Di Don Curzio Nitoglia, avevamo già pubblicato la
recensione di una recente ristampa de
L’intelligenza in pericolo di morte[1], il saggio filosofico in cui Marcel de Corte mette a nudo il malessere di cui soffre la società moderna e contemporanea e ne analizza i princìpi remoti (Cartesio e Kant) e prossimi (il neo-modernismo e Teilhard de Chardin). Il testo che segue condensa il contenuto de
La grande eresia (riguardante il modernismo teologico)*.
Vi invito a leggere il testo con attenzione perché, oltre ad offrire una dovizia di documentazione, è di una chiarezza e attualità ineccepibili. Ringrazio don Curzio che mi ha inviato il file originale, che consente di riprendere il testo, arricchito delle note, molto significative, nonché i corsivi che danno la possibilità di cogliere le sottolineature più rimarchevoli.
La Grande Eresia Secondo Marcel De Corte
Marcel De Corte (1905-1994) professore di filosofia all’Università di Liegi in Belgio, di cui divenne Rettore, ha scritto numerose opere di filosofia aristotelico/tomistica tra cui: La doctrine de l’intelligence chez Aristote (Parigi, Vrin, 1934), Le Commentaire de Jean Philopon sur le IIIme Livre du ‘Traité de l’Ame’ (Parigi, Droz, 1934)[1], Aristote et Plotin (Parigi, Desclée, 1935); ed altre di filosofia politica, tra le quali spiccano: Incarnation de l’homme (Parigi, de Médicis, 1942, tr. it., Brescia, 1949), Philosophie des moeurs contemporaines (Bruxelles, Ed. Universitaires, 1944), Essai sur la fin d’une civilisation (Bruxelles, Ed. Universitaires, 1949), L’homme contre lui-meme (Parigi, NEL, 1962, tr. it., Torino, Borla, 1976), La grand hérésie (Parigi, 1969, tr. it., Roma, Volpe, 1970; ristampa Effedieffe, Proceno di Viterbo, 2014), L’intelligence en péril de mort (Parigi, Club de la Culture française, 1969, tr. it., Roma, Volpe, 1974), De la Justice (Jarzé, Dominique Martin Morin, 1973), De la Prudence (Jarzé, DMM, 1974), De la Force (Jarzé, DMM, 1980), De la Témperance (Jarzé, DMM, 1982)[2].
Nel presente articolo cerco di condensare il contenuto del suo ottimo libro La grande eresia (Roma, Giovanni Volpe, 1970; ristampato da Effedieffe, Proceno di Viterbo, 2014) e di porgerlo al lettore con l’integrazione di altri studi sul medesimo argomento, invitando i lettori allo studio del libro medesimo ristampato recentemente da Effedieffe.
De Corte nel suddetto libro tratta del modernismo e lo qualifica come grande eresia. Penso di poter dire, senza esagerazioni, che è uno dei libri più interessanti che siano stati scritti sul modernismo. Egli, sin dall’inizio, distingue il modernismo classico, condannato da S. Pio X dal neomodernismo, nuova teologia o “progressismo”[3], condannato da Pio XII (La grande eresia, Roma, Giovanni Volpe, 1970, p. 7).