Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 6 dicembre 2023

Mons. Gänswein. Benedetto non ha mai rimpianto di essersi dimesso.

Nella nostra traduzione da Infovaticana, l’intervista rilasciata a EWTN da mons. Georg Gänswein che conferma la saldezza della decisione di Benedetto XVI di dimettersi e le sue preoccupazioni dopo la Traditionis Custodes. Precedente su TC qui.

Mons. Gänswein. Benedetto non ha mai rimpianto di essersi dimesso.

Gänswein ha appreso in un colloquio personale che Benedetto aveva deciso di dimettersi. Lo ha dichiarato il presule, privato di incarichi, in un'intervista alla rete EWTN. 
Il Papa 'emerito' ha confessato di aver pregato, riflettuto e aver affrontato una lunga lotta interiore prima di giungere alla conclusione di dimettersi. Il segretario ha reagito con stupore: “Ma questo è impossibile!”, e ha tentato più volte di far cambiare idea al Papa. Tuttavia l'intenzione di Benedetto non era quella di discutere, ma di comunicare la sua incrollabile decisione, quindi Gänswein ha dovuto "ingoiare". Significativamente, Gänswein sottolinea che Benedetto non si è mai pentito delle sue dimissioni.

E da quel momento in poi, per i primi due mesi dopo le dimissioni, Ratzinger fu molto provato e non parlò quasi più. Poi, a poco a poco, ha ripreso un po' di forze.

Nella sua residenza presso il monastero Mater Ecclesiae, Benedetto – “una persona molto metodica” – celebrava ogni giorno la Santa Messa e recitava il breviario.

E la liturgia. Per Benedetto la liturgia era importante, compresa la Messa tradizionale che si celebra da secoli, per questo ha promulgato il motu proprio Summorum Pontificum, che liberalizzava la celebrazione della messa tradizionale latina senza previa autorizzazione del vescovo. Anche con questo Benedetto intendeva ottenere pace e afferma Gänswein: “ha funzionato”. 

Secondo Gänswein, Benedetto ha appreso da lui che il suo successore ha annullato il suo impegno in questo senso; gli ha dunque chiesto di leggergli il testo della Traditionis Custodes e la lettera di accompagnamento di Papa Francesco. Non ha fatto commenti. Non ha mai commentato le decisioni di Francesco. È stato lo stesso Gänswein a esprimere la sua preoccupazione che questa decisione potesse causare “molti, molti problemi”, Benedetto ha risposto solo: “Spero che Dio ci aiuti”. 
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[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
A I U T A T E, anche con poco,
l'impegno di Chiesa e Post-concilio anche per le traduzioni
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35 commenti:

Anonimo ha detto...

Vorrei chiedere a mons. Gaenswein di smettere di rilasciare interviste che non portano nulla di nuovo, se sa veramente qualcosa, lo dica senza tanti giri di parole, altrimenti taccia e resti nella diocesi di appartenenza e faccia il sacerdote come Dio comanda e in Germania ce n'è assoluto bisogno.

Il santo di oggi ha detto...

San Nicola partecipò al Concilio di Nicea, convocato nel 325 dall’imperatore Costantino. Lì incontrò non solo oltre trecento vescovi giunti per discutere sulla natura della Santissima Trinità, ma anche Ario, che sosteneva che la natura del Figlio non fosse uguale a quella del Padre.

Ario difese con vigore la sua posizione, e i vescovi lo ascoltarono. Tutti quanti tranne Nicola, che perse la pazienza e nel bel mezzo del Concilio tirò uno schiaffo ad Ario. Per la sua condotta, Nicola fu portato di fronte a Costantino, che dichiarò che avrebbero dovuto essere i vescovi a decidere quale pena applicare a Nicola.

Gli furono tolte le vesti vescovili e lui fu messo in carcere. Quella stessa notte, racconta la storia, Nicola ebbe una visione in cui Gesù gli porse le Scritture, e Maria gli ridiede le sue vesti. Quando il giorno successivo il carceriere gli portò del cibo, vide Nicola vestito da vescovo che leggeva le Scritture.

Dopo essere venuto a conoscenza di quel fatto, Costantino chiese il suo rilascio. Poi il Concilio terminò dando ragione a Nicola mettendo fine alla questione sollevata da Ario. Fu quindi composto quello che oggi conosciamo come Credo Niceno-Costantinopolitano.

Areki44 ha detto...

Basta con questo tormentone delle dimissioni di Papa Benedetto. A Dio e a Gesù Cristo il giudizio su questa azione, a noi la preghiera e il silenzio.
Signore salva la tua vigna.

Maurizio ha detto...

Insomma, deve passare il messaggio che Benedetto XVI si è dimesso perché era "stanco". E siccome un Vicario di Cristo che si comporta così è indegno del suo ruolo, si è subliminalmente portati a pensare che Ratzinger era indegno del ruolo che ricopriva. Complimenti a Gaenswein! Parlando così, offre materiale tanto prezioso quanto menzognero a chi teorizza la pressoché simile entità del danno (in termini di deriva postconciliare) procurato alla Chiesa da Benedetto XVI e dall'innominabile attuale.
Attendiamo impazienti che Gaenswein attui per sé una salutare autocensura (quanto meno su Benedetto XVI) e si goda il giusto esilio cui l'usurpatore del trono di Pietro lo ha relegato.

Gederson Falcometa ha detto...

"Tornando al conclave del 2005, ci sono altri diversi indizi che comprovano questa ricostruzione. È poco noto, ma si apprende da ambienti romani che, nel 2006, papa Benedetto richiese un parere al Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi sull’atto di rinuncia. Ne fa cenno nella sua premessa Mons. Bux. Evidentemente già nel 2006 aveva pensato a un simile atto?
C’è di più. C’è la testimonianza-testamento nel 2015 del sacerdote gesuita padre Silvano Fausti, poco prima della sua morte (era infatti malato gravemente). Questi era stato guida spirituale e confessore del card. Martini, e quindi persona a lui molto vicina. Egli, prima di morire, lasciò la sua testimonianza sul conclave del 2005 e sul modo in cui si pervenne alla rinuncia di Ratzinger nel 2013.
Come non si dubita della confessione del cardinal Danneels, così non abbiamo motivo di dubitare di padre Fausti, tanto più che la sua testimonianza era quella di una persona prossima alla morte e che era consapevole dell’incurabilità della sua malattia.
Secondo padre Fausti, il cardinal Martini, incontrando per l’ultima volta Benedetto XVI a Milano nel maggio 2012 (Martini sarebbe morto l’agosto di quello stesso anno), gli avrebbe ricordato la sua promessae da allora non ci sarebbe stato verso di far cambiare parere al papa circa la sua “rinuncia”.
Del resto, nel conclave del 2013, il card. Bergoglio non pensava che, a distanza di otto anni, i cardinali tenessero fede a quell’accordo del 2005, tanto è vero che aveva programmato anche il viaggio di ritorno in Argentina. E in effetti, in quel conclave ci furono candidature anche nello schieramento conservatore, come quelle dei cardinali Scherer e Scola, ma sicuramente alquanto deboli. Per di più, coloro che erano più affini allo schieramento conservatore giocavano – come dire – da “liberi battitori”, come, per es., il card. Dziwisz, già segretario personale di Giovanni Paolo II, il quale, come lasciava intendere la stampa di quei giorni fatidici, avrebbe richiesto al candidato la canonizzazione in tempi rapidi del papa polacco545. Non a caso, nel 2014, la testata Korazym, parlò di promozione, da parte del porporato, di un «culto della personalità di Giovanni Paolo II» e della sua «pressione […] per una canonizzazione veloce [che] avrebbe spinto papa Francesco a decidere di canonizzarlo».
Perché i cardinali di area conservatrice avrebbero votato il card. Bergoglio? Sfumate le candidature conservatrici, evidentemente perché ritennero di tener fede a quell’accordo del 2005.
Non a caso, qualche prelato – lo ricordo bene – poco prima che iniziasse il conclave del 2013 invitò a pregare perché non fosse eletto il cardinal Bergoglio. Aveva qualche prelato lo spirito profetico? Chiaramente no; evidentemente era a conoscenza dell’accordo che andava avanti sin dal 2005.
Concludo con una chiosa: l’esistenza di siffatti accordi, laddove fossero provati, non invaliderebbero l’elezione del 2013, non esistendo alcuna disposizione canonica che ne sancisca la nullità. Al più i partecipanti agli stessi vedrebbero invalidato il loro patto e potrebbero incorrere nella censura di scomunica a norma dell’art. 81 UDG, ma l’elezione non sarebbe, a sua volta, invalidata".


Non era più lui, Una risposta allo codice Ratzinger sulla rinuncia di Benedetto XVI, Federico Michielan, Intervista All’Avvocato Francesco Patruno.

Anonimo ha detto...

Se i conclavi funzionano da decenni in questi strani modi vuol dire che anche i Cardinali sono strani.

Anonimo ha detto...


Ci fu dunque nel 2005, quando Ratzinger fu eletto, un accordo nel senso che lo stesso Ratzinger si sarebbe dovuto dimettere dopo un certo tempo?
Così sembra di capire.
Ma per costringerlo a rispettare "l'accordo" o "promessa", il fronte dei prelati arcobaleno o simpatizzanti arco quali argomenti aveva?
Aveva degli argomenti tali da costringere Ratzinger ad andarsene?
In ogni caso, una situazione di questo tipo, qualora si fosse verificata, non inficierebbe l'atto delle dimissioni.

Anonimo ha detto...

Chiesa e mondo vanno a braccetto almeno da un secolo, con poche eccezioni che non riescono a fare primavera.

Anonimo ha detto...

Buono che se parli( ai commentatori contrari) tanto la verità verrà fuori, inevitabilmente, e non solo sul 2013. Molte cose vanno chiarite su cosa ha condotto al 2013. Se vi furon patti nel 2005, allora potrebbe anche essere che patti ci furono pure nel 1958. E tutto si sgroviglia... tanto si sgroviglierà inevitabilmente. Inevitabilmente.

mic ha detto...

In ogni caso, una situazione di questo tipo, qualora si fosse verificata, non inficierebbe l'atto delle dimissioni.
Non è vero. Perché mancherebbe il requisito della libertà e anche il disposto dell'enciclica di Giovanni Paolo II Universi dominici gregis

Gederson Falcometa ha detto...

"Ci fu dunque nel 2005, quando Ratzinger fu eletto, un accordo nel senso che lo stesso Ratzinger si sarebbe dovuto dimettere dopo un certo tempo?"

Se ciò che racconta Francesco Patruno è vero, anche nel 2005 ha avuto un'accordo. Forse, questo spiegerebbe tantissime cose. La prima sarebbe che la pressione per le dimissioni, prima di ogni cosa, sarebbe per Benedetto XVI compiere l'accordo. Ricordo che un po prima della rinuncia (più o meno 1 anno) è apparsa una notizia che Benedetto XVI era gravemente malato e avvrebbe appena 1 anno in più di vità (è viaduto 10 anni in più). Dopo in mezzo alle conversazioni con la FSSPX di improviso sceglie il cardinale Müller, nemico della FSSPX, come Prefetto della CDF. Müller, era teologo della liberazione.

Se la consulta al pontificio Consiglio per i testi legislativi è vera, se può capire con certeza che Benedetto XVI conosceva le legge della rinuncia al papato. Quindi, l'idea del papato emerito è stata voluta intenzionalmente per creare casino. Di fatto, si è trattato di una cortina di fumo che ha solo diviso la Chiesa, e ha favorito Bergoglio. Hans Kung lo interpretò come il via libera alla demitizzazione del papato.

Questa consulta nel 2006 è fatta prima o po dopo di 1 anno della sua elezione. In questo caso non se può pensare che lui ha accettato l'elezione già pensando in rinunciare?

In ogni modo la ricostruzione fatta da Francesco Patruno ci rivela un piano a lungo prazo. Benedetto XVI ha fatto diversi passi In favore della Tradizione è vero. Tali passi hanno fatto emergere dall’interno all'esterno della Chiesa tutte le persone orientate alla tradizione. Ciò ha reso il lavoro di Francisco molto più semplice. Uno dei suoi primi atti è stato quello di
annientare FFI. Per me è abbastanza sospetto che Benedetto XVI abbia fatto così tanto per la tradizione e, alla fine, l’abbia lasciata, letteralmente, in bocca al lupo.

Un'altro anonimo ha parlato di cardinali strani. Infatti, i cardinali dopo il Concilio sono in maggioranza negatori del dogma.
Prima hanno abituato la Chiesa a questi cardinali eterodossi ed eretici. Poiché la chiesa (con la minuscola) e i papi li ha accettati, non sarebbe strano se uno di loro fosse eletto Papa. Sarebbe? Questo è quello che è successo.

Catholicus ha detto...

Ottima ricostruzione, molto credibile. Dispiace per le vedove ratzingeriane, così come per quelle wojtyliane, ma entrambi questi due "papi" sono stati tutto fuorché papi cattolici, hanno fatto di tutto e di più per affossare la Tradizione bimillenaria di Santa Romana Chiesa, uno dei due rami della Rivelazione (Sacra Scrittura e Tradizione). Hanno entrambi tradito il primo obbligo papale ( conservare e ttasmettere integro il Depositum Fidei, senza cambiare uno iota), Ratzinger poi è stato un sessantittino clericale ante litteram, come perito di Frings al CV II ( e amico di Rhaner). Dice San Paolo "se anche io o un Angelo vi annunciassimo un Vangelo diverso, sia Anatema!"....ergo, di cosa stiamo parlando ? ...chi stiamo mitizzando? Buona festa dell' Immacolata, cari amici del blog

Anonimo ha detto...

Allora siamo davanti all'inizio della nuova conversione del Cardinale Muller. Dio sia benedetto!
Se invece fosse altro? Un interesse privato. Non importa, prendiamo il bene che ora, pur in questo caos, si palesa.

Anonimo ha detto...


Dice Mic che, se ci sono stati gli accordi, sarebbe mancato il requisito della libertà nelle dimissioni di Benedetto XVI?

Potrebbe sembrare, ma non è così, poiché B XVI era sempre libero di resistere alle pressioni. Non ha scritto le dimissioni con la pistola puntata alla tempia.
Quando si tratta di dimissioni anticipate, uno può sentirsi "coartato" da una situazione di fatto. Ma coartato psicologicamente, in interiore homine, cosa che non elimina la libertà della sua scelta.
Poteva sempre resistere alle pressioni e affrontare la canea guidata dai Martini di turno.
Però noi non sappiamo quali carte avessero eventualmente in mano i suoi avversari, se del caso.
C'è poi la strana vicenda del "papato emerito", veramente singolare nella storia della Chiesa. Ratzinger si è confermato un personaggio imprevidibile. Ma tutta la singolare istituzione (deleteria per il prestigio del papato) potrebbe esser stata concepita da Ratzinger anche a scopo difensivo suo.
Circa le manovre in Conclave. Accordi sotto banco, ricatti, influenze esterne (di re e imperatori in passato), colloqui più o meno segreti, tutto ciò c'è sempre stato nei Conclavi, da secoli.
La normativa di GP II per impedire tutto questo è velleitaria, la classica legge nata per non esser mai applicata. E difatti nessun cardinale ne ha tenuto conto.
(Tutti i cattolici rimasti fedeli alla vera dottrina vorrebbero che Bergoglio si dimettesse, subito. Se un movimento di opinione - fantapolitica - lo spingesse a questo o dei cardinali cominciassero ad inveire contro i suoi errori, gridandogli di togliere il disturbo, e se lui, per avventura, si dimettesse davvero, queste dimissioni dovrebbero considerarsi invalide per via della pressione pubblica che le avrebbe provocate? Credo di no, il dimissionario poteva sempre resistere).

Catholicus ha detto...

1958 : colpo di mano al Conclave (26 ottobre ore 17:00) il legittimo papa, accettata l'elezione e scelto il nome di Gregorio XVII, viene costretto a rinunciare, con minacce a lui, alla sua famiglia, alla " chiesa del silenzio" in Urss; " in quel Conclave sono successe cise tremende, ma non posso parlare, sono legato al segreto" dirà Siri poco prima della sua morte, nell' ultima intervista. Una furibonda lotta intorno alla stufetta, dalle 17 alle 17:30, mentre tutti aspettavano ( io incluso, bambino davanti alla TV);l' uscita di Siri al balcone, poi la seconda fumata, stavolta nera ( da un rapporto segreto della FBI).

Gederson Falcometa ha detto...

"Circa le manovre in Conclave. Accordi sotto banco, ricatti, influenze esterne (di re e imperatori in passato), colloqui più o meno segreti, tutto ciò c'è sempre stato nei Conclavi, da secoli".

Infatti, le manovre in Conclave sempre hanno esistito, la questione è se esistono adesso come hanno esistito prima. Una manovra di conclave che prevede la rinuncia di un papa e un'altro dove e in un altro in cui si decide il programma di un pontificato, come ha rivelato il proprio Bergoglio:

“Non ho inventato nulla, aggiunge il Papa, la mia azione dall’inizio del pontificato consiste nel realizzare ciò che noi cardinali avevamo chiesto nelle riunioni pre conclave per il futuro papa: il prossimo papa dovrà fare questo, quello e quell’altro”.

“Ed è quello che ho iniziato a mettere in atto. Penso che ci siano ancora diverse cose da fare, ma non c’è nessuna invenzione da parte mia: obbedisco a quanto deciso a suo tempo.”

“Ma non c’è originalità da parte mia nel piano attuato”, sottolinea il pontefice, il quale precisa che il riformismo che sta prendendo forma “riassume quello che noi cardinali dicevamo all’epoca”. Se si doveva definire la linea che ha presieduto la sua elezione, il Sommo Pontefice la riassume con l’esortazione Evangelii gaudium, che “riprende quanto espresso dai cardinali”. Inquietanti rivelazioni di Francesco sul pre-conclave del 2013 - https://www.radiospada.org/2021/09/inquietanti-rivelazioni-di-francesco-sul-pre-conclave-del-2013/

È qualcosa che me sembra che non accadeva prima, è senza precedenti. È come se il papa fosse effettivamente scelto per essere il rappresentante dei cardinali e dell'episcopato. Forse, questa sia una dimensione in più della Collegialità episcopale: il Collegio dei vescovi sceglie il Papa per mettere in atto la sua propria volontà. Se non fa la sua volontà è respinto. Ricora un po le democrazie liberali, in cui i candidati presentano il loro programma governativo e le persone li scelgono (o dovrebbero) da questo programma.

Anonimo ha detto...


# 1958 storia del colpo di mano nel conclave del 1958, con i cardinali che si menano (a colpi di zucchetto o a sganassoni?) davanti alla famosa stufetta...

Non è credibile, è l'ennesima bufala. Sembra una scena da film di Totò.
Non perdiamo tempo con queste panzane.
Che la fonte sia, o possa essere, l'FBI non cambia niente.
Sempre che non si tratti di un falso rapporto.

Gederson Falcometa ha detto...

In ciò che dice rispetto alla pressione sono d'accordo con lui. Infatti Benedetto XVI poteva resistere alla pressione e resistere fino al martirio. Guarda che quando lui viene eletto chiede delle preghiera per non avere paura dei lupi. Ora, se ha rinunciato sotto pressione se capisce che ha perso per i lupi e che non sapeva che cosa è il papato. Perchè poteva respingere l'intera curia romana e crearne un altra. Poteva respingere l'intera curia romana e crearne un altro. Se fosse sotto pressione, avrebbe potuto avvertire la chiesa, poiché in quel momento la maggior parte della chiesa era a suo favore.

Un altro problema che si può vedere tra l'uno e l'altro papacico conciliante è che non vi è alcuna concezione comune del papato nel periodo conciliante. Ognuno ha una concezione personale di lui. Quella di Benedetto XVI lui ha espresso nel libro "L'elogio della coscienza la verità interroga il cuore", dove se può leggere:

“Certamente se io dovessi portare la religione in un brindisi dopo pranzo, cosa che non è molto indicato fare, allora io brinderei per il Papa. Ma prima per la coscienza e poi per il Papa.

[…] Il significato autentico dell’autorità dottrinale del Papa consiste nel fatto che egli è il garante della memoria cristiana. Il Papa non impone dall’esterno ma sviluppa la memoria cristiana e la difende. Per questo il brindisi della coscienza deve precedere quello per il Papa, perché senza coscienza non ci sarebbe nessun papato. Tutto il potere che egli ha è potere della coscienza: servizio al duplice ricordo, su cui si basa la fede e che dev’essere continuamente purificata, ampliata e difesa contro le forme di distruzione della memoria, la quale è minacciata tanto da una soggettività dimentica del proprio fondamento, quando dalle pressioni di un conformismo sociale e culturale. […] certo, la via alta ed ardua che conduce alla verità e al bene non è una via comoda. Essa sfida l’uomo. Ma il rimanere tranquillamente chiusi in se stessi non libera; anzi, così facendo c i si deforma e ci si perde. Scalando le altezze del bene, l’uomo scopre sempre più la bellezza che c’è nell’ardua fatica della verità e scopre anche che proprio in essa sta per lui la redenzione. […] Il giogo della verità è divenuto “leggero”, quando la Verità è venuta, ci ha amato ed ha bruciato le nostre colpe nel suo amore. Solo quando noi conosciamo e sperimentiamo interiormente tutto ciò, diventiamo liberi di ascoltare con gioia e senza ansia il messaggio della coscienza”.
(Elogio della coscienza: Lectio Magistralis, Aula Magna del Rettorato dell’Università degli Studi di Siena, Siena 1991) https://www.pensalibero.it/joseph-ratzingerbenedetto-xvi-l%E2%80%99elogio-della-coscienza-la-verita-interroga-il-cuore/

Il Papa non impone dall’esterno ma sviluppa la memoria cristiana e la difende.

Benedetto XVI, ha compreso il rifiuto che ha sofferto della gerarchia, esattamente come un brindisi prima per la coscienza, e accompagnò questo brindisi con il tentativo di creare il papato emerito. In effetti, quando se fa un brindisi prima per la coscienza e poi per il Papa, resta appena il papato emerito. Ricordando che il pontificado di Paolo VI è stato un esempio di papato emerito. È come in Inghilterra dove “il re regna ma non governa”, se tratta di un "regno emerito" o "monarchia emerita".

Anonimo ha detto...

A margine, secondo una intervista rilasciata dall'ex PdR Giorgio Napolitano poco tempo prima di morire, lo stesso raccontava di come fosse stato l'unico ad essere informato molto prima di tutti, delle intenzioni di Ratzinger di dimettersi, in uno dei tanti incontri a Castel Gandolfo, il Papa glielo disse e Napolitano restò molto sorpreso e dopo un lungo silenzio disse 'E' una decisione molto difficile, Santità, ne è ben sicuro?' Ratzinger rispose 'Non ho scelta, ci ho pensato molto a lungo' il tutto avvenne molto prima che uscisse la notizia bomba, Ratzinger aveva chiesto il massimo riserbo e GN disse 'Ho taciuto pur sapendo, perché avevo promesso e con Papa Benedetto avevo un saldo legame di amicizia e lealtà'. Prendetela con beneficio di inventario, gli altri 2 che seppero tutto prima dell'11 Febbraio erano Ettore Gotti Tedeschi e Vittorio Messori, che però hanno dichiarato di non volere rivelare nulla per il momento.

Gederson Falcometa ha detto...

Se qualcuno sta combattendo un nemico e permette a lui di capire che lascerà la scena, cosa farà il tuo nemico? Come capirà il tuo gesto?

Beh, penso in questo quando me ricordo della visita alla tomba di S. Celestino nel 2009 da parte di Benedetto XVI. Quella è stata un chiaro segnale che poteva (o voleva?) rinunciare. Un nemico si sarebbe rallegrato profondamente con un tale gesto. Certo?

Catholicus ha detto...

Caro amico Anonimo 13:01, " non è credibile" ? lo saprà solo quando arriverà Lassù, sempre che piaccia a Nostro Signore metterla al corrente delle lotte intestine attuate dal clero modernista. Sa che don Luigi Villa, incaricato da Pio XII di scovare i prelati massoni, cercarono di ucciderlo per ben sei volte? chi lascia Cristo per seguire il Nemico è capace di tutto, e conta proprio
su chi non crede che tra le fila del clero ci possano essere persone simili...pace e bene, mio caro

Anonimo ha detto...

[DIES NEFAS] Il 7 dicembre 1965 ha luogo l'ultima sessione del Concilio Vaticano II. Si approvavano la "Dignitatis Humanae" sulla libertà religiosa, concezione già condannata infallibilmente dalla Chiesa; e la "Gaudium et spes", il dialogo col mondo moderno. "La Chiesa si è quasi dichiarata l’ancella dell’umanità" dichiarava Paolo VI, il quale nello stesso giorno aboliva l'Indice dei Libri Proibiti e chiudeva il Sant'Offizio. Proclamate le false libertà e abolita la polizia, i briganti hanno fatto e tuttora fanno liberamente strage e strazio del corpo di Santa Romana Chiesa.
In foto lo scambio della remissione delle scomuniche fra Paolo VI e il delegato del patriarca scismatico Atenagora di Costantinopoli.

Anonimo ha detto...


Da notare che nel passo di Ratzinger allora cardinale citato sopra, R. presenta il papa come "custode della memoria".
Memoria di che?
Non dice che il papa è il custode del Deposito della Fede, del dogma immutabile.
Forse l'avrà detto in altra parte del discorso citato?
O in qualche altro intervento?
Il concetto di "memoria", del "far memoria" introduce un elemento soggettivo, difatti porta il discorso sul ruolo della coscienza del papa, se ho ben capito.
Ma sul papa grava un preciso dovere : quello di mantenere nella fede i fratelli, ossia di custodire intatto il deposito delle verità rivelate.
Il ruolo che la sua coscienza possa giocare in questo è del tutto secondario.

Anonimo ha detto...

La frase del brindisi alla coscienza non è di Ratzinger, ma del card.Newman.

Anonimo ha detto...


# La frase è di Newman ma R. l'inseriva in un altro contesto.

Gederson Falcometa ha detto...

"Ma sul papa grava un preciso dovere : quello di mantenere nella fede i fratelli, ossia di custodire intatto il deposito delle verità rivelate".

Caro Anonimo,

Se il Papa è presentato come “custode della memoria”, in quale fede manterà i fratelli?

Questa definizione non è qualcosa di isolato. Nel famoso discorso la curia romana del 22 dicembre 2005, Benedict XVI, presenta la sua tesi sulla continuità dell'unica chiesa soggetto, distaccata dall'oggetto di rivelazione (Tradizione). Se la missione non è più quella di trasmettere l'oggetto tradizione, rimane solo il vago concetto di memoria che entra nel suo posto. Così, nella forma presentata da Ratzinger, la missione del papa sono ridotte a un semplice esercizio di maieutica, cioè il papa, nella sua visione, è semplicemente un professore.

Ricordiamo che l'insegnamento papale ha diversi gradi di autorità, così come la gerarchia delle verità della fede, ogni decisione papale, ogni verità della fede, ha un diverso grado di assenso. Accredere Nella Chiesa una santa cattolica apostolica romana apostolica, è una verità di divina e cattolica. Il cardinale Karl Lehmann, in un'Intervista alla TV Nel Lontano 2007 Ha detto esplicitamente "Non credo nella Chiesa cattolica". Il cardinale Martini crede in un padre/madre, il cardinale Kasper, è un luterano. Nessuno di loro crede nelle verità della fede divina e cattolica. Quindi, con un college cardinale apostata/eretico, il papa è l'usanza di quale fede?

Ricordo ancora il testo Bastano dieci giusti a salvare l'intera città

di Joseph Ratzinger, pubblicato da Sandro Magister con il titolo “Joseph Ratzinger torna in catedra”, dove parlando della salvezza degli infedeli ha scritto Ratzinger:

FEDE CRISTIANA E SALVEZZA DEGLI INFEDELI

”Non c’è dubbio che su questo punto siamo di fronte a una profonda evoluzione del dogma. […] Se è vero che i grandi missionari del XVI secolo erano ancora convinti che chi non è battezzato è per sempre perduto – e ciò spiega il loro impegno missionario – nella Chiesa cattolica dopo il concilio Vaticano II tale convinzione è stata definitivamente abbandonata.

Da ciò derivò una doppia profonda crisi. Per un verso ciò sembra togliere ogni motivazione a un futuro impegno missionario. Perché mai si dovrebbe cercare di convincere delle persone ad accettare la fede cristiana quando possono salvarsi anche senza di essa?

Ma pure per i cristiani emerse una questione: diventò incerta e problematica l’obbligatorietà della fede e della sua forma di vita. Se c’è chi si può salvare anche in altre maniere non è più evidente, alla fin fine, perché il cristiano stesso sia legato alle esigenze dalla fede cristiana e alla sua morale. Se fede e salvezza non sono più interdipendenti, anche la fede diventa immotivata”. Joseph Ratzinger torna in catedra - https://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351256.html

Gederson Falcometa ha detto...

Il problema è che questa è una verità di fede non era appena una convi dei grandi missionari del secolo XVI, questa fa parte del mandato apostolico:

”E disse loro: "Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato”. 

Il P. Julio Meinvielle nel testo “La predica missionaria della Chiesa scoraggiata in Karl Rahner”, ci mostra che Rahner presentava lo stesso problema facendo il dogma risalire a San Paolo, come se può leggere:


“Nel pensiero di San Paolo gli uomini che non giungevano al battesimo erano persi. È vero che San Paolo non ha enunciato nessun dogma su questo punto. Nella pratica era, tuttavia, per lui un’evidenza. “Non è possibile a noi cristiani in pieno XXo secolo sottoscrivere interamente questa prospettiva e questo modo di agire. Neanche abbiamo il diritto. Un missionario di oggi non può già, come lo era un San Francesco Saverio, essere animato da questa convinzione: «Se me ne vado dai giapponesi, se insegno loro e predico il cristianesimo, saranno salvati, andranno in cielo. Se rimango in Europa, saranno persi, come sono persi i loro genitori per non aver ascoltato parlare di Cristo ed essere morti senza battesimo»”” La predica missionaria della Chiesa scoraggiata in Karl Rahner, P. Julio Meinvielle - https://archive.org/details/Meinvielle.LAPREDICAMISSIONARIADELLACHIESASCORAGGIATAINKARLRAHNER

Ratzinger,nel testo pubblicato da Magister, ancora dice:

”Negli ultimi tempi sono stati formulati diversi tentativi allo scopo di conciliare la necessità universale della fede cristiana con la possibilità di salvarsi senza di essa.

Ne ricordo qui due: innanzitutto la ben nota tesi dei cristiani anonimi di Karl Rahner. […] È vero che questa teoria è affascinante, ma riduce il cristianesimo stesso a una pura conscia presentazione di ciò che l’essere umano è in sé, e quindi trascura il dramma del cambiamento e del rinnovamento che è centrale nel cristianesimo’.

Il testo c’e ancora dei contenuti che non abbiamo mai visto essere trattato pubblicamente da lui o da altro Papa conciliare. Dove se basa l’affermazione che nella “Chiesa cattolica dopo il concilio Vaticano II tale convinzione [bisogno del battesimo] è stata definitivamente abbandonata”, non sappiamo. Non esiste un documento dal Concilio o del magistero post-conciliare sul questo tema. Inoltre, se è funzione del Papa essere il “custode della memoria”, come può dimenticare il mandato apostolico?

Raccomando la lettura integrale del testo per rispondere la domanda:

Custode di quale memoria e di quale fede?

Gederson Falcometa ha detto...

La missione della chiesa fino al periodo precedente al Concilio era unire gli uomini con Cristo e poi la chiesa. Oggi vediamo che la maggioranza dei fedeli e dei chierici sono uniti alla Chiesa e non sono uniti a Cristo. Una delle ragione di questo scenario è proprio che i papi hanno lasciato di "imporre" le verità dell'esterno per proporgli in forma di dialogo. In questo vediamo una dimensione dell'abbandono del linguaggio del sìsì nono. Come vediamo che non c'e più nessuno criterio che definisce l'essere cattolico.

Non è segreto per nessuno che Hans Kung è stato uno dei maggiore eretici dell'epoca conciliare. Quando ha perso la sua cattedra di insegno nella università cattolica, ha detto che era felice di essere ancora in grado di chiamarsi cattolico. Hanno capito bene? Questo è stato possibile perchè per Kung essere cattolico già non doveva credere in nessuna verità di fede dall'esterno. Se dovesse credere lui doveva fare silenzio assoluto delle sue eresie, essere espulso per scomunica o lasciare la Chiesa per propria volontà. Rimase nella chiesa fino alla fine della sua vita, combattendo il dogma dell'infallibilità papale e come segnalazioni. Antonio Livi, è stato ascoltato dal papa:

"Benedetto XVI, in quanto Papa, ha anche detto che Hans Küng gli ha chiesto di cambiare il dogma dell’infallibilità e che lui gli ha risposto: «Sì, ci rifletteremo». Voglio dire che tutti i papi non hanno avuto un atteggiamento severo di condanna dei teologi neo-modernisti, hanno avuto invece un atteggiamento di comprensione". Francesco, l’eresia al potere e la persecuzione nella Chiesa - Intervista di Mons. Antonio Livi - http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2508_Mons_Livi_intervista_2.5.2018.html

Capiscono?

La dottrina della doppia salvezza, quella che afferma che anche gli ebrei sono già salvati dal semplice fatto che sono ebrei, è stata proposta da Ratzinger/Bento XVI. Tale dottrina non ha fondamento a S. Scritture, tradizione, insegnamento, dottore, santi ...

Per fine, l'unica cosa che viene imposta dall'esterno è l'accettazione del Concilio (come vediamo nel caso della FSSPX). Però, se accettiamo il Concilio, possiamo rifiuttare qualunque dogma e non essere disturbato per nessuna autorità della Chiesa...

Gederson Falcometa ha detto...

Tre ricordi:

Primo:

P. Matteo Liberatore, S.J. nell'articolo "Il modernismo a rispetto della Chiesa" - http://progettobarruel.hostfree.pw/novita/14/Liberatore_Modernismo_III.html - se domanda:

"Che dunque è la Chiesa a senno del Modernismo?"

E risponde:

"Non altro che una libera associazione, liberamente accettata e liberamente obbedita da chi ne fa parte, la quale in faccia allo Stato non ha altra natura se non quella di qualsiasi altra associazione che in lui sorgesse tra' cittadini. La Chiesa insomma è dal Modernismo ridotta a condizione di semplice società privata o Collegio, non differente da quello che si formasse nel civile consorzio per uno scopo letterario o industriale. Dinanzi allo Stato non esistono che cittadini; i quali come per qualsivoglia loro interesse materiale, così possono anche associarsi per interesse religioso, e nella stessa forma e cogli stessi diritti. La Chiesa dunque che ne risulta non gode altra libertà, se non quella che la legge consente per qualsiasi associazione. Essa non potrà fare se non quel solo, che le permette lo Stato; e però è soggetta allo Stato, il quale la governa col diritto comune, e ne riconosce e giudica gli atti che si manifestano esternamente.

Conseguenza inevitabile di ciò si è che tutti i diritti della Chiesa sono alla mercè dello Stato. E veramente che è diritto? Facoltà inviolabile di fare od esigere alcuna cosa. Ora, a rispetto della Chiesa, cotesta facoltà è tra i limiti che lo Stato determina e sopra cui esercita il suo sindacato. Egli come può allargarne la cerchia, così può ristringerla a volontà. Anzi, in virtù delle sue leggi, regolatrici generalmente di tutte le associazioni da lui permesse, può toccare la stessa interna costituzione della Chiesa, variandone per mezzi almeno indiretti la disciplina e l'organismo. Così per altra via, che non sia la manifesta violenza, gli sarà dato di giungere, se fosse possibile, alla distruzione della Chiesa.

Ecco pertanto i passi onde procede il Modernismo nella sua lotta contro la Chiesa di Gesù Cristo. Primo: separazione dello Stato da lei, con ipocrita promessa di libertà. Secondo: non riconoscimento di lei, come società pubblica e indipendente. Terzo: suo assoggettamento allo Stato. Quarto: manomissione de' suoi diritti. In fine: attentato alla sua stessa esistenza per guasto dell'interno suo organismo".

Oggi la funzione della chiesa è quella di fare una giustificazione teologica dei valori dello Stato moderno sulla base di libertà, uguaglianza e fraternità. Come diceva Mons. Lefebvre "Libertà religiosa, uguaglianza collegiale, fraternità ecumenica.

Gederson Falcometa ha detto...


Secondo:

«Il Vaticano II aveva ragione di auspicare una revisione dei rapporti tra Chiesa e mondo. Ci sono infatti dei valori che, anche se sono nati fuori dalla Chiesa, possono trovare il loro posto - purché vagliati e corretti – nella sua visione» (Rapporto sulla fede. Vittorio Messori a colloquio con Joseph Ratzinger, Ed. Paoline, 1985, p. 34).
«Il problema degli anni sessanta era di acquisire i migliori valori espressi da due secoli di cultura liberale» (Intervista al Card. Ratzinger a cura di Vittorio Messori, in “Jesus”, novembre 1984, p. 72).


Nel secolo XIX i Papi hanno condannato l'indifferentismo religioso dello Stato liberale moderno. Se lo Stato liberale moderno per l'indifferentismo non ha scelto e ha permesso tutte, la chiesa con il Concilio in uno primo momento non ha voluto giudicare delle questione di fede, e oggi, con Francesco, non vuole giudicare le questione di morale. Così, se vede nell'intero periodo conciliare lo stesso indifferentismo in materia religiosa condannata dai papi del secolo XIX nella propria chiesa. Oggi, la chiesa è l'immagine e somiglianza dello Stato liberale moderno. Inoltre, i "valori" liberale nati fuori della Chiesa non sono stati correti, invece, sono stati assorviti, e quello che i liberali desideravano fare alla Chiesa nel secolo XIX è stato fatto in maggiore o minore misura da tutti i Papi conciliari.



Terzo:

Nella prima Messa di Benedetto XVI, lui ha detto:

"Il dialogo teologico è necessario, l’approfondimento delle motivazioni storiche di scelte avvenute nel passato è pure indispensabile. Ma ciò che urge maggiormente è quella "purificazione della memoria" , tante volte evocata da Giovanni Paolo II, che sola può disporre gli animi ad accogliere la piena verità di Cristo. E’ davanti a Lui, supremo Giudice di ogni essere vivente, che ciascuno di noi deve porsi, nella consapevolezza di dovere un giorno a Lui rendere conto di quanto ha fatto o non ha fatto nei confronti del grande bene della piena e visibile unità di tutti i suoi discepoli" . CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA CON I CARDINALI DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI, 20.04.2005 - https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2005/04/20/0229/00466.html

La "purificazione della memoria" è proprio l'adempimento del desiderio dei liberali del secolo XIX. E qui un punto in più in ciò che dice rispetto al Papa "custode della memoria" nel senso di anche dover fare una purificazione...

Anonimo ha detto...

Credo che bisognerebbe chiarirsi il significato di liberalismo e di liberismo. Il liberalismo ha una consistenza diversa dal liberismo, mi pare.

Anonimo ha detto...


Dopo gli ampi e molto articolati interventi di Gederson, mi limito a questa postilla su Rahner.

Come fa a dire che per san Paolo chi non si battezzava era perso, andava cioè alla dannazione, quando nel cap. 2 della Lettera ai Romani insegna che i Pagani, che non avevano avuto la Rivelazione, sarebbero stati giudicati dalla loro coscienza ossia secondo la loro osservanza o meno della morale naturale, fondata sulla legge di natura?

"Tutti coloro che hanno peccato senza la Legge, senza tal Legge periranno; e tutti quelli che hanno peccato conoscendo questa Legge, secondo la Legge saranno giudicati. Non sono giusti di fronte a Dio quelli che ascoltano la legge ma coloro che praticano la legge: questi saranno riconosciuti giusti. Anzi, se dei pagani che non hanno la Legge fanno, per natura quello che prescrive la Legge, sono legge a se stessi, pur non avendo la Legge, dimostrando così che i dettami della Legge sono scritti nei loro cuori, come ne fa fede la loro coscienza coi suoi giudizi, la quale, volta per volta, li accusa o li difende"
(Rm 2, 12-15).
Qui possiamo dire c'è già la dottrina del battesimo di desiderio implicito. In ogni caso, i giusti tra i pagani, ignoranti della Rivelazione, si salvavano anche loro, questo risulta in modo chiarissimo dal testo.
Cosa aveva Rahner da ingarbugliare? In realtà era in malafede, violava sistematicamente il celibato ecclesiastico, voleva costruire un cattolicesimo ad usum delphini.
E anche Ratzinger, perché creava problemi che non c'erano? Perché si non si doveva più credere ad una dottrina così chiara?
Del resto, il magistero, da ultimo con Pio XII, ha sempre condannato da un lato il lassismo dall'altro il rigorismo, falsa dottrina secondo la quale chi non è battezzato è come tale dannato.

Anonimo ha detto...

Il vescovo Schneider a Benedetto XVI: "La supplico, Santo Padre, in nome di Gesù Cristo, e come Papa, non distribuisca più la Santa Comunione nella mano" Successivamente, il Papa non ha dato la comunione in questo modo fino alla fine del suo pontificato.
Fonte: @unavocesevilla IG

Gederson Falcometa ha detto...

"Credo che bisognerebbe chiarirsi il significato di liberalismo e di liberismo. Il liberalismo ha una consistenza diversa dal liberismo, mi pare".

Il liberismo è una dottrina economica, già il liberalismo è un'ideologia politica che sostiene l'esistenza di diritti fondamentali e inviolabili facenti capo all'individuo e l'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge. I Papi del novecento hanno condannato e combattuto proprio l'indifferentismo religioso liberale. Come potrà leggere negli articoli:

L'indifferenza religiosa fondamento dal moderno liberalismo
http://progettobarruel.hostfree.pw/novita/11/indifferenza_religiosa_I.html

Risposta ai principale argomenti in favore dell'indifferenza religiosa
http://progettobarruel.hostfree.pw/novita/11/indifferenza_religiosa_II.html

Risposta ai principale argomenti in favore dell'indifferenza religiosa II
http://progettobarruel.hostfree.pw/novita/11/indifferenza_religiosa_III.html

Gederson Falcometa ha detto...

"E anche Ratzinger, perché creava problemi che non c'erano? Perché si non si doveva più credere ad una dottrina così chiara?"

Caro Anonimo, grazie per il commento. Infatti, se tratta proprio della creazione dei problemi che non esistono. Prima perchè i grandi missionari dal seicento appena "andavano per il mondo per predicare il Vangelo a tutta la gente". Mettere l'accento nella necessità del battesimo per la salvezza è usarlo per cancellare il mandato apostolico. In casi come questi, sfortunatamente, si può notare una certa disonestà intellettuale. Dove il problema viene creato come scusa per una sostituzione dottrinale.