La Chiesa (con San Pio X, Pio XI e Pio XII ed il “Codice di Diritto Canonico”) vuole che la certezza e la validità dell’elezione del Papa debba essere fuori di ogni discussione e dubbio.
La catena della successione apostolica, senza alcuna interruzione, deve essere certamente evidente[1] ai fedeli, poiché l’Apostolicità è una delle quattro note essenziali della Chiesa di Cristo (Una, Santa, Cattolica ed Apostolica) e non può essere soggetta a dubbi né specialmente ed assolutamente ad interruzioni.
Il criterio di valutazione dell’elezione del Papa è il suo “Accipio; Accetto” ed il seguente riconoscimento del Papa canonicamente eletto da parte della Chiesa docente o gerarchica (Cardinali elettori e Vescovi) e discente (sacerdoti e fedeli).
Ora è un fatto che Francesco I ha accettato l’elezione canonica, la quale non è stata contestata da nessun Cardinale, Vescovo residenziale, né dai sacerdoti e fedeli, tranne lo sparuto gruppo dei sedevacantisti. Ma “una rondine non fa primavera”.
Gesù ha voluto anche che la certezza e la validità dei Sacramenti, i quali sono il principale canale ordinario della Grazia senza la quale nessuno può salvarsi, debba essere fuori di ogni discussione.
Perciò il criterio per valutare se vi sia mutazione sostanziale o accidentale nella forma e materia dei Sacramenti ricorre alla maniera comune di pensare dell’uomo, ossia alla retta ragione non elevata a scienza teologica.
Infatti i Sacramenti sono per tutti (“i Sacramenti sono per gli uomini e non gli uomini per i Sacramenti”), perché la Chiesa apostolica e petrina è una Società universale e non una setta iniziatica. Quindi anche la valutazione della materia, forma ed intenzione dei Sacramenti deve essere fatta in base ad un criterio accessibile a tutti e non riservato ad una élite di gnostici.
La Chiesa non è una società esoterica per soli iniziati, ma l’unica arca necessaria di salvezza universale, che si serve dei Sacramenti come strumento principale per la trasmissione della Grazia e della salvezza eterna.
Purtroppo, oggi, alcuni (Sedevacantismo), nella crisi che travaglia l’ambiente cattolico ed ecclesiale a partire dal Concilio Vaticano II e dall’introduzione del Novus Ordo Missae, reputano
- che i Papi da Giovanni XXIII/Paolo VI sino all’attuale papa Francesco I siano invalidi e mettono così, oggettivamente, in dubbio la continuità della successione apostolica e petrina, che deve essere formale[2];
- che i Sacramenti scaturiti dalla Riforma liturgica di Paolo VI siano totalmente invalidi e, così, costoro privano i fedeli del canale principale della Grazia santificante.
Ma questo non è lo spirito della Chiesa né di Gesù Cristo. Cerchiamo di vedere meglio il perché.
PRIMA PARTE
CERTEZZA DELL’ELEZIONE DEL PAPA
San Pio X ha voluto, molto saggiamente, che la certezza e la validità dell’elezione del Papa dovesse essere fuori di ogni discussione per mantenere – mai interrotta e sempre visibile – la catena dei Vescovi e soprattutto dei Pontefici Romani collegata ai Dodici Apostoli con a capo San Pietro.
a) Il simoniaco eletto Papa
Quindi san Pio X ha eliminato (v. Costituzione Apostolica Vacante Sede Apostolica, 25 dicembre 1904[3]) qualsiasi sanzione invalidante l’elezione del Pontefice apportata, de jure ecclesiastico, da alcuni Papi precedentemente regnanti. Per esempio, papa Giulio II nel 1505 aveva sanzionato la Simonia come invalidante l’elezione pontificia[4].
Ora la Simonia è equiparata da San Tommaso all’Irreligione, all’Incredulità ossia all’Ateismo (S. Th., II-II, q. 100, a. 1). Secondo la Teologia Morale essa è un peccato grave contro il 1° Comandamento o la Virtù di Fede. Eppure, per S. Pio X, Pio XI, Pio XII ed il Diritto Canonico (can. 219), il simoniaco – ciò nonostante – è egualmente Papa e assicura la certezza ininterrotta della catena successoria apostolica, la quale è essenziale alla Chiesa.
Infatti, essendo la Chiesa una Società divina, ma composta da membri umani santi ed anche peccatori (ed alcuni di questi ultimi sono ascesi al Papato comprando simoniacamente l’elezione), la Chiesa ritiene che un battezzato incredulo, irreligioso, non curante del bene della Chiesa, se viene eletto canonicamente è egualmente e certamente Papa. Altrimenti la catena successoria apostolica della Chiesa potrebbe essersi interrotta numerose volte nel corso della storia e non vi sarebbe più la certezza riguardo all’Apostolicità della Chiesa: il che è impossibile essendo la Chiesa apostolica per sua natura[5].
b) L’eretico eletto Papa
Lo stesso paragone vale, a maggior ragione, per un eretico eventualmente eletto Papa. Se l’ateo è eletto validamente, a fortiori lo è l’eretico, che non nega tutta la Religione come l’ateo, ma solo alcuni suoi Dogmi.
c) La ‘Bolla’ di papa Paolo IV
Per cui la Bolla di Paolo IV (Cum ex Apostolatus officio, 15 febbraio 1559, in Bullarium Romanum, Torino, 1862, vol. VI, pp. 551-556, tr. it., in S. Z. Ehler – J. B. Morrall, Chiesa e Stato attraverso i secoli, Milano, Vita & Pensiero, 1958, pp. 207-213), decade ipso facto, come è stata abrogata la Sanzione di Giulio II, del 1505 invalidante l’elezione pontificia a causa della Simonia.
Inoltre la Bolla di Paolo IV «è un atto disciplinare della Chiesa, che riassume tutte le precedenti scomuniche e deposizioni dalle funzioni della Chiesa di tutti i dignitari. […]. Durante il pontificato di Paolo IV, Gian Pietro Carafa, (1555-1559) lo scisma protestante raggiunse proporzioni molto vaste. […]. Contro questa minacciosa marea insorse fortemente il papa Gian Pietro Carafa. […]. L’atmosfera era talmente arroventata che Paolo IV giunse persino a temere defezioni nello stesso Collegio Cardinalizio. I suoi dubbi riguardavano particolarmente l’influente cardinale Morone, la cui possibile elezione alla Santa Sede era causa di grandissima apprensione per Paolo IV. […]. La Bolla Cum ex Apostolatus officio […] prevede la possibile elezione di un Papa di dubbia ortodossia […]. La Bolla dichiara invalida l’elezione al Trono pontificio di qualsiasi candidato, che in precedenza si sia dimostrato connivente con gli scismatici Luterani» (S. Z. Ehler – J. B. Morrall, Chiesa e Stato attraverso i secoli, cit., “Bolla Cum ex Apostolatus officio”, Commento, p. 206).
Non essendo stata ripresa dal CIC del 1917 ed essendo un atto disciplinare, la Bolla di Paolo IV è decaduta ipso facto anche se non abrogata esplicitamente come la Bolla di Giulio II del 1505 sulla Simonia.
SECONDA PARTE
CERTEZZA DELLA VALIDITÀ DEI SACRAMENTI
Analogamente Gesù ha voluto che la certezza e la validità dei Sacramenti dovessero essere fuori di ogni discussione.
a) Materia e Forma
Per cui “il criterio per valutare se vi sia mutazione sostanziale o accidentale [nella forma e materia dei Sacramenti, ndr] non ricorre al linguaggio scientifico teologico, ma alla maniera comune di pensare dell’uomo, ossia alla retta ragione non elevata a scienza teologica. Infatti i Sacramenti sono per tutti [come la Chiesa, ndr]. Quindi anche la valutazione dei loro elementi [materia, forma, intenzione, ndr] deve essere fatta in base ad un criterio accessibile a tutti e non riservato ad una élite di persone” (P. Palazzini, voce “Sacramenti”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1953, vol. X, col. 1579).
La Chiesa non è una società esoterica per soli gnostici, ma è il Corpo Mistico di Cristo per la Salvezza eterna di tutte le anime che vogliono salvarsi.
b) Intenzione del Ministro
Per quanto riguarda l’Intenzione del Ministro, basta la volontà di amministrare un Sacramento o un Rito sacro o di “fare ciò che fa la Chiesa” (Concilio di Trento, DB 854). Tale volontà di fare ciò che fa la Chiesa può essere anche solo implicita, come nell’infedele che s’induce ad amministrare il Battesimo, dietro richiesta, ignorando la Chiesa e i suoi Sacramenti, ma volendo soddisfare la richiesta di colui che glielo domanda (“ad intentionem petentis”)[6].
c) Il problema della ‘Messa di Paolo VI’
Quanto al problema della validità della consacrazione nel Novus Ordo Missae, esso è ben distinto dalla bontà o liceità del Rito della nuova Messa[7]. La validità del Sacramento è diversa da bontà o liceità del Rito liturgico.
Nel Rito del Novus Ordo la sostanza della forma del Sacramento è rimasta pur avendo subìto quanto alla forma della Consacrazione una mutazione integrante[8], ma non essenziale. Infatti è rimasta intatta la sostanza della forma del Sacramento: “Questo è il Mio Corpo” e “Questo è il Mio Sangue”.
Tuttavia, per il rimanente, il Rito della Nuova Messa di Paolo VI “si allontana in maniera impressionante dalla Teologia cattolica sul Sacrificio della Messa definita infallibilmente dal Concilio di Trento” (card. A. Ottaviani – A. Bacci) ed è in rottura radicale ed oggettiva con la Messa di Tradizione apostolica, resa obbligatoria da S. Pio V per la Chiesa latina nel 1570 (mons. K. Gamber).
Perciò, anche se vi è la Presenza reale nelle ostie consacrate durante il “Novus Ordo Missae”, questo è equiparabile ad un Rito acattolico, pur non essendovi ancora una dichiarazione giuridica e formale dell’Autorità sulla nocività di esso[9].
Quindi il nuovo Rito della Messa – oggettivamente - favorisce l’errore e l’eresia, ma non invalida in sé la Presenza reale di Gesù nell’Ostia consacrata (cfr. S. TOMMASO D’AQUINO, S. Th., III, q. 78, a. 3)[10]. Come la “Messa Nera” (solo per fare l’esempio limite che sia comprensibile a tutti, vedi nota n.° 7) non invalida la consacrazione, ma è oltraggiosa contro Dio e profanatrice della Presenza reale, la quale anzi si vuole assicurata (finis operis o fine oggettivo del Rito) proprio per profanarla (finis operantis o fine soggettivo di chi lo celebra).
CONCLUSIONE
Prima di emettere sentenze definitive ed obbliganti sulla validità dell’elezione del Papa e dei Sacramenti con conseguenze devastanti per le anime dei fedeli e per l’Istituzione divina della stessa Chiesa gerarchica, si rifletta che la “suprema lex Ecclesiae” è la “salus animarum” e non la nostra opinione, la nostra tesi o il nostro interesse.
È disumano togliere agli uomini la suprema possibilità di salvarsi l’anima privandoli della Chiesa gerarchica (in successione continua con quella fondata da Cristo su Pietro, senza alcuna interruzione) e dei Sacramenti moralmente necessari per salvarsi l’anima; perciò non emettiamo “leggi”, o meglio “corruzioni di Legge, poiché contrarie al bene comune” (Atti, V, 29; S. Tommaso d’Aquino, S. Th., I-II, q. 98-108; Leone XIII, Enciclica Libertas, 1888), ma aiutiamo le anime a salvarsi.
Il fatto (“quia”) certo è che il neomodernismo ha occupato l’ambiente ecclesiale. Ognuno cerca, in questo Tsunami che è penetrato dappertutto, di reagire a questa invasione restando legati alla Tradizione apostolica col fare “ciò che la Chiesa ha sempre, dovunque e universalmente fatto[11]” e facendosi un’idea del perché (“propter quid”) questo sia successo e del come si possa superarlo e sconfiggerlo.
L’importante è che, in questi tempi così difficili ed apocalittici, i fedeli abbiano ancora la Fede nella Chiesa visibile e gerarchica risalente formalmente, in atto ed ininterrottamente ai Dodici Apostoli, la Messa di Tradizione apostolica, i sette Sacramenti, l’insegnamento della Dottrina cattolica comune ed ufficiale contenuta nel Catechismo tradizionale (senza dover scendere in questioni teologiche ardue, soprattutto se ancora liberamente disputate) e si accostino regolarmente ai Sacramenti (specialmente alla Confessione e alla Comunione) per vivere in Grazia di Dio e salvarsi l’anima.
Il Diritto Romano insegna: “summum jus, summa injuria”; “il diritto applicato troppo strettamente può divenire la massima ingiustizia”; in breve: “il troppo storpia, ogni eccesso è un difetto”. “Chi vuol far l’angelo finisce per diventare una bestia”.
Se si toglie ai fedeli l’Apostolicità formale della Gerarchia ecclesiastica ed i Sacramenti li si mette in uno stato che non è quello in cui Gesù li ha posti. Egli ha fondato la sua Chiesa sui Dodici ed in primis su Pietro; inoltre ha voluto che mai venisse meno l’evidenza della continuità formale della catena, che lega i Pastori attuali (anche se fossero Simoniaci o Irreligiosi) agli Apostoli e che tutti i fedeli potessero distinguere la sostanza dei Sacramenti, i quali sono il canale principale della Grazia, senza dover essere preda di uno scrupolo metodico sulla validità dell’elezione del Papa e dei Sacramenti.
Cerchiamo di non voler conoscere la Chiesa meglio di Gesù Cristo che l’ha fondata, di San Pio X che l’ha governata e del Diritto Canonico che la regge e di non renderla una società di iniziati in filosofia e teologia o una chiesa “pneumatica” dei soli eletti (come Wycleff, Huss e i Protestanti), togliendo la certezza e la visibilità della continuità apostolica e della validità dei Sacramenti che Gesù ha voluto fossero evidenti a tutti i fedeli e fuori di ogni discussione e dubbio, mentre in questo caso si discute e dubita proprio di ciò che è fuori discussione e dubbio, ossia si cade in una “contraddizione nei termini” e si snatura l’essenza della Chiesa come Cristo l’ha voluta e fondata.
La verità non è ciò che ci piace, ma ciò che è realmente esistente (“adaequatio rei et intellectus”). Non ragioniamo secondo i nostri gusti, ripugnanze, antipatie, con il sentimento, con l’appetito irascibile, ma sforziamoci di conformare il nostro intelletto alla realtà, anche se sgradevole. Se i Papi da Giovanni XXIII sino a Francesco I non ci piacciono, non significa che non esistano come Papi. Se la malattia, la morte, la sconfitta non ci piacciono anzi ci ripugnano, esse esistono egualmente, dobbiamo prenderne atto e non annullarle come cerca di fare la filosofia orientale (buddista e induista).
Secondo San Tommaso (S. Th., I, q. 16, a. 1; De Veritate, q. 1, a. 9; II Sent., dist., 39, q. 3, a. 2, ad 5) le cause principali dell’errore risiedono nelle nostre passioni, che ci inducono a giudizi interessati, passionali, capricciosi e non razionali. Infatti le passioni sensibili offuscano la ragione ed impediscono di vedere la verità serenamente ed oggettivamente per quello che è. Allora non ragioniamo sulla Chiesa in preda alle emozioni spiacevoli che gli uomini di Chiesa possono produrre in noi. Fu l’errore che commisero gli Apostoli davanti alla Passione di Cristo, vedendo in lui solo l’uomo umiliato e sfigurato. Quindi fuggirono e lo rinnegarono. Ora si ripete la Passione della Chiesa, che è Cristo continuato nella storia. Si può dire oggi di Essa ciò che disse allora Pilato di Gesù: “Ecce homo”/ “Ecce Ecclesia”. Non ripetiamo l’errore dal quale gli stessi Apostoli ed Evangelisti ci hanno messo in guardia
d. Curzio Nitoglia
[Fonte: http://doncurzionitoglia.net/2013/03/27/287/]
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[1] Evidenza da “ex-videre”, ciò che si vede, si mostra e non si dimostra (San Tommaso d’Aquino, S. Th., II-II, q. 94, a. 2; I Sent., dist. 3, q. 1, a. 2, ob. 1).
[2] La distinzione tra Papa formale o in atto e Papa materiale o in potenza non risolve la questione della successione ininterrotta dei Papi a partire da San Pietro. Per fare un esempio comprensibile a tutti, se ho una Ferrari cui manca il motore, non può muoversi. Ora l’essenza di un’automobile è muoversi e correre. Quindi un Papa solo in potenza e non in atto, non è Papa ed è simile alla Ferrari senza motore, che potrebbe muoversi qualora le fosse montato un motore, ma non si sposta di un centimetro se il motore non passa dalla potenza all’atto, ossia dal materialiter al formaliter. Siccome il Papa materiale Paolo VI è defunto nel 1978 è impossibile che egli divenga Papa in atto, così come se la Ferrari senza motore in atto viene rottamata è impossibile che riceva il motore, perché essa non esiste più, è un rottame non atto a ricevere un motore e muoversi, proprio come Paolo VI è un cadavere, che non può essere soggetto di Ordine né di Giurisdizione.
[3] Pio XI ha riconfermato la “Costituzione Apostolica” di San Pio X del 1904 nel suo “Motu Proprio” Cum proxime del 1° marzo 1922 e Pio XII l’ha ribadita nella sua “Costituzione Apostolica” Vacantis Apostolicae Sedis dell’8 dicembre 1945. Questi testi sono riuniti in Appendice nel Codice di Diritto Canonico.
[4] Cfr. Vittorio Bartoccetti, voce “Conclave”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1950, vol. IV, coll. 176-183.
[5] Per esempio, Alessandro VI pur essendo stato un simoniaco, che ha considerato la Chiesa come un affare personale o di famiglia è stato ritenuto egualmente Papa dalla Chiesa.
[6] Cfr. San Tommaso d’Aquino, S. Th., III, q. 64, aa. 8-10.
[7] Per esempio la “Messa Nera o Diabolica” è una Messa valida in cui avviene la consacrazione e vi è la Presenza reale di Gesù Cristo, per poterla profanare. Ora la validità della “Messa Nera” non implica la sua bontà come Rito, che è perverso. La “Nuova Messa” (senza volerla identificare con la “Messa Nera”, ma solo per fare un esempio comprensibile al lettore e per non venire accusato di essere a favore della nuova Messa, come qualcuno scorrettamente ha voluto farmi dire) favorisce l’errore luterano sul Sacrificio della Messa, però mantiene la sostanza della forma del Sacramento dell’Eucarestia (“Questo è il Mio Corpo”; “Questo è il Mio Sangue”) ed è valida, ciò non significa che sia buona (cfr. Arnaldo Xavier Vidigal da Silveira, La Nuova Messa di Paolo VI. Cosa pensarne? unavoce.it).
[8] Mutazione gravemente colpevole da parte di chi l’ha apportata, poiché in rottura con la Tradizione divino-apostolica. Infatti la forma della consacrazione del pane e del vino che si trova nel Messale Romano restaurato da San Pio V è stata data da Gesù agli Apostoli (cfr. papa Innocenzo III, Epistola Cum Martha circa, 29 novembre 1202, DB 414-415: “Noi crediamo che le parole della forma consacratoria, quale si trova nel Canone della Messa, sono state consegnate da Gesù agli Apostoli e da questi ai loro successori”; Concilio di Firenze, DB 715; Catechismo di Trento, n.° 216). Il mutarla è stato un atto gravemente illecito di rottura con la Tradizione, poiché il Papa ha ricevuto il Mandato petrino per conservare il “Depositum Fidei” e non per cambiarlo. Tuttavia tale mutazione non ha cancellato la sostanza della forma consacratoria, ma solo le sue parti integranti. Quindi essa è valida, anche se gravemente illecita.
[9] Qualcuno ha capito male (in buona fede) e qualcun altro ha voluto farmi dire (in mala fede) ciò che non ho mai detto né pensato, ossia che la Nuova Messa è buona in sé. No! Un conto è la “validità della consacrazione” ed un altro conto è “l’ortodossia del Rito nuovo”, il quale è in rottura con la Messa di Tradizione apostolica e quindi non è ortodosso e non è buono.
[10] Cfr. i migliori Commentatori della Summa Theologiae (III, qq. 73-83) di SAN TOMMASO D’AQUINO: CAJETANUS; GIOVANNI DA SAN TOMMASO; BILLUART; inoltre J. B. FRANZELIN, De SS. Eucharestiae Sacramento, Roma, 1868; G. MATTIUSSI, De SS. Eucharestia, Roma, 1925; L. BILLOT, De Ecclesiae Sacramentis, Roma, VII ed., 1931; R. GARRIGOU-LAGRANGE, De Eucharestia, Torino-Roma, 1943; A. PIOLANTI, De Sacramentis, Torino-Roma, II ed., 1947; A. PIOLANTI, voce Eucarestia, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1950, vol. V, col. 772.
[11] San Vincenzo da Lerino, Commonitorium, I.
36 commenti:
Qualcuno sostiene che siano invalide le dimissioni di Benedetto XVI, in quanto non date davvero in piena libertà, al di la di quanto lui abbia dichiarato.
Anzi, qualcuno sostiene addirittura che siano invalide di fatto, in quanto, dopo che era stato scritto su tutti i giornali che volevano ucciderlo, non poteva essere davvero libero nel fare questa scelta, e sarebbe stato condizionato di fatto.
Di questo che dite?
OT: parole del vescovo di Pinerolo che ieri a Santa Marta ha incontrato il Papa:
Poi il discorso si è spostato sui temi più specifici della chiesa: «Ho raccontato a Papa Francesco che a Pinerolo avevamo un grande seminario. Ora l’abbiamo chiuso, una logica conseguenza alla preoccupante crisi delle vocazioni, per fortuna è in funzione a Luserna il seminario neocatecumenale».
Non c'è alcun elemento noto che possa far ritenere invalida la rinuncia di Benefetto XVI.
Di questo che dite?
---
Che vuoi che si dica?
Consummatum est,
Amen.
Un dubbio: saremo forse al culmine di un famoso "aggiornamento"?
Tra i commenti dei preti, parati per la messa crismale di oggi, in una diocesi di questa penisola, non c'era il minimo interesse ai temi toccati da questo blog sulla linea dell'attuale pontificato. Si parla di tutt'altro.
Qualche prete è perplesso e sta a guardare.
Un altro si chiedeva se sarà papa Francesco a fare l'unità della chiesa (con le altre confessioni).
Un altro era contento della rivoluzione di stile (era ora) anche se fatta troppo velocemente.
Poi...contenti per la messa di domani al carcere.
Che dire?
Le nostre inquietudini neanche li sfiorano.
La rivoluzione ormai da 50 anni ha lavorato bene e indisturbata per fare il grande ribaltone.
Per un prete,
è la risposta, amara, ad un pensiero che stavo per inserire. Mi chiedevo come mai non c'è nessun cardinale, vescovo o sacerdote che dice quel che diciamo noi. Capisco un congruo tempo prudenziale per valutazioni più incontrovertibili... Per esempio, io me lo ero riproposto, ma ci sono cose sulle quali non riesco a tacere!
...e, messa in questi termini è ancora più dura. Ma dobbiamo confidare nel Signore e pensare che, attraverso prove come queste, purifica e mette alla prova la nostra fede. Non dobbiamo stancarci di invocare la sua misericordia e la sua luce sulle anime assetate, su quelle ignare e su quelle in pericolo. E di pregare anche tanto per i sacerdoti...
Grazie don Curzio un po' di buon senso!
Passo e chiudo almeno per un po'.
tutti ciechi allora?
Tante volte viene il dubbio di non stare dalla parte giusta visto che la maggior parte, papi compresi, la pensano differentemente.
E poi...sai come ti azzittiscono?
"...suvvia, si tratta di cose marginali che non sono dogmi né sono nel vangelo....esci dai tuoi schemi!"
Ora l’abbiamo chiuso, una logica conseguenza alla preoccupante crisi delle vocazioni, per fortuna è in funzione a Luserna il seminario neocatecumenale
Cose del genere fanno ancor più inorridire; ma ugualmente non perdiamo la fiducia e andiamo avanti.
Grazie don Curzio un po' di buon senso!
Perché, noi l'avremmo perso?
Parliamo secondo i nostri gusti, le nostre passioni, i nostri capricci o esprimiamo timori che derivano dal nostro sensus fidei e che hanno per lo meno un fondamento, se pensiamo all'humus da cui provengono certi gesti che in tutto il mondo, hanno suscitato inquietudini in chi non si accoda né si lascia influenzare dalla melassa mediatica?
"ma sforziamoci di conformare il nostro intelletto alla realtà, anche se sgradevole."
Non capisco quel che intende dire Don Nitoglia
Non penso sia cosa buona e giusta conformare l`intelletto alla realtà, penso l`esatto contrario, dò al discernimento il suo giusto posto e valore.
Cara Luisa,
credo che sia un invito al realismo, senza foderarci gli occhi, ma anche senza andare a cercare cavilli che possono sviare.
Penso anche che il nostro sforzo debba essere riconoscere cos'è davvero essenziale; ma io sento il bisogno di guide sicure nei nostri pastori...
I neocatecumenali che erano terrorizzati, aspettando la decisione della Commissione incaricata da Benedetto XVI di studiare la loro "liturgia", dopo un profondo sospiro di sollievo stanno ora movendo tutte le loro potenti pedine per poter continuare in tutta libertà le loro prassi, quelle prassi che ne fanno una chiesa parallela.
Purtroppo, vista la"sensibilità" liturgica del nuovo Papa ( ancora oggi ho visto su delle riviste svizzere, inneggianti all` umiltà del Vescovo di Roma, delle foto di Messe da lui celebrate che mi hanno dato dei brividi), si può pensare che i neocatecumenali potranno continuare tranquillamente i loro abusi liturgici.
Cara mic, conformare l`intelletto alla realtà per me significa dargli la forma della realtà, adattarsi, adeguarsi alla realtà.
Non sono d`accordo.
Se per realtà intendiamo CIÒ CHE È VERO, e quindi ciò che realmente è, resta necessario conformare l'intelletto alla realtà perché così lo conformiamo alla VERITÀ. Se per Realtà intendiamo la contingenza allora l'intelletto ha il compito di conformare la contingenza alla Verità ed in questo caso ha ragione Luisa.
riporto l'intera frase di Don Curzio e cerco di interpretarlo:
La verità non è ciò che ci piace, ma ciò che è realmente esistente (“adaequatio rei et intellectus”). Non ragioniamo secondo i nostri gusti, ripugnanze, antipatie, con il sentimento, con l’appetito irascibile, ma sforziamoci di conformare il nostro intelletto alla realtà, anche se sgradevole. Se i Papi da Giovanni XXIII sino a Francesco I non ci piacciono, non significa che non esistano come Papi. Se la malattia, la morte, la sconfitta non ci piacciono anzi ci ripugnano, esse esistono egualmente, dobbiamo prenderne atto e non annullarle come cerca di fare la filosofia orientale (buddista e induista).
Don Curzio non ci dice di conformarci alla realtà anche se negativa, si riferisce solo alla validità della elezione dei Papi e si limita a considerare il fatto che dobbiamo accettare che anche se non ci piacciono sono Papi comunque (evidentemente vuole confutare le possibili derive sedevacantiste). Il che non significa che non possiamo criticare i Papi - senza ovviamente cadere in eccessi ideologici o mossi da passioni di vario genere - per quel che non impegna la loro infallibilità che, guarda caso, si sono guardati bene dall'esercitare, agendo solo attraverso la 'pastorale'. Questo ultimo, li batte tutti perché privilegia un "agire" dirompente.
Il tutto richiede un supplemento di impegno nei nostri rispettivi ambiti, ma soprattutto di fede nella consapevolezza che la Chiesa uscirà anche da questo tunnel, così come è uscita da tante altre situazioni difficoltose nella storia.
Questa ha un dato, credo, particolare: la crisi interna alla Chiesa coincide con la crisi della nostra civiltà. Stiamo camminando sulle rovine, sapendo però che il Signore salva continuamente la Sua Chiesa e che la storia, difficile dolorosa drammatica come non mai, è comunque nelle sue mani. Per quanto sta in noi gli affidiamo la nostra e quella di coloro che ci dà la gioia di incontrare e con cui relazionarci.
Rafminimi13@libero.it05 febbraio 2010 22:58
Fatemi/fatevi una piccola carità
"I giudizi sono preparati per i beffardi"(Proverbi XIX, 29)
Carissimi,
chiedo a tutti, cominciando da me, una piccola carità. Si tratta di un
impegno, di cui e su cui gli unici che potranno vigilare, sono solo i
diretti interessati e Nostro Signore.
Perchè siamo al mondo? Perché DIO ci ha creati? Il Catechismo ci dà una
risposta articolata, cui rimando,(e che, oltre tutto, è ben espressa negli
atti di Fede, Speranza e Carità, che ogni buon cristiano dovrebbe recitare
almeno due volte al giorno) ma che si può riassumere con "Per
santificare e glorificare il Nome di DIO, e, così facendo, salvare noi
stessi".
Spero che su ciò (almeno su ciò!) non ci siano da fare dei distinguo di
rilievo. Ora, chi ha fatto gli Esercizi Spirituali di Sant'Ignazio, si è
confrontato con la meditazione su "a che scopo sono state create le
creature" e come, perchè e fino a che punto dobbiamo rapportarci con esse
creature. Le creature sono state create per aiutarci nel compimento dello
scopo di cui sopra e le dobbiamo usare per tale scopo, ovvero per aiutare la
nostra salvezza. Onestamente, la creatura che ha nome "INTERNET", poniamoci
seriamente la domanda, ci è di aiuto o di ostacolo alla salvezza?
Ebbene, per far si che almeno lo scrivere sulle ML, i NG ed i "Fora"
(plurale di "Forum") in cui sono, in qualche modo, "Coinvolto" sia un po'
meno d'ostacolo di quanto forse lo sia stato fino ad adesso, lancio a tutti,
ripeto, in primis a me stesso, la richiesta della seguente "Piccola Carità".
Invito gli utenti di tali liste, subito dopo o (forse preferibilmente)
subito prima l'invio di un testo, proprio o inoltrato, a tali liste, a
pregare. In specie, li invito a recitare un posta di Rosario (1 Pater, 10
Ave ed un Gloria) in pro e per le intenzioni, in primis di se stesso
utente, poi di coloro che ne leggeranno le righe e poi di TUTTI (dicansi
*TUTTI*, nessuno escluso, compresi, se del caso, Titti e Totti) coloro che,
a qualsiasi titolo, in qualsiasi modo e per qual si voglia motivo sono
nominati in detto testo. A maggior ragione se il testo contiene critiche nei
loro confronto e/o se si tratta di personaggi investiti (quanto meno
"Materialiter") di responsabilità/autorità. E, per chi vuole essere ancora
più generoso (e ricordatevi che DIO non consente che lo si batta in
generosità, e, quindi, ne renderà merito) aggiungere anche 9 Requiem, in
primis come suffragio dei defunti di chi scrive e poi anche di quelli dei
lettori e di coloro che di cui si parla nel testo.
DIO ci benedica
vostro
UomochenonfuMAI
Ciò che mi piace in don Curzio è il suo metodo, non tanto i contentuti di ciò che scrive.
In particolare apprezzo che ha l'umiltà ed il realismo di proporre le sue ipotesi per ciò che sono ovvero mere, per quanto autorevoli deduzioni/conclusioni di studioso, senza alcuna pretesa di Autorità che ovviamente non ha.
In particolare apprezzo che ha l'umiltà ed il realismo ed aggiungo anche il buon senso (oggi merce rara)
Sull'argomento, Tissier de Mallerais è di opinione diversa.
DUBBI O CERTEZZE....(vediamo).
Non è possibile paragonare la crisi odierna nella Chiesa con quelle del passato.
infatti, rileggiamo l'art. dei sac. di Vocogno (dopo le dimissioni di B16):
"Il mondo antico non era attraversato dalla peste del cristianesimo modernista, da ambigui concili pastorali, che oggi hanno confuso le parole cristiane. C'era la Messa, chiara per tutti, che non veniva ridicolizzata e imbastardita come nel teatrino delle chiese della modernità.
In una parola, nel passato il problema era disciplinare, non di fede.
Oggi no. Oggi il Papa si dimette mentre la barca di Pietro è nella tempesta più nera, quella della fede in pericolo.
Nell'Anno della fede il Papa si ritira, non è emblematico questo? Lascia una Chiesa che è un guazzabuglio di teorie, di pratiche pastorali le più disparate. Lascia la Chiesa in un bagno di secolarizzazione tremenda, dove i pastori sembrano più impiegati che uomini di Dio.
Questa spaventosa realtà non sarà nascosta dalle parole falsamente tranquillizzanti dei “cicisbei di corte”; non sarà nascosta dalle parole perbeniste dei soliti quattro “conservatori” che vogliono far credere che la Chiesa sia già tornata alla sua Tradizione.
In tutto questo disastro chi ama veramente il Papa? Ama il Papa chi è preoccupato della fede.
Il successore di Pietro c'è nella Chiesa come custode della fede e dell'unità disciplinare che da essa discende.
Allora amare il successore di Pietro, amare il Papa, vuol dire amare il suo compito, cioè il custodire il deposito e il confermare nella fede i fratelli.
Amare il Papa fino alle lacrime, vuol dire amare la fede cattolica fino a morire per essa, come i martiri.
http://radicatinellafede.blogspot.it/2013/02/chi-ama-veramente-il-papa.html
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allora per favore spiegatemi in che modo questo papa sta confermando i fratelli nella Fede cattolica, quando vediamo ogni giorno che spinge la Chiesa di Cristo all'abbraccio indifferentista con ebrei e musulmani, e quando stasera mostrerà al mondo intero la "sua personale" maniera di celebrare il Giovedì Santo di Nostro Signore:
riducendolo a lavanda dei piedi in chiave marx-pauperista, abbracciando come "fratelli di fede" (?!?) anche tanti idolatri e peccatori o atei che se la ridono di un vero Dio che non conoscono e non cercano affatto ?
Se questa è la NUOVA specie di "custodia e conferma" fatta da questo "Pietro" neo-eletto, allora -per seguire la neo-chiesa retta da un vescovo-non-tanto-papa- dobbiamo diventare tutti sragionanti e abbracciare tutti i "credo" possibili (e come non capire lo stato d'animo di Allam) ?
Per mic “Mi chiedevo come mai non c'è nessun cardinale, vescovo o sacerdote che dice quel che diciamo noi”
Credo che le ragioni siano molte. La prima, come già detto, è che ormai la stragrande maggioranza del clero è nata (religiosamente parlando) dopo il Concilio e quindi è pienamente imbevuta di tutta la retorica che ci è ben nota e che non consente in alcun modo di gridare “il re è nudo” davanti allo sfascio che si fa finta di non vedere.
Poi dobbiamo anche riconoscere che di cuor di leone in giro ce ne sono ben pochi. Sono finiti i tempi di personaggi come i cardinali Bacci e Ottaviani. Ci si accoda comodamente alla corrente stramaggioritaria, per evitare noie e per non essere additati al pubblico ludibrio.
Infine per quello che riguarda i Cardinali, se è vero che Francesco è stato eletto con circa 100 voti, significherebbe che pressoché tutti si sono riconosciuti in Bergoglio. Qualcuno penserà oggi da aver sbagliato? Forse sì, ma probabilmente non parlerà:un po’ per i motivi di cui sopra, un po’ perché esprimere critiche al nuovo Papa - dopo solo due settimane ed eletto con una maggioranza così solida - suonerebbe in qualche modo come il riconoscimento di aver, forse, sbagliato candidato…
Interessante intervista al Cardinale di lima Juan Luis Cipriani (Opus Dei)
http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/francisco-francis-francesco-23648/
Papa Bergoglio ci dice di uscire da noi stessi, che la Chiesa deve uscire da se stessa, è vero che dobbiamo andare verso l`altro, portare all`altro la gioia di essere discepoli di Cristo (quante volte ce lo ha ricordato papa Benedetto!), ma prima di uscire da sé stessi dobbiamo sapere chi siamo, da dove partiamo , che cosa e Chi portiamo all`altro, dobbiamo avere coscienza della nostra identità, conoscerla, se non lo facciamo chi portiamo all`altro, chi e che cosa arriva all`altro?
Arriva il Cristo della Chiesa cattolica, arriva la fede che la Chiesa ci ha trasmesso ancorata nella Tradizione, la Sacra Scrittura e il suo Magistero , o arriva il Cristo forgiato da insegnamenti alternativi, disegnato da cattivi maestri e pastori, ribelli all`insegnamento della Chiesa?
Consapevole che i cattolici hanno perso il senso della propria identità, che ignorano anche i concetti fondamentali della nostra Fede con pazienza, chiarezza e quella capacità di saper rendere comprensibili anche i concetti più complicati, dall`inizio del suo Pontificato Bendetto XVI ci ha istruiti, ci ha riportati ai fondamenti della nostra Fede, è essenziale continuare se vogliamo che ad essere portata al mondo è la Fede in Nostro Signore Gesù Cristo , è il Suo insegnamento, il Suo messaggio, così come la Chiesa lo ha ricevuto, conservato e trasmesso da più di 2000 anni, ciò che la Chiesa ha sempre, dovunque ed universalmente insegnato in materia di fede.
Adaequatio rei et intellectus, riconoscere la realtà ed adeguarvisi.
La realtà è ciò che è realmente esistente.
"E'.. esistente".
Il Signore dice di sè, a Mosè, Io Sono, lo dice anche Gesù ai giudei.
La realtà promana perciò dal Signore: è la Verità ed adeguarvisi significa riconoscerLo e fare la Sua volontà come chiediamo nel Padre Nostro.
Significa amarlo perchè lo conosciamo e non possiamo amarlo se non lo conosciamo.
L'idea invece è ciò che non è, consiste in ciò che immaginiamo e a cui vogliamo sottostare, rendendocene schiavi, è una costruzione nostra ma avulsa dalla realtà, una immagine a-reale voluta dalla nostra concupiscenza: adeguarsi a questa significa rinnegare il Signore e tradirlo, come fece Giuda che voleva Gesù come rivoluzionario e capopopolo, come i giudei vogliono il Messia che ancora attendono, si adeguano ad una loro idea, falsa, non si adeguano alla Realtà, alla Verità.
Totale abbandono alla Sua Volontà, questo è adeguarsi alla Realtà, che comporta anche il combattimento che è in primis interno al nostro cuore, in questo consta anche il riconoscere come falso tutto ciò che è contro la Realtà e rifiutarlo perchè ci allontana dal Signore, dal nostro sommo ed unico Bene.
a Ric - Come mai non c'e' nessun cardinale, vescovo o sacerdote che dice cio' che diciamo noi?......
e, si dice che Bergoglio sia stato eletto con oltre cento voti....
Se Bergoglio e' stato eletto con cento o piu' voti su centoquindici votanti significa che il conclave si rispecchia in pieno in Bergoglio e che tutti i centoquindici sono uguali o simili a Lui. Pertanto Bergoglio oppure un altro qualsiasi non sarebbe cambiato assolutamente niente. Vengono tutti dalla stessa scuola del vaticano II.
Pertanto ricordando quello che diceva (non so' come chiamarlo) Ratzingher nella Via Crucis del 2005 IL CARRIERISMO (ed altro), chi tra cardinali, vescovi o sacerdoti si permetterebbe di mettersi in contrasto con la gerarchia attuale?
Il fatto di ammettere di aver sbagliato non ha alcuna ragione (a meno di carriera), il punto piu' importante e' che tra i carinali, l'uno valeva l'altro.
Forse un paio potevano salvarsi ( Ranjit e Burke) ma essendo troppo tradizionalisti erano fuori dai giochi di potere.
Concordo con Luisa,
se la Chiesa non riconosce la sua autentica identità non può portare il Signore che, dopo aver chiamato i suoi discepoli li ha prima 'costituiti' (cioè ben formati e fondati su di Lui) e poi 'inviati'.
Non sono le parole e le esortazioni, per quanto forti e coinvolgenti a formare i sacerdoti ma una seria formazione in seminari davvero cattolici con santi formatori, possibilmente non modernisti, i quali curano solo la danza delle parole che trasmettono solo un grande vuoto e hanno perso la sostanza...
per l'anonimo delle 12.10
Bergoglio è stato lo specchietto delle allodole....i 90 circa cardinali che l'hanno votato si sono sentiti spinti a votarlo senza neanche sapere come e oggi se lo trovano papa-vescovo di Roma ponendosi non poche domande.
che in tutto questo ci sia una mossa divina?
Dio si serve anche dei giochetti umani, molto umani, dei curiali e delle loro rivincite.
Preghiamo e stiamo a guardare
Perché, noi l'avremmo perso?
Dico solo che io mi sono tolto i cosiddetti occhiali "rosa" voi però continuate a mettere gli occhiali "neri"...
Vi consiglio di leggere questo articolo di Blondet che faccio mio che ha per titolo:
Siete davvero tradizionalisti?
http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&task=view&id=249448&Itemid=142
E se non siete abbonati al giornale on line, vi consiglio di abbonarvi.
Sì, l'articolo di Blondet é molto interessante.
A proposito dell'importanza del giovedì santo, giorno dell'istituzione della'Eucarestia e del sacerdozio, molto istruttiva ed edificante é la predica della Messa in coena Domini, di don Alberto, che trovate su:
http://radicatinellafede.blogspot.ch/
Benedetto XVI ha restituito alla Messa di sempre almeno parte dei suoi diritti.
Francesco I fa delle belle omelie.
Forse le belle parole contano più del testamento di Nostro Signore?
Credo che questi siano, per un semplice fedele che tenta di vivere la Fede di sempre, i soli dati oggettivi per evitare due opposti rischi: cadere in facili entusiasmi o buttare via anche quel che c'è di buono. Entrambi atteggiamenti (modernamente) emotivi.
Sarebbe molto conveniente ed utile prendere in considerazione la seguente "replica" all'argomentazione utilizzata dall'autore circa la bolla di Paolo IV- che a dire il vero mi pare il punto un po' PIU' DEBOLE di tutta la sua peraltro interessante dissertazione. Riporto il link della tesi opposta, che sostiene la attuale vigenza della Bolla Cum ex Apostolatus Officio. Credo sia davvero molto importante...
E' una fonte sedevacantista, se non sbaglio.
Ho le mie riserve su questo.
Gentile Mic, personalmente, nella mia "navigazione cattolica",sono molto "laico",sicuramente al limite dell'ingenuo per qualcuno. Ad esempio, se mi interessa un argomento (come nel caso di specie, la bolla di Paolo IV), cerco di vedere un po' in generale ciò che trovo, senza pregiudizi.Ciò non vuol dire che poi "mi bevo" ogni cosa! Avevo solo intuito che quel sito propendesse per quella posizione (che non è certo la mia!); ciononostante, ho trovato quell'articolo adesso postato interessante, specie se letto alla luce delle affermazioni "avverse". Mi interessa il merito, non le varie etichette. Credo che la sua riserva (legittima) si debba arrestare alla posizione sedevacantista, e non coinvolgere pregiudizialmente i contenuti espressi da chiunque (anche se "sedevacantisti"): potranno anche loro, in ipotesi,dire "una cosa giusta", qualche volta,o no?!Ma probabilmente-me ne rendo conto mentre scrivo- lei ha fatto quella notazione solo per dovere di "amministrazione" del blog, o sbaglio?Cordiali saluti, e complimenti per questo interessantissimo blog, che trovo PREZIOSO..
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