Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 9 marzo 2012

Interrogativi e mancate direttive nella Chiesa post-conciliare

ossiamo leggere su Zenit il testo del discorso tenuto il 5 marzo scorso dal cardinale Antonio Cañizares, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, presso l'Università Pontificia della Santa Croce, in occasione della presentazione del libro La concelebrazione eucaristica. Dal simbolo alla realtà, di monsignor Guillaume Derville.

Della concelebrazione ci eravamo occupati proprio alcuni giorni fa. Oggi, siamo di nuovo a porci domande, non solo sulla concelebrazione.

C'è da chiedersi come il card. Cañizares possa affermare quanto stralciato qui di seguito dal suo intervento, citando il Santo Padre, e poi avallare con la sua presenza e magnificare con le sue parole una prassi liturgica come quella neocatecumenale, creata e fabbricata da un laico. E come può chiedere il rispetto della Liturgia e poi celebrare senza nulla modificare un "rito" che è nato nel rifiuto della Liturgia della Chiesa, il cui creatore ha lottato, con un vero braccio di ferro, con la Congregazione del Culto Divino per rifiutare di obbedire al Papa e modificare la sua creatura.
Come Benedetto XVI ha detto: “raccomando ai sacerdoti la celebrazione quotidiana della santa Messa, anche quando non ci fosse partecipazione di fedeli. Tale raccomandazione si accorda innanzitutto con il valore oggettivamente infinito di ogni Celebrazione eucaristica; e trae poi motivo dalla sua singolare efficacia spirituale, perché, se vissuta con attenzione e fede, la santa Messa è formativa nel senso più profondo del termine, in quanto promuove la conformazione a Cristo e rinsalda il sacerdote nella sua vocazione”.
Per ogni sacerdote, la celebrazione della Santa Messa è la ragione della sua esistenza. È, deve essere, un incontro molto personale con Dio e con la sua opera redentrice. Allo stesso tempo, ogni sacerdote, nella celebrazione Eucaristica, è lo stesso Cristo presente nella Chiesa come Capo del suo corpo e agisce anche a nome di tutta la Chiesa “allorché presenta a Dio la preghiera della Chiesa e soprattutto quando offre il sacrificio eucaristico”. Dinnanzi alla meraviglia del dono eucaristico, che trasforma e configura a Cristo, ci può essere solo un atteggiamento di stupore, gratitudine e obbedienza.
Poi c'è da ancora da capire che cosa si intende per "sviluppando sotto la guida dello Spirito Santo la forma liturgica del Sacramento" e per "continuazione di questa crescita permanente". Che cosa si intende per sviluppo e per crescita permanente? Torniamo agli interrogativi di cui parlavamo qui.

Comunque, ecco il link al commento del sito Summorum Pontificum, sull'intervento del cardinale a proposito della concelebrazione eucaristica. Ne ho stralciato la conclusione, sulla quale non possiamo che convenire toto corde.
Una generalissima sottolineatura, che oltrepassa il caso della concelebrazione, e che è vera per la liturgia nel suo insieme.

Ci si rinterroga molto rispettosamente sul seguito delle proposte del cardinale quando egli sottolinea che occorre tornare al testo conciliare e alla sua intenzione quando enuncia che bisogna « aumentare, in maniera moderata, la facoltà di concelebrare ». Siamo qui posti di fronte ad uno dei problemi dei testi conciliari e ancor più della prassi post-conciliare. Rifiutando di sancire direttive chiaramente normative, attingendo ad una fraseologia fluida e relativa (che significa ad esempio, « in maniera moderata » oggi che la concelebrazione è arci-frequente? Che se la si utilizza nove domeniche di seguito, essa non lo sarà la decima?), coloro che hanno fatto il concilio e lo hanno applicato sono responsabili degli interrogativi che si pongono oggi e della situazione nella quale ci troviamo. Come, in effetti, stabilire una ermeneutica della continuità su una prassi che, nella Chiesa latina, è fondata su una rottura e che si fonda su una norma relativa, ripresa oggi da parte del prefetto della Congregazione del culto divino che parla della necessità di un'applicazione moderata?
[...]
Il vero interrogativo che si pone non risiede tra i giusti discorsi del cardinal Cañizares, ma nel fatto che egli ha l'autorità e la responsabilità di enunciare le norme necessarie oggi per impedire nella Chiesa le deviazioni che denuncia e di indicare concretamente quella che potrebbe essere oggi (per cominciare) la maniera moderata di concelebrare, (la miglior maniera « moderata » essendo certamente tornare all'uso della Chiesa latina al riguardo). Ora, egli non lo fa! Una volta ancora, oggi, non siamo più, come una volta, di fronte alla denuncia di errori, ma davanti all'affermazione di verità che non sono seguite da alcuna direttiva. L'autorità manca e sembra abbandonata da coloro che la detengono. Come se essa fosse un'assenza di peso!

18 commenti:

Anonimo ha detto...

E' sempre la solita musica: a parole la verità è salva, di fatto calpestata e sempre più dimenticata.

bedwere ha detto...

Poi c'è da ancora da capire che cosa si intende per "sviluppando sotto la guida dello Spirito Santo la forma liturgica del Sacramento" e per "continuazione di questa crescita permanente". Che cosa si intende per sviluppo e per crescita permanente?

In teoria si intende che uomini e donne che vivono una intensa vita di preghiera nei monasteri, che hanno raggiunto alti livelli di spiritualita` ed unione con Dio (dei santi, insomma) sotto ispirazione divina pronuncieranno nuove preghiere che potranno essere adottate dalla Chiesa. Cosi` e` nata la liturgia tradizionale.

In pratica si intende che burocrati vaticani e/o professori universitari formeranno un comitato e, dopo una lunga serie di riunioni, gruppi di lavoro e dibattiti, formuleranno in fine un nuovo rito. Cosi` e` nata la liturgia di Bugnini.

Anonimo ha detto...

Riporto qui - concordando in pieno - un commento lasciato da Milanes sul thread della concelebrazione

La concelebrazione, oggi tanto abusata in ogni dove, tanto che sembra che una messa sia tanto più "solenne" quanto più alto il numero di concelebranti, priva le anime di un'infinità di grazie, come giustamente fatto notare da Icabod.
Inoltre è un gesto abbastanza inutile...il Corpo di Nostro Signore è "più consacrato" se a recitare la formula sono cinquemila invece che uno? È più salutare alle nostre anime? Cancella qualche debito di peccato?
È evidente che essendo una la sostanza, è una anche la messa, trovo molto incorretto dire che sono tante messe quante i concelebranti, mentre è vero che la Chiesa PERDE tante messe quante sono i concelebranti meno uno.
10 marzo 2012 11:30

Dante Pastorelli ha detto...

Se Canizares ha celebrato il rito neocatecumnale, che avrebbe già da un pezzo essere stato soppresso, significa che il papa era consenziente. La favola del papa sempre all'oscuro di tutto è il comodo paravento che gli si erge intorno per non attribuirgli le responsabilità che pur egli ha, come l'ebbe da perito conciliare.
Lo sviluppo della liturgia , naturalmente sotto la presunta guida delo Spirito Santo, abbiamo visto dove sia andata a parare. La si vuole sviluppar ancora sino a far restare il rito senza il sacramento.

Anonimo ha detto...

Romano Amerio parlava al riguardo di "desistenza dell'autorità"

Anonimo ha detto...

E' vero e ne indicava come conseguenza quella che biblicamente possiamo chiamare: breviatio manus Domini (Is 59,1- “ecco non è troppo corta la mano del Signore da non poter salvare”), che si determina a causa:
- conoscenza imperfetta dei mali
- mancanza di forza morale
- calcolo di prudenza che non pone rimedio ai mali veduti

E dunque di due cose, dice Amerio c'è bisogno per custodire la Verità. Primo: rimuovere l'errore dalla sfera dottrinale; il che avviene rifiutando gli argomenti erronei e mostrando che essi non sono convincenti. Secondo: rimuovere la persona in errore, deponendola dalla sua funzione, il che vien fatto con un atto di autorità della Chiesa. Se questo servizio papale non è esercitato, sembrerebbe ingiustificato dire che è stato usato ogni mezzo per custodire la dottrina della Chiesa: siamo in presenza della breviatio manus Domini.

E, purtroppo, sono 50 anni che ci troviamo in questa drammatica situazione nella nostra Chiesa.

Icabod ha detto...

- conoscenza imperfetta dei mali
- mancanza di forza morale
- calcolo di prudenza che non pone rimedio ai mali veduti

sono d'accordo su tutte queste mancanze. Tuttavia, riguardo alla prima ho qualche dubbio se si tratti di conoscenza imperfetta dei mali o di vera e propria malafede. In alcuni casi temo possa darsi la seconda ipotesi.

by Tripudio ha detto...

Segnalo una pagina riassuntiva dei tentacoli neocatecumenali sulle scuole e sugli istituti educativi: quei kikos benedetti dal Papa, una minaccia per le scuole (in spagnolo).

Il paradosso è che in quel caso in Spagna a lamentarsi del settarismo del Cammino non sono i vescovi ma i sostenitori della scuola pubblica.

Il Cammino Neocatecumenale è infatti la segreta testa d'ariete per imporre nella Chiesa alcune baggianate sessantottine.

Fra queste per esempio ricordiamo il posticipare il piu' possibile la Prima Comunione (esattamente il contrario di ciò che comandava san Pio X), in modo che ai bambini sia piu' facile percepirla come gesto "comunitario" piuttosto che come momento sacro personale. A ciò si aggiungono le pagliacciate liturgiche in modo da ridurre il momento di adorazione personale a zero (processioncine offertoriali, vestine bianche e fiorellini, folle attorno all'altare, eccetera) e le interminabili lezioni di cosiddetto "catechismo" (dove anziché imparare le verità di fede si impara che la Chiesa avrebbe creato divisioni facendo sorgere il povero buon Lutero e il povero buon Calvino a risistemare le cose: guarda caso proprio ciò che insegna il signor Argüello).

Ricordiamo poi le sempre piu' diffuse ed efficaci manovre di distruzione delle parrocchie: da un lato, con la scusa della scarsità di clero, si riducono le Messe; dall'altro si spinge verso la "concelebrazione" e la Messa "partecipata" (e siamo all'anticamera della pagliacciata kikiana-carmeniana); nel frattempo vengono impiantate comunità neocat, col paradosso che la parrocchia resta senza parroco, invasa dalle comunità NC, le quali magicamente hanno sempre il cosiddetto "presbìtero" per le proprie celebrazioni.

I cosiddetti progressisti (cripto-protestanti, ma non troppo "cripto") sono ovviamente alleati dell'opera kikiana-carmeniana. Quando vedrete i vostri vescovi e cardinali imporre la cosiddetta "Messa partecipata", tutte le volte che vedrete promuovere la "concelebrazione", sappiate che stanno favorendo il Cammino... e magari ne sono anche coscienti.

Anonimo ha detto...

Quando vedrete i vostri vescovi e cardinali imporre la cosiddetta "Messa partecipata", tutte le volte che vedrete promuovere la "concelebrazione", sappiate che stanno favorendo il Cammino... e magari ne sono anche coscienti.

La nostra Chiesa, invece di essere ben compaginata e feconda nell'unità - autentica solo nel Christus totus de "La Cattolica" -, è diventata un patchwork, nel quale c'è un buco enorme: la Tradizione, quella vera, non quella dal concilio in poi....

Dante Pastorelli ha detto...

Proprio qesta sera a S. Francesco Poverino è venuto un ragazzo, totalmente privo di formazione religiosa, ma neocatecmenale. Non la fo lunga. Molte le sciochezze che mi ha detto ma mi limito a queste: La Messa della Chiesa è morta; la Chiesa è morta; la vera messa, la loro, è gioiosa e non può essere celebrata nella chiesa che fa venire il latte alle ginocchia; i libri della catechesi non sono segreti: gli ho chiesto di portarmeli; quando gli facevo osservare che con la consacrazione Cristo è vivo e presente con corpo sangue, anima e divinità nell'ostia e nel calice, e che si doveva adorarlo, m'ha risposto che Cristo è sempre dentro di noi. Gli ho fatto presente che la Chiesa non è morta perché il Corpo mistico è sempre vivo; morte sono quelle membra che son cadute nel peccato, e per tornar vive bisogna che si pentano e confessino onde riottener la grazia perduta. Risposta? Dio sa che io continuerò a peccare ma mi ha già perdonato. Dunque salvezza sicura.
Questo, oltre alla gioia di canti e balli, spiega come abbocchino i giovani. Pecca fortiter sed crede fortius. Ma almeno credessero.

Anonimo ha detto...

Caro Dante, quel che tu dici è l'ennesima conferma di quanto denunciamo da anni: il Cnc non è cattolico e ne ho relazionato personalmente anche al card Levada.

Documenti, prove, testimonianze a non finire... nada de nada. Orecchie da mercante...

La cosa più sconcertante è che il Papa in persona li invii ad evangelizzare... ma cosa evangelizzano?

don Camillo ha detto...

Circa la Con-celebrazione.

Innanzitutto è uno dei pochi aspetti o per utilizzare un neo termine chiesastico: Luogo-liturgico dove la Tradizione e il modernismo si incontrano.

Nella Tradizione perchè ovviamente nel Rito Romano MAI c'è stata la Con-celebrazione (CC) tuttalpiù l'assistenza di "aiutanti" al sacerdote.

Perchè essendo il Rito Romano un rito SACRIFICALE Nostro Signore ha voluto, per perpetuare questo ATTO SOMMO E DIVINO, utilizzare la cultica di due riti conosciutissimi e noti anch'essi sacrificali: quello Pagano e quello Giudeo-cultico.

Tante erano le vittime, tanti erano i Sacerdoti, ogni sacerdote (con degli aiutanti=accoliti) perchè fosse valida l'offerta, aveva il compito di sgozzare la vittima designata, e in alcuni casi, di cibarsi anche delle carni (rito giudeo). [cfr. Gerusalemme al tempo di Gesù, di Joachim Jeremias]

Ora il Rito Romano, per divina permissione prende, anzi assume questa prassi consolidata, dandogli ovviamente un orientamento diverso. C'è un sacrificio? sì; c'è una vittima pura e gradita? sì; c'è un altare? ma c'è anche una tovaglia; c'è un sacerdote? sì; ma ci sono anche degli (aiutanti=diacono e suddiacono) e così via.

Quindi la CC non ha motivo di essere nel rito Romano anche se ha una sola apparente eccezione della Messa che accompagna la consacrazione di nuovi vescovi. Qui i vescovi consacranti e quelli consacrati celebrano tutti contemporaneamente avendo, però, di fronte a sé, ciascuno una propria distinta "materia".

Nel modernismo invece c'è il rifiuto della Concelebrazione per motivi ideologici.
Per i modernisti tutti sono uguali preti e laici, tutti "sacerdoti" ma il sacerdote designato è solo un SERVO della Comunità pertanto quando la comunità ha bisogno, un servo della Comunità celebra la Messa, dove tutti assistono perchè TUTTI sono uguali [Crf. la Comunità di BOSE]. Quindi impensabile la CC. Ovviamente non è necessaria la Messa quotidiana, la si fa SOLO la Domenica.

Diversi sono i NC. Hanno ovviamente un impianto modernista, ma loro a differenza dei modernisti diciamo puri, amano da pazzi concelebrare MA SOLO nei max raduni di preti, un modo per far vedere "i muscoli" agli altri (quelli fuori dalla loro "vera" chiesa) e per creare quell'autogestione: siamo tanti, siamo forti, siamo benedetti, Gott mit uns!!!

Dante Pastorelli ha detto...

Il card. Levada, che apprezzava la teologia della rivoluzione, cosa vuoi che capisca, MIC, della sana dottrina?
Quanto al Papa, limanda ion missione senza neppure impegni precisi sulla liturgia. Qualche parola, qualche invito.
Naturam expelles furca, tamenusque recurret.

Dante Pastorelli ha detto...

Il card. Levada, che apprezzava la teologia della rivoluzione, cosa vuoi che capisca, MIC, della sana dottrina?
Quanto al Papa, limanda ion missione senza neppure impegni precisi sulla liturgia. Qualche parola, qualche invito.
Naturam expelles furca, tamenusque recurret.

mardunolbo ha detto...

Dice Mic:".. dice Amerio c'è bisogno per custodire la Verità. Primo: rimuovere l'errore dalla sfera dottrinale; il che avviene rifiutando gli argomenti erronei e mostrando che essi non sono convincenti. Secondo: rimuovere la persona in errore, deponendola dalla sua funzione, il che vien fatto con un atto di autorità della Chiesa..." Mmmmhh ! Come fai a deporre il papa che dice delle parole e nei fatti fa il contrario ? Ahinoi,ahinoi !

Dante Pastorelli ha detto...

Lo Spirito Santo provvederà a far riflettere tutti, nessuno escluso, sulle macerie che si stanno accumulando.

Luisa ha detto...

Concelebrazione?
Eccone la versione francese:
l`installazione del nuovo vescovo di Dax, Mons. Gaschignard
si è fatta in tre luoghi diversi, una Messa, una sola celebrazione ma in tre luoghi diversi, la cattedrale e due altri luoghi attinenti alla cattedrale, fra cui una sala al primo piano.
Nel programma ufficiale è detto che l`Eucaristia è celebrata in ognuno di questi luoghi, tutti equipaggiati di... posti seduti, al ritmo della celebrazione in cattedrale!!

Giutamente Denis Crouan di Pro liturgia si domanda se questa concelebrazione è valida.

http://www.proliturgia.org/

Icabod ha detto...

In pratica si intende che burocrati vaticani e/o professori universitari formeranno un comitato e, dopo una lunga serie di riunioni, gruppi di lavoro e dibattiti, formuleranno in fine un nuovo rito. Cosi` e` nata la liturgia di Bugnini.
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se continuasse così la Chiesa non farebbe altro che aumentare esponenzialmente la sua crisi e la sua rovinosa decadenza, che non le è propria per definizione; ma ormai possiamo riconoscere "la Cattolica" quasi solo nel mistero...