Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 2 marzo 2023

"Non posso obbedire": la lettera di un sacerdote al suo vescovo

Nella nostra traduzione da The Remnant, la toccante lettera al suo vescovo di un sacerdote costretto a disobbedire a un ordine ingiusto. Qui l'indice degli articoli su Traditionis custodes e successivi.

Nota dell'editore: Quanto segue potrebbe fungere anche da lettera formale per quei sacerdoti che saranno costretti a disobbedire a un ordine ingiusto in un futuro molto prossimo. Sarà ordinato loro di smettere di offrire la Messa tradizionale in latino e molti di loro disobbediranno. Ma questo non deve essere un atto di sfida contro i loro vescovi. Il cattivo qui è papa Francesco. È lui che ha emanato ordini che hanno messo in difficoltà i vescovi. E nemmeno questa disobbedienza dovrebbe essere vista come permanente. La situazione sotto Francesco è del tutto insostenibile e, al momento opportuno di Dio, la Messa in latino sarà ripristinata, proprio come fu dopo gli anni '70, quando la Messa in latino fu "abrogata", "messa al bando" e "non tornerà mai più". Nessuna forza al mondo può distruggere la Messa in latino, nemmeno un bulldozer gesuita come Francesco. Per favore, condividete questa lettera con i vostri sacerdoti in modo che tutti insieme possiamo prepararci all'inevitabile. E, ricordate, tutto questo è già successo. Dio è al comando. MJM 
* * *
Eccellenza: 
Sia lode a Gesù Cristo ora e per sempre. Come uno dei vostri sacerdoti più leali – che ha sempre cercato di onorare la sua Chiesa, obbedire al suo vescovo e adorare il suo Dio – non ho mai previsto di dover fare quello che sto per fare, e sono veramente dispiaciuto per la delusione che potrebbe causarle.

Dopo molta preghiera, studio e considerazione, mi trovo obbligato in coscienza a dichiarare la mia intenzione di disobbedire al suo ordine di smettere di celebrare la Messa antica.

Mi rendo conto che Sua Eccellenza si trova in una posizione difficile, e che anche lei sta seguendo i dettami della sua coscienza per quanto riguarda il motu proprio Traditionis Custodes del Santo Padre. Ma ho soppesato il mio dovere davanti a Dio rispetto alla mia promessa di obbedire, e Dio ha vinto. Per come la vedo io, obbedire a un ordine così ingiusto potrebbe benissimo essere un affronto allo stesso Dio Onnipotente.
Non posso accettare che Dio desideri che noi cooperiamo con una persecuzione così crudele di tali fedeli cattolici. E anche se ciò significa la perdita temporanea della mia posizione e del mio sostentamento, almeno non avrò le anime dei loro figli sulla coscienza.
Ma sia chiaro, non intendo mancarle di rispetto, tanto meno mettere in discussione la sua legittima autorità su di me come semplice prete. Questa per me è una questione di coscienza, e il motivo per cui non posso obbedire ha tutto a che fare con la crisi della Chiesa e niente a che vedere con una personale mancanza di rispetto nei suoi confronti.

Davanti a Dio, non ho scelta. Vedo tanti fedeli cattolici perdersi d'animo a causa di scandali sessuali, finanziari e dottrinali che percorrono l'intera gerarchia. I pochi che rimangono resistono a malapena. Molti se ne sarebbero già andati se non fosse stato per la Forma Straordinaria, che in qualche modo per grazia di Dio parla ai loro cuori spezzati e lenisce le loro anime martoriate.

Come possiamo toglierglielo? Non hanno sofferto abbastanza? Questa è l'unica Messa che i giovani della mia parrocchia abbiano mai conosciuto. Li unisce, non solo ai cattolici di tutto il mondo, ma anche ai loro antenati. Li sostiene. Li solleva, li ispira, li aiuta ad avvicinarsi a Dio.
Cosa accadrà loro quando togliamo la messa a cui partecipano certamente ogni domenica ma anche la maggior parte dei giorni feriali? Sappiamo entrambi che la stragrande maggioranza dei cattolici nella nostra diocesi non partecipa più alla messa domenicale.
La nostra Chiesa è basata su Fede e Ragione, ma in che modo non si risolve in un danno per la Fede? E in che modo non è del tutto irragionevole? Non posso accettare che Dio desideri che noi cooperiamo con una persecuzione così crudele di tali fedeli cattolici. E anche se questo significa la perdita temporanea della mia posizione e del mio sostentamento, almeno non avrò le anime dei loro figli sulla coscienza. Li conosco. Vedo quanto amano Dio e la Chiesa e gli angeli e i santi. Non farò loro questo. Non posso tradirli.

Inoltre, cosa accadrà loro se togliamo la messa che frequentano certamente ogni domenica ma anche la maggior parte dei giorni feriali? Sappiamo entrambi che la stragrande maggioranza dei cattolici nella nostra diocesi non partecipa più alla messa domenicale. No, non posso avere parte in questo scandalo.

Prego che lei comprenda la mia crisi di coscienza, anche se non concorda con la mia decisione di continuare a celebrare la Messa antica. Lei è il mio vescovo, Francesco è il mio papa, e pregherò per entrambi a ogni Messa che offro, anche se Prego che il nostro Dio misericordioso possa abbreviare questo tempo di tribolazione per tutti noi.

Con grande dolore e sincero affetto,
Padre X

16 commenti:

Anonimo ha detto...

I want to share my knowledge about the liturgical reform especifically in Brazil. Clarifying that i personatelly prefer the older form of mass called tridentine, because im autístic and autistics fascinate easily with “rigid protocols”.

Well lets get to the theme. Good, loyal priests that got through the transformation argue that in tridentine ritus, the old brasilian hillbilies would never pay the needed atention to mass because, understoding nothing, theire obligated to pray other devotions instead of paying atention to the sacrifice. The message wasnt arriving properly. And hillbilies got no catechised about the mass….
Then comes the novus ordo. But.

Once in past , the message was right but not understood. Now the message is understood, but is not the same message! The message delivered now is alteady perverted.
Where is the solution?
A reformer pope? Mixing rites? A novus ordo 3.0? I really dont know!

Anonimo ha detto...

Accadeva 84 anni fa
HABEMUS PAPAM
2 marzo 1939, dopo solo tre scrutini e un giorno di votazioni Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Card. Pacelli fu eletto Papa nel giorno del suo 63° compleanno; prendendo il nome Pio XII. Era il 260° Pontefice della Chiesa Cattolica Romana. La fumata bianca è arrivata alle ore 19.06.
"Annuntio vobis gaudium magnum: Habemus Papam! Eminentissimum ac reverendissimum Dominum, Dominum Eugenium Sanctæ Romanæ Ecclesiæ Cardinalem Pacelli, qui sibi nomen imposuit Pium duodecimi."

Anonimo ha detto...

Ce ne vorrebbero di preti così!

Amen! ha detto...

Eterno divin Padre, per i meriti di Gesu' e di Maria e del Santo Patriarca S.Giuseppe, lenite il cuore lacerato di questi Preti e ammorbidite i cuori dei Vescovi piu'tenaci.Amen!

Domanda: ha detto...

"celebrare in forma straordinaria," o "celebrare in Rito Romano" e' la stessa cosa?

Anonimo ha detto...


Bisognerebbe precisare che la "forma straordinaria" è il "rito romano antico" non semplicemente il rito romano, anche se si abbrevia il riferimento in questo modo. Antico, millenario, il cui Canone risale ai tempi apostolici, secondo quanto hanno sempre sostenuto i pontefici.

Anonimo ha detto...

Non esiste:
una forma ordinaria,
una forma straordinaria,
un rito romano antico,
un rito romano moderno.
Esiste il Santo Sacrificio della Messa, volendo si può aggiungere 'di sempre', a patto che si tenga ben presente che il Messale del 1962 di Roncalli non è più 'la Messa di sempre', anche se, è vero, non è ancora la messa-cena protestante di Montini-Bugnini.
Per il resto, ordinario-straordinario, antico-moderno è una trovata ratzingeriana, che ingenera confusione, utile per fare accettare insieme al 'rito romano antico' - vietato espressamente da Paolo VI - la messa moderna e il Concilio Vaticano II. Nonostante vi siano numerose pubblicazioni su questi argomenti, che tempo addietro noi anziani (per modo di dire!, io mi sento ancora un ragazzino!) ci sognavamo, le nuove generazioni non conoscono bene i termini della questione, credono che i due riti siano intercambiabili, una questione di 'sensibilita', e cretinate conservatrici del genere.

Anonimo ha detto...

Ammiro il coraggio del confratello ma non posso fare a meno di sottolineare la paurosa carenza di principi alla base delle sue decisioni. La coscienza è importante ma non può sostituire i veri principi. Non si "disubbidisce" al vescovo per percezioni personali. Si "disubbidisce" per ubbidire a prescrizioni più alte e, tra l'altro, mai abrogate; e pertanto non è disobbedienza. Dov'è in questa lettera il richiamo a quanto dispone la costituzione apostolica Quo Primum Tempore? Non c'è. Non se ne fa neppure menzione! Dov'è in questa lettera il richiamo alla tradizione che è precedente, anteriore, alla Quo Primum Tempore stessa? Non c'è neppure questo richiamo. Ma se noi non fondiamo le nostre azioni/reazioni sulla solidissima roccia del Diritto, positivo e/o naturale le stiamo fondando sulla sabbia. Oggi il confratello prende una giusta e condivisibile posizione (ah se in ogni diocesi ci fossero alcuni sacerdoti così coraggiosi e determinati!) ma un domani, seguendo la medesima coscienza, un altro potrà fare l'esatto contrario e disubbidire realmente (perché deve esser ben chiaro che questo sacerdote, come chiunque usa il messale di san Pio V non sta disubbidendo a nessuno). Anche Francesco (o chi lo ha istigato/ispirato) fonda la propria persecuzione su quello che ritiene un dovere di coscienza, ma che non ha alcuna base nel Diritto (naturale o positivo). Insomma, cari amici, non possiamo agire/reagire sulla base delle nostre percezioni personali. Perché la coscienza non sempre è retta e rettamente formata, e pertanto, da sola, non può costituire una base per fondare azioni/reazioni. Queste vanno fondate sul Diritto, naturale e positivo. Donfi

mic ha detto...

Optime, Donfi!

Anonimo ha detto...


# Precisazioni a 22:36

-- papa Roncalli apportò al rito romano antico modifiche molto modeste e secondarie, credo abbia aggiunto qualche Santo (a cominciare da san Giuseppe), ma non toccò assolutamente il rito. Il suo Missale Romanum del 1962 contiene dunque la Messa di sempre, come si suol dire. Vedi gli scritti di mons. Gamber.
-- Paolo VI non proibì mai espressamente il rito romano antico. Tant'è vero che, nel Summorum Ponrtificum, Benedetto XVI potè dire (correttamente) che l'antica Messa non era mai stata abrogata. I Novatori speravano che l'antico rito cadesse in desuetudine da se stesso. Ma questo non accadde soprattutto per l'ostinanta e coraggiosa battaglia sostenuta da mons. Lefebvre e mons. De Castro Mayer (in Brasile), senza la quale la vera Messa cattolica sarebbe probabilmente scomparsa (cosa che oggi non si vuol ricordare). Da notare che recentemente mons. Schnedier ha detto che a suo avviso in futuro mons. Lefebvre sarà dichiarato dottore della Chiesa.
Opinione da sottoscrivere.
T.

Anonimo ha detto...

Dissento con le prove.

"Ancora una volta, i cambiamenti di Giovanni XXIII non sono visti che come un espediente temporaneo, fino a quando tutti i libri liturgici potranno essere cambiati dopo il Concilio.
Così, arriviamo alla fine del quinto passo verso la Messa Nuova, e scopriamo che lungi da essere ciò che Monsignor Lefebvre chiamava la Messe de toujours - la Messa di sempre - la Messa di Giovanni XXIII fu dal principio niente più che la Messe de passage - progettata per scomparire una volta che i riformatori avessero preparato qualcosa di interamente nuovo.
La ciliegina sulla torta di questo quinto passo sarebbe arrivata il 13 novembre 1962 quando Giovanni XXIII, all'improvviso, manomise il sacrosanto Canone Romano inserendo il nome di San Giuseppe nella lista dei Santi. Si trattava di una radicale rottura con la tradizione, poiché la tradizione liturgica imponeva che solo i martiri potessero essere menzionati nel Canone, e la Santa Sede aveva respinto questa proposta più volte sin dal 1815.
Se si può manomettere il Canone, nulla nella Messa è intoccabile. "
(Anthony Cekada:" Frutto del lavoro dell'uomo", CLS, 2019, pag. 70; anche edizione in lingua francese, per Via Romana)

Sull'obbligatorietà del rito, esiste sul sito del Vaticano la normativa specifica, con tanto di date precisissime:

Vatican.va
Paolo VI
Udienza generale
Mercoledì, 26 novembre 1969
Effusione degli animi nella Assemblea Comunitaria, ricchezza del nuovo rito della Santa Messa
...

INDICAZIONI NORMATIVE
Quanto all'obbligatorieta del rito

Scrivo con lo smartphone e, se mi è stato abbastanza facile trascrivere il brano dal libro, non mi riesce di trascrivere dal sito del Vaticano, dove può comunque facilmente leggere le parole stesse di Paolo VI. Esistono altri documenti sulla questione.
Ricordo i Sacerdoti che, all'epoca, rimasero fedeli al S. Sacrificio della Messa : autentici EROI!

Anonimo ha detto...

Addenda
Sul sito UNA VOCE VENETIA, si può leggere "L'inutile persecuzione" di Carlo Belli, dove, fra altri documenti, è riportata la lettera per niente amabile dell'allora Patriarca di Venezia Albino Luciani (il futuro
"papa del sorriso" ...) indirizzata a don Siro Cisilino (+1987; ebbi modo di assistere ad una sua S. Messa - non dialogata -, in San Simon Piccolo, un sabato mattina; egli, già ammalato, ricordava a memoria la Messa di S. Maria in sabato). Nella lettera, fra le altre cose, il Patriarca scriveva:
"È proibita a qualsiasi titolo la celebrazione della Messa more antiquo nella chiesa di San Simeone Piccolo, come in tutto il territorio della Diocesi."
Sarebbe interessante far conoscere questo documento, così come il testo dell'udienza di Paolo VI, alle giovani generazioni, che non immaginano nemmeno l'atmosfera persecutoria di quegli anni, che si rinnova oggidì, dopo le blandizie ratzingeriane. Alla cattiveria e alla intransigenza dei modernisti bisogna opporre altrettanta intransigenza: per la maggior gloria di Dio, l'onore di Maria Santissima e la salvezza delle anime, alla quale è subordinato pure in diritto canonico.

Anonimo ha detto...

La Chiesa è intransigente sui principi, perché crede, ma è tollerante nella pratica, perché ama. I nemici della Chiesa sono tolleranti sui principi, perché non credono, ma intransigenti nella pratica, perché non amano.
(Padre Reginald Garrigou-Lagrange)

Anonimo ha detto...


L'obbligatorietà del Novus Ordo

Non c'era una abrogazione espressa dell'Ordo Vetus. Essendo obbligatorio il Nuovo Rito, se ne deduceva che il precedente non doveva più celebrarsi. La sua celebrazione non era espressamente proibita dalla norma generale, fatti salvi gli interventi dei singoli Ordinari nelle loro diocesi, come quelli di Luciani. La proibizione espressa poteva ritenersi invalida dato che l'Ordo Vetus era stato dichiarato valido in perpetuo da san Pio v.
Circa papa Roncalli, l'introduzione di san Giuseppe destò sorpresa a suo tempo e non avrebbe dovuto farla, tuttavia non è che abbia cambiato il Sacro Canone della Messa più di tanto. Tant'è vero che la FSSPX celebra la Messa con il Messale del 1962.

Anonimo ha detto...

Ci sono coloro che si dimostrano forti coi deboli e deboli coi forti. Ci sono coloro che simpatizzano per i "fuori strada", trasgressori, modernisti.... e che si dilettano a mettere alla berlina i tradizionalisti cioè gli ortodossi. La logica è identica.
Castellaz Giovanni

Con il vostro permesso.. ha detto...

Ventunesimo giorno (6 Marzo)
PREPARAZIONE ALLA CONSACRAZIONE
A SAN GIUSEPPE

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Pater, Ave, Gloria

A te, o beato Giuseppe

MEDITAZIONE (sul testo proposto giorno per giorno)

Impegno missionario e Fioretto della giornata (indicati alla fine della meditazione)

Preghiera biblica o tradizionale (riportata in calce alla meditazione)

Litanie a san Giuseppe

Ventunesimo giorno: lo spirito di povertà

Nel corso della Sua vita, san Giuseppe dovette sperimentare, per disposizione della Provvidenza, continui distacchi: dai luoghi, prima del radicamento a Nazareth; dalla famiglia di origine, dopo l’abbandono di Betlemme; dai beni e dalle sicurezze, durante l’esilio in Egitto. Ognuna di queste esperienze, anziché destabilizzarlo interiormente, non fece altro che accrescere in Lui il distacco interiore e il radicamento in Dio solo. Nella penuria e nella prosperità, nella tranquillità e nell’incertezza, nella lotta e nella pace, il Suo cuore restò sempre fisso sulla Roccia d’Israele.

Chi vive piantato sull’unica vera sicurezza non teme alcuna perdita né cambiamento, se non in funzione dei progetti divini. Egli rimette ogni sua necessità alle preveggenti cure dell’Onnipotente: «Getta sul Signore il tuo affanno ed egli ti sosterrà; mai permetterà che il giusto vacilli» (Sal 54 [55], 23). In tal modo diventa col tempo capace di adattarsi a qualunque circostanza, senza darsi pena eccessiva dei disagi e degli inconvenienti che gli si presentano. Con cuore ilare e sereno accoglie finanche gli imprevisti e le avversità come mezzi concessigli per il suo perfezionamento.

Lo spirito di povertà fa vivere il cristiano nella pace e nella gratitudine. A mano a mano che cresce, tuttavia, gli si manifesta altresì come la via privilegiata per dimostrare il suo amore a Colui che, pur essendo ricco, si fece povero per lui al fine di renderlo ricco per mezzo della Sua povertà (cf. 2 Cor 8, 9). Il desiderio di corrispondere all’impagabile tenerezza del Salvatore gli rende addirittura dolci le privazioni e le fatiche, fino a farne nascere in lui una sorta di sete. Chiedi a san Giuseppe la grazia di poter penetrare in questo singolare privilegio dei prediletti.

IMPEGNO MISSIONARIO: testimonierò la gioia e la serenità di contare su Dio solo in ogni circostanza, anche nelle più delicate.

FIORETTO: sopporto volentieri e con gratitudine un piccolo incomodo non previsto né voluto.

È bello dar lode al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunziare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte,
sull’arpa a dieci corde e sulla lira,
con canti sulla cetra.
Poiché mi rallegri, Signore, con le tue meraviglie,
esulto per l’opera delle tue mani.
Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio.
Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno vegeti e rigogliosi,
per annunziare quanto è retto il Signore:
mia roccia, in lui non c’è ingiustizia.
(Sal 91 [92], 2-5.13-16)

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