Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 21 aprile 2024

21 aprile. 2777 anni dalla fondazione della Città eterna

Qui medio aevo Romam versus pia peregrinatione suscepta, cum eius pinnacula et muros cernebant, in has erumpehant consonas voces:
O Roma nobilis, orbis et domina, cunctarum urbium excellentissima, Roseo Martyrum sanguine rubea, Albis et virginum liliis candida; Salutem dicimus tibi per omnia; Te benedicimus: salve per sæcula! Auguri Roma!
2777 anni dalla Fondazione della Città eterna. Il 21 aprile è una festa pagana. Tra l'altro guardate la potente simbologia, indice di ars e saggezza non solo architettonica, e cosa succede al Pantheon in questo giorno quando il sole di mezzogiorno colpisce una griglia metallica sopra la porta, saturando di luce il cortile esterno. Ciò accade dall’epoca di Agrippa, genero dell’imperatore Augusto, che nel 27 a.C. lo ideò.
Ma non è soltanto questo. Nonostante questo la Provvidenza ha reso Roma Caput mundi una città già sacra, centro spirituale, culturale e politico del mondo. Ed è per questo che Pietro vi si è recato per annunciare Cristo e ne ha fatto la sua Sede. Dunque, non a caso, questo è il centro da cui ancora oggi si dipartono e nel quale si incrociano, nell'ordine spirituale, le vicende dell'intero genere umano. E non solo con riferimento alla Roma perenne, ma anche alla nostra fatica nel riaffermarne e difendere la cattolicità di cui siamo figli ed eredi. « Non solo e non tanto per nascita, quanto per adesione dell'anima. Chi comprende e aderisce, è figlio. Chi non comprende o non aderisce, è figlio di altro ».
Nell'occasione riprendiamo alcune citazioni che aprono un volume da cui abbiamo attinto e attingiamo molte chiavi di lettura della temperie attuale.
Iota unum non praeteribit (Matth., 5, 18)
Miscuit in medio eius spiritum vertiginis (Isai., 19, 14)
Moribus antiquis stat res romana virisque (Ennio)
(Romano Amerio, Iota unum. Studio delle variazioni della Chiesa cattolica nel secolo XX, Lindau Torino, 2009)
Nessuna città vince o vincerà il destino di Roma. Gerusalemme e il suo popolo non sono più la città e il popolo di Dio: Roma è la nuova Sion, e romano è ogni popolo che vive di fede romana. Città più popolose e ampie ha il mondo e ne vanno superbe le genti; città sapienti ebbe la storia delle Nazioni; ma città di Dio, città della Sapienza incarnata, città di un magistero di verità e di santità, che tanto sublima l’uomo da elevarlo sull’ara fino al cielo, non è che Roma, eletta da Cristo «per lo loco santo, u’ siede il successor del maggior Piero» (Inf., II, 23-24).
(Cardinale Eugenio Pacelli, Il sacro destino di Roma - Discorsi e Panegirici (1931-1938), XXXV, pp. 509-514)

Ma cosa è rimasto della "romanitas" oggi? Niente, apparentemente. Né della Roma pagana né di quella cristiana. Abolendo il latino come lingua liturgica [qui] la Gerarchia cattolica attuale ha inflitto un vulnus micidiale agli studi classici, interrompendo in pratica il nesso tra pensiero classico e cristianesimo. Il cattolicesimo è diventato un coacervo di riti e chiese nazionali, in innumerevoli lingue e dialetti; un coacervo di "conferenze episcopali nazionali", caricature del parlamentarismo che ben conosciamo, con tutti i suoi difetti.
La "romanità" significava unità di comando e disciplina, senso del diritto e della "res publica", nell'unità del dogma (per la Chiesa) ma nel giusto rispetto delle autonomie locali. Unità in funzione di un'idea universale, prima di potenza terrena, aggressiva ma anche civilizzatrice, poi di potenza spirituale, di conversione delle anime a Cristo, per il Regno dei Cieli.

19 commenti:

Anonimo ha detto...

Auguri a Roma, ai romani e a tutti gli italiani.

PS: non per pignoleggiare, ma l'età è di 2776

752 prima di Cristo + 2023 dopo Cristo + 1 anno tra i mesi dell'anno 753 e quelli del 2024.

mic ha detto...

753 a.C.

Anonimo ha detto...


Roma è sempre stata simbolo di unità e quindi, per chi non voleva l'unità, di oppressione.
Oggi circola una falsa immagine della romanità e non c'è da stupirsene.

Roma accusata di essere una società schiavista quando tutte le società antiche lo erano, anche quelle primitive dei popoli barbari. Del resto, nel Nuovo Testamento si incitano forse gli schiavi alla rivolta?
I Romani accusati di aver represso con le armi la libertà dei vari popoli italici. L'Italia era un coacervo di popoli sempre in guerra tra di loro e pronti a chiamare lo straniero, uno schema infausto che si è ripetuto per secoli nell'Italia diciamo postromana.

Ci fu un susseguirsi di domini parziali, con focolai di lotta che si radicalizzarono. Le popolazioni della Magna Grecia, discendenti dai coloni greci impiantatisi sulle coste, sempre in lotta con l'elemento italico, rozzo ma guerriero, saldamento attestato sulla dorsale appenninica (Sanniti, Umbri etc). Spinta verso le coste delle popolazioni appenniniche.
Dalle varie lotte emerse uno Stato etrusco che andava dalla Valle dell'Adige sino alla Campania, contenendo per un certo tempo anche Roma. Gli Etruschi combattevano contro i Veneti a Est e contro le popolazioni liguri a Ovest.
Sulla penisola italiana gravavano l'espansionismo greco, che si concretò con l'invasione fallita di Pirro, chiamato dalle città della nostra Magna Grecia + l'espansionismo cartaginese, che dominava il Mediterraneo Occidentale (mezza Sicilia, Sardegna, Corsica) e mirava a teste di ponte anche in Italia. Nell'anno 400 aC si abbattè sull'Italia l'invasione dei Celti, popolazioni al tempo bellicose e feroci. Distrussero lo Stato etrusco già in crisi e penetrarono come un cuneo sino alle Marche (Sena GAllica, Senigallia). Le loro poderose scorribande erano il terrore di tutti gli altri popoli, in una di queste saccheggiarono Roma, tranne il Campidoglio. I Celti o Galli si offrivano anche come mercenari. Per gli Italici ed Etruschi erano il nemico nazionale.
Roma fu minacciata di annientamento più di una volta, da parte degli italici degli Appennini.
In questa guerra di tutti contro tutti, cominciò ad emergere la potenza di Roma, una città-Stato che vinceva una campagna dopo l'altra, mettendo tutti d'accordo, organizzando un valido sistema di alleanze, respingendo vittoriosamente le invasioni straniere (prima Pirro, poi Annibale). Quella con Annibale fu una guerra tremenda, nel corso della quale cominciò a formarsi una coscienza nazionale italica: non volevamo diventare una colonia cartaginese ossia africana. Annibale si era presentato come liberatore dal giogo romano (per sostituirlo con il suo, ovviamente).
Insomma, prescindendo dalla Roma dei Papi, centro della cattolicità tutta, la Roma pagana fu comunque la forza che creò un'Italia unita e rispettando abbastanza le identità locali. Con l'unità sotto Roma i popoli italici e gli altri furono conservati e non sparirono nelle lotte reciproche e ad opera degli invasori stranieri.
Questi, in sintesi, i meriti di Roma nei confronti dell'Italia, i cui confini furono giustamente portati alle isole e all'arco alpino.
Historicus

A PROPOSITO DI ROMA, CHI HA RAGIONE FRA LORO DUE? ha detto...

La fondazione di Roma e la simbologia collegata al suo impero fa sì che, a distanza di 2000 anni, molti si rifacciano all'impero romano. Non è un caso che gli Stati Uniti, a torto, per considerarsene eredi ne abbiano copiato lo stile; edifici di bianco, aquila imperiale e una politica estera che ricorda dannatamente la politica della Respublica Romana fra il V e il I secolo avanti Cristo.
Questa eredità passa anche nel calcio che, non bisogna dimenticare, esprime nel tifo le divisioni sociali e le aspirazioni, facendosi alfiere delle proprie differenze da rimarcare con orgoglio; così in Inghilterra troviamo che l'Arsenal, e i suoi tifosi detti Gunners, altro non è che la squadra del vecchio arsenale di Londra (da cui il nome).
A Roma la contesa si basa su chi possa dire a buon titolo di portare avanti l'eredità di quella romanità che prima di tutto si esprime a simboli: qual è il simbolo primigenio, l'aquila o il lupo?

Parliamoci chiaro; l'aquila è Roma.
Il simbolo universale, inconfondibile, sia nei film che nei videogiochi, nei romanzi e nelle opere teatrali. Vedi un soldato, lo vedi sotto l'aquila e sai subito che è un romano; l'aquila, dunque, come simbolo di Iuppiter, è il segno della sua universalità. L'aquila vola alto, scruta il cielo ed è l'unico uccelli che può fissare il sole, permettendosi di dargli del tu.
C'è un grosso ma e so già che gli amici e contatti laziali mi riapriranno e mi bruceranno a Formello sotto l'effige dell'imperatore Publio Claudio Lotito.

Se l'aquila è il simbolo universale, la lupa è quello primigenio.
L'aquila non fu da subito il simbolo di Roma mentre la lupa di Romolo e Remo rimase scolpita nella memoria dei Quiriti tanto che il cosiddetto Fico Ruminalis, sotto il quale vennero allattati i gemelli, divenne sacro. Il lupo nel mito è legato ai miti di fondazione come accade nel caso di Asena, la leggendaria progenitrice dei Turchi che altri non è che una lupa che si accoppia con un uomo.
L'aquila, prima di diventare un simbolo, è uno dei tanti animali totemici che le truppe romane si portano dietro durante le guerre del periodo regio, quando sostanzialmente ci si fa la guerra con i vicini per accaparrarsi il loro bestiame.
E anche quando Roma diverrà l'aquila, i soldati che portavano l'effige nelle legioni saranno per sempre rivestiti della pelle del lupo, memoria dell'antica Lupa Capitolina..

In chiusura del 21 aprile, Natale di Roma... ha detto...

Su nessun mezzo di informazione di massa si è ricordata tale data fondamentale, in cui Roma nacque, e da essa non solo la Città ma anche l'Impero, l'Idea e la sua eredità culturale e spirituale che hanno modellato i secoli seguenti; non solo come data civile (rimasta ormai solo a Roma città), ma anche solo meramente culturale e storica. Solamente al telegiornale delle 20:30, in chiusura, viene citata Roma, ma non per la data di 2777 anni fa, ma per il fatto che a Roma si sono tenute manifestazioni e festeggiamenti...per i 100 anni degli sport su rotelle! Non brutto o poco importante ma, nella data odierna, oggettivamente troppo poco, anzi nulla. Continua l'autodemolizione culturale e spirituale delle proprie radici e identità...
Cit. Roberto Dĺe Albentiis

Anonimo ha detto...

https://www.youtube.com/watch?v=qxqJF_7RCkE

Anonimo ha detto...


A proposito di simboli romani e non, di ripulsa delle origini

Il simbolo della lupa che allatta i due gemelli ingentilisce il simbolo del lupo, animale che ha fama di ferocia.
E difatti il simbolo del lupo presso i turchi è quello del lupo grigio, di sesso maschile, che si ritrova stampato in tutto il suo aspetto crudele.
I Romani furono anche loro crudeli, in certe occasioni, era inevitabile; tuttavia sapevano governare, avevano senso politico, incivilirono molti popoli; avevano il senso della cosa pubblica e del diritto. Da tener presenti anche le capacità militari, che richiedono qualità morali che oggi sembrano scomparse. Avevano anche il senso della famiglia, ce l'avevano anzi molto sviluppato tutti i popoli italici, lo si comprende da certe divinità femminili e da certe feste.
La madre di famiglia, la matrona, era molto rispettata.
I Romani, come gli altri popoli italici, erano un popolo molto bellicoso, che si compiaceva di giochi sanguinari, come quelli del circo (addolciti quando cominciò ad affermarsi lo stoicismo). La guerra tendevano comunque a concepirla secondo le loro categorie giuridiche (vedi le riflessioni di Cicerone sulla guerra giusta).
Passione per il teatro, come i Greci, con predilezione per la satira e la commedia. In fondo la mentalità satirica e beffarda è rimasta sino ad oggi (anzi, forse l'unica cosa che è rimasta). Pasquino come erede dei Fescennini, il Belli.
Tra i difetti: la faziosità politica, nonostante l'alto senso dello Stato. Roma pagana cominciò a decadere con le guerre civili, che poi portarono alla fondazione dell'impero; era evidentemente un passaggio obbligato, per poter governare quell'immenso Stato che era diventato la Res Publica Romanorum.
Un giudizio poco storico, del tutto personale: alla Roma imperiale preferisco quella repubblicana. L'idea dell'impero non mi ha mai affascinato, alla fine gli imperi dissolvono i popoli che li hanno fondati.
Oggi non si ricorda il Natale di Roma. In odio al fascismo, che indubbiamente ha inflazionato la romanità? Per ignoranza e in odio a se stessi, all'Italia. Certo non ci si poteva aspettarre che fossero i leghisti a celebrare il Natale di Roma, loro preferiscono le bufale delle Kermesse celtiche, un celtismo di cartapesta, da fumetto di Asterix (a proposito, che fine ha fatto il culto del dio Po, del quale si dilettava l'on. Bossi, tra i lazzi e i cachinni delle folle, sia pur sommessi per carità?).
Historicus

Anonimo ha detto...

"[Roma] sospes nemo potest immemor esse tui [...] | Fecisti patriam diversis gentibus unam; | profuit iniustis te dominante capi; | dumque offers victis proprii consortia iuris, | Urbem fecisti, quod prius orbis erat."

"O Roma, nessuno, finché vive, potrà dimenticarti... Hai riunito popoli diversi in una sola patria, la tua conquista ha giovato a chi viveva senza leggi. Offrendo ai vinti il retaggio della tua civiltà, di tutto il mondo diviso hai fatto un'unica città."

Anonimo ha detto...

Quamdiu stabit Colyseus stabit et Roma;
cum cadet Colyseus cadet et Roma;
cum cadet Roma cadet et mundus.

Viandante ha detto...

21 aprile: Natale di Roma - 2777 anni fa.

Celebrato dalle note di Giacomo Puccini, con testo di Fausto Salvatori (1909)

Sole che sorgi libero e giocondo
sul colle nostro i tuoi cavalli doma;
tu non vedrai nessuna cosa al mondo
maggior di Roma.

Dal "Carmen saeculare di Quinto Orazio Flacco: "Alme Sol, curru nitido diem qui promis et celas aliusque et idem nasceris, possis nihil urbe Roma visere maius."

21 aprile, Natale di Roma... ha detto...

Per il Natale di Roma: romanità e universalismo imperiale cristiano in Prudenzio (348-413)

"Vuoi davvero che ti dica, o Romano, quale causa abbia tanto esaltato le tue fatiche, e da quali ardori sia stata accresciuta la tua gloria e abbia raggiunto tanta fama da soggiogare il mondo al tuo dominio?
Popoli discordi per lingue e regni differenti per civiltà: Dio, volendo riunire tutti questi, ha deciso di sottomettere a un unico impero tutto ciò che potesse essere civilizzato,
e di sopportare con giogo concorde le dolci briglie, affinché i cuori degli uomini fossero tenuti congiunti dall’amore della religione; non esiste infatti unione degna di Cristo, se un unico spirito non lega insieme i popoli avvinti.
Solo la concordia conosce Dio, lei sola adora il Padre benevolo nella pace, come lui vuole: il rispetto della pace fra gli uomini rende Dio proprio al mondo, con la sedizione lo si fa fuggire, con le armi crudeli lo si irrita, con il dono della pace lo si nutre, lo si trattiene con la devozione dei pacifici.
In tutte le terre, che l’occidentale Oceano racchiude e che l’Aurora illumina al suo rosaceo sorgere, la furiosa Bellona sconvolgeva tutta l’umanità e armava le braccia feroci per scambiarsi ferite mortali:
per frenare questa rabbia, a popoli provenienti da ogni parte Dio insegnò a piegare il capo sotto leggi comuni e a divenire tutti Romani, quei popoli bagnati dal Reno e dal Danubio, dal Tago in cui scorre l’oro, dal grande Ebro, quei popoli fra cui scorre il fiume delle Esperidi, dalle curve corna, e quelli nutriti dal Gange e quelli che sono bagnati dalle sette foci del tiepido Nilo.
Il diritto comune li ha resi uguali, sotto un medesimo nome li ha uniti e, una volta domati, li ha ridotti in vincoli fraterni.
In ogni genere di luogo si vive come se fossimo concittadini nati nello stesso posto, racchiusi nelle stesse mura della città natale, e come se fossimo uniti dallo stesso lare paterno.
Regioni fisicamente distanti e rive separate dal mare si incontrano, ora in un unico tribunale comune mediante le promesse di comparizione, ora in un foro affollato mediante i commerci e le arti, ora nel diritto di matrimonio mediante l’unione amorosa fra stranieri; con sangue mescolato infatti si realizza da popoli diversi un’unica discendenza.
Questo è stato realizzato dai tanti successi e dai tanti trionfi dell’impero romano: a Cristo che già allora veniva (credimi) è stata preparata la via, che da tempo la pubblica concordia della nostra pace ha realizzato sotto la guida di Roma."
(dai "Libri contra Symmachum")

Anonimo ha detto...

Occorrerebbe riflettere sul pericolo che fra non molto Roma si svegli musulmana.
E allora dovremo dire grazie ai fanatici dell'inclusione, del dialogo e della società aperta.

Anonimo ha detto...

Supersintesi personale: il Diritto romano è stato la pietra su cui è stata costruita la Chiesa del Signore Gesù Cristo.
a.m.

Anonimo ha detto...


Tra gli odiatori del nome romano, una folla composita

C'è per esempio Simone Weil, rampolla di una ricca famiglia della borghesia ebraica parigina. Intelligente ed appassionata nelle cause che difendeva ma priva di equilibrio, alquanto emotiva nei suoi giudizi e portata all'utopia, detestava l'antica Roma al pari dell'Antico Testamento. Li metteva sullo stesso piano! Scrisse che Abramo aveva prostituito la moglie quando, secondo la Scrittura, disse che era sua sorella, cosa che non la salvò dall'esser presa nell'harem del Faraone, il quale però la restituì subito appena seppe che era la moglie.
Uno degli episodi scabrosi della Bibbia, anche abbastanza oscuro. Ma l'accusa della sopravvalutata Weil appare del tutto assurda, anche tenendo conto della scarsa considerazione che a quei tempi di poligamia si aveva per le donne.
Sull'antica Roma vomita sempre ingiurie. A proposito della crocifissione dice che solo un popolo barbaro come i Romani poteva infliggere una pena del genere. Ma la crocifissone non era praticata solo dai Romani. E, se uno si informa, in generale le pene nei sistemi penali antichi erano tutte crudeli, per i delitti che venivano considerati gravi, come la ribellione ai legittimi poteri.
Weil appartiene a quella parte dell'intellettualità ebraica ostile alla romanità, cui evidentemente non veniva perdonata la tragedia del 70 dC. Ad essa si contrapponeva invece la parte che provava rispetto ed ammirazione per la romanità, e che troviamo rappresentata da diversi insigni storici, per esempio.
Ma anche tra i cattolici c'è sempre stata una parte avversa alla romanità, una forma di settarismo antiromano e antistatale del tipo di quello praticato dall'eretico Montano. Per lui lo Stato era il male in assoluto, nessuna collaborazione - atteggiamento che provocò la persecuzione di Marco Aurelio. Atteggiamento che sembra riapparso in certi tradizionalisti cattolici di oggi, assolutamente ostili allo Stato italiano unitario, in quanto tale.
E così passiamo dalla Roma antica alla presente, cioè ai ricorrere di certi modi di pensare, che cambiano nella forma ma non nella sostanza.
H.

Anonimo ha detto...

Crudeltà o non crudeltà, l'Impero Romano è durato quasi 500 anni, nessuno mai come lui, perché sapeva governare con lungimiranza, cosa che i Britons non hanno mai saputo copiare, ragion per cui si rodono il fegato, io però sapevo del ventre del cavallo di Marco Aurelio, se perde la poca doratura è la fine. Comunque auguri a Roma, ancora qui, nonostante tutto e tutti, sopravviverà anche ai mussuli, non per niente Cristo la scelse e non solo perché capitale dell'Impero. Auguri a tutti i Romani e a tutti i miei cugini, ne ho tantissimi in Urbe.

Anonimo ha detto...

Roma non è una città ma... la città, Urbs, e la benedizione papale si da, Urbi et Orbi, alla città (Roma) e al mondo. Il 21 aprile è il Natalis Romae nel 753 A.C. Poco importa se la data non è esatta e il racconto della fondazione sia leggendario, quel che conta è che Roma esista perché per il cristianesimo, per il cattolicesimo è fondamentale.
La fondazione della Chiesa di Roma ad opera di san Pietro, la conversione dei più grandi centri della Grecia, come ci risulta dalle lettere paoline, si compone quel mosaico che ha fatto dire a tutti i Padri della Chiesa che il Cristianesimo doveva essere ed è la sintesi, operata in Cristo e da Cristo stesso progettata, tra la fede di Israele e la civiltà greco-romana.
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La filosofia greca prestò le sue categorie logiche, mentre Roma mise a disposizione degli Apostoli la sua perfetta organizzazione imperiale per la diffusione del Cristianesimo, malgrado le persecuzioni e, perché no? anche grazie anche ad esse; Tertulliano non dice forse: Sanguis Martyrum semen Christianorum? Molti pagani si sono convertiti assistendo al coraggioso sacrificio dei martiri. Senza calcolare poi le grazie conquistate con i loro sacrifici.
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A questo allude Bossuet quando scrive :
” È per Lui (Gesù) che Aristotele ha pensato, è per Lui che le legioni di Cesare hanno marciato”.
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Chi non vede questo, come i protestanti, dev'essere proprio cieco. Gesù è venuto ed ha fondato l'Ecclesiam Meam proprio all'inizio dell'Impero Romano che poi è diventato cristiano, con cui il cristianesimo si è impiantato e poi, con le invasioni barbariche si è diffuso nel resto d'Europa e, dopo la scoperta d'America, al di la dell'oceano.
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Ovviamente il diavolo non restava inattivo ed ha suscitato Maometto, l'islam con i musulmani, suoi servi, che ha contaminato il nord Africa, lo scisma ortodosso che ha contaminato la parte orientale, e poi Lutero che ha contaminato il nord dell'Europa ed il nord America.
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Il diavolo stesso lo conferma ed in un esorcismo dice: «...Non è bastata la dannazione di Lutero, di Maometto,... io voglio che si danni l'intera umanità...».
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Ancora il diavolo in un altro esorcismo a Loreto, nel 2017 « ...ho cercato in tutti i modi di osteggiare che questa casa (la santa Casa di Nazareth) fosse portata in questo luogo (Loreto), MI SONO SERVITO DEI MIEI SERVI, I MUSULMANI, ma è stato inutile...»
Dice dunque, esplicitamente "MI SONO SERVITO DEI MIEI SERVI, I MUSULMANI".
Il diavolo è obbligato di dire la verità, anche contro la sua volontà, se minacciato in nome di Gesù e di Maria.

Anonimo ha detto...


# qualche precisazione all'intervento di anonimo delle 22.42, 22 aprile

-- La Traslazione angelica della Casa di Loreto è una leggenda. Non andiamo a tirar fuori supposte dichiarazioni del diavolo fatte durante degli esorcismi (quali esorcismi?) per trasformarla in un fatto storico.
-- Le invasioni barbariche non diffusero il cristianesimo nell'impero romano, diffusero l'eresia ariana (vedi i Vandali in Nordafrica). Nell'impero romano il cristianesimo era diventato la sola religione riconosciuta sotto Teodosio I, con l'editto di Tessalonica (Salonicco) dell' AD 381. Vent'anni dopo, all'inizio del V secolo iniziò la crisi decisiva della parte occidentale dell'impero romano, che fu soprattutto militare, dovendo contare l'impero su un esercito composto ampiamente di mercenari germanici, che combattevano sotto i loro capi. Uno di costoro, Odoacre, nel 476 con un colpo di Stato detronizzò l'imperatorre minorenne e si fece re d'Italia, rinviando le insegne imperiali a Bisanzio.
I Germani invasori erano tutti ariani, seguaci dell'eresia di Ario che negava la natura divina di Cristo. Anche i Franchi, che poi si convertirono verso la fine del secolo al cattolicesimo, con il re Clodoveo. Ma quando ciò avvenne, l'Occidente era formalmente cristiano da quasi un secolo. Il regno dei Franchi fu quindi il secondo Stato cristiano dell'Occidente non il primo.
L'Oriente respinse le invasioni germaniche perché era più ricco e più compatto. Soprattutto, riuscì a trovare valide milizie locali in Anatolia, fedeli all'imperatore. I vescovi, anche quelli ariani, diressero la resistenza del popolo e le milizie gotiche assoldate furono massacrate.
H.

Eredità dal latino ha detto...

La parola "eleganza" deriva dal latino eligere, da ex (tra) e ligere (scegliere). Che significa? Che una persona elegante non è chi indossa abiti firmati o chi possiede oggetti costosi, ma chi sa scegliere: come comportarsi, quando parlare, quando tacere e..... come vestire in base alle circostanze e in funzione della propria persona (corporatura, età, peso, ecc.)
Eleganti si nasce e si diventa.......

Anonimo ha detto...

"Non si impara il latino e il greco per parlare queste lingue, per fare i camerieri o gli interpreti o che so io. Si imparano per conoscere la civiltà dei due popoli, la cui vita si pone come base della cultura mondiale".
- Antonio Gramsci -