Segnalo questo interessante articolo di Sandro Magister di cui trascrivo la conclusione. Non è la prima volta che intervengono fatti a smentire il dovuto rispetto di tradizioni millenarie.
Dopo il coro della Cappella Sistina, anche il conservatorio della Santa Sede sta per essere conquistato dai responsabili della deriva musicale di questi ultimi decenni. Nel silenzio del Papa.
Nella prossima festività dei Santi Pietro e Paolo, a Roma, le liturgie pontificie saranno accompagnate, oltre che dal coro della Cappella Sistina, anche dal coro dell'Abbazia anglicana di Westminster.
I due cori canteranno brani della tradizione romana degli ultimi quattro secoli, da Palestrina a Lorenzo Perosi. Inoltre, all’inizio e alla fine di ciascuna liturgia il coro di Westminster intonerà canti tratti dal repertorio corale inglese, della tradizione anglicana.
Il coro dell’Abbazia di Westminster, diretto dal cattolico James O'Donnell, è riconosciuto a livello mondiale come uno dei più raffinati nel suo genere. Conta circa 20 ragazzi (che frequentano tutti l’apposita scuola residenziale del coro dell’Abbazia) e 12 cantori professionisti adulti, conosciuti come Lay Vicars.
Nel settembre 2010, durante il suo viaggio in Inghilterra e in Scozia, Benedetto XVI ebbe modo di apprezzare la qualità altissima di questo coro, da lui ascoltato durante il vespro ecumenico celebrato nell'Abbazia di Westminster. Ma anche a Glasgow e nella cattedrale cattolica di Londra papa Ratzinger ascoltò splendide esecuzioni di musica liturgica, con brani sia antichi che contemporanei, alcuni composti per l'occasione in felice connubio tra modernità e tradizione.
Poco dopo il ritorno a Roma di Benedetto XVI, don Palombella fu nominato direttore del coro della Cappella Sistina. Va da sé che per la malmessa Cappella Sistina il confronto con il coro di Westminster programmato a fine giugno sarà a dir poco imbarazzante.
I due cori canteranno brani della tradizione romana degli ultimi quattro secoli, da Palestrina a Lorenzo Perosi. Inoltre, all’inizio e alla fine di ciascuna liturgia il coro di Westminster intonerà canti tratti dal repertorio corale inglese, della tradizione anglicana.
Il coro dell’Abbazia di Westminster, diretto dal cattolico James O'Donnell, è riconosciuto a livello mondiale come uno dei più raffinati nel suo genere. Conta circa 20 ragazzi (che frequentano tutti l’apposita scuola residenziale del coro dell’Abbazia) e 12 cantori professionisti adulti, conosciuti come Lay Vicars.
Nel settembre 2010, durante il suo viaggio in Inghilterra e in Scozia, Benedetto XVI ebbe modo di apprezzare la qualità altissima di questo coro, da lui ascoltato durante il vespro ecumenico celebrato nell'Abbazia di Westminster. Ma anche a Glasgow e nella cattedrale cattolica di Londra papa Ratzinger ascoltò splendide esecuzioni di musica liturgica, con brani sia antichi che contemporanei, alcuni composti per l'occasione in felice connubio tra modernità e tradizione.
Poco dopo il ritorno a Roma di Benedetto XVI, don Palombella fu nominato direttore del coro della Cappella Sistina. Va da sé che per la malmessa Cappella Sistina il confronto con il coro di Westminster programmato a fine giugno sarà a dir poco imbarazzante.
7 commenti:
Palombella?
Colui che dice che che i neumi sono solo scarabocchi per far litigare i gregorianisti?
La vera continuità consiste nel contentare tutti per non scontentare nessuno....
L'ennesima porcheria! E' l'esempio quando l'iniquità diventa tirannia! Ma non li riesce a fermare proprio nessuno?
C'è chi va avanti come un treno e chi si deve contentare delle "riserve indiane".
Si riaprono vecchie ferite... ma come conservare il rispetto umano per il MUSICISTA-teologo e Papa Ratzinger per questa nomina? Ultimo colpo inferto alla Tradizione liturgico-musicale?
Ditemi voi, aiutatemi...
Di colpi alla Tradizione ne sono stati inferti parecchi e noi siamo pieni dei lividi delle bastonature e anche di quel che dice l'Anonimo di chi va avanti come un treno, che non sono solo i musicisti mediocri.
Queste sofferenze le abbiamo nel cuore e possiamo solo ritrovarci con un interrogativo in più; ma non per questo mancheremo di rispetto al Papa o cesseremo di pregare per lui.
Nel frattempo gioiamo per il Summorum Pontificum e preghiamo e adoperiamoci perché sia sempre più diffuso.
La tradizione la portano i cantori, come di padre in figlio e non basteranno 50 Maestri diversi per strappare dalla Sistina la tradizione che porta dentro...ne sono intrise le mura..le pagine degli spartiti..l aria!tappare la bocca al povero Sandro Magister non servirà a nulla! Viva la Schola Romana e i cantori che la tramandano! Non mollate!
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