Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 23 novembre 2025

Quando la giurisdizione minorile diventa ingegneria sociale: Il caso della "famiglia nel bosco"

Come ha potuto l'ideologia di sinistra e il nichilismo mettere radici così profonde?
Quando la giurisdizione minorile diventa ingegneria sociale:
Il caso della "famiglia nel bosco"


Ho riflettuto tutto il pomeriggio. Vi propongo alcune semplici riflessioni:

La vicenda è, nella sua essenza, semplice e drammatica. Una coppia anglo-australiana vive da anni in un’area boschiva del territorio di Palmoli, nel Chietino, in un rudere privo di utenze e in una roulotte, con tre figli di sei e otto anni. La loro è una scelta consapevole: vita essenziale, forte contatto con la natura, cura diretta dei figli, istruzione parentale, rifiuto di molti elementi della cosiddetta "vita moderna".
La miccia che porta l’autorità giudiziaria a intervenire è un episodio di intossicazione da funghi, seguito da ricovero ospedaliero; da lì la segnalazione, l’attivazione dei servizi sociali, una prima sospensione della responsabilità genitoriale senza allontanamento, e infine il nuovo provvedimento del Tribunale per i minorenni dell’Aquila che dispone l’inserimento dei bambini in comunità, con collocazione della madre nella medesima struttura e sostanziale isolamento del padre nel casolare. Alla base dell’ordinanza si evocano il "grave pregiudizio" alla crescita, le condizioni abitative ritenute indegne, la mancata adesione dei genitori a controlli e trattamenti sanitari obbligatori e, soprattutto, il pericolo di lesione del "diritto alla vita di relazione" ex art. 2 Cost., ritenuto suscettibile di produrre gravi conseguenze psichiche ed educative.
Sotto il profilo tecnico, l’atto è un’ordinanza cautelare del Tribunale per i minorenni, resa in camera di consiglio, mediante la quale si dispone la sospensione dell’esercizio della responsabilità genitoriale di entrambi i genitori, l’allontanamento dei minori dalla dimora familiare, il loro collocamento in una comunità di tipo familiare e la nomina di un tutore provvisorio.
Si tratta della tipica misura "de potestate", adottata nel quadro degli artt. 330-333 c.c. e della legge ordinaria dello Stato n. 184 del 1983 e successive modificazioni. L’ordinanza è immediatamente esecutiva, ma non definitiva: è esperibile il reclamo innanzi alla Corte d’appello (sezione per i minorenni), nei termini e nelle forme dei procedimenti camerali in materia di stato delle persone e della famiglia; esaurito tale grado, le parti potranno proporre ricorso per cassazione per violazione di legge e vizi motivazionali.
Inoltre, in quanto misura a contenuto non cristallizzato nel tempo, il provvedimento è per sua natura soggetto a revisione e adattamento in presenza di sopravvenienze rilevanti, anche su istanza dei genitori o del tutore. In astratto, dunque, l’apparato normativo è quello ordinario: lo Stato interviene per rimuovere situazioni di abbandono, maltrattamento, incuria grave, o comunque di serio rischio per il minore, potendo arrivare, in casi estremi, a disarticolare l’unità familiare.
Il punto cruciale è comprendere se, nel caso concreto di Palmoli, i presupposti di legge siano stati interpretati e applicati in conformità al loro senso proprio, oppure se l’ordinanza rappresenti una torsione funzionale del sistema, nel segno di un uso surrettizio della tutela minorile per ricondurre entro un modello standardizzato forme di vita ritenute "eccentriche".
Già la ricostruzione delle ragioni poste a fondamento dell’ordinanza rivela una significativa dislocazione del baricentro. Non risultano accertati atti di violenza, abusi, dipendenze, condotte antisociali, degrado morale, né una costante disattenzione ai bisogni primari dei bambini.
Il Tribunale insiste sulle condizioni abitative (rudere privo di utenze, roulotte), sull’episodio, grave ma isolato, dell’intossicazione da funghi, sulla scelta di istruzione parentale, sul rifiuto di aderire a determinate prescrizioni sanitarie. Ne emerge una figura di famiglia non pericolosa "in atto", bensì a rischio "in potenza", in quanto portatrice di uno stile di vita percepito come radicalmente alternativo a quello maggioritario. Si scivola così da un giudizio sugli effetti reali delle condotte genitoriali a un giudizio sulla loro conformità a un modello di normalità socio-culturale.
L’ordinamento, tuttavia, non autorizza il giudice minorile a valutare la legittimità di un progetto di vita solo perché minoritario, rurale, essenziale. Esso esige l’accertamento di un pregiudizio concreto e attuale, o di un rischio serio e specifico, non di una generica divergenza rispetto al canone urbano e tecnologico dominante. Povertà di mezzi, mancanza di molte comodità, scelta di vivere isolati in un casolare con roulotte annessa non sono, prese isolatamente, fattori costitutivi di "grave pregiudizio"; diventano giuridicamente rilevanti soltanto se si traducono, in termini verificabili, in compromissione della salute, della crescita, della stabilità emotiva del minore. L’uso di formule elastiche – "gravemente pregiudizievole", "condizioni inidonee", "rischio per l’integrità fisica e psichica" – che non vengono riempite di contenuto fattuale puntuale fa trasparire un deficit di proporzione tra premessa e conclusione.
Soprattutto, l’ordinanza, almeno così pare a chi scrive, innalza a criterio decisivo il "diritto alla vita di relazione". Nel provvedimento si precisa che il fondamento non è il pericolo per il diritto all’istruzione – anche perché l’istruzione parentale, pur con alcuni rilievi formali, risulta comunque attivata – bensì il pericolo di lesione del diritto dei minori alla vita di relazione, ai sensi dell’art. 2 Cost., con potenziali gravi conseguenze psichiche ed educative.
Il discorso giuridico compie qui un passaggio qualitativo: la "relazione" viene letta quasi esclusivamente come relazione con il gruppo dei pari, all’interno di circuiti scolastici e sociali istituzionalizzati; la carenza, reale o presunta, di tale dimensione viene bilanciata non considerando il nucleo relazionale primario – il legame genitori-figli e il rapporto fraterno – ma quasi contrapponendosi ad esso.
Eppure la prima, fondamentale forma di vita di relazione è la famiglia, in cui il minore viene generato, accolto, cresciuto. È in quel contesto che egli sperimenta la dipendenza e la fiducia, la fedeltà degli adulti, la differenza sessuale e generazionale, la continuità di affetti che precedono qualsiasi intervento pubblico.
Porre il "diritto alla vita di relazione" come ragione principale di un allontanamento che recide la convergenza quotidiana tra figli e padre e che trasforma la madre in figura coabitante ma sorvegliata, vuol dire assumere che la relazione familiare sia, in quanto tale, inidonea o almeno recessiva rispetto ad altre forme di socialità.
Si tratta di una scelta interpretativa che altera la gerarchia naturale dei beni: il bene primario, che è la continuità del rapporto genitoriale salvo casi estremi, viene sacrificato in nome di un bene importante ma derivato, l’inserimento nel gruppo dei pari secondo schemi ritenuti "appropriati".
A ciò si aggiunge un ulteriore elemento: il contesto sociale in cui la famiglia vive. Diverse testimonianze richiamano l’immagine di un nucleo coeso, conosciuto e osservato dalla comunità locale, difeso da vicini e dal sindaco, con una rete minima di relazione che non coincide con l’isolamento totale evocato in alcune rappresentazioni mediatiche. La contrapposizione tra bambini "segregati nel bosco" e bambini "liberati alla socialità" appare, alla luce di tali elementi, semplificatoria. Il rischio è di assolutizzare un unico parametro – la socializzazione secondo moduli standard – e di utilizzare il diritto come strumento di omologazione culturale.
Sotto il profilo della proporzionalità, l’assetto prescelto dal Tribunale appare eccessivo. Nella logica del sistema, l’allontanamento del minore dalla famiglia di origine e il collocamento in comunità rappresentano una "extrema ratio": l’intervento dovrebbe seguire un percorso graduale, che parte dal sostegno, passa per prescrizioni stringenti e controlli ravvicinati e, solo in caso di fallimento sistematico, conduce alla separazione. La stessa disciplina dell’affidamento prevede che i servizi sociali progettino e monitorino, in costante rapporto con il nucleo d’origine, un percorso di rientro del minore nella sua famiglia, confermando che la misura si giustifica solo se vi è un nucleo realmente incapace di svolgere, neppure con aiuto, le proprie funzioni.
Nel caso in esame, non emerge che il giudice abbia seriamente esplorato tutte le misure intermedie: ad esempio, un programma di sostegno economico e logistico per sanare almeno in parte le carenze strutturali dell’abitazione; progetti educativi per ampliare le occasioni di socializzazione dei bambini sul territorio; eventuale differenziazione di responsabilità tra i due genitori, se uno dei due si dimostrasse irriducibilmente ostativo.
Il risultato concreto è che i bambini vengono colpiti nel loro bene più immediato, la permanenza nella propria famiglia, per sanzionare indirettamente la posizione ideologica dei genitori. L’intervento appare così caricato di una funzione punitiva surrettizia, che esula dal perimetro della tutela minorile. In controluce si intravede una concezione del rapporto tra istituzioni e famiglia in cui la sussidiarietà viene rovesciata.
La famiglia, che l’ordinamento riconosce come formazione sociale originaria e prioritaria, non viene più assunta come dato pre-giuridico da rispettare e sostenere, quanto come oggetto plasmabile dall’esterno; ciò che non si conforma alle aspettative pubbliche viene considerato immediatamente sospetto. Il giudice minorile non si limita a verificare se i genitori, in quella concreta situazione, stiano assolvendo il loro compito oppure stiano tradendolo in modo grave; si arroga, piuttosto, un ruolo di regolatore dei modelli di vita legittimi. La scelta di vivere in un bosco, senza alcune comodità basilari, in una dimensione di essenzialità esistenziale e di alta densità affettiva, viene letta come quasi incompatibile con una crescita equilibrata del minore, senza che sia seriamente valutato se, per quei bambini, quella forma di vita non rappresenti un’occasione di sviluppo umano autentico, da integrare e correggere dove necessario, non da estirpare. Da un punto di vista filosofico-giuridico, il provvedimento sembra muoversi entro una concezione rigidamente statalista dell’infanzia: i figli appaiono quasi come soggetti immediatamente "del" sistema, che la famiglia ospita solo a condizione di adeguarsi a un catalogo di requisiti materiali e simbolici decisi altrove. Ciò contraddice l’idea per cui la responsabilità genitoriale è primariamente un compito proprio dei genitori, non delegato, rispetto al quale lo Stato ha una funzione ancillare: interviene quando l’istanza originaria fallisce gravemente, non quando si discosta dalla sensibilità prevalente. Nel caso della "famiglia nel bosco", il nesso causale tra stile di vita scelto e danno effettivo ai minori viene presunto più che dimostrato; la differenza viene trattata come devianza, la marginalità come patologia. I bambini passano così da un contesto familiare povero ma denso di legami a una comunità che, per definizione, offre relazioni regolate, turni educativi, figure che non possono sostituire il legame parentale. Il trauma dell’allontanamento, la rottura con il padre, la trasformazione della madre in presenza istituzionalmente controllata costituiscono essi stessi fattori di rischio psichico elevato, difficilmente giustificabili alla luce di un principio di prudenza. In questa prospettiva, il reclamo alla Corte d’appello appare ben più che un passaggio procedurale: diventa il luogo in cui verificare se la giurisdizione minorile italiana sia ancora in grado di distinguere tra l’esigenza, sacrosanta, di proteggere i minori da reali situazioni di abbandono o violenza e la tentazione, assai più sottile, di usare la tutela del minore come leva per imporre un unico modello di esistenza accettabile. Una correzione in sede di gravame, che riaffermi la natura eccezionale dell’allontanamento, la centralità del legame genitoriale, la necessità di misure proporzionate e graduali, non avrebbe soltanto l’effetto di restituire una famiglia ai suoi figli; segnerebbe il rifiuto di una deriva in cui il diritto smette di tutelare la fragilità concreta e comincia a disegnare, in modo autoritativo, i confini del vivere "giusto" secondo l’idea dominante. In gioco non c’è solo la sorte di tre bambini nei boschi d’Abruzzo, ma la misura del rispetto che l’ordinamento mostra verso quelle cellule elementari di convivenza che lo precedono e lo fondano.
Daniele Trabucco

35 commenti:

Anonimo ha detto...

Di questo si sta parlando ovunque, un magnifico commento, letto non so dove diceva:
I figli degli zingari non li toccano!
Detto questo è stato detto tutto.

Anonimo ha detto...

"...Come ha potuto l'ideologia di sinistra e il nichilismo mettere radici così profonde?.."
Perché non c'è più la Chiesa Cattolica che insegnava e riequilibrava. I fondamentali dell'umano non li conosce più nessuno. Ora si dialoga, cioè si conversa, ma, non si insegna più.

Anonimo ha detto...

Se qui non decidiamo con tutte le nostre forze di non farci imboccare e governare da altri mettiamo una pietra sopra alla nostra libertà.

Serge ha detto...

Molto ben argomentato. Sul caso in oggetto segnalo anche questo, che allarga un po' il ragionamento: The Woodland Family and the New Conformity: When living off-grid becomes a crime, liberty itself is on trial https://therevleon.substack.com/p/the-woodland-family-and-the-new-conformity

Anonimo ha detto...

Tutto può diventare peccato e crimine. Tutto. Per questo è necessario che esista la Chiesa Cattolica che insegni. Nessuno nasce imparato anche nell'era della IA. Quindi o la Chiesa torna Cattolica e batte e batte sugli insegnamenti di Gesù Cristo oppure presto tutto diventerà crimine sul serio anche la legge degli Stati.

Anonimo ha detto...

Il grande BUSINESS delle case FAMIGLIA per MINORI
Becciolini Network
https://www.youtube.com/watch?v=aHCpOeDv3K0

Anonimo ha detto...

Così erano le CASE dei PAESI italiani negli ANNI '50 🏠
memorie d'italia
https://www.youtube.com/watch?v=j7gqPyKTbQE

Anonimo ha detto...

Ecco la Giudice che ha "Sequestrato " i Figlioletti alla Coppia Straniera che viveva liberamente nei Boschi !
https://www.viaggrego.net/2025/11/ecco-la-giudice-che-ha-sequestrato-i.html

Anonimo ha detto...

https://pillarsoffaith.net/she-who-stands-beneath-the-cross/
Alla tutela della Santa Famiglia dedico a questa famiglia e tutte le famiglie sofferenti.

Wisteria ha detto...

Stiamo attenti a non difendere un modello di famiglia che non è quello che il cristiano dovrebbe realizzare. Giusto rifiutare il sistema educativo woke e quello deprecabile dei rom. Giusto contestare l'arroganza dei magistrati che si rivelano degni eredi dei giacobini, che strapparono il Delfino alla sua famiglia, già deposta e prigioniera. Una delle pagine nere della rivoluzione francese!
Però la famiglia che viveva nel bosco realizza un ideale protestante e salutista estremo. Chi fonda una famiglia deve ricordare che la virtù è equilibrio.

Anonimo ha detto...

...sul rifiuto di aderire a determinate prescrizioni sanitarie.
...leggi, la vaccinazione...

Anonimo ha detto...

Premetto che dalle foto si evince che il paese e' ad un tiro di schioppo, che c'e'
relazione ed aiuto da parte dei vicini - uso comune del pozzo di acqua piovana -
allora...giudice si accomodi..
LA COPPIA che VIVE in una CASCINA NEL BOSCO - thepillow
https://www.youtube.com/watch?v=MoWK1JtfZ8w·
30 giu 2025

L'UOMO di MONTAGNA che VIVE come 100 ANNI FA - thepillow
https://www.youtube.com/watch?v=9BX2UkM0hqk&t=89s

La famiglia che vive in un rudere sul mare, in autosufficienza lontano dalla società
Natalino Stasi
https://www.youtube.com/watch?v=lIFSjaNNOlg

La famiglia che vive nel bosco quasi in autosufficienza
Bernardo Cumbo
https://www.youtube.com/watch?v=oueSM89MgpE

LA FAMIGLIA che VIVE in un BORGO ABBANDONATO nel BOSCO - thepillow
https://www.youtube.com/watch?v=bnzQ-fDeLr0

La famiglia che vive isolata in montagna: "Con 600€ al mese qui siamo ricchi"
Bernardo Cumbo
https://www.youtube.com/watch?v=GcNDse3DnPU

LA COPPIA che VIVE in una GROTTA da 10 ANNI - thepillow
https://www.youtube.com/watch?v=-GJIkKjnfUQ

Dopo 34 anni alle Poste ho detto basta. Ora vivo in una capanna nel bosco"
Bernardo Cumbo
https://www.youtube.com/watch?v=F5GAEIrbqXI



Anonimo ha detto...







@Lanticonformista
🔴 Andrea Barabotti: giustizia per la
https://www.youtube.com/shorts/1MyIgTjmdhM

Anonimo ha detto...

Due parole su professionisti e non. È facile che alcuni, che hanno studiato in modo approfondito alcune materie, siano poi ignoranti sul piano umano. Questo lo abbiamo constatato recentemente sia con medici, magistrati, ingegneri...e altri.
La conoscenza di se stessi richiede tempo, concentrazione e familiarità con la Verità e la conoscenza del prossimo discende dalla conoscenza della Verità e di sé stessi. È facile che chi compie studi ed esami a raffica non abbia avuto da piccolo una conoscenza della Verità e quindi di se stesso e non possa agilmente inserirla tra gli esami a raffica, quindi finisca con l'appoggiarsi su l'aria che tira nel suo tempo e secondo le sue magagne.
Quindi è facile trovare professionisti, di gran nome e reddito, poverissimi sul lato umano nutrito solo dall'aria che tira.

Anonimo ha detto...

Mi perdoni, nel breve servizio di Bernardo Cumbo, il papa' afferma
di stare restaurando il casolare un po' per volta acquisendo un poco
di competenza tramite internet. Sembra a me che vogliano provare
a cavarsela da soli.

Anonimo ha detto...

La giudice pro lgbtq+ .. magari vorrebbe affidare i bimbi a una coppia gay... e la Donato pubblica che vogliono mettere pale eoliche su quel lotto di terra.

Anonimo ha detto...

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione qualche elemento di giudizio sullo scandalo che abbiamo sotto gli occhi, quello dei bambini sottratti ai genitori. Grazie al solito magistrato woke e in ossequio al lucroso sistema delle “case famiglia” e annessi e connessi.
https://www.marcotosatti.com/2025/11/24/bambini-sottratti-ai-genitori-nel-bosco-ce-profumo-di-bibbiano/

Anonimo ha detto...

"Ho mollato il lavoro da medico per vivere isolata (con 200€)"
Bernardo Cumbo
https://www.youtube.com/watch?v=cjet6Cbe-f8

Anonimo ha detto...

Napoli, Imprenditore anonimo si offre di pagare le spese legali
per riunire la famiglia che. vive in periferia di Palmoli.
https://www.youtube.com/shorts/UEy13c34Zkk

Anonimo ha detto...

Le persone normali stanno facendo barriera per riportare i bambini dai loro genitori e si spera di mettere in galera i magistrati indegni.

Anonimo ha detto...

Che Dio, Uno eTrino, benedica lei e la sua famiglia sempre!

Anonimo ha detto...

Perché il trauma i bambini lo hanno già avuto e lo ricorderanno tutta la vita, infatti la memoria è bella e sviluppata in loro, essendo che si fissa tra i 2 e 3 anni.

Anonimo ha detto...

Famiglia nel bosco, la sussidiarietà violata
Lo smembramento coatto della “famiglia nel bosco” è stata un'irruzione dello Stato in una famiglia con caratteri sostitutivi e che rappresenta una violazione del principio di sussidiarietà.
Prof.Stefano Fontana
https://lanuovabq.it/it/famiglia-nel-bosco-la-sussidiarieta-violata

Anonimo ha detto...

Non ne approfitterei per dar vita alla solita polemica contro lo Stato, "statalista" per definizione.
Si tratta di un caso evidente di leggi male applicate. C'entra l'ideologia nefasta dominante tra le
toghe e in parte della cultura. Che lo Stato debba intervenire, nel modo giusto, quando ci troviamo di fronte a pseudo-famiglie che tengono i loro bambini in un ambiente degradato e corrotto e persino connesso al mondo del crimine, non ci piove.
Il caso in questione non rientra in questa categoria, lo sappiamo tutti. Ma lo Stato non c'entra, clpevoli sono certe forze anticristiane ed eversive che lo hanno occupato.

Anonimo ha detto...

le accuse SHOCK dell'ex magistrato Francesco MORCAVALLO sul BUSINESS degli AFFIDAMENTI
Becciolini Network
https://www.youtube.com/watch?v=EGUkCOuucTY


Anonimo ha detto...

Fuori dal sistema!
Silver Nervuti
https://www.youtube.com/watch?v=GXc3hZTkWlQ
Fuori dalla giostra..

Anonimo ha detto...

È compito dello stesso Stato non farsi infiltrare dalle forze eversive. La storia italica è al 99,9% storia di infiltrazioni e la chiesa al seguito si è fatta infiltrare misericordiosa/mente invece di ammonire lo Stato. Questo perché nè la Chiesa nè lo Stato hanno insegnato ai giovani a distinguere il Bene dal Male.

Anonimo ha detto...

La lotta fondamentale del nostro tempo non è più quella tra individualismo e collettivismo, tra libera impresa e socialismo, tra democrazia e dittatura. Queste sono solo le manifestazioni superficiali di una lotta ben più profonda che è morale e spirituale, ed implica soprattutto l'alternativa se l'uomo debba vivere ed esistere per lo Stato, o lo Stato per l'uomo, e se la libertà è propria dello spirito oppure è la concessione di una società materializzata.

(Fulton J. Sheen, da "Comunismo e Coscienza dell'Occidente" Edizioni Fede e Cultura)

Anonimo ha detto...

ricordate la lorenzin che nella prima versione sull'obbligo vaccinale aveva inserito che chi non vaccinava i bambini rischiava la sospensione della potestà genitoriale e capirete che questo non è un caso isolato ma l'espressione di una volontà politica. del resto il caso di Bibbiano lo dimostra in forma di sistema e l'assoluzione ,nonostante i fatti documentati ,lo conferma

Anonimo ha detto...

Bravo, grazie per aver ricordato questi particolari!!!

Anonimo ha detto...

Comunque qualcosa si muove anche tra noi, molti in silenzio, piano piano se ne stanno andando in luoghi sconosciuti. Oggi ho visto una pubblicità italiana, dall'Italia, di una iurta, queste grandi tende in uso in Mongolia e nei pressi, sono stati dati anche i prezzi, in Italia € 10000 più del buon legno per il pavimento. 3persone esperte possono montarla in poche ore altrimenti sono necessari diversi giorni. Allora la domanda, dove la mettiamo noi italiani la iurta tra colli colline monti tutti terreni in scivolo? Di grandi pianure ne abbiamo due una a nord, l'altra a sud entrambe coltivatissime. Questa domanda si è sommata ai sacerdoti nei boschi, al calo vertiginoso dei votanti=gli Italiani ne hanno piene le tasche! Sono in fuga mentale e pratica.

Anonimo ha detto...

The Hong Konger - trailer sottotitolato
La Nuova Bussola Quotidiana
https://www.youtube.com/watch?v=kMtIrlyABoo
Altro..

Anonimo ha detto...

della serie ..e qui comando io
della serie...io so' io e voi...
il potere...

Anonimo ha detto...

Nel 2013 un giudice onorario del Tribunale per i Minorenni di Bologna, Francesco Morcavallo, si alzò in piedi davanti alle telecamere di Mattino 5 e disse una frase che ancora oggi fa tremare le coscienze: «Ho lasciato la toga perché non ce la facevo più a strappare bambini alle loro mamme e ai loro papà per mandarli in case famiglia che incassano 200-300 euro al giorno a bambino. È il più osceno business che esista in Italia».Non era un complottista.
Non era un “genitore incazzato”.
Era un giudice.
Uno che quei fascicoli li apriva ogni mattina.
Uno che vedeva le lacrime di madri disperate mentre firmava decreti di allontanamento basati su relazioni di assistenti sociali gonfiate, a volte inventate. Ha lasciato tutto. La carriera, la sicurezza economica, il prestigio.
Ha lasciato perché non voleva più essere complice di un sistema che trasforma il dolore di un bambino in fatturato. Sei anni dopo è scoppiato Bibbiano.
E tutti hanno detto: «Morcavallo l’aveva detto». Oggi, 2025, guardiamo i tre bambini trovati nel bosco dopo che erano stati tolti alla loro famiglia.
Guardiamo il giudice che li ha fatti portare via e che, guarda caso, teneva conferenze LGBTQ+ e corsi di formazione gender per assistenti sociali.
Guardiamo le cooperative che incassano.
Guardiamo i silenzi. E allora rileggiamo le parole di Francesco Morcavallo, che oggi è un semplice avvocato ma ha la schiena più dritta di tanti che ancora siedono dietro quei banchi:«Quando un bambino viene strappato alla sua famiglia senza prove, senza reato, senza pericolo reale… quello non è un affido.
È un sequestro di persona legalizzato». Grazie, dottor Morcavallo.
Grazie per aver scelto l’umanità invece della carriera.
Grazie per averci insegnato che a volte l’unico modo per restare integerrimi è andarsene. Un giorno i bambini che oggi piangono nelle comunità vi chiameranno eroe.
Noi lo facciamo già.

Anonimo ha detto...

L MONTANARO che VIVE ISOLATO a 1800 METRI - thepillow
THE PILLOW
https://www.youtube.com/watch?v=QXOSbK4G7Nw
"Ha ristrutturato la vecchia baita con le pietre del luogo"
Sarebbe bello che Franco aiutasse i genitori di Palmoli nel loro
progetto di "conoscenza del primo scalino". Bella lezione