I Lefebvriani stanno inviando in questi giorni una precisazione al Vaticano, in seguito ad una perentoria comunicazione diffusa dalla Santa Sede a metà marzo, e attendono, successivamente, un ulteriore pronunciamento vaticano: lo ha dichiarato da Parigi a 'Tmnews' il portavoce della fraternità sacerdotale tradizionalista Padre Alain Lorans. "Stiamo comunicando la risposta al Vaticano, poi attendiamo una risposta del Vaticano", ha dichiarato il responsabile della comunicazione dei Lefebvriani, "solo dopo potremo comunicare ufficialmente con i giornalisti". [...] Il portavoce dei Lefebvriani, ora, precisa che quell'indicazione temporale "non era un ultimatum, ma una scadenza". Quanto alla comunicazione che mons. Fellay sta inviando in questi giorni a Roma non si tratterebbe di una seconda risposta vera e propria, quanto di alcune "chiarificazioni", che, comunque, "non modificano sostanzialmente la prima risposta". Per l'abate Lorans, di conseguenza, "nei prossimi giorni le cose si chiariranno".
Nell'approssimarsi della metà di aprile si accende l'interesse e l'aspettativa per la vicenda della regolarizzazione della FSSPX. Pubblico l'interessante punto della situazione, a largo raggio, apparso ieri sul Blog francese Summorum Pontificum, che è sulla nostra lunghezza d'onda. In fondo, invece, inserisco le notizie diffuse sempre ieri da La Croix, che ci danno il polso della situazione da varie angolazioni.
Lo scorso 16 marzo La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato un comunicato [che noi abbiamo ripreso qui] riguardante l’incontro fra il Cardinale William Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, e Mons. Bernard Fellay, Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X. Il comunicato di Padre Lombardi poneva la clausola che la risposta della FSSPX era stata ritenuta insufficiente per superare le differenze dottrinali che che la Santa Sede chiedeva a Mons. Fellay di presentare una nuova riformulazione.
Si sono fatte molte supposizioni sul fatto di stabilire se la richiesta fosse o meno un ultimatum posto alla FSSPX. Blog e Forum si sono infiammati sull'argomento. Al pari di Jean-Marie Guénois, anche noi affermavamo che non ci sembrava che la richiesta fosse un'ultimatum. Notiamo che il comunicato non indicava alcuna data né alcun termine. Una precisazione del genere era stata tuttavia data da Padre Lombardi nel corso di una conferenza stampa in risposta alla domanda di un giornalista:
Padre Lombardi ha precisato ai giornalisti che il termine per il chiarimento era di circa un mese, ciò che porta a metà-aprile.
In ogni caso il termine dato alla FSSPX scadrebbe prossimamente e non dovrebbero tardare ad arrivare elementi nuovi.
Tra il momento del comunicato romano seguito da quello della Fraternità San Pio X e oggi, sono accaduti due fatti. Innanzitutto la richiesta di preghiera continua per l'evento da parte di Padre Schmidberger, superiore del distretto tedesco della FSSPX. Successivamente, l'omelia di Mons. Fellay durante la Messa del Giovedì Santo, vertente sulla nozione di supplenza e l'obbedienza (file audio sul sito DICI).
A questi due punti si aggiunge, in minor misura e in ogni caso di portata diversa, la decisione di Mons. Bonfils di amministrare il sacramento della confermazione e la lettera aperta di Mons. Bux affermante finalmente che la Chiesa ha bisogno della FSSPX. Su alcuni di questi avvenimenti abbiamo scelto di tacere preferendo lasciar i principali responsabili lavorare ad una riconciliazione nella quale sono le nostre attese.
Sappiamo che le cose non sono rimaste alla fine del comunicato di Padre Lombardi (non c'è bisogno di particolari abilità per indovinarlo) e che i contatti sono continuati. Ma, tranne che per eventi importanti, nei prossimi giorni continueremo a tacere, attendendo con tranquillità la risposta della FSSPX alla richiesta di Roma.
È in questo quadro particolare che vediamo scatenarsi contro Papa Benedetto XVI i nemici e gli avversari interni, con metodi e intensità diverse. Il Santo Padre lo ricorda direttamente e direi eccezionalmente, Giovedì Santo, nel corso della sua Omelia della messa crismale, guardando con grande chiarezza la ricolta dei cattolici in Austria e Germania. Rivolta visibile e rivendicata, anche se sostenuta molto più discretamente da alcuni prelati :
L'altra forma di opposizione si trova in seno alla curia romana. Don Barthe in un dossier de L'Homme Nouveau aveva rivelato questa « opposizione romana al Papa ». Essa non è mai cessata, come mostra l'articolo di Sandro Magister sul caso della liturgia del cammino Neocatecumenale, informazione ripresa da La Vie. Più larvata, questa opposizione non è meno efficace. Essa si serve di Roma e delle leve offerte dal potere per tradurre in atto decisioni contrarie alla tradizione della Chiesa e agli auspici del Papa.
Infine, c'è l'opposizione degli « immobilisti » o dei partigiani dell'espressione « parla quanto ti pare non ho nessuna intenzione di ascoltarti ». È quella di numerosi vescovi francesi. Non vien detto nulla pubblicamente del Papa e delle sue decisioni. Ma non vien fatto nulla. Il caso tipico è quello dell'applicazione del motu proprio Summorum Pontificum. Non si condanna questo testo, semplicemente lo si ignora. Esso non esiste. L'Abate di una grande storica abazia finora difensore incondizionato del papato, ignora questo testo, ed impedisce ai suoi monaci di applicarlo.
Non soltanto l'attuale pontificato è mal compreso, ma esso è semplicemente ignorato. È una parentesi. Coloro che credevano che l'elezione di Benedetto XVI avrebbe segnato la fine della crisi della Chiesa sono obbligati a constatare che essa è ben più profonda e seria di quanto non possa apparire da un'analisi superficiale. La crisi si è ben installata ; ha le sue truppe regolari e i suoi collaboratori. Essa utilizza ogni possibile sfumatura, ma urta ancora oggi sulla presenza di un Papa che non è certo un tradizionalista, ma che auspica l'unità della Chiesa e spera di appoggiarsi anche su chi conserva la Tradizione e gli insegnamenti tradizionali.
A questi due punti si aggiunge, in minor misura e in ogni caso di portata diversa, la decisione di Mons. Bonfils di amministrare il sacramento della confermazione e la lettera aperta di Mons. Bux affermante finalmente che la Chiesa ha bisogno della FSSPX. Su alcuni di questi avvenimenti abbiamo scelto di tacere preferendo lasciar i principali responsabili lavorare ad una riconciliazione nella quale sono le nostre attese.
Sappiamo che le cose non sono rimaste alla fine del comunicato di Padre Lombardi (non c'è bisogno di particolari abilità per indovinarlo) e che i contatti sono continuati. Ma, tranne che per eventi importanti, nei prossimi giorni continueremo a tacere, attendendo con tranquillità la risposta della FSSPX alla richiesta di Roma.
È in questo quadro particolare che vediamo scatenarsi contro Papa Benedetto XVI i nemici e gli avversari interni, con metodi e intensità diverse. Il Santo Padre lo ricorda direttamente e direi eccezionalmente, Giovedì Santo, nel corso della sua Omelia della messa crismale, guardando con grande chiarezza la ricolta dei cattolici in Austria e Germania. Rivolta visibile e rivendicata, anche se sostenuta molto più discretamente da alcuni prelati :
Di recente, un gruppo di sacerdoti in un Paese europeo ha pubblicato un appello alla disobbedienza, portando al tempo stesso anche esempi concreti di come possa esprimersi questa disobbedienza, che dovrebbe ignorare addirittura decisioni definitive del Magistero – ad esempio nella questione circa l’Ordinazione delle donne, in merito alla quale il beato Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato in maniera irrevocabile che la Chiesa, al riguardo, non ha avuto alcuna autorizzazione da parte del Signore. La disobbedienza è una via per rinnovare la Chiesa? Vogliamo credere agli autori di tale appello, quando affermano di essere mossi dalla sollecitudine per la Chiesa; di essere convinti che si debba affrontare la lentezza delle Istituzioni con mezzi drastici per aprire vie nuove – per riportare la Chiesa all’altezza dell’oggi. Ma la disobbedienza è veramente una via? Si può percepire in questo qualcosa della conformazione a Cristo, che è il presupposto di un vero rinnovamento, o non piuttosto soltanto la spinta disperata a fare qualcosa, a trasformare la Chiesa secondo i nostri desideri e le nostre idee?(Si noterà al volo che lo stesso giorno il Papa e Mons. Fellay hanno trattato entrambi il tema dell'obbedienza).
L'altra forma di opposizione si trova in seno alla curia romana. Don Barthe in un dossier de L'Homme Nouveau aveva rivelato questa « opposizione romana al Papa ». Essa non è mai cessata, come mostra l'articolo di Sandro Magister sul caso della liturgia del cammino Neocatecumenale, informazione ripresa da La Vie. Più larvata, questa opposizione non è meno efficace. Essa si serve di Roma e delle leve offerte dal potere per tradurre in atto decisioni contrarie alla tradizione della Chiesa e agli auspici del Papa.
Infine, c'è l'opposizione degli « immobilisti » o dei partigiani dell'espressione « parla quanto ti pare non ho nessuna intenzione di ascoltarti ». È quella di numerosi vescovi francesi. Non vien detto nulla pubblicamente del Papa e delle sue decisioni. Ma non vien fatto nulla. Il caso tipico è quello dell'applicazione del motu proprio Summorum Pontificum. Non si condanna questo testo, semplicemente lo si ignora. Esso non esiste. L'Abate di una grande storica abazia finora difensore incondizionato del papato, ignora questo testo, ed impedisce ai suoi monaci di applicarlo.
Non soltanto l'attuale pontificato è mal compreso, ma esso è semplicemente ignorato. È una parentesi. Coloro che credevano che l'elezione di Benedetto XVI avrebbe segnato la fine della crisi della Chiesa sono obbligati a constatare che essa è ben più profonda e seria di quanto non possa apparire da un'analisi superficiale. La crisi si è ben installata ; ha le sue truppe regolari e i suoi collaboratori. Essa utilizza ogni possibile sfumatura, ma urta ancora oggi sulla presenza di un Papa che non è certo un tradizionalista, ma che auspica l'unità della Chiesa e spera di appoggiarsi anche su chi conserva la Tradizione e gli insegnamenti tradizionali.
Ed ora lo stralcio conclusivo di quanto pubblicato da La Croix:
Dopo la ripresentazione delle varie fasi che precedono l'attesa che si compie in questi giorni, queste le novità:
Interrogato giovedì 12 aprile da La Croix, Padre Alain Lorans, porta voce della FSSPX ha risposto che
« sull'argomento (la lettera inviata a Roma) Mons. Fellay non rilascerà alcuna comunicazione prima che sia conosciuta la risposta della Santa Sede », lasciando a Roma la responsabilità della pubblicazione e della decisione finale.
Quali gli scenari possibili ?
Se la Fraternità sigla l'accordo, la Santa Sede le offre uno statuto canonico proprio , in seno ad una prelatura personale, come per l’Opus Dei. Prima di erigere una prelatura personale, la Santa Sede deve, secondo il codice 294 del diritto canonico, consultare preliminarmente « le conferenze dei vescovi coinvolti »
Tuttavia il dossier è complicato per le tensioni che esistono in seno alla Fraternità, essendo alcuni nettamente contrari ad un accordo con Roma. Tra i possibili scenari, uno o più vescovi lefebvristi potrebbero rifiutare di riallinearsi, nel qual caso, essi sarebbero di nuovo scomunicati.
« Se essi dicono no, bisognerà che spieghino il perché, e in questo caso, il loro rifiuto porterà su questioni dottrinali... Essi rischiamo allora non più lo scisma ma l'eresia [paradosso dei paradossi, perché non si differenziano di uno iota dal Magistero Perenne che risulterebbe scomunicato con loro !] »,
rileva Padre Laurent Touze, vice-decano dell'Università Santa Croce a Roma.
Qual è il clima attuale ?
Secondo fonti concordanti, la conclusione dell'accordo sarebbe sulla buona strada. A Roma come a Écône, si vocifera che « se la fraternità non firma ora, non firmerà mai ».
Consapevole delle tensioni in seno alla Fraternità, Mons. Fellay nella sua omelia del Giovedì Santo ha insistito sul tema dell'obbedienza
« Si prendono abitudini, giustamente, d’indipendenza. Non ci se ne rende più conto. Si vuol fare come si vuole. Sono difetti, brutte pieghe, che sono il risultato della situazione nella quale siamo e sulle quali occorre vigilare ».
Dal canto delle diocesi, in particolare in Francia, molto probabilmente la forma dell'accordo segnerà vive reazioni e incomprensioni:
« Ho paura del trionfalismo della Fraternità e della reazione dei miei parrocchiani, s'inquietava giovedì 12 aprile un giovane prete uscito dai ranghi tradizionalisti. La maggior parte si comporteranno come i figli maggiori della parabola, malcontenti del ritorno del figlio prodigo, e ciò tanto più che il figlio prodigo rischia di non arrivare a testa bassa in un atteggiamento di richiesta di perdono » [bell'esempio di pregiudizio incallito!]
9 commenti:
Niente nuove, buone nuove verranno!?!
Credo proprio di sì!
Si parla di "chiarificazioni". In fondo è quello che era stato chiesto... vedremo.
« Se essi dicono no, bisognerà che spieghino il perché, e in questo caso, il loro rifiuto porterà su questioni dottrinali... Essi rischiamo allora non più lo scisma ma l'eresia [paradosso dei paradossi, perché non si differenziano di uno iota dal Magistero Perenne che risulterebbe scomunicato con loro !] »,
rileva Padre Laurent Touze, vice-decano dell'Università Santa Croce a Roma.
Sembra assurdo, ma questa citazione fa pensare che l'Opus Dei è ostile alla Tradizione...
Oggi interviene Magister
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350219
"Le domande sollevate dalle discussioni tra la Santa Sede e la FSSPX riguardano la Chiesa tutta, non soltanto le parti impegnate a discutere."
LE DOMANDE DI UN TEOLOGO
di John R.T. Lamont
Bravissimo Lamont, molto chiaro ed equilibrato.
L'agenzia TKN traduce abbé con "abate". Mic, leva quest'errore, e sostituiscilo con "don".
Non so se l'Opus Dei sia ostile alla S. Pio X. Certamente, se la questione si sposta sul piano dottrinale e la S. Pio X rifiuta di accettare quanto Roma impone a credere come verità, è ovvio che cadrebbe nell'eresia oltre che nello scisma.
Il problerma è: ma quello che Roma chiede è l'adesione alla Verità sempre professata dalla Chiesa?
Insomma resterà sempre il sospetto che dinnanzi a Dio l'eresia non sussisterebbe.
Per questo La S. Sede dovrebbe pronunciarsi in modo solenne sul contenuto a cui si chiede adesione.
Ho publicato come nuovo articolo la nota di John R.T. Lamont. che è molto significativa e porta elementi nuovi a questo riguardo.
Alcuni li avevamo già presi in considerazione; ma non con questa sistematica chiarezza.
Sembra assurdo, ma questa citazione fa pensare che l'Opus Dei è ostile alla Tradizione.
E non lo sapevate?
In Sud America gira il libro di José M. SCRIBA :"Opus Judei".
Leggete, se li trovate, gli esposti dell'ex-madre generale del ramo femminile, CONTRO la beatificazione e poi la canonizzazione di Escrivà. Un santo, come altri del post-Concilio, che non invocherò MAI.
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