Dal Blog di Raffaella che, come noi, non riesce a tacere. I pensieri corrono, emerge una profonda identità di vedute tra chi è più attento e partecipe ai problemi della nostra Chiesa. Questo scritto, così sentito, fa il paio con l'articolo che segue, che era già stato predisposto.
Carissimi amici, vorrei condividere con tutti voi una riflessione.
Faccio innanzitutto una premessa: sono sempre stata convinta (e chi mi ha seguito in questi anni lo sa) che la Santa Sede e soprattutto il Papa possano e debbano intervenire su tutte le tematiche che vengono dibattute pubblicamente.
Ho sempre difeso il sacrosanto diritto di Benedetto XVI di parlare a voce alta sui temi etici, sui valori non negoziabili, sull'immigrazione, sui diritti dei Rom, sulla necessità di accogliere il prossimo, sulla denuncia dello strapotere della finanza e sull'opportunismo della politica.
Sono sempre stata convinta del diritto dei Pontefici di esprimersi su ogni tematica che abbia a che vedere con l'essere umano. Libertà di parola, quindi, sulle problematiche sociali ma anche su quelle etiche.
In questi ultimi mesi (non neghiamolo!) abbiamo assistito ad una inversione di tendenza.
La Santa Sede ed il Papa intervengono moltissimo sui temi sociali (povertà, strapotere delle banche, finanza, immigrazione, tratta di esseri umani) ma notiamo un silenzio non più negabile su altri temi, come la difesa della vita, della famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna, il diritto all'obiezione di coscienza etc...
Chi ha seguito il Pontificato di Benedetto XVI sa perfettamente che egli non ha mai fatto mancare la sua parola sapendo perfettamente di esporsi al fuoco dei media, della politica e dei benpensanti.
E' intervenuto più e più volte sull'accoglienza dei migranti, sul diritto di asilo, sulla crisi economica, sulla povertà di alcuni e sulla esagerate ricchezze di altri. L'enciclica Caritas in veritate è un esempio straordinario in questo senso.
Tuttavia le prese di posizione del Papa veniva sistematicamente silenziate perché egli osava intervenire anche su altre problematiche, sui cosiddetti valori non negoziabili, sui temi etici.
Parliamoci chiaro: è questo che gli ha scatenato contro la guerra dei media insieme ad un anticipo di antipatia che non è mai venuto meno.
Papa Ratzinger parlava sempre di emergenza educativa perché aveva intuito che il problema è qui, in Europa! Sapeva perfettamente che, cedendo su certi valori, si procede lungo un piano inclinato che non sappiamo dove ci porterà.
Sembra che ora, però, le priorità siano altre e ciò vale per la chiesa a tutti i livelli.
Emblematica a questo proposito la recente uscita del card. Danneels, ex primate del Belgio.
Facciamo un ripasso: alla vigilia del conclave molte associazioni pretendevano che egli non partecipasse per via dello scandalo pedofilia emerso nel 2010, ma poi tutto è stato dimenticato e Danneels ha potuto recitare una preghiera alla Messa di insediamento del nuovo Papa ed ora è corteggiato dai media del suo Paese come esempio di cardinale "illuminato".
A quale uscita mi riferisco? Qualche giorno fa questo cardinale ha detto che le nozze gay sono un problema dello Stato (clicca qui e qui), non della chiesa.
Qui abbiamo la teorizzazione perfetta del silenzio della chiesa sulle leggi dello Stato.
Personalmente non sono d'accordo. Credo che la chiesa abbia il diritto ed il dovere di intervenire quando una legge non può da essa essere accettata.
Supponiamo però che il ragionamento del cardinale sia portato alle sue estreme conseguenze.
Io potrei dire, per esempio, che il problema dell'immigrazione non è materia che debba interessare la chiesa.
E' lo Stato che deve regolare questo tema ed è un suo problema anche perché ha molto a che vedere con la sicurezza dei cittadini del Paese ospitante. E poi? Continuiamo?
Potranno esserci norme che limitino l'obiezione di coscienza o che impongano alle agenzie cattoliche che gestiscono la adozioni di bimbi di adeguarsi alle legislazioni nazionali.
Si potrà consentire la pratica dell'utero in affitto, si potranno imporre le diagnosi preimpianto.
Che cosa farà la Santa Sede? Deciderà di non intervenire?
Siamo sicuri che sia una buona idea delegare tutto ai vescovi? Abbiamo già visto (è il caso della punizione dei preti pedofili per esempio) che cosa significhi dare tutto in mano agli episcopati.
E se non è il Papa a parlare, siamo davvero certi che lo faranno i vescovi? Io ne dubito visto che non stiamo parlando di "cuor di leoni".
C'è poi un altro dato da non sottovalutare: l'autorità dei vescovi spesso non è riconosciuta dagli stessi fedeli. Non è così per il Papa che è comunque un'autorità religiosa e morale mondiale.
Certo! Parlare dei temi più scottanti e divisivi all'interno dello stesso mondo cattolico comporta molte rinunce e la consapevolezza di subire persecuzioni mediatiche.
Benedetto XVI ha sacrificato se stesso e la sua salute per non tacere la verità.
Ora c'è la pace. E non sarà che tale tregua esiste proprio perché si è deciso di non parlare a voce alta di quei temi che tanto disturbano il manovratore occidentale?
Ma è giusto tacere e fino a quando lo si potrà fare? La pace mediatica vale forse il silenzio?
La strategia ha portato i suoi frutti: tacciono i corvi, non si parla del dossier Vatileaks (che prima sembrava il decimo segreto di Fatima...), tutto va a gonfie vele... se salta fuori qualcosa di urticante (il Demonio per esempio) si ha molta cura di occultare certe frasi...
Ne vale davvero la pena? Papa Francesco ha colto nel segno qualche giorno fa quando ha messo in guardia dagli adulatori e dal politicamente corretto. Ma come si intende agire ora?
Se si comincia a tacere su certi temi, non si potrà più tornare indietro perché si pretenderà il silenzio della chiesa su tante altre problematiche.
Taci una volta e taci per sempre!
Guardiamo quindi lontano e teniamo sempre presente il più grave rischio che la chiesa di oggi sta correndo: l'irrilevanza, soprattutto in Europa e in Occidente.
Il silenzio non paga mai anche se parlare implica il disprezzo di coloro che attualmente incensano e profumano tutto ciò che Papa Francesco tocca.
Raffaella
5 commenti:
Dice bene Raffaella.
In altre occasioni il suo discorso è troppo esclusivamente centrato su papa Ratzinger.
Raffaella ha fatto per anni e continua a fare un grande prezioso lavoro per tutti noi, mettendoci a disposizione testi e intervenendo con i suoi equilibrati commenti.
Il suo personale attaccamento a Papa Benedetto è motivato e condiviso da molti, me compresa, che ho sempre apprezzato il suo stile, la sua delicatezza, la sua profondità, la sua sottile e luminosa capacità di esprimere insegnamenti che resteranno pietre miliari.
Anche se, talvolta, ho espresso interrogativi e delusione per alcune desistenze dal governo che si sono rivelate grosse difficoltà frappostegli ormai quasi tutte smascherate (con dolore e purtroppo senza riuscire a vederne i rimedi) o anche per l'esiziale primato dato al concilio senza mettere in atto i necessari correttivi da molti studiosi identificati e proposti.
Ma non si può non rilevare la differenza enorme tra l'universalità e la profondità di Benedetto e la tuttora "periferica" banalizzante parzialità del "parroco di Santa Marta". Mi spiace esprimermi in questi termini, ma è quel che mi viene spontaneo, sperando di potermi ricredere per effetto di una grazia di stato accolta e manifestata al più presto, per il bene della Chiesa e del mondo intero.
Faccio presente che tanto l'assordante silenzio, quanto la loquacità, SONO PRIVI Entrambi di esiti concreti. Anche dove e circa le cose di parla, fino ad ora non va molto oltre le parole.
Comunque Ratzinger vs Bergoglio= dilemma falso.
MALE (Apparentemente) minore, ma, in definitiva, variazione sul tema.
Lei ha ragione, Anonimo delle 12:33. E forse giova ripetere che il tema e' sempre quello: lo spirito che s'incarna in varie forme, ma sempre con e nella storia. Pertanto le varie forme e la dialettica (coesistenza di elementi opposti) sono tutte manifestazioni necessarie all'evolversi della storia.
In quest'ottica la sensibilita' estetica di papa Ratzinger ed il populismo di papa Bergoglio sono due facce di un'unica medaglia.
Cara Luciana,
condivido.
Il fatto è che lo Spirito (o meglio, il Verbo) si è già incarnato nella storia e lo Spirito del Signore Risorto dovrebbe vivificarla e fecondarla attraverso la Chiesa, così come feconda e vivifica la Chiesa dalla sua istituzione fino alla fine dei tempi. Ed è dall'Una Santa che noi attingiamo la grazia che ci è necessaria.
Il problema è che lo storicismo e il personalismo hanno invaso la Chiesa visibile spostando il suo fulcro da Cristocentrico ad antropocentrico. E' questo che ha sovvertito e continua a sovvertire quel che ne resta. Il pressapochismo, la superficialità, il sentimento al posto della conoscenza, il pauperismo, l'orizzontalismo, la banalizzazione, non sono che le conseguenze...
Non ci resta che attendere la restaurazione, pregando, offrendo, difendendo, diffondendo la Verità.
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