Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 20 dicembre 2025

Novena di Natale - V Giorno. O clavis David

Oggi è il quinto giorno della Novena di Natale [vedi]. Oltre che col testo base di cui al link, anche quest'anno la stiamo percorrendo ogni giorno con una delle Antifone "O" nella meditazione di dom Guéranger.

20 dicembre – IV Antifona
O clavis David et sceptrum domus Israël; qui áperis, et nemo claudit; claudis, et nemo áperit: veni, et educ vinctum de domo cárceris, sedéntem in ténebris, et umbra mortis O chiave di David e scettro della casa d’Israele, che apri, e nessuno può chiudere; che chiudi, e nessuno può aprire: vieni e trai dalla prigione il misero che giace nelle tenebre e nell’ombra della morte.

O figlio di David, erede del suo trono e della sua potenza, tu percorri, nella tua marcia trionfale, una terra sottomessa un tempo al tuo avo, e oggi asservita dai Gentili. Riconosci da ogni parte, sul tuo cammino, tanti luoghi testimoni delle meraviglie della giustizia e della misericordia di Dio tuo Padre verso il suo popolo, nel tempo di quell’antica Alleanza che volge verso la fine. Presto, tolta la virginea nube che ti ricopre, intraprenderai nuovi viaggi su quella stessa terra, vi passerai beneficando e guarendo ogni languore ed ogni infermità, e tuttavia senza avere dove posare il capo. Oggi almeno il seno materno ti offre ancora un asilo dolce e tranquillo nel quale non ricevi che le testimonianze dell’amore più tenero e più rispettoso. Ma, o Signore, bisogna che tu esca da quel beato ritiro; bisogna che tu, o Luce eterna, risplenda in mezzo alle tenebre, poiché il prigioniero che sei venuto a liberare languisce nella sua prigione. Egli giace nell’ombra della morte, e vi perirà se non vieni prontamente ad aprirne le porte con la tua Chiave onnipotente! Il prigioniero, o Gesù, è il genere umano, schiavo dei suoi errori e dei suoi vizi. Vieni a spezzare il giogo che l’opprime e lo degrada! Il prigioniero è il nostro cuore troppo spesso asservito a tendenze che esso sconfessa. Vieni, o divino Liberatore, a riscattare tutto ciò che ti sei degnato di rendere libero con la tua grazia, e a risollevare in noi la dignità di fratelli tuoi.
(Dom Prosper Gueranger, L’Anno Liturgico. Volume I. Avvento-Natale-Quaresima-Passione, Alba, 1956, pp. 308-312, 314-317)

Vescovo Eleganti: per propria ammissione, l'Islam è una religione anticristiana

Nella nostra traduzione da LifeSite News. I commenti del vescovo Eleganti sono in netto contrasto con le recenti dichiarazioni di Papa Leone XIV [vedi]. Qui l'indice degli articoli sul filoislamismo. Qui - qui - qui alcuni dei precedenti più significativi.
Vescovo Eleganti: per propria ammissione,
l'Islam è una religione anticristiana


Il 25 gennaio 1986, Papa Giovanni Paolo II annunciò la prima Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace multireligiosa, che si tenne il 27 ottobre dello stesso anno. Vi parteciparono 150 rappresentanti di vari gruppi religiosi, tra cui il Dalai Lama Tenzin Gyatso, rappresentanti del Buddismo Tibetano, dell'Induismo e del Sikhismo, Inamullah Khan del Congresso Islamico Mondiale e il Rabbino Capo di Roma, Elio Toaff, solo per citarne alcuni.

Seguirono altri incontri con enfasi diverse: nel 1993, 2002, 2011 e 2016.

Per quanto riguarda gli incontri interreligiosi di Assisi, sin dall'inizio i funzionari della Curia e i vescovi nutrirono preoccupazioni. Si chiesero se questo incontro di leader religiosi non cattolici e non cristiani non fosse pericolosamente vicino «all'eresia del sincretismo». [1] Soprattutto, questi incontri non mettevano ipso facto sullo stesso piano tutte le tradizioni religiose? «Come poteva il papa pregare con uomini e donne che adoravano un Dio diverso o molti dei?». [2] In effetti, questo incontro fu un'idea di Giovanni Paolo II.

venerdì 19 dicembre 2025

Svolta Leone: chiede aiuto ai cardinali I temi anticipati da una lettera "natalizia". Al centro anche la liturgia eucaristica

La liturgia sacra avrà un ruolo di primo piano nell’incontro di Papa Leone XIV con i cardinali. Secondo quanto riferito, Papa Leone XIV invierà ai cardinali l’agenda del concistoro anticipandone i temi in una lettera natalizia, con al centro anche la liturgia eucaristica. Lo illustra Il Giornale. Precedente qui.

Via al Concistoro
Svolta Leone: chiede aiuto ai cardinali


In questi scampoli di 2025 l'attesa in Vaticano non terminerà con la fine del periodo d'Avvento. Un'attesa più «profana», infatti, è quella per lo svolgimento del concistoro straordinario del 7 e 8 gennaio voluto da Leone XIV.

I cardinali hanno ricevuto la convocazione lo scorso 7 novembre dal decano Giovanni Battista Re e sono attesi dal Papa nel pomeriggio del primo mercoledì dell'anno e poi la mattina successiva per la concelebrazione presso l'altare della Cattedra a San Pietro.
La convocazione di un concistoro straordinario rientra nelle prerogative del Pontefice e, come stabilisce il Codice di diritto canonico, avviene «quando lo suggeriscono peculiari necessità della Chiesa o la trattazione di questioni particolarmente gravi». Ciò che aveva stupito di questa convocazione era l'assenza di qualsiasi motivazione, un'anomalia rispetto al passato. Possiamo anticipare, però, che nelle prossime ore arriverà nelle cassette postali di tutti i cardinali una lettera «natalizia» del Papa nella quale verrà dettata loro l'agenda dell'atteso Concistoro. Leone XIV, infatti, ha preso carta e penna per scrivere ai suoi confratelli a cui intende restituire quell'originario ruolo di principali collaboratori nel governo della Chiesa universale fortemente ridimensionato negli anni del pontificato bergogliano. Si sa che Francesco non amava consultarsi con tutti i cardinali ma preferiva affidarsi ad un gruppo ristretto di fedelissimi: il cosiddetto C9 divenuto poi nel frattempo C6. Nel 2022 Bergoglio aveva convocato una riunione di tutti i cardinali a Roma sulla Praedicate evangelium senza però concedere troppo spazio alla discussione anche perché la costituzione apostolica con cui riformava la Curia era già entrata in vigore quasi tre mesi prima.

Lo scarso coinvolgimento del sacro collegio è stato uno dei fattori più criticati dell'eredità bergogliana nel corso delle congregazioni pre-conclave. Prevost se n'è dimostrato consapevole e, due giorni dopo l'elezione, durante il primo colloquio con i cardinali aveva espresso l'intenzione di incontrarli periodicamente, chiudendo così una stagione di oggettivo declino del collegio cardinalizio. Ormai superato il giro di boa del primo mezzo anno di pontificato, Leone XIV ha così deciso di dare concretezza a quella promessa e ai cardinali ha chiesto di prepararsi all'appuntamento del 7 e 8 gennaio 2026 rileggendo due testi di Francesco: la Evangelii gaudium e la Praedicate evangelium. Sono «compiti a casa» che, da un lato, invitano a riflettere sulla prospettiva di Chiesa e dall'altro riportano al centro il tema del rapporto tra Curia romana e gestione del potere.

Nella sua lettera, Leone XIV menziona anche la sinodalità che è stata un po' il manifesto del pontificato bergogliano ma che l'attuale Pontefice declina a modo suo. Per Prevost, infatti, lo sbocco della sinodalità è la comunione. In quest'ultima chiave va letto anche l'ultimo dei temi della lettera che delinea l'agenda del prossimo Concistoro: la questione liturgica. Sappiamo come la liturgia sia diventata, specialmente dopo la promulgazione di Traditionis custodes nel 2021, il terreno di battaglia principale tra diverse sensibilità ecclesiali.

Il Concistoro di gennaio potrebbe essere così l'occasione per mettere i cardinali a confronto anche sull'atteggiamento da adottare verso i sempre più numerosi fedeli «tradizionalisti» che riconoscono il Concilio Vaticano II ma vorrebbero continuare a celebrare la cosiddetta messa tridentina.
Nico Spuntoni, 16 dicembre 2025 - Fonte

Novena di Natale - IV giorno. O Radix Jesse

Oggi è il quarto giorno della Novena di Natale [vedi]. Oltre al testo base di cui al link anche quest'anno la stiamo percorrendo ogni giorno con una delle Antifone "O" nella meditazione di dom Guéranger.

19 dicembre – III Antifona
O radix Iesse qui stas in signum populórum, super quem continébunt reges os suum, quem gentes deprecabúntur: veni ad liberándum nos, iam noli tardáre O rampollo di Jesse, che sei come uno stendardo per i popoli; davanti la quale i re ammutoliranno e le genti offriranno le loro preghiere: vieni a liberarci, e non tardare.

Eccoti dunque in cammino, o Figlio di Jesse, verso la città dei tuoi avi. L’Arca del Signore s’è levata ed avanza, con il Signore che è in essa, verso il luogo del suo riposo. «Quanto sono belli i tuoi passi, o Figlia del Re, nello splendore dei tuoi calzari» (Cant. 7, 1), quando vieni a portare la salvezza alle città di Giuda ! Gli Angeli ti scortano, il tuo fedele Sposo ti circonda di tutta la sua tenerezza, il cielo si compiace in te, e la terra trasalisce sotto il dolce peso del suo Creatore e della sua augusta Regina. Avanza, o Madre di Dio e degli uomini, Propiziatorio onnipotente in cui è racchiusa la divina Manna che preserva l’uomo dalla morte! I nostri cuori ti seguono e ti accompagnano, e al seguito del tuo Regale antenato, giuriamo «di non entrare nella nostra casa, di non salire sul nostro letto, di non chiudere le nostre palpebre e di non concederci riposo fino a quando non abbiamo trovato nei nostri cuori una dimora per il Signore che tu porti, una tenda per il Dio di Giacobbe». Vieni dunque, così velato sotto i purissimi fianchi dell’Arca santa, 0 rampollo di Jesse, finché ne uscirai per risplendere agli occhi del popolo, come uno stendardo di vittoria. Allora i re vinti taceranno dinanzi a te, e le genti ti rivolgeranno i loro omaggi. Affrettati, o Messia; vieni a vincere tutti i nostri nemici, e liberaci!
(Dom Prosper Gueranger, L’Anno Liturgico. Volume I. Avvento-Natale-Quaresima-Passione, Alba, 1956, pp. 308-312, 314-317)

È possibile essere mistici nel XXI secolo? Parte seconda

Nella nostra traduzione da Via Mediaevalis la seconda parte di una nutriente riflessione su come essere contemplativi oggi. Prima parte qui .

È possibile essere mistici nel XXI secolo? Parte seconda
uno di loro fu rapito fino al terzo cielo...”

Prima parte qui.

Il misticismo medievale era un insieme eterogeneo di intense esperienze spirituali, ma il prototipo di queste esperienze si trova soprattutto in un episodio che proviene, opportunamente, dalla Sacra Scrittura.

I cristiani medievali erano seriamente intenzionati a comprendere la propria vita attraverso una lente biblica onnicomprensiva. Non voglio dire che leggessero e interpretassero la Bibbia con quel tipo di spietato letteralismo che ha acquisito dimestichezza all'inizio dell'età moderna; si concentravano meno sulla veridicità di ogni singolo versetto biblico in senso letterale e più sulla veridicità dell'intera Bibbia in ogni senso. Per loro, la Bibbia era un mondo coerente di pensieri e storie, di persone ed eventi, di leggi e precetti, di profezie e misteri. E come il mondo materiale, con cui si relazionavano in modo molto più olistico di noi, il mondo biblico possedeva molteplici dimensioni interconnesse di verità e realtà.

giovedì 18 dicembre 2025

Novena di Natale III giorno - O Adonái

Oggi è il terzo giorno della Novena di Natale [vedi]. Oltre che col testo base di cui al link, anche quest'anno la stiamo percorrendo ogni giorno con una delle Antifone "O" nella meditazione di dom Guéranger.

18 dicembre – II Antifona
O Adonái et Dux domus Israël, qui Móysi in igne flammæ rubi apparúisti, et ei in Sina legem dedísti: veni ad rediméndum nos in brácchio exténto O Adonai, Signore, capo della casa d’Israele, che sei apparso a Mosè nella fiamma del roveto ardente e gli hai dato la legge sul Sinai, vieni a riscattarci nella forza del tuo braccio.

O Supremo Signore, Adonai, vieni a riscattarci, non più nella tua potenza, a nella tua umiltà. Una volta ti sei manifestato a Mosè, tuo servo, in mezzo ad una divina fiamma; hai dato la Legge al tuo popolo tra fulmini e lampi. Ora non è più tempo di spaventare, ma di salvare. Per questo la tua purissima Madre Maria, conosciuto, al pari dello sposo Giuseppe, l’editto dell’Imperatore che li obbligherà ad intraprendere il viaggio di Betlemme, si occupa dei preparativi della tua prossima nascita. Dispone per te, o divino Sole, gli umili panni che copriranno la tua nudità, e ti ripareranno dal freddo in questo mondo che tu hai fatto, nell’ora in cui apparirai nel profondo della notte e del silenzio. Così ci libererai dalla servitù del nostro orgoglio, e il tuo braccio si farà sentire più potente quando sembrerà più debole e più immobile agli occhi degli uomini. Tutto è pronto, o Gesù! I tuoi panni ti attendono. Parti dunque presto e vieni a Betlemme, a riscattarci dalle mani del nostro nemico.
(da: P. Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, Edizioni Paoline, 1959, p. 309.)

“Va bene perché c’è il Giubileo, ma finché sarò abate non si ripeterà!”

Mons. Braschi
L’Abate di Sant’Ambrogio Carlo Faccendini striglia i canonici sull’Antico Rito Ambrosiano… ma il regno del Satrapo sta giungendo al termine.

Domenica 14 dicembre 2025 ha avuto luogo la celebrazione di una Messa in Rito Ambrosiano Antico presso l’Altar Maggiore della Basilica di Sant’Ambrogio in Milano. Un simile evento non accadeva dal 1972, rendendo quanto accaduto a tutti gli effetti un momento storico.

La Diocesi di Milano dovrebbe andare fiera del suo Proprio Rito, una caratteristica che la rende unica al mondo. Certo, c’è il Rito Ambrosiano Riformato, ma non è mistero la lunga avversione di gran parte della Curia Ambrosiana all’Antico Rito. Tra essi, un campione inossidabile dell’astio ideologico contro (la Tradizione di) Sant’Ambrogio Vescovo è Carlo Faccendini, Abate Mitrato dell’Insigne Basilica, in altre parole, satrapo plenipotenziario. Ordinato nel 1976, entusiasticamente formatosi nel clima iconoclasta dell’immediato postconcilio - praticamente un “Mario Capanna” ecclesiastico - alle soglie della pensione il Monsignore alimenta il suo mito giovanilistico rimembrando nostalgicamente quanto fossero “formidabili quegli anni” in cui, mentre nelle università si occupavano le aule e si menava la polizia, nella diocesi si bruciavano pianete e manipoli, si distruggevano altari, si inveiva contro la lingua di Cicerone e San Tommaso e si proclamava il Rito Ambrosiano essere un patetico ferrovecchio…

Questa volta, giunta l’autorizzazione dai Sommi Vertici, il Monsignore non ha potuto, come suo solito, respingere sdegnosamente la celebrazione. Ma “il diavolo sta nei dettagli” e di diabolici dettagli il Faccendini è maestro sommo.

L’indomabile prelato ha innanzitutto imposto una celebrazione coram populo. Naturalmente ciò è dovuto a una sincera preoccupazione pastorale, perché i fedeli potrebbero essere perplessi se vedessero una celebrazione coram Deum… Peccato che le stesse preoccupazioni pastorali il Faccendini non le abbia quando ha più e più volte concesso di celebrare coram Deo a Sacerdoti della Chiesa Ortodossa (dunque non in Comunione con la Chiesa Cattolica e tantomeno con l’Arcivescovo Delpini) di celebrare presso l’Altar Maggiore della “sua” Satrapia Basilica. Probabilmente i fedeli di Sant’Ambrogio sono tutti fini conoscitori dell’Antico Slavo o Greco Ecclesiastici, per cui se incappano in una Divina Liturgia Bizantino-Slava non battono ciglio, mentre una Liturgia Ambrosiana Antica potrebbe lasciarli con danni psicologici permanenti.


Ciò sistemato, si sa che la miglior strategia per mostrare lo sgradimento della celebrazione resta sempre una: il silenzio. Sul sito ufficiale della Basilica di Sant’Ambrogio è indicato ogni genere di evento, laddove il Discorso dell’Arcivescovo per il Santo Patrono è sepolto tra mistici annunzii quali “Da Sant’Ambrogio a Walt Disney”, “Incontro con lo psicanalista”, “Libro fotografico ‘I cortili di Milano’ ”. Naturalmente della Celebrazione Giubilare del 14 dicembre neanche l’ombra! Silenzio… Faccendini fa capire che è meglio Walt Disney che una Messa solenne. A lui di certo piace molto di più, ma allora ci sorge una domanda… perché ha fatto il prete?

Nonostante l’impegno profuso dall’Abate per insabbiare la celebrazione, la notizia si diffonde in tanti canali, nazionali e internazionali. Addirittura Avvenire, il quotidiano ufficiale della CEI, dà la notizia, con tanto di intervista al Celebrante (mons.Braschi)! Questo è troppo per l’indomito avversario di Sant’Ambrogio Vescovo! Urge mettere in chiaro le cose! Il novello Teodosio mitrato convoca seduta stante il Capitolo dei Canonici, alcuni dei quali avevano osato esternare simpatia verso la Tradizione Ambrosiana. Il Faccendini fa loro un bel discorsetto. Dice loro che la celebrazione di domenica 14 dicembre va bene solo perché c’è il Giubileo: per qualche strano motivo quel sant’uomo dell’Arcivescovo nella sua magnanimità l’ha concessa a quattro nostalgici. Ma che non vengano strane idee! Finché sarà lui al comando, quelli che non riconoscono né Papa né Arcivescovo saranno benvenuti (gli ortodossi), i cattolici che seguono il Rito Ambrosiano Antico ASSOLUTAMENTE NO!

Finché sarà lui abate, certo. Infatti, tra poco Carlo “formidabili-quegli-anni” Faccendini, classe 1952, andrà in pensione. La sua anagrafica lo rende parte di quella generazione di clero più ideologizzata, per gli anni di contestazione in cui si è formata. Una generazione che, grazie a Dio, sta andando in pensione, ma che ha lasciato il deserto dietro di sé, umano, artistico, liturgico. Grazie a Dio, l’Abate mitrato è il passato. La Tradizione è il futuro. E magari tra qualche anno, ormai largamente emerito, lo potremo vedere celebrare in vetus ordo, accolto dai suoi odiati tradizionalisti come i soli che ancora si ricorderanno con rispetto di lui, come già del suo predecessore Monsignor Manganini

È possibile essere un mistico nel XXI secolo? (parte prima)

Nella nostra traduzione da Via Mediaevalis, una nutriente riflessione su come essere contemplativi oggi.
Qui la seconda parte.

È possibile essere un mistico nel XXI secolo?
l’anima infiammata d’amore...

La risposta dipende, suppongo, da come intendiamo la parola "mistico".

Il misticismo, a quanto pare, è una terminologia moderna. Nel Medioevo, il misticismo era noto come contemplazione (in latino contemplatio), che gli studiosi hanno definito come "la pratica spirituale di trascendere i confini della ragione e del mondo sensibile per sperimentare un incontro consapevole o un'unione con Dio". Perché qualcuno dovrebbe farlo? Beh, in gran parte per la stessa ragione per cui la maggior parte delle persone fa la maggior parte delle cose non strettamente necessarie: perché è un bene; perché dà piacere. Poiché Dio è l'oggetto ultimo del desiderio dell'anima, i cristiani del Medioevo non trovavano poi così strano che alcuni tra loro scegliessero di cercarLo in maniera totale.

mercoledì 17 dicembre 2025

I vescovi hanno dubbi pure sul presepe

L'Ansa, Vatican News mettono in risalto la notizia che il Papa difende la natività: «Un dono di luce per un mondo che ha bisogno di speranza». Per contro «Avvenire», il quotidiano della Cei, si interroga se essa debba includere migranti e «marginali». Ignora l’unico elemento essenziale: il Mistero dell’Incarnazione. Tant'è che dedica - con richiamo in prima pagina - una pagina intera intitolata «Presepe, attualità o tradizione?», chiedendosi se quella ricostruzione ideata nel 1223 a Greccio da San Francesco sia ancora valida per il nostro tempo.
Purtroppo non è l'unico caso e questa volta suscita perplessità anche a livello laicale in un quotidiano conservatore che ci presenta l'immagine di una natività addomesticata. Si tratta de La Verità, da cui riprendo il commento di Del Debbio che titola: "I vescovi hanno dubbi pure sul presepe". 
"E poi si chiedono, sempre i medesimi vescovi, dai più ai meno importanti, perché si svuotano le chiese e i fedeli appaiono disorientati... Mettiamo il caso di un fedele che sia abbonato ad Avvenire e anche a Vatican News che lo aggiorna sui pronunciamenti del papa e lo stesso giorno legga ambedue. Capirete bene che o gli prende lo sconforto o non ci capisce più nulla o ancora, consapevole che la Chiesa cattolica è gerarchica, dà ragione al papa e se ne frega del dibattito di Avvenire. Soluzione questa più sana e più giusta".

Novena di Natale - II giorno : O Sapiéntia!

Oggi è il secondo giorno della Novena di Natale [vedi]. Anche quest'anno, in una temperie oscura ma piena di grazie, oltre che col testo base di cui al link, la percorreremo ogni giorno con una delle Antifone "O" nella meditazione di dom Guéranger. La meditazione della prima Antifona è preceduta da un'ampia preziosa introduzione, che appartiene alla riscoperta dei nostri tesori nel cuore della Chiesa.

17 Dicembre - Inizio delle grandi Antifone

La Chiesa apre oggi la serie settenaria dei giorni che precedono la Vigilia di Natale, e che sono celebrati nella Liturgia con il nome di Ferie maggiori. L'Ufficio ordinario dell'Avvento assume maggiore solennità; le Antifone dei Salmi, alle Laudi e alle Ore del giorno, sono proprie del tempo e hanno un rapporto diretto con la grande Venuta. Tutti i giorni, ai Vespri, si canta una grande Antifona che è un grido verso il Messia e nella quale gli si dà ogni giorno qualcuno dei titoli che gli sono attribuiti nella Scrittura.

Il numero di queste Antifone, che sono dette volgarmente antifone O dell'Avvento, perché cominciano tutte con questa esclamazione è di sette nella Chiesa romana, una per ciascuna delle sette Ferie maggiori, e si rivolgono tutte a Gesù Cristo. Altre Chiese, nel medioevo, ne aggiunsero ancora due: una alla Santissima Vergine, O Virgo Virginum! e una all'Angelo Gabriele, O Gabriel! Oppure a san Tommaso, la cui festa cade nel corso delle Ferie maggiori. Quest'ultima comincia così: O Thomas Didime! [1]. Vi furono anche delle Chiese che portarono fino a dodici il numero delle grandi Antifone, aggiungendone alle nove di cui abbiamo parlato altre tre, e cioè: una a Cristo, O Rex pacifice! una seconda alla Santissima Vergine, O mundi Domina! e infine un'ultima a mo' d'apostrofe a Gerusalemme, O Hierusalem!
Il momento scelto per far ascoltare questo sublime appello alla carità del Figlio di Dio è l'ora dei Vespri, perché è alla sera del mondo, vergente mundi vespere, che è venuto il Messia. Si cantano al Magnificat, per denotare che il Salvatore che aspettiamo ci verrà da Maria. Si cantano due volte, prima e dopo il Cantico, come nelle feste Doppie, in segno della maggiore solennità; ed era anche antica usanza di parecchie Chiese cantarle tre volte, cioè prima del Cantico stesso, prima del Gloria Patri e dopo il Sicut erat. Infine, queste meravigliose Antifone che contengono tutto il midollo della Liturgia dell'Avvento, sono adorne d'un canto armonioso e pieno di gravità, e le diverse Chiese hanno conservato l'usanza di accompagnarle con una pompa tutta speciale, le cui manifestazioni sempre espressive variano secondo i luoghi. Entriamo nello Spirito della Chiesa e riceviamole per unirci, con tutta l'effusione del nostro cuore, alla stessa santa Chiesa, allorché fa sentire al suo Sposo questi ultimi e teneri inviti ai quali egli infine si arrende.
____________________
[1] Quest'antifona è più moderna; ma a partire dal XIII secolo sostituì quasi universalmente quella: O Gabriel!
(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 308-309)

* * *
«Chi dice “O…” sta contemplando con il cuore colmo di stupore. Questi testi esprimono lo stupore commosso della Chiesa nella sua secolare, instancabile contemplazione del Mistero. Attraverso le classiche immagini della Bibbia essi enumerano una serie di titoli del Verbo incarnato. Ognuno di essi è una finestra aperta sul mondo» (Mariano Magrassi).
Assai sorprendente poi è l’acrostico che si ottiene quando le prime lettere (dopo la «O») delle sette antifone vengono lette in ordine inverso, dal basso verso l’alto:
Emmanuel
Rex
Oriens
 
  Clavis
Radix
Adonai
Sapientia
le iniziali delle parole producono la frase latina «ERO CRAS» (trad. «Sarò lì domani»), espressione assai appropriata per i giorni che precedono il Natale. Questa disposizione dei testi è da alcuni attribuita ad una precisa operazione liturgica dei monaci benedettini dell’abbazia di Fleury, nella quale l’uso di queste antifone ebbe grande importanza. Tuttavia, non vi sono prove certe che ciò sia frutto di una intenzionale scelta compositivo-liturgica e non piuttosto una fortunata coincidenza, ben colta dalla sensibilità medioevale molto attenta ad acronimi, giochi di parole e simbolismi numerici.
L’invocazione contiene già l’esaudimento della preghiera; la nostalgia dei beni perduti diviene gioia del possesso; il desiderio di incontrare il Dio salvatore si fa contemplazione della sua vicinanza: il “vieni” che dopo la contemplazione introduce l’invocazione porta su di sé tutto il peso della speranza cristiana.

I Antifona
O Sapiéntia, quæ ex ore Altíssimi prodiísti, attíngens a fine usque ad finem, fórtiter suavitérque dispónens ómnia: veni ad docéndum nos viam prudéntiæ O Sapienza, che sei uscita dalla bocca dell’Altissimo, che attingi l’uno e l’altro estremo, e disponi di tutte le cose con forza e dolcezza: vieni ad insegnarci le vie della prudenza.

O Sapienza increata che presto ti renderai visibile al mondo, come si vede bene in questo momento che tu disponi tutte le cose! Ecco che, con il tuo divino permesso, è stato emanato un editto dell'imperatore Augusto per fare il censimento dell'universo. Ognuno dei cittadini dell'Impero deve farsi registrare nella sua città d'origine. Il principe crede nel suo orgoglio di aver mosso a suo vantaggio tutto il genere umano. Gli uomini si agitano a milioni sul globo, e attraversano in ogni senso l'immenso mondo romano; pensano di obbedire a un uomo, e obbediscono invece a Dio. Tutto quel grande movimento non ha che uno scopo: di condurre cioè a Betlemme un uomo e una donna che hanno la loro umile dimora in Nazareth di Galilea, perché quella donna sconosciuta dagli uomini e amata dal cielo, giunta al termine del nono mese dalla concezione del suo figliuolo, dia alla luce a Betlemme il figlio di cui il Profeta ha detto: "La sua origine è fin dai giorni dell'eternità; o Betlemme, tu non sei affatto la più piccola fra le mille città di Giuda, poiché da te appunto egli uscirà". O sapienza divina, quanto sei forte, per giungere così ai tuoi fini in un modo insuperabile per quanto nascosto agli uomini! Quanto sei dolce, per non fare tuttavia alcuna violenza alla loro libertà! Ma quanto sei anche paterna nella tua premura per i nostri bisogni! Tu scegli Betlemme per nascervi, perché Betlemme significa la Casa del Pane. Ci mostri con ciò che tu vuoi essere il nostro Pane, il nostro nutrimento, il nostro alimento di vita. Nutriti d'un Dio, d'ora in poi non morremo più. O Sapienza del Padre, Pane vivo disceso dal cielo vieni presto in noi, affinché ci accostiamo a te, e siamo illuminati dal tuo splendore; e dacci quella prudenza che conduce alla salvezza.
(da: P. Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, Edizioni Paoline, 1959, p. 309.)

Mercoledì delle Quattro Tempora di Avvento

Per meglio conoscere l'Anno Liturgico e le sue gemme spirituali. Pratiche abbandonate con il Novus Ordo; ma tuttora vive in chi custodisce la Tradizione. Le Quattro tempora di Quaresima qui. Le Quattro Tempora di Pentecoste qui. Ci sono anche le Quattro tempora di Settembre (vedi nota).

17 dicembre 2025: Mercoledì delle quattro tempora di Avvento
(Secondo giorno della Novena di Natale qui)

La Chiesa pratica in questo giorno il digiuno chiamato delle Quattro Tempora, il quale si estende anche al Venerdì e al Sabato seguenti. Questa osservanza non appartiene punto all'economia dell'Avvento, essendo una delle istituzioni generali dell'Anno Ecclesiastico. Si può annoverare nel numero delle usanze che la Chiesa ha derivate dalla Sinagoga; poiché il profeta Zaccaria parla di digiuno del quarto, del quinto, del settimo e del decimo mese. L'introduzione di tale pratica nella Chiesa cristiana sembra risalire ai tempi apostolici; questa è almeno l'opinione di san Leone, di sant'Isidoro di Siviglia, di Rabano Mauro e di parecchi altri scrittori dell'antichità cristiana: tuttavia, è da notare che gli Orientali non osservano tale digiuno.

Fin dai primi secoli, le Quattro Tempora sono state fissate, nella Chiesa Romana, alle epoche in cui si osservano ancora attualmente; e se si trovano parecchie testimonianze dei tempi antichi nelle quali si parla di Tre Tempora e non di Quattro, è perché le Tempora di primavera, cadendo sempre nel corso della prima Settimana di Quaresima, non aggiungono nulla alle osservanze della Quarantena già consacrata a un'astinenza e a un digiuno più rigorosi di quelli che si praticano in qualsiasi altro tempo dell'Anno.

martedì 16 dicembre 2025

In Illo Tempore: 3ª Domenica di Avvento “Gaudete”

Nella nostra traduzione da OnePeterFive la consueta meditazione di P. John Zuhlsdorf che ogni settimana ci consente di approfondire i tesori di grazia ricevuti nella domenica precedente qui. Importante anche per i riferimenti al superamento dei problemi attuali.

In Illo Tempore:
3ª Domenica di Avvento “Gaudete”

La Chiesa, mentre ci guida attraverso l'Avvento, lo fa con una pedagogia al tempo stesso sobria ed esultante, scandita da un ritmo che si accelera con l'avvicinarsi dei grandi misteri. Fin dalla prima domenica, quando il Signore è annunciato come ancora lontano ma certamente in arrivo, la liturgia – Messa e Ufficio – si fa sempre più pressante. L'orizzonte iniziale è escatologico.

La venuta di Cristo è inizialmente annunciata non come un tenero presepe, ma come l'Avvento del Giudice e Re. La seconda domenica acuisce questa attesa. Giovanni Battista, imprigionato e in attesa di morte, manda i suoi discepoli a interrogare Gesù sulla sua identità. La risposta di Cristo non consiste in definizioni astratte, ma in segni: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano. Sono segni messianici, ma anche escatologici. Riguardano la venuta di Dio, non solo del Messia. Ciò che accade ora, nella misericordia, anticipa ciò che accadrà universalmente al compimento di tutte le cose.

Regem venturum Dóminum / Oggi inizia la novena di Natale

Oggi, 16 dicembre, inizia la Novena di Natale per preparare il cuore alla venuta di Gesù, tempo per fermarsi ad adorare il Signore che è il nostro Tutto. È Re onnipotente che si fa umile e s’incarna in un Bambino. Tutte le Parrocchie la celebrano comunitariamente. Chi non può farlo, può unirsi spiritualmente aiutato dai testi che seguono.

Parti da dirsi ogni giorno

Deus, in adiutòrium meum intende. Domine, ad adiuvandum me festina.
Dio, volgiti in mio aiuto. Signore, affrettati a soccorrermi. (Salmo 69,2)
In nomine Patris +, et Filii +, et Spiritus Sancti +. Amen.

Canto delle «Profezie»

Regem venturum Dominum, venite adoremus
Regem venturum Dominum,
venite adoremus.


Iucundare filia Sion, et exulta satis filia Ierusalem, ecce Dominus veniet,
et erit in die illa lux magna et stillabunt montes dulcedine; et colles fluent lac et mel, quia veniet Propheta magnus et Ipse renovabit Ierusalem.

Regem venturum Dominum,
venite adoremus.


Ecce veniet Deus, et Homo de domo David sedere in throno; et videbitis et gaudebit cor vestrum.

Regem venturum Dominum,
venite adoremus.


Ecce veniet Dominus protector noster,
Sanctus Israël, coronam Regni habens in capite suo et dominabitur a mari usque ad mare et a flumine usque ad terminos orbis terrarum.

Regem venturum Dominum,
venite adoremus.

Ecce apparebit Dominus, et non mentietur: 
si moram fecerit, expecta eum quia veniet et non tardabit.

Regem venturum Dominum,
venite adoremus.


Descendet Dominus sicut pluvia in vellus, orietur in diebus eius iustitia et abundantia pacis et adorabunt eum omnes reges terrae, omnes gentes servient ei.

Regem venturum Dominum,
venite adoremus.


Nascetur nobis parvulus et vocabitur Deus fortis; ipse sedebit super thronum David patris sui et imperabit; cuius potestas super humerum eius.


Regem venturum Dominum,
venite adoremus.


Betlehem civitas Dei summi, ex te exiet
dominator Israel, et egressus eius
sicut a principio dierum aeternitatis, et magnificabitur in medio universae terrae,
et pax erit in terra nostra dum venerit

Regem venturum Dominum,
venite adoremus.

Alla vigilia di Natale si aggiunge

Crastina die delebitur iniquitas terrae,
et regnabit super nos Salvator mundi.

Regem venturum Dominum,
venite, adoremus.
Prope est iam Dominus:
venite, adorémus.
Venite, adoriamo il Re Signore
che sta per venire.


Godi figlia di Sion, esulta figlia di Gerusalemme, ecco il Signore verrà ed in quel giorno vi sarà gran luce; i monti stilleranno dolcezza e dai colli scorreranno latte e miele, perché verrà un gran profeta ed Egli rinnoverà Gerusalemme.

Venite, adoriamo il Re Signore
che sta per venire.


Ecco, dalla casa di Davide verrà il Dio-Uomo
a sedersi sul trono; vedrete e godrà il vostro cuore.

Venite, adoriamo il Re Signore
che sta per venire.


Ecco, verrà il Signore, il nostro Protettore, il Santo d'Israele, portando sul capo la corona regale e dominerà da un mare all'altro e dal fiume ai confini estremi della terra.

Venite, adoriamo il Re Signore
che sta per venire.


Ecco, apparirà il Signore e non mancherà di parola; se indugerà attendilo, perché verrà e non potrà tardare.

Venite, adoriamo il Re Signore
che sta per venire.


Il Signore discenderà come pioggia sul vello, in quei giorni spunterò la giustizia e l'abbondanza della pace; tutti i re della terra lo adoreranno e i popoli lo serviranno.

Venite, adoriamo il Re Signore
che sta per venire.


Nascerà per noi un bimbo e sarà chiamato Dio forte; egli siederà sul trono di Davide suo padre e sarà un dominatore e avrà sulle spalle la potestà regale.

Venite, adoriamo il Re Signore
che sta per venire.


Betlemme, città del sommo Dio, da te nascerà il dominatore d'Israele; la sua nascita risale al principio dei giorni dell'eternità e sarà glorificato in mezzo a tutta la terra; e, quando Egli sarà venuto, vi sarà pace sulla nostra terra.

Venite, adoriamo il Re Signore
che sta per venire

Alla vigilia di Natale si aggiunge

Domani sarà sconfitto il male della terra
e regnerà su noi il Salvatore del mondo.

Ecco il Signore viene,
venite adoriamo.
Il Signore è vicino,
venite adoriamo.

 (Nota: Tutte le strofe dal n.1 al n.7 devono essere recitate o cantate ogni giorno dal 16 fino al 23 dicembre; la Vigilia di Natale, il 24 dicembre, si aggiunge la strofa n. 8)

lunedì 15 dicembre 2025

Imparare il latino liturgico, lezione 22

Nella nostra traduzione da Via Mediaevalis, approfittiamo del lavoro di uno dei tanti appassionati studiosi d'oltreoceano Per chi è completamente digiuno di latino e ha interesse a colmare questa lacuna, così diffusa nelle ultime generazioni — e purtroppo anche tra i sacerdoti —, può trovare i rudimenti indispensabili per comprendere il latino ecclesiastico e porre le basi di un maggiore approfondimento in genere favorito dalla frequentazione delle liturgia dei secoli. Un piccolo inconveniente è dato dalla taratura per lettori anglofoni; ma penso agevolmente colmabile dall'efficacia del metodo. Qui l'indice degli articoli dedicati alla Latina Lingua, per le lezioni precedenti.

Imparare il latino liturgico, lezione 22
exaltabor in gentibus, et exaltabor in terra

Clicca qui per un elenco di tutte le lezioni precedenti.

Exaltabor
Desinenze verbali in forma passiva
Nella Lezione 16 [qui], abbiamo studiato le coniugazioni del presente per tutte e quattro le categorie di verbi latini. Quando dico "presente" in un contesto come questo, è un'abbreviazione per una serie di parole più precisa ma stranamente lunga: "coniugazioni del presente" significa in realtà "coniugazioni del presente, del modo indicativo, della forma attiva". Questo livello di precisione è necessario perché in latino non è solo il tempo (passato, presente, futuro, ecc.) a influenzare la forma della parola; anche il modo (indicativo, congiuntivo, imperativo) e la forma (attiva o passiva) devono essere considerati. Oggi voglio introdurre le desinenze verbali per i verbi di forma passiva, ed è giunto il momento, perché queste forme verbali sono molto comuni nel latino liturgico.

Il vescovo Strickland sul suicidio assistito

Qui l'indice dei numerosi precedenti.
Il vescovo Strickland sul suicidio assistito

Il 12 dicembre, il governatore JB Pritzker ha deciso di firmare la legge che legalizza il suicidio assistito in Illinois, e lo ha fatto in occasione della festa di Nostra Signora di Guadalupe. Questa festa non è casuale.
Nostra Signora di Guadalupe è apparsa per porre fine al sacrificio umano, per proclamare l'infinita dignità di ogni vita umana e per ergersi come Madre dei nascituri, dei malati, dei poveri e degli emarginati. È venuta per proteggere proprio coloro che questa legge ora mette in grave pericolo.
Legalizzare il suicidio assistito significa dire a chi soffre che la sua vita è sacrificabile. Significa offrire morte invece di cure, veleno invece di presenza, abbandono invece di amore. Nessun linguaggio compassionevole può mascherare la realtà: questa legge autorizza la soppressione diretta di vite umane innocenti.
Il fatto che questa azione faccia seguito a un recente incontro privato con il Santo Padre, in cui il Governatore ha dichiarato pubblicamente che si è parlato di "persone vulnerabili", non fa che aggravare la contraddizione morale. Le leggi non proteggono i vulnerabili rendendo legale la loro morte. Non credo che il momento di questa decisione sia casuale. I simboli sono importanti. Le feste sono importanti. E la scelta di oggi è in netto contrasto con il messaggio che Nostra Signora di Guadalupe ha portato al mondo. La Chiesa cattolica non può tacere. Un pastore deve parlare quando il gregge è minacciato.
Invito i cattolici e tutte le persone di buona volontà a rifiutare questa cultura di morte e a rinnovare il loro impegno verso una compassione autentica: una compassione che accompagna la sofferenza, cura il dolore, fornisce assistenza e non abbandona mai un essere umano alla morte.
In questo giorno di festa, affido l'Illinois e i suoi cittadini più vulnerabili all'intercessione di Nostra Signora di Guadalupe, pregando per la conversione dei cuori, la chiarezza della coscienza e il coraggio di difendere la vita senza compromessi.
Nostra Signora di Guadalupe, prega per noi.
Vescovo Joseph E. Strickland

Le politiche di "assistenza all'affermazione di genere" nelle scuole pubbliche

Nell'articolo che segue è illustrata la situazione attuale degli USA. Ma non si discosta da quella del nostro Occidente europeo, Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.

Le politiche di "assistenza all'affermazione
di genere" nelle scuole pubbliche
Ormai chiunque segua le notizie sul fenomeno "woke" (presa di coscienza sociale) presente nella maggior parte delle scuole pubbliche, e anche in alcune scuole private e parrocchiali, conosce almeno un caso su qualche scuola che promuove la transessualità. Di solito, questo comporta che un funzionario scolastico aiuti un bambino a ottenere "assistenza per l'affermazione del genere" senza che i genitori ne siano a conoscenza o abbiano dato il loro permesso.

domenica 14 dicembre 2025

Taybeh sotto attacco: la ferita del Natale cristiano in Terra Santa

Nell'ultimo paese cristiano della Cisgiordania l'attacco dei coloni subito dopo la festa per l'accensione dell'albero e l'inaugurazione del presepe. Precedente qui.

Taybeh sotto attacco: la ferita
del Natale cristiano in Terra Santa


Nell'immagine: un momento della serata di festa, giovedì scorso a Taybeh, davanti alla chiesa illuminata

Una stella di David, e poi la scritta, scarabocchiata con lo spray nero sul muro nell’urgenza della fuga: “Morte agli arabi”. I coloni israeliani hanno firmato così l’ennesimo attacco a Taybeh, l’ultimo villaggio interamente cristiano della Palestina. Era da poco passata la mezzanotte di giovedì quando la telecamera di una fattoria situata all’estremità meridionale del piccolo centro ha registrato il passaggio di due automobili. Sono scesi davanti a una delle ultime case, dove il villaggio dirada. Hanno dato fuoco a due macchine, lasciato la loro minaccia sul muro, poi sono tornati rapidamente a uno dei quattro avamposti nati negli ultimi mesi sulla sommità delle colline circostanti. Il proprietario delle vetture, pur resosi conto del raid, ha dovuto attendere che la banda ripartisse per intervenire. I “giovani delle colline” sono sempre armati, e qualsiasi reazione rischia di tradursi in tragedia. L’esercito israeliano, che al mattino ha attraversato come sempre il paese a ribadire l’occupazione, garantisce piena passività davanti ai ripetuti crimini dei connazionali. Così la polizia. Gli agenti palestinesi restano chiusi nella piccola caserma, impotenti, a pochi metri da dove la statua del Cristo annuncia l’inizio di Taybeh, l’antica Efraim, dove Gesù e i suoi discepoli trovarono protezione dai sommi sacerdoti, intenzionati a ucciderlo dopo la resurrezione di Lazzaro.

Dominica Tertia Adventus ("Gaudete") - Tempore Adventus e la seconda venuta

Ripropongo per i nuovi lettori, ma anche per il nostro approfondimento, testi che appartengono alla vena aurea dei tesori che La Catholica ci ha tramandato e che noi disseppelliamo per rimeditarli e perché non siano consegnati all'oblìo e continuino a nutrire anche questa generazione e quelle che verranno. Di seguito trovate Tempore Adventus e la seconda venuta il bagaglio della Rivelazione presente nel Gregoriano. Richiamo: 
La 'Storia' e la 'Mistica' dell'Avvento / Le Antifone maggiori [qui] ; 
Dominica secunda Adventus e la Pratica dell'Avvento [qui]
Altri precedenti: Tempore Adventus [qui]; Nell'Avvento viviamo l'innocenza e l’eterna infanzia di Dio [qui] ; È di nuovo Avvento [qui] ; La Messa Rorate: un gioiello dell'Avvento dove la Chiesa attende il Messia nell'oscurità [qui].

Intróitus
Ad Phil. 4, 4-6 - Gaudéte in Dómino semper: íterum dico, gaudéte. Modéstia vestra nota sit ómnibus homínibus: Dóminus enim prope est. Nihil sollíciti sitis: sed in omni oratióne petitiónes vestræ innotéscant apud Deum. Ps. 84, 2 - Benedixísti, Dómine, terram tuam: avertísti captivitátem Iacob. Glória Patri…  Godete sempre nel Signore: ve lo ripeto: godete. La vostra modestia sia manifesta a tutti gli uomini: il Signore è vicino. Non siate ansiosi per alcuna cosa, ma in ogni circostanza fate conoscere a Dio i vostri bisogni. Hai benedetto, o Signore, la tua terra: hai liberato Giacobbe dalla schiavitù. Gloria al Padre… 

Il gaudio della Chiesa aumenta vieppiù in questa Domenica. Ella sospira sempre verso il Signore; ma sente che ormai è vicino, e crede di poter temperare l'austerità di questo periodo di penitenza con l'innocente letizia delle pompe religiose. Innanzi tutto, questa Domenica ha ricevuto il nome di Gaudete, dalla prima parola del suo Introito; ma, inoltre, vi si osservano le commoventi usanze che sono proprie della quarta Domenica di Quaresima chiamata Laetare. Alla Messa si suona l'organo; gli ornamenti sono di color rosa; il Diacono riprende la dalmatica, e il Suqddiacono la tunicella; nelle Cattedrali, il Vescovo assiste, ornato della mitra preziosa. O mirabile condiscendenza della Chiesa, che sa unire così bene la severità delle credenze alla graziosa poesia delle forme liturgiche! Entriamo nel suo spirito, e rallegriamoci in questo giorno per l'avvicinarsi del Signore. Domani, i nostri sospiri riprenderanno il loro corso; poiché, per quanto egli non debba tardare, non sarà ancora venuto.

La Stazione ha luogo nella Basilica di S. Pietro in Vaticano. Questo tempio augusto che ricopre la tomba del Principe degli Apostoli, è l'asilo universale del popolo cristiano; è quindi giusto che sia testimone delle gioie come delle tristezze della Chiesa.

sabato 13 dicembre 2025

Le autorità della Papua Nuova Guinea hanno riconosciuto costituzionalmente l'autorità di Dio sulle società.

Una splendida notizia; ma, purtroppo rara avis. Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.
Le autorità della Papua Nuova Guinea hanno riconosciuto
costituzionalmente l'autorità di Dio sulle società
"Quando Dio susciterà per noi un Sommo
Sacerdote che ci ricorderà la sana dottrina?"
Grazie ai religiosi della Fraternità della Trasfigurazione che, nel loro bollettino La Simandre di luglio-agosto-settembre 2025, annunciano una notizia sorprendente e piacevole.

Stanno infatti trasmettendo la decisione delle autorità della Papua Nuova Guinea di riconoscere, nella Costituzione del Paese, l'autorità di Dio sulle società.

“Sì al riconoscimento dell’autorità di Dio sulle società.”
Nei nostri tempi segnati dal secolarismo ( che il più delle volte corrisponde, in realtà, all'apostasia, cioè al rifiuto di Dio ) siamo lieti di accogliere (un po' in ritardo) la decisione delle autorità della Papua Nuova Guinea.

Questo paese del sud-est asiatico conta 95 cristiani, un buon quarto dei quali sono cattolici (evangelizzati dai Maristi e dai Missionari del Sacro Cuore di Issoudun).

Nel marzo 2025, pertanto, 95 membri del parlamento del Paese hanno modificato la Costituzione per sancire il carattere cristiano del Paese:
"Noi, popolo della Papua Nuova Guinea, riconosciamo e dichiariamo Dio Padre, Gesù Cristo Figlio e lo Spirito Santo come nostro Creatore e Conservatore dell'intero universo, fonte di ogni potere e autorità", collocando inoltre i "valori cristiani" tra i "valori fondamentali" del Paese.
Va notato che furono soprattutto i protestanti "pentecostali" o "avventisti" a sostenere queste iniziative.

Il clero cattolico, da parte sua, è stato molto riservato.
Dobbiamo sorprenderci? No, quando sappiamo quanto la dottrina di Cristo Re (ricordata da Pio XI nella sua enciclica Quas primas del 1925) sia stata, purtroppo, soppressa.

L'episcopato del Paese, che si limita a trasmettere le posizioni del Vaticano, sostiene che la Chiesa dovrebbe concentrarsi sulle attività sociali e sul dialogo…

I protestanti, a questo proposito, possono darci una lezione!
In tutti i paesi un tempo conosciuti come paesi di missione, è davvero vero che la Chiesa sta diventando solo un'altra ONG...

Che pasticcio!

Quando Dio susciterà per noi un Sommo Sacerdote che ci ricorderà la sana dottrina?
Padre Jean-Marie
Fonte : La Simandre, Fraternità della Trasfigurazione, Le Bois 36220 MÉRIGNY, +33 2 54 37 40 04 https://transfiguration.over-blog.com/

Il sorgere del sacerdote “post-liberale”

Interessante osservazione dagli Stati Uniti.
Il sorgere del sacerdote “post-liberale”

Un punto fermo del pensiero di certi ambienti di “destra” è l’antiamericanismo, ossia quel rigetto viscerale, senza se e senza ma, di tutto ciò che provenga dagli Stati Uniti di America.

Tale rigetto è certamente giustificato in non pochi elementi. Infatti, per molto tempo l’influenza del liberalismo americano, e più ampiamente del cosiddetto “American way of life”, ha funto da fattore deliquescente delle tradizioni cristiane del Vecchio Continente e dell’Occidente in generale.

Un'orchestra angelica del Medioevo

Nella nostra traduzione da Via Mediaevalis, un suggestivo testo - adeguato a questo Tempo di Avvento - sulla musica angelica.
Robert Keim, per mezzo di un capolavoro dell'arte tardo medievale, ci offre un viaggio visivo con descrizioni frutto di sapiente contemplazione, attraverso gli strumenti musicali premoderni. Trovate nei link inseriti anche i precedenti da lui indicati, disponibili nelle nostre traduzioni.
Personalmente, ho nella mente il Beato Angelico, che non posso ignorare. Inserisco dunque una immagine qui e, un altro particolare di Angelo musico, tratti dall'Incoronazione della Vergine, nella prima immagine.

Un'orchestra angelica del Medioevo

Ho scritto molto sugli angeli qui su Via Mediaevalis, e in modi che difficilmente troverete altrove, perché il rapporto medievale con il regno angelico era molto diverso da quello odierno. Di seguito alcuni articoli che potreste apprezzare durante il periodo di Avvento-Natale, quando gli angeli assumono un ruolo di particolare rilievo nei riti religiosi e nelle espressioni culturali del cristianesimo moderno.

- L'era degli angeli
- Di angeli e fate
- L'angelologia biblica e letteraria del Medioevo [qui]
- Fiat Lux: La creazione degli angeli [qui]
- Gli angeli: giardinieri nella creazione di Dio [qui]
- Gli angeli negli occhi del Medioevo [qui]
- Cercarono gli angeli e trovarono se stessi

La musica d'ascolto mercificata di dicembre ci ricorda che anche oggi il Natale è un tempo musicale. Sebbene consideri questo periodo dell'anno l'inizio dell'Avvento, gli altoparlanti del mondo secolare insistono nel deliziarmi con "Santa Claus Is Comin' to Town", "Jingle Bell Rock", "Have Yourself a Merry Little Christmas" e vari altri castighi per l'udito che – ironia della sorte! – contribuiscono a rendere i miei Avventi più penitenziali. Il Natale era un tempo musicale anche nel Medioevo, ma non in modo così pronunciato, perché l'Europa medievale era una terra di canti, in tutte le stagioni.

venerdì 12 dicembre 2025

P. Pasqualucci : Ricordo di S. E. Mons. Marcel Lefebvre.

Pochi giorni fa ricordavamo l'anniversario di Mons. Lefebvre, un monumento di inscalfibile fedeltà. Non si è mai piegato, non lo hanno mai addomesticato. E ha salvato il sacerdozio e la Messa dei secoli. Lo ha ricordato anche Paolo Pasqualucci nel corposo testo che segue e che volentieri condivido da Il blog di un filosofo [qui].

P. Pasqualucci : Ricordo di S. E. Mons. Marcel Lefebvre. [1]

Che cosa abbia rappresentato e rappresenti la lunga, tenace ed inflessibile battaglia condotta da Mons. Marcel Lefebvre in difesa del sacerdozio, della dottrina e della S. Messa di sempre, per i cattolici rimasti fedeli all’insegnamento tradizionale della Chiesa, che non possono accettare le “riforme” neo-moderniste introdotte con il Concilio ecumenico Vaticano II, cercheremo di ricordarlo ai nostri lettori attraverso le sue stesse parole, rievocando le quali, avremo modo di soffermarci anche sull’illegittima soppressione della Fraternità Sacerdotale S. Pio X, da lui fondata, avvenuta proprio cinquant’anni fa.

I misteri dell'Avvento nella poesia inglese antica

I misteri dell'Avvento nella poesia inglese antica
Giovane era la donna, una fanciulla senza peccato, che Egli scelse come madre.

I Salmi della Bibbia ebraica sono un mondo poetico a sé stante. Lo stile espressivo, la potenza pura del linguaggio, il movimento fluido tra le cose celesti e quelle terrene, i ritmi che non sono metrici ma che tuttavia si percepiscono, anche nella traduzione, se la traduzione è buona: non ho trovato nulla di simile nella storia della letteratura europea. Tuttavia, c'è una tradizione poetica che più di ogni altra mi ricorda la poesia salmica, e per questo (tra gli altri) mi è particolarmente cara. Questa tradizione è la poesia dell'Inghilterra anglosassone.

giovedì 11 dicembre 2025

Questo Natale in Vaticano, per la prima volta, sarà esposto un Presepe 'prolife'

Il presepe di quest'anno in Vaticano, denominato "Nacimiento Gaudium" o "Nascita gioiosa", celebra gli oltre 25.000 bambini salvati dall'aborto grazie ai 40 giorni per la vita qui e sarà benedetto da Papa Leone XIV.
Questo Natale in Vaticano, per la prima volta,
sarà esposto un Presepe 'prolife'

Leggo su LifeSiteNews che la prossima settimana, per la prima volta nella sua storia, il Vaticano esporrà un presepe esplicitamente pro-life, che sarà anche benedetto il 15 dicembre da Papa Leone durante una cerimonia nell'Aula Paolo VI, dove rimarrà esposto per tutto il periodo natalizio e per la chiusura dell'Anno Giubilare della Speranza.

Il presepe intitolato "Nacimiento Gaudium" (Nascita gioiosa), ideato dall'artista sacra costaricana Paula Senoto con l'aiuto di 40 Days for Life  e, a detta dell'organizzatrice, a causa dell'evento, sarà conosciuto dal mondo intero anche "come il più grande grido di battaglia pro-life mai udito dal Vaticano".

Vescovi contro vescovi: la soluzione collaudata

Nella nostra traduzione da OnePeterFive viene illustrato "un metodo collaudato e sperimentato per porre fine all'eresia e sottolineata la responsabilità di ogni vescovo per questo: il "più grande atto di carità". Articolo datato; ma non per questo meno attuale.

Vescovi contro vescovi: la soluzione collaudata

Nota dell'editore: sotto il nuovo pontificato di Papa Leone, pubblicheremo ora questo promemoria mensile sul metodo collaudato e sperimentato per porre fine all'eresia e sulla responsabilità di ogni vescovo per questo, il "più grande atto di carità".

Nel 2023, tutti i cattolici ortodossi di buona volontà hanno appreso la notizia della condanna dell'eresia da parte di Sua Eccellenza il Vescovo Paprocki su una delle più importanti riviste americane, First Things. Si trattava apparentemente di una condanna della sfacciata sfida del Cardinale McElroy alla teologia morale cattolica in due articoli ( qui e qui ) su America – un collegamento sottolineato dalla citazione letterale del Vescovo Paprocki dal primo articolo del cardinale. Tuttavia, Sua Eccellenza dichiarò poco dopo (su Raymond Arroyo) di non voler fare nomi, ma di avere in mente anche i cardinali europei.

Coraggio virile
I fedeli cattolici confrontano i vescovi di oggi con i santi vescovi di un tempo e trovano che i primi mancano di coraggio virile. Non sembrano agire come dovrebbero fare gli uomini di Dio: con zelo, pieni di fede e carità.

mercoledì 10 dicembre 2025

L’Intelligenza Artificiale messa alla prova del tomismo riapre la questione dell’essere, della verità e del fine ultimo

La sfida teoretica posta dall’intelligenza artificiale tocca il nucleo metafisico della modernità, là dove la persona è stata concepita come nodo di processi informazionali. L’intelligenza artificiale messa alla prova del tomismo riapre la questione dell’essere, della verità e del fine ultimo, che la semantica corrente tende a rimuovere. Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.

L’Intelligenza Artificiale alla prova del tomismo

Che cosa accade all’uomo quando egli inizia a conferire il nome di “intelligenza” a un artefatto, ossia a qualcosa che per definizione non possiede in sé il principio del proprio agire, ma lo riceve interamente dall’esterno? La sfida teoretica posta dall’intelligenza artificiale non riguarda soltanto l’ambito della tecnica applicata o della regolazione giuridica di nuovi strumenti; tocca il nucleo metafisico della modernità, là dove la nozione stessa di intelletto è stata progressivamente ridotta a funzionalità calcolante, e la persona è stata concepita come nodo di processi informazionali.
Mettere l’intelligenza artificiale alla prova del tomismo significa allora sottoporre questa riduzione a un vaglio radicale, riaprendo la questione dell’essere, della verità e del fine ultimo, che la semantica corrente tende a rimuovere.

In Illo Tempore: II Domenica di Avvento

Nella nostra traduzione da OnePeterFive la consueta meditazione di P. John Zuhlsdorf che ogni settimana ci consente di approfondire i tesori di grazia ricevuti nella domenica precedente qui. Importante anche per i riferimenti al superamento dei problemi attuali.

In Illo Tempore: II Domenica di Avvento
P. John Zuhlsdorf – 6 dicembre 2025

La Chiesa ci propone, nella seconda domenica di Avvento, un passo del Vangelo secondo Matteo (11, 2-10) la cui struttura è composta da due movimenti che si rispecchiano come le estremità di un libro ben rilegato. Il primo riguarda l’identità di Cristo, ricercata dal Precursore incarcerato. Il secondo riguarda l’identità del Precursore, confermata da Cristo stesso.

Giovanni Battista, rinchiuso per aver denunciato senza timore l’unione illegittima di Erode, invia i suoi discepoli dal Signore con una domanda che risuona lungo tutta la storia della salvezza: “Sei Tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettarne un altro?” (v.2). Nel cupo carcere di Macheronte, Giovanni attende l’esito non soltanto della sua missione, ma della promessa antica della venuta di Dio. La risposta di Cristo può sembrare evasiva alle orecchie moderne; eppure, per coloro che avevano familiarità con le Scritture d’Israele, essa risuonò con chiarezza inequivocabile. Il Signore rispose con un catalogo di segni che il profeta Isaia aveva da tempo associato alla venuta di Dio in mezzo al suo popolo: “Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete — dice il Signore —: i ciechi recuperano la vista e gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati e i sordi odono, i morti risorgono e ai poveri è annunciata la buona novella. E beato è colui che non si scandalizza di Me”.

L'Antico Rito Ambrosiano torna a Sant'Ambrogio dopo cinquant'anni

Per chi volesse approfondire. Precedenti sul Rito Ambrosiano qui - qui - qui - qui - qui - qui - qui - qui - qui

L'Antico Rito Ambrosiano torna a Sant'Ambrogio dopo cinquant'anni

Il teologo e scrittore statunitense Peter Kwasniewski ha annunciato che domenica prossima, 14 dicembre, alle ore 20.30, verrà celebrata una Messa solenne secondo l' antico rito ambrosiano (libri liturgici del 1954) nella Basilica di Sant'Ambrogio a Milano, precisamente accanto alla tomba di Sant'Ambrogio, uno dei grandi Padri della Chiesa latina...
Sono lieto di condividere una notizia davvero importante.
Per la prima volta dopo quasi cinquant’anni, domenica 14 dicembre alle ore 20:30, in occasione dell’Anno Giubilare, sarà celebrata una Messa Solenne secondo l’antico rito ambrosiano (libri liturgici del 1954) nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano, proprio sulla tomba di Sant’Ambrogio.
Per chi può essere presente di persona, è una splendida occasione per inviare un forte segnale alla Chiesa locale e universale: è tempo di abbandonare le restrizioni alla celebrazione di questo rito nobile e antichissimo. Riempiamo questa grande e imponente basilica per dire, chiaro e forte: siamo qui, siamo molti, siamo pieni di energia, e chiediamo soltanto di poter adorare Dio secondo questa venerabile tradizione ambrosiana, riscoprendo un immenso patrimonio di fede e spiritualità che altrimenti rischia di andare perduto. (Peter Kwasniewski)
Sarà la prima volta in quasi cinquant'anni che il Rito Ambrosiano antico – antecedente alle riforme postconciliari – verrà celebrato pubblicamente nella chiesa più emblematica della tradizione ambrosiana, in quanto inserito nell'ambito delle celebrazioni dell'Anno Giubilare promosse dall'arcidiocesi.
Kwasniewski sottolinea che chi potrà partecipare avrà l’opportunità di inviare un “messaggio chiaro” alla Chiesa locale e universale: è tempo di abbandonare le restrizioni che gravano sulla celebrazione di questo antico, nobile rito, profondamente radicato nella storia liturgica della Chiesa di Milano, al pari di quello romano per tutta la Chiesa.

Un numero importante di partecipanti costituirebbe una valida testimonianza sull'esistenza dei fedeli che amano questa tradizione, che non sono pochi e desiderano adorare Dio secondo la ricchezza spirituale della liturgia ereditata da sant'Ambrogio, che costituisce anch'essa un patrimonio liturgico che lotta per sopravvivere, con caratteristiche proprie e peculiari e che negli ultimi decenni ha condiviso col Rito Romano limitazioni, riforme e riduzioni che ne hanno messo a repentaglio la continuità.
È per questo che la sua salvaguardia rientra nel dovere di custodire un tesoro liturgico che esprime una fede, una musica e una spiritualità con oltre un millennio di storia. E dunque la celebrazione del 14 dicembre mira proprio a ravvivare l’interesse, promuoverne lo studio e reclamare il suo giusto posto all’interno della diversità liturgica della Chiesa.