Padre Serafino M. Lanzetta, una della menti più brillanti di Francescani dell'Immacolata - ora parroco nella St. Mary’s Church di Gosport, diocesi di Portsmouth, in Inghilterra - insegna teologia dogmatica alla facoltà teologica di Lugano, in Svizzera. Tra i suoi libri si distingue, tradotto anche in inglese: “Il Vaticano II, un concilio pastorale. Ermeneutica delle dottrine conciliari”, Cantagalli, Siena, 2016.
Nell'articolo ripreso di seguito è di particolare attualità il suo riferimento, tra le radici dell’attuale crisi, alla contestazione intraecclesiale contro l’enciclica “Humanae vitae”, testo capitale del magistero di Paolo VI.
Alla radice della presente crisi della Chiesa
di Serafino M. Lanzetta
La Santa Madre Chiesa è dinanzi a una crisi senza precedenti in tutta la sua storia. Abusi di ogni tipo, specialmente nella sfera sessuale, sono sempre esistiti tra il clero. Tuttavia, l’epidemia corrente è atipica in ragione dell’intersecarsi di una crisi morale e di una dottrinale, le cui radici sono più profonde del semplice comportamento scorretto di alcuni membri della gerarchia e del clero. Bisogna raschiare la superficie e scavare più in profondità. La confusione dottrinale genera il disordine morale e viceversa; gli abusi sessuali hanno prosperato per tanti anni sotto la copertura della noncuranza, al punto di riuscire a trasformare in modo silenzioso la dottrina relativa alla morale sessuale in un fatto semplicemente anacronistico.
Senza dubbio, come ha detto il vescovo inglese Philip Egan di Portsmouth, questa crisi si dipana su tre livelli: “primo, un presunto catalogo di peccati e di crimini commessi contro i giovani da parte di membri del clero; secondo, i circoli omosessuali centrati attorno all’arcivescovo Theodore McCarrick, ma presenti anche in altre aree della Chiesa; quindi, terzo, la cattiva gestione e la copertura di tutto ciò da parte della gerarchia fino ai circoli più alti”.
Quanto lontano dovremmo andare per identificare le radici di questa crisi? Possiamo considerare, tra l’altro, in modo essenziale due cause morali quali radice principale. Una è legata in modo remoto al problema odierno che affligge la Chiesa, l’altra in modo prossimo.
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La prima causa può essere individuata nell’opposizione all’interno della Chiesa all’enciclica “Humanae vitae”. Obiettando contro l’indissolubile alleanza tra il principio unitivo e quello procreativo del matrimonio, si faceva strada al tollerare ogni altra forma di unione, giustificandola in nome dell’amore. L’amore doveva essere posto prima e al di sopra della fissità della natura. La contraccezione sarebbe stata vista come un mezzo morale legittimo mediante il quale salvaguardare la priorità della responsabilità dell’uomo rispetto alla legge di Dio, sia naturale che soprannaturale.
In realtà, lo scenario che si apriva fu abbastanza diverso. Difatti, se la procreazione non era più il fine primario del matrimonio, bisognava non solo separarla dall’amore, ma, al contrario, l’amore doveva essere separato dalla procreazione, fino a giustificare una procreazione senza unione quale logica conclusione di un amore senza procreazione. Un amore sterile, isolato dal suo contesto naturale e sacramentale, fu spinto forzosamente nella società e nella Chiesa.
Era in gioco l’identità dell’amore. Come recentemente sottolineato dal vescovo Kevin Doran, presidente della commissione di bioetica della conferenza episcopale irlandese, c’è una “connessione diretta tra la ‘mentalità contraccettiva’ e un numero sorprendentemente così alto di persone che sembrano pronte a ridefinire il matrimonio oggi come relazione tra due persone senza distinzione di sessi”. Egli ha anche aggiunto che se l’atto dell’amore può essere separato dal suo fine procreativo, “allora è anche abbastanza difficile spiegare perché il matrimonio deve essere tra un uomo e una donna”.
La crisi attuale della Chiesa è da un lato la manifestazione di una crisi di identità sessuale, una ribellione ideologica contro il magistero ancorato a una perenne tradizione morale; dall’altro, l’incapacità di guardare al vero problema, cioè, l’omosessualità e i circoli omosessuali tra il clero. Più dell’80 per cento dei casi di abusi sessuali noti commessi dal clero, infatti, non sono casi di pedofilia ma di pederastia. La convinzione che ogni forma di amore deve essere accettata è diventata un luogo comune è ciò in ragione dell’aver allentato il divieto della contraccezione, anche senza cambiare le formule dogmatiche. La vera essenza del Modernismo consiste nel cambiare la teoria con la prassi, abituando le persone agli usi accettati dalla maggioranza.
“Humanae vitae” fu oggetto di una protesta mai vista prima, sollevata dall’interno della Chiesa. Un libro intitolato “The Schism of ’68” descrive tra le altre cose come i cattolici si battevano per un aggiornamento sessuale. “Aggiornamento” era una delle parole-chiavi per interpretare il Vaticano II e i suoi documenti.
Cardinali, vescovi ed episcopati presero attivamente parte in questa ribellione. Il primate del Belgio, cardinale Leo Joseph Suenens, dopo la pubblicazione dell’enciclica riuscì a far pubblicare dall’intero episcopato belga una dichiarazione in opposizione a “Humanae vitae” in nome di una supposta libertà di coscienza. Questa dichiarazione, insieme con quella formulata dall’episcopato tedesco servì da modello per la protesta di altri episcopati. Il cardinale John C. Heenan di Westminster descrisse la pubblicazione dell’enciclica di papa Giovanni Battista Montini sulla trasmissione della vita come “il più grande shock dal tempo della Riforma”. Il cardinale Bernard Alfrink, insieme con nove altri vescovi olandesi, votò perfino a favore di una dichiarazione di indipendenza, la quale invitava il popolo di Dio a rigettare il divieto della contraccezione.
In Inghilterra, più di 50 sacerdoti firmarono una lettera di protesta pubblicata sul “Times”. Tra questi sacerdoti c’era anche Michael Winter, il quale, descrivendo la sua decisione di lasciare il sacerdozio, disse che fu scatenata dalla crisi su “Humanae vitae”. Winter poi si sposò e nel 1985 pubblicò un libro dal titolo “Whatever happened to Vatican II?”, allo scopo di risuscitare l’insegnamento conciliare da ciò che lui percepiva come suo affossamento da parte delle autorità romane. Forse era convinto che la radice della contraccezione, quantunque percepita come supremazia dell’amore, era da ritrovarsi nell’insegnamento del Vaticano II. Winter è anche membro fondatore del Movimento per un clero sposato. Ciò che è veramente sorprendente – Winter non è il solo caso – dal punto di vista del clero è il dramma che alcuni di loro vissero quando, con parole loro, il peso del divieto della contraccezione fu messo sulle spalle dei laici. Come potevano veramente capire – se proprio era tale – una tale sofferenza?
Tuttavia, il punto qui è un altro: se una protesta “ufficiale” contro “Humanae vitae”, guidata da cardinali e vescovi, fu ritenuta legittima in ragione della sua armonia con l’ideologia del momento – non dimentichiamo che in quegli anni il movimento del ’68 era intento a sovvertire la morale cristiana in nome del sesso libero – allora è difficile non vedere perché una mentalità “ufficiale” che giustifica l’omosessualità nel clero e ogni tipo di unione sessuale non avrebbe potuto prendere il sopravvento e un giorno diventare maggioritaria.
“Se la questione è davanti alla barra della coscienza”, come scrisse Tom Burns sul “Tablet” del 3 agosto 1968 (lo stesso editoriale è stato ripubblicato il 28 luglio 2018), ci può sempre essere una coscienza che rigetta la barra come tale. Una coscienza senza la previa illuminazione della verità è come una barca sballottata dalle onde del mare. Prima o poi affonda. La sola coscienza – cioè una coscienza senza la verità – non è coscienza morale. Essa deve essere educata al fine di conseguire il bene e rigettare il male.
Non è un mistero che coloro che sono a lavoro per seppellire definitivamente “Humanae vitae” gioiscono alla promulgazione di “Amoris laetitia”, come se fosse stato finalmente colmato il vuoto dell’amore nell’insegnamento della Chiesa. Un certo sforzo teologico attuale mira a superare “Humanae vitae” con “Amoris laetitia” in modo che questo recente insegnamento di papa Francesco sull’amore nella famiglia sia direttamente legato a “Gaudium et spes” senza nessun riferimento ad “Humanae vitae” e a “Casti connubii”. La tentazione di isolare il Vaticano II rispetto all’intera tradizione della Chiesa è ancora forte. Ma come alla “sola coscienza”, così accade anche a un singolo documento del magistero come “Gaudium et spes” e “Amoris laetitia”. Nessun documento può essere letto alla luce di se stesso, ma solo alla luce dell’ininterrotta tradizione della Chiesa.
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Dopo un’accesa ribellione, cominciò il silenzio della dottrina. E così veniamo alla radice prossima di questo scandalo: la copertura della dottrina del peccato. La parola “peccato” iniziò a scomparire già dalla predicazione post-conciliare. Il peccato, quale separazione da Dio e offesa contro di lui per ripiegarsi sulle creature, fu ignorato. Questo straordinario vuoto lasciato dalla dottrina del peccato fu riempito da valutazioni psicologiche di una multiforme condizione di debolezza nell’uomo. La teologia spirituale fu sostituita con la lettura di Freud e Jung, veri maestri di molti seminari. Il peccato divenne irrilevante, mentre l’auto-stima e il superamento di ogni tabù, specialmente nella sfera sessuale, divennero le nuove password ecclesiastiche.
D’altra parte, una nuova teologia della misericordia, specialmente quella promossa dal cardinale Walter Kasper, ha favorito una nuova visione della misericordia di Dio quale attributo intrinseco dell’essenza divina (se è così, c’è allora un perdono divino di Dio con Se stesso, dal momento che la misericordia richiede il pentimento e il perdono?) così da superare la giustizia punitiva trasformandola in un amore sempre-perdonante. In questa nuova definizione, la punizione eterna nell’inferno ha ancora qualcosa da dire? La misericordia è diventata un surrogato teologico per coprire (e insabbiare) il peccato, ignorandolo e accogliendolo sotto il manto del perdono. L’idea di Lutero circa la giustificazione non è lontana da questo modo di vedere.
Sarebbe interessante chiedere a coloro che tra il clero commettono questi crimini orribili cosa pensano del peccato. La parola della Sacra Scrittura “… coloro che sono di Cristo hanno crocifisso la loro carne, con i suoi vizi e le sue concupiscenze” (Galati 5, 24), potrebbe apparire facilmente come moralità vecchio stampo, non perché le Parola di Dio sia sbagliata o non ispirata dallo Spirito Santo, ma semplicemente perché proporre un tale insegnamento alla società di oggi sarebbe meramente anacronistico, fuori moda. Lo spirito del mondo – spesso mescolato a un supposto “spirito del Concilio” – ha soffocato la vera dottrina della fede e della morale.
È anche il clericalismo una radice di questa crisi di abusi sessuali? Papa Francesco l’ha ripetuto più volte. Certamente è il potere clericale che si brandisce nella schiavizzazione sessuale di seminaristi e di uomini in formazione. Però è molto difficile capire come il clericalismo possa spiegare la predazione di generazioni di seminaristi se l’omosessualità non gioca nessun ruolo. Sarebbe come dire che un gran bevitore è sempre ubriaco non perché abbia un’abitudine al bere, ma perché ha molti soldi che può spendere nel comprarsi tutto l’alcool che vuole.
Il clericalismo non può essere l’unica risposta, anche perché c’è un’altra sua forma – più sottile, ma spesso ignorata – che è di gran lunga peggiore: fare uso del proprio potere clericale per pervertire la buona dottrina. Il clero facilmente si inventa proprietario del Vangelo, prendendosi licenze di dispensare dai precetti di Dio e della Chiesa secondo la teologia del momento. Quando non ci si attiene più alla retta dottrina della Chiesa, si cade facilmente nel burrone del mero divertimento e del peccato. Al contrario, una vita di peccato senza la grazia di Dio che santifica è il miglior alleato nella manipolazione della dottrina. Dottrina di fede e vita morale vanno sempre insieme.
A modo di sintesi: la radice principale di questo scandalo gravissimo è il modernismo, che oggi è già diventato un post-modernismo. Dal favorire il cambiamento delle formule dogmatiche con lo scorrere del tempo, siamo passati a ignorarle completamente. La dottrina è al sicuro come un libro importante su uno scaffale molto polveroso, ma non ha nulla da dire al palpito della vita quotidiana.
Non ci dovrebbe essere più nessun dubbio circa la vastità di questa crisi e la necessità di intervenire con un’azione tale da sradicare il male alla radice. Però questa azione drastica, che speriamo possa essere presto all’opera, non sarà efficace se prima di tutto non ritorniamo alla verità dell’amore, capendo sapientemente che la mentalità contraccettiva ha portato solo un rigido inverno demografico con una cultura di morte. La contraccezione è un amore sterile che apre alla possibilità di un amore fuori dal suo contesto, oltre se stesso, immaturo. Un amore morto ora minaccia la Chiesa con una visibile ripercussione negli abusi sessuali e negli scandali del clero. La mentalità del mondo ha avuto un violento impatto sulla vita della Chiesa.
Infine, dovremmo pure ritornare a chiamare le cose con il loro nome. Peccato è ancora peccato. Se non abbiamo la forza di farlo, è già segno che esso ha prevalso. Se invece chiamiamo il peccato con il suo nome, allora si prepara la via a sradicarlo. [Fonte]
11 commenti:
"...Il clero facilmente si inventa proprietario del Vangelo, prendendosi licenze di dispensare dai precetti di Dio e della Chiesa secondo la teologia del momento. Quando non ci si attiene più alla retta dottrina della Chiesa, si cade facilmente nel burrone del mero divertimento e del peccato..."
A mio parere la teologia, come tale , non dovrebbe mai essere del'momento'. Mai, in particolare oggi dove anche in clausura dilaga il mondo via i mass-media.
Oggi una Chiesa sana dovrebbe consigliare libri di teologia, almeno cinquanta anni dopo che sono stati scritti. Non prima. Il libro di teologia, in particolare, non deve essere messo in circolazione per il mercato del momento ma, per la cura e la formazione delle anime per sempre. Ed il suo reale successo sarà non avere successo mondano ed attuale di vendite.
http://www.pierolaporta.it/la-russia-splendido-paradosso/
IN HOC SIGNO VINCES
https://www.google.it/search?q=ferula+papale+benedetto+xvi&tbm=isch&tbas=0&source=lnt&sa=X&ved=0ahUKEwjkvs-Sm_HdAhVBzYUKHbfDAsgQpwUIHg&biw=1422&bih=750&dpr=1.25#imgrc=s7FXLuhmbKFhWM:
in hoc signo numquam (est fidelis)
https://www.google.it/search?biw=1422&bih=750&tbs=qdr%3Aw&tbm=isch&sa=1&ei=DVi4W52qD5Gia4KzjagB&q=SINODO+MESSA+FRANCESCO&oq=SINODO+MESSA+FRANCESCO&gs_l=img.3...3640.4692.0.5049.6.6.0.0.0.0.52.295.6.6.0....0...1c.1.64.img..0.0.0....0.u27X_6013_o#imgrc=6XTD9Qe7WnB2SM:
PS l'alabarda della guardia svizzera è molto più degna, come ferula...
https://www.aldomariavalli.it/2018/10/06/il-papa-i-giovani-e-la-ferula-biforcuta/
https://www.aldomariavalli.it/2018/10/06/il-papa-i-giovani-e-la-ferula-biforcuta/
Solo uno di sinistra può glorificare il movimento meToo e al contempo beatificare il sindaco di riace che ha chiesto a una giovane prostituta nigeriana di andare a letto con un anziano sconosciuto in cambio di un permesso di soggiorno [per restare in italia a battere sui marciapiedi invece che tornare in Nigeria dove non c'è la guerra?] e, in tutto questo, non provare alcun rigurgito di coscienza o senso di vergogna, ma anzi sentirsi buono, virtuoso e moralmente superiore...
Anche questo dimostra quanto siano elitari e razzisti quelli di sinistra. Che schifo.
Sara Fumagalli
Chissa' se quella ferula biforcuta da Harry Potter puntata contro qualcuno lo incenerisce all'istante ?....
Potrebbe essere un'idea per il futuro prossimo far uscire dalla bifiorca dei raggi laser .
PROFEZIA DI ILDEGARDA DI BINGEN SULLA CHIESA!
Nell’anno 1170 dopo la nascita di Cristo ero per un lungo tempo malata a letto. Allora, fisicamente e mentalmente sveglia, vidi una donna di una bellezza tale che la mente umana non è in grado di comprendere. La sua figura si ergeva dalla terra fino al cielo. Il suo volto brillava di uno splendore sublime. Il suo occhio era rivolto al cielo. Era vestita di una veste luminosa e raggiante di seta bianca e di un mantello guarnito di pietre preziose. Ai piedi calzava scarpe di onice. Ma il suo volto era cosparso di polvere, il suo vestito, dal lato destro, era strappato. Anche il mantello aveva perso la sua bellezza singolare e le sue scarpe erano insudiciate dal di sopra. Con voce alta e lamentosa, la donna gridò verso il cielo: “Ascolta, o cielo: il mio volto è imbrattato! Affliggiti, o terra: il mio vestito è strappato! Trema, o abisso: le mie scarpe sono insudiciate!” E proseguì: “Ero nascosta nel cuore del Padre, finché il Figlio dell’uomo, concepito e partorito nella verginità, sparse il suo sangue. Con questo sangue, quale sua dote, mi ha preso come sua sposa. Le stimmate del mio sposo rimangono fresche e aperte, finché sono aperte le ferite dei peccati degli uomini. Proprio questo restare aperte delle ferite di Cristo è la colpa dei sacerdoti. Essi stracciano la mia veste poiché sono trasgressori della Legge, del Vangelo e del loro dovere sacerdotale. Tolgono lo splendore al mio mantello, perché trascurano totalmente i precetti loro imposti. Insudiciano le mie scarpe, perché non camminano sulle vie dritte, cioè su quelle dure e severe della giustizia, e anche non danno un buon esempio ai loro sudditi. Tuttavia trovo in alcuni lo splendore della verità”. E sentii una voce dal cielo che diceva: “Questa immagine rappresenta la Chiesa. Per questo, o essere umano che vedi tutto ciò e che ascolti le parole di lamento, annuncialo ai sacerdoti che sono destinati alla guida e all’istruzione del popolo di Dio e ai quali, come agli apostoli, è stato detto: ‘Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura’ (Mc. 16,15)”» (Lettera a Werner von Kirchheim e alla sua comunità sacerdotale).
Padre Serafino M. Lanzetta sarà anche una delle menti più brillanti ma con un grosso limite, lo stesso degli "abitanti" dell'isola di Patmos, il moloch di fronte al quale inginocchiarsi: il Concilio Vaticano II.
P. Serafino dimentica che il famigerato "aggiornamento" lo si deve proprio al papa che ha indetto il Concilio. Si continua con la storia del CVII "tradito", dei teologi che hanno attribuito al concilio ciò che non ha mai detto, appellandosi al suo supposto "spirito" ecc...
Magari condendo il tutto con una buona spruzzata di ermeneutica della continuità.
La ribellione all'enciclica di Paolo VI non è di certo l'inizio della crisi ma,piuttosto,la sua conseguenza.
Spero che un giorno anche P. Serafino, magari insieme a P. Cavalcoli e Ariel Levi possa aprire gli occhi, sulle orme di A. Livi.
Meglio tardi che mai! Finchè le loro posizioni saranno queste continuerò a considerarli "conservatori" non, certamente, autentici difensori della Tradizione.
Convertirsi è riconoscere la verità individuale nella verità universale; così, per la conversione, l'individuo inizia la propria trasformazione in persona.
A. Mordini
POVERA CHIESA... UN PAPA CHE SGHIGNAZZA PER BARZELLETTE SUL TERRORISMO E LA LITURGIA...
Il nostro è un tempo tragico, soprattutto per i cristiani, ma non solo. I gruppi terroristici commettono crimini bestiali, basti pensare alla sorte dei poveri yazidi e soprattutto delle yazide, alle attuali tragiche violenze dell'Isis in Iraq e Siria.....
Abbiamo avuto addirittura - questa estate - un prete cattolico sgozzato sull'altare, in Francia, mentre celebrava la messa... e la strage di Nizza...
E papa Bergoglio che fa? Ride a crepapelle sentendo una barzelletta del buontempone anglicano Welby proprio sul terrorismo e sulla liturgia. La freddura pare sia questa: "Qual è la differenza tra un terrorista e un liturgista?". La risposta "col terrorista si può trattare...." .
E Bergoglio sghignazza...
Il bello (si fa per dire) è che il video è stato postato su Twitter da Greg Burke, portavoce Vaticano. Deve essergli sembrato un momento edificante...
PS MA LA LITURGIA NON E' LA COSA PIU' SACRA CHE CI SIA, OVVERO IL RIACCADERE DEL SACRIFICIO DI CRISTO SULLA CROCE?... CHE ALTA SPIRITUALITA', CHE PROFONDITA' MISTICA RISALTA NELLA RISATA DEL VESCOVO ARGENTINO....
Antonio Socci
http://www.askanews.it/esteri/risata-a-crepapelle-di-papa-francesco-con-il-primate-anglicano_711912066.htm
Spesso mi si accusa di parlare troppo di peccato e molti mi hanno cancellato dalle loro amicizie perché, dicevano, gli mettevo ansia. Allora, come potrei paragonare il peccato così da persuadervi a prenderlo sul serio? L'esempio mi è stato dato questa mattina. Siamo nel tempo delle castagne e nella solita passeggiata al cimitero, mi sono fermato a raccogliere qualche castagna. Tutte belle, grandi, allettanti e, come per il frutto dell'eden, desiderose allo sguardo. Così ho cominciato a raccoglierle, ma non ho avuto l'accortezza di vederle meglio e bene. È stato uno sguardo dall'istinto e non della ragione. Così avendola morsicata una per sbucciarla, mi sono rirrovato ad avere un verme in bocca. Già... questo è il peccato. L'illusione di un bello, buono e gustoso che, appena assaggiato, ti da ciò che ha: vermi. Guardando meglio, mi sono accorto di quanti impercettibili fiorellini erano piene le castagne. Morale: ho dovuto, col pianto nel cuore, buttare tutte quelle belle castagne. Erano belle fuori, ma marce dentro. Ecco il peccato: un marciume che non si vede se non dopo averlo assaggiato. La prudenza e la conoscenza salvano. La stessa che aveva il vecchietto seduto davanti alle piante di castagno e che si è divertito a vedermi. Alla fine mi ha detto: ma tu sei di canepina. Ti avevo preso per un romano. Mbè, come mai ti sei fatto fregare? Non lo sapevi che qui le castagne ormai so tutte rovinate? Già... bella lezione. Anche noi spesso sembriamo pagani e non cristiani e, alla stregua dei pagani, ci lasciamo fregare dal peccato.
Mario Proietti
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