Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 12 febbraio 2014

Forse non è canonicamente valida la rinuncia di Papa Benedetto

Oggi Antonio Socci rilancia, sulla sua pagina Facebook, il tema di cui al precedente articolo Chi ha spinto Papa Benedetto a mollare e perché. 
Nel frattempo, Andrea Tornielli, invece, la butta su Ratzinger e ratzingeriani, come se si trattasse di partigianeria o faziosità e dalla sua visuale ristretta e vatican-dipendente, non coglie che non si tratta di Ratzinger versus Bergoglio, ma delle sorti della Chiesa e del Papato.
Pubblico di seguito il testo odierno di Socci:

Il “ritiro” di Benedetto XVI – un anno dopo – si tinge di giallo. Perché emergono “dettagli” che impongono di interrogarsi seriamente sulla sua effettiva validità canonica.
Parto da ciò di cui io stesso sono stato testimone personale. Nell’estate del 2011 ricevo da fonte certa la notizia: Benedetto XVI ha deciso di dimettersi e lo farà dopo aver compiuto gli 85 anni, cioè dall’aprile 2012.
Scrissi tutto su queste colonne il 25 settembre 2011. Fui seppellito da una valanga di risposte sprezzanti sia dall’entourage vaticano che dai vaticanisti. Arrivati alla primavera 2012 qualcuno dei vaticanisti fece ripetutamente notare che la mia previsione non si era realizzata.
Io risposi che si era in pieno nella tempesta di Vatileaks e per quella ragione il Papa non si era ancora dimesso. Infatti l’11 febbraio 2012, appena chiuso il caso Valileaks, Benedetto XVI comunica il suo clamoroso ritiro (si era sempre nel suo 85° anno).
Tuttavia ancora ieri i rosiconi di “Vatican Insider” scrivevano: “Nel corso degli anni, sui giornali italiani, Antonio Socci e Giuliano Ferrara parlarono, con motivazioni diverse, dell’ipotesi che Joseph Ratzinger si dimettesse. Nessuno, a ogni modo, seppe prevedere la tempistica”.
A parte il fatto che la mia era una notizia, mentre l’articolo di Ferrara, uscito mesi dopo, era una sua riflessione culturale, nel mio articolo la tempistica era molto ben definita.

LA CONFERMA DI BERTONE

Inoltre ieri il cardinale Bertone, con una intervista al “Giornale”, ha rivelato: “Il Papa aveva maturato la decisione da tempo, me ne parlò già a metà del 2012”.
Poi decise di ritardare un po’ la comunicazione per le tante tempeste che erano in corso. Ma la decisione era stata presa per l’aprile 2012. Proprio come avevo scritto.
A questo punto mi sono chiesto come facevano quelle mie fonti a sapere con certezza tutto questo già nell’estate del 2011, due anni prima? Chi e perché era in grado di conoscere una cosa simile?
O qualche persona molto vicina al Papa, oppure qualche gruppo di persone che l’aveva con lui “patteggiata” e ottenuta. Ebbene, nell’estate 2011 le persone vicine al Papa non lo sapevano. Dunque ci sono state forze che hanno voluto e premuto per quella decisione fino a “strappargli” una data?

COMPLOTTO ?

Non credo che sia un’esagerazione complottista perché, oltre ai fortissimi attacchi esterni, che hanno connotato il suo pontificato, Benedetto XVI è stato avversato in modo durissimo fin dall’inizio all’interno del mondo ecclesiastico: è evidente dal documento con cui un gruppo di cardinali anonimi, subito dopo il Conclave del 2005, ha infranto il giuramento sul Vangelo diffondendo un presunto Diario delle votazioni che delegittimava Ratzinger e in pratica gli lanciava il segnale di mollare. Prefigurando subdolamente dei fatti che poi si sono davvero realizzati.
Quella delegittimazione pubblica di un papa appena eletto, da parte di cardinali spergiuri, nascosti dietro l’anonimato, non ha eguali nella storia moderna della Chiesa.
E’ possibile pensare che da lì si sia dipanata tutta una strategia ostile che evidentemente puntava proprio alle dimissioni del Papa. Nel libro “Attacco a Ratzinger”, del 2010, Andrea Tornielli e Paolo Rodari, riportano la dichiarazione di un importante cardinale che, dopo il Conclave del 2005, disse di papa Benedetto: “due o tre anni, non durerà più di due o tre anni” (e “lo faceva accompagnando le parole con un gesto delle mani, come per minimizzare”).

INQUIETANTE APPUNTO

Va ricordato anche l’inquietante “appunto” consegnato a Benedetto XVI il 30 dicembre 2011 dal cardinale Dario Castrillòn Hoyos, nel quale si riferivano le cose che un altro cardinale, Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, nel novembre 2011, avrebbe detto ad alcune persone in colloqui avuti a Pechino.
Il Cardinale Romeo, secondo l’estensore del rapporto, avrebbe “aspramente criticato papa Benedetto XVI”. Infine “sicuro di sé, come se lo sapesse con precisione il Cardinale Romeo ha annunciato che il Santo Padre avrebbe solo altri dodici mesi da vivere. Durante i suoi colloqui in Cina ha profetizzato la morte di Papa Benedetto XVI entro i prossimi 12 mesi”.
Tale documento uscì poi sulla stampa nel febbraio 2012 e fece scalpore, ma fu subito dimenticato, anche dai media (sempre superficiali). Declassato a chiacchiera di qualche svagato che aveva frainteso tutto, immaginando attentati e cose simili.
Di certo quel rapporto aveva aspetti strani, ma alla luce di ciò che è davvero accaduto nei dodici mesi successivi, si può dire che era proprio casuale che fosse prevista con certezza l’uscita di scena di Ratzinger?
Di sicuro, con tutto questo oscuro subbuglio di Curia, appaiono poco credibili oggi dichiarazioni come quella fatta a caldo, al momento delle dimissioni del papa, dal cardinale Sodano: “Un fulmine a ciel sereno”.
Sodano – che era Segretario di Stato nel 2005 e fu sostituito da Benedetto XVI nel 2006 - è poi colui che, come decano del Sacro Collegio, ha gestito il nuovo Conclave del 2013. E resta l’uomo forte della Curia.

IL GIALLO

La vicenda delle dimissioni di papa Benedetto è sempre più misteriosa. E pure imbarazzante. Non a caso, per l’anniversario del ritiro, si sono lette cose surreali, come la dichiarazione del cardinale Cottier che ad “Avvenire” ha detto: “Con molta lucidità egli ha misurato le proprie forze e il lavoro da fare. E ha deciso che non si può forzare la Provvidenza”.
Restare al suo posto sarebbe stato “forzare la Provvidenza”? E in quale bignami della teologia sarebbe scritta una simile castroneria, offensiva per papa Benedetto e pure per la Provvidenza, che non è ritenuta in grado di guidare le vite umane? Forse che il Conclave del 2005 andò contro la Provvidenza?
Eccoci dunque davanti alla domanda cruciale: quella sulla “rinuncia” di Benedetto XVI. L’11 febbraio 2013 egli l’annunciò solennemente “ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà”.
Non è ammissibile dubitare delle sue parole, quindi il suo fu un gesto libero. Tuttavia per ottenere una decisione in tal senso si può premere in molti modi. Non necessariamente con un’imposizione diretta.
C’è chi ha avanzato l’ipotesi che il Papa abbia sentito ventilare eventi catastrofici per la Chiesa che, in cuor suo, riteneva di poter scongiurare facendosi da parte. In questo caso avrebbe preso liberamente la sua decisione, ma quanto sarebbe valido il suo ritiro?
Il problema della validità canonica delle sue dimissioni è enorme. L’invalidità infatti – secondo alcuni canonisti – non riguarda solo il caso di costrizione, ma è da discutere anche in altri casi.

SEGNALI SIGNIFICATIVI

Per esempio ci si può domandare se il Pontefice in cuor suo ha messo nella decisione il concorso della volontà, cioè se si è ritirato – oltreché esteriormente – anche interiormente.
Sembra una questione aleatoria, ma nelle cose di Dio il cuore, che Lui solo vede, è determinante.
Infatti perfino per i sacramenti è necessario questo requisito. Nella consacrazione dell’eucaristia ci vuole materia, forma e intenzione: se manca anche solo uno di questi elementi il sacramento è invalido.
Per esempio se manca l’intenzione interiore del sacerdote di consacrare, se egli formula le parole, ma non ha l’intenzione di consacrare, la consacrazione non è valida.
Benedetto XVI si è ritirato anche interiormente?
Oltre al linguaggio delle parole c’è quello dei gesti. Quello che vediamo è che ha scelto di continuare a stare “nel recinto di Pietro”, di vestire in abito bianco, di definirsi “papa emerito” e di continuare a chiamarsi Benedetto XVI (si firma così).
Inoltre ha rifiutato il cambiamento del suo stemma che lo riportava a cardinale, tenendo ancora quello con le chiavi di Pietro. Il Vaticano ha fatto sapere che Benedetto “preferisce non adottare un emblema araldico espressivo della nuova situazione creatasi con la sua rinuncia al Ministero Petrino”.
Sappiamo che nella Chiesa c’è anche il “magistero tacito” . Forse questo è il caso. E di certo Benedetto è in accordo con Francesco. Un bel mistero.
Antonio Socci
Da “Libero”, 12 febbraio 2014

126 commenti:

Turiferario ha detto...

E' il motivo per cui i Papi in passato non si dimettevano se non in casi particolarissimi ed eccezionali: chi può garantire con assoluta certezza che le dimissioni siano realmente libere e spontanee? E così ci sarà sempre chi potrà sostenere che il vero Papa è quello dimissionario, mentre il nuovo eletto è un usurpatore. Questa è la situazione che si è creata, e che bisogna tenersi non essendoci soluzioni a portata di mano. Diciamo che non è il problema peggiore per la Chiesa in questo momento.

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...


http://opportuneimportune.blogspot.it/2014/02/antonio-socci-e-il-secretum-pontificis.html?m=1

Anonimo ha detto...

dunque anche l'elezione di Bergoglio NON è canonicamente valida !

Anonimo ha detto...

Viva il Papa, Benedetto XVI!

Amicus ha detto...

Qualche settimana fa, don Mauro Tranquillo ha scritto un articolo in proposito sul sito italiano della FSSPX. Citando un paio di canonisti assai noti della prima metà del secolo scorso, tra cui il noto p. Cappello S.J., afferma che, a differenza di quanto avviene nei sacramenti (e citava il caso del matrimonio), la coercizione NON intacca la validità dell'atto dell'abdicazione di un Papa, che resta valida anche se avvenuta dietro ricatti o minacce.
Quindi l'argomento del complotto e del ricatto, del resto difficile da provare de facto, non sarebbe comunque efficace per dichiarare l'invalidità della rinuncia di Papa Ratzinger.

Resta intatto invece, come già accennavo in un post recente, l'argomento da me portato, e che non si basa sulla mancanza di libertà nella rinuncia di Ratzinger,bensì sul fatto che egli ha rinunciato ad esercitare il solo ministero attivo del Papato, e non le intere funzioni papali.
Ora, un Papa che rinuncia al mero esercizio attivo della sua carica è comunque sempre Papa, alla stregua degli altri Papi che in passato,sia pure senza la loro volontà in quanto esiliati o imprigionati, non hanno potuto esercitare il loro ministero papale attivo.
Di conseguenza, la convocazione del conclave del 2013, anche se stabilita dallo stesso Benedetto XVI, sarebbe del tutto invalida come di conseguenza anche l'elezione di Bergoglio.
Questo è in realtà il punto da risolvere, al quale finora nessuno ha saputo dare una risposta.

biceps potestas ha detto...

diceva c. Baronio (bersagliato da molti insulti sul web di gente che non riusciva a capire la profondità delle sue riflessioni derivanti da età avanzata, conoscenza vasta degli ambienti curiali e retta Dottrina nei giudizi ben ponderati sugli eventi ecclesiali di vari decenni cruciali), un anno fa, dopo il fatidico 11 febbraio, circa la presenza di due papi:

Va da sé che, in questa nuova visione della Chiesa, il Primato - non risiedendo più nella sola persona del Pontefice Romano - può ed anzi deve essere esercitato da un organo collegiale, quale potrebbe essere in futuro il Sacro Collegio, oppure da una forma inizialmente diarchica (un Papa regnante ed uno emerito, ad esempio) e poi oligarchica (più Papi con specifiche mansioni: uno che si occupa della Pastorale, uno delle Canonizzazioni, uno dei Viaggi Apostolici, uno dell'amministrazione ecc.).

Si comprende che, nella sostanza, l'intenzione è quella di rimuovere la figura del Pontefice depotenziandola, visto che di fatto si affiderebbero ai Papi le mansioni dei Prefetti di Dicastero.

Laddove questa sciagurata eventualità dovesse realizzarsi, non vi è dubbio che si verrebbe a creare una controchiesa che nulla ha a che vedere con la Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana, e che questo sinedrio infeudato in Roma non avrebbe titolo per dirsi la prosecutore della divina missione affidata da Cristo alla Sua Chiesa.


"Lascia sconcertati la naturalezza - oseremmo dire la non chalance con cui il Pontefice oggi dimissionario si sia prestato all'introduzione di una innovazione foriera di tanti e tali sventure per la Cristianità.
Si tratta di un gesto che, dopo quello non meno eclatante dell'abdicazione al Soglio di Pietro, imprime uno slancio inaudito alla corsa del più sconsiderato progressismo che la Chiesa sta vivendo dal Concilio in poi.

Quanti si ostinano a voler vedere in quella infelice assise un segno dei tempi, potranno ora vedere la portata profetica degli errori conciliari, che non hanno fatto altro che applicare alla Chiesa quel che la Rivoluzione Francese aveva fatto nel governo della cosa pubblica:
le Monarchie cattoliche di diritto divino abbattute e sostituite con governi parlamentari sedicenti democratici, in cui l'autorità del padre - figura della Divina Paternità che Dio esercita sull'umanità intera - doveva essere cancellata e turpemente parodiata.

A quale "bianco padre" si potrà guardare d'ora innanzi, quando a breve ve ne saranno due? E se i figli della Chiesa avranno due padri, avrà forse essa due sposi? Ancora: se il prossimo Papa dovesse abdicare anch'egli, si avranno due Papi emeriti e un terzo regnante?

Occorre sollevarsi dinanzi a queste deviazioni che sfigurano la Sposa del Nostro Signore e Salvatore. Bisogna rivolgersi ai Cardinali e ai Vescovi che ancora non si sono lasciati traviare dagli errori conciliari e chiedere loro che esprimano una condanna ferma e decisa verso la deriva modernista del Papato e della Chiesa.

Rimanere inerti in questo momento significa rendersi complici dei nemici di Cristo.
------------------

l'art. fu scritto il
28 febbraio 2013 09:33

Amicus ha detto...

Ho dimenticato il link all'articolo di don Mauro Tranquillo:
http://www.sanpiox.it/public/index.php?option=com_content&view=article&id=1166:di-nuovo-sull-abdicazione-del-papa&catid=64:crisi-nella-chiesa&Itemid=81

mic ha detto...

Caro Amicus,
è esattamente il punto delle mie riflessioni e perplessità fin dall'inizio

Resta intatto invece, come già accennavo in un post recente, l'argomento da me portato, e che non si basa sulla mancanza di libertà nella rinuncia di Ratzinger,bensì sul fatto che egli ha rinunciato ad esercitare il solo ministero attivo del Papato, e non le intere funzioni papali.

http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013/02/servus-servorum-non-nella-potesta-dell.html

http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013/03/una-chiesa-con-due-papi-una-ipotesi.html

http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013/07/vi-pare-normale-ma-tale-lo-stanno.html

E nessuno ne parla (o per lo meno siamo in pochi).
Oggi, per la prima volta Tornielli cita - ed è il primo - quella che ho chiamato anomala 'diarchia'. Ma ovviamente lo fa in termini superficiali e spregiativi.

Non c'è nessuno che discuta seriamente e con competente responsabilità su questi temi scottanti.

Renzo T. ha detto...

Abbiamo scoperto in quest’ultimo anno che con l’emanazione del Motu Proprio Summorun Pontificum, Ratzinger si è palesato essere un “pelagiano”. Registriamo tale codificazione e non commentiamo per scarsità di competenza. Pensavamo che l’eresia di Pelagio, fosse altra cosa, ma c’è sempre tempo per imparare e ricredersi. Pertanto, ci risultano oggi più chiare tutte le opposizioni che i vescovi hanno riservato al Motu Proprio di Benedetto XVI: non volevano cedere all’eresia!

Cesare Baronio ha detto...

Il mio articolo sulla biceps potestas risale al 25 Ottobre 2010... Scrivevo allora:

"A questo punto ci si chiederà: «Come possiamo contribuire, noi?» Per assestare un colpo magistrale agli usurpatori, basta parlare di loro: la loro forza sta nel poter agire nell'ombra, nel sapersi invisibili e nel poter così operare indisturbati, specialmente di fronte all'opinione pubblica. Sono talmente pieni di sé, da credersi intoccabili e potentissimi: forse sanno esserlo con i singoli, a tradimento, o con la maldicenza, ma appena si accendono su di loro i riflettori, si ritirano inorriditi. Smascherarli, indicare i loro maneggi, scoprire le loro mosse e interpretare le finalità di quanto progettano è il modo migliore per disarmali, perché questo attira su di essi l'attenzione non solo dei Superiori e dei confratelli, ma anche dei media, che non sempre sono allineati, specialmente su internet, dove i blog sono letti assiduamente anche Oltretevere.

E dove la semplice allusione o l'indicazione della carica ricoperta non sia sufficiente – qui legit intelligat – si facciano anche i nomi, perché non c'è nulla di male a chieder conto alle Loro Eccellenze di quel che fanno. E sarà un bel banco di prova: allora la libertà dei figli di Dio, la comunità dei credenti, il governo democratico della Chiesa e tutto il ciarpame ideologico di cui ci hanno rintronato in questi ultimi quarant'anni si dimostreranno flatus vocis, ed essi si ergeranno – guarda un po' – a difensori di quell'autorità che per primi hanno contribuito a demolire. E andranno a pestare i piedini dal Cardinal Prefetto, o a piagnucolare al Sacro Tavolo, perché non li si vuole lasciar tranquilli a distruggere la Chiesa lontano da occhi indiscreti. Piangete, cari: adesso tocca a voi".

Cesare Baronio ha detto...

Dimenticavo il link all'articolo "Biceps potestas":

http://opportuneimportune.blogspot.it/2013/03/biceps-potestas.html

Anonimo ha detto...

lo stemma è un non problema: tutti i vescovi emeriti si tengono quello vecchio. Vuol forse dire che molte diocesi hanno due vescovi in carica??? cerchiamo di essere seri
Paola

mic ha detto...

Anche mons. Georg lo sapeva da tempo.

http://www.famigliacristiana.it/articolo/il-papa-nascosto-parla-monsignor-georg--un-anno-accanto-a-benedetto.aspx

Purtroppo c'è sempre di mezzo l'ambiguità tipica del post concilio.
Dicevo che le letture sono due, ferma restando la paralisi di governo indotta che è un dato reale, insieme peraltro alla "desistenza" di fondo indotta dalla collegialità:
1, convinzione razionale, opinabile in rapporto al mandato petrino che comporta la "translatio personae". Tutravia in contraddizione col mantenimento delle prerogative sottolineate.
2. Effettiva scelta imposta per coercizione diretta o indiretta.

Resta ancora un'altra ipotesi, posta non so con quale attendibilità. Quella di un mandato "a tempo" per garantire una transizione soft in attesa del maturare dei tempi per la "rottura" effettiva anche 'formale', così come sta accadendo, con - almeno così appare - la piena adesione del papa emerito.

Alessandro Mirabelli ha detto...

Scrivo dal Piemonte. Qui il quotidiano più diffuso e' La Stampa per il quale scrive Tornielli. Se c'è un giornale di regime posso assicurare che è proprio La Stampa. E Tornielli dal 13 marzo scorso e' visceralmente allineato, direi supinamente allineato. Ho il dubbio che talvolta gli articoli da lui firmati siano solo delle veline scritte in qualche ufficio di Curia. Rivelerò inoltre che durante l'ultima gmg a Rio il buon Tornielli non trovo' niente di meglio che intervistare Leonardo Boff, il padre della corrente marxista della teologia della liberazione. Venendo in medias res, teniamo presente che Ratzinger da cardinale disse che quando le condizioni fisiche del Papa sono sufficientemente serie, egli doveva lasciare.

mic ha detto...

Comunque la si rigiri è una gran brutta storia.

Anonimo ha detto...

Anche Francesco, da buon gesuita, sa che le cariche passano e si ritirerà quando sarà il momento. Allora le dimissioni papali diventeranno routine e non qualcosa di straordinario.
Clara

Anonimo ha detto...

Chiusura articolo di Socci: ".. e DI CERTO Benedetto è IN ACCORDO con Francesco" sicuro questo? Se così fosse ci sarebbe da sviluppare un'ulteriore riflessione. m

Anonimo ha detto...

Alessandro

Leonardo Boff e Francesco si sono scritti delle lettere, come ha rivelato un'amica del papa Argentino, e il vescovo di Rio creato cardinale da Francesco ha regalato l'ultimo libro di Boff al Papa durante le giornate della gioventù. il papa ha apprezzato il dono e il libro.
Paola

Anonimo ha detto...

Già, Mic, lapidaria, è una bruttissima storia di cui non se ne verrà mai a capo perché Ratzinger non lo dirà mai apertis verbis, solo in caso davvero scrivesse le sue memorie e se e quando mai verranno rese pubbliche, forse si saprà qualcosa in più.....un'ultima cosa, il sig. Tornielli se la deve finire di irridere e lasciare insultare sul suo blog le persone definite spregevolmente 'vedove', a parte il fatto che non sono tutte donne, perché per GP2 gli 'orfani' erano omaggiati e coloro che hanno amato papa Benedetto devono essere considerati decerebrati? Mi associo a quanto sopra, stampa, corsera e repubblica sono giornali del soviet. Lupus et Agnus.

Luís Luiz ha detto...

Se tra le condizioni della rinuncia presenti sul Codice di Diritto Caronico è la libertà dell'atto, non capisco come un atto fatto sotto ricatto possa essere libero. Ovviamente esiste una libertà essenziale dell'uomo, ma sicuramente non è di questa libertà che si parla. Ma forse l'argomento più forte per l'invalidità sia il comportamento stesso di papa Francesco e sopratutto dei suoi seguaci, Braz de Aviz e Maradiaga..

Anonimo ha detto...

Forse Ratzinger anche e non solo in ragione dei venti di scisma non ha voluto esserne coinvolto. E resta papa mentre l'altro fa il piacione con la gente e i media e chissà se consapevolente o meno porta avanti la dissoluzione.

mic ha detto...

Segnalo, su traditio liturgica

http://traditioliturgica.blogspot.it/2014/02/cristianita-occidentale-sei-ancora-viva.html?m=1

Anonimo ha detto...

"e DI CERTO Benedetto è IN ACCORDO con Francesco" se così fosse dovrebbe esserci una consapevolezza reciproca dei rispettivi ruoli (due Papi non può essere). Francesco sarebbe una specie di luogotenente, un "vescovo di Roma" ma non Papa, un generale (gesuita) da campo messo lì (oltre che per fare da scudo a BXVI) anche per evitare uno scisma e per fare pulizia, probabilmente si era certi della sua elezione ben prima del conclave (e mettiamoci anche che si firma semplicemente "Francesco"). C'è qualcosa che non sappiamo, e che forse non sapremo mai. Sicuramente l'ipotesi è assurda m

Turiferario ha detto...

Benedetto quando era ancora Papa dichiarò che il suo successore eletto dal conclave avrebbe goduto della sua piena obbedienza: una posizione che in seguito non è mai stata messa in discussione. Dunque in caso di dimissioni non valide e conseguente elezione di un antipapa avremmo un Papa legittimo che però si dichiara obbediente e sottomesso a un antipapa... Cose da pazzi. In confronto lo Scisma d'Occidente sarebbe un gioco da ragazzi.

Anonimo ha detto...

Eugenio Corti, un uomo capace di attraversare il secolo che ha negato Dio armato della sola fede cattolica – di Alessandro Gnocchi – Mario Palmaro
http://www.riscossacristiana.it/eugenio-corti-uomo-capace-di-attraversare-il-secolo-che-ha-negato-dio-armato-della-sola-fede-cattolica-di-alessandro-gnocchi-mario-palmaro/

Andrea Carradori ha detto...

Concordo con quanto ha scritto Amicus : " Qualche settimana fa, don Mauro Tranquillo ha scritto un articolo in proposito sul sito italiano della FSSPX. Citando un paio di canonisti assai noti della prima metà del secolo scorso, tra cui il noto p. Cappello S.J., afferma che, a differenza di quanto avviene nei sacramenti (e citava il caso del matrimonio), la coercizione NON intacca la validità dell'atto dell'abdicazione di un Papa, che resta valida anche se avvenuta dietro ricatti o minacce.
Quindi l'argomento del complotto e del ricatto, del resto difficile da provare de facto, non sarebbe comunque efficace per dichiarare l'invalidità della rinuncia di Papa Ratzinger."
Il Papa c'è : Francesco !
La ferita, che la Provvidenza ha reso NON mortale, delle dimissioni di Papa Benedetto XVI rimarrà sempre a testimonianza della grave situazione in cui versa la Chiesa Cattolica.

Zag ha detto...

Molto bello l'articolo, spero che Socci continui in questa direzione, perché farebbe un bel servizio alla Verità. Potremmo aggiungere alle sue tesi gli errori in latino della dichiarazione di rinuncia, il mancato uso della mitria da parte di Francesco nella benedizione Urbi et Orbi, degli appartamenti papali ecc. Semplici coincidenze? Io non so dove sta la verità, non so più cosa pensare, mi sento confuso e smarrito con la presenza di due papi, ma per favore chi sa ce la dica, avremmo tutto il diritto di saperlo. Se non altro perché la Chiesa è di tutti e non di proprietà di pochi.

mic ha detto...

La "sottigliezza bicipite" di cui parla Amerio a proposito della riforma liturgica la ritroviamo in tanti discorsi. A proposito di Ratzinger tuttavia si può parlare di sottigliezza, quanto ad altri resta solo il bicipite.

Anonimo ha detto...

Alla vostra cortese attenzione:

http://traditioliturgica.blogspot.it/2014/02/cristianita-occidentale-sei-ancora-viva.html

mic ha detto...

Grazie.
Lo avevo già scoperto io e segnalato più su :)

Anonimo ha detto...

“Benedetto XVI dovrebbe rassegnarsi : i tempi sono maturi per un papa ‘nuovo’, magari latinoamericano …” (L.Brunelli, Limes settembre 2005 )
http://traditiocatholica.blogspot.it/2014/02/benedetto-xvi-dovrebbe-rassegnarsi-i.html

Stefano78 ha detto...

Alcune riflessioni:

1. In base a cosa la coercizione e il ricatto non sarebbero elementi, magari non decisivi ma comunque essenziali a dare indicazione di invalidità della abdicazione? In sostanza, io VOGLIO rimanere Papa ma mi COSTRINGONO in vari modi a dichiarare ciò che non voglio, e questo non ha impatto alcuno sulla validità di questa abdicazione? Per esempio: se la materia della minaccia che mi fa abdicare non riguarda me Papa, ma la vita stessa dei fedeli? Possibile che non intacchi la validità della abdicazione? Ripeto: magari non è determinante, ma che non sia nemmeno considerabile mi sembra una grande forzatura.

2: Chi comincia a farsi domande come Socci, che però se le fa in modo autoreferenziale e con grande arroganza perché NON ACCATTA DI DISCUTERE CON NESSUNO, almeno da un po' di tempo a questa parte, spesso non VUOLE constatare un dato di fatto. Lasciando da parte le considerazioni teologiche sul modernismo pratico diffuso nella Chiesa e sulla parte che hanno avuto i Papi del post-concilio, una cosa credo sia inconfutabile: l'EVIDENTE rottura tra Francesco e Benedetto! E' una rottura EVIDENTE, esplicitata nella prassi stessa (che ormai conta DA TEMPO più della dottrina) di Francesco. Per quale motivo essa esista, è sicuramente discutibile. Ma discutere SE essa esista mi sembra una assurdità. E' EVIDENTE.

E' chiaro che concordo con l'analisi che focalizza il punto più evidente della presunta (per me ormai è CERTA) invalidità della abdicazione nella "Invenzione" di Benedetto del Papato "non attivo".

Magari questo elemento è possibile che si inserisca in un'opera di convincimento volta a ottenere la rinuncia DEFINITIVA di Benedetto XVI...

Ma l'eventuale veridicità dell'ipotesi aggrava la situazione, non la rende certo più leggera.

Un fatto è chiaro. Volente o nolente, se la abdicazione(come ormai penso) non è valida, Francesco non è Papa legittimo.

Anonimo ha detto...

A proposito degli errori di latino, non vi ricordate anche quello dell'ora 29?

Anonimo ha detto...

Che abbia abdicato per un tremendo ricatto, e' difficile da provare, ma che abbia avuto un Pontificato molto difficile è un fatto, molti se non tutti fuori e dentro la chiesa erano contro di lui! Io comunque resto Ratzingeriana, non dimentico Benedetto.
Neri

mic ha detto...

Chi qualifica assurda l'ipotesi di don Mauro Tranquillo, sarà pubblicato quando ne dimostrerà con argomenti convincenti l'assurdità.

Io non mi cimento. Al momento ho formulato solo ipotesi e interrogativi fornendone le ragioni.

Per il resto sono in ascolto, in attesa di capir meglio, se sarà possibile.

Anonimo ha detto...

m 17:18
è per l'intesa Benedetto Francesco perchè questo faccia pulizia. Ma quale pulizia?
Della lobby omo non se ne parla più e si fa pulizia con le consulenze miliardarie e con i sondaggi democratici?

mic ha detto...

A proposito degli errori di latino, non vi ricordate anche quello dell'ora 29?

Sull'hora 29 abbiamo parlato qui

http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013_02_01_archive.html

Così scriveva il Corriere della Sera:

...Come appassionato del Tempo nella Storia umana, rifletto e filosofeggio nel giorno di questo strano martedì del Carnevale cristiano 2013. Quando scoccherà l’ora fatale del ritiro o se volete delle dimissioni o abdicazione dal soglio pontificio da parte del nuovo Celestino V? Il testo latino online recita: “die 28 februarii MMXIII, hora 29 (sic)”. Chi ha battuto il testo latino, nell’emozione del momento epocale, ha toccato sulla tastiera il 9 anziché lo zero, là vicino. E così, mentre dalla traduzione italiana tutti hanno saputo che l’ora X scoccherà alle 20,00 del 28/02/2013, gli storici troveranno - nella fonte primaria della lingua ufficiale del Vaticano - l’indicazione di un’ora di Cicerone (la 29.ma) che è inesistente.

Luís Luiz ha detto...

Sarebbe interessante conoscere i due testi dei Padri Coronata e Felix Cappello, Institutiones iuris canonici vol. I n. 316; De curia romana, II, Romae 1913, pagg. 6-7.

mic ha detto...

Paola 16:07 insiste sullo stemma, ma soprattutto sul considerare il papa come un qualunque vescovo.

vighi ha detto...

Le dimissioni di Papa Benedetto sono ancora dolorose e come per tutti la domanda principale è PERCHE!!! Io non mi pongo il problema se questa abdicazione sia valida oppure no ormai è avvenuta e sicuramente non si torna indietro tanto meno pensare che sia lo stesso Benedetto a farlo, non lo farebbe mai. Ha detto quelle parole e fino alla sua morte quelle rimarranno. Ciò che è successo dopo è una conseguenza di questa abdicazione, il conclave e l’elezione del nuovo Papa, che è legittimo. Credo che il pensare ad una illegittimità sia dovuto anche al fatto che questo Papa a molti di noi non piace qui sta il vero problema cosa dice e cosa pensa questo Papa. Non mi crea nessun problema pensare che ci siano due Papi contemporaneamente, so che per molti di voi è inaccettabile ma non ci trovo nulla di così inammissibile anzi il fatto che Benedetto non si sia allontanato da San Pietro e preghi per la Chiesa lo trovo confortante. Con il progresso nella medicina la vita si sia allungata e facilmente si arriva ad un’età intorno ai novant’anni, pensare ad un Papa così anziano che regge il carico dell’intera Chiesa Cattolica è irragionevole oltre che inumano alla fine si avrebbe un papato in cui chi comanda non sarebbe certo il Papa eletto. Perciò accetto e penso che se il Papa lo ritiene necessario sia possibile pensare dopo un certa età al suo ministero in altro modo. Questo ho capito dalla scelta di Benedetto,ciò non significa che l’accetti serenamente e sono sicura che se fosse stato sostenuto più amorevolmente da chi doveva non si sarebbe arrivati a questa scelta ma ormai è fatta e continuare a ripensare se questa sia legittima oppure no non serve a nulla. E’ ben chiaro che il Papa regnante è uno solo e così deve essere. A volte penso che se Papa Francesco non si firma come Papa,si dichiara solo vdr e rifiuta tutti simboli del papato lo faccia per rispetto di Benedetto chè è ancora in vita e ritiene essere ancora Papa seppur in una forma diversa. Forse sono sentimentale e il mio rispetto per Benedetto mi condiziona ma l’alternativa è pensare solo ai complotti e perdere di vista i tanti problemi che la Chiesa vive e le sfide che ha davanti. Un saluto Vighi

bernardino ha detto...

Diceva quel Papa, rischiando la vita, al capitano degli svizzeri, ""Non possumus, non debemus, non volumus"".
Chi per essere tolto dal trono di Pietro, deve essere strappato con la forza e chi con la forza viene gettato alle ortiche.
Un giorno, quando i nostri occhi non potranno piu' vedere e i nostri orecchi piu' udire, la storia forse ci dara' ragione; ma noi non ci saremo a dare risposta a chi avra' commesso questa nefandezza.

bernardino ha detto...

Dunque caro Don Mauro,
il vero Successore di Pietro, attualmente e' o non e' B.XVI?
Chi potra' darci questa risposta una volta per sempre?
E nella S.Messa quale nome dobbiamo pronunciare?
Lo so', sei un grande sacerdote, e da te non avro' mai una risposta, perche' non puoi, in quanto nella tua ordinazione hai fatto obbedienza al tuo vescovo ed ai suoi successori.
Ma qualcuno dovra' pur dirmi chi e' canonicamente e validamente il vero Vicario di Cristo.
Visto che Bergoglio continua incessantemente a dichiararsi solo vescovo di Roma, anche se il vescovo di Roma e' il Papa, Capo della Chiesa Cattolica.
Chi risolvera' questo rebus?
Avesse per caso ragione Baronio?
ormai siamo su quella strada.

una sola fede ha detto...

Io intanto, come mesi fa già espresso qua, continuo a ritenere non casuali i due elementi:

- un papa(?) che si rifiuta di vivere nella consueta dimora papale

- un ex(?) papa che vive ancora nei pressi della consueta dimora papale


...tuttavia, non facendo di mestiere lo Sherlock Holmes delle vicende vaticane, mi limito in questo caso a osservare e a continuare a pregare, certo che il Signore però continuerà a guidare la Sua Chiesa, cari fratelli.

Alessandro Mirabelli ha detto...

@ Zag: Francesco I non usa la mitria per un motivo molto poco recondito. Come tutti i gesuiti dell'era di Arrupe, lui liturgicamente è' sciatto. E non solo in questo. Ma preferisco fermarmi qui.

Mazzarino ha detto...

E' un anno che il potere di giurisdizione non è dove lo ha posto Cristo. I frutti si vedono. Eccome.

rosa ha detto...

Mic,
Paolainsiste perche', evidentemente, per lei il papa e' semplicemente il vescovo di Roma. Con il grado di conoscenza del cattolicesimo che ormai regna sovrano, non devi stupirtene.
Rosa

Zag ha detto...

Inviterei il caro Socci, che sono convinto sia un lettore fisso di questo blog, ad approfondire il tema del quarto segreto di Fatima da lui affrontato in un suo bellissimo libro, in relazione alle vicende ecclesiali che stiamo vivendo. Mi torna in mente anche un altro articolo che Socci scrisse all'indomani del gesto di Benedetto e nel quale invitava tutti i cardinali a rassegnare le dimissioni nelle mani del pontefice rinunciatario al fine di manifestargli la piena solidarietà e invogliarlo a ripensarci. Ovviamente nessun gesto del genere, chissà perché? Se avessero voluto bene a Benedetto, lo avrebbero fatto eccome.

Anonimo ha detto...

Francesco è il papa legittimo. Può non far piacere – a me, a noi certo non fa piacere –, ma è così: non c'è il minimo dubbio.

Non vorrei offender nessuno, ma le argomentazioni con cui si vorrebbe dimostrare l'invalidità, o anche solo mettere in dubbio la validità, della rinunzia di Benedetto sono risibili. Io non sono un canonista, ma basta avere un'infarinatura di diritto canonico e di teologia morale – e prim'ancóra, direi, un po' di buon senso – per rendersi conto che non c'è nessunissimo motivo per dubitare.

Le "rationes dubitandi" che ho visto addotte, la prima dal Socci e da altri, la seconda da Amicus, si riferiscono alla libertà della rinunzia e all'estensione della stessa, che avrebbe riguardato il solo "ministero attivo" del papa.

Quanto al primo punto, osservo:

a) Benedetto ha dichiarato di rinunziare "in piena libertà", e d'esser "ben consapevole" di quel che faceva: "BENE CONSCIUS ponderis huius actus PLENA LIBERTATE declaro" eccetera: dov'è da notare non solo il sostantivo, ma anche l'aggettivo, "in PIENA libertà".

Dirò col Socci: "Non è ammissibile dubitare delle sue parole, quindi il suo fu un gesto libero". E quindi valido, secondo il canone 332, § 2: per la validità si richiede "ut renuntiatio libere fiat", "che la rinunzia sia fatta liberamente". E qui, a meno di considerar Benedetto un bugiardo (o, peggio ancóra, un simulatore su tutta la linea), abbiamo di più della semplice libertà: abbiamo la "piena libertà": "plena libertate"!

Che situazioni e circostanze gravi abbiano influito sulla decisione di Benedetto XVI, è possibilissimo. Ma questo non toglie nulla alla libertà del suo atto: il papa ha valutato, ha riflettuto, ha pregato, e ha deciso.

Non dimentichiamo che parliamo d'una persona d'eccezionale intelligenza, cultura, rettitudine morale, libertà interiore.

b) Per quanto condizionata si voglia supporre (senza provarlo) la decisione di papa Ratzinger, essa resta sempre sostanzialmente libera, e quindi valida. Per il diritto canonico (che non fa qui, mi sembra, che riferire l'esigenze del diritto naturale, valide "ex natura rei") ci vorrebbe ben altro, come prova bene don Mauro Tranquillo, per poter anche solo dubitare della validità della rinunzia! Perché una cosa è certa: Benedetto non aveva una pistola alla tempia, non era sotto l'effetto d'una coazione, né fisica né morale. Insomma, ha fatto quel che ha voluto fare, dopo averci lungamente pensato su.

(SEGUE)

rocco ha detto...

la coercizione , se c'è stata, non è un elemento sufficiente perchè se il papa ha subito un ricatto , qualunque esso sia stato,non è dato sapere se la sua scelta è stata fatta per paura, e allora potrebbe essere non libera perche frutto di codardia . ma se la scelta è avvenuta per altro motivo, non per salvaguardare se stesso , ma per amore di Cristo e della Chiesa, allora e' stata libera. cioe' il papa non ha avuto paura di essere ucciso o che altro ma ha fatto questa scelta data la gravità del momento, per il bene.
inolre non che che il papa per gli stessi motivi sia obbligato a rivelare il perche' della sua scelta. come dice Socci , quindi, bisogna guardare al cuore di Benedetto xi , e questo lo puo fare solo Dio. di sicuro il momento è grave e non bisogna dormire.
per quanto riguarda il termine "vedove", e' una espressione molto di moda tra i politically correct speech, che rivela un atteggiamento aggressivo remissivo che quindi va ignorato.

Anonimo ha detto...

(SEGUE)

Quanto poi alla seconda "ratio dubitandi", espressa da Amicus, mi sembra proprio un arzigogolo anch'essa.

"[D]eclaro me ministerio episcopi Romae, successoris sancti Petri, [...] renuntiare ita ut a die 28 februarii MMXIII, hora 20, sedes Romae, sedes sancti Petri vacet, et conclave ad eligendum novum Summum Pontificem ab his quibus competit convocandum esse."

"Dichiaro di rinunziare al ministero di vescovo di Roma, successore di san Pietro, [...] sicché dal 28 di febbraio del 2013, alle 8 di sera, la sede di Roma, [cioè] la sede di san Pietro, sarà vacante; e [dichiaro] che dev'esser convocato, da quelli a cui spetta, il conclave per eleggere il nuovo Sommo Pontefice."

Ora, messi da parte i cavilli, qual è il senso ovvio di queste parole? Più chiaro di così...!: il papa rinunzia (abdica, si dimette), e dalle 8 di sera del 28 febbraio non ci sarà più il papa: la sede di Roma sarà vacante, e il conclave dovrà eleggere il successore di Benedetto.

Benedetto o è o non è papa, "tertium non datur": non si può esser papi a metà. Di papi ce ne può essere uno solo, e le funzioni o le prerogative o i poteri o i carismi del papa non si posson dividere: uno li ha, se è papa, tutti, e se non è papa non ne ha nessuno. Non si può non esser più papi quanto al "ministero attivo" (?), ma seguitare a esser tali sotto altri aspetti.

Se poi si vuol dire che Benedetto avrebbe voluto rinunziare solo all'uso del potere di governo della Chiesa, delegandone per così dire in bianco l'esercizio a un altro, questo è manifestamente falso. Basti dire, tra tante cose che si potrebbero osservare, che Benedetto ha dichiarato doversi convocare il conclave: ora, il conclave si convoca per eleggere il papa, e il papa s'elegge perché il papa precedente non c'è più (è morto, o comunque non è più papa). È tutto d'una chiarezza cristallina.

Vi prego, non ci mettiamo su questa strada. Queste teorie strampalate rischiano di screditarci da un lato, e dall'altro di crear nuovi ulteriori.

Ricordiamoci che "subesse romano pontifici" è "de necessitate salutis", esser sottomesso al romano pontefice è necessario per la salvezza, secondo la definizione di Bonifazio VIII. E il papa, oggi, si chiama Francesco.

Maso

Anonimo ha detto...

"Queste teorie strampalate rischiano di screditarci da un lato, e dall'altro di crear nuovi ulteriori."

Volevo dire "di crear nuovi problemi".

Maso

Anonimo ha detto...

Una commentatrice abituale di questo blog definirebbe tutto ciò "fantareligione". Ebbene, ci siamo: ci avviamo velocemente a quanto prefigurato nella Visione apocalittica di Fatima. "Chi potrà salire il Monte del Signore? Chi ha mani innocenti e cuore puro" (Sal 24). "Finalmente il mio Cuore Immacolato trionferà".

Luís Luiz ha detto...

Ovviamente, se c'era ricatto, quello che ne era l'oggetto non poteva denunciarlo, per lo meno chiaramente. Dunque, le parole di Benedetto XVI sarebbero le stesse, con o senza ricatto e non possono provare niente su questo argomento.

Stefano78 ha detto...

@Maso

Che Benedetto XVI NON ABBIA RINUNCIATO al Papato è EVIDENTE dai suoi atti successivi che sono stati ricordati qui (nemmeno tutti) e che non ripeto.

L'abdicazione rende il Papa non più Papa...e non Papa "in modo diverso". Se nella declaratio egli ha detto "liberamente" che "rinunciava", altrettanto "liberamente" ha detto che "rimane PAPA", solo in "modo diverso". Dunque, come dici tu, tertium non datur.

Inoltre, nel MOTIVO della declaratio, è presente un unicum: per l'età avanzata! E' possibile abdicare al Papato perché si è vecchi?

Inoltre, volevo far sommessamente notare una cosa: in tutte le interviste recenti, non ultima quella del segretario di Benedetto (a proposito VUOLE FARSI CHIAMARE COSI'!), si dichiara APERTAMENTE che il Papa STA BENE IN SALUTE, che è molto attivo, legge, suona, passeggia, studia teologia, intrattiene relazioni.... MA NON DOVEVA SPARIRE AL MONDO E RITIRARSI? MA NON ERA IN "GRAVI CONDIZIONI DI SALUTE"?

E' inutile SCAPPARE. Qui siamo davanti ad una EVIDENTE invalidità, per motivi complessi e diversi. E bisognerebbe elencarli in modo chiaro in uno studio fatto ad hoc

RIC ha detto...

Riporto, per quel che vale una sensazione che avevo avuto mesi fa leggendo un articolo di Mastino ( http://www.papalepapale.com/develop/il-cancro-di-benedetto-xvi-la-deposizione-di-francesco-tra-un-anno/).
Ebbene ad un certo punto una fonte dello stesso Mastino affermava riferendosi all'attuale vdr:
“questo pontificato farà storia, indubbiamente storia, ma non immagini neppure quale genere di storia”.
Ora, fermo restando che detesto gli pseudo scrittori alla Dan Brown, ma partendo dal presupposto della buona fede dell’articolista e della sua fonte c’è un qualcosa che non quadra: se la fonte è effettivamente attendibile, se non sta millantando e dunque se non è qualcuno che pretende di “leggere il futuro” è evidente che “ il fare storia” di Bergoglio si riferisce ad un evento già avvenuto. Da qui il mio dubbio che si possa trattare di qualcosa relativo alla sua elezione. Anche perché questa frase è inserita nel contesto più generale di un articolo in cui si parla anche della rinuncia di BXVI.

Stefano78 ha detto...

Il diritto canonico così recita: "Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti"

Dunque se la rinuncia è fatta per una sia pur minima e remota "coercizione" NON E' VALIDA e se non è fatta "debitamente", come dimostrano i testi della declaratio e i successivi "unicum" stabiliti da Benedetto XVI (lo sto chiamando così perché SI VUOLE FAR CHIAMARE COSI'), allora NON E' VALIDA.

C'è poco da girarci intorno e arrampicarsi sugli specchi.

Inoltre vorrei dire un'altra cosa. Possibile che si possa assommare l'ufficio del Romano Pontefice ad un semplice "uffcio" come gli altri? Ad una semplice FUNZIONE? Quando Gesù dette il primato a San Pietro CAMBIO' la sua Identità! Gli disse che non sarà più SIMONE ma PIETRO! L'identità di Pietro è DIVERSA da quella degli altri, ha dei POTERI che gli altri non hanno, ha delle prerogative che gli altri NON HANNO. In forza di un'elezione DIVINA che USA il Conclave come MEZZO, ma che quando legittima è un'investitura data direttamente da DIO IN PERSONA.

Dunque il Papa è una "funzione"? O è una IDENTITA'? In realtà la domanda non si dovrebbe nemmeno porre..

Turiferario ha detto...

Chiedo venia, ma questo argomentare che Benedetto non si è mai dimesso e Francesco non è il vero Papa fa il paio con le disquisizioni intorno al fatto che il Concilio Vaticano II non è un vero concilio e va cassato. Capisco che in questo modo si risolve apoditticamente ogni questione, ma è una soluzione illusoria, contro la realtà dei fatti. La Chiesa non è lo Stato italiano dove il Tar può dichiarare nulle le elezioni e rimandare tutti al voto. Diciamo pure che ci sono punti controversi nel Vaticano II che il magistero dovrebbe chiarire una volta per tutte, diciamo pure che le dimissioni di Benedetto XVI sono state un atto doloroso e incomprensibile, ma il Vaticano II è il ventunesimo concilio della Chiesa e Francesco è il Papa sedente e legittimo. Guardiamo al futuro invece di pensare a improbabili restaurazioni modificando il passato.

Anonimo ha detto...

Permettetemi una riflessione.
L’intera discussione fin qui snocciolata è surreale e priva di senso pratico e gli autori che vi hanno partecipato lo sanno bene, come del resto Socci, il cui articolo serve soltanto ad alimentare il più amato degli esercizi, la dietrologia complottistica, perché la storia, lo sappiamo tutti, non procede con i “se” e, con i “ma”.
… Se il nonno quella mattina non fosse uscito, non sarebbe stato investito. Verissimo, ma è uscito ed è morto, pace all’anima sua. È chiaro il concetto?
Tra gli interventi, quello che appare il più interessante è quello di Vighi che ha sottolineato un aspetto fondamentale: «Con il progresso nella medicina la vita si è allungata e facilmente si arriva a un’età intorno ai novant’anni, pensare a un Papa così anziano che regge il carico dell’intera Chiesa Cattolica è irragionevole oltre che inumano e alla fine si avrebbe un papato in cui chi comanda non sarebbe certo il Papa eletto».
Sappiamo molto bene che cosa è accaduto negli ultimi anni del papato di GPII. Anni nei quali la sua presenza è servita soltanto a far da paravento alle anime pie che lo attorniavano. Altro che vicario di Cristo.

mic ha detto...

Caro Turiferario,
se qualche relazione col concilio può esserci nell' accaduto, a causa dell'afflato conciliare di Benedetto XVI, ciò non porta assolutamente all'invalidazione del concilio V2, che fa parte della storia della Chiesa e del quale si riconosce semplicemente la necessità di correttivi soltanto ad alcuni dei suoi punti controversi ben individuati.
Nella nostra analisi inoltre compaiono. elementi che lasciano aperte diverse ipotesi e interrogativi, pur nella regolarità formale dell'evento.

mic ha detto...

Piuttosto il discorso è serio e andrebbe affrontato da teologi e canonisti ( nonché vescovi e cardinali) di provata autorevolezza. Ma sembrano tutti ciechi sordi e muti.

mic ha detto...

Il prpblema è che è il clima che si è instaurato che sembra renderlo impossibile...
Ciò che risulta sconcertante più di ogni altra cosa è l'apparente assenso di Benedetto a questioni che sconfessano molto del suo operato e in assenza dei segnali della famosa pulizia.

Anonimo ha detto...

dunque ci si dovrebbe chiedere chi ha ordinato al clero odierno di diventare "cieco sordo e muto", se non proprio quel sistema perverso di potere che ha sovvertito tutte le strutture della Chiesa, MEDIANTE il concilio, mediante una rivoluzione di inaudita violenza morale, come documentano i testimoni, in part. Amerio, potere che si è insediato e si mostra ora inattaccabile nella sua forza falsificatrice della fede e della retta Dottrina.
I ciechi sordi e muti obbediscono (anche senza saperlo) a quel bieco sistema che ha fatto la rivoluzione fin dall'11 ott.1962 insediandosi in alti seggi e stravolgendo con le prassi devianti, giorno per giorno, tutte le strutture della Chiesa, imponendole DI FORZA, senza dar conto a nessuno delle sovversioni.
Con la forza dei fatti compiuti che si usa nelle dittature.
Ora tutti obbediscono alla tirannide, anche quei coraggiosi come i FI che (fino a poco fa) si sperava obbedissero a Dio più che agli uomini. Silenziati, accettano il bavaglio senza più reagire.

Anonimo ha detto...

se non si riconosce che il concilio fu il vero 1789 della Chiesa, un atto "politico prima che religioso" come un autroevole blogger lo ha definito, non si capirà mai quanto dagli atti illegali e sovversivi sia scaturito di illecito, perverso e insanabile alla radice.
Da un male non può nascere un bene.

Luís Luiz ha detto...

Il cardinale Scherer, il rivale di Bergoglio, ha dichiarato alla prensa brasiliana che non poteva dire quello che è successo, ma che l'elezione del pontifice è stata assolutamente diversa di quello che si pensa.

giovanna ha detto...

E' inutile SCAPPARE. Qui siamo davanti ad una EVIDENTE invalidità

In parole povere, Benedetto ha mentito, traendo in inganno il mondo intero e giocandosi l’eternità. La chiesa tutta, compresa la sua anima fedele e orante, sarebbe fagocitata da una simile colossale menzogna. Saremmo oggi dentro una sorta di bolla illusoria. Mentre il Padrone di casa sembrerebbe ridotto all'impotenza, o forse la sua promessa di eternità è destinata a quel piccolo resto e beati loro. Il Paradiso si è fatto piccolo.

miurmex ha detto...

Scusate,non voglio assolutamente essere provocatoria,ma cosa cambierebbe se anche le dimissioni non fossero state valide?A parte la grande differenza di stile(di cui non nego l'importanza)il merito del Summorum(però poi non sostenuto,anzi sminuito nella nota intervista), Benedetto non ha smentito neanche nell'ultimo discorso il filo modernistico cui è stata informata tutta la sua vita,a cominciare dalla sua importante attività come giovane ma influente perito conciliare.Non parliamo poi dell'atto delle dimissioni,di cui forse si sottovaluta la dirompenza.Forse aver permesso l'elezione di Bergoglio non è altro che un avviso della misericordiosa Provvidenza per rendere più palese,meno ingannevole,lo stato di sfascio che preesisteva ed ora accelera

mic ha detto...

In parole povere, Benedetto ha mentito, traendo in inganno il mondo intero e giocandosi l’eternità.

No, cara Giovanna. Di tutto si parla tranne che di menzogna da parte di Benedetto. C'è tuttavia qualcosa - o forse anche più di qualcosa - di poco chiaro nel suo gesto.
Non è dietrologia, è esame della situazione nei suoi elementi ben noti e drammatici, pur nelle pieghe sfuggenti di un retroscena ignoto in molti dettagli ma di certo poco edificante e difficile se non impossibile da governare.

La promessa di eternità non ci coinvolge per questo e nessuno si considera 'eletto', ma semmai dubbioso. Ci basta essere fedeli al Signore e la Papa Regnante secondo il Suo cuore.
E credo che il Signore possa anche accettare che, nel dubbio, ci sia chi porta nel cuore due nomi (il che parrebbe assurdo ma non l'abbiamo voluto noi).

Quanto al piccolo resto, credo che chiunque custodisce la fedeltà possa farne parte, anche nel disorientamento e nell'incertezza attuali. E non siamo noi a stabilire da chi è composto.

murmex ha detto...

Scusa,cara mic,che il Vat.II sia stato un concilio ecumenico,convocato dal Papa,non si può mettere in dubbio,è un fatto.Però il prof Radaelli dimostra l'abusività della sua qualificazione pastorale.Ben avrebbe potuto il Papa formalizzare questa qualificazione,dichiarandola nell'esercizio della sua potestà suprema(con le dovute condizioni)ma non lo ha fatto.E non avrebbe potuto farlo:sarebbe stato come dichiarare formalmente che il supremo magistero straordinario può prescindere dalla Verità dogmatica,e quindi cadere formalmente nell'eresia.Penso che da questa radice perversa,da questo escamotage che non può essere che diabolico(a prescindere dalle intenzioni soggettive che non è permesso giudicare)siamo germinati tutti i mali che stanno crescendo in maniera esponenziale

Anonimo ha detto...

"Forse aver permesso l'elezione di Bergoglio non è altro che un avviso della misericordiosa Provvidenza per rendere più palese,meno ingannevole,lo stato di sfascio che preesisteva ed ora accelera".

Realistica considerazione.

dal web 2013 ha detto...

concordando in parte con Stefano gli consiglio di leggere queste riflessioni:

"Il Primato di Pietro è descritto così nel Commento al Codice di Diritto Canonico, edito dalla Libreria Editrice Vaticana: "San Pietro ottenne dal Signore un incarico legato alla sua sola persona come capo di tutti gli apostoli. L'ufficio del Signore concesso singolarmente a Pietro gode di una potestà ordinaria, suprema, piena, immediata, universale."

"I diversi aggettivi definiscono la natura primaziale del Papa.
La sua potestà di natura divina è:
-ordinaria in quanto annessa all'ufficio da Cristo stesso;
-suprema, in quanto è la più elevata in grado nella gerarchia, non subordinata ad alcuna autorità umana; - piena, in quanto dotata di tutte le facoltà contenute nella potestà sacra nei compiti di insegnare, governare, santificare;
- immediata, cioè non condizionata, quanto al suo esercizio, da nessun obbligo di doversi servire dell'opera intermediaria di altri; universale, cioè estesa a tutte le persone e a tutte le materie demandate alla giurisdizione e alla responsabilità della Chiesa. Tale potere che il Papa può esercitare in ogni tempo, a suo piacimento, a suo giudizio insindacabile gli compete per la cura delle anime nella Chiesa di Cristo." (Commento al Canone 331, pag.198)

Il Primato di Pietro non è, dunque, concepito da Cristo come il conferimento di un potere estrinseco, ma è il dono spirituale e personale di natura divina, con cui Gesù riveste interiormente Pietro come suo Vicario, al fine di far permanere in lui la Sua guida suprema e unitaria della cristianità. Il Primato di Pietro è in realtà una natura interiore divina primaziale: la natura del compito pontificale di Gesù stesso, di riunificare nella sua persona la dimensione naturale con quella soprannaturale, da Lui comunicato nello Spirito a Pietro e ai suoi successori.

Pietro, dopo essere stato costituito Vicario da Gesù, si stabilì a Roma e come primo apostolo guidò la comunità cristiana residente nella città. Per questo fatto, ad ogni successore di Pietro spetta anche assumere la guida della diocesi di Roma. Dalla natura interiore primaziale pontificale personale del Vicario di Cristo, ci spostiamo ora a considerare l'altro elemento della missione di Pietro: l'elemento esteriore della sede in cui Pietro esercitò.

“La ragione della scelta di Roma come sede della cattedra di Pietro” – fa notare il prof. Roberto de Mattei nel suo libro “Quale Papa dopo il Papa” p.34 – “non sta nella grandezza e nell'autorità” della città, ma sta nel fatto che in Roma Pietro esercitò il suo personale primato universale.
....
(cont.)

mic ha detto...

Vado a leggermi l'articolo di don Mauro Tranquillo con l'attenzione che finora non ho avuto tempo di dedicare.

m ha detto...

Concordo con Stefano.S Pietro in carcere o addirittura nel momento in cui stava per essere martirizzato non era forse Papa nella pienezza delle sue prerogative?Anche se in quei momenti non poteva esercitarle,comunque esisteva sulla terra la Roccia del vicario visibile di Gesù Cristo.Mi sembra riduttivo restringere il papato a un esercizio pratico di pur importantissime funzioni

mic ha detto...

Mi sembra riduttivo restringere il papato a un esercizio pratico di pur importantissime funzioni

Resa fermo il dato che Benedetto XVI sembra averlo fatto, col tirar fuori la distinzione tra "servizio attivo" e "servizio contemplativo": A mio parere è questo il punto che non quadra.

Stefano78 ha detto...

In parole povere, Benedetto ha mentito, traendo in inganno il mondo intero e giocandosi l’eternità. La chiesa tutta, compresa la sua anima fedele e orante, sarebbe fagocitata da una simile colossale menzogna. Saremmo oggi dentro una sorta di bolla illusoria. Mentre il Padrone di casa sembrerebbe ridotto all'impotenza, o forse la sua promessa di eternità è destinata a quel piccolo resto e beati loro. Il Paradiso si è fatto piccolo.

No Giovanna. In parole povere questo fatto storico riflette quella che tu stessa hai denunciato in passato: la RIVOLTA in seno alla Chiesa! Benedetto l'ha SUBITA e, forse per il peso che sta sopportando, è l'unico oggi ad aver cercato e a cercare di arginarla, con l'aiuto di Dio. Aiuto che ora reputa l'UNICO che possa tirarci fuori dal pantano..

dal web 2013 ha detto...

(cont.)
La città di Roma trae la sua grandezza e la sua legittimazione da Pietro e non Pietro dalla città di Roma. “Se Pietro si fosse fermato in Antiochia e vi fosse morto, i vescovi antiocheni avrebbero avuto la stessa autorità primaziale che per eredità conseguirono i vescovi di Roma.”
Non è la sede di Roma a fare il successore di Pietro; è la presenza del successore di Pietro a dare autorità particolare alla sede di Roma.

Perciò:
ogni successore di Pietro riceve a vita direttamente da Gesù l'investitura personale di Vicario di Cristo, come indelebile sigillo interiore dello Spirito;
stante in vita il Vicario di Cristo permane in lui la natura personale primaziale del dono di guida spirituale suprema dei cristiani;
alla morte del Vicario, secondo la promessa di Gesù, lo Spirito Santo rinnova nella sede ove Pietro si è stabilito il dono di un supremo Pastore alla sua chiesa, fino alla fine del mondo.

Con l'espressione “Romano Pontefice”, il diritto canonico sintetizza i due elementi dell'ufficio del successore di Pietro: la >natura primaziale pontificale personale del Vicario di Cristo e la supremazia trans-nazionale giurisdizionale del Vescovo della sede di Roma. Il primo elemento in quanto interiore e spirituale è inalienabile, il secondo in quanto incarico temporale è rinunciabile.


BXVI continua a vestire di bianco e a chiamarsi Sua Santità Benedetto XVI perché permane in lui l'investitura interiore spirituale di Vicario di Cristo.
L'espressione Papa emerito cerca di sintetizzare la condizione di un Papa senza più il governo giurisdizionale proprio del Vescovo di Roma, ministero al quale ha rinunciato: "dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma" (BXVI, Atto di Rinuncia 11.2.2013)

Sua Santità Benedetto XVI, Vicario di Cristo a vita, vescovo emerito della diocesi di Roma, ha poi assicurato:

“Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio.” (BXVI, Atto di Rinuncia 11.2.2013)

“La preghiera non è un isolarsi dal mondo, ma l’orazione riconduce al cammino, all’azione. L’esistenza cristiana consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio, per poi ridiscendere portando l’amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle. Il Signore mi chiama a "salire sul monte", a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze.” (L'Ultimo Angelus, 24.02.2013)

l'art. riferito:
Il Primato di Pietro continua nei suoi successori o nella sede di Roma?
http://blog.libero.it/animamistica/12096250.html

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quindi si può ritenere che BXVI ha rinunciato al SOLO incarico di vescovo di Roma, che E' rinunciabile, ma resta ancora in lui
l'investitura interiore spirituale di Vicario di Cristo.
Dunque certo situazione grave e inedita in 20 secoli, ma BXVI non ha "ingannato" nella sua decisione sofferta, se pure tutto (compresa la possibilità che egli sia il katèchon) rientra in un grande mistero epocale, che era scritto nei decreti divini dovesse manifestarsi in questo inizio 3. millennio.
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PS a mic: la distinzione usata da BXVI tra servizio attivo e contemplativo, è appunto spiegata nell'art. che ho riportato sopra

Turiferario ha detto...

La tesi di murmex ha molto di vero. Benedetto e Francesco non sono due Papi agli antipodi. Entrambi provengono dalla stessa impostazione postconciliare. Avevano sfumature diverse, Benedetto è stato impopolare perché certe sue scelte venivano interpretate come un "voler tornare indietro", ma tentativi di tornare indietro di fatto non se ne sono visti, se non il ripristino del camauro e il Summorum, rimasto in buona parte sulla carta. La carriera di Benedetto si è chiusa con un gesto tipicamente "progressista". Non ha molto senso rimpiangere Benedetto e pensare che con lui saremmo a cavallo. La Chiesa è, da cinquant'anni, "progressista", un Papa veramente tradizionale non sarebbe mai eletto oggi, e forse anche se fosse eletto non riuscirebbe a fare più di tanto. Se se ne esce, se ne esce con l'espolosione di tante contraddizioni che prima o poi saranno insanabili, non con un deus ex machina che riporta le lancette al 1950.

Angelo ha detto...

Scusate, forse mi sbaglio ma non è ragionevole credere che per la validità/efficacia di ogni atto è necessaria l'intenzione? Se anche si citano due canonisti, per quanto autorevoli, ce ne saranno altri altrettanto autorevoli che diranno il contrario. A chi dice "il papa c'è: è Francesco", con quella superficiale sicurezza testimoniato dal punto esclamativo finale, io rispondo: non si possono usare pareri autorevoli ma soggettivi per confermare le proprie idee, quando poi è noto che don Mauro fa parte dell'aa dura della FSPX, ciò che sicuramente non fa piacere a chi in questo caso si appoggia su di lui.

Stefano78 ha detto...

Ringrazio "dal web" per l'interessante articolo.

Rimane da dirimere se la rinuncia sia valida, visti i dati riportati su essa. E per quanto mi riguarda credo non lo sia, mancando gli elementi CANONICI che la ritengono tale.

Infatti Benedetto non ha solo fatto la distinzione tra "ministero attivo e passivo", che è chiara dall'articolo che hai inserito. Ma ha VOLUTO che gli fossero LASCIATE tutte le prerogative Papali, anche quelle ESTERNE, eccetto il governo attivo.

Dunque la situazione è complessa.

E rispondendo a Mic, l'unicum inventato da Benedetto, vista la situazione, potrebbe tranquillamente essere dovuto allo stato di costrizione in cui si trova. E qui torniamo al discorso dell'altra volta che cercavo di farti capire.

Anonimo ha detto...

Tutto molto interessante, ma "l'investitura interiore spirituale di Vicario di Cristo" a quante persone può essere concessa nello stesso tempo?
M

Luís Luiz ha detto...

Ricordiamoci che "subesse romano pontifici" è "de necessitate salutis", esser sottomesso al romano pontefice è necessario per la salvezza, secondo la definizione di Bonifazio VIII. E il papa, oggi, si chiama Francesco.
O Benedetto.

Luís Luiz ha detto...

Siamo davanti a una doppia anomalia. La prima, nella successione del potefice, colla figura quasi inedita della rinuncia. La seconda, l'anomalia negli atti e parole del pontefice e dei suoi seguaci più prossimi. Impossibile non vedere un abisso inedito tra Benedetto XVI (e con lui la dottrina catolica) e Francesco. È la congiunzione di queste due anomalie che mi sembra decisiva per la causa dell'invalidità.

Anonimo ha detto...

@ dal web: "BXVI continua a vestire di bianco e a chiamarsi Sua Santità Benedetto XVI perché permane in lui l'investitura interiore spirituale di Vicario di Cristo"
quindi benedetto rappresenta il katèchon (la questione è prioritaria, non secondaria..)m

ps Il fumo di Satana? In Vaticano lo hanno fumato
(...perché papa Francesco molte riforme non può farle a causa dell’ingombrante presenza del suo predecessore..).
http://www.papalepapale.com/strega/?p=2179

Enrico Maria Radaelli ha detto...

Non diamo retta alle enormità messe in giro sulle dimissioni di Papa Ratzinger: sono solo allarmismi farneticanti basati sul nulla. Antonio Socci, solo per dimostrare che lui sì che aveva ragione, si appella a imprecisate norme canoniche, ma quali? Non lo dice; che sarebbero norme di famosi canonisti, ma quali? Nemmeno questo dice; poi si appella a fumose condizioni solo per le quali, in analogia alle condizioni dell'elezione papale, avverrebbe la transustanziazione eucaristica, le quali condizioni a suo dire sarebbero materia, forma e... intenzione del celebrante (ex opere operantis)! Ma san Tommaso nega vi possa essere l'apporto intenzionale intimo del celebrante, v. Summa Theologiae, III, q. 82, a. 7, Se gli eretici, gli scismatici e gli scomunicati siano in grado di consacrare: il santo Dottore, in accordo con sant'Agostino, spiega che quei soggetti (eretici, scismatici e /o scomunicati) consacrano validamente, ancorché sacerdoti, giacché, se quei medesimi tornassero nella Chiesa, non sarebbero di nuovo ordinati. Però non consacrano lecitamente, perché sono fuori della Chiesa, e dunque commettono peccato grave di sacrilegio.
Questo mostra che l'intenzione intima non è affatto la terza condizione per avere la transustanziazione, perché essa si ha "ex opere operato", ossia "indipendentemente dalle intime disposizioni", ma solo per materia e forma corrette nelle mani di un (anche indegno) celebrante.
D'altronde, è bene che sia così, perché in caso contrario il fedele non saprebbe mai se l'Eucaristia cui ha partecipato è valida o no.
L'Angelico, d'altronde, nell'analisi delle condizioni del Sacramento, pone solo due Questiones:
- la 74, sulla materia del Sacramento, e
- la 78, sulla forma del Sacramento.
Questiones che riguardino altre condizioni, come un'ipotetica disposizione del celebrante, non vi sono: le condizioni sono solo di materia e di forma, anche perché nella forma c'è tutto, e la forma sono le parole, non già i pensieri. Quando mai dei pensieri possono essere oggettivati?
E così pure per l'elezione di un Papa (che comunque non è un Sacramento): le disposizioni interiori dell'elegendo sono insignificanti, ininfluenti, perché il soggetto può pensare intimamente qualsiasi cosa, ma chi lo testimonia, come può essere oggettivato il suo pensiero, se resta pensiero?
Altro è se il soggetto lasciasse scritto o variamente documentato che previamente il suo atto è a suo avviso stato sottoposto a condizioni pesanti di volontà terze, a ricatti, a simonia, o ad altro condizionamento che lo rendono impuro. Ma tale non è il caso di Papa Ratzinger: egli non ha lasciato documenti o testimonianze in tal senso di nessun tenore.
L'elezione di Papa Ratzinger, e la sua rinuncia, sono valide a tutti gli effetti, e se vi saranno scismi nella Chiesa nei prossimi tempi non sarà per lui. Con buona pace di Socci.

murmex ha detto...

Cara mic, anche a me non quadra,però è evidente che ci troviamo sempre in un campo fluido,non garantito dogmaticamente(certamente Beedetto non ha FORMALMENTE ,in quanto Vicario di Cristo,con l'autorità da Lui derivatagli,affermato con forza dogmatica questa scissione).é' sempre lo stesso problema (aggiungerei a mio parere inganno satanico)del Vat. II.Il povero gregge prende tutto per buono,per l'autorità da cui deriva(quindi magistero di terzo grado,non dogmatico,non garantito divinamente)ma in realtà certezze non ce ne sono.

murmex ha detto...

Mi chiedo forse ingenuamente,non sono addottorata nè in filosofia nè in teologia:ma se Benedetto sentiva scemare le forze,non poteva scegliere collaboratori di sicura fiducia quali vescovi ausiliari,non rinunciando al suo ruolo di Vicario di Cristo( oserei dire metafisico,il cui ruolo deriva dalla pura PRESENZA),invece di creare un tale cataclisma che considero il peggiore perche:1:insinua che sia possibile la compresenza di 2 Papi,cosa che va direttamente contro il Vangelo 2:sul piano pratico,ha aperto la strada,come Benedetto ,non un ingenuo,poteva presumere,a un ulteriore degrado.

Stefano78 ha detto...

Radaelli, legga il mio messaggio 13 febbraio 2014 08:29 , grazie.

Stefano78 ha detto...

@Radaelli

Questo mostra che l'intenzione intima non è affatto la terza condizione per avere la transustanziazione, perché essa si ha "ex opere operato", ossia "indipendentemente dalle intime disposizioni", ma solo per materia e forma corrette nelle mani di un (anche indegno) celebrante

Non è vero. Dal Catechismo di San Pio X: "522. Quante cose si richiedono per fare un sacramento? Per fare un sacramento si richiedono la materia, la forma ed il ministro, il quale abbia l'intenzione di fare ciò che fa la Chiesa."

E' chiaro che l'elezione a Papa non è un Sacramento, ma il diritto canonico è CHIARO per definire la VALIDITA' della rinuncia. Veda sopra.

dal web 2013 ha detto...

Ringrazio di cuore mic per aver consentito di pubblicare il mio 2. post ore 10.37, poichè credo che aiuterà molti a capire l'intricata situazione (di scissione delle 2 prerogative papali di BXVI, di cui conservata quella di Vicario, fatto inaudito, appunto "hapax"= ciò che capita una volta sola nella storia), così come ha aiutato me a riflettervi sopra nelle sue varie facies : in luce e in ombra a un tempo data la complessità di evento che è immanente/trascendente, in quanto la Chiesa è incarnata sì nell'umanità, ma è di istituzione divina, come sappiamo, quindi non dobbiamo guardarla come realtà umana (quasi solo politica), da compiangere nella sua visibile parabola discendente, come fosse senza scampo.

Dobbiamo ricordare che Essa , Sposa di Cristo, sta ripercorrendo la sua Passione, fino al Calvario (v. Catechismo , pagine finali qui spesso citate); quindi come i discepoli si angosciarono e scandalizzarono alla sua cattura e condanna a morte, pensando è finita, il Maestro è sconfitto dal Potere....), siamo tentati di disperare sul buon finale che seguirà alla grande Tribolazione, ma ricordiamo invece di tenerci stretti alla Fede di Maria SS.ma che mai dubitò delle promesse di Gesù, che disse sarebbe risorto dai morti al 3. giorno dalla sua Crocifissione. Ella conservava tutte le profezie, fatti, atti e parole del Signore nel suo cuore, meditandole, con fiducia piena, Fede teologale.
Abbiamo la Fede di Maria, che MAI vacillò, pur soffrendo a morte (7 spade nel Cuore) col Figlio sul Calvario, compartecipando alla Passione
(Aggiungo: l'aut. dell'art. è laureata in giurisprudenza, professionista e madre).
consiglio di leggere anche:
"La spada e i due papi: il momento storico", con una citazione delle due chiese, viste dalla beata Emmerick, quella falsa delle tenebre in opposizione a quella del grande rinnovamento spirituale, restaurata per opera di santi, angeli e veri cristiani, che nel rapido succedersi degli eventi, "velocior...", si vanno delineando sempre più nettamente)
link cit.

una sola fede ha detto...

http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/bergolgio-ratzinger-32024/

Anonimo ha detto...

Se certuni fossero meno estremisti e la finissero di considerarsi gli unici puri e la smettessero di condannare manco fossero Dio, sarebbe più ragionevole ritenere che i motivi veri non si sapranno forse mai o può darsi fra tanti anni, quando tutti noi avremo varcato la fatidica porta e allora sarà chiaro o forse no; Socci fa il suo mestiere, altri si limitano a fare gli scribi, altri scrivono sotto dettatura, poi, siamo sinceri, Ratzinger era visto dalla curia come fumo (non so se di satana o meno) agli occhi perché aveva scoperto alcuni altarini che non doveva , poi che senso ha, se impossibilitato o limitato nei movimenti porre tutto nelle mani di collaboratori fidati (?) non è bastato lo scempio che è stato fatto del vecchio e malato polacco che veniva esibito quando faceva pena e non riusciva nemmeno a parlare e manine 'sante' firmavano nomine a piacimento a nome suo? Il vdr è papa, che lui si senta tale o meno, lo è, la chiesa non è più da un pezzo, inutile farsi illusioni, 3 anni a Fatima e allora vedremo se è vero che il 'perfido' bertone ha mentito o meno, il vdr ha già detto che potrebbe essere a Erfurt......intelligenti pauca. Anonymous.

Zag ha detto...

Nessuno mette in dubbio la validità dell'elezione di Francesco, che è Papa a tutti gli effetti e non un antipapa. Il problema, grosso come una casa, è la sua rinuncia ai simboli pontifici (che non sto qui a ricordare) che non è cosa di poco conto. Manca inoltre una voce chiara e forte sui principi non negoziabili, come pure la volontà di parlare e agire come Vicario di Cristo. Si stanno invece delegando le conferenze episcopali a prendere posizioni anche in campo dottrinale usurpando quelle che sono da sempre delle prerogative del Romano Pontefice. A fronte di ciò, abbiamo Benedetto che non rinuncia al nome, simboli, abito, sede e stemma. Ma dai, chi vogliamo prendere in giro? Dov'è la verità visto che la Chiesa non può avere due papi?

Anonimo ha detto...

@ Gentilissimo prof. Radaelli

E' SACROSANTO QUEL CHE SCRIVE:

Questo mostra che l'intenzione intima non è affatto la terza condizione per avere la transustanziazione, perché essa si ha "ex opere operato", ossia "indipendentemente dalle intime disposizioni", ma solo per materia e forma corrette nelle mani di un (anche indegno) celebrante.


A DARLE RAGIONE IL MIRACOLO EUCARISTICO DI LANCIANO. Quel Pane si è trasformato un Vero Corpo e Sangue di Cristo tra le mani di un indegno e incredulo sacerdote....

Grazie infinite per l' ottima e più che mai esauriente spiegazione, che tra le altre cose, non si discosta di una virgola, da quella di Don Mauro Tranquillo.

S.G.

Anonimo ha detto...

Rosa e mic
nel suo discorso di dimissioni è lo stesso benedetto a parlare di " ingravescente aetate" evidentemente anche lui ritiene che quello che si applica ai vescovi si applica al papa.Anche lui non conosce più il cattolicesimo, Rosa?
Paola

Stefano78 ha detto...

@S.G.

Sì certo... tanto ormai la dottrina è un optional...

Anonimo ha detto...

tutto sta accadendo in questo determinato momento storico, attacco dell'ONU alla Chiesa, crisi estrema dell'economia mondiale etc, non va dimenticato.
http://ilblogdiraffaella.blogspot.it/2014/02/mons-luigi-negri-e-marco-ferrini.html
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-avanza-la-dittatura-nel-silenzio-8339.htm
http://www.lamanifpourtous.it/sitehome/manifesto/

rew ha detto...

vi propongo di rileggere ora una pagina di quei giorni di attonita supense precedenti il conclave, il post del 9 marzo 2013

http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2013/03/roberto-de-mattei-lo-spirito-santo-e-il.html

Roberto De Mattei, Lo Spirito Santo e il Conclave
[...]
In realtà ciò che è in crisi non è il governo “monocratico", conforme alla Tradizione della Chiesa, ma il sistema di governo nato dalle riforme postconciliari, che, negli ultimi cinquant’anni, hanno espropriato il Papato della sua autorità sovrana, per redistribuire il potere tra le conferenze episcopali e una onnipotente Segreteria di Stato. Ma soprattutto Benedetto XVI e il suo predecessore, pur così diversi di temperamento, sono rimasti vittime del mito della collegialità di governo in cui hanno sinceramente creduto, rinunziando ad assumere molte responsabilità che avrebbero potuto risolvere il problema dell’apparente ingovernabilità della Chiesa. La perenne attualità del Papato sta nel carisma che gli è proprio: il primato di governo sulla Chiesa universale, di cui il Magistero infallibile è decisiva espressione.

Benedetto XVI, dicono alcuni, non ha esercitato con autorità il suo potere di governo, perché è un uomo mite e mansueto, che non ha né il carattere né le forze fisiche per far fronte a questa situazione di grave ingovernabilità. Lo Spirito Santo lo ha infallibilmente illuminato, suggerendogli il supremo sacrificio della rinunzia al pontificato per salvare la Chiesa.
Non ci si rende conto però di quanto questo discorso umanizzi e secolarizzi la figura del Sommo Pontefice. Il governo della Chiesa non si regge sul carattere di un uomo, ma sulla sua corrispondenza alla divina assistenza allo Spirito Santo.

Il Papato è stato occupato da uomini dal carattere imperioso e guerriero, come Giulio II, e dal temperamento mite ed amabile come Pio IX.
Ma è stato il beato Pio IX, e non Giulio II, a corrispondere più perfettamente alla Grazia, ascendendo ai vertici della santità, proprio nell’esercizio eroico del governo papale.

La concezione secondo cui un Papa debole e stanco si dovrebbe dimettere non è soprannaturale, ma naturalistica perché nega l’aiuto decisivo al pontefice di quello Spirito Santo che impropriamente viene invocato. Il naturalismo si trasforma a questo punto nel suo opposto: in un fideismo di impronta pietista, per il quale l’invadenza dello Spirito Santo assorbe la natura umana e diventa il fattore rigenerante della vita della Chiesa. Si tratta di eresie antiche che oggi affiorano proprio negli ambienti più conservatori.
(da Corrispondenza Romana, 5 marzo 2013)
---------------
(per questi motivi enunciati da De Mattei penso che il papa, se secondo il diritto canonico "poteva" dimettersi, sapeva che "moralmente" e sub specie aeternitatis non poteva farlo, e perciò ha voluto conservare il titolo di Sua Santità BXVI)

Anonimo ha detto...

@ stefano 78

Sì certo... tanto ormai la dottrina è un optional...

Ovvio, per lei....

Se cita il catechismo di S. Pio X, dovrebbe quantomeno studiarselo un pochino.

Perchè il Sacramento sia valido, nel ministro si richiede il potere dell'Ordine e di giurisdizione; per il Battesimo in caso di necessità TUTTI possono essere ministri e per il Matrimonio, la natura stessa del Sacramento richiede che ministri SIANO I CONTRAENTI; laici senza Ordine Sacro; INOLTRE si RICHIEDE che il monistro ABBIA l' INTENZIONE di FARE CIO' che FA la Chiesa.

In caso diverso il Sacramento NON è valido. Un Sacerdote sonnambulo che prenda il pane e il vino e pronunci le parole della Consacrazione NON consacra, perchè AGISCE INCONSCIAMENTE e quindi senza intenzione.

E' desiderabile che il ministro ponga l'intenzione nel momento stesso in cui unisce la materia alla forma; però è sufficiente l'intenzione virtuale.

Perchè il Sacramento SIA LECITO è necessario che il ministro abbia la Fede e sia in Grazia di Dio.

Chi è privo anche di uno solo di questi requisiti amministra VALIDAMENTE ma ILLECITAMENTE, se ha l'intenzione almeno virtuale di fare ciò che fa la Chiesa.

E' virtuale l'intenzione messa prima dell'atto e che determina a fare l'atto, non revocata e che viene dimenticata nel momento dell'amministrazione o della confezione del Sacramento.

NOTA BENE:

il Ministro principale è Gesù Cristo. L'uomo E' ministro secondario.

ALTRO ESEMPIO OLTRE AL MIRACOLO EUCARISTICO DI LANCIANO:

S, Teresa D' Avila, accostandosi alla Comunione vide il sacerdote stretto tra le corna di due demoni, ma vide nell'Ostia Gesù Cristo malgrado il prete fosse INDEGNO.

Mentre la Santa si chiedeva perchè Gesù permettesse l'indegnità del suo ministro Gesù le rispose:

" prega per lui, io ho permesso questo per farti comprendere la FORZA delle parole della Consacrazione. "

Ma tant'è....se nemmeno la forza del Miracolo Eucaristico di Lanciano è servita, altro che dottrina e optional.....

S.G.

Vigiliae Alexandrinae ha detto...

Segnalo una nota critica del Professor Radaelli sull'articolo di Socci http://vigiliaealexandrinae.blogspot.it/2014/02/la-validita-della-rinuncia-di-benedetto.html

murmex ha detto...

Mi pare appunto che ,come si evidenzia in un commento,molti interventi pecchino di naturalismo:i ragionamenti che serebbero sensati riguardo alle dimissioni di un presidente,l'abdicazione di un monarca,non lo sono più se riguardano il Vicario di Cristo in terra.Mi viene in mente questa riflessione,non so quanto azzardata,a proposito della rimozione del cathekon(neutro):che questo non sia tanto il Papa come persona(Benedetto XVI,pontefice che comunque non ha dimostrato di prendere totalmente le distanze dal modernismo)quanto il Papato come istituzione.Infatti è evidente quanto stia vacillando(due Papi ,uno o nessuno?Collegialità,competenze anche dottrinali ventilate alle Conf. ep.,svilimento dei simboli papali...)

Anonimo ha detto...

cionondimeno se il ministro non volesse compiere la consacrazione, ma fare qualcosa ingannevolmente, non consacrerebbe.
M

Marco Marchesini ha detto...

Il miracolo eucaristico citato non c'entra. L'intenzione è una delle compomenti necessari affinché il Sacramento dell'Eucarestia sia valido.
L'intenzione è un atto della volontà di compiere il rito cattolico, di fare quello che fa la Chiesa. Il rito nella sia interezza esprime l'intenzione della Chiesa che è l'intenzione di Cristo stesso.

Sul Papa personalmente la penso come don Mauro.

Anonimo ha detto...

Mentre ci si accapiglia su papa sì papa no, l'ultima trovata del vaticano che mi ha lasciato di sasso, l'app di francesco in cartoni animati per bambini, colle animazioni e le frasi del vdr spiegate ai più piccoli. Senza parole. Anonymous.

Marco Marchesini ha detto...

Dal Compendio di teologia dogmatica del Casali:


TESI - Per la validità dei Sacramenti si richiede che il Ministro abbia l’intenzione interna di
fare ciò che fa la Chiesa. Non basta compiere l’atto per gioco o con sola intenzione esterna.
É DI FEDE
riguardo a un Sacramento amministrato per scherzo.
É COMUNE SENTENZA
riguardo alla intenzione solamente esterna.
SPIEGAZIONE: L’intenzione è un atto della volontà con cui uno stabilisce di fare qualche cosa.
Come abbiamo detto altrove è attuale quando all’intenzione si unisce l’attenzione. È virtuale
quando continua l’atto della volontà, perchè emesso da poco ma vi manca l’attenzione del momento. È
abituale quando l’atto viene emesso quasi in forza di una abitudine ed è così distante dall’intenzione
attuale, che questa si può dire non duri più, come ad esempio uno pronunziasse le parole di un
Sacramento nel sonno, o nello stato ipnotico.
Si dice intenzione interna quella in cui il ministro intende compiere l’atto come una azione sacra;
si dice esterna quando il ministro lo compie come un rito semplicemente materiale e non come cosa
sacra.
Per fare un Sacramento non basta l’intenzione abituale che non può dirsi la continuazione di una
precisa volontà, ma occorre almeno l’intenzione virtuale, in cui persevera l’atto dell’intenzione.
Fare ciò che fa la Chiesa. Per la validità non è richiesto che il ministro creda lui stesso nel
Sacramento (come vedremo nella prossima tesi). Basta che intenda fare ciò che fa la Chiesa. Un pagano,
in caso di necessità, può amministrare validamente il Battesimo.
La Chiesa. Deliberatamente è stata messa questa parola senza aggiungerci «Cattolica». Anche un
eretico o uno scismatico quando battezza col rito di quella che lui in buona fede crede la vera Chiesa,
intende di amministrare quel Sacramento che è stato conservato nella sua Chiesa da quando si distaccò
dalla Chiesa Cattolica. Quindi indefinitiva, implicitamente, ha l’intenzione di amministrare quel
Sacramento che fu istituito da Gesù Cristo e che è poi quello stesso che si fa nella Chiesa Cattolica. Perciò
il Battesimo amministrato nelle varie sette eretiche o scismatiche, purchè venga usata la materia e la
forma conveniente è valido.

Marco Marchesini ha detto...

L'Ott si esprime in questi termini analoghi:

3) Insufficienza dell'intenzione puramente esterna.
Secondo l'opinione oggi quasi generale dei teologi, per l'amministrazione valida dei
sacramenti è necessaria l'intenzione interna, cioè un'intenzione che non si limita a
volere l'esterno rito sacramentale, ma penetra nell'interno di esso e lo vuole come
sacramento, come un'azione sacra e religiosa. Insufficiente è l'intenzione puramente
esterna, - sostenuta da numerosi teologi della scolastica primitiva (per es. Roberto
Pullus, Rolando), più tardi da Ambrogio Catarino O. P. (+ 1553) e da molti teologi del
secolo XVII e XVIII (per es. H. Serry), - che si limita al solo compimento del rito
esterno senza badare al suo valore religioso. Siffatta intenzione non è conforme né al
concetto della «intentio faciendi quod facit Ecclesia», né alla posizione del ministro
quale rappresentante di Cristo, né alla necessità di determinare religiosamente il
segno sacramentale che di per sé può significare più cose, né alle dichiarazioni della
Chiesa. Cfr. D. 424 (DS. 794): fidelis intentio. Papa Alessandro VIII respinse nel 1680
la proposizione seguente: Valet baptismus collatus a ministro, qui omnem ritum
externum formamque baptizandi observat, intus vero in corde suo apud se resolvit:
non intendo quod facit Ecclesia (D. 1318 [DS. 2328]). Cfr. 670, 695,902 (DS.
1262,1312,1685).
L'intenzione interna richiesta può essere particolaree riflessao generalee diretta, a
seconda che l'intrinseco valore religioso dell'azione sacramentale viene considerato in
particolare o soltanto in generale, con o senza riflessione sullo scopo e sugli effetti
del sacramento.

Marco Marchesini ha detto...

Anche il Sacerdote più peccatore, persio eretico e scisamatico può consacrare validamente, ma deve avere l'intenzione interna di fare quello che fa la Chiesa.

Chiedo scusa per la lunghezza.

mic ha detto...

Segnalo una nota critica del Professor Radaelli sull'articolo di Socci


E' la stessa nota inserita più su, in questa pagina :)

Stefano78 ha detto...

@Sg

Come ha letto da Marchesini l' intenzione é NECESSARIA. E come ribadisco per voi la dottrina é opzionale. Infatti quando S Pio X afferma che una delle condizioni per la validitá di un Sacramento é l' intenzione di fare ciò che fa la Chiesa e voi dite che non é vero, negando l' evidenza, di cosa stiamo parlando? Pur non essendo un Sacramento, l' elezione a Papa richiede una volontà libera esattamente come la rinuncia. Cosi recita il canone. Poi per voi anche quello sarà relativo al pre- concetto che sostenete.

rosa ha detto...

ion. on sono ne' canonista, ne' tantomeno teologa, ma credo esista una differenza quasi ontologica tra il papa, Vicario di Cristo in quanto successore di Pietro, ed un vescovo, in quanto successore degli Apostoli. Inoltre se un prete, anche in pensione, e' prete per sempre, in quanto consacrato con il sacramento dell' Ordine, cosi lo sara' un Vescovo, che lascera' "ingravescente aetate" i compiti amministrativi, ma puo' continuare usque ad mortem ad esercitare un ministero pastorale e docente. Figuriamoci un papa.
Quando ho sentito dell' "ingravescente aetate" per BXVI, ho pensato: questa e' una trovata per i gonzi, abbiamo ancora negli occhi GPII e nelle orecchie tutti i discorsi: si deve dimettere, non si deve dimettere, e BXVI sembrave, ed infatti lo era, molto meglio messo di Woytila ( e qui uso il mio giudizio clinico). Piu' pregnanti e preoccupanti mi erano sembrate le parole sulla debolezza dell' anima, che possono essere molto piu' gravi per un cristiano. Non avra' mica perso la Fede ? si e' chiesta mia madre, e me lo ha chiesto. Ma, se fosse stato cosi, si sarebbe ritirato a vita privata in Germania, non sarebbe rimasto, vestito di bianco e chiamato BXVI, a Roma.
Infine, sulla sua libera decisione...non ci credo molto. E se la rinuncia non e' libera, non e' valida.
Lo sapremo tra anni, spero non 50, come per il conclave

Rosa.

Anonimo ha detto...

Scusate, ma non posso credere che noi si séguiti a cavillare all'infinito su un'ipotesi che è evidentemente, ovviamente, non solo falsa ma risibile (con buona pace del gentile amico Stefano 78, che arriva a dire: "Che Benedetto XVI NON ABBIA RINUNCIATO al papato è EVIDENTE"! "Evidente"? Che scherziamo?!)

Tantopiù che la cosa è d'una gravità infinita, perché si tratta, a tacer d'altro, della nostra salvezza eterna, che dipende (è di fede: Bonifazio VIII, "Unam sanctam") dalla nostra soggezione al vero papa. Mi pare che di questi argomenti bisognerebbe parlare con un po' più di serietà.

Insomma, spiegateci un po'. Benedetto ha dichiarato in concistoro di rinunziare "in piena libertà" e d'esser "ben consapevole" di quel che faceva. Chi dice che non è vero ch'era libero, dice che Benedetto ha mentito; o forse era drogato, o non capiva quel che diceva, o credeva d'esser libero ma non era? Tutto questo è assurdo.

Eventuali, possibilissimi, condizionamenti anche pesanti non toglierebbero la libertà. Benedetto ha fatto una valutazione, che doveva necessariamente tener conto della situazione, e di tante circostanze che noi ignoriamo e che possiamo anche immaginar gravissime. E, per l'appunto sulla base di quella valutazione, dunque d'un giudizio razionale, ha liberamente deciso di rinunziare.

Per l'invalidità si richiederebbe, mi pare, una vera e propria coazione, fisica o morale, non un semplice condizionamento anche pesante.

Del resto, quando ha dichiarato di rinunziare "plena libertate", Benedetto avrà certo avuto in mente il § 2 del canone 332: voleva dunque togliere ogni dubbio sulla validità della sua rinunzia.

Ma poi, o la convocazione del conclave? Supponiamo per assurdo che, come sostiene Stefano 78, le parole di Ratzinger non volessero significare davvero una rinunzia. In questo modo gli s'attribuisce un'intenzione di simulazione che definire gravissima è poco. Ma lasciamo andare. Benedetto dichiara che dev'esser convocato il conclave, pur sapendo d'essere ancóra lui il papa: e perché diamine l'avrebbe fatto?! Per far eleggere un antipapa in opposizione a sé stesso? Per fare che tutti s'ubbidisca a un papa falso? Altro che Cecco Angiolieri: "S'i' fossi papa, allor sarei giocondo, ché tutt'i cristiani imbrigherei"!

Stefano 78 invoca le parole di Benedetto. Ma mi sembra chiaro che con esse voleva semplicemente esprimere la persistenza d'un legame profondo colla sede di Pietro: per questo, egli ritiene che ora la sua vocazione e il suo cómpito siano di pregare e soffrire per la Chiesa e per il papa.

Anche la talare bianca, i titoli di Santità e di papa emerito credo significhino semplicemente questo legame, che persiste anche dopo la rinunzia. Così, se mi si passa il paragone, un professore che ha insegnato per anni può seguitare a considerarsi tale, sentendosi legato ai suoi studenti e alla scuola, anche dopo essere andato in pensione; e conserva il titolo di professore.

D'altro canto, "emerito" vuol dire appunto, in sostanza, "che non è più, che ha cessato d'essere" questo o quello. Così, Carlo Azeglio Ciampi si fregia del titolo di cortesia di "presidente emerito della Repubblica" proprio dal giorno che ha smesso d'esser effettivamente presidente.

Ma rileggiamoci le parole della "declaratio": "declaro", disse Benedetto, "me ministerio episcopi Romae, successoris sancti Petri, mihi per manus cardinalium die 19 aprilis MMV commisso, renuntiare": "dichiaro di rinunziare al ministero di vescovo di Roma, successore di san Pietro, che mi fu affidato per mano dei cardinali il 19 aprile del 2005". Qui non c'è proprio traccia di nessuna cervellotica, anzi impossibile, distinzione: il papa rinunzia al papato, al quale era stato eletto otto anni avanti. Più chiaro di così!

(SEGUE)

Anonimo ha detto...

(SEGUE)

"È possibile abdicare al papato perché si è vecchi?", mi chiede Stefano 78.

Rispondo: sì, certo. A parte il fatto che qui non si tratta solo di vecchiaia, ma d'una grave mancanza di forze fisiche e psichiche (e in una situazione, si lègge chiaramente tra le righe della "declaratio", che non è punto normale, e quindi richiederebbe ben altre energie) – a parte questo, dico, in rapporto alla validità il motivo della rinunzia non mi pare abbia nessun'importanza.

"Ma Benedetto in realtà sta bene."

Rispondo nello stesso modo: "star bene" è un concetto relativo, e Benedetto starà bene come può star bene un uomo vecchio e stanco; ma a ogni modo, ai fini del nostro discorso, che riguarda la validità, tutto questo non c'entra nulla.

"Se la rinuncia è fatta per una sia pur minima e remota 'coercizione' NON E' VALIDA."

Nient'affatto. Non basta una "minima" e "remota" "coercizione", o diciamo piuttosto "pressione", "influenza esterna", "condizionamento" (come può una "coercizione" esser "minima"?) Staremmo freschi, se fósse così: quanti contratti, per esempio, sarebbero validi, se valesse questa regola? A ben vedere, sono rari gli atti compiuti in pienissima libertà, senza condizionamenti neppur minimi. Direi che si richieda, per l'invalidità, una vera e propria coercizione, appunto: una costrizione, una coazione: una pistola alla tempia, o l'equivalente morale.

Ma poi, anche dato e non concesso che valesse la tua regola, bisognerebbe comunque provarla, quella mancanza di libertà. E qui, non solo non c'è l'ombra, non che d'una prova, d'un indizio, ma c'è l'evidenza del contrario: perché Benedetto, uomo perfettamente "compos sui" e sincero, ha dichiarato d'agire "in piena libertà".

"Se [la rinuncia] non è fatta 'debitamente' [...], allora NON È VALIDA."

L'avverbio "debitamente", "rite" in latino, si riferisce, nel testo del § 2 del cànone 332, alla "manifestazione" della rinunzia: per esser valida, essa dev'essere, oltre che libera, "debitamente" manifestata, resa pubblica. Ma su questo punto non mi pare che nessuno abbia avanzato dei dubbi; né certo era possibile farlo.

Quanto poi al discorso sul papato come "funzione" o come "identità", senz'approfondirlo, mi limito a osservare che a ogni modo, da Celestino V in poi, è fuor di dubbio che il papa possa rinunziare. Qui non si tratta, per esempio, del sacramento dell'ordine, ch'è inamissibile.

Anonimo ha detto...

Per Stefano 78.

Sì, nel ministro d'un sacramento si richiede l'intenzione di far quel che fa la Chiesa. Ma questo che c'entra?

Benedetto, a ogni modo, l'intenzione di rinunziare ce l'aveva. Oppure è stata tutta una commedia, e il conclave è stato una burla?

mic ha detto...

Qui, ultimo Anonimo, di evidenze effettivamente ne abbiamo una sola: quella di navigare nell'ambiguità e nell'incertezza, nonostante sia salvo il piano formale sia pur con molti punti inediti e alcune anomalie.
Abbiamo fatto un ventaglio di ipotesi e ci si sono posti degli interrogativi, che nascono proprio da ambiguità, ma nessuno ha definito il conclave una burla.
Gli interrogativi restano così come resta la sottomissione al papa forti dell'esortazione di Ratzinger che brinda alla coscienza.

mic ha detto...

Inoltre, più che una commedia, si è evidenziato un dramma. Che certamente fa salva la forma, ma nel quale alcune anomalie restano.

Luís Luiz ha detto...

@ Anonimo 22:23:
Tantopiù che la cosa è d'una gravità infinita, perché si tratta, a tacer d'altro, della nostra salvezza eterna, che dipende (è di fede: Bonifazio VIII, "Unam sanctam") dalla nostra soggezione al vero papa. Giusto. Che può essere Francesco o Benedetto.
Benedetto ha dichiarato in concistoro di rinunziare "in piena libertà" e d'esser "ben consapevole" di quel che faceva. Chi dice che non è vero ch'era libero, dice che Benedetto ha mentito; o forse era drogato, o non capiva quel che diceva, o credeva d'esser libero ma non era? Tutto questo è assurdo. O era sotto ricatto?
Per l'invalidità si richiederebbe, mi pare, una vera e propria coazione, fisica o morale, non un semplice condizionamento anche pesante. Appunto. Il problema è tutto qui. C'era o non c'era una coazione? È un problmema di fatto, e tutte le anomalie della situazione puntano in questa direzione. Come ho già detto, sono due serie di anomalie: una nella rinuncia: il primo papa a rinunciare da molti secoli; l'altra, negli atti e parole del nuovo papa, in congiunzione colla fine instantanea di tutte le ostilità - proprio come sarebbe da aspettare in caso di ricatto.

mic ha detto...

Qualche pensiero in libertà, al di là di tutte le diverse anomalie anche da me evidenziate.

Sull'ipotesi della piena consapevolezza di Benedetto XVI, che comunque l'intenzione di dimettersi l'aveva già espressa.

1. Il primato petrino, non era già scosso dalla "Ut unum sint"?

" .... Ciò che riguarda l'unità di tutte le comunità cristiane rientra ovviamente nell'ambito delle preoccupazioni del primato. Quale Vescovo di Roma so bene, e lo ho riaffermato nella presente Lettera enciclica, che la comunione piena e visibile di tutte le comunità, nelle quali in virtù della fedeltà di Dio abita il suo Spirito, è il desiderio ardente di Cristo. Sono convinto di avere a questo riguardo una responsabilità particolare, soprattutto nel constatare l'aspirazione ecumenica della maggior parte delle Comunità cristiane e ascoltando la domanda che mi è rivolta di trovare una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all'essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova. Per un millennio i cristiani erano uniti "dalla fraterna comunione della fede e della vita sacramentale, intervenendo per comune consenso la sede romana, qualora fossero sorti fra loro dissensi circa la fede o la disciplina"...

2. la collegialità, chi l'ha introdotta nel codice di diritto canonico se non Giovanni Paolo II?

3. Chi era il suo principale collaboratore nel redigere documenti se non Ratzinger?

mic ha detto...

Qualche pensiero in libertà, al di là di tutte le diverse anomalie anche da me evidenziate.

Sull'ipotesi della piena consapevolezza di Benedetto XVI, che comunque l'intenzione di dimettersi l'aveva già espressa.

1. Il primato petrino, non era già scosso dalla "Ut unum sint"?

" .... Ciò che riguarda l'unità di tutte le comunità cristiane rientra ovviamente nell'ambito delle preoccupazioni del primato. Quale Vescovo di Roma so bene, e lo ho riaffermato nella presente Lettera enciclica, che la comunione piena e visibile di tutte le comunità, nelle quali in virtù della fedeltà di Dio abita il suo Spirito, è il desiderio ardente di Cristo. Sono convinto di avere a questo riguardo una responsabilità particolare, soprattutto nel constatare l'aspirazione ecumenica della maggior parte delle Comunità cristiane e ascoltando la domanda che mi è rivolta di trovare una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all'essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova. Per un millennio i cristiani erano uniti "dalla fraterna comunione della fede e della vita sacramentale, intervenendo per comune consenso la sede romana, qualora fossero sorti fra loro dissensi circa la fede o la disciplina"...

2. la collegialità, chi l'ha introdotta nel codice di diritto canonico se non Giovanni Paolo II?

3. Chi era il suo principale collaboratore nel redigere documenti se non Ratzinger?

Latinista ha detto...

Sottoscrivo parola per parola gli interventi di Maso (immagino siano suoi anche quelli molto mattinieri e toscani del 14).
Vorrei che non passassero inosservate neanche la premessa e la conclusione del primo paio: Francesco non ci piace, ma non per questo dobbiamo attaccarci a qualunque illusione; e questo genere di cose rischiano di screditare chi dà loro retta.

Dal web 2013:
Se fosse come dice Lei, in ogni caso di rinunzia (e ce ne sono stati diversi) ci sarebbero stati due veri Papi, due vicarii di Cristo. Questo sì, che non torna.

Stefano 78:
Lei ha le Sue convinzioni a riguardo, ma come dimostra a chi non le condivide che Benedetto XVI non ha rinunziato liberamente? Coi suoi atti e parole successivi? Al massimo quelli possono far pensare a una riserva mentale, ma il codice di diritto canonico non considera la riserva mentale una causa di invalidità della rinunzia.

Metta che io Le faccia una donazione - che so, Le regalo una macchina. Inutile che poi dica: "Ma ne resto proprietario anch'io, solo in modo diverso". No, mi spiace, la macchina ormai è solo Sua. Inutile che poi dica che Le avevo donato solo l'usufrutto e mi ero tenuto la nuda proprietà: no, quando ho fatto la donazione Le ho donato la piena proprietà, io non ho più niente. Non servirebbe a nulla neanche se poi dicessi chiaramente che in realtà non volevo: peggio per me che l'ho fatta lo stesso. Perché l'ordinamento civile italiano tutela la certezza del diritto, cioè ritiene importante che si possa sapere con certezza a chi appartiene la macchina a prescindere dalle eventuali riserve mentali (e quindi interne) del donatore. Figuriamoci se il diritto canonico non ritiene importante che si possa sapere con certezza chi è il Papa.

Ma perché allora, se quella del "ministero contemplativo" (o come l'ha chiamato), dello stemma papale, della tonaca bianca ecc. sono solo pretese illegittime di Benedetto XVI, Francesco le tollera? Be', voglio proprio vederlo Francesco che dice: "Fuori di qui, brutto vecchiaccio, e guai a te se ti vesti ancora di bianco". Scusate la punta grottesca, ma non Vi pare che sia così?
E perché allora non vive nel palazzo apostolico, si chiama "Papa" di rado, non usa certi attributi papali ecc.? Be', ormai l'abbiamo capito come ragiona, no?

viandante ha detto...

La situazione creatasi è molto difficile. Non é la prima volta nella storia che dei fedeli si trovano nella situazione di non poter dire con sicurezza matematica chi è il papa.
Io presumo, fino a prova contraria, che sia papa Francesco.

Però è chiaro che la figura del pontefice e del papato sono stati fortemente intaccati agli occhi di molti fedeli. In verità, anche se ciò non era molto visibile, erano già stati sminuiti prima ancora delle dimissioni di papa Benedetto. Queste, indipendentemente dalle contingenze, sono state il naturale esito di una visione del papato molto "amministrativa" e poco fiduciosa nell'aiuto divino.

Se però devo trarre delle conclusioni pratiche da tutta questa vicenda, ebbene:
1) per fortuna nostra nel corso dei secoli il magistero si è già espresso su innumerevoli questioni, che di conseguenza oggi vanno ritenute risolte (anche se chi non vuol sentire non sentirà mai: vedi per es. la divinità di Cristo, l'ordinazione sacerdotale femminile, l'esistenza dell'Inferno, ecc.). Di conseguenza la fedeltà alla Tradizione è un'ancora di salvezza.
2) La mia salvezza non é direttamente legata al papa, al vescovo o al mio parroco: sono io che devo convertirmi. La Chiesa, indipendentemente dalla dignità dei ministri me ne dà i mezzi.
3) Il tempo storico che viviamo ha comunque qualche cosa di veramente particolare; potrebbe essere molto vicina la fine dei tempi. Abbiamo quindi un ulteriore motivo per affrettare anche la nostra conversione e su quella focalizzarsi.

Se poi i tempi dovessero dilatarsi (dimissioni valide o meno), non abbiamo comunque buttato via il tempo!

Anonimo ha detto...

Ringrazio Latinista delle sue parole.

Sì, sono miei anche gl'interventi di ier l'altro: avevo dimenticato di firmarli.

Maso

mic ha detto...

E io, oltre a voi, ringrazio Viandante per la sua sintesi equilibrata e veritiera.

Anonimo ha detto...

"il sig. Tornielli se la deve finire di irridere e lasciare insultare sul suo blog le persone definite spregevolmente 'vedove', a parte il fatto che non sono tutte donne, perché per GP2 gli 'orfani' erano omaggiati e coloro che hanno amato papa Benedetto devono essere considerati decerebrati?"

Sempre meglio vedove inconsolabili di un grand’uomo che "groupie" del
SUPERPOPE!

Anonimo ha detto...

"il sig. Tornielli se la deve finire di irridere e lasciare insultare sul suo blog le persone definite spregevolmente 'vedove', a parte il fatto che non sono tutte donne, perché per GP2 gli 'orfani' erano omaggiati e coloro che hanno amato papa Benedetto devono essere considerati decerebrati?"

Sempre meglio vedove inconsolabili di un grand’uomo che "groupies" del
SUPERPOPE!

Anonimo ha detto...

Socci: «Basta aspettare il consenso dei preti o del mondo. Tocca a noi, padri e madri, affrontare il caos»
http://www.tempi.it/socci-basta-aspettare-il-consenso-dei-preti-o-del-mondo-tocca-a-noi-padri-e-madri-affrontare-il-caos#.UwHnirmYbyc

Anonimo ha detto...

A testimonianza che «un popolo si desta»! COMUNICATO STAMPA dei CIRCOLI TOSCANI de LA MANIF POUR TOUS ITALIA sul progetto “Omofobia, transfobia e bullismo” finanziato dalla Regione Toscana

I circoli toscani de La Manif pour tous Italia denunciano con profonda preoccupazione il progetto “Omofobia, transfobia e bullismo” rivolto ai ragazzi della scuola primaria e secondaria, finanziato dalla Regione Toscana, patrocinato dall’Ufficio Scolastico Regionale e coordinato dall’Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford, che vede il pieno coinvolgimento della nostra regione nell’attuazione della Strategia Nazionale di contrasto all’omofobia promosso dall’UNAR-Dipartimento Pari Opportunità, attraverso la Rete nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti-Discriminazioni
http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=17&id_n=34845

Gay nella scuola, la Guerra va avanti
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-gay-nella-scuola-la-guerra-va-avanti-8461.htm

Anonimo ha detto...

ORA PER ALLORA: si deve rimediare alla debolezza dei padri conciliari, che non seppero difendere la tradizione contro il modernismo e l'ecumenismo, firmando infine i documenti eretici del Concilio.