Leggendo il filosofo tedesco Gunther Anders e la sua ragionata critica del rapporto tra uomo e tecnologia, trovo una sintesi che egli chiama “deficit prometeico”, una condizione che disallinea l’uomo nella relazione con la tecnologia. Lo scriveva alla fine degli anni ’70, il problema oggi è semmai peggiorato. Ma quello del rapporto uomo-tecnologia è solo un caso di un panorama molto più ampio in cui i disallineamenti tra l’uomo (di cui restringeremo l’inquadramento all’uomo occidentale) e i problemi che gli si pongono davanti, sono sistematicamente in sfavore dell’uomo: dall’ambiente alle diseguaglianze, dalla geopolitica alla globalizzazione, dalla fine del lavoro al controllo panoptico digitale che si sta apparecchiando e via di lungo elenco. Alla fin fine quindi di questa lunga diagnostica negativa, si arriva al solito problema, uno di quei problemi tanto semplici quanto apparentemente irrisolvibili, impotenza in cui prospera l’intellettuale che a quel punto s’inventa una serie di “nuovi concetti” e decaloghi delle cose da fare. Ma chi le decide? Sia chi decide l’elenco, sia chi decide chi decide l’elenco, sia chi decide le soluzioni e soprattutto chi le implementa?
In teoria, molti dei Molti penseranno, noi! Dovremmo deciderle noi, il corpo politico. Già, eppure questi molti sanno che non è così, sanno che quello è il problema di tutti i problemi, il presupposto per invertire o migliorare tutti i disallineamenti è appropriarsi della facoltà di poter decidere il da farsi. Eppure, pur sapendolo, non fanno nulla. A volte scrivono o parlano o manifestano o s’impegnano politicamente in favore di un tema che ritengono il “tema dei temi”, ognuno secondo la propria sensibilità, ma sono gocce nell’oceano delle contrarietà perché sebbene siano tutte idee magnifiche, sbatteranno sempre e comunque davanti al problema semplice eppure irrisolvibile: chi avrà la forza per deciderle ed imporle in pratica?
Sono più di venti anni, forse trenta, che i teorici politici notano il pauroso inclinarsi negativo della vigenza del sistema “democratico” occidentale, che già poteva dirsi un chiaro caso di disallineamento tra nome e cosa sin dai suoi fondamenti otto-novecenteschi. Noi tutti siamo chiamati a decidere raramente e solo su quale rappresentante dovremmo mandare a decidere in nostro nome e per conto sull’universo mondo dei problemi che certo non costituiscono il contenuto esplicito del mandato elettorale. Tale mandato è ampiamente sotto-determinato.
In più è molto dubbio che il nostro rappresentante sappia effettivamente come rappresentarci su i tanti e vari problemi, così come noi stessi non abbiamo, in genere, alcuna preparazione per poter esprimere giudizi. Ogni giorno, registriamo un livello di dibattito pubblico assolutamente sconfortante. Non in merito alle polarità delle posizioni (sebbene la stessa forma “polare” lungi dall’essere effetto della dialettica è sintomo spesso proprio del non aver davvero capito com’è fatto il problema), in merito al fatto che i minimo competenti capiscono al volo quanto il dibattito si svolga su cose che non c’entrano nulla col problema in oggetto. Il mandato è “ideale” splendente nei principi che poi s’infrangono in relazione alla complessità del reale, generando altresì il senso di “tradimento” su cui prospereranno altri aspiranti rappresentanti pronti a ricevere nuovi mandati, puntualmente traditi. Altresì, ci sono molti problemi di cui non si suppone neanche l’esistenza almeno fino a che la loro fenomenologia non viene a bussarci alla porta. Si mette allora, in fretta e furia, in piedi un “giudizio”, ma giudicando cosa se non si capisce esattamente qual è la questione e non si hanno competenze sul contesto e le reti di relazione in cui i problemi son posti?
Di contro, l’Era complessa, porterà sempre più problemi, sempre più intricati al loro interno ed interconnessi al loro esterno. Ma l’intera forma delle nostre competenze a livello esperto, son invece scisse in domini disciplinari separati. Se questo è il livello “esperto”, esperti poi in sistematico conflitto di interessi, cosa pretendiamo avvenga a livello base?
Giusto ieri un ex presidente del consiglio usava una mostra romana su un imperatore per perorare la causa dell’accoglienza ed integrazione migratoria che può ben esser un tema in sé, ma che non si vede che attinenza abbia con i comportamenti di un impero di duemila anni fa[1]. Va da sé che un impero è multi-nazionale, allora, che c’entra? Un altro, alla domanda su cosa pensava di Greta, rispondeva con una barzelletta su un certo Gino che prendeva il Viagra per soddisfare ragazze svedesi, tra lo sghignazzo generale della platea contenta di veder collassare un tema ansiogeno in una battuta da bar sport, l’unica forma di socialità sviluppata nella nostra cultura. Lo stesso individuo che ha desertificato scientificamente le facoltà mentali degli italiani con un brainwashing di anestetici psichici per trenta anni, decuplicando il suo capitale investito poi in potere politico gestito, per lo più, raccontando barzellette.
Brzezenskj, famoso stratega geopolitico imperiale americano, usò negli anni ’90, il termine -tittytainment- per indicare la modalità con la quale il potere doveva trattare la gente oggetto del potere. Metterli su un divano e rimpinzarli con un seno morbido e profumato che secerne intrattenimento. Dopo trenta anni di trattamento, in Italia ma non solo, i molti sono ormai completamente decerebrati, ridotti a macchine acquirenti di cose che non ci servono, incapaci della benché minima capacità di affrontare problemi che vadano al di là della scelta del colore della maglia della Nazionale [2].
L’intera questione quindi verte sul sistematico depotenziamento di sensibilità e conoscenza politica (attinente alla polis, alle questioni della vita associata e le decisioni da prendere per farvi fronte) dei dominati affinché i dominanti possano decidere al riparo da non gradite intromissioni. Ma se questo è il punto di causa, i dominati che pure manifestano un qualche senso critico, si concentrano sempre e solo su gli effetti. Solo che gli effetti sono migliaia e migliaia e quindi non catalizzano mai una massa critica. La causa comune, il ripristino ed anzi sviluppo di incrementali forme di democrazia, potrebbe esser l’unico tema in grado di aggregare una massa critica essendo poi la partita madre di ogni possibile partita, ma non ha una teoria politica dietro.
Non ce l’ha perché tutte le ideologie del XIX e XX secolo non lo prevedono. Non lo prevede il liberalismo, non lo prevede il comunismo, l’elitismo, la democrazia “cristiana”, il conservatorismo, il nazionalismo, neanche il progressismo e da ultimo neanche il populismo. Tutte queste teorie politiche danno per scontato ed immodificabile il fatto che saranno Pochi a dover decidere su Molti. Viepiù ora che le cose si fanno e sempre faranno complesse e la “gente” ha bisogno di leader che dica loro cosa pensare, come giudicare, chi delegare a risolvere i problemi. L’importante è tenerci nello stato d’ignoranza poiché è la nostra ignoranza a determinare il loro potere.
La partita fondamentale è questa ma poiché lo ignoriamo, perderemo sistematicamente prima ancora di scendere in campo per giocarla, tutti intenti e convinti la partita sia un’altra nel vasto catalogo del “come vorrei il mondo fosse” con cui ci fanno trastullare. L’importante è intrattenerci. [Fonte]
__________________________________Nota di Chiesa e post-concilio
1. Dopo Leonardo "italo-francese", ecco un'altra distorsione storica della sinistra italiana: "Claudio primo Imperatore straniero a Roma". Pur di promuovere l'integrazione a tutti i costi, l'Impero Romano diventa una cosmopoli globalista ante litteram.
Claudio, che sarà princeps dal 41 al 54, era nato nel 10 a.C. a Lugdunum, l’odierna Lione. Letta, a questo punto, si sarà detto: Lione non è in Italia, ergo Claudio era straniero. Purtroppo per l’ex premier le cose non stanno affatto così. Claudio infatti, benché nato in territorio gallico, era romano al 100%, ed era anzi il rampollo di una delle stirpi più antiche e autorevoli dell’Urbe, ossia la gens Claudia. Una schiatta gentilizia che, in quegli anni, si era addirittura fusa con la gens Iulia, quella di Cesare e Augusto (forse Letta non ricorda di aver udito al liceo una cosa chiamata «dinastia giulio-claudia»). Deficit culturale o strumentalizzazione voluta?
Claudio, che sarà princeps dal 41 al 54, era nato nel 10 a.C. a Lugdunum, l’odierna Lione. Letta, a questo punto, si sarà detto: Lione non è in Italia, ergo Claudio era straniero. Purtroppo per l’ex premier le cose non stanno affatto così. Claudio infatti, benché nato in territorio gallico, era romano al 100%, ed era anzi il rampollo di una delle stirpi più antiche e autorevoli dell’Urbe, ossia la gens Claudia. Una schiatta gentilizia che, in quegli anni, si era addirittura fusa con la gens Iulia, quella di Cesare e Augusto (forse Letta non ricorda di aver udito al liceo una cosa chiamata «dinastia giulio-claudia»). Deficit culturale o strumentalizzazione voluta?
2. Tuttavia, a volte variazioni del colore della maglia della nazionale possono suscitare ragionevoli dubbi [vedi]
21 commenti:
Questa ancora è stata l'omissione principe della Chiesa, non aver insegnato e non aver praticato lei stessa la Dottrina. Le pecore sono state così mandate al macello interiore, dello spirito, dell'intelletto,del sentimento, della volontà, nella completa ignoranza e nella certezza che il mondo aveva da insegnar loro cose molto importanti, in realtà velenose e mortifere, quelle cose nei fatti da cui le pecore avrebbero dovuto guardarsi, se qualcuno, la chiesa, l'avesse spiegato loro e a loro mostrato con l'esempio.
Questo dice anche che il clero stesso la Dottrina, mediamente, non la conosceva a sufficienza e non era in grado di trasmetterla con le proprie parole, chiarendo con esempi di sempre e del presente. La Dottrina appresa nella sua essenzialità deve poi essere fatta propria dalla singola persona ma, per farla propria la persona deve essere messa in grado sapere come si procede in questa appropriazione. Si procede con la riflessione.
Allora quando si cominciava a scrivere, la scrittura veniva esercitata con due esercizi fondamentali il dettato ed 'i pensierini'. Il dettato, che insegnava a scrivere in maniera corretta e leggibile, offriva una semplice ed essenziale varietà di descrizioni ed esempi edificanti; i pensierini, chiamavano in gioco l'osservazione, il ricordo, la riflessione personale.
La riflessione personale dai sei/sette anni in poi veniva esercitata con metodo attraverso la scrittura di temi, riassunti, lettere, diari e anche rime da cercare su situazioni conosciute; approfondimenti, analisi e sintesi venivano nel mentre esercitati nello studio delle varie materie, fino ad arrivare a veri e propri elaborati sul finire delle classi superiori.
Anche l'insegnamento della Dottrina, accanto alla memorizzazione, prevedeva la riflessione e l'approfondimento personale secondo le età. E' infatti la Dottrina che offre il metro di giudizio con il quale poi si dovrebbe giudicare, discernere nella vita. Ma la Dottrina venne poi combattuta, ridicolizzata tanto che la parola indottrinato divenne un insulto rivolto a chi non era in grado di pensare da solo.
Così, per far diversamente, l'indottrinato fu sostituito con l'ideologizzato, con la differenza che la Dottrina offre una mappa essenziale della salvezza, salute dell'anima e del corpo qui e ora ed ovunque e sempre, da soli e nel vivere sociale; l'ideologia offre una mappa politica del bene e del male, qui ed ora secondo l'idea umana che la sostiene.
La Dottrina, vagamente insegnata, vagamente appresa, vagamente esemplificata, non è stata in grado di tutelare le pecore dalla cascata a pioggia dei divertimenti banali e culturali, pensosi ed oziosi, saccenti ed irriverenti che veniva loro riversata sul capo e nel capo ovunque, in ogni istante del giorno e della notte.
Nella certezza assoluta che la Dottrina, sintetizzata da quel grande ignorante, paesano, culturalmente limitato che fu, a dir della parte avversa, San Pio X, consente di muoversi con certa, umile disinvoltura nella complessità e nella novità incalzante del mirabolante mondo contemporaneo, dichiaro che essa, Dottrina Cattolica, qualora insegnata, appresa, assimilata, vissuta a dovere, è in grado di mettere ogni pecora in condizioni di non venir stuprata dalla valanga di parole micidiali con le quali si vuole soggiogarla, emarginarla, eliminarla.
Dobbiamo imparare a conoscere e usare gli strumenti tecnologici del nostro tempo senza cadere nella dipendenza, un rischio per nulla remoto. E cercar di comprendere se e quali cambiamenti producono nel nostro vivere, in senso pieno, nel "reale". Penso che qualche sano approfondimento e la grazia del discernimento possano aiutare a cogliere le opportunità e evitare i rischi.
Del resto il nostro spirito critico, ci aiuta a cogliere molte insidie (alcune anche subliminali) nella pletora di immagini - per le quali nell'immediatezza manca il filtro della ragione - e di massaggi di ogni genere da cui siamo bombardati ogni giorno.
Penso che il Vangelo sia la strada Maestra "la verità vi farà liberi", ma ognuno di noi è schiavo di troppi schemi mentali su cui giocano i nemici consciamente, il commento su Claudio, fosse anche per ignoranza, comunque ottiene il suo scopo; i figli delle tenebre non hanno schemi mentali come i figli della luce. Sono liberi nel denigrare, mentire,pur di raggiungere il loro scopo che a volte neppure è l'argomento della discussione. Lo dice il talmud e pure il corano, pur di arrivare al loro fine vale ogni metodo. Di trauma in trauma gli schemi mentali comunque cadono obbligatoriamente ed allora la verità ci fa liberi o pazzi.
Non si tratta, a mio avviso, di conoscere e usare gli strumenti tecnologici del nostro tempo, si tratta di capire su quale strada siamo, se quella giusta o quella sbagliata. Per giusta intendo quella soprattutto spirituale, che vede il reale con occhi cristiani, cattolici. In ambito spirituale, non siamo avanzati, né abbiamo mantenuto le posizioni, siamo e stiamo retrocedendo a grande velocità. Gli strumenti tecnologici dicono solo, attraverso il meccanismo, quanto siamo rimasti indietro dal punto di vista cattolico. Come spesso ribadito qui l'unico al passo di tempi è stato ed è Padre Pio. Le nostre sono chiacchiere inutili se non fosse che nella carestia intorno, sono semi che speriamo possano soccorrere chi è nel bisogno e certamente soccorrono e rafforzano chi scrive.
Dalla "libido sputandi" alla " libido serviendi " :
https://www.maurizioblondet.it/sullitalica-libido-serviendi-libido-prodendi/
Beh , tutti quelli che sono saliti sulla nave famosa pontificano come costui e chi s'e' laureato col 6 politico non sta' tanto a distinguere se e' vero o non e' vero !
Anche l'insegnamento della Dottrina, accanto alla memorizzazione, prevedeva la riflessione e l'approfondimento personale secondo le età. E' infatti la Dottrina che offre il metro di giudizio con il quale poi si dovrebbe giudicare, discernere nella vita. Ma la Dottrina venne poi combattuta, ridicolizzata tanto che la parola indottrinato divenne un insulto rivolto a chi non era in grado di pensare da solo.
Tutto l'intervento è interessante e aiuta le ulteriori riflessioni.
Intanto quoto condividendo. E aggiungo sulla memorizzazione.
In effetti l'apprendimento anche attraverso la memorizzazione permetteva (e permette per chi non lo abbandona) di interiorizzare nozioni ma soprattutto significati da utilizzare per la comprensione e l'assimilazione e dandosi anche il tempo necessario per la riflessione, necessario per l'elaborazione di ogni nuova esperienza.
Ci rendiamo conto quanto impoverisce la persona, con il bagaglio culturale che la edifica, affidare a fonti esterne il patrimonio di dati e informazioni, peraltro utilizzate ed espresse con l'immediatezza dell'attuale stile comunicativo e non sempre col necessario tempo di rielaborazione riflessiva?
Questo vulnus riguarda soprattutto i più giovani...
E quando non peschiamo ciò che esprimiamo dalla nostra coscienza profonda, edificata e nutrita anche dalla fede, cosa stiamo comunicando?
Le mode del tempo o qualcosa di molto aleatorio e dunque insignificante...
"La gente parla di pensare, ma per parte mia non penso mai, salvo quando mi metto a scrivere".
Michel de Montaigne
Giuliano Guzzo:
Con lo strafalcione di Enrico Letta, che ha definito «Claudio primo Imperatore straniero a Roma» - in realtà apparteneva alla romanissima gens Claudia, e tutto era fuorché «straniero» in un impero dove oltretutto la cittadinanza era, all’epoca, privilegio di pochi –, decenza vorrebbe che sulla saga dei «competenti» calasse il sipario. Ma è inutile illudersi: lo stesso ex premier, preso in castagna, ha rilanciato che comunque Claudio «veniva da fuori», riedizione del «scusi prof ma ieri mi è morto il gatto». Così, costoro continueranno a pontificare in nome de «lascienza» per salvare l’Europa dal morbo sovranista. Con, va da sé, i media zerbinati ad incensarli.
Giulio Meotti:
Ci mancherà tanto Harold Bloom, il vate del “canone occidentale”, che definì Dario Fo “semplicemente ridicolo” e che difese la grande letteratura dei “maschi, europei, bianchi, defunti”. Ha condannato l'Afrocentrismo, il femminismo, il marxismo e altri movimenti da lui collocati nella “Scuola del risentimento”, “i cosiddetti multiculturalisti che ci dicono che dobbiamo valutare un'opera letteraria a partire dall'origine etnica o dal gender dell'autore”. Diceva: “Sono una accozzaglia di Lemmings che si lanciano giù dalla scogliera portando con sé il loro presunto soggetto fino alla distruzione”. Ah quanto ci mancherà.
Enrico Letta ,quello che ha letteralmente fatto arrivare in Italia centinaia di migliaia di africani e magrebini servendosi delle navi della marina militare.Si chiede conto a Salvini perché non ne ha rimpatriati 600.000 e non si chiede conto a lui che ne ha fatti arrivare una bella fetta di quei 600.000 in Italia.
In tempi non sospetti dissi che Conte sarebbe diventato il capo politico di un partitucolo del clero. Ieri abbiamo visto la sua prima uscita ufficiale.L'occasione di servirsi di questo signor nessuno ,presidente senza partito,era troppo ghiotta per lasciarsela scappare.Vedremo in quanti lo voteranno al momento delle elezioni .
"Ci rendiamo conto quanto impoverisce la persona, con il bagaglio culturale che la edifica, affidare a fonti esterne il patrimonio di dati e informazioni..."
Peraltro la memoria si rafforza soprattutto esercitandola... "
Dopo la fiducia iniziale, oggi Conte gode della sfiducia di molti. Sempre più sembra verosimile che la sua preparazione a capo del I governo sia iniziata molto prima della sua entrata in scena. Il I governo è stato, probabilmente, una trappola preparata per Salvini, nella quale Salvini è entrato senza averne il minimo sentore.
Uno che sa mentire e cospirare con tanta professionalità è uso alla menzogna, privata e pubblica. Gran brutta storia si porta e si porterà dietro costui.
Possibile che sia così difficile trovare governanti onesti, leali, preparati? Veramente basta con questi che tramano con lo straniero contro l'Italia. Perché non si trasferiscono altrove? Non se ne può più di tutti questi doppi, tripli, quadrupli giochi al massacro degli italiani.E tra i traditori la chiesa apre il corteo. Basta.
https://thewashingtonsentinel.com/joe-biden-wants-christians-on-terror-list-for-opposing-radical-agenda/
JOE BIDEN, l'ex vice presidente USA, ha appena denunciato che desidera che i cristiani che commettono il crimine di opporsi all'agenda lgbtq suano inseriti in una lista di sorveglianza per il terrorismo.
A proposito di studiare a memoria:
"Studio, senza lo ritener, nullo serve".
Forse preso in castagna dalla rapida diffusione della notizia, Biden ha smentito.
SUL VERSANTE, PER COSì DIRE DI "sinistra", studi critici, meritevoli di essere riscoperti e sottoposti al setaccio di San Paolo ("Esaminate TUTTO e ritenete ciò che è buono") su questo tema, furono opera di un gruppo "insolito". Mi riferisco ai Situazionisti.
Forse gode della sfiducia di molti, ma della fiducia illimitata di chi l'ha messo lì, a partire dai vecchi politicanti di lungo corso, intanto ieri si è recato in visita-pellegrinaggio da De Mita, non so se mi spiego.......altro che Mani pulite, penta partito e porcate varie, siamo ben oltre, la 'pochette che cammina' come lo definiscono, ne ha fatta di strada.........e non gli mancano certo fraterni appoggi e coperture.....Letta insegna alla Sorbona, io nella mia beata piccola ignoranza pensavo che cotal famosa università avesse docenti all'altezza della sua fama......
Letta insegna alla Sorbona..
Ma la Sorbona di oggi non è mica come quella di una volta. E lo stesso dicasi
per tutte le altre famose università europee e americane.
Sono diventate di massa, il che sinifica l'oscuramento della cultura.
Quella vera. E colonizzate dai sessantottini e loro epigoni...
Non so chi ha detto, non so dove ho letto che questo impiegare i mediocri nei posti dirigenziali e di comando è voluto, in quanto aiuta ad abbassare il livello di generazione in generazione verso la bestia da cui loro discendono. Famiglia allargata!
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