Aggiornamento: Oggi 26 aprile, nel versante francese, Golias, La Vie e l'Agenzia Apic, ci vanno giù duri, sullo stile di La Croix se non peggio. Ma si sa, non sono schiere amiche e spero che tutti questi nemici in agitazione non riescano neppure a scalfire una realtà che vede dispiegate molte buone volontà.
Certamente una fonte come La Croix va presa con le molle, conoscendo il suo orientamento progressista e i pregiudizi - che sono anche superficialità, disinformazione e quindi informazione scorretta - che abbondano ogni volta che essa affronta temi che riguardano la Tradizione.
Nel recentissimo articolo che riporto di seguito, con alcune chiose, possiamo leggere tutti i luoghi comuni e le falsità spacciate come informazione a lettori evidentemente ignari e anche beoti se se le bevono acriticamente, come purtroppo in genere succede al grande pubblico cui si rivolgono i mass-media. E allora, guardiamolo in faccia questo 'sentire' così diffuso e cerchiamo di confutarlo almeno noi, anche se saranno in pochi a leggerci. In genere chi si sofferma qui presumibilmente ha già interesse per la Tradizione; credo che siano rari i casi in cui si voglia ascoltare di proposito, per meglio documentarsi e approfondire, anche "l'altra campana". In ogni caso in questi giorni di attesa, si moltiplicano su tutti i fronti i tentativi di prevedere cosa potrà succedere, di delineare gli scenari, ognuno in base alle proprie attese che pendono tra i due opposti: speranza o timore, quando non è pressappochismo e talvolta, purtroppo, anche mala fede...
Bisogna aver paura del ritorno degli integristi? [Già l'uso del termine integrista ci dice l'orientamento della fonte] - 22 aprile 2012 [Isabelle de Gaulmyn - La Croix]
I responsabili della Fraternità sacerdotale San Pio X potrebbero rientrare nella Chiesa cattolica. Bisogna gioirne come pretenderebbero alcuni? O al contrario, temerlo? Curiosamente, la questione divide una volta di più i cattolici, a livello generazionale. I più anziani si rattristano perché vedono la legittimazione di una Chiesa che hanno sempre respinta : una comunità che si è distinta per la sua violenza la sua intolleranza puntata sulla gerarchia, [quella che noi, invece, chiameremmo fermezza, parresìa, che a volte può assumere aspetti di intolleranza, ma non è certo il dato più rimarchevole. Sicuramente è quanto di più indigesto in un mondo cattolico dal quale è scomparsa ogni forma di apologia e di identità forte, che coincide col Dono ricevuto] chiusa, una Chiesa che si riterrebbe superata. [Si mette in risalto non tanto la critica costruttiva e sapiente delle novità deleterie, quanto l'aspetto di custodia della Tradizione, che non è la sua cristallizzazione, visto sommariamente come chiusura al nuovo].
I più giovani non hanno di questi timori. Innanzittutto perché essi non hanno la stessa memoria. Anche lì, c'è rottura di trasmissione [rottura con la rottura dovremmo dire!] : la Chiesa in talare, quella delle confessioni severe, [sembra non conoscere l'autentica misericordia con cui viene mostrata anche la giustizia che ci rende uomini e donne autentici e non solo il permissivismo!], del senso di colpa, [o di responsabilità? Da non confondere il sano rigore con il rigorismo farisaico] perfino dell'antisemitismo (!?), spesso della sufficienza, [è quel che si crede di 'vedere' in chi è sicuro delle sue convinzioni e non usa un linguaggio affascinante ma fumoso, senza sconti al voler rendere attraente ciò che si testimonia] non evoca loro nulla. Non è il loro passato. Al contrario dei più anziani. [I quali, per opporsi all'autoritarismo, hanno delegittimato ogni Autorità e perso, così, ogni punto di riferimento valido]
La Chiesa di sempre
Inoltre, i più giovani hanno questa forma di flessibilità (tolleranza ?) molto radicale che è il segno della loro generazione : non c'è un modo migliore ed uno peggiore di essere al mondo.[tolleranza o apertura, assenza di preconcetti?] A ciascuno, nel mondo che non offre alcun riferimento stabile, in cui occorrerebbe trovare certezze, è dato costruirsi il suo sistema di valori. Da questo punto di vista l'integrista è furiosamente moderno. Basta leggere la loro retorica: il richiamo alla « messa di sempre », alla « Chiesa di sempre », non corrisponde a nulla di storico, se non c'è un « sempre » ricostruito, una « assicurazione da ogni rischio », una « identità rifugio » da un mondo che non si comprende più. [Estrema semplificazione, che non è altro che banale superficialità, che non riconosce la profondità dell'essere-nella-storia senza lasciarsene fagocitare. L'identità cattolica autentica, forte, viene diluita in qualcosa di fluido ed evanescente, diventa identità-rifugio, come se la Fede appartenesse alla sfera dei bisogni psicologici mentre invece si tratta di una scelta che è anche un dono, che investe le profondità della persona: il 'cuore' come luogo delle decisioni ultime]
E così per le giovani generazioni cattoliche la risposta integrista è una forma di manifestazione identitaria, certo esacerbata, caricaturale [addirittura!], eccessiva, e della quale non condividono tutte le lotte, ma nella quale parzialmente si ritrovano, e che sono pronti a tollerare nella Chiesa. Da qui una forma di permeabilità, presso i giovani cattolici, non tanto alle idee, quanto ad alcune attitudini e comportamenti, dei membri della Fraternità [Questa è un'illazione bella e buona. Sia i giovani che i meno giovani possono sempre fermarsi alle apparenze in ogni contesto. Ma su cosa ci si basa di concreto per affibbiare come scontato questo crisma di superficialità ai giovani?].
In fondo, il programmato ritorno degli integristi nella Chiesa trova il suo fondamento là dove qualcosa va male nella Chiesa di Francia [Beh, almeno questo lo si riconosce!]. Ha a che dare col famoso « rapporto » col mondo che le generazioni conciliari hanno creduto di regolare, senza dubbio ingenuamente, una volta per tutte, « aprendo le fimestre della Chiesa al mondo » per riprendere l'espressione di Giovanni XXIII. Ma il mondo del 2012 non ha più gran che a vedere con quello del 1962. La storia non si è fermata negli anni 70 perché non si è, come gli integristi pretendono, fermata nel 1962 col loro famoso « di sempre » [Chi non è addentro alla realtà delle cose non comprende che quel "di sempre" non ha nulla di statico o di fissista, ma si riferisce unicamente ai fondamenti, alle strutture portanti - sovvertite in nome di un presunta libertà che invece è licenza ed arbitrio - e non alle modalità di espressione e traduzione in vita, che possono essere moltepici e spesso sorprendenti. Ed è vero che la storia va avanti... ma è facile rovesciare il discorso constatando che è lo "spirito del concilio" che è e resta inesorabilmente ancorato a quel che accadde nel triennio 62-65, le cui conseguenze hanno contribuito al disorientamento ed alla crisi attuali. La crisi non viene riconosciuta, se non genericamente attribuendola alla secolarizzazione ed al relativismo frutti del post-illuminismo e si continua a tenersi ancorati ad un errato modo di fronteggiare i mali: assumerli nell'assurda pretesa di "trasfigurarli". E così creando un tanto mostruoso quanto infausto connubio, invece di combatterli con le armi della Fede].
Questo Concilio « straordinariamente aperto al mondo » [apertura al mondo non significa doverne necessariamente assorbire anche il male che va riconosciuto e respinto. Era un rischio troppo grande ed è quello che è accaduto], per riprendere l'espressione di Giovanni Paolo II nel 2000, durante l'anno giubilare, deve anche l'essere al mondo di oggi. Un mondo del quale lo stesso papa esortava a « non aver paura ». [Se non ricordo male, Giovanni Paolo II esortava a non aver paura di affidarsi a Cristo!]. Isabelle de Gaulmyn
In fondo, il programmato ritorno degli integristi nella Chiesa trova il suo fondamento là dove qualcosa va male nella Chiesa di Francia [Beh, almeno questo lo si riconosce!]. Ha a che dare col famoso « rapporto » col mondo che le generazioni conciliari hanno creduto di regolare, senza dubbio ingenuamente, una volta per tutte, « aprendo le fimestre della Chiesa al mondo » per riprendere l'espressione di Giovanni XXIII. Ma il mondo del 2012 non ha più gran che a vedere con quello del 1962. La storia non si è fermata negli anni 70 perché non si è, come gli integristi pretendono, fermata nel 1962 col loro famoso « di sempre » [Chi non è addentro alla realtà delle cose non comprende che quel "di sempre" non ha nulla di statico o di fissista, ma si riferisce unicamente ai fondamenti, alle strutture portanti - sovvertite in nome di un presunta libertà che invece è licenza ed arbitrio - e non alle modalità di espressione e traduzione in vita, che possono essere moltepici e spesso sorprendenti. Ed è vero che la storia va avanti... ma è facile rovesciare il discorso constatando che è lo "spirito del concilio" che è e resta inesorabilmente ancorato a quel che accadde nel triennio 62-65, le cui conseguenze hanno contribuito al disorientamento ed alla crisi attuali. La crisi non viene riconosciuta, se non genericamente attribuendola alla secolarizzazione ed al relativismo frutti del post-illuminismo e si continua a tenersi ancorati ad un errato modo di fronteggiare i mali: assumerli nell'assurda pretesa di "trasfigurarli". E così creando un tanto mostruoso quanto infausto connubio, invece di combatterli con le armi della Fede].
Questo Concilio « straordinariamente aperto al mondo » [apertura al mondo non significa doverne necessariamente assorbire anche il male che va riconosciuto e respinto. Era un rischio troppo grande ed è quello che è accaduto], per riprendere l'espressione di Giovanni Paolo II nel 2000, durante l'anno giubilare, deve anche l'essere al mondo di oggi. Un mondo del quale lo stesso papa esortava a « non aver paura ». [Se non ricordo male, Giovanni Paolo II esortava a non aver paura di affidarsi a Cristo!]. Isabelle de Gaulmyn
7 commenti:
Ormai lo sappiamo: questa è tutta gente che non crede all'esistenza di satana e alla sua precisa volontà, fin dalle origini, di sedurre le anime con mille inganni per portarle all'inferno, e che egli è il "principe di questo mondo" come dice S. Giovanni.
Se andate a spiegare loro che l'inferno esiste, ed il rischio della dannazione eterna è una realtà concreta, alla quale siamo esposti tutti, essendo tutti destinati alla morte e al Giudizio di Dio, e che esiste per molti il rischio dell'ostinazione nei peccati e impenitenza finale, vi faranno una sonora risata (di compatimento), poi vi ammoniranno: "Non giudicate!" e diranno che la Chiesa moderna non crede più alle favole, che il Vangelo va riveduto e corretto alla luce della LG (ad es. come spiegava un blogger conciliarista, quel documento chiama tutti alla santità, diversamente che nel passato....e stiamo tranquilli che promette la santità gratis a tutti ; tutt'al più, se proprio ci fessero dei peccati di cui dolersi, Gesù Cristo ha già salvato tutti e poichè ci ama infinitamente ci salverà tutti senza bisogno che ci pentiamo di alcunchè, qualunque siano i nostri peccati: essi sono già perdonati prima che li commettiamo o confessiamo).
Parole altamente proibite davanti a loro: PECCATO , Novissimi, Penitenza, Conversione, mortificazione della carne, ascesi ecc....tutte in soffitta.
Si sa che tutti i cattolici (o quasi) da mezzo secolo ripongono gran fiducia nella "medicina della misericordia" , lanciata da Papa G23.mo, che sarebbe la panacea per tutti i peccati e tutti i mali della Chiesa e dell'umanità, eresie e blasfemie comprese, col massimo esponente.
Il testo di La Croix, mi ha ricordato la favola di Cappuccetto Rosso. Attualmente ci sono molti lupi liberi , ma ... ma ... nessuno ha paura del lupo male, lupo male, lupo male ... hanno paura del cacciatore, cacciatore, cacciatore :)
Scusate l`OT, vorrei segnalarvi questo aricolo uscito sull`OR:
"Quel vivace dibattito che portò alla costituzione conciliare "Dei Verbum" sulla divina rivelazione
La notte degli inganni
Quando il cardinale Bea prese il controllo della riunione decisiva per la stesura del testo
Non solo sono OT, ma dimentico anche di dare il link:
http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/text.html#1
Grazie Luisa, l'ho appena inserito come nuovo articolo perché, nel coro di di voci osannanti, contribuisce a gettar luce sulle complesse dinamiche che hanno introdotto nei testi conciliari quei germi di 'rottura' dei quali sono ormai note molte conseguenze
La comprensione di Chiesa che hanno certi denigratori oscilla tra le organizzazioni, molto umane-e-basta, di un centro di animazione spirituale, di una democrazia universale o di una ONG.
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