Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 2 settembre 2024

Diebus saltem Dominicis – XV domenica dopo Pentecoste: Siamo Viscere dalle Sue Viscere

Nella nostra traduzione da OnePterFive la consueta meditazione settimanale di p. John Zuhlsdorf, sempre nutriente e illuminante, che ci consente di approfondire, durante l'ottava, i doni spirituali della domenica precedente qui.

Diebus saltem Dominicis –
XV domenica dopo Pentecoste: Siamo Viscere dalle Sue Viscere


Le letture che ci vengono dispensate dalla Santa Madre Chiesa, ripetute anno dopo anno, sono collocate in contesti determinati. Quando iniziate, magari il giovedì o il venerdì, a preparare la vostra partecipazione alla Messa domenicale, date un'occhiata in anteprima alle letture e alle orazioni in modo da poterle ricevere attivamente mentre vengono pronunciate o cantate. Guardate i contesti limitrofi dell'Epistola e del Vangelo. Il contesto può arricchirvi ancora di più nel momento in cui durante la Messa ascoltate le letture mentre vengono elevate a Dio.

Innanzitutto, vediamo la lettura del Vangelo per questa quindicesima domenica dopo Pentecoste. La nostra pericope da Luca 7 termina appena prima di sentire che i discepoli di Giovanni Battista, imprigionato,gli hanno raccontato cosa è successo. Giovanni li riporta a Cristo con la domanda: "Sei tu colui che deve venire?

Di nuovo, dopo la parte che ascoltiamo questa domenica, Cristo non ha risposto alla domanda di Giovanni con un diretto "Sì". Invece, istruisce i messaggeri di Giovanni a tornare e dire al Suo Precursore che "i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti sono risuscitati, ai poveri è predicata la buona novella" (Luca 7:22).

«I morti risuscitano» (cfr Lc 7,15). Questo, infatti, è quanto dice la lettura di questa domenica:
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e i suoi discepoli e una grande folla camminavano con lui. Come fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta folla della città era con lei. E quando il Signore la vide, ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!». E avvicinatosi toccò la bara; e i portatori si fermarono. E disse: «Giovane, dico a te, alzati!». E il morto si alzò a sedere e cominciò a parlare. E lo diede a sua madre. Tutti furono presi da timore, e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi!» e «Dio ha visitato il suo popolo!»
Sappiamo a che punto siamo nell'anno liturgico. Nell'antica Chiesa romana avremmo concluso oggi le domeniche collegate alla festa di San Lorenzo. La prossima settimana ci saremmo spostati in quelle raggruppate attorno a San Cipriano. Era il modo di dividere il tempo dopo la Pentecoste. Pius Parsch descrive questa domenica come il nostro spostamento verso il "tempo del raccolto" e una svolta verso la riflessione della Parusia, la seconda venuta di Cristo.

Dove siamo geograficamente nel Vangelo? Per questo dobbiamo andare alla sezione del capitolo 7 prima della lettura di questa domenica quando Gesù è a Cafarnao dove, da lontano, guarisce il servo del centurione (vv. 1-10). Qui diventa un po' complicato. Nella RSV leggiamo poi nel versetto 11 che inizia il nostro brano evangelico, "Subito dopo". Nella KJV abbiamo "E avvenne il giorno dopo". Nella Vulgata, "factum est deinceps ... poi, accadde che...". Nella versione Douay-Rheims, "E avvenne in seguito...". Il greco è, " Kaì egéneto tê hexês... Accadde successivamente, dopo...". Abbiamo questo hexês anche in Atti 21:1, 25:17 e 27:18 dove il contesto indica fortemente "il giorno dopo". Dipende da quanto “vicino” senti “next” all’azione che si è conclusa. Da parte mia, mi schiererò con “the next day”. Penso di avere una buona base per questa scelta.

Per riesaminare, Cristo e i discepoli sono a Cafarnao e Lui incontra il centurione. Il giorno dopo sono a Nain. Cafarnao si trova sul Mar di Galilea, a 600 piedi sotto il livello del mare. Nain è a 30 miglia di distanza e a 700 piedi sopra il livello del mare. È primavera, quindi le giornate sono ancora corte. È un'escursione seria, probabilmente gran parte al buio, con una pendenza media in salita dello 0,82%. Con gli esagoni come chiave, Cristo deve aver davvero voluto essere a Nain proprio quel giorno "dopo", e non un giorno dopo ancora. È possibile che sapesse qualcosa?

Dove siamo rispetto a ciò che il Signore ha fatto per la vedova di Nain? Avendo perso il marito e il figlio unigenito, in greco monogenes, la stessa parola usata da Giovanni per descrivere il Signore ( ad esempio, 1:14), questa povera donna è diventata una delle persone più vulnerabili in quella cultura. All'improvviso è diventata una degli anawim, dall'ebraico per "travagliati", senza un maschio a capo della sua famiglia, morto prima della vecchiaia come segno dello sfavore di Dio.

Inoltre, il luogo in cui Egli si è affrettato, Nain, è molto vicino alla moderna Sulam, l'antica Sunem, dove il profeta Eliseo risuscitò il figlio della vedova in 2 Re 4. E ancora, nel momento in cui Cristo incontra il corteo funebre, dice solo due parole alla vedova di Nain: "Non piangere". In 1 Re 17, il profeta Elia incontra la vedova di Zarepta in un periodo di siccità punitiva, dice due parole, "Non temere", e risuscita suo figlio dai morti.

Subito dopo questo incontro “casuale” con il corteo funebre di Nain, vicino a Sunam, Cristo può dire ai discepoli di Giovanni Battista che “i morti sono risuscitati”.

Giovanni in prigione, e gli altri che ascoltavano, avrebbero immediatamente fatto il collegamento tra la risposta di Gesù a Giovanni con Isaia 35, la profezia della venuta non solo del Messia, ma di Dio stesso e il rinnovamento della creazione. In altre parole, con le sue opere miracolose Cristo ha rivelato se stesso come Dio. Ecco perché, pochi istanti dopo, dice a tutti una mini-beatitudine: "beato colui che non si scandalizza di me" (v. 23). Fu proprio l'affermazione della Sua divinità a provocare la crocifissione.

Guardate fin dove è arrivato il nostro Salvatore, con la sua dura e ardua marcia, per aiutare la vedova di Nain.

Guardate fino a che punto è arrivato per salvarci tutti dai nostri peccati. Avendo tutto in mano, ha aperto le mani e si è diretto verso la sua Croce.

Se forse siete avvolti nel lutto o nella preoccupazione, colpiti dall'ansia e dalla paura per la vostra sorte o per quella di una persona cara, ricordatr la risoluta tenerezza del Signore per la vedova di Nain. Se siete soli o non riuscite a vedere una via d'uscita, sappiate che Gesù ha per voi la stessa compassione che ha per lei. Ve la porgerà nel modo in cui sa che ne avete più bisogno. Se state portando la bara mortale del ricordo dei vostri peccati, forse ancora inconfessati, Cristo vi risusciterà dal vostro stato di abbattimento.

Cercate conforto nei sacramenti e nelle buone opere. Della vedova di Nain, Sant'Ambrogio (+397) scrisse nella sua Esposizione del Vangelo di Luca 5.92:
Sebbene il tuo peccato sia grave, e tu non possa lavarlo con le lacrime del pentimento, lascia che la Madre Chiesa pianga per te, che, come una madre vedova, interviene in favore di ciascuno di noi, come se fossimo i suoi figli unici; perché soffre per noi con un dolore evidentemente spirituale, ma proprio della sua natura, quando vede che i suoi figli sono spinti alla morte dai loro vizi fatali. Siamo viscere tratte dalle sue viscere; ci sono anche viscere spirituali, come quelle di Paolo quando scrive: Sì, fratello, che io possa ottenere da te questo favore: sollievo alle mie viscera, in Cristo (Fm 20). Siamo quindi  [viscera] le viscere della Chiesa, poiché siamo le membra in carne e ossa del suo Corpo mistico.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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A I U T A T E, anche con poco, l'impegno di Chiesa e Post-concilio anche per le traduzioni
(ora che sono sola ne ho più bisogno)
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8 commenti:

Laurentius ha detto...

⚜️ IN MEMORIAM ET GLORIAM ⚜️

Ricordando i Martiri di Settembre 1792 della cosidddetta rivoluzione francese.

Anonimo ha detto...

Meditazione con sottolineature che toccano profondamente, consolano e rafforzano la nostra vita spirituale. grazie!

Laurentius ha detto...

Dopo la vittoria di AfD alle elezioni in Turingia e in Sassonia, prosegue la sfrenata demonizzazione del partito. Nessuno vorrà allearsi ad AfD, nemmeno Sarah Wagenknecht, che, come immaginavo, si rivela essere niente altro che un pilastro del Sistema, creato dal Sistema. Pertanto, delle elezioni, ancora una volta, non si terrà nessun conto: quelli di prima sono pronti a governare come prima, in unione con Sarah Wagenknecht, uniti contro AfD. Il solito "cordone sanitario", che consente al Sistema di perpetuarsi indefinitamente, come in Francia. Dunque, a che cosa servono le elezioni? Le elezioni - sovente truccate, come per il nostrano referendum istituzionale del 2 giugno 1946 - sono una farsa. Le coalizioni più strane sono pronte per gabbare gli elettori, il Sistema deve pure sopravvivere. Avuta la grazia, gabbato lo santo!

Anonimo ha detto...

Il 1° settembre 1910 san Pio X con il motu proprio "Sacrorum antistitum" ribadisce la condanna dei Modernisti, "razza perniciosissima di persone", e i mezzi per estirpare le loro eresie. Acclude al documento anche il "Giuramento Antimodernista", poi abolito da Paolo VI nel 1966.

mic ha detto...

Riprendo, a edificazione e consolazione di tutti, la citazione finale:
"Sebbene il tuo peccato sia grave, e tu non possa lavarlo con le lacrime del pentimento, lascia che la Madre Chiesa pianga per te, che, come una madre vedova, interviene in favore di ciascuno di noi, come se fossimo i suoi figli unici; perché soffre per noi con un dolore evidentemente spirituale, ma proprio della sua natura, quando vede che i suoi figli sono spinti alla morte dai loro vizi fatali. Siamo viscere tratte dalle sue viscere; ci sono anche viscere spirituali, come quelle di Paolo quando scrive: Sì, fratello, che io possa ottenere da te questo favore: sollievo alle mie viscera, in Cristo (Fm 20). Siamo quindi [viscera] le viscere della Chiesa, poiché siamo le membra in carne e ossa del suo Corpo mistico."

Anonimo ha detto...

ASIA E OCEANIA
Per Francesco ha inizio il viaggio più lungo del pontificato
Ieri, come di consueto, il Papa si è recato nella Basilica di Santa Maria Maggiore ed ha pregato davanti all'icona della Vergine Salus populi romani per la buona riuscita di quello che si annuncia uno dei viaggi più faticosi in undici anni di pontificato e che, secondo l'ex direttore de L'Osservatore Romano Giovanni Maria Vian «sembra una replica dell'ultimo di Paolo VI». In un articolo su Domani, il giornalista ha parlato anche della stanchezza del format dei viaggi apostolici sostenendo che «la formula appare ormai ripetitiva – comprese le conferenze stampa durante il ritorno che finiscono per oscurare mediaticamente i viaggi stessi – e sembra giunta l'ora di ripensare anche questo modo di esercizio del papato».
https://lanuovabq.it/it/per-francesco-ha-inizio-il-viaggio-piu-lungo-del-pontificato
Concordo, per favore basta!

Anonimo ha detto...

Festa di Santo Stefano Re d'Ungheria (969 - 1038).

Con il battesimo del sovrano anche il popolo magiaro riconobbe Nostro Signore Gesù Cristo come Dio e Re.

Anonimo ha detto...

"Instaurare omnia in Christo".