Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 20 settembre 2018

Aspettando un nuovo Benedetto, attenzione che non arrivi il solito Godot – Fabio Trevisan

Della cosiddetta opzione Benedetto si parla da tempo [qui - qui - qui]. Recentemente è stata riproposta all'attenzione per un intervento di mons. Georg Gaenswein in occasione della presentazione del volume di Rod Dreher, L’opzione Benedetto. Una strategia per i cristiani in un mondo post-cristiano [testo integrale qui e commenti qui - qui]. Di seguito riprendiamo l'interessante riflessione di Fabio Trevisan.

C’è un gran fremito nel mondo cattolico attorno alla cosiddetta Opzione Benedetto, lanciata dal libro omonimo di Rod Dreher, autore statunitense da qualche giorno in tournée italiana. C’è un gran rincorrere di citazioni, che vanno da Ratzinger 1969 con il richiamo alle “piccole comunità creative” sino al filosofo scozzese Alasdair McIntyre, che nel 1981 citò espressamente la scelta (opzione) di San Benedetto nel saggio Dopo la virtù (After virtue).
Per fare un po’ di chiarezza, considerando l’agitazione emotiva, la febbrile attesa di questi tempi, la frenesia della prassi spesso mutuata da un cripto-marxismo sotteso a una subalternità culturale, credo sia opportuno ritornare alla riflessione sulla natura di quel famoso saggio del filosofo scozzese. Come accade sovente, il cattolico impara degli slogan o delle frasi efficaci a memoria senza preoccuparsi di studiare a fondo l’autore. Ciò si è evidenziato con Chesterton: ricordiamo, per esempio, le famose “spade sguainate per dimostrare che due più due fa quattro e che le foglie sono verdi d’estate” estrapolate dal saggio Eretici senza alcuna considerazione dottrinale sulla verità e l’eresia cui facevano riferimento; o, ancora, “il mondo è pieno di verità impazzite”, anziché “Virtù”, come lo scrittore inglese aveva descritto in Ortodossia. Alle citazioni, anche riportate in modo erroneo, non sono mancate le storpiature di senso, il cercare di trascinare l’autore in un campo “ecclesiologicamente o politicamente corretto”, com’è capitato a Giovannino Guareschi e al suo grandioso “Mondo piccolo”, messo a confronto senza pudore con le “robe minime” di Jannacci.

Anche quest’ultima operazione di sdoganare Dreher e l’Opzione Benedetto senza il corretto riferimento al concetto originale elaborato da McIntyre ha il sapore del trinariciutismo, di chi cerca di rincorrere il consenso, magari proponendosi come reale alternativa alla crisi fuori e dentro la Chiesa, versando però, come descriveva Guareschi, il cervello all’ammasso. Cerchiamo quindi di fare alcune considerazioni oggettive sull’opera del pensatore scozzese.

Innanzitutto, come recita il sottotitolo della sua opera (“A study in moral theory”), si tratta di un saggio di teoria morale. Lo scrittore e docente ancora vivente, classe 1929, originario di Glasgow, intendeva far riflettere, come ha scritto un quarto di secolo dopo la pubblicazione del saggio, sul significato della perdita dell’unità delle virtù (dianoetiche ed etiche): “I cosiddetti principi morali erano originariamente inseriti in un contesto di credenze pratiche e di modalità consolidate di pensare, sentire e agire, che li rendevano comprensibili; tale contesto, ove i giudizi morali trovavano il loro senso in riferimento a criteri impersonali giustificati da una concezione condivisa del bene umano, è andato perduto”.

Ricordiamo che McIntyre, quando scrisse Dopo la virtù, come ha espressamente riferito, era già un pensatore aristotelico, ma non ancora tomista: “Sono diventato tomista dopo aver scritto quel saggio, in parte perché mi sono convinto che l’Aquinate era per certi versi più aristotelico di Aristotele: non soltanto era un eccellente interprete dei testi del filosofo greco, ma era stato in grado di estendere e approfondire le ricerche metafisiche e morali del proprio maestro”.

Credo che si possa cogliere, già da queste brevi considerazioni, la profondità di pensiero del grande filosofo scozzese. Sentire, come mi è capitato di udire, da uno dei propugnatori dell’Opzione Benedetto nella versione spumeggiante e attualizzata di Dreher, che McIntyre sia un po’ geloso o addirittura invidioso del successo di Rod, mi è sembrato talmente risibile e culturalmente fuorviante, da veder naufragare sin dall’inizio di questa operazione la zattera (per usare un simbolo della filosofia classica) dei superstiti e presunti animatori della rinascita cristiana.

Questi ultimi vorrebbero veicolare l’idea che solo le buone prassi di piccole comunità costituirebbero il modello odierno di quello che fu la straordinaria opera di San Benedetto; aggiungo un’ulteriore riflessione di McIntyre: “Pratiche, tradizioni, e tutto il resto possono funzionare, come di fatto funzionano, solamente in quanto gli uomini hanno un fine verso il quale muovono in ragione della loro natura specifica”.  Il filosofo scozzese faceva riferimento alla dottrina del bene, rinvenibile nella quinta Quaestio della prima parte della Summa Theologica. L’onestà intellettuale di McIntyre, oltre ad aver riconosciuto nello sviluppo del suo pensiero il contributo illuminante di San Tommaso d’Aquino, ha dovuto subire numerose accuse, come da lui stesso elencato: “Sono stato accusato di nostalgia per un passato che avrei idealizzato: questo perché la mia comprensione della tradizione delle virtù muove dall’interno della polis greca e perché ho indicato nell’Europa del Medioevo l’ambiente nel quale quella tradizione è potuta maturare”.

McIntyre ha insistito parecchio sulla comprensione della “tradizione delle virtù” come “tradizione aristotelica-tomista” in quanto, attenzione, “tradizione di ricerca”: “Le tradizioni di ricerca si contraddistinguono perché ritengono che il nucleo delle loro tesi sia vero e le loro argomentazioni di fondo siano corrette”. Il filosofo scozzese ha quindi inteso comprendere la situazione di grave disordine etico contemporanea attraverso la luce della filosofia della tradizione aristotelico-tomista: “Io sono rimasto dell’idea che si possa comprendere la genesi e la situazione di stallo della modernità morale soltanto a partire dal punto di vista di una tradizione differente, di cui Aristotele ha raccolto e analizzato credenze e presupposti, elaborandoli teoricamente nella sua ben nota teoria classica”.

Arriviamo quindi, date queste, seppur brevi, necessarie premesse, all’ultima frase del saggio Dopo la virtù, sovente citata: “Stiamo aspettando: non Godot, ma un altro San Benedetto, senza dubbio molto diverso”. Cosa realmente attendeva Alasdair McIntyre? Ecco cosa scriveva in merito: “La grandezza di Benedetto sta nell’aver reso possibile l’istituzione del monastero centrato sulla preghiera, sullo studio e sul lavoro, nel quale e intorno al quale le comunità potevano non solo sopravvivere, ma svilupparsi in un periodo di oscurità sociale e culturale. Gli effetti della visione fondazionale di Benedetto e la loro ricaduta istituzionale, grazie a quanti in modi diversi hanno seguito la sua regola, erano in gran parte imprevedibili per quei tempi. Quando scrissi quella frase conclusiva, era mia intenzione di suggerire che la nostra epoca è un tempo di attesa di nuove e inattese possibilità di rinnovamento. Allo stesso tempo è un periodo di resistenza prudente e coraggiosa, giusta e temperante nella misura del possibile, nei confronti dell’ordine sociale, economico e politico dominante nella modernità avanzata”.

“Dopo la virtù” non è altro, secondo McIntyre, che l’esito di un processo storico secolaristico, ossia di espulsione di Dio e della regalità di Cristo dalla vita dell’uomo, che ha portato dalla comprensione dell’unità delle virtù alla rottura di quest’unità, fino all’isolamento e al naturale depotenziamento della singola virtù. Anche Chesterton, in Ortodossia, come abbiamo precedentemente richiamato, ha fatto vedere la drammaticità di questo esito: “Il mondo moderno è pieno di antiche virtù cristiane impazzite che vagano scisse fra loro ed allora si coltiva la verità senza la carità o la carità senza la verità”. Il sensazionale romanzo dell’ortodossia in Chesterton non era contrapposto o subordinato a quella che viene oggi chiamata ortoprassi; anzi, le dottrine e i dogmi sostenevano l’agire morale: “Le dottrine devono essere definite entro limiti rigorosi, anche perché l’uomo possa godere delle generali libertà umane…Taluni hanno preso l’abitudine di parlare dell’ortodossia come di qualche cosa di pesante, di monotono. Non c’è, invece, niente di così pericoloso e di così eccitante come l’ortodossia: l’ortodossia è la saggezza, e l’esser saggi è più drammatico che l’esser pazzi”.

Entrambi, Chesterton e McIntyre, pur partendo da ragionamenti e credi diversi erano arrivati, dal punto di vista etico, alla medesima conclusione: l’impossibilità di sostenere una singola virtù così svilita e depotenziata, poiché scissa, separata dalle altre. McIntyre aveva presentato questo quadro scomposto attraverso un’ipotesi inquietante che vedeva nella modernità: “Abbiamo perduto, in grandissima parte se non del tutto, la nostra comprensione, sia teoretica sia pratica, della morale”. Chesterton inquadrava questo sconvolgimento etico in un orizzonte dottrinale e metafisico: “È facile esser pazzi, è facile essere eretici: è sempre facile lasciare che un’epoca si metta alla testa di qualche cosa, difficile è conservare la propria testa; è sempre facile essere modernisti… nella mia visione il carro celeste vola sfolgorante attraverso i secoli, mentre le stolide eresie si contorcono prostrate e l’augusta verità oscilla ma resta in piedi”.

Se McIntyre ha evocato un possibile altro Benedetto, Chesterton ha richiamato il dovere della Chiesa a essere fedele a se stessa. Coloro che oggigiorno pretendono la responsabilità dei laici, dimenticando gli obblighi della Chiesa, dovrebbero ricordarsi un’altra frase di Chesterton poco citata: “La Chiesa deve avere tutte le cure affinché il mondo possa essere senza cura”. Il richiamo all’opzione Benedetto dovrebbe sollecitare infatti maggior cura all’ortodossia, alla dottrina, al dogma e soprattutto non contrapporli o subordinarli all’ortoprassi. Questo collasso del pensiero, questa incapacità di definire le dottrine producono una cattiva prassi e una perdita anche della capacità di comprensione, come ammoniva McIntyre: “Siamo giunti a un punto in cui non ci rendiamo più conto della catastrofe che abbiamo subito”.

Non possiamo, infine, prescindere dal pensiero di McIntyre nel ragionare attorno alle possibilità di un’opzione Benedetto, né possiamo tralasciare Chesterton nel richiamare i compiti dei laici e i doveri della vera Chiesa. [Fonte]

32 commenti:

Anonimo ha detto...

"La nuova Costituzione apostolica "Episcopalis Communio" sembra ratificare un grave equivoco sul significato dei Sinodi, ovvero che siano i sinodi a produrre la verità e non viceversa. Ma oggi il vero problema della Chiesa è l’episcopato, vale a dire la perdita del senso di cosa significhi essere successore degli Apostoli".

Stefano Fontana

mic ha detto...

Lo stato della Chiesa viene evidenziato e messo in relazione ai risultati della pastorale di Bergoglio perfino dalla stampa, con una conclusione riferita alle cause che molti pastori ancora non ammettono...

Papa Francesco, i segnali catastrofici dalle sue visite pastorali: la Chiesa sta morendo, panico Vaticano

Due disastri in pochi mesi per Papa Francesco: non semplici cattive coincidenze, ma due segnali della crisi, forse senza ritorno, della Chiesa cattolica. Come ricorda Italia Oggi, a gennaio il Pontefice è stato in Cile e mentre nel 1987 Giovanni Paolo II era stato accolto da una folla festante, Bergoglio si è trovato nel mezzo di chiese incendiate e minacce-bomba. Poi, pochi giorni fa, in Irlanda: 120mila persone ad ascoltare il Pontefice contro un milione e mezzo che si era radunato per Papa Wojtyla nel 1979, e soprattutto nel momento peggiore possibile, quello dello scandalo per pedofilia e abusi e delle accuse di monsignor Viganò.

Dopo 5 anni di pontificato bergogliano, ricorda il quotidiano, "l'abbandono del cristianesimo da parte delle masse, si è fortemente accentuato e la pastorale di Bergoglio ha prodotto perdita della fede e diffuso agnosticismo. Rispetto alle sue attese, un sicuro fallimento". Ma forse, è la conclusione inquietante, "questo processo di scristianizzazione, iniziato negli anni del Concilio, non era stato in alcun modo frenato né da Wojtyla né da Ratzinger. Segno evidente che si tratta di una tendenza epocale e sinora irreversibile".

https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/13379215/vaticano-papa-francesco-viaggi-pastorali-cile-irlanda-flop-disastro-partecipazione-scandali-chiesa-sta-morendo.html

Anonimo ha detto...

https://www.corrispondenzaromana.it/la-testimonianza-di-vigano-il-silenzio-del-papa-e-il-commento-del-card-rodriguez-maradiaga/

lister ha detto...

"questo processo di scristianizzazione, iniziato negli anni del Concilio, non era stato in alcun modo frenato né da Wojtyla né da Ratzinger. Segno evidente che si tratta di una tendenza epocale e sinora irreversibile".

Non è stato "frenato ", anzi, è stato ratificato da questi ultimi, ciò che era stato sancito dai due precedenti. E non è "una tendenza" da imputare al caso: è ferma volontà in ossequio al NWO.

Anonimo ha detto...

Se fosse vero si capirebbero tante cose....

http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/esoterismo-e-focus/mistero-e-trascendenza/6782-1963-satana-in-vaticano

Io sono Nursino ha detto...

“La Basilica aveva una forma semplice alla quale siamo legati; rigorosa, molto spirituale, splendidamente integrata nel mirabile contesto della nostra piazza. Il nostro desiderio, come quello di tantissimi nursini per nascita o per adozione, è quello di rivederla com’era e dov’era. Nella lettera chiediamo pertanto di non modificare la forma antica di questo importante simbolo culturale e identitario, mondiale e cittadino, senz’altro consapevoli delle problematiche di tipo antisismico che dovranno essere severamente considerate unitamente a quelle di carattere estetico che ci sono altrettanto care“

Anonimo ha detto...

"Entrambi, Chesterton e McIntyre, pur partendo da ragionamenti e credi diversi erano arrivati, dal punto di vista etico, alla medesima conclusione: l’impossibilità di sostenere una singola virtù così svilita e depotenziata, poiché scissa, separata dalle altre". Anche S. Francesco del resto era giunto alle medesime conclusioni giusto con qualche secolo di anticipo...IL SALUTO ALLE VIRTÙ (Fonti Francescane 256-258)

Ave, regina sapienza,
il Signore ti salvi
con tua sorella, la santa e pura semplicità.
Signora santa povertà,
il Signore ti salvi
con tua sorella, la santa umiltà.
Signora santa carità,
il Signore ti salvi
con tua sorella, la santa obbedienza.
Santissime virtù,
voi tutte salvi il Signore
dal quale venite e procedete.
Non c’è assolutamente uomo nel mondo intero,
che possa avere una sola di voi,
se prima non muore [a se stesso].
Chi ne ha una e le altre non offende,
tutte le possiede,
e chi anche una sola ne offende
non ne possiede nessuna e le offende tutte.
e ognuna confonde i vizi e i peccati.
La santa sapienza
confonde Satana e tutte le sue insidie.
La pura santa semplicità
confonde ogni sapienza di questo mondo
e la sapienza della carne.
La santa povertà
confonde la cupidigia, I’avarizia
e le preoccupazioni del secolo presente.
La santa umiltà
confonde la superbia
e tutti gli uomini che sono nel mondo
e similmente tutte le cose che sono nel mondo.
La santa carità
confonde tutte le diaboliche e carnali tentazioni
e tutti i timori carnali.
La santa obbedienza
confonde tutte le volontà corporali e carnali
e ogni volontà propria,
e tiene il suo corpo mortificato per l’obbedienza
allo spirito e per l’obbedienza al proprio fratello;
e allora l’uomo è suddito e sottomesso
a tutti gli uomini che sono nel mondo,
e non soltanto ai soli uomini,
ma anche a tutte le bestie e alle fiere,
così che possano fare di lui quello che vogliono
per quanto sarà loro concesso dall’alto del Signore.
Massimo

tralcio ha detto...

La provvidenza ha disposto San Tommaso quale coronamento dell'eredità di fede che San Benedetto seppe conservare dal diluvio.
Non ci sarebbe potuto essere San Tommaso se non vi fosse stato San Benedetto.
Oggi chi propone "l'opzione Benedetto" non lo fa senza San Tommaso. Tuttavia l'opzione Benedetto si addice alla nostra epoca fotografando un quadro più simile al crollo dell'impero romano che non alla società in cui San Tommaso fu oblato a Montecassino a 5 anni di età.
Non a caso proprio i monaci di Montecassino hanno recentemente conosciuto lo scandalo dell'abate con il fidanzato che sperperava denari in hotel lussuosi.
L'opzione Benedetto non è affatto una rinuncia all'ortodossia, alla dottrina e al dogma. Infatti come San Tommaso fu erede di San Benedetto, oggi chi sposasse l'opzione Benedetto è comunque anche erede di San Tommaso. Nell'opzione Benedetto calata nel 2018 non c'è alcuna premessa al "collasso del pensiero e all'incapacità di definire le dottrine che producono una cattiva prassi e una perdita anche della capacità di comprensione" come ammoniva McIntyre.
Attenzione a non voler sempre mettere puntini sulle i altrui come se le proprie fossero tutte delle i con i punti in regola.
Noi siamo tutti segnati dal peccato originale. Abbiamo la possibilità di essere visitati e abitati dalla Grazia. Nel buio di un'epoca che ha legalizzato il peccato e ne ha fatto cultura, propagando luci artificiali e precipitando molte anime nel buio, la cella del certosino è il primo fondamentale baluardo per ritornare a cercare Dio creatore e ad ascoltarne la Parola seguendo la via del Verbo Incarnato, Nostro Redentore.
Nella realtà segnata dal peccato, nell'Eden perduto, ognuno deve innanzitutto ritornare a coltivare un pezzo di giardino, espellendo il peccato e ascoltando Dio, facendosi umile "bue muto", la cui grandezza teologica risiede nel suo essere e nel suo stare zitto davanti a Dio, adorandoLo e amandoLo come prassi più essenziale che "saperLo" e "saperLo spiegare".
I monaci hanno prodotto la cultura che ha formato il frate San Tommaso e la cultura del frate ha costruito le cattedrali. Noi oggi al massimo stiamo costruendo torri di babele e centri commerciali... distruggendo ciò che restava di monasteri e cattedrali.
L'ultimo dei nostri problemi dovrebbe consistere nel contrapporre l'opzione Benedetto al tomismo. Quando si è nella corruzione creaturale, solo la Grazia increata può invertire la rotta. Solo il sangue sparso da Cristo può risanare il male sparso nel mondo senza sporcarsi egli stesso, come farebbe qualsiasi opera -per quanto pura- di una creatura.
L'opzione Benedetto chiede di raccogliersi lì, in silenzio, presso la Grazia Increata.
E' come un libretto di istruzioni per costruirsi l'arca nell'imminenza del diluvio. Oggi è molto più appropriato di un catechismo che parla una lingua incomprensibile a chi vorremmo convincere delle nostre buone ragioni, sempre ammesso che non le abbiamo smarrite pure noi, inquinati dallo stesso ambiente che sporca tutto. Basta poco per sporcare anche le cose belle.

Anonimo ha detto...

Un po' fuori tema, ma non troppo, perché il "San Benedetto" del Novecento è stato, in un certo senso, proprio lui:

San Pio da Pietrelcina (1887-1968), di cui oggi ricordiamo il Centenario della stimmatizzazione , avvenuta, come si sa, il 20 settembre 1918 (ma le stigmate invisibili le portava già nel corpo da otto anni).

Si potrebbero scovare numerose analogie tra l'esperienza del fondatore del monachesimo occidentale e il Santo garganico. Ma qui mi limito al semplice ricordo dell'evento, confidando nel soccorso di qualche altro commentatore.

Anonimo ha detto...

http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/

Che "The Benedict Option" sia davvero "il più importante libro a tema religioso del decennio" – come aveva predetto David Brooks sul "New York Times" – è ormai fuori dubbio, visto come la discussione che ne è scaturita è arrivata a coinvolgere anche i più alti livelli della Chiesa cattolica.

Nel presentare questo libro la settimana scorsa nella camera dei deputati della repubblica italiana, l'arcivescovo Georg Gänswein, segretario di Joseph Ratzinger prima e dopo la rinuncia di questi al pontificato, non ha esitato infatti a mettere in campo i due ultimi papi, perché – ha detto – "anche Benedetto XVI dal momento della sua rinuncia si concepisce come un vecchio monaco che sente come suo dovere dedicarsi soprattutto alla preghiera per la Madre Chiesa, per il suo successore Francesco e per il ministero petrino istituito da Cristo stesso".

Certo, il Benedetto della "opzione" – nel libro dell'ex cattolico americano oggi ortodosso Rod Dreher – non è papa Ratzinger, ma san Benedetto da Norcia, il grande monaco del V e VI secolo che diede inizio a una formidabile rinascita della fede e della cultura cristiane nel caos seguito al crollo dell'impero romano. Ma l'altro Benedetto, il papa, evocò proprio quella rinascita nel suo memorabile discorso – assolutamente da rileggere – del 12 settembre 2008 a Parigi, al Collège des Bernardins, proponendo in sostanza ai cattolici di oggi di raccogliere e rivivere la lezione di quel grande monachesimo benedettino, nell'attuale passaggio di civiltà:

> "Quaerere Deum"

Di papa Francesco, invece, non si può dire che si trovi in sintonia con questa visione, stando ad almeno due segnali.
....

nimis ha detto...

Un giornale tedesco pubblica alcuni estratti di lettere che Benedetto XVI ha inviato a novembre 2017 a un cardinale tedesco. Il contenuto è clamoroso.

https://www.bild.de/politik/ausland/politik-ausland/pikante-briefe-papst-benedikt-xvi-in-grosser-sorge-um-seine-kirche-57353864.bild.html

Ripreso da Lifesitenews : https://www.lifesitenews.com/news/benedict-private-letters

Oremus pro pontifice nostro Benedicto!

Anonimo ha detto...

Sarebbero da tradurre....

Anonimo ha detto...

Finalmente qualcuno che dice le cose come stanno!!!

mic ha detto...

Non possiamo certo conoscere il pensiero di Benedetto sulla testimonianza di Viganò, anche se forse possiamo coglierne un'eco nella recente espressione "11 settembre della Chiesa" di Gänswein. Ma nessuno può affermare, come ha fatto il NY Times, che in una lettera del novembre 2017, Benedetto possa rimproverare i cattolici conservatori per come si sono comportati a wuesto riguardo nel settembre 2018.

Anonimo ha detto...

In effetti qui di scintillante non c’è niente. In compenso c’è un refrain che torna in continuazione, una sorta di mantra che il documento vuole inculcare nella mente del malcapitato lettore: quello della «Chiesa in uscita».

https://www.aldomariavalli.it/2018/09/20/instrumentum-laboris-o-instrumentum-doloris/

Finche' non ci sara' entrato nella zucca .

Questo testamento puo' aiutare i giovani ha detto...

“Amati figlioletti miei, il mio cuore si strugge per voi. Quando crescerete, capirete quanto si strugga il cuore di un padre o di una madre per i figli. Il mio cuore si strugge anche per la mia povera mamma, che è tutta sola e alla quale non ho la forza interiore di avvicinarmi. Avrei tante cose da scrivervi. Mi vengono tanti pensieri e sentimenti, ma non ho né il tempo, né le forze di scriverli. Eccovi una cosa che non posso non scrivere: Abituatevi, educate voi stessi a fare tutto ciò che fate perfettamente, con cura e precisione; che il vostro agire non abbia niente di impreciso, non fate niente senza provarvi gusto, in modo grossolano. Ricordatevi che nell’approssimazione si può perdere tutta la vita, mentre al contrario, nel compiere con precisione e al ritmo giusto anche le cose e le questioni di secondaria importanza, si possono scoprire molti aspetti che in seguito potranno essere per voi fonte profondissima di un nuovo atto creativo.”

Testo tratto dal libro “Non dimenticatemi” di Pavel Florenskij

Anonimo ha detto...

Una Chiesa piú sinodale? Perché no?
di Padre Giovanni Scalese
Le élites rivoluzionarie hanno sempre avuto sulle labbra il popolo — o meglio, il Popolo con la “p” maiuscola — ma per loro il popolo è sempre stato piú che altro uno slogan, un’idea astratta. Alle élites, del popolo reale in carne e ossa, interessa ben poco; a loro non interessa la realtà, ma l’ideologia. Il popolo — quello vero — in genere non è rivoluzionario, ma attaccato alla tradizione. Lo dimostrano, appunto, le insorgenze popolari contro la rivoluzione francese e contro i tentativi di imporre le idee giacobine nel resto d’Europa. Ma anche nei secoli successivi, ogni volta che al popolo è stata data la possibilità di esprimersi liberamente, esso ha solitamente mostrato un orientamento moderato.
Anche nella Chiesa è in corso, ormai da molti anni, una rivoluzione, che si vuol far credere essere una riforma voluta dalla base — dal “popolo di Dio” — ma in realtà è una vera e propria rivoluzione portata avanti da una ristretta élite, che a poco a poco è riuscita a occupare tutti gli spazi di potere, raggiungendo negli anni piú recenti i vertici della Chiesa. Anche in questo caso si parla di popolo di Dio, di Chiesa del popolo, di comunità di base, di decentramento, di maggiore spazio alle Chiese locali, alle conferenze episcopali, ai laici, alle donne. Di fatto, si sta realizzando una centralizzazione che non si era mai vista nella storia della Chiesa e si assiste alla diffusione di una mentalità sempre piú clericale. Si parla di ascolto, ma non si tiene conto di alcuna posizione alternativa e non è ammessa alcuna forma di dissenso. Si ha l’impressione che l’unica preoccupazione dell’élite al potere nella Chiesa sia quella di attuare un’agenza prestabilita, in nessun modo modificabile.
https://querculanus.blogspot.com/2018/09/una-chiesa-piu-sinodale-perche-no.html

fabrizio giudici ha detto...

Ma nessuno può affermare, come ha fatto il NY Times, che in una lettera del novembre 2017, Benedetto possa rimproverare i cattolici conservatori per come si sono comportati a wuesto riguardo nel settembre 2018.

Ovviamente è quello che ha titolato il Corriere. Ora bisogna chiedere a Bild di pubblicare le lettere integralmente.

Anonimo ha detto...

L’exit strategy di Dreher rischia però di essere un’opzione catacombalista: l’illusione cioè di salvarsi, formando delle isole privilegiate dove vivere la fede in famiglia e piccole comunità, rinunciando a combattere pubblicamente il mondo moderno. Il catacombalismo non è propriamente una fuga dal mondo nel senso di ritirarsi in eremi, grotte o monasteri, è piuttosto l’atteggiamento di chi si ritira dal campo di battaglia e sogna di poter sopravvivere con la pura testimonianza personale, senza affrontare pubblicamente il nemico.

Il catacombalista non vuole combattere perché è convinto di avere già perso la battaglia; per lui, in un mondo inondato dal male si possono solo costruire “arche di salvezza”, in attesa che le acque si ritirino. In The Benedict Option, Dreher usa l’immagine dell’arca di Noè, approntata su indicazione di Dio per resistere al diluvio e poi ritornare sulla terraferma. “L’inondazione è arrivata – ha detto Dreher a Roma – e l’acqua sta salendo velocemente. Quello che stiamo facendo noi cristiani non funziona e quindi è il momento di avviare un cambiamento radicale, è ora di costruire arche prima che l’inondazione non ci travolga”.

L’Opzione Benedetto appare come un frutto di quel rifiuto della concezione militante del Cristianesimo, che si è diffuso dopo il Concilio Vaticano II. Ai muri devono essere sostituiti i ponti, perché non esistono visioni del mondo contrapposte, e le stesse confessioni religiose cristiane, cattolicesimo, protestantesimo e ortodossia, possono unirsi contro la dittatura del relativismo, basandosi su un generico sentimento della trascendenza, che prescinde dall’azione soprannaturale della grazia

fabrizio giudici ha detto...

Il precedente commento è preso da questo articolo, che vale la pena leggere integralmente:

https://www.corrispondenzaromana.it/notizie-brevi/lopzione-catacombalista-di-rod-dreher/

Personalmente non voglio rigettare in toto la testimonianza di Dreher, pur essendo greco-ortodosso, e pur condividendo totalmente il citato difetto del "catacombalismo". Prendiamola come una proposta valida _tra le tante cose che si devono fare_, e che vanno fatte tutte insieme sennò crolla tutto. Per esempio, Dreher cita come esemplare la “Compagnia dei Tipi Loschi” di San Benedetto del Tronto. Bene. Questa compagnia ha anche istituito una scuola parentale. Benissimo. Ma lo può fare solo se l'autorità temporale glielo concede (per ora sì, ma con un nuovo governo ostile?) e anche se l'autorità ecclesiastica glielo concede (il ricatto morale della Cresima è sempre pronto se c'è un vescovo balordo). Dunque, questa comunità può operare solo se, contemporaneamente, altri cattolici combattono in campo aperto. Anche la parte di analisi politica di Dreher è totalmente superficiale.

L'aspetto positivo del discorso di Dreher è il suo tono totalmente apocalittico e anti-modernista (qualcuno gli ha dato del "medievale") e il fatto che l'alluvione è una critica implicita ma chiarissima agli errori degli ultimi cinquant'anni: infatti l'arrivo dell'alluvione è totalmente opposto all'idea della "nuova primavera" della Chiesa. La sua stessa abiura per la chiesa greco-ortodossa, seppur non giustificabile in sé, ne è testimone.

Interessante anche l'altro aspetto segnalato da CR: ovvero che i normalisti stanno cercando di "arruolare" Dreher nel proprio campo. Me n'ero già convinto da un po', prima di leggere l'articolo di CR, e ne ho avuto la conferma pochi giorni fa, sentendolo parlare a Genova ospite della Diocesi. Un'operazione totalmente ridicola, se non che purtroppo è pieno di cattolici che ci cascano. Varrebbe la pena di approfondire e denunciare l'operazione.

Per questo dico: critichiamo Dreher nei modi corretti, senza buttare via il bambino con l'acqua.

mic ha detto...

Intelligente commento di Fabrizio. Anch'io la vedo così.
Non ho presente la fonte ma mi sembra di ricordare che Ratzinger, quando parlava delle "piccole comunità creative", attribuisse alla Chiesa la responsabilità di guidarle. Il che eliminerebbe il rischio che la creatività si tramuti in velleitarietà ed esclusivismi.
E tuttavia è il caso del cane che si morde la coda perché la crisi deriva proprio dall'abdicazione della Chiesa a porsi come guida indefettibile.

irina ha detto...

"... perché la crisi deriva proprio dall'abdicazione della Chiesa a porsi come guida indefettibile."

Appunto. Questo è stato, da molti decenni, il gran rifiuto della Chiesa, i cui effetti ognuno di noi si trova tra i piedi, ogni giorno, nella sua vita religiosa, familiare, lavorativa, sociale, ovunque. Non uno che si assuma le sue responsabilità oltre il lasso di tempo in cui afferma di assumersele.
La Chiesa insegna anche quando sbaglia (E.M.Radaelli).

tralcio ha detto...

Non so se rientro tra i catacombalisti così catalogati dall'anonimo delle 00:29.
Personalmente sono molto visibile là dove sto. Chiunque sa come la penso.
Non per questo mi aggiro minaccioso e bellicoso, polemico e rabbioso.
Men che meno rimbrotto al fruscio della mia scimitarra gli "infedeli" o presunti tali.
In aggiunta, ritengo che l'opzione Benedetto sia il non plus ultra della militanza.
Perchè il militare, appartenendo alle "forze armate", non è solo o soprattutto carnale.
Tanto più che l'avversario non è "carne e sangue", ma "potenza dell'aria".
Provate voi a menar fendenti all'aria con aria bellicosa e vantando merito e persino gloria, onore e medaglie: come minimo farete la figura degli sciocchi.
Se poi per qualcuno questo ha a che fare con il relativismo, i ponti e altra mercanzia presa dalla bancarella di ciò che gli sta indigesto, gli auguro d'esser liberato dal Maalox...

tralcio ha detto...

Non so se rientro tra i catacombalisti così catalogati dall'anonimo delle 00:29.
Personalmente sono molto visibile là dove sto. Chiunque sa come la penso.
Non per questo mi aggiro minaccioso e bellicoso, polemico e rabbioso.
Men che meno rimbrotto al fruscio della mia scimitarra gli "infedeli" o presunti tali.
In aggiunta, ritengo che l'opzione Benedetto sia il non plus ultra della militanza.
Perchè il militare, appartenendo alle "forze armate", non è solo o soprattutto carnale.
Tanto più che l'avversario non è "carne e sangue", ma "potenza dell'aria".
Provate voi a menar fendenti all'aria con aria bellicosa e vantando merito e persino gloria, onore e medaglie: come minimo farete la figura degli sciocchi.
Se poi per qualcuno questo ha a che fare con il relativismo, i ponti e altra mercanzia presa dalla bancarella di ciò che gli sta indigesto, gli auguro d'esser liberato dal Maalox...

irina ha detto...

"... perché la crisi deriva proprio dall'abdicazione della Chiesa a porsi come guida indefettibile."

Questa abdicazione, questo gran rifiuto al comando, alla piena assunzione delle sue responsabilità ad insegnare le regole ed il loro rispetto, credo che sia legato alla assunzione di un pensiero materno, femminile che, come vediamo si è ripresentato in gran lustro attraverso vuoi l'infiltrazione di persone con funzione di untori, vuoi per un decadimento subentrato ad una disciplina povera e corrotta.

Questo pensiero materno, femminile non poteva che essere una caricatura che ha dato vita ad un pensiero semplicemente non più maschile, nè propriamente femminile, un ibrido, cioè nè carne , nè pesce. Ad un pensiero senza identità.Identità di pensiero che poi la chiesa ha finito con l'elemosinare dal mondo. Malamente ricopiando il mondo. E finendo coll'andare di male in peggio. Tale è la condizione della chiesa oggi.

Credo, dunque che si tratti anche di una questione di genere non più riconosciuto ed accettato qual'è secondo natura: forza fisica propriamente maschile e forza fisica propriamente femminile; forza spirituale propriamente maschile e forza spirituale propriamente femminile; forza intellettuale propriamente maschile e forza intellettuale propriamente femminile; forza culturale propriamente maschile e forza culturale propriamente femminile; forza sociale propriamente maschile e forza sociale propriamente femminile. Forze che sono DIVERSE e nella diversità si COMPLETANO entro la società, piccola o grande che sia.

L'abdicazione della Chiesa a porsi come guida indefettibile, dipende anche dall'aver negato e stravolto, in mille modi teorici ed agiti, l'identità di genere, diventando così una chiesa degenere. Incapace quindi di " porsi come guida indefettibile".

fabrizio giudici ha detto...

Provate voi a menar fendenti all'aria con aria bellicosa e vantando merito e persino gloria, onore e medaglie: come minimo farete la figura degli sciocchi.

Relativista no, ma avulso dalla storia della Chiesa e anche in parte dalla ragione, forse sì.La frase che ho evidenziato, molto francamente, trasuda superbia, magari involontaria: perché implica che noialtri "pugnaci", poveretti, non sappiamo niente del combattimento spirituale e siamo degli sciocchi. In compagnia di grandi del passato, peraltro, come Silente ha ricordato. Ora, sempre molto francamente, se c'è una cosa che ritengo non ammissibile in un ragionamento sono le frasi buttate lì, senza che se ne traggano le deduzioni conseguenti. Dunque, per favore, ci sia spiegato: tutti i santi pugnaci del passato, che hanno anche combattuto vere e proprie guerre, erano così ignoranti e sciocchi da non capire che il combattimento è solo spirituale? È risaputo che la Grazia non nega la natura, e che Lepanto fu vinta per intervento miracoloso, ma contemporaneamente al grande dispiegamento di forze e al sacrificio di molti combattenti.

Altra cosa è l'odio verso il nemico, che va combattuto, per quanto sia difficile. Ma "l'altra guancia" si può offrire solo su questioni dove ci rimettiamo personalmente, non per la Verità o per la comunità di cui facciamo parte e che abbiamo il dovere di difendere anche attivamente, se ci è possibile.

Anonimo ha detto...

Dalla lettera di san Giacomo apostolo 3,16-4,3

Fratelli miei, dove c'è gelosia e spirito di contesa, c'è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall'alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia. Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.

Seconda lettura della Santa Messa odierna.

Giunsero a Cafarnao. Quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo per la strada?". Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande.

Dal Santo Evangelo, oggi.

Anonimo ha detto...


qualcuno dovrebbe forse ricordarsi che la Chiesa visibile, sino al Vaticano II escluso, si
autodefiniva all'unanimità "Chiesa militante".

fabrizio giudici ha detto...

Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande.

Qualcuno qui sta discutendo chi sia il più grande?

Bah ! ha detto...

Irina 22 settembre 2018 17:41 ,
mi e' congeniale il suo commento ed aggiungo che in effetti come rilevato nelle belle e istruttive conferenze dell'Associazione Oriente Occidente la figura del padre* e' stata messa sempre piu' in secondo piano lasciando in evidenza la figura della madre intesa pero' come amica , come sorella , la stessa cosa abbiamo avuto modo di constatare attorno a noi nella vita di tutti i giorni . Il virgulto non ha piu' correzioni ma complicita' dai cosiddetti genitori amici che hanno ricusato i loro doveri preferendo per se' stessi il ruolo di eterni adolescenti , di eterni fanciulli . Il Prof.Gotti Tedeschi concluse una sua conferenza con la stessa identica affermazione :"la Chiesa deve tornare a porsi come guida indefettibile " .

(http://www.orienteoccidente.org/admin/media/DEPLIANT%20TOTALE%202018%20ok.pdf)

* il padre e' stato sempre piu' colpevolizzato , deve aiutare in casa , deve lavare i piatti , deve cambiare i pannolini ai figlli....alla fine questo padre sempre piu' svirilizzato non sa piu' chi sia ne' quale sia il suo ruolo e vuole le sopracciglia come la moglie , il petto senza peli , la gonna come la moda gli propone ......

Anonimo ha detto...

Ripresa delle conversazioni il 6 Ottobre 2018 :
http://www.orienteoccidente.org/attivita-programma.php?id=65

fabrizio giudici ha detto...

Ora sono di fretta, devo quindi rinviare un paio di risposte ai gentili interlocutori; ma mi preme segnalare questa poderosa intervista di Valli a Dreher:

https://www.aldomariavalli.it/2018/09/27/noi-cristiani-nella-selva-oscura-rod-dreher-a-cuore-aperto/

Poderosa perché mi pare la prima, in anni, che metta in chiaro molte cose, sia le luci che le ombre di "Opzione Benedetto"; niente di nuovo rispetto a quanto ci siamo detti ancora nei giorni scorsi, ma messo nero su bianco dall'autore.