Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 30 agosto 2015

Don Elia. Lampada che arde e risplende

Lampada che arde e risplende, Giovanni Battista, il Precursore del Messia, ha pagato con la vita la sua fedeltà alla verità divina.

L’antichità conosceva il valore del matrimonio. Pur ammettendo de iure il ripudio e tollerando de facto certe intemperanze comportamentali, il diritto romano sanciva e tutelava l’inviolabilità dei patti liberamente contratti, compreso quello coniugale. Nell’Antica Alleanza la santità del matrimonio, protetta da una legislazione molto severa, era fondata sull’originaria volontà del Creatore: «Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua sposa e i due saranno una carne sola» (Gen 2, 24). Nella Nuova Alleanza, fin dalle origini, l’unione legittima di un uomo e di una donna, santificata dal Verbo incarnato mediante il sacramento da Lui istituito, è stata elevata ad immagine dell’unione di Cristo con la Chiesa. La continuità tra la legge naturale e quella rivelata è in questo caso quanto mai evidente; ogni persona ragionevole può agevolmente riconoscerla, né può ragionevolmente metterla in discussione.

Rispetto a quanto, fino a neanche mezzo secolo fa, era sentire comune e dottrina giuridica certa, la situazione attuale risulta semplicemente sconvolgente. Un abisso di decadenza ci separa dai nostri genitori o – per chi è più giovane – dai nostri nonni: in pochissimi decenni è avvenuto un cambiamento talmente profondo e radicale che non se ne ha nemmeno coscienza. L’uomo moderno ha perso la memoria, non solo del remoto passato, ma anche di quello recente. Il cumulo di macerie affettive in cui tanti si dibattono cercando invano una via d’uscita è risultato, fra l’altro, anche di decisioni collettive che, in nome della democrazia, sarebbe stato impensabile non assecondare: non possiamo – si ripeteva negli ambienti cattolici – imporre agli altri la nostra visione… Anche in questo caso, purtroppo, una volta apertasi una crepa nella diga, l’enorme pressione dell’acqua l’ha travolta, lasciando dietro di sé devastazione e rovine.

Fa riflettere il fatto che l’ultimo e più grande profeta, il Precursore del Messia, abbia pagato con la vita la sua fedeltà alla verità divina proprio in questo campo. Un piccolo tiranno, oscuro nipote di un tiranno più noto per l’eccidio di infanti che mirava a eliminare il neonato discendente di Davide, si era condannato da sé a subire la tirannia della cognata, illegittimamente sottratta al fratello. Lo scandalo – all’epoca molto grave – non aveva lasciato indifferente il predicatore del Giordano, che chiamava vigorosamente alla conversione quanti volevano andare incontro con la coscienza in pace all’imminente manifestazione del Giudice universale. Forse – come si può arguire dall’ansiosa  domanda rivoltagli dal carcere – non gli era stato rivelato che quest’ultimo, in una prima fase, avrebbe concesso ai convertiti una nuova vita nella grazia perché tutti i popoli del mondo, prima del compimento della storia umana, fossero raggiunti grazie a loro dall’annuncio del Regno di Dio. Ma la distanza cronologica cambia poco, o meglio non cambia nulla.

Ogni cristiano – afferma sant’Efrem Siro – deve vivere come se la venuta gloriosa di Cristo dovesse avvenire nel suo tempo, dato che non ne conosce il momento e, quindi, potrebbe essere domani. Non solo, ma sul piano individuale l’incontro finale con il Giudice potrebbe compiersi in qualsiasi momento, anche tra qualche secondo. Nessuno può dunque permettersi il lusso di rimandare la propria conversione, visto che non sa fino a quando ne avrà il tempo. I Santi meditavano spesso sulla morte e sul giudizio; senza questa meditazione non sarebbero diventati tali. È vero che il credente deve giungere ad amare Dio per se stesso piuttosto che per timore di perderlo; ma per farsi scuotere onde cambiare vita questo timore è uno stimolo molto efficace. Se qualcuno predica che la misericordia di Dio perdona anche chi non è pentito, sta ingannando gli altri e tradendo la propria missione.

Caro san Giovanni Battista, come ci è ancora necessaria la tua parola, che un giorno tuonò nel deserto di Giudea! E pensare che non riuscirono a farti tacere nemmeno in carcere, se è vero che il tuo carnefice ti ascoltava volentieri, pur non decidendosi mai ad accogliere gli ammonimenti che il Signore stesso gli rivolgeva per mezzo tuo! Questa è vera misericordia: rivolgere a tutti il salutare appello alla conversione, specie a chi più ne ha bisogno, come l’ardente Elia all’empio Acab, anch’egli succube di quella strega di Gezabele, o l’incatenato Paolo al giovane Nerone, al quale si era appellato per sfuggire al complotto giudaico. Se il promettente pupillo di Seneca, prima di abbandonarsi al vizio e alla crudeltà con cui Satana finì col dominarlo, avesse dato ascolto all’Apostolo delle genti, probabilmente l’Impero Romano sarebbe diventato cristiano molto prima; se Adolph Hitler si fosse piegato al cardinal Faulhaber (arcivescovo di Monaco che ordinò poi sacerdote Joseph Ratzinger), la massoneria americana non avrebbe avuto un pretesto per invadere il Vecchio Continente…

Profeti, profeti, ci vogliono profeti! Non come quelli che facevano furore al tempo della mia giovinezza, quando profezia era sinonimo di rivoluzione (politica, sociale, economica, sessuale…): quelli che avevano invitato le prostitute in seminari e noviziati e sottomesso i candidati al giudizio insindacabile di psicologi rigorosamente atei, i quali avevano cacciato via le vocazioni autentiche e raccomandato quelle fasulle; non quei falsi maestri grazie ai quali il fumo di Satana è penetrato nel tempio di Dio – anche perché nessuno li ha fermati… Ci vogliono veri profeti che facciano ancora risuonare la voce divina in ogni ambiente, a cominciare da quelli del potere, ponendo gli uomini di fronte alla loro coscienza nella prospettiva del giudizio. Questo ha fatto san Giovanni Battista; questo ha fatto Gesù stesso, e la Chiesa primitiva nel Suo nome.

Aspettiamo che Dio mandi un profeta a parlare con franchezza a chi siede in Parlamento e sta per votare leggi totalmente contrarie non solo alla verità rivelata, ma innanzitutto alla ragione. Non può certamente essere qualcuno che, pur essendo magari incaricato di promuovere la cosiddetta “nuova evangelizzazione”, giustifichi le comunioni sacrileghe dei libertini divorziati con l’esigenza di contestualizzarle. Anche le anime dei politici, se richiamate a penitenza, possono convertirsi ed evitare così l’Inferno; perché escluderle d’ufficio dalla salvezza eterna? Per mantenere qualche miserabile privilegio che costituirà un ulteriore capo d’accusa? Non è molto conveniente né sensato, almeno per chi crede al giudizio. Se poi un prelato non ci crede, rinunci alla prebenda e smetta di ingannare il prossimo; i suoi potenti amici gli troveranno un altro impiego – ma non dentro il sacro recinto, per favore.

Chiediamo al Signore profeti che, ribadendo con fermezza la verità della famiglia e del matrimonio, preservino la nostra società dal baratro in cui sta precipitando, aiutino tanti uomini e donne ad evitare scelte catastrofiche che provocano immani sofferenze (con il rischio della dannazione eterna) e ne rassicurino, d’altra parte, tanti altri che hanno compiuto scelte eroiche per tornare sulla via della salvezza mediante la rinuncia alla loro situazione irregolare. Questi ultimi si chiedono adesso se i Pastori della Chiesa non si stiano incamminando in una direzione che farà apparire assurdi e vani i dolorosi sacrifici che hanno accettato di consumare per tornare in grazia di Dio. Tranquilli: quei sedicenti Pastori, se non insegnano e applicano la sana dottrina, di fatto sono già decaduti dal loro ufficio; il problema è che molti non lo sanno.

5 commenti:

tralcio ha detto...

Giovanni fu ucciso perchè il re aveva dato la parola a una ballerina...
La ballerina non sapeva cosa chiedere, ma chi ne tirava i fili sì...
Il burattinaio usa la marionetta per strappare al potere costituito ciò che serve per poter stare tranquillo: la legge del re della terra serve perchè la verità venga decapitata e il peccato, insieme al peccatore, non debba sentirsi più rimproverato.

Secoli dopo Tommaso Moro, patrono dei politici, seguì una sorte analoga, restando più fedele al papa che alla corona britannica.

Pensate oggi la fantasia con cui l'homo sapiens ha fatto di se stesso il primattore: è il papa a dire ai politici di non cacciarsela tanto con le questioni di principio... Il re può fare quel che vuole nel suo privato, basta che pubblicamente assecondi il burattinaio, che ebbro di onnipotenza chiama a servizio anticristi e falsi profeti.

Tommaso Moro e Giovanni son morti per troppo zelo.
Chi, convertendosi, ha fatto rinunce per mantenersi puro davanti al Signore è un fesso.
Venghino signori venghino: balla Salome, la sua mamma sta con il re anche se sposata con il fratello del sire, l'autorità ecclesiale li benedice, a nome dell'ONU delle religioni.
E meno male che, allora, il problema era "solo" che Erodiade stesse con un altro uomo...
L'ONU religiosa odierna è pastoralmente molto più "aperta"...
Ogni amore è amore finchè dura...
La verità? Roba per farisei tradizionalisti, che "si sentono migliori degli altri"...
Intanto i peggiori al soldo dei burattinai sono sempre più tracotanti e minacciosi.
Se non segui l'indirizzo chiamano la guardia e dettano il menù: profeti decollati su un piatto d'argento.

Luisa ha detto...


“Verità, amore e bontà che vengono da Dio rendono l’uomo puro, e verità, amore e bontà si incontrano nella Parola, che libera dalla ‘smemoratezza’ di un mondo che non pensa più a Dio”.

Il seguito qui:

http://www.acistampa.com/story/benedetto-xvi-verita-e-amore-che-vengono-da-dio-rendono-luomo-puro-1324

Non tutti sovvertono la gerarchia dei valori, c`è ancora chi ricorda e riafferma che l`amore procede dalla verità , che :

"Solo in quanto è fondato sulla verità l’amore può perdurare nel tempo, superare l’istante effimero e rimanere saldo per sostenere un cammino comune. Se l’amore non ha rapporto con la verità, è soggetto al mutare dei sentimenti e non supera la prova del tempo. L’amore vero invece unifica tutti gli elementi della nostra persona e diventa una luce nuova verso una vita grande e piena. Senza verità l’amore non può offrire un vincolo solido, non riesce a portare l’“io” al di là del suo isolamento, né a liberarlo dall’istante fugace per edificare la vita e portare frutto"
Lumen Fidei, 27.

Senza difficoltà si capisce che a scrivere quelle parole è stato Benedetto XVI.

Franco ha detto...

Oltre al discorso morale, ovviamente da tenere sempre in posizione centrale, occorrerebbe farne anche uno "funzionalistico". L'estendersi e capillarizzarsi del "welfare state" ha indotto il diffondersi di una mentalità incentrata sull'individuo e sulle sue variabili istanze e fantasie; si è allargata in modo impensabile fino a poco tempo fa la zona del "faccio quello che mi pare", sulla base del presupposto secondo cui alle esigenze di sopravvivenza e di cura provvedono le strutture pubbliche con i "servizi sociali". Prima al di fuori della famiglia le possibilità di sopravvivenza erano molto scarse se non non nulle; da cui il culto della famiglia, difesa non solo dalla legislazione codificata, ma anche dal "costume" con i suoi meccanismi "informali", come la riprovazione sociale e lo "scandalo". A sua volta la persistenza e resistenza dei "buoni costumi" erano strettamente legati alla solidità della struttura religiosa.
Alcune piste di ricerca. Fino a quando, e fino a che punto sarà possibile reggere il peso economico del "welfare state"? Esistono anche dei " bisogni identitari". Anche nell'era dell'individualismo, si avverte l'esigenza di
sentirsi ed essere effettivamente inseriti in un tessuto di relazioni solide e perduranti nel tempo. Questo vale particolarmente in età avanzata: le "famiglie" del poliamore potranno assicurare queste prestazioni nel lungo periodo?
Continuo a pensare che il discorso teologico e morale debba essere affiancato da da quello psicologico e sociologico, pena la scarsa rilevanza nell'agone massmedistico e legisltivo.

mic ha detto...

Il discorso psicologico e sociologico dovrebbe. di norma, discendere da quello teologico e morale, ergo spirituale. Obiettivo del "Welfare" non dovrebbe essere il discorso utilitarista-funzionalista, ma il bene comune che ha le sue radici nell'uomo orientato a Dio e nei legami e strutture sociali che pone in essere. Del resto il "prendersi cura dell'altro" non è una istanza e conseguente comportamento indotto dal cristianesimo?
Il problema è che, tolte le fondamenta, la casa crolla...

Anonimo ha detto...

@ Mic. Piaccia o no, viviamo in una società culturalmente, ideologicamente e religiosamente pluralista; per cui gli argomenti validi per i Cattolici ( preciso: i Cattolici tradizionali ) risultano di fatto poco o per nulla efficaci per molti altri.
Più concretamente volevo riferirmi al fatto che Renzi, pur proclamandosi cattolico, afferma di voler fare approvare al più presto la legge sulle unioni civili; questo sulla base di un discorso incentrato sui diritti individuali, molto meno o forse per nulla sulle esigenze di solidità del tessuto sociale nel breve e nel lungo periodo, discorso che un laicista riflessivo potrebbe considerare seriamente, se posto in termini non strettamente confessionali. In ogni caso noto con stupore che la tematica dei "mores", vale a dire dei "buoni costumi" sembra come evaporata.
Discorso analogo si potrebbe e dovrebbe fare sul concetto di "natura" che praticamente tutti i polemisti cattolici danno per scontato, mentre in epoca di cultura e pratica variabilista, evoluzionista, tecnitrasformista richiederebbe una approfondita riflessione rifondativa.
Tutto questo mantenendo intatta la mia ammirazione per la grandissima levazione spirituale ed etica di don Elia.