Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 8 aprile 2024

Francesco racconta il suo rapporto con Benedetto XVI

Ancora sul libro-intervista di prossima pubblicazione (ne ho parlato qui qui) scritto con l'interlocutore del precedente del 2015: Il Papa della misericordia. Nella visuale di Religion Digital ripresa dalla FSSPX.

Francesco racconta il suo rapporto con Benedetto XVI

Papa Francesco affronta la delicata questione del suo rapporto con Benedetto XVI in un libro-intervista di prossima pubblicazione. Un decennio di convivenza senza precedenti che avrebbe segnato definitivamente l’attuale pontificato e la storia della Chiesa del XXI secolo.

"Benedetto e io abbiamo avuto un rapporto molto profondo, e voglio che lo si sappia, voglio che lo si faccia conoscere senza intermediari". Una forma di giustificazione? O il desiderio di padroneggiare la narrazione di due papi – uno in carica, l’altro "emerito" – che sono completamente opposti? Una cosa è certa: il libro-intervista, in uscita il 3 aprile 2024 in edizione spagnola, è destinato a far parlare di sé.

Innanzitutto il titolo - Il Successore. I miei ricordi di Benedetto XVI - è alquanto rivelatore, perché sembra evidenziare, forse involontariamente, il fatto che l'ombra di Joseph Ratzinger, come la statua del Commendatore nel Don Giovanni, incombe definitivamente sull'attuale pontificato.

In 330 pagine, il papa argentino rievoca, con la consueta naturalezza, un decennio di convivenza con Benedetto XVI, "senza evitare le polemiche e le difficoltà", spiega Javier Martinez-Brocal, il giornalista che ha raccolto le parole di Francesco.

Da notare che quest’ultimo ha scelto come suo interlocutore il corrispondente romano del media conservatore spagnolo ABC, che ha firmato nel 2015 Il Papa della Misericordia, opera notata e apprezzata dall’attuale successore di Pietro.

Nel futuro lavoro che sarà pubblicato dopo Pasqua, l'inquilino di Santa Marta spiega che il papa emerito "ha ampliato la prospettiva" nelle varie interviste che ha potuto ottenere. Francesco afferma la sua verità: il suo rapporto con Benedetto XVI è stato "molto più fluido" di quanto si dice qua e là sulla stampa.

A sostegno della sua tesi, l'attuale romano pontefice ricorda: "a volte toccavo io un argomento, altre volte era lui. 'Sono preoccupato per quello che sta succedendo', dicevamo a volte. Abbiamo parlato di tutto, con molta libertà. Quando gli ho fatto una domanda, mi ha detto: 'Beh, bisognerebbe anche guardare da questa o quell'altra parte'".

Agli occhi di Francesco, il suo predecessore "aveva questa capacità di ampliare la prospettiva per aiutarmi a prendere la decisione giusta. Non mi ha mai detto: 'non sono d’accordo', ma piuttosto 'va bene, ma bisognerebbe tenere conto di quest’altro elemento'. Ha sempre ampliato gli orizzonti".

Qui come altrove tutto resta non detto, e non per niente il pontefice argentino è il primo papa gesuita della storia: per fare solo un esempio, anche se Benedetto XVI non ha mai espresso apertamente il suo disaccordo con Francesco, non è detto che i due fossero sulla stessa lunghezza d'onda.

Una divergenza di metodo
Da Traditionis custodes a Fiducia supplicans – che il papa emerito non conosceva [la testimonianza di Gänswein sembra dimostrare il contrario qui -ndr] – passando per il metodo sinodale, è difficile non vedere una certa soluzione di continuità tra i due pontificati. Almeno nei mezzi utilizzati. Ma le loro intenzioni sembrano convergere: così l'intento dei due papi sarà sempre stato quello di preservare il posto primario della messa riformata.

Papa Francesco intende quindi chiudere il capitolo del suo rapporto con Benedetto XVI: "abbiamo mantenuto un rapporto molto profondo, voglio che si sappia, e senza intermediari. È un uomo che ha avuto il coraggio di dimettersi e che, da allora in poi, ha continuato a sostenere la Chiesa e il suo successore", insiste.

Una continuità sullo sfondo
Il papa regnante non ha torto su un punto: anche se il metodo era nettamente diverso, la sostanza resta la stessa tra i due pontificati, la fedeltà al Vaticano II.

Certamente c'è una divergenza nel modo di trattare la messa tradizionale, divergenza che deriva da un rifiuto viscerale da parte del papa regnante e da un certo attaccamento da parte del papa emerito defunto.

Esiste anche una certa divergenza su come comportarsi nei confronti delle coppie irregolari e omosessuali. Benedetto XVI ha sempre seguito una linea legata alla dottrina immutabile della Chiesa. Mentre Francesco se ne distacca e scivola lungo un pendio sempre più scivoloso da Amoris laetitia a Fiducia supplicans.

Ma sulla base conciliare è la continuità che ha prevalso, anche se il papa gesuita è più coerente con le tesi del Vaticano II, spingendole sempre più secondo la loro logica, mentre i suoi predecessori, da Paolo VI a Benedetto XVI, non erano arrivati a tanto, per vari motivi.

Ecco perché Francesco non ha del tutto torto nell'affermare la continuità, anche se passa sotto silenzio le differenze che gli dispiacciono.
(Fonti: Religion Digital/Zenit – FSSPX.Actualités)

7 commenti:

Bah! ha detto...

Il vescovo di Rimini alla Giornata della visibilità Transgender
https://www.aldomariavalli.it/2024/04/08/il-vescovo-di-rimini-alla-giornata-della-visibilita-transgender/
Il mio ricordo : per entrare a far parte della Croce Rossa Italiana ricordo di aver dovuto superare varii tests non ultimo quello del perfetto stato mentale.

Anonimo ha detto...

Cerco di sintetizzare al massimo, scusandomi di non poter descrivere meglio alcuni snodi.

Bergoglio per qualche ragione teme Gaenswein e cerca di metterlo in cattiva luce.
Bergoglio non è affatto saldo nel suo potere e ancor più vacilla nelle sue pseudo-certezze.
Sta venendo il tempo della chiarificazione e della scopertura di certi altarini.
Sta venendo anche il tempo in cui anche il forte e il furbo fa i conti con la parola fine.
Tra Bergoglio e Benedetto XVI non esiste alcuna continuità pastorale.
Chi ha considerato "legittimo" l'ultimo decennio di storia dell'umanità crede a Babbo Natale.

Viandante ha detto...

Le notizie che dovrebbero far riflettere:
Mons. Vitus Huonder, Vescovo emerito di Coira, sarà sepolto a Ecône

Anonimo ha detto...

Evidentemente credere in Babbo Natale e una credenza molto diffusa se il precedente libro di Bergoglio LIFE in libreria da qualche settimana ieri , domenica 7 e' stato dichiarato primo nella classifica delle vendite per quello che riguarda la saggistica. Dal tg1 delle 13.30.

_Solennità dell'Annunciazione del Signore_ ha detto...

*Noi tutti a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore.*

Nonostante la memoria liturgica dell’Annunciazione del Signore cada quest’anno durante la Settimana Santa e la sua celebrazione venga trasferita dopo l’ottava pasquale, abbiamo la possibilità di meditare sul grande significato che essa ci consegna, mentre tutta la Chiesa vive con trepidazione l’annuale memoriale della Pasqua del suo Signore Crocifisso, Morto e Risorto.
«Il Figlio di Dio si è fatto uomo per farci Dio» (S. Atanasio)
Il mistero della divinizzazione dell’uomo e della donna non è una illusione, esso costituisce il cuore del mistero della redenzione operata una volta per tutte dal Sommo Sacerdote che è in grado di prendere parte in tutto alla nostra debolezza, l’uomo Cristo Gesù (cf. Eb 4,15).
Divinizzazione è un altro modo per dire trasfigurazione, per dire la rivelazione della vera identità che Dio dona a partire dall’incontro con Lui.
Nella notte pasquale i figli di Dio celebrano la bellezza e la responsabilità di essere rinati, mediante il Battesimo, ad una speranza viva ed eterna che non si corrompe e non marcisce (cf. 1Pt 1,3-4). I figli di Dio, illuminati dalla sapienza che promana dalla vera luce, il Logos di Dio, sanno che la costruzione di un mondo nuovo non solo è possibile ma è l’unica strada che sono chiamati a percorrere. Diventare come Dio, essere cioè divinizzati è la vocazione ultima e definitiva di chiunque abbia il coraggio di lasciarsi amare da Dio, di accogliere il dono della Parola fatta carne e di immettere nella comunità umana il seme buono della fratellanza e della pace. In altri termini, di trasfigurare questo mondo sempre tanto amato dal Padre.
*8 Aprile 2024*

Anonimo ha detto...

Se il libro di Gaenswein era intitolato Nient'altro che la verità, il libro intervista di JMB doveva avere come titolo Tutt'altro che la verità, che Ratzinger gli dava e gli dà ancora molto fastidio lo avevamo capito subito, a parti invertite, Bergoglio non avrebbe lesinato velenosi commenti agli atti papali, siccome Ratzinger era e resta un vero signore, mai nulla è trapelato, anche se la distanza tra i due è siderale, questione di stile e di classe, chi non ce l'ha non se la può inventare.

Anonimo ha detto...

Splendido intervento quello sull'Annunciazione.
Ma ritornando sulla terra vorrei sottolineare il fatto che il libro viene pubblicato in lingua spagnola forse perche' nei paesi sudamericani quella fronda antibergoglio cosi viva qui da noi o non esiste o e' molto piu' debole. Ovvero Bergoglio pensa che quei fedeli possano credere piu' facilmente a quanto il santo padre racconta loro.