Per una rinascita del sacramento della penitenza
Una tra le conseguenze poco evidenziate del grande sconvolgimento seguito al concilio Vaticano II è il crollo nella pratica della confessione. Il fenomeno la dice lunga circa l’eliminazione del senso del peccato e più in generale circa la trasformazione del cattolicesimo, almeno per quanto riguarda la sua percezione da parte di coloro che vi aderiscono. Un ritorno sarà su questo punto tanto necessario quanto difficile per la pastorale, che dovrà attuare un’autentica riforma della Chiesa.
Breve storia della “seconda penitenza” dopo il battesimo
La proclamazione Sancta sanctis, «Le cose sante ai santi!», che si trova nel capitolo VIII delle Costituzioni apostoliche, redatte verso la fine del IV secolo, esiste oggi nella maggior parte delle liturgie orientali (ed anche nella liturgia mozarabica), per ricordare l’obbligo della purezza di coscienza nell’accostarsi alla comunione.
È certamente opportuno ricontestualizzare l’analisi di tale fenomeno nella storia di questo sacramento. Ciò mostra una tensione continua tra la necessità di una seria conversione – e quindi della verifica da parte del sacerdote, per quanto possibile, circa la veridicità della ferma intenzione (ovvero del convinto proposito di non ricadervi) per dare l’assoluzione -, da una parte, e, dall’altra, l’importanza pastorale di renderla accessibile al maggior numero di cristiani, affinché possano beneficiare di tale purificazione. Ciò si è manifestato col passaggio da una confessione rarissima al suo moltiplicarsi nel corso della vita, dalla penitenza pubblica a quella privata.
Infatti, la «seconda penitenza» (Tertulliano, De pænitentia), per venire purificati dai peccati commessi dopo il battesimo, si realizzava attraverso una gravosa penitenza pubblica, un lungo periodo d’espiazione dei peccati gravi (adulterio, omicidio, rinnegamento della fede), che terminava con una riconciliazione compiuta dal vescovo. Ma nel VI secolo i monaci irlandesi, sbarcati sul continente, vi importarono la pratica della penitenza privata, frequentemente rinnovabile, versione per laici di un’usanza monastica, con penitenze ascetiche o equivalenti (messe, ad esempio). Un movimento spirituale d’interiorizzazione della religione, in particolare negli Ordini mendicanti, rappresentò un terreno favorevole per la diffusione della confessione frequente, accompagnata per i fedeli più ferventi dalla direzione spirituale, pur consci del fatto che la comunione frequente, a quel tempo, fosse rara.
Il IV concilio Laterano, nel 1215, impose a tutti i laici, giunti all’età del giudizio o all’età della ragione (età, in cui si distingue il bene dal male), la confessione annuale e la comunione pasquale annuale, ciascuno nella propria parrocchia. Di fatto, ciò equivalse ad imporre una confessione in periodo pasquale seguita dalla comunione – atti sacramentali descritti dall’espressione «celebrare la Pasqua» -, poiché il concilio Laterano consacrava la confessione auricolare (all’orecchio del sacerdote) in luogo della confessione pubblica, che tuttavia mantenne a lungo dei sostenitori. Il concilio di Trento confermò la disciplina del Laterano IV, nel clima di contestazione del sacramento della penitenza provocato dal protestantesimo.
Dopo il concilio di Trento e fino all’inizio del XIX secolo, la lunga disputa tra rigoristi e molinisti, diffusasi in particolare in Francia ed in Italia, dimostrò ancora una volta la tensione sussistente tra questi due poli pastorali. Le massime gallicane e gianseniste prescrivevano di rinviare spesso l’assoluzione per assicurarsi che il penitente recidivo fosse pentito (dopo aver confessato i peccati gravi al confessore, il penitente doveva sforzarsi di non commetterli più e tornare dinanzi al confessore più tardi per ricevere l’assoluzione). Sant’Alfonso de’ Liguori, nel XVIII secolo, formato dai gesuiti, può essere considerato come il grande esponente della morale romana, che, senza essere lassista, si guardava da un rigorismo, tale da far rifuggire dal sacramento. Nel XIX secolo, la morale rigorista perse inoltre terreno all’interno di un vasto movimento favorevole all’ultramontanismo (ecclesiologia, liturgia, ben presto filosofia neotomista e morale). Così il Curato d’Ars, confessore per eccellenza, passò nel corso della sua carriera pastorale dalla severità alla francese al liguorismo. Benché il rinvio imposto per ottenere l’assoluzione fosse divenuto raro, ci si rifiutava tuttavia di assolvere. Si organizzavano luoghi e tempi per le confessioni, come le missioni parrocchiali ed i santuari per i pellegrinaggi.
Ma la bilancia della teologia morale, pendendo in modo diverso a seconda delle epoche e delle scuole tra l’esigenza del fermo proposito e l’accondiscendenza (per non spegnere lo stoppino ancora fumante), è stata puramente e semplicemente svuotata, poiché in virtù delle teorie permissiviste della «gradualità» per uscire dal peccato o dell’«accompagnamento» del peccatore verso questa (teorica) uscita progressiva (ad esempio dal ricorso alla contraccezione, dall’adulterio consacrato dal «risposarsi» dopo il divorzio), il fermo proposito è per definizione inesistente.
La confessione, un impegno sacerdotale un tempo considerevole
Fino al Vaticano II, nei seminari la formazione per la confessione ricopriva un posto importante. Corrispondeva all’impegno considerevole che questo sacramento rappresentava nella vita dei preti di parrocchia. Sorvolando sulle folle permanenti di penitenti nei luoghi di pellegrinaggio, come nella cappella delle confessioni a Lourdes, anche davanti ai confessionali, oggi inutilizzati, di tutte le chiese si formavano file di penitenti, dal momento stesso in cui vi si trovasse un confessore. Alla vigilia delle festività e soprattutto quando si avvicinava la Pasqua, si trascorrevano giornate intere ad ascoltare penitenti. Le missioni parrocchiali, come abbiamo detto in un precedente articolo, cominciavano con una predicazione, che invitava a «grandi riflessioni» sulla morte, sui fini ultimi, sul peccato. Poi, per giornate intere, si ascoltavano le confessioni dei parrocchiani, peraltro invitati a fare confessioni generali sull’intera loro vita[1]. In una società, in cui la stragrande maggioranza era stata catechizzata durante l’infanzia, le conversioni dei non credenti si manifestavano essenzialmente con una confessione, con cui rompevano con la loro vecchia vita[2].
Gli Anni Cinquanta del XX secolo, anni di grande turbolenza nella Chiesa, furono anche, paradossalmente, quelli caratterizzati da una pratica sacramentale più intensa. In Francia, le indagini condotte dal canonico Fernand Boulard[3] mostravano come il 43% soltanto dei Francesi celebrasse all’epoca la Pasqua, ma anche come si stesse verificando una certa ripresa, soprattutto a causa della diffusione della comunione tra coloro che, in certe regioni, vi erano rimasti refrattari. Soprattutto in quanto gli appelli di san Pio X alla comunione frequente (decreto Sacra tridentina del 20 dicembre 1905) sono stati ascoltati in modo ben più ampio grazie all’alleviamento della disciplina del digiuno eucaristico compiuto da Pio XII (non più digiuno dalla mezzanotte, bensì di tre ore per i cibi solidi e per le bevande alcooliche e di un’ora per le bevande non alcooliche[4]).
Il cataclisma
«Nella Chiesa la confessione ha rappresentato una caduta libera e senza paracadute. Questa caduta non è stata riscontrata in nessun altro ambito, né per l’Eucarestia, né per la fede», scriveva un cappellano di Azione Cattolica, superiore di un grande seminario, in un dossier apparso sul Pèlerin [Il Pellegrino-NdT] del 3 novembre 1974, citato da Guillaume Cuchet[5], secondo il quale «la crisi della confessione è uno degli aspetti più rivelatori e più sorprendenti della “crisi cattolica” degli anni 1865-1978».
Si riferisce ai tre sondaggi, di cui si dispone in materia, il primo realizzato dall’Ifop nel 1952, il secondo da Sofres nel 1974 e l’ultimo, sempre da Sofres, nel 1983:
- Nel 1952, il 51% degli adulti cattolici dichiarava di confessarsi almeno una volta all’anno; di questi il 15% di coloro che potevano essere definiti penitenti frequenti si confessava una volta al mese e, tra questi, il 2% lo faceva ogni settimana.
- Nel 1974 solo il 29% si confessava una volta all’anno, mentre i penitenti frequenti erano praticamente scomparsi (1%).
- Nel 1983, gli «annuali» erano precipitati al 14%.
Ciò ha costituito una spaccatura brutale: mentre andava esaurendosi il flusso dei penitenti ordinari, il gruppo dei penitenti frequenti, cattolici che costituivano il cuore della Chiesa, praticamente era scomparso.
La pratica delle «cerimonie penitenziali» (un certo numero delle quali seguite dalle assoluzioni collettive, che, secondo la dottrina classica, vengono riservate a situazioni di grave pericolo di morte, con la riserva di confessare in seguito i propri peccati, nel caso si riesca a scampare) ha pure contribuito a disamorare i fedeli dall’abitudine alla confessione individuale. L’Ordo pænitentiæ del 1974, poi il canone 961 hanno cercato di controllare questa evoluzione: la celebrazione penitenziale con assoluzione collettiva richiede uno stato di necessità grave, che giudica il vescovo diocesano in accordo con la Conferenza episcopale. In molti luoghi, essa è divenuta tutto quanto rimane della pratica del sacramento della penitenza.
Certo, nel suo motu proprio Misercordia Dei del 7 aprile 2002, Giovanni Paolo II ha cercato di reagire: «Il grande afflusso di penitenti non costituisce di per sé una necessità sufficiente» (n. 4). È del resto probabile che i cattolici, che hanno risposto ai sondaggi del 1974 e del 1983, ritenessero, ricorrendo a tali pratiche, di essersi confessati.
Ma se la confessione è in tal modo scomparsa dalla vita dei cattolici, la comunione s’è d’altro canto diffusa al punto che in una messa «ordinaria», nel rito di Paolo VI, la quasi totalità dei presenti si comunica, ivi comprese le cerimonie, in cui è evidente la presenza di numerosi praticanti alquanto occasionali. In realtà, il capitolo VIII d’Amoris lætitia, riguardante i divorziati «risposati», oppure il documento del 22 febbraio 2018, approvato dalla maggioranza dei vescovi tedeschi per consentire agli sposi di matrimoni confessionali misti di partecipare insieme all’Eucaristia, non fanno che seguire e consacrare quanto viene praticato tranquillamente dalla base. Il cardinale Vingt-Trois, che ha sfoggiato una critica sommessa ad Amoris lætitia [vedi], l’ha evidenziato con il proprio umorismo sarcastico: «Poiché l’Eucaristia è un pasto, bisogna pure che coloro che vi partecipano mangino».
Una risalita necessaria ed ardua, penitenziale
Eppure, v’è sempre in un certo numero di chiese, almeno nei grandi agglomerati, una presenza continua di sacerdoti, che permettono di confessarsi, a volte anche, come a Parigi a Saint-Louis-d’Antin, diversi confessori svolgono un’attività sacramentale continua. Non v’è dubbio che i «nuovi preti» stanno compiendo degli sforzi per spingere a ritrovare il cammino verso il sacramento della penitenza.
Ma il problema pastorale resta gigantesco e non cessa d’accrescersi in proporzione all’aumento dell’ignoranza catechistica dei cattolici. È necessario ricostruire la pratica sacramentale dei cattolici, che resteranno in una Chiesa numericamente alquanto ridotta. Il ritorno alla pratica del sacramento della penitenza sarà certamente una delle vie attraverso cui riedificare il popolo cristiano.
Una delle difficoltà sarà questa: potrà sembrare «rigorista» far recuperare l’abitudine di partecipare alla messa senza comunione automatica (in particolare, forse, ristabilendo un digiuno eucaristico più esigente), così come far in modo che si assicuri una sorveglianza del rito della comunione durante le cerimonie, i funerali ed i matrimoni, ciò che riunisce un gran numero di non-praticanti o di non credenti, convinti che la comunione sia un rito inevitabile alla stregua dell’aspersione della bara con acqua benedetta.
Si tratta di una vera e propria scossa elettrica, che dovrà essere prodotta con una predicazione gerarchica forte e di ampio respiro da vescovi riformatori, in modo che si possa in seguito organizzare, sul campo, una catechesi adeguata.
Don Claude Barthe - Fonte__________________________
[1] Predicare e catechizzare sui fini ultimi – Res Novae [qui]
[2] Cfr, Frédéric Gugelot, La Conversion des Intellectuels au Catholicisme en France, 1885-1935 [La Conversione degli Intellettuali al Cattolicesimo in Francia, 1885-1935], C.N.R.S. Edizioni, 1998.
[3] Avviate dopo la guerra, in modo alquanto sistemativo, nelle diocesi e nelle parrocchie dal canonico Boulard, sulla base di un progetto iniziale del sociologo Gabriel Le Bras, avevano portato, dal 1947 al 1966, alla successiva pubblicazione di mappe (le «mappe Boulard). Cfr. Fernand Boulard, Matériaux pour l’histoire religieuse du peuple français, XIXe siècle-XXe siècle [Materiali per la storia religiosa del popolo francese. XIX secolo-XX secolo], 4 vol., 1982, 1987, 1993 e 2011, Presses de Sciences Po, EHESS.
[4] Successivamente, nel discorso di chiusura della terza sessione del Vaticano II, il 21 novembre 1964, Paolo VI ridusse il digiuno eucaristico ad un’ora per tutti i cibi e per tutte le bevande.
[5] Comment notre monde a cessé d’être chrétien. Anatomie d’un effondrement [Come il nostro mondo ha cessato di essere cristiano. Anatomia di un crollo], Seuil, 2018, p. 200.
13 commenti:
30 MARZO.
Godo immensamente nel sentire che il Signore è sempre prodigo delle sue carezze con la tua anima.
Lo so che soffri, ma la sofferenza non è forse il segno certo che Dio ti ama?
Lo so che soffri, ma non è forse questa sofferenza il distintivo di ogni anima che ha scelto per sua porzione ed eredità un Dio ed un Dio crocifisso?
Lo so che il tuo spirito è sempre avvolto nelle tenebre della prova, ma ti basti, mia buona figliuola, il sapere che Gesù è con te ed in te (Padre Pio- Epist. III, p. 703).
SIAMO ALLA FINE DI UNA CIVILTÀ CHE CREDE DI POTER PRESERVARE IL CRISTIANESIMO SENZA CRISTO
«il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio.» (Luca 23, 44.)
La Scrittura afferma che quando hanno crocifisso Cristo, le tenebre hanno coperto la terra. Questa è esattamente la descrizione del nostro mondo moderno. Se le tenebre della disperazione, i blackout della pace fanno vagare il nostro mondo alla cieca, è perché abbiamo Crocifisso Cristo, la Luce del Mondo.
Non c'è da stupirsi che i nostri statisti non sappiano che pesci pigliare: o spengono oppure permettono che venga spenta l'unica Luce che illumina le vie della giustizia e della pace. Può darsi che i nostri guai siano l'ultimo stadio del peccato. Per un secolo o più, i governi e i popoli hanno abbandonato Dio; ora Dio li sta abbandonando. È una punizione terribile quando un Dio Giusto colpisce, ma è ancora più terribile quando non lo fa, ma ci lascia da soli con i nostri mezzi a risolvere le conseguenze dei nostri peccati.
Siamo alla fine di una civiltà che crede di poter preservare il Cristianesimo senza Cristo: religione senza un credo, meditazione senza sacrificio, vita familiare senza responsabilità morale, sesso senza purezza, economia senza etica.
Abbiamo completato il nostro esperimento di vivere senza Dio e abbiamo dimostrato l'errore di un sistema educativo che si definisce "progressivo" perché trova nuove scuse per i peccati. La nostra cosiddetta progressività, se non ce ne siamo resi conto, è come la putrefazione progressiva di un cadavere. L'anima è sparita, non c'è più, e quello che chiamiamo cambiamento è solo decadenza.
Non c'è modo di fermarlo se non invertendo il processo con cui abbiamo scacciato Dio dal mondo, vale a dire riaccendendo la lampada della Fede nelle anime degli uomini.
(Beato Fulton J. Sheen, da "The Seven Virtues")
In un’ulteriore prova del tumulto del Vaticano di Papa Francesco, una spaccatura nell’insegnamento sulla confessione è stata recentemente evidenziata quando il capo della Penitenzieria Apostolica vaticana ha messo in guardia contro la falsa “misericordia” per quanto riguarda il perdono dei peccati, condannando indirettamente una retorica della “misericordia” comunemente sposata da Francesco.
https://www.lifesitenews.com/analysis/vatican-cardinal-highlights-contradiction-between-pope-francis-remarks-on-confession-catholic-doctrine/
DAVANTI A DIO SIAMO TUTTI DEBITORI IN MANIERA PIU' O MENO GRANDE; MA E' L'AMORE CHE DETERMINA LA MISURA DEL PERDONO (S. GREGORIO MAGNO)
La cena a casa di Simone il fariseo
Quando io rifletto sul pentimento di Maria Maddalena avverto maggiormente il desiderio di piangere piuttosto che di dire qual cosa. Infatti quale cuore, fosse anche di pietra, non si lascerebbe intenerire dall’esempio di penitenza che ci trasmettono le lacrime di questa peccatrice? Essa ha considerato ciò che aveva fatto e non ha voluto mettere limiti a ciò che stava per fare. Eccola che si introduce tra i convitati: arriva senza essere invitata, e in pieno festino non ha remore nel mostrare in pubblico le sue lacrime. Apprendete qui quale contrizione agita questa donna che non arrossisce nel piangere in pieno festino.
Quella che Luca chiama peccatrice e che Giovanni nomina Maria(Gv.11,2) noi crediamo sia quella Maria dalla quale il Signore ha scacciato sette demoni (Mc.16,19). E che cosa designano questi sette demoni se non tutti i vizi capitali. Poiché sette giorni bastano ad abbracciare l’insieme del tempo della creazione, il numero sette a ragione designa l’universalità. Maria ha dunque avuto in sé sette demoni perché era ripiena di tutti i vizi.
Ma ecco che avendo aperto gli occhi sulle colpe che la disonoravano essa corre a lavarsi alla fonte della misericordia, senza arrossire in presenza dei convitati. Così grande era la vergogna all’interno di sé che essa non vedeva nulla ad di fuori di cui avrebbe dovuto arrossire. Che cosa dobbiamo ammirare, o fratelli, la donna che viene o il Signore che la riceve? Dirò piuttosto: il Signore che la attira o che la riceve? Dirò meglio, che l’attira e la riceve insieme, essendo certamente Egli che la attira a sé interiormente colla sua misericordia e che l’accoglie esteriormente con la sua mansuetudine.
Giovedì di Passione
Lc. 7,36-50
S.GREGORIO MAGNO
Homilia 33 in Evangelia
Breviario romano, Letture dal Mattutino
...segue
Letture della Messa
Lezione ( Dan. 3,25; 34-45) La preghiera di Azaria
La preghiera che Azaria rivolge al Signore indica quale deve essere l’atteggiamento interiore di colui che vuol incontrare e ricevere la grazia. La caduta di Gerusalemme e l’esilio in Babilonia hanno preparato e disposto il popolo ebraico a ricevere il Messia molto più che non gli anni della potenza e dello splendore di Salomone.
Nella storia di Israele c’è in radice la storia di ogni anima. E’ necessario accettare la spogliazione, l’umiliazione, la povertà. La passione di Gesù non può portare i suoi frutti se non è accolta e vissuta nella nostra vita di ogni giorno. Dalla terra di esilio in cui viviamo, come gli antichi Ebrei lungo i fiumi di Babilonia, il ricordo della Patria celeste possa strappare dai nostri cuori lacrime di pentimento e salutari sentimenti di nostalgia.
Vangelo (Lc. 7,36-50) La peccatrice ai piedi di Gesù
Cristo siede a mensa nella casa del Fariseo e una donna peccatrice viene a rendere a Gesù quel servizio di ospitalità che Egli non aveva ricevuto dal padrone di casa.
Il medico viene a trovarsi tra due malati: ma uno, benché in preda alla febbre, ha esatta coscienza di sé; l’altro, invece, non si rende conto del suo stato. E, mentre la donna piange i suoi peccati, il Fariseo gonfio com’è della sua giustizia, non fa che accrescere il suo male. Anzi, cosa più grave, non sospetta nemmeno di essere malato
(S. Gregorio Magno).
Gesù difende la donna esaltandone la generosità e l’amore di fronte all’avarizia e alla meschinità di animo del fariseo e dichiara di fronte a tutti che le sono perdonati i suoi peccati.
La parabola dei due debitori serve a chiarire meglio le posizioni e a mortificare la superbia del fariseo. Davanti a Dio siamo tutti debitori in maniera più o meno grande; ma è l’amore che determina la misura del perdono. Alla peccatrice sono perdonati molti peccati perché molto ha amato. Coloro, invece, che si credono giusti e pensano di non aver bisogno di perdono, anche se poco hanno da essere perdonati, rimangono nel loro peccato.
La donna peccatrice, pur non essendo di casa, dà ospitalità a Gesù, anzitutto nel suo cuore. Gesù ricambia tale devozione accogliendo nella braccia della sua misericordia. E’ sempre necessario che, quando vediamo dei peccatori, di fronte alla loro miseria piangiamo la nostra. Perché se non siamo caduti, possiamo ancora cadere nelle medesime mancanze. Chi non è riuscito a perseverare, ritorni; chi non si resse in piedi, si rialzi, almeno dopo la caduta (S. Gregorio Magno).
GIOVEDÌ DELLA SETTIMANA DI PASSIONE
La Stazione è, a Roma, nella chiesa di S. Apollinare, primo Vescovo di Ravenna e Martire.
LETTURA (Dn 3,25,34-45). - In quei giorni: Azaria pregò il Signore, dicendo: Signore, Dio nostro, non ci abbandonare per sempre; te ne scongiuriamo per amore del tuo nome, non distruggere il tuo testamento; non ritirare da noi la tua misericordia, per amore d'Abramo tuo amico, d'Isacco tuo servo, d'Israele tuo santo, ai quali parlasti, promettendo di moltiplicare la loro stirpe come le stelle del cielo, come l'arena ch'è sul lido del mare. Ed ora invece, o Signore, noi siamo divenuti più piccoli di qualunque altra nazione, ora siamo annichiliti per tutta la terra a causa dei nostri peccati. Ora non abbiamo più né principe, né capo, né profeta, né olocausto, né sacrificio, né oblazione, né incenso, né luogo per presentarti le primizie e trovar la tua misericordia. Ma ricevici col cuore contrito e con lo spirito umiliato. Come un olocausto d'arieti e di tori; come un sacrificio di mille pingui agnelli, così sia il nostro sacrificio oggi nel tuo cospetto e ti sia gradito, giacché non possono star confusi quelli che in te confidano. Ed ora ti seguitiamo con tutto il cuore, ti temiamo e cerchiamo la tua faccia. Fa' che non restiamo confusi; trattaci secondo la tua benignità, secondo la grandezza della tua misericordia, salvaci coi tuoi prodigi, e glorifica, o Signore, il tuo nome. Sian confusi tutti coloro che minacciano i tuoi servi, sian confusi con tutta la tua potenza, sia annientata la loro fortezza, e conoscano che tu sei il Signore, il solo Dio, il glorioso sopra tutta la terra, o Signore Dio nostro.
L'idolatria.
Così Giuda, prigioniero in Babilonia, effondeva i suoi voti al Signore per bocca d'Azaria. La desolazione in Sion era giunta al colmo, privata com'era del suo popolo e delle sue celebrazioni; i suoi figli erano stati portati sopra una riva straniera, per morirvi uno dopo l'altro fino al settantesimo anno d'esilio; dopo di che Dio si sarebbe ricordato di loro e li avrebbe ricondotti a Gerusalemme per la mano di Ciro. Solo allora avrebbero potuto ricostruire il secondo tempio, che avrebbe visto il Messia. Quale delitto aveva dunque commesso Giuda per essere sottoposto ad una tale espiazione? Si era prostituito all'idolatria, rompendo il patto che lo legava al Signore. Tuttavia il suo delitto fu cancellato con la prigionia d'un limitato numero di anni; per cui Giuda, tornato alla terra dei padri, non s'abbandonò più al culto dei falsi dei. Era mondo d'idolatria, quando il Figlio di Dio venne ad abitare in mezzo a lui.
Il deicidio.
Ma non erano trascorsi quarant'anni dopo l'Ascensione di Gesù, che Giuda ritornava sul cammino dell'esilio; e non già portato schiavo in Babilonia, ma, dopo grandi massacri, disperso in tutte le nazioni della terra. Ora, non più da settant'anni, ma da diciannove secoli Giuda non ha più "principe, né capo, né profeta, né olocausto, né sacrificio, né tempio". Deve, perciò, avere perpetuato un delitto ben più grande dell'idolatria, se dopo una sì lunga catena di sciagure ed umiliazioni, la giustizia del Padre non è ancora placata! Infatti, il sangue versato dal popolo giudeo sul Calvario non era solamente il sangue d'un uomo; era il sangue d'un Dio!
Segue/1
Castigo e conversione.
È bene che tutta la terra lo sappia e lo comprenda, solo nel costatare il castigo dei carnefici; e tale immensa espiazione d'un delitto infinito dovrà continuare fino agli ultimi giorni del mondo: solo allora il Signore si ricorderà d'Abramo, d'Isacco e di Giacobbe, facendo scendere su Giuda una grazia straordinaria, tale, che il suo ritorno consolerà la Chiesa afflitta dalla defezione di moltissimi suoi figli. Lo spettacolo d'un intero popolo, colpito da maledizione in tutte le sue generazioni, per aver crocifisso il Figlio di Dio, fa riflettere il cristiano, che in tal modo impara a conoscere quanto è terribile la divina giustizia; e come il Padre domanderà conto del sangue del Figliol suo, fino all'ultima goccia, a coloro che l'avranno versato. Affrettiamoci a lavare in questo sangue prezioso il marchio di complicità che abbiamo avuto coi Giudei, e, con una totale conversione, imitiamo quelli fra loro che di tanto in tanto vediamo separarsi da quel popolo e venire al Messia: le sue braccia sono allargate sulla Croce per ricevere tutti quelli che si convertono a lui.
VANGELO (Lc 7, 36-50). - In quel tempo: Uno dei Farisei pregò Gesù d'andare a desinare da lui. Ed entrato in casa del Fariseo, prese posto su un divano a tavola. Ed ecco una donna che era conosciuta nella città come peccatrice, appena seppe che egli era a mangiar in casa del Fariseo, portò un alabastro d'unguento; e stando ai piedi di lui, cominciò a bagnare i piedi, e coi capelli del suo capo li asciugava, e li baciava e li ungeva d'unguento. Vedendo ciò il Fariseo che l'aveva invitato, prese a dire dentro di sé: Costui se fosse un profeta, certo saprebbe che donna è costei che lo tocca, e com'è peccatrice. E Gesù, rivolgendosi a lui, disse: Simone, ho da dirti una cosa. Ed egli: Maestro, di' pure. Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento danari e l'altro cinquanta. Or non avendo quelli di che pagare, condonò il debito a tutte e due. Chi dunque di loro lo amerà di più? Simone rispose: Secondo me, colui al quale ha condonato di più. Gesù replicò: Hai giudicato rettamente. Poi, rivolto alla donna, disse a Simone: Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua, tu non hai dato acqua per i miei piedi, ma essa li ha bagnati con le sue lacrime e li ha riasciugati coi suoi capelli. Tu non mi hai dato il bacio; ma lei, da che è venuta, non ha smesso di baciarmi i piedi. Tu non hai unto di olio il mio capo, ma essa con l'unguento ha unto i miei piedi. Per questo ti dico: i suoi numerosi peccati sono stati perdonati, peché essa molto ha amato. Invece quello a cui poco si perdona, poco ama. Poi disse a lei: Ti son perdonati i peccati. E i convitati cominciarono a dire dentro di sé: Chi è costui che perdona anche i peccati? Ma Gesù disse alla donna: La tua fede ti ha salvata: va' in pace.
Segue/2
Maria Maddalena.
Ai tristi pensieri suggeriti dallo spettacolo della riprovazione d'un popolo deicida, la Chiesa s'affretta di far seguire quelli più consolanti che deve ispirare alle anime la storia della peccatrice del Vangelo. Anche questo tratto della vita di Gesù non si riferisce all'epoca della Passione; ma non sono i giorni, in cui siamo, i giorni della misericordia? e non è giusto che in essi glorifichiamo la mansuetudine e la tenerezza del cuore del Redentore, ch'è pronto a far discendere il perdono su un numero stragrande di peccatori di tutta la terra? Del resto, non è Maddalena la compagna inseparabile del suo crocifisso Maestro? Fra poco noi la vedremo ai piedi della Croce; studiarne questo personaggio d'amore, fedele fino alla morte, e consideriamo questo, ch'è il punto di partenza.
Il suo pentimento.
Maddalena aveva condotto una vita indegna; ci dice altrove il santo Vangelo che sette demoni avevano fissata in lei la loro dimora. Appena questa donna vede ed ascolta Gesù, immediatamente concepisce odio al peccato, ed un santo amore si rivela nel suo cuore; non ha che un desiderio, quello di riparare la sua vita passata. Ha peccato clamorosamente e perciò vuoi fare una ritrattazione clamorosa dei suoi traviamenti; ha vissuto nella lussuria: e d'ora in poi i suoi profumi saranno per il liberatore; era così vanitosa della sua capigliatura: con quella gli asciugherà i piedi; il suo volto non vorrà più saperne dei risi immodesti; gli occhi, coi quali seduceva le anime, s'immergono nelle lacrime. Dunque, per un impulso dello Spirito divino che la possiede, parte e viene a rivedere Gesù. Ma questi si trovava in casa del Fariseo, seduto ad un banchetto; perciò andrà a dar spettacolo di sé: che importa? s'avanza col suo vaso prezioso, e, in un attimo, è ai piedi del Salvatore; e là rimane, ad effondere il suo cuore e le sue lacrime. Chi potrebbe descrivere i sentimenti che si succedono nella sua anima? Lo stesso Gesù ce li rivelerà fra brevi istanti con una delle sue parole. Ma è facile scorgere dai suoi pianti quanto sia pentita; dalla profusione dei profumi e dallo sciogliersi dei suoi capelli, quanto sia riconoscente; e dalla sua predilezione per i piedi del Salvatore, quanto sia umile.
Il suo perdono.
Il Fariseo si scandalizza; per un moto di quella giudaica superbia che presto metterà in croce il Messia, ne trae occasione per porre in dubbio la missione di Gesù. "Se costui fosse un profeta, egli pensa, certo saprebbe che donna è costei". Ma se lui avesse lo spirito di Dio, riconoscerebbe il Messia promesso proprio dalla sua bontà condiscendente verso la creatura pentita. Con tutta la sua apparenza di virtù quanto è inferiore a questa donna peccatrice! Gesù si preoccupa a farglielo capire, facendo il parallelo tra la Maddalena e Simone il Fariseo; ma con questo paragone la Maddalena ne rimane avvantaggiata. Qual è dunque la causa che ha trasformato la Maddalena così da meritare non solo il perdono, ma anche gli aperti elogi di Gesù? Il suo amore: "essa ha amato il suo Redentore, lo ha molto amato"; e il perdono che ha ottenuto è in proporzione di quest'amore. Fino a poche ore fa aveva amato il mondo e la vita sensuale; ma il pentimento ha creato in lei un essere nuovo; quindi non cerca più, non vede più, non ama più nessuno che Gesù. D'ora innanzi seguirà i suoi passi, vorrà aiutarlo nei suoi bisogni; ma soprattutto lo vorrà vedere ed ascoltare; e quando, nel momento della prova, gli Apostoli saranno fuggiti, la Maddalena sarà là, ai piedi della Croce, a ricevere l'ultimo sospiro di colui al quale l'anima sua deve la vita.
Segue/3
Quale motivo di Speranza per il peccatore, nel sentire Gesù che gli dice: "Si rimette di più a colui che ama di più"! Peccatori, pensate ai vostri peccati, ma soprattutto ad accrescere il vostro amore: che sia in proporzione della grazia del perdono che riceverete, e "i vostri peccati vi saranno rimessi".
PREGHIAMO
Deh! Signore, sii propizio al tuo popolo, e fa' che, rigettando ciò che non ti piace, sia ripieno delle delizie che gli procurano i tuoi comandamenti.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 654-658
In tante chiese hanno addirittura rimosso i confessionili!! Dicono che preti non ce ne sono, ma per le concelebrazioni se me vedono sempre tanti! Gli stessi che poi distribuiscono comunioni in mano a file di persone ben sapendo che nessuno si è confessato prima!! Lasciate dir Messa ad uno solo e voi altri preti state nei confessionili!!
Sia lodato Gesu' Cristo!
Oggi pomeriggio dalle h 17,30 fino alle h 18,30 ci sara' l'Ora Santa di Adorazione Eucaristica con benedizione Eucaristica; seguita dalla S.Messa letta.**
Venerdì 31 Marzo ci sara' la S.Messa alle ore 7:00 e alle ore 12:00;E la Via Crucis alle ore 15:00.
Sabato 01 Aprile ci sara' la S.Messa alle ore 7:00 e alle ore 12:00.
Domenica 02 Aprile ci sara' la S.Messa letta alle ore 12:00.
**E' possibile arrivare dalle ore 17:20 in poi...in qualsiasi momento dell'Adorazione o direttamente per la S.Messa. L'indirizzo e' IBP Casa S.Clemente via delle Fornaci n.203, 2° piano- Roma _
ANCHE IN VATICANO QUALCUNO ESCE ALLO SCOPERTO CONTRO LA FALSA MISERICORDIA DI BERGOGLIO.
In un’ulteriore prova del tumulto del Vaticano di Papa Francesco, una spaccatura nell’insegnamento sulla confessione è stata recentemente evidenziata quando il capo della Penitenzieria Apostolica vaticana ha messo in guardia contro la falsa “misericordia” per quanto riguarda il perdono dei peccati, condannando indirettamente una retorica della “misericordia” comunemente sposata da Francesco.
@30 marzo, 2023 16:40
Alle ore 15:00 Via Crucis in diretta streaming dal canale dell'IBP di Roma.
Santa compunzione.
https://www.youtube.com/channel/UCjQD1vgcv7lw2izFrc3KVgg
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