali odierne, troviamo il seguente titolo a p. 1821: "La sepoltura dei bambini piccoli". Il commento recita:
Quando un bambino battezzato muore prima di aver raggiunto l'età della ragione, sale subito in cielo per lodare Dio e godere di Lui con gli angeli. Per questo motivo il Gloria Patri dei Salmi non viene sostituito dal Requiem aeternam, e la Messa è la Messa votiva degli Angeli, con paramenti bianchi e Gloria in excelsis, a meno che le rubriche non prescrivano la Messa del giorno. Se nel pomeriggio, si possono cantare i Vespri votivi degli Angeli.
Non ricordo quando ho sentito parlare per la prima volta di questa bellissima usanza di non celebrare una Messa per i defunti o una Messa funebre per un bambino così piccolo, ma piuttosto una Messa degli Angeli; probabilmente è stato un paio di decenni fa. Ma poiché frequentavo da tempo solo le cappelle universitarie e non vivevo vicino a una parrocchia tradizionale, non si era mai verificata un'occasione del genere. Rimaneva una conoscenza teorica.
Nel 2018, un bambino morì nel luogo in cui vivevo allora, e il rettore del vicino oratorio dell'Istituto di Cristo Re celebrò la Messa proprio come descritto sopra. Ebbi il privilegio di cantare nel coro. Trovai l'esperienza estremamente toccante.
Questa usanza rivela una prospettiva risolutamente e audacemente soprannaturale : quando tutti piangono la perdita di un cittadino terreno, la Chiesa gioisce per l'acquisizione di un santo in cielo. L'introito della Messa da Requiem implora: "L'eterno riposo dona loro, o Signore, e splenda ad essi la luce perpetua". L'introito della Messa degli Angeli esulta: "Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli: voi che siete potenti in forza ed eseguite la sua parola, ascoltando la voce dei suoi ordini". Poi il versetto ci sfida con un imperativo: " Benedici il Signore, anima mia, e tutto ciò che è in me benedica il suo santo nome". Ci viene detto di fare proprio ciò che sta facendo il bambino defunto, la cui anima, con tutto ciò che è in essa, benedice il Signore.
La Santa Madre Chiesa ci ordina di cantare e onorare gli angeli, tra i quali si trova l'anima di questo bambino, un'anima già matura in Cristo attraverso il battesimo e, forse, la cresima, adornata con la pienezza delle virtù infuse. L'Epistola, con le parole dell'Apocalisse, ci presenta le schiere celesti, gli spiriti e le anime dei giusti, dicendo: "A Colui che siede sul trono e all'Agnello, benedizione, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli". Non c'è pericolo di inferno per il bambino battezzato, né deportazione alle fiamme del purgatorio; le porte del cielo si spalancano immediatamente per accogliere questo figlio adottivo di Dio, senza peccato e senza colpa. Ecco perché i canti interlezionali proclamano: “ Lodate il Signore dai cieli: lodatelo nei luoghi eccelsi… Alleluia, alleluia. Ti canterò lodi al cospetto degli angeli: adorerò verso il tuo santo tempio e darò gloria al tuo nome. Alleluia.”
L'Assunzione della Vergine di Francesco Botticini
Proprio come, con un fanatismo apparentemente selvaggio (anche se in verità si tratta solo del più sobrio e giusto giudizio) la Chiesa, secondo John Henry Newman, può dire che sarebbe meglio per l'intero universo perire piuttosto che un solo peccato venga commesso volontariamente, così anche, con una fiducia regale nata dalla misericordia del Re, la Chiesa, dice l' usus antiquior, ritiene che sia meglio, più veritiero, più grato, indossare paramenti bianchi e cantare alleluia per un cristiano che muore prima dell'età della ragione piuttosto che indossare abiti neri e pronunciare le terribili parole del Dies Irae.
La riforma liturgica – mostruosa nel suo livellamento razionalista di ogni irregolarità – non poteva tollerare questa netta distinzione tra la luminosa Messa angelica per il santo bambino e l'oscura Messa di Requiem per il peccatore adulto. Nella sua sconcertante ottusità di cuore, la riforma era cieca sia alle realtà soprannaturali che a quelle naturali. 4 Il cupo dolore che segue il defunto appesantito dagli anni, l'urgente richiamo a pregare per il riposo della sua anima, la gloria soprannaturale che circonda un bambino di giorni strappato a questo mondo e così preservato dal flagello del peccato, della tentazione, del vizio, dell'angoscia e di tutti i mali che incombono sulla vita umana decaduta – tali orizzonti di vita e di fede erano preclusi alle menti utilitaristiche.
La riforma montiniana capovolse tutto. Trasformò i Requiem in beatificazioni informali, ammantate del bianco di un trionfo pasquale che si presumeva già ottenuto, sopprimendo l' unica occasione in cui si dovessero indossare paramenti bianchi e cantare alleluia e dossologie, l' unica occasione in cui la gloria celeste potesse essere gioiosamente, attraverso un velo di lacrime, riconosciuta come compiuta. La riforma tolse al bambino la Messa degli Angeli che gli si addiceva, e concesse gli onori dell'altare al vecchio a cui erano estranei, colui che ha bisogno di fervidi suffragi per il perdono e la salvezza. Salva me, fons pietatis! Tolse questa magnifica testimonianza di fede in una vittoria che si sapeva essere stata conseguita da pochi, e la sostituì con una pseudo-vittoria vanamente estesa a tutti.
E perché l'antica liturgia ci esorta, proprio di fronte al corpo senza vita del bambino, a lodare il Signore – un sentimento che potrebbe sembrare quantomeno fuori luogo? È qui che l'occhio della fede è più che mai necessario, per vedere ciò che va visto e non essere offuscato dalla nostra fragile carne.
L'unico e solo fine ultimo dell'uomo è la visione beatifica. Se qualcuno la raggiunge, ha raggiunto lo scopo per cui è stato creato e redento. Se qualcuno non riesce a raggiungerla, ha fallito come essere umano e come cristiano. La nostra condizione finale è o la vittoria totale o il fallimento totale: abbiamo guadagnato tutto o perso tutto. Non c'è nulla in mezzo. L'unico "lieto fine" è il paradiso, e l'unica "tragedia" è l'inferno. Il resto è relativo. Il bambino battezzato che muore, sebbene non gli sia stato concesso dalla Divina Provvidenza il bene relativo della vita in questo mondo, gli è stato concesso il bene assoluto della vita eterna nel mondo a venire.
Tutti i cristiani affermano di desiderare la vita eterna in Dio, che questa è la meta del nostro pellegrinaggio. Ma lo pensano sempre davvero? La Santa Madre Chiesa, con l'alta e assolutamente realistica saggezza della tradizione, si veste con sicurezza di bianco e canta la Messa degli Angeli per il piccolo santo battezzato che fugge da questo mondo. La Santa Madre Chiesa canta con non meno fervore, vestita di nero, la Messa da Requiem per i peccatori. L'Alleluia è il canto dell'amante e del visionario; il Dies Irae [qui] è la sequenza del mondano e dello stanco della battaglia.
Che usanze come queste abbiano dovuto essere spazzate via fa parte del "mistero di iniquità" che avvolge la Chiesa cattolica moderna, che, sulla terra, sta subendo la peggiore "cattività babilonese" di tutta la sua storia. Che tali usanze stiano iniziando a tornare fa parte del mistero della Provvidenza che sorprende la Chiesa di oggi, dove rituali senza tempo ed energia giovanile tornano a coincidere.
Post scriptum: Commemorazione dei morti di domenica?
Sopra, ho notato la radicale inversione per cui le Messe per i Defunti sono state trasformate in Celebrazioni della Vita e della Resurrezione. In nessun luogo questa inversione è più evidente che in un anno, come questo (2025), in cui il 2 novembre cade di domenica. In molti luoghi che usano il rito moderno di Paolo VI, la Commemorazione dei Defunti verrà celebrata proprio quella domenica (!). Che bizzarria e disordine liturgico!
Nel rito romano autentico, la Commemorazione dei Defunti viene sempre spostata a lunedì se il 2 novembre cade di domenica, per il semplice motivo che la domenica è il giorno della Resurrezione e solo le feste più importanti meritano di essere celebrate in quel giorno. Ad esempio, Ognissanti è una FESTA monumentale, e se cadesse di domenica, sarebbe del tutto appropriato celebrarla. La Commemorazione dei Defunti, al contrario, è ed è sempre stata una commemorazione (nota: non una FESTA) dei defunti. Il contrasto tra le due è cruciale: la prima celebra la Chiesa Trionfante, la seconda ricorda nella preghiera la Chiesa Sofferente. Non si potrebbe immaginare un giorno meno adatto della domenica per la Commemorazione dei Defunti, se si è conservato anche solo un briciolo di comprensione del significato della domenica.
Parte di ciò che sta accadendo qui è che la comprensione della preghiera per i defunti è stata essa stessa corrotta da decenni di utilizzo del bianco invece del nero per i funerali e dalla totale inadeguatezza dei testi forniti nelle Messe del Novus Ordo per i defunti (il concetto stesso di "Messa per i defunti" o Requiem, applicato in suffragio per le anime del Purgatorio, è ampiamente scomparso nella coscienza cattolica), come se stessimo pre-celebrando la garantita resurrezione nella gloria di tutti i defunti. Mi dispiace, ma è un'idea eretica.
(Per anticipare un'obiezione: sì, preghiamo per i defunti in ogni Messa, come parte del Canone. Tuttavia, questo non equivale a orientare l'intera liturgia verso questo scopo, che è ciò che accade in una Messa da Requiem. Se i paramenti neri fossero indossati come si deve, e come in effetti è ancora permesso nel Novus Ordo, per quanto raramente questa opzione venga esercitata, allora potete immaginare quanto sarebbe assurdo vedere paramenti neri di domenica . Impensabile.
Non c'è da stupirsi che Louis Bouyer, egli stesso membro del Consilium, abbia definito i revisori del calendario "un trio di maniaci"!
Per il mese a venire. Mentre entriamo nel mese di novembre, tradizionalmente dedicato alle Anime Sante del Purgatorio, preghiamo fervidamente per le anime dei fedeli defunti: Requiem aeternam, dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis.


2 commenti:
Molto bello. Non lo sapevo. Quante cose che non conosciamo della Tradizione.....
Anch'io l'ho appreso solo ora, traducendo questo articolo!
Posta un commento