Per ricordare l'8 marzo a modo nostro, anche se è una festa laica che non aggiunge nulla al valore della femminilità come 'diversità complementare'. Il filmato è in francese, ma le immagini parlano da sole: donne che protestano nei confronti di femmine esibizioniste e prezzolate che esprimono solo volgarità.
Questa unità duale dell'uomo e della donna si basa sul fondamento della dignità di ogni persona, creata a immagine e somiglianza di Dio, il quale "maschio e femmina li creò" (Gn 1, 27), evitando tanto una uniformità indistinta e una uguaglianza appiattita e impoverente quanto una differenza abissale e conflittuale. Questa unità duale porta con sé, iscritta nei corpi e nelle anime, la relazione con l'altro, l'amore per l'altro, la comunione inter-personale (cfr Giovanni Paolo II, Lettera alle donne, 8).
1 commento:
Festa della donna (?!?)
Fin dai tempi della Rivoluzione francese, i rivoluzionari hanno cercato di sostituire le feste cristiane con altre ricorrenze. Il calendario giacobino festeggiava Solone, Caio Gracco e, in ogni caso, gli eroi della storia greco-romana o attrezzi da lavoro come l'annaffiatoio. Uno del tentativi più riusciti è la festa dell'8 marzo. Riguardo le sue origini si tramandano di anno in anno delle vere e proprie leggende. Si tratta però di una mitologia indotta, un misto di fatti veri e meno veri ricostruiti con fantasia in piena Guerra Fredda. Ufficialmente, si narra che la leader socialista Clara Zetkin, avrebbe lanciato tale proposta nel corso del Congresso di Copenhagen nel 1910, per commemorare le operaie morte nell'incendio della Triangle Shirtwaist Factory di New York. Oggi è chiaro che i fatti si svolsero diversamente. Tale tragedia si è verificato realmente (e fu immane), ma fece vittime anche fra gli uomini e oltretutto avvenne nel 1911, oltre un anno dopo il supposto "proclama". Nella minuziosa ricostruzione storica offerta dal libro "8 marzo. Storie, miti, riti della giornata internazionale della donna" di Tilde Capomazza e Marisa Ombra (ed. Utopia, Roma, 1991), si legge una versione molto diversa. La data dell'8 marzo fu stabilita a Mosca nel 1921, durante la "Seconda conferenza mondiale delle donne comuniste". la conferenza decise di stabilire quella data come "Giornata internazionale dell'operaia" in onore della prima manifestazione delle operaie di Pietroburgo contro lo zarismo, nel 1905. La "Festa della donna" fu istituita in questo modo. Il femminismo nasce per opera di donne del ceto medio, che già prima del 1850 avevano cominciato a mobilitarsi per il diritto di voto. Quando poi, al volgere del XX secolo, venne fondato il Partito Socialista internazionale, le sue donne si divisero fra quelle disposte ad allearsi con le femministe "borghesi", e quelle che invece ritenevano le borghesi troppo moderate anzi fuori strada, perché non attaccavano a fondo l'istituto familiare.
Questa divisione può spiegare la ricostruzione dell'8 marzo come iniziativa di protesta per il terribile incendio di New York, che risultava tanto più efficace quanto più ne rimaneva nascosta la radice sovietica. Questa versione fu riportata infatti
per la prima volta in Italia dal settimanale"La lotta", edito dalla sezione bolognese del Partito Comunista Italiano. Era il 1952, e quell'anno l'Unione Donne Italiane, settore femminile della CGIL, distribuì alle sue iscritte una valanga di librettini minuscoli, 4 cm x 6, da attaccare agli abiti insieme a una mimosa (fiore scelto, a quanto narra una delle protagoniste di tale evento, Marisa Rodano, figlia del capo del piccolo Partito della Sinistra Cristiana, alleato del PCI, Franco, per un'insieme di motivi che
vanno dalla sua disponibilità quasi gratuita, ai simbolismi legati al suo presentare un fiore che sullo stesso stelo possiede entrambi i sessi). Nel libretto c'era un resoconto dell'incendio di New York. Due anni dopo, il settimanale della CGIL, "Il lavoro", perfezionò il racconto con un fotomontaggio che ritrae un signore arcigno in pelliccia e bombetta dal nome inventato che si fa largo fra masse di donne tenute indietro da poliziotti muniti anche di feroci cani. Così la data dell'8 marzo si è diffusa a tappe alterne, soprattutto in Europa. In alcuni paesi è salita alla ribalta solo da pochi anni. Negli Stati Uniti, dove le manifestazioni delle donne hanno sempre incluso le più svariate associazioni femminili, le donne socialiste tenevano già una "Festa della donna" nel 1907, che però non è mai diventato un appuntamento diffuso. È da pochissimo che si tenta di far acquistare visibilità in USA all'"International Women's Day".
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