«Unisciti a Dio e sopporta, perché cresca alla fine la tua vita». Sublime sapienza dell’autore ispirato! È il Signore stesso che ci parla nella Sacra Scrittura, il nostro adorabile Maestro, che come Verbo eterno, prima di incarnarsi, si è espresso mediante i saggi e i profeti dell’antico Israele. Quanto sono opportune queste parole per il momento che stiamo vivendo! L’unica via per riuscire a sopportare la spaventosa prova che la nostra fede attraversa è approfondire l’unione con Dio, così che la vita soprannaturale si accresca in noi e nell’ultimo giorno sbocci nell’eternità. Se dunque, di fronte a parenti, amici e conoscenti, siete oppressi dalla vergogna per il desolante spettacolo che la Chiesa gerarchica sta offrendo al mondo, rifugiatevi nella preghiera e invocate lo Spirito Santo perché vi riveli la grazia dell’ora presente, nascosta in questa terribile sofferenza.
I santi Padri del deserto, così celebri per le durissime penitenze e le lunghissime preghiere con cui occupavano i giorni e le notti, erano convinti di non far nulla di più che osservare i Comandamenti. Eppure negli ultimi tempi – secondo le loro profezie – i cristiani che Dio avrebbe trovato provati, pur non essendo in grado di imitarli neanche lontanamente, sarebbero stati più grandi di loro, perché avrebbero dovuto combattere con l’Anticristo. Ecco dunque la grazia da riconoscere e ottenere: il Signore ci ha riservato una prova mai vista prima nella storia della Chiesa; chi, con il Suo aiuto, riuscirà a superarla acquisterà meriti enormi e un alto grado di santità. Bisogna tuttavia vincere la battaglia e, a tal fine, imparare a combattere bene.
A livello dottrinale, nemmeno la crisi ariana è paragonabile a ciò che stiamo vivendo noi. Nel IV secolo la cristianità si spaccò per un compromesso teologico che stava sì scardinando la fede, ma poté trarre in inganno la maggioranza per la sua apparenza innocua: nel tentativo di risolvere il conflitto scoppiato dopo la definizione del Concilio di Nicea, il Figlio fu definito homoioúsios (di sostanza simile) anziché homooúsios (della stessa sostanza) rispetto al Padre. Oggi, invece, è il cristianesimo stesso che stanno tentando di dissolvere in un umanesimo in ultima analisi ateo, in quanto di fatto antropocentrico e immanentistico. A livello morale, la corruzione morale del clero del Rinascimento, che offrì un ottimo pretesto alla rivolta di Lutero, non toccò affatto la dottrina; oggi, invece, stanno cercando di sovvertirla per giustificare i loro ripugnanti vizi contro natura.
Storicamente, dunque, non ci sono precedenti; ciò significa che a noi è toccato, nei piani divini, sopportare una prova del tutto inedita e che per noi il Signore ha preparato, oltre alle grazie necessarie per attraversarla, anche una gloria speciale in cielo, qualora la superiamo. Questo pensiero può non soltanto fornirci una forza interiore inesauribile, ma anche alimentare nei nostri cuori una giusta e umile fierezza, congiunta a compassione e misericordia per chi è confuso o non ha il coraggio di aprire gli occhi sulla tremenda realtà di una Chiesa che per troppo tempo si è cullata in un sogno irreale, la temibile illusione che bastassero a rinnovarla i bei discorsi e i cambiamenti esterni. Il risultato è lo sfacelo morale di clero e fedeli che è sotto i nostri occhi – e dal quale per pura grazia siamo stati preservati o tirati fuori… non dimentichiamolo.
Perfecto odio oderam illos (Sal 138, 22). L’odio perfetto di cui parla il Salmista non è quello del “cavaliere senza macchia e senza paura” (o di chi tale si investe da sé), pieno di supponenza e di altezzosa commiserazione per chi non è come lui, ma quello di un povero che si sa eternamente preceduto dalla grazia, instancabilmente perdonato da ogni peccato, indefettibilmente sostenuto da un amore tanto sorprendente quanto immeritato, pazientemente custodito e guidato da una sapienza inarrivabile dalle infinite risorse… L’odio perfetto non è dunque un movimento naturale dell’uomo peccatore, non ha nulla delle sue movenze carnali, è assolutamente puro dalla benché minima scoria di risentimento umano: esso procede unicamente dall’amore di Dio, da una carità temprata da dure e interminabili purificazioni, e detesta i Suoi nemici per il solo motivo che non rendono all’ineffabile Amante l’onore e l’obbedienza che Gli sono dovuti.
Con tale “odio” si può allora chiedere a Cristo che allontani chi Lo rappresenta indegnamente sulla terra o che lo convinca, anche con un segno di potenza, a farsi spontaneamente da parte per il bene della Chiesa e dell’anima sua, a meno che non si converta. Anch’io prego per questo, ma non mi associo al coro di chi ne reclama le dimissioni, per il semplice motivo che non voglio ulteriormente offuscare l’origine divina del ministero petrino – per quanto indegnamente esercitato – né ridurre ancor più l’immagine della Chiesa a quella di un’azienda. Non parliamo poi del fatto che potremmo involontariamente dare una mano proprio a quella casta di sodomiti e satanisti con cui “Francesco” è tanto misericordioso e che potrebbe approfittare della situazione per sbarazzarsi di uno strumento rivelatosi difficilmente gestibile onde sostituirlo con uno peggiore. La nostra battaglia non è contro esseri di carne e di sangue, ma contro i dominatori di questo mondo di tenebre (cf. Ef 6, 12); essa richiede quindi mezzi soprannaturali che non si riducano alle strategie umane, ma ottengano ad esse, qualora corrispondano ai piani celesti, un effetto che da sole non possono avere. Se qualcuno crede di più all’efficacia del suo attivismo che a quella della preghiera, non è né cattolico né tanto meno tradizionalista, ma un modernista travestito.
L’azione del cristiano deve essere ispirata dalla preghiera; ma la preghiera stessa, in certi casi, può trasformarsi in azione e innescare processi irreversibili. È per lo meno curioso che la denuncia di monsignor Viganò, resa pubblica il 26 agosto scorso, porti la data del 22, un anno esatto dopo l’atto con cui abbiamo chiesto al Cuore Immacolato di Maria di prendere possesso della Santa Sede. Con una domanda dettata dall’odio perfetto è lecito perfino chiedere a Dio di colpire qualcuno perché si ravveda, soprattutto se la sua ostinazione non lascia intravedere altre soluzioni, mette in pericolo la salvezza delle anime e attira severi castighi sia su di lui che sulla Chiesa. In tal modo la preghiera (che è sempre un’arma potente, benché in proporzione della purezza di cuore) diventa un atto di combattimento particolarmente aggressivo dalle conseguenze imprevedibili – in bene, ovviamente, cioè secondo la volontà divina. In questo caso, per essere adeguatamente protetti dalle ritorsioni del diavolo ed essere in grado di sopportarne gli assalti vendicativi, bisogna essere sufficientemente preparati e ricorrere ai mezzi della grazia: confessione, comunione, digiuno… Non si va in battaglia senza il necessario addestramento e l’equipaggiamento corrispondente, se non si vuole andare al massacro.
Il giovane David ci insegni a trovare il giusto equilibrio tra natura e grazia. Nella sua esperienza di pastore aveva imparato a usare bene la fionda e ad affrontare impavido orsi e leoni; la sua perizia gli permise di scegliere i ciottoli più adatti. Ma poi, ben consapevole dell’enorme sproporzione delle forze sul piano umano, prima di affrontare Golia si rivolse al Signore e lodò il suo Dio: Benedictus Dominus Deus meus, qui docet manus meas ad praelium, et digitos meos ad bellum (Sal 143, 1). Benedetto il Signore, mio Dio, che istruisce le mie mani per la battaglia e le mie dita per la guerra! Da piccoli David, mossi dall’odio perfetto, dobbiamo farci addestrare da Lui nella preghiera perché i ciottoli che lanciamo colpiscano l’obiettivo. Allora Colui che ci ha scelti per questa lotta immane ci darà la forza di combattere l’Anticristo, purché non demordiamo, assorbiti dall’agitazione umana, dall’impegno di cercare un’unione sempre più piena con Lui: «Per provocare un sussulto, dobbiamo in primo luogo reindirizzare la nostra vita interiore. La Chiesa dipende dalla purezza delle nostre anime» (Robert Sarah, Dio o niente, Siena 2015, 129).
Il Signore è vicino a tutti coloro che lo invocano, a tutti coloro che lo invocano in verità. Farà la volontà di coloro che lo temono, esaudirà la loro preghiera e li salverà (Sal 144, 18-19 Vulg.).
31 commenti:
NEL GIORNO IN CUI LA CHIESA FESTEGGIA LA NASCITA DELLA BEATA VERGINE MARIA, RECITIAMO LA SUPPLICA ALLA «MADONNA DELL’AIUTO», COMPOSTA DAL VENERABILE PAPA PIO XII NEL 1954, ANNO MARIANO.
Vergine benedetta, Madre di Dio e Madre nostra, che nel titolo di « Madonna dell’aiuto » non cessi di ricordare ai Tuoi devoti i prodigi onde ci assicurasti della Tua materna protezione, guarda pietosa alle nostre necessità e alle nostre miserie, e vieni ancora una volta in nostro soccorso.
Dal Tuo aiuto, o Maria, i poveri aspettano il pane, gl’infermi la salute, i disoccupati il lavoro, tutti la preservazione da nuove calamità e da nuove rovine.
Ma il bene di cui ha soprattutto bisogno la generazione che Ti prega, è il Tuo Figlio, o Maria, che il mondo vorrebbe bandito dalla vita, dalla famiglia, dalla società, dove tutto si attende dalla materia, dalla forza e dagli umani disegni.
Aiutaci, o Maria, a custodire gelosamente o a ritrovare questo bene, senza il quale ogni altro dono è illusione, inquietudine e veleno.
Per Te, o Madre, rientri Gesù nelle menti traviate per dissiparne gli errori con la luce della Sua Persona e del Suo Vangelo. Rientri nei cuori pervertiti, con la purezza dei costumi, la modestia della vita, la carità, che vince ogni egoismo. Rientri nelle famiglie e nella società per riprendere i Suoi diritti di Signore e di Maestro.
Da Te protetti e assistiti, tutti, o Maria, sperimenteremo l’efficacia del Tuo patrocinio: « Madonna dell’aiuto » Ti sentiremo in tutti i momenti della nostra vita terrena: nelle avversità per non restarne abbattuti, nelle prosperità per non riuscirne corrotti; nel lavoro per ordinarlo in Dio, nella sofferenza per accettarla con umiltà.
Per Te vivremo con le virtù del Vangelo, nel timor santo di Dio, nel Suo amore, nella fraterna carità che benefica, sopporta e perdona. Aiutati dalla Tua potente intercessione, questa vita sarà per i Tuoi figli vittorioso combattimento, sarà nella fede e nella pietà sincera degna preparazione all’eterna. Così sia.
Giosuè Carducci - Rime nuove (1906)
LA LEGGENDA DI TEODORICO
...Teodorico di Verona,
Dove vai tanto di fretta?
Tornerem, sacra corona,
A la casa che ci aspetta? —
— Mala bestia è questa mia,
Mal cavallo mi toccò:
Sol la Vergine Maria
Sa quand’io ritornerò. —
Altre cure su nel cielo
Ha la Vergine Maria:
Sotto il grande azzurro velo
Ella i martiri covria,
Ella i martiri accoglieva
De la patria e de la fe’;
E terribile scendeva
Dio su ’l capo al goto re.
Via e via su balzi e grotte
Va il cavallo al fren ribelle:
Ei s’immerge ne la notte,
Ei s’aderge in vèr’ le stelle.
Ecco, il dorso d’Apennino
Fra le tenebre scompar,
E nel pallido mattino
Mugghia a basso il tósco mar.
Ecco Lipari, la reggia
Di Vulcano ardua che fuma
E tra i bòmbiti lampeggia
De l’ardor che la consuma:
Quivi giunto il caval nero
Contro il ciel forte springò
Annitrendo; e il cavaliero
Nel cratere inabissò....
Dice don Elia: “la corruzione morale del clero del Rinascimento non toccò affatto la dottrina; oggi, invece, stanno cercando di sovvertirla per giustificare i loro ripugnanti vizi contro natura”
Direi piuttosto: “mentre la corruzione morale del clero del Rinascimento non toccò affatto la dottrina, quella dei Modernisti la ha sovvertito; per questo le mura leonine sono crollate e i vizi contro natura di sodomiti e satanisti sono dilagati”
OS
Articolo commovente, grazie! Dunque preghiamo perche' Dio doni a molti di noi "l'odio perfettamente puro", onde si formi un argine invisibile che difenda la Chiesa dall'attacco del Nemico, e difenda soprattutto il mistero della SS.Eucarestia, che e' il vero e unico cuore della Chiesa.
grazie Irina per aver riportato una delle poesie che amo di più
OS
Per l'Anonimo delle 14,39
La sodomia del clero è sicuramente frutto delle deformazioni moderniste della dottrina, ma sta provocando un'ulteriore, inaudita sovversione per poter essere legittimata a tutti gli effetti, dopo essersi fatta strada di soppiatto, in questo clima di confusione dottrinale e lassismo morale in cui siamo immersi da cinquant'anni.
Galati 5,19. Le Opere della carne sono:
a-fornicazione
a-immondezza
a-impudicizia
a-libidine
b-idolatria
b-magia
c-inimicizie
c-contese
c-emulazioni
c-ira
c-dissensi
c-risse
c-sette
c-invidia
c-omicidi
-ubriachezze
-gozzoviglie
e cose del genere (la lista non finirebbe qui).
Pare una squadra di calcio, con anche le riserve. Sono anche divisi in ruoli (portieri, difensori, centrocampisti, attaccanti), come l'allenatore satanico le dispone in campo: il primo gruppo di quattro sono peccati contro la purezza e la castità; il secondo gruppo di due sono peccati contro la fede; il terzo gruppo di nove è contro la carità; l'ultimo gruppo va contro la temperanza. Nelle "cose del genere" c'è la campagna acquisti... Chi si appassionasse a questo sport non erediterà il Regno di Dio, irrimediabilmente retrocesso, quale giusto verdetto del campo.
Per contro c'è IL FRUTTO dello Spirito santo, Galati 5,22
Si tratta di un gruppo di virtù prodotte in noi da Dio, in aggiunta alle tre teologali (infuse da Dio) e alle quattro cardinali (cardini di tutte le altre, umanamente vissute).
Non è come la squadra di giocatori avversari, ma un unico FRUTTO il cui vertice è la carità. La quale carità non sono le nostre "buone opere", ma il nostro riposare in Cristo.
Ci è chiesto di vivere secondo lo Spirito e non secondo la carne.
Come scrive Don Elia i santi Padri del deserto erano convinti di non far nulla di più che osservare i Comandamenti. Ma secondo le loro profezie i cristiani che Dio avrebbe trovato provati, pur non essendo in grado di imitarli neanche lontanamente avrebbero dovuto combattere con l’Anticristo. Ecco dunque la grazia da riconoscere e ottenere: il Signore ci ha riservato una prova mai vista prima nella storia della Chiesa; chi, con il Suo aiuto, riuscirà a superarla acquisterà meriti enormi e un alto grado di santità. Bisogna tuttavia vincere la battaglia e, a tal fine, imparare a combattere bene.
Però nell’attuale infatuazione cattolica per il problema ambientale e per il pericolo del riscaldamento globale, nonché nella visione rampante di un dialogo interreligioso paritetico e universalistico, le religioni “primitive” vengono recuperate e rivalutate come esempi di incontro fecondo e sereno con la natura. Un recente esempio é l’articolo pubblicato sull’ultimo numero della rivista “Vita e Pensiero” con il titolo “Rivalutare l’animismo? Una sfida per il cristianesimo”. Il titolo in forma di domanda è retorico, l’articolo rivaluta l’animismo senza farsi tante domande.
Due informazioni risultano qui molto importanti. La prima è di che rivista stiamo parlando. Si tratta della rivista ufficiale della Università Cattolica del Sacro Cuore, fondata da Padre Gemelli e di cui ricorrono quest’anno i cento anni di fondazione. Strabiliante per molti versi la parabola della rivista in questi cento anni fino a proporre l’animismo cattolico. La seconda è sull’autore dell’articolo, il padre e professore Agbonkhanmeghe E. Orobator, gesuita nigeriano che copre incarichi di alto livello: direttore dell’Università dei Gesuiti in Kenya, docente alla Georgetown (sempre dei Gesuiti) a Washington e Presidente della Conferenza dei Gesuiti d’Africa. Sta per uscire il suo libro “Confessioni di un animista. Fede e religione in Africa”.
Nel suo articolo il Padre Orobator sostiene che l’animismo è in linea sia con l’insegnamento sull’ambiente di Papa Francesco sia con alcune indicazioni della Veritatis splendor di Benedetto XVI. Nelle parole di quest’ultimo, l’autore trova i concetti della natura come di un tutt’uno, dei legami esistenti tra le relazioni con le cose e le relazioni tra di noi, con un senso di riverenza per l’ecologia sia ambientale che umana. Ma la convergenza tra animismo e cattolicesimo su questi punti, se c’è, è solo nominale: qui è un insieme di irrazionali e spiritistici contatti sotterranei mentre là è un progetto ontologico frutto del Logos di Dio. Qui, per usare una terminologia cara a papa Ratzinger, abbiamo la religione del mito, là abbiamo la religione del Logos.
Nella cultura animista non c’è traccia dell’affidamento della natura all’uomo, perché anche l’uomo dipende dalla rete di interconnessioni sotterranee che lega tutti gli esseri indistintamente.
Questo articolo però non è il solo indizio di un cambiamento di prospettiva in atto nella Chiesa verso l’animismo. Ho già fatto notare (vedi qui) che nel Documento preparatorio del prossimo Sinodo sull’Amazzonia ci sono moltissimi passaggi che acriticamente valorizzano le religione animiste degli abitanti di quelle terre.
http://www.lanuovabq.it/it/prepariamoci-anche-allanimismo-cattolico
@ OS
8 settembre 2018 16:19
Prego. Anche a me piace molto; è tagliata su misura, mi sembra, per quelli che si montano la testa e poi, improvvisamente, si trovano davanti Dio, l'Onnipotente.
Ai gesuiti piace primeggiare. Lo hanno sempre fatto: nel bene e, purtroppo, anche nel male.
I gesuiti si sono sempre “vantati” di essere i primi ad obbedire. Qualcuno ha fatto notare che quest’affermazione nasconde il loro voler primeggiare. Effettivamente, nel bene e nel male, i gesuiti sono sempre in prima fila. Nel bene, in quanto al Concilio di Trento hanno primeggiato nella difesa della Fede. Anche nel male perché al Vaticano II hanno primeggiato nell’abbandono della vera Fede. Da allora sono sempre rimasti in prima fila.
Quando diciamo “in prima fila” intendiamo anche letteralmente, come dimostra la fotografia che vi mostriamo, in cui vi sono ritratti quattro gesuiti che stanno manifestando per le strade di New York nel 1976. Di che manifestazione si tratta? È il primo “gay pride” svoltosi nella “Grande Mela”.
Chi sono questi quattro infedeli figli della Chiesa e di Sant’Ignazio di Loyola? Rispettivamente, da destra a sinistra: Robert Carter, John J. McNeill, Bernárd Lynch e Dan McCarthy.
Oltre che essere omosessuali, costoro fondarono l’associazione DignityUSA, il cui scopo era promuovere i “diritti” degli omosessuali nella società civile e dei “cattolici lgbt” nella Chiesa cattolica. Si riunirono la prima nel 1972 nella cappella dei gesuiti della 98a strada Ovest di Manhattan. La DignityUSA è stata ufficialmente condannata dalla Santa Sede.
https://cooperatores-veritatis.org/2018/09/07/gesuiti-in-prima-fila-sapevate-che/
http://www.marcotosatti.com/2018/09/08/viganogate-una-lettera-di-sandri-conferma-la-denuncia-dellex-nunzio-il-papa-teme-di-vedere-di-nardo/
Copio :
Stamattina Papa Francesco non ha mancato di mandare la sua frecciata. Leggere qua:
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2018/september/documents/papa-francesco_20180908_vescovi-territori-missione.html
Riporto un passaggio molto chiaro :
Il vescovo non può avere tutte le doti, l’insieme dei carismi – alcuni credono di averne, poveretti! – ma è chiamato ad avere il carisma dell’insieme, cioè a tenere uniti, a cementare la comunione. Di unione ha bisogno la Chiesa, non di solisti fuori dal coro o di condottieri di battaglie personali. Il Pastore raduna: vescovo per i suoi fedeli, è cristiano con i suoi fedeli. Non fa notizia sui giornali, non cerca il consenso del mondo, non è interessato a tutelare il suo buon nome, ma ama tessere la comunione coinvolgendosi in prima persona e agendo con fare dimesso.
(Che sfinimento !)
@ Anonimo
8 settembre 2018 20:15
In questo momento storico la chiesa fu cattolica non ha percezione di sè, ha cancellato la sua storia, la sua spiritualità, il perchè ed il per come della sua dottrina, della sua scienza, della sua sapienza. Così mi sembra. Questa mancanza di percezione di sè, la porta a fare le moine, come femminella, davanti a tutto quello che passa davanti ai suoi sensi, cariiiiiino; ripetendo le stesse mossette, gli stessi entusiasmi barocchi, e le stesse riprovazioni barocche, cioè ridondanti. Questa leziosità anche scientifica,del tipo il buon selvvvaggio muscoooloso e sensssitivo, è la misura di quanto la decadenza finto-esangue dei preti-feminelle abbia contaminato il pensiero virile del maschio prete. Quindi dopo la masturbazione mentale di Lutero, uno dei nostri, così bestiooone, ora ripetono l'azione, di cui sopra, con lo sciamano connesso con le foooorrrze della natuuura, della trrribù, dei mooorti. Questa è disgrazia epocale, la virilità è sparita, gira solo una finta femminilità ridondante, barocca, caricaturale. Così è sparito anche il pensiero maschile,analitico, sintetico, sempre cattolico, cioè un pensiero che osserva il Creato, attraverso Gesù Cristo, quindi guarda la realtà nella Verità del peccato e della Redenzione, senza costruirsi bolle di uguaglianze universali, del tipo siamo tutti bestie.
Il valore aggiunto di questo blog, i commenti. Grazie a tutti!
Domenica scorsa il foglietto domenicale del mio parroco ("Camminiamo insieme"... un titolo, un programma!)apriva con l'editoriale sulla festa di Maria Bambina, in cui si leggeva "celebrare la festa della natività (minuscolo suo) di Maria (manca il SS.ma) ci porta a volgere lo sguardo a Maria Bambina, e pensare anche Lei cresciuta un po' alla volta, come noi (?); donna che ha camminato nella fede (e ridaje co' 'sto cammino...), come noi (?), che ha dovuto affrontare fatiche e lotte, come noi (come i centri sociali?, come nella TdL?).Siamo spesso portati a vedere la Vergine Maria la tutta perfetta, senza tenere on considerazione che anche lei ha dovuto affrontare la sfida della crescita". Viene in mente la frase "Maria, una di noi", di don Tonino Bello, icona del clero modernista, e si nota lo sofrzo di sminuire la bellezza e la grandezza, inarrivabili per ogni essere umano, della Madre di NSGC (Maria una di noi?... ma per favore ...), sicuramente per far cosa gradita ai protestanti che, dal canto loro, non si smuovono di un passo dalle loro eretiche convinzioni.Altro che la Tota Pulchra di quella bella immagine presente nella chiesa di S. Ignazio, a Roma, in un altare laterale.
Completando, per il momento:
Questo ingresso trionfale del lgbt all'interno della Chiesa, a loro dire, è un accogliere l'ammmmore (4mmmm=4lgbt), si ha una chiara impressione, invece, che di potere si tratta, in realtà. Sviluppando il concetto di caricatura del loro sentire sbandierato ed imposto, uno si chiede ma, questa caricatura che cosa carica? Carica quello che è più evidente e che dovrebbe essere più caratteristico ma, non c'è. Cioè le caratteristiche propriamente maschili e femminili, che vengono stravolte in sadismo e masochismo come punte estreme di una caricatura del maschile e femminile. Maschile e femminile non ci sono, in realtà, perché non percepite e non coltivate in modo giusto. Perché il maschio, prete in particolare, dovrebbe, nei fatti, penetrare la conoscenza di Dio, di se stesso, di quelli che gli sono affidati per essere educati, penetrare i problemi quotidiani per risolverli cristianamente, cioè nel loro aspetto teorico cristiano e pratico cristiano. Perchè la femmina dovrebbe, nei fatti, custodire la vita, facendosi penetrare dai dettami di Dio Uno e Trino e, possibilmente, dalla guida maschile che è lì solo ed unicamente per proteggerla e da lei farsi aiutare secondo uno scambio di competenze spirituali, come si dice oggi. Stravolgendo le caratteristiche maschili e femminili, ignorandole nella loro verità, si arriva all'ammmmore, misura del fallimento di una intelligenza, intus- legere, che diventa penetrazione fisica di un potere malato che penetra un'accoglienza fisica dislocata e malata; dove entrambi leggono dentro solo il patologico dell'altro. Quindi non coscienti della verità, fisica e spirituale, de "maschio e femmina Dio li creò". Cioè dello scambio libero delle proprie caratteristiche spirituali, culturali, fisiche e, nel matrimonio in particolare, anche sessuali. Se non c'è Verità e non c'è Giustizia però, non può esserci Libertà ma, solo sopraffazione di uno sull'altro, dove uno gode di sopraffare e l'altro di essere sopraffatto. Credo che nella chiesa fu cattolica questa sia la gamma di pensieri malati e azioni malate, non solo presente marginalmente, ma presente in modo diffuso, che ha ammorbato gran parte della terra.
x Catholicus, io penso che Maria ha dovuto essere provata sulla fede come lo stesso Gesù nella sua natura umana. Non ci sarebbe merito altrimenti. Di stonato c'è che la tutta perfetta non sarebbe stata tale mentre lo fu invece sempre fin dal concepimento, cioè la prova non la rese meno perfetta, mentre aveva reso imperfetto Adamo. Ella superò la prova da tutta perfetta senza perdere la perfezione.
Come non bastasse il foglietto parrocchiale di domenica scorsa, cui accennavo sopra, oggi il parroco all'omelia ha esordito dicendo "Maria non è nata perfetta, grande, ma ha dovuto crescere, come noi...". I presenti ovviamente non hanno battuto ciglio, ormai si bevono qualsiasi fesseria che provenga dall'ambone. Ma come, mi son detto, cosa significa "ha dovuto crescere, come noi" ? e il dogma dell'Immacolata Concezione, lo gettiamo alle ortiche? ai dubbiosi consiglio la lettura del libro "L'Immacolata Concezione", di Vincenzo Sansonetti, che mostra chiaramente quante generazioni di fedeli (spagnoli in particolare) abbiano richiesto ai papi di proclamare tale dogma, e come molti abbiano anche dato la vita per difendere l'onore della Madonna a questo riguardo (francescani vittime di boia domenicani, ad esempio).
Da piccoli David, mossi dall’odio perfetto, dobbiamo farci addestrare da Lui nella preghiera perché i ciottoli che lanciamo colpiscano l’obiettivo. Allora Colui che ci ha scelti per questa lotta immane ci darà la forza di combattere l’Anticristo, purché non demordiamo, assorbiti dall’agitazione umana, dall’impegno di cercare un’unione sempre più piena con Lui: «Per provocare un sussulto, dobbiamo in primo luogo reindirizzare la nostra vita interiore. La Chiesa dipende dalla purezza delle nostre anime» (Robert Sarah, Dio o niente, Siena 2015, 129).
Il Card. Sarah parla e scrive bene, senza dubbio.
Peccato che dovendo passare ai fatti i ciottoli sian rimasti nel fondo della bisaccia.
Infatti, con quelle sue idee così bene in chiaro i cardinali degli incompiuti 5 dubia avrebbero potuto essere non solo quattro, ma almeno uno in più.
D’altronde, quale recente testimone di un’autentica resistenza si potrebbe citare? Uno che non si sia soltanto limitato a ben parlare sui libri?
Uno c’è. È colui che, grazie alla sua chiarezza dottrinale e alla sua esperienza missionaria, identificò sul nascere questo attuale sfacelo stagionato in 50 lunghi anni.
Non si ridusse a parlare ma operò qualcosa di concreto fondando una fraternità e un seminario al fine di perpetuare il sacerdozio cattolico e la Messa di sempre -riprendendo il titolo- per il vero bene della Chiesa.
In quanto a fatti concreti si potrebbe dunque citare lui, mons. Lefebvre!
La sua benemerita opera sta continuando nel tempo presente.
«Attenti all’equivoco. Guai se porgere l’altra guancia significa rinunciare a essere se stessi. Quando lo schiaffeggiano davanti al sinedrio, Gesù non dice di colpirlo sull’altra guancia, ma ne chiede conto. “Se ho parlato male, dimostramelo, se ho parlato bene perché mi percuoti?”. L’autodifesa è doverosa. Il primo dovere che abbiamo come cristiani è testimoniare la verità, siamo venuti al mondo per questo. Certo che la verità non si impone con la forza, né con l’offesa dell’altro. Ma se rispettare l’altro significa rinunciare a se stessi, non ha più senso dialogare».
(Mons Velasio De Paolis, 22 febbraio 2006)
@ Marius
Se in tempi di grande crisi, come indubbiamente è quello attuale, più che ai veri nemici pensiamo di sparare a chi non è perfettamente in sintonia con noi, sicuramente ci mettiamo da soli nella posizione di colui che deve combattere da solo contro i mulini a vento. Anche in guerra ci sono delle priorità.
E nella vita di grazia c'è anche la speranza della conversione del nemico.
E pur condividendo la stima e venerazione per mons. Lefèbvre, è sempre impresa ardua quella di attualizzare i suoi insegnamenti in un contesto tanto burrascoso ed in continua evoluzione. Le lotte interne alla FSSPX lo confermano. E anche lui in più di un'occasione si pentì di aver firmato certi documenti...
E anche lui in più di un'occasione si pentì di aver firmato certi documenti...
Mons. Lefebvre ebbe ovviamente pure lui i suoi momenti di comprensibile transitoria indecisione. Quando la posta in gioco è altissima e la responsabilità al massimo grado non c'è nulla di più normale. Si pentì pure di aver firmato e ritirò la sua firma di accordo con la S.Sede avvedendosi per tempo dell'inganno in cui stava incorrendo.
Non è affatto di questo che stavo parlando, quanto piuttosto del tema in oggetto nel post di "don Elia" in cui, rievocando la figura biblica di David, dice che confidando anzitutto in Dio ciascuno di noi è chiamato a fare la sua parte per la buona battaglia.
Mons. Lefebvre fu appunto un esempio di persona che si coinvolse concretamente coi fatti e proprio per questo motivo l'ho proposto all'attenzione. Se poi nella Chiesa Conciliare vi sono altre persone che dimostrano di coinvolgersi in modo altrettanto degno di nota ben venga citare pure queste.
Alla luce della storia recente sotto gli occhi di tutti non risulta che il cardinale da lui citato si sia associato a quell'importantissima azione dei Dubia, azione perfettamente decisiva e giuridicamente fondata, l'unica che, come sottolineato largamente su questo blog, sarebbe stata in grado di ripareggiare la verità per quanto attiene alla morale cattolica gravemente offesa dal trono più alto con conseguente largo seguito in interi episcopati.
Questo è appunto un blog e in quanto tale un'agorà in cui si può discutere ed esprimere il proprio parere. Esattamente come lo hai fatto tu ora, come lo stavo facendo io prima e lo sto rifacendo in questo momento. Ad esprimere un parere posso anche benissimo essere da solo, a me non importa, non preoccuparti per me, i "combattimenti coi mulini a vento" non c'entrano per nulla.
PP : "Don Elia" invita a smarcarsi, al dunque
1. Non approva la richiesta di dimissioni del Papa avanzata da mons. Viganò, nel caso di mancato chiarimento da parte del Papa e di sua continuazione nell'attuale inerzia nei confronti della crisi omo e libertino-pedofila che affligge la Chiesa. Invita "don Elia" a un atteggiamento in sostanza passivo, limitato alle preghiere private personali. Il Signore non vuole forse qualcosa di più da parte nostra, in una situazione così tragica? Il prestigio del papato, gravemente compromesso in vario modo da tutti i Papi conciliari e postconcilio, si restaura solo con un Papa capace di dare alla Chiesa visibile la sterzata necessaria, nel nome della sana e tradizionale dottrina della Chiesa.
2. Accusa addirittura di non esser cattolici e di esser persino neomodernisti mascherati coloro che si danno all'"attivismo", senza chiarire che cosa intende con "attivismo", senza distinguere. Egli disapprova la richiesta di dimissioni avanzata da mons. Viganò. Dobbiamo ritenere che anche mons. Viganò mostri un "attivismo" da condannare, da non cattolico e neomodernista?
PP
Condivido il disgusto di Catholicus (9 settembre, 08:19) per quella frase di don Tonino Bello "Maria una di noi", che sembra dimenticare il dogma dell'Immacolata Concezione. Ma ce n'è un'altra simile, forse peggiore, sfuggita ai più, in quanto vergata in latino. Si trova nel nuovo inno postconciliare, che la riforma liturgica ha posto all'Ufficio di Letture (ex Mattutino) del giorno di Natale. Dice testualmente di Gesù Cristo l'inno "Candor aeterne" alla 4^ strofa: "Unus e nobis, caro nostra factus". Se non è ambiguità surrettizia questa, prossima all'eresia, ditemi voi...
TEOFILATTO
Per PP
Credo che Viganò abbia fatto quanto doveva e ce ne fossero!
Ma sulle "dimissioni" credo abbia fatto un errore. Abbiamo detto e ripetuto anche a proposito di quelle di Benedetto he un papa non è un amministratore che può dimettersi. Piuttosto può venir meno al suo compito ma questo solo i cardinali possono dichiararlo formalmente.
Per il resto non penso che don Elia inciti alla passività ma ad un'azione illuminata, non velleitaria.
@ "...Ma sulle "dimissioni" credo abbia fatto un errore..."
Mons. Viganò ha lasciato una memoria di 20 pagine o poco più. Una memoria sintetica quindi. Personalmente non credo sia un errore la parola 'dimissioni', è parola che deve essere ancora motivata per il suo uso fuori campo, sembrerebbe.
Abbiamo detto e ripetuto anche a proposito di quelle di Benedetto he un papa non è un amministratore che può dimettersi.
È verissimo che un Papa non è un impiegato o un capo di stato o di partito e in quanto tale non soggiace alle regole mondane delle dimissioni. Di regola dovrebbe stare al suo posto vita natural durante.
Comunque BXVI non si è dimesso in seguito a scandali sul suo conto. Mentre qui, per quanto riguarda Bergoglio, proprio di gravissimi scandali si tratta. Inoltre quel che ha creato problemi a lungo termine nelle dimissioni di BXVI non sono tanto le dimissioni in sé ma tutti gli annessi e connessi dell'invenzione del papato emerito e del papato dimidiato.
Chiaro che la parola "dimissioni" porta con sé tutta una serie di considerazioni di origine mondana estranee al mandato di Vicario di Cristo. Ma di per sé non è escluso che un Papa possa abdicare.
La questione sta nel valutare se un arcivescovo abbia il diritto e quindi anche il dovere di auspicare (diverso da pretendere o costringere) pubblicamente l'abdicazione del Papa. Che dicono i canonisti al riguardo?
Ma sulle "dimissioni" credo abbia fatto un errore. Abbiamo detto e ripetuto anche a proposito di quelle di Benedetto he un papa non è un amministratore che può dimettersi. Piuttosto può venir meno al suo compito ma questo solo i cardinali possono dichiararlo formalmente.
C'è un punto delicato, effettivamente, nella richiesta di dimissioni, che non possono diventare una specie di "recall" come avviene per il governatore della California. Ma riprendo quello che ha scritto mons. Viganò:
In questo momento estremamente drammatico per la Chiesa universale riconosca i suoi errori e in
coerenza con il conclamato principio di tolleranza zero, papa Francesco sia il primo a dare il buon
esempio a Cardinali e Vescovi che hanno coperto gli abusi di McCarrick e si dimetta insieme a tutti
loro.
Io lo leggo come una correzione filiale: il Papa viene invitato ad essere coerente con sé stesso, ha chiesto la "tolleranza zero" per tutti, nessuno escluso, dunque o applica lo stesso principio a sé medesimo, oppure non è coerente. Mons. Burke ha spiegato che, se ci sono motivi fondati, un fedele può chiedere le dimissioni di un superiore; mi pare, ma non ho i riferimenti, che un accenno alle dimissioni ci sia anche nelle missive di Santa Caterina da Siena, che invitava il Papa a comportarsi degnamente, oppure farsi da parte. Sarebbe inaccettabile un referendum per chiedere le dimissioni del Papa - ecco che sarebbe ridotto a carica "umana" - ma qui non vedo referendum, né mons. Viganò ne ha lanciato uno. Come diceva il card. Brandmueller al recente convegno di Roma, una cosa sono i referendum, altra le "minoranze qualificate" che parlano nel Popolo di Dio.
Prima puntata di Quante storie, rubrica di Corrado Augias, su Rai3.
Argomento: L’affaire Bergoglio-Vigano’.
Ospite unico, ca va sans dire, il prof. Alberto Melloni.
Tutto normale, si dirà.
Macché. Si tratta di una puntata “sorprendente”.
Melloni interpreta il “caso” in termini squisitamente, e quasi esclusivamente, politici.
Ad intra e ad extra.
Augias tenta di riportare l’interpretazione di ciò che sta accadendo dentro la Chiesa a differenti interpretazioni dottrinali.
Insomma per il cattolico Melloni tutto è politica.
Per l’ateo Augias la Chiesa resta di più.
Incredibile. Ma di più.
Non so se mi sono spiegata...
Franca Negri
PP : Sulla richiesta di dimissioni del Papa
Queste dimissioni (rectius, abdicazione) di Papa Francesco sarebbero in realtà una cacciata a furor di popolo. Ben diverse quindi dalle dimissioni di Benedetto XVI.
Papa Francesco potrebbe ancora salvarsi facendo un clamoroso mea culpa pubblico di fronte a Dio di tutti i suoi errori. E cominciando lui la "ripulitura" della Chiesa.
Ma non sembra il tipo. Non si sposta di un millimetro. Non ha mai risposto a nessun rilievo e richiesta, anche i più rispettosi, nonostante tutte le chiacchiere sul dialogo e la parresia. Anzi, ha risposto in modo indiretto, col silenzio e le ingiurie. Sta procedendo per la sua strada, che è quella dell'annientamento della Chiesa, in tutti i sensi. Ormai dovrebbero averlo capito anche i sassi.
E' inutile scrivergli ancora suppliche e lettere, mandargli appelli. Stavolta il silenzio lo condanna in modo implacabile. Se non risponde allora mons. Viganò ha ragione; e se ha ragione mons. Viganò, lui, il Papa, deve andarsene perché non può restare in carica un Papa che non sia in grado di difendersi dall'accusa documentata di esser stato complice dei ben noti abusatori, nel senso di averli tollerati e in sostanza coperti.
La gente ormai è preda A) di un'ignoranza crassa e supina; B) della più colossale indifferenza verso tutto ciò che non siano denaro, vacanze, o trasmissioni di Maria de Filippi. A questo siamo arrivati. Anch'io in Chiesa, di fronte alle provocazioni lanciate dall'ambone, vedo facce con occhi persi nel vuoto e bocche semiaperte. Studiamo, leggiamo e preghiamo: non per niente si sta cercandobin tutta Europa di affossare definitivamente la cultura (quella vera, non quella dei Nobel massoni) e la scuola. E quanto alla preghiera, io non prego certo i nuovi Santi...per non sbagliare, prego Maria Santissima e il Suo Figlio Divino. Rivolgiamo a Loro il nostro cuore senza farci confondere dal fumo del mondo.
Posta un commento