Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 4 settembre 2024

Una società post-familiare, l’utopia di MicroMega

Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.
Una società post-familiare, l’utopia di MicroMega

La rivista di punta della sinistra dichiara guerra alla famiglia, fonte di violenza, oppressione e di tanti altri mali. Che però non derivano dall’istituzione familiare, semmai dalla sua crisi.  E il rimedio proposto è ancora peggiore.

MicroMega, diretta da Paolo Flores D’Arcais, come si sa, è la rivista di punta della sinistra italiana. Essa parla a nome di un intero mondo culturale e politico e, in molti casi, ne traccia le linee culturali e operative. Il numero attualmente in uscita (4/2024) lo fa a proposito della famiglia, dando precise indicazioni per una società post-familiare. Il titolo del fascicolo è molto chiaro: Contro la famiglia. Critica di un’istituzione (anti)sociale. La chiarezza è sempre un fatto positivo, perché permette a tutti di posizionarsi consapevolmente. Dobbiamo quindi sapere che la cultura della sinistra non vuole più la famiglia e pensa ad una società priva di essa. Ne trarremo le conseguenze?

Tutti i 17 contributi vogliono dimostrare che la famiglia non produce socialità, ma la corrode e la impedisce. Prima di tutto si dice che la famiglia è luogo di violenza e di oppressione: i bambini imparano lì le gerarchie e i ruoli sociali di genere e introitano il conformismo. Nella famiglia molte sono le vittime di abusi e i membri vengono educati all’omertà, alla fedeltà clanica, alla subordinazione. Verso la società ampiamente intesa, le famiglie agiscono come mondi chiusi e trasferiscono le proprie logiche nella società, colonizzandola: la scuola oggi è una guerra tra genitori e insegnanti. La famiglia favorisce e perpetua le disuguaglianze sociali ed economiche mediante i patrimoni che vengono trasferiti ereditariamente, mediante le reti delle relazioni familistiche che favoriscono alcuni rampolli a svantaggio di altri, mediante le possibilità di istruzione che non tutte le famiglie hanno nella stessa misura. La famiglia, quindi, non produce mobilità sociale ma perpetua l’esistente, trasmettendo ai figli di domani gli stessi privilegi e svantaggi che ci sono oggi.

Sulla base di questa analisi, ecco poi le proposte. Innanzitutto, secondo MicroMega, bisognerebbe non parlare più di “famiglia naturale” dato che tale famiglia non esiste perché non esiste la natura. Secondariamente si deve parlare di famiglia come “concentrato di convivenza”, come l’area delle “soluzioni dello stare insieme” che possono essere molto diverse tra loro. Bisogna anche superare il modello industriale italiano composto in gran parte da piccole imprese dominate da un atteggiamento familistico. Il lavoro di cura bisognerebbe toglierlo alle famiglie per evitare la sua proiezione privatistica sui servizi pubblici. Si dovrebbe anche disciplinare in modo nuovo le successioni e le donazioni in vista di “un’eredità universale”. Infine, un intervento sulla scuola parentale la boccia completamente vedendola come atteggiamento antisociale ed espressione del figlio inteso familisticamente come “proprietà” dei genitori.

Tutte queste osservazioni e valutazioni sono evidentemente cieche di fronte alla realtà e proiettano su di essa la luce deformante di una ideologia preconfezionata. La messa in ridicolo del concetto di natura da parte di Telmo Piovani si fonda su una rozza visione naturalistica: l’antropologia culturale mostra molti tipi di famiglia ergo la famiglia naturale non esiste. Evidentemente egli non possiede il concetto filosofico corretto di “natura”. Anche altri autori utilizzano in modo ideologico l’antropologia culturale, parlando ad esempio dei Nuer del Sud Sudan che hanno superato la marginalità della donna che non poteva avere figli, inventandosi che essa può, in alternativa, comportarsi da uomo, diventare “marito” e “padre”. In tutto il fascicolo si dimentica che l’antropologia culturale non è una scienza normativa, essa dice eventualmente cosa c’è e non cosa ci deve essere, per cui deve essere sottoposta alla filosofia morale. Perfino gli animali vengono presi come norma del corretto comportamento “naturale” umano, a cominciare dai pinguini che frequentemente sarebbero omosessuali.

Il più grande errore di impostazione è però un altro: indicare eventuali disfunzioni della famiglia – a cominciare dalla violenza in casa – come conseguenza della famiglia naturale, mentre sono conseguenza della sua distruzione sistematica. È qui che l’ideologia di MicroMega si mostra perversa nel rovesciamento della realtà. L’impresa familiare, che realizza nel modo migliore il rapporto tra famiglia e lavoro e che è giustamente un vanto del nostro Paese, allora deve essere eliminata. Il lavoro di cura di chi è in difficoltà bisogna affidarlo completamente ai servizi sociali quando è ovvio che la migliore badante è colui che ci è più vicino nel nucleo familiare. Lo Stato dovrebbe collettivizzare i benefici dei trasferimenti ereditari e non i soggetti naturali quali sono appunti gli eredi. Dalla mancanza di realismo nascono sempre le utopie ossessive.

Se guardiamo in filigrana i provvedimenti suggeriti da MicroMega, ci accorgiamo che sono forme di neo-socialismo, di statalismo e centralismo, di indottrinamento politico dei cittadini dal centro, di sostegno ai grandi poteri economici, di sradicamento e di collettivizzazione. Ossia riduzione degli spazi di protagonismo, di responsabilità e di vera libertà.
Stefano Fontana -- Fonte

7 commenti:

Grazia da chiedere in ogni situazione ha detto...

"Dio ci ama non per quello che siamo, ma per quello che possiamo essere attraverso la Sua Grazia."

L' “entrata” della Grazia è la parte che Dio attribuisce a se stesso; coltivare e sviluppare il desiderio della Grazia è la parte che attribuisce a noi. “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto” (Mt 7,7).

Dio non rifiuta mai la grazia a coloro che gliela chiedono onestamente. Tutto ciò che Lui domanda è che quella vaga sete di infinito, che ha stimolato l’anima a cercare il suo bene in una successione di piaceri, sia ora trasformata in sete di Dio.

Non dobbiamo fare altro che pronunciare queste due suppliche: “Signore Iddio, illumina il mio intelletto perché io veda la verità e dammi la forza di seguirla”.

È una preghiera che viene sempre esaudita. E non importa se il desiderio di Dio che noi invochiamo provenga da disgusto, sazietà, disperazione o se nasca dal nostro amore per la bellezza e la perfezione.

Dio è disposto ad accettare le nostre vecchie ossa e i nostri giovani sogni, perché ci ama non per quello che siamo, ma per quello che possiamo essere attraverso la Sua Grazia.

(Fulton J. Sheen, da "La Pace dell'Anima")

Anonimo ha detto...

Io nel pensier mi fingo... quanto male discende ed è  disceso, anche ieri, quando a forza si pretende di trasformare questa finzione in realtà, per di più universale. E noi in coro, in vece di Micro-Mega e di coloro che raccoglie, recitiamo: Confesso a Dio Onnipotente, alla beata Vergine Maria Vergine Maria, a San Michele Arcangelo, a San Giovanni Battista, ai santi Apostoli Pietro e Paolo, a tutti i Santi e a te, o padre, CHE HO MOLTO PECCATO IN PENSIERI, IN PAROLE, IN OPERE, PER MIA COLPA, PER MIA COLPA, PER MIA GRANDISSIMA COLPA. Perciò supplico la beata Vergine Maria, San Michele Arcangelo, San Giovanni Battista, i santi Apostoli Pietro e Paolo, tutti i Santi e te, o padre, di pregare per me il Signore Dio nostro.
m.a.

Anonimo ha detto...

Andrea Sandri:
Ετυμος νόμος - arcana imperii christiani sive regula martyrii:

I - ο κατεχων (2 Ts 2) (auctoritas)
II - Omnis potestas a Deo (Rm 13) (potestas)
III - Pretio empti estis, nolite fieri servi hominum (I Cor, 8, 23) (oboedientia)

Il cristiano vive nello spazio e nel tempo dell'autorità che discerne Cristo dall'Anticristo (2 Ts 2), in una comunità politica che è legittima in quanto non sovrana perché l'unico sovrano è Cristo (Rm 13) e in un'obbedienza ultimamente dovuta soltanto all'unico Signore che lo ha redento (1 Cor 7,23: «Pretio empti estis, nolite fieri servi hominum»).

[Dale Nichols - Threshing Grain, 1946]

Anonimo ha detto...

Bisogna sottolineare, spiegare, esemplificare con i piccoli e con i grandi, ad ognuno secondo la sua età, il concetto di CONSEGUENZA, cioè ad ogni nostro pensiero, parola, opera ed omissione segue, con-segue, segue-insieme, qualcosa di bene o di male, sia sul piano concreto, sia su quello spirituale, a stretto giro di posta o posticipato nel tempo. Il nostro pentimento, la nostra Confessione, la nostra penitenza attenuano le conseguenze fino a farle scomparire, generando spesso il desiderio di riparare il malfatto con buone azioni che vengono offerte a Dio, per il bene nostro e di altri. È  importante avere una cognizione più esatta possibile delle nostre azioni perché  le CONSEGUENZE, sono quasi sempre la parte che il Diavolo nasconde ai nostri pensieri, ai nostri piani, ai nostri propositi. Se 

noi diamo uno sguardo alle pensate che molti pensatori hanno messo a punto nei loro pensatoi ci accorgiamo di quanto si possa andare a ramengo con un pensiero scollato dal reale. Il pensiero deve essere educato, perché  lì  il Diavolo sguazza.   
m.a.

Anonimo ha detto...

Una delle tante bestialità sinistre: la maggiore età  a18 anni...e tutti zitti!

Questi hanno solo e sempre favorito chi poteva dare il voto affinché loro potessero mantenere il potere e... del bene del singolo e della società ... chissene!!!
m.a.

Anonimo ha detto...

"Le folle non hanno mai avuto sete di verità.
Davanti alle evidenze sgradevoli, si ritraggono, preferendo deificare l'errore, se questo le seduce.

Chi sa illuderle diventa facilmente il loro padrone, chi tenta di disilluderle è sempre la loro vittima."

Gustave Le Bon, "Psicologia delle folle" p.144

Anonimo ha detto...

D'Arcais, che tristezza, ripete sempre gli stessi mantra, lo faceva anche Asor Rosa, ma almeno quest'ultimo aveva una enorme cultura e di classe, cosa che non ho mai riscontrato in Flores, Micromega è la conferma
della ristretta pochezza del pensiero sinistro.