Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 15 novembre 2025

Imparare il latino liturgico, lezione 18

Nella nostra traduzione da Via Mediaevalis, approfittiamo del lavoro di uno dei tanti appassionati studiosi d'oltreoceano Per chi è completamente digiuno di latino e ha interesse a colmare questa lacuna, così diffusa nelle ultime generazioni — e purtroppo anche tra i sacerdoti —, può trovare i rudimenti indispensabili per comprendere il latino ecclesiastico e porre le basi di un maggiore approfondimento in genere favorito dalla frequentazione delle liturgia dei secoli. Un piccolo inconveniente è dato dalla taratura per lettori anglofoni; ma penso agevolmente colmabile dall'efficacia del metodo. Qui l'indice degli articoli dedicati alla Latina Lingua, per le lezioni precedenti.

Imparare il latino liturgico, lezione 18
Ego cogito cogitationes pacis


Clicca qui per un elenco di tutte le lezioni precedenti.

Usi dei casi nominali latini
(Vedi accenni ai casi nominali qui alla voce: Grammatica)
Ultimamente ci siamo concentrati sui verbi e vorrei tornare a parlare dei casi nominali. In latino, non si può evitare di usare i casi nominali, anche se il nostro obiettivo principale è solo la comprensione del testo, ed è importante tornarci sopra e rinforzarli periodicamente finché non saranno ben radicati nella parte latina del cervello. Oggi discuteremo di alcuni usi specifici di particolari casi nominali, e poi ci concentreremo sui testi liturgici di domenica prossima.

Il dativo del possesso
Il latino permette di esprimere il possesso usando il verbo esse ("essere") e il caso dativo di un sostantivo. È una costruzione interessante che suona strana in inglese, ma che ha comunque senso. Ecco un esempio:

Calix est sacerdoti.

Calix è il nominativo singolare, mentre sacerdoti è il dativo singolare. Una traduzione letterale sarebbe "il calice è del sacerdote", ma l'idea che si vuole trasmettere è che il calice appartiene al sacerdote. È bene essere consapevoli di questo uso, perché se non si ha familiarità con il dativo di possesso, una frase come questa può risultare piuttosto confusa. Ecco un esempio dal Salmo 113:

Caelum caeli Domino.

Il problema qui è che il verbo "essere" è implicito, non scritto. Questo accade occasionalmente in latino. Senza l'omissione del verbo, sarebbe caelum caeli est Domino. Il significato è lo stesso in entrambi i casi: "il cielo dei cieli appartiene al Signore", o semplicemente "il cielo dei cieli è del Signore".

Forse vi starete chiedendo perché abbiamo bisogno del dativo di possesso quando anche il caso genitivo esprime il possesso. Considerate questi due esempi:

Liber magistri magnus est. (“Il libro del maestro è grande.”) Liber magnus est magistro. (“Il libro grande appartiene al maestro.”)

La prima frase usa il genitivo di magister perché il possesso non è centrale nella frase; il punto principale è che il libro è grande, e il fatto che l'insegnante possieda il libro è un'informazione aggiuntiva. La seconda frase, con magister al dativo, usa il dativo di possesso perché il fatto del possesso è l'idea centrale della frase. Il compito principale della frase è trasmettere il fatto che l'insegnante possiede il libro grande.

L'ablativo di causa
Il caso ablativo può esprimere il motivo per cui qualcosa accade. Ciò non sorprende, perché la nozione di causa è correlata alla preposizione "from", che è una delle quattro preposizioni che usiamo comunemente quando traduciamo l'ablativo (le altre tre, come ricorderete, sono "with", "in" e "by"). Tuttavia, è utile conoscere questo uso, perché "from" in inglese è un modo piuttosto vago per esprimere causalità. Ecco un esempio:

Vulnere mortuus est.

Mortuus est significa "è morto", e vulnere è l'ablativo singolare di vulnus (che significa "ferita" ed è l'antenato di "vulnerabile"). Potremmo tradurre con "è morto per la ferita", che funziona abbastanza bene, ma potremmo anche interpretarlo più specificamente come un'affermazione di causalità: "è morto a causa della ferita".

L'ablativo con Dignus e Plenus
Dignus significa "degno" e plenus significa "pieno". Chi parla inglese [o anche italiano, a cui lo rifrisoc-ndT] potrebbe aspettarsi che questi aggettivi siano seguiti da un sostantivo al genitivo, perché diciamo "egli è pieno di (qualcosa)" e "ciò è pieno di (qualcosa)". Tuttavia, in latino, queste parole accettano un sostantivo all'ablativo. Esempi:

Pleni sunt caeli et terra gloria tua. (“I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.”)

Questo testo è tratto dal testo della Messa chiamato Sanctus. Il sostantivo gloria è al caso ablativo.

Dignus… est operarius cibo suo. ("L'operaio è degno del suo cibo", da Matteo 10:10).

Cibo è la forma ablativa singolare del sostantivo cibus ("cibo").


Ventitreesima domenica dopo Pentecoste

Dice il Signore (Dicit Dominus): Io penso (Ego cogito) pensieri di pace (cogitationes pacis), e non di afflizione (et non afflictionis): mi invocherete (invocabitis me), e io vi esaudirò (et ego exaudiam vos): e vi ricondurrò (et reducam) dalla prigionia (captivitatem vestram) da tutti i luoghi (de cunctis locis).

La mia fedele correttrice di bozze (ovvero mia moglie) non apprezza il modo in cui uso "vi" in queste traduzioni; le suona un po' irriverente, e non sono d'accordo, ma non so cos'altro fare! Cerco di rendere le traduzioni molto chiare, con una corrispondenza parola per parola (quando possibile) tra l'inglese (l'italiano .ndT) e il latino. Pertanto, sembra un disservizio al lettore usare "you" ("tu - voi") indipendentemente dal fatto che il significato latino sia la seconda persona singolare o plurale. Cerco di evitare pronomi arcaici ("thou", "ye", ecc.) e, nella mia esperienza, "vi" è una soluzione ampiamente e sistematicamente utilizzata in relazione alla triste realtà che l'inglese non abbia più pronomi diversi per la seconda persona singolare e la seconda persona plurale, anche se è piuttosto informale. 

Amen, vi dico (Amen, dico vobis), qualunque cosa (quidquid) voi chiediate pregando (orantes petitis), credete (credite), che la riceverete (quia accipietis), e vi sarà fatta (et fiet) (vobis). 

Robert Keim, 14 novembre

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